Lazio meridionale

Il progetto "Costruire la casa degli dei". Il tempietto di Alatri dallo scavo alla ricostruzione, dalla ricostruzione allo studio nasce tra il 2014 e il 2015 come frutto di una volontà scientifica che attraversa oltre un secolo di storia e giunge sino ai giorni nostri, grazie alla sinergia nata tra il Museo di Alatri e la Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell'Etruria meridionale. Il desiderio di rendere fruibile, all'interno del Museo civico di Alatri, il materiale archeologico proveniente dal tempio di Alatri, rinvenuto alla fine del XIX sec. e da allora conservato nei depositi del Museo di Villa Giulia a Roma.

2 Un inquadramento del problema in G. TRAINA, Antico e moderno nella storia delle bonifiche italiane, in Studi storici 26 (1985), pp. 431-436. 3 Alludiamo in particolare agli studi di G. TRAINA, L'immagine imperiale delle «paludi» Pontine, in Incontro con i'archeologia. Atti del Convegno. Sabaudia. 27 otto bre 1984, Sabaudia 1989; ID., Appunti sull'iscrizione teodericiana di Posta di Mesa, in Pio VI, le paludi pontine, Terracina, a cura di G.R. ROCCI, Terracina 1995, pp. 367-381. 4 «Per l'Italia della fine dell'antichità, è stato opportunamente osservato come l'idea di una contrapposizione fra longobardi e romani, non abbia un oggettivo riscontro nella realtà storica, ma sia il frutto di un'intuizione sviluppatasi soprattutto in periodo romantico; tuttavia, di fatto, questa tendenza resta implicitamente radicata nella storio grafia, in special modo negli studi regionali e locali. In tal modo, pur venendo a manca re i presupposti storici per confermare un oggettivo distacco tra mondo romano e mondo germanico, si è sviluppata un'idea del "periodo delle invasioni" inteso come brusca ròttura della tradizione» (TRAINA, Appunti, p. 370). 5 S. PASSIGLI. Ambiente umido e componenti umane nel territorio pontino alla vigilia dei progetti di Pio VI (secoli XIII-XV). Recupero e revisione delle problemati che per una rilettura della storia della bonifica, in Pio VI, le paludi pontine, Terraci na, p. 391. 6 PASSIGLI, Ambiente, p. 388. 7 Tra i primi vanno ascritti Cora (Cora), Norba (Norma) e Setia (Sezze), tra i se condi Privernum (Priverno) ed Anxur (Terracina). 8 La prevalente concentrazione dei centri abitati nella fascia collinare non deve in fatti escludere, soprattutto nell'area pontina centro-settentrionale, la presenza fin dal l'epoca arcaica di insediamenti di minore entità anche nelle zone pianeggianti a ridosso delle alture lepine (M. CANCELLIERI -a.M. DE ROSSI, L'organizzazione antica del ter ritorio di Ninfa, in Ninfa, una città, un giardino. Atti del Colloquio della Fondazione Camillo Caetani. Roma, Sermoneta, Ninfa, 7-9 ottobre 1988, Roma 1990, pp. 33-38). 9 Sull'intero problema si veda P. TOUBERT, Les structures du Latium médiéval. Le Latium méridional et la Sabine du IX" siècle a à lafin du XIf siècle, Roma 1973, I, p. 305-313; ora anche in lo., Dalla terra ai castelli. Paesaggio, agricoltura e poteri nell'Italia medievale, a cura di G. SERGI, Torino 1995, pp. 46-52. 13 lO CACIORGNA. Marittima, pp. 8-9. Il P. PAVAN, Onorato III Caetani: un tentativo fallito di espansione territoriale, in Studi sul Medioevo cristiano offerti a Raffaello Morghen, Roma 1974, II, pp. 636-641. 12 TOUBERT, Les structures, II, pp. 1038-1042. 13 Sulla viabilità in quest'area nell'età antica si veda P. BRANDIZZI VI'ITUCCI, Co ra. Forma Italiae. Regio I, Roma 1968, pp. 19-30 ed anche CANCFLLIERI DE ROSSI, L'organizzazione, pp. 35-37. l. IL MONACHESIMO CISTERCENSE NElLA MARITTIMA MEDIEVALE na; la sostituì proprio questo tortuoso percorso che, dopo aver costeggiato le pendici meridionali dei Lepini, si ricongiungeva con 1'antico tracciato dell' Appia solo all'altezza di Terracina 14 • In realtà, secondo il Toubert, nel caso della Pedemontana piuttosto che di una via sarebbe più giusto parlare di un «un sentiero di montagna, malagevole e pericoloso, che da solo ci fa capire come mai nel medioevo abbia beneficiato in materia di rapporti col Mezzogiorno la strada romana dell'interno, la via Labicana-via Casili na»15.

Articolo contenuto in MONACI E CASTELLI NELLA VALLE SUBLACENSE a cura di Giorgia Maria annoscia e Francesca Romana Stasolla.
Archeologia del Costruito. La storia di San Giorgio riletta mediante l'analisi stratigrafica della facciata permessa da una foto d'epoca circa del 1927. L'articolo presenta il sito archeologico di S. Giorgio a Riofreddo (Rm), chiesa e monastero medievale la cui origine risale almeno al X secolo d.C..
Situato nei pressi del passo all'incrocio tra le "Vie Valerie" e l'omonimo ponte Romano, il monastero dominava e domina ancora il confine est tra Lazio e Abruzzo.

Il testo ripercorre l'attività professionale di Gino Chierici quando fu egli Soprintendente all'Arte Medioevale e Moderna della Campania (1924-1935), in particolare in alcuni interventi di restauro inediti.
Rispetto alla ricca documentazione d'archivio su molti degli interventi da lui realizzati, dalla Toscana, alla Campania alla Lombardia, alcuni poco era noto, se non nulla, per la scarsa presenza di informazioni nella documentazione d'archivio.
In particolare, nel saggio qui presentato, ci si sofferma su alcuni interventi da lui progettati e diretti tra Lazio meridionale e alta Campania, di cui si sapeva, ma di cui restano tracce inequivocabili nelle targhe dedicatorie affisse nei diversi monumenti interessati da interventi di restauro.
Si evidenzia la stretta collaborazione con il Ministro dell'Istruzione, Pietro Fedele, che fu di tutti gli interventi qui analizzati, il committente.
Il saggio è solo l'inizio di uno studio che in futuro affronterà in modo più sistematico questi interventi, per approfondire i metodi alla base della loro realizzazione.

Il testo ripercorre l'attività professionale di Gino Chierici quando fu egli Soprintendente all'Arte Medioevale e Moderna della Campania (1924-1935), in particoalre in alcuni interventi di restauro inediti.
Rispetto alla ricca documentazione d'archivio su molti degli interventi da lui realizzati, dalla Toscana, alla Campania alla Lombarida, alcuni poco poco si sapeva, se non nulla. per la scarsa presenza di infirmazioni nella documentazione d'archivio.
In particolare, nel saggio qui presentato, ci si sofferma su alcuni interventi da lui progettati e diretti tra Lazio meridioanle e alta Campania, di cui si sapeva ma dui restano treacce inequivocabili nelle targhe dedicatorie affisse nei diversi monumenti interessati da interventi di restauro.
Si evidenzia la stretta collaborazione con il Ministro dell'Istruzione, Pietro Fedele, che fu di tutti gli interventi qui analizzati, il committente.
Il saggio è solo l'inizo di uno studio che in futuro affrotnerà in modo più sistematico questi interventi, per approfondire i metodi alla base della loro realizzazione.

Le proposte, nel rispetto delle norme editoriali, devono essere inviate all'indirizzo [email protected]. I saggi, valutati preventivamente dal consiglio direttivo e dal comitato editoriale, sono valutati dai referees del comitato scientifico secondo il criterio del double blind peer review. La redazione declina ogni responsabilità per i materiali inviati in visione non espressamente richiesti. Vietata la riproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo. Per abbonamenti rivolgersi a [email protected] Editoriale Nuovi studi sull'architettura del tardo Medioevo La Cathédrale comme synthèse architecturale: le cas du Duomo d'Orvieto Chiese e ordini religiosi Il fastigio a vento nei prospetti sacri del gotico lombardo. Il caso del San Francesco di Brescia: nascita o recupero di un modello? Nutrire il corpo e lo spirito: i refettori nei monasteri cistercensi La "costruzione" di un modello: l'impiego degli archi-diaframma nell'edilizia civile duecentesca del Basso Lazio Palazzi e architetture civili Progetto e percezione del palazzo pubblico nel tardo medioevo: il caso del Bargello a Firenze Alcune considerazioni sulle torri urbane savonesi del Medioevo. Ricerca su una cultura costruttiva a partire dalle prime indagini materiali Castelli e strutture fortificate Il castello recinto di Fossa (AQ). Un inconsueto esempio di architettura fortificata Castelli, palazzi di castello e palazzi urbani in Piemonte tra XIII e XIV secolo Lettere dei soci Eredità e attualità di Bruno Zevi Segnalazioni bibliografiche Marco Rosario Nobile, Federica Scibilia (a cura di), Tecniche costruttive nel Mediterraneo. Dalla stereotomia ai criteri antisismici, (Palermo, Edizioni Caracol, 2016) Alexandre Cojannot, Alexandre Gady Dessiner pour bâtir, le mètier d'architecte au XVII e siècle (Paris, co-édition Le Passage-Archives nationales, 2017) INDICE STEFANO PIAZZA CARLO TOSCO DANY SANDRON JORES ROSSETTI SILVIA BELTRAMO EMANUELE GALLOTTA MARCO FRATI LUCA FINCO FRANCESCA GEMINIANI ENRICO LUSSO ROBERTO DULIO ARMANDO ANTISTA GAIA NUCCIO 5 9 12 30 38 52 64 84 94 104 113 116 122

Gli scavi nell’area del castello di Piombinara hanno messo in luce ventiquattro monete, attraverso lo studio delle quali si possono ricostruire alcuni aspetti della vita quotidiana e dell’economia del sito. Le più antiche, databili all’età romana repubblicana, sono da mettere in relazione alla presenza di un piccolo insediamento, già individuato dal rinvenimento di frammenti ceramici. Per i successivi dodici secoli non sono al momento noti ritrovamenti monetali. Dopo questa lunga cesura, a partire dal XIII secolo, l’attestazione di moneta sia in mistura che in argento, emessa prevalentemente dalla zecca di Roma – ma sono attestati esemplari di diverse zecche dell’Italia centrale –, si manifesta con numeri più rappresentativi. Il maggior afflusso di moneta coincide con l’acme del popolamento del castrum, per interrompersi con la sua distruzione. La quantità di moneta che raggiunge il castello, rinvenuta negli strati o nelle tombe, e la varietà delle emissioni attestate appare di un certo interesse, consentendo di tracciare un’analisi preliminare della circolazione monetaria nel basso Lazio in età medievale.

Il presente saggio è un estratto dalla Tesi di Specializzazione in Storia dell'Arte Medievale, discussa dall'autrice all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", dedicata alle fondazioni monastiche benedettine presenti nei territori del Lazio Meridionale.

Daidalos: Carlo Pavolini Redazione: Marina Micozzi, Alessia Rovelli L'organizzazione delle Giornate di Studio "Archeologia e memoria storica" è stata a cura di Gian Maria Di Nocera Recapiti, anche per scambio volumi (indicando come destinatario la Redazione di Daidalos): Università degli Studi della Tuscia Dipartimento di Scienze dei Beni Culturali Largo dell'Università s.n.c.

La valle del medio Liri resta una delle zone meno conosciute -storicamente e archeologicamente -del Lazio antico. Tale marginalità, che investe anche il piano turistico, appare in singolare contrasto con il ruolo, invece rilevantissimo, che essa esercitò soprattutto nel periodo medio e tardo repubblicano, dalle guerre sannitiche alla guerra sociale, quando fu tra i teatri principali delle guerre di espansione romana.

La tanto citata ed abusata "pentapoli aurunca", probabilmente non è mai esistita. Nessuna fonte antica ne accenna mai. Solo agli inizi del XX secolo, Giuseppe Tommasino, Domenico Tambolleo e Angelo Josìa riportano il termine, da considerarsi - a questo punto - pura ipotesi non dimostrata.

Altamura F., Bertolini Blanc A., Bertolini Blanc G., Lungo I., Mussi M., 2019. La scoperta dell’Arnalo dei Bufali (Sezze, LT): documenti fotografici inediti dall’archivio Blanc-Aguet, in 1° incontro di studi “Sezze, i Monti Lepini e il Basso Lazio tra Preistoria e Protostoria” Museo Archeologico di Sezze (LT) 22 aprile 2018, IpoTESI di Preistoria, 11, pp. 165-168. ISSN 1974-7985
RIASSUNTO Si presentano in questo contributo immagini inedite del riparo Arnalo dei Bufali (Sezze, LT) e delle pitture individuate sulle pareti interne. Le fotografie, scattate da Carlo Alberto Blanc nel 1936, quando il complesso archeologico venne scoperto e studiato per la prima volta, sono attualmente conservate presso l'archivio Blanc-Aguet, a Roma. ABSTRACT We present previously unpublished pictures of the rock shelter and the painting at the prehistoric site known as Arnalo dei Bufali (Sezze, LT). The photos were taken by A. C. Blanc in 1936, when the site was discovered and studied for the first time; they are currently stored in the Blanc-Aguet archive, in Rome.

A dispetto di una base patrimoniale limitata a una quindicina di castra posti nella provincia di Campagna e Marittima a cavallo dei monti Lepini 1 , tra Xii e Xiii secolo quella dei conti da Ceccano fu senz'altro la più potente e influente famiglia del Lazio meridionale pontificio 2 . in effetti, a partire dal centro feudale da cui prese nome il loro lignaggio -un antico municipio romano situato in un'area strategica per il controllo delle comunicazioni a sud di roma 3 -, i da Ceccano si dimostrarono a lungo capaci di esercitare un ruolo di rilievo nelle complesse dinamiche politiche della regione. tuttavia, a differenza di altre importanti casate (è il caso, in particolare, degli orsini e dei Colonna), non furono mai coinvolti in nessun processo di inurbazione né rivolsero verso roma il loro interesse, rimanendo saldamente radicati in ambito provinciale 4 .

"La découverte, à environ 60 km au sud de Rome, de deux petits trésors monétaires dont la série semble se clore avec quelques nummi de Baduila (541-552), s’insère de façon significative dans le cadre de la thésaurisation de la monnaie de bronze dans le Latium méridional et la Haute Campanie de l’Antiquité Tardive.
Il s’agit de deux bourses /petits pécules à peu près équivalents en poids et en nombre d’exemplaires, contenant respectivement soixante-et-onze et soixante-douze pièces d’un module réduit, lesquelles se répartissent chronologiquement entre la seconde moitié du IVe et la seconde moitié du VIe siècle apr. J.-C. Parmi celles-ci on reconnait des monnaies impériales romaines, des nummi ostrogoths et byzantins, ainsi que certains exemplaires contrefaits. La cause de leur dissimulation est vraisemblablement à rechercher parmi les événements belliqueux liés aux phases finales du conflit gréco-gothique".

"Il rinvenimento, a 60 km circa a sud di Roma, di due piccoli nuclei monetali che sembrano chiudersi con alcuni nummi di Baduela (541-552), si inserisce in maniera significativa nel quadro della tesaurizzazione della moneta enea di età tardoantica nel Lazio meridionale e nell'alta Campania.
Si tratta di due borsette/gruzzoletti pressappoco equivalenti per peso e numero di esemplari, contenenti settantuno e settantadue pezzi di minimo modulo che si distribuiscono cronologicamente fra il IV e la seconda metà del VI secolo d.C. Fra questi sono attestati monete imperiali romane, nummi ostrogoti e bizantini, ed alcuni esemplari contraffatti. Verosimilmente la causa dell’occultamento è da ricercare negli eventi bellici relativi alle fasi finali del conflitto greco-gotico."

Dal 1° settembre 2019 il Centro di studi internazionali Giuseppe Ermini ha attivato un nuovo sito web, il cui indirizzo è www.centrostudiermini.it Il sito è concepito per ospitare e proporre un numero consistente di contenuti tutti in libero accesso e scaricabili. Oltre alle principali informazioni sul Centro, sulle sue finalità e sulla sua gestione, nel sito trovano posto nella sezione "Pubblicazioni" i testi che sono stati pubblicati e che in futuro saranno pubblicati dal Centro. Con la sezione "Scaffali virtuali" si intende offrire una scelta di testi relativi al Lazio meridionale divisi per sezioni, come scaffali di una libreria, appunto. In queste sezioni verranno progressivamente introdotti testi in formato digitale liberi da diritti, o che sono già liberamente scaricabili dalla rete o, ancora, per i quali si sono ottenute le opportune autorizzazioni per la riproduzione. In altri casi, invece, ci si limiterà a segnalare il link che permette di consultare il testo segnalato in altro sito web. Al momento sono attivi tre "scaffali". Il primo e il secondo sono dedicati a Studi e fonti di interesse per la storia del Lazio meridionale nel medioevo. Il terzo è ugualmente relativo a Fonti e studi di interesse per la storia del Lazio meridionale nel medioevo, ma pubblicati dalla Società romana di storia patria nel periodico «Archivio della Società romana di storia patria» e nelle sue collane editoriali (secondo un accordo di collaborazione con la stessa Società romana di storia patria). Altri scaffali saranno allestiti nel prosieguo del tempo. La sezione "Archivi virtuali" è quella più ambiziosa e sulla quale si vuole concentrare maggiormente l'impegno del Centro, proponendo la riproduzione digitale di fonti documentarie inedite tratte dai ricchi archivi storici del Lazio meridionale, per offrire di loro una universale fruibilità sia per la ricerca storica sia per fini didattici.

In occasione del 150° anniversario della dismissione delle piazzeforti militari italiane, l'Università degli Studi di Cagliari (DICAAR), il Polo Museale della Sardegna (MiBACT), l'Istituto Italiano dei Castelli (Sezione Sardegna e Consiglio Scientifico Nazionale) e l'Università di Edimburgo (ESALA) hanno promosso un incontro internazionale per condividere casi-studio, percorsi di ricerca e iniziative istituzionali riguardanti la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione dei paesaggi militari. Per tale patrimonio, il convegno, che si è tenuto a La Maddalena presso la Scuola Sottufficiali della Marina Militare, ha avviato un dialogo interdisciplinare e interistituzionale sui temi della tutela, del riuso e della gestione del patrimonio militare, alla luce dei nuovi scenari di riconversione o di uso condiviso, militare e civile. La mostra internazionale, allestita presso il Museo Nazionale 'Memoriale Giuseppe Garibaldi' (Forte Arbuticci, isola di Caprera), ne raccoglie gli esiti attraverso l'illustrazione tematica delle ricerche scientifiche presentate.

Sorto intorno alla metà del XIII secolo, a compimento di un articolato processo che portò all'unificazione di varie comunità religiose a stampo eremitico diffuse nell'Italia centro-settentrionale, l'Ordo Eremitarum Sancti Augustini finì ben presto per assumere caratteri che ne favorirono l'assimilazione ai già affermati ed influenti Ordini mendicanti dei Minori e dei Predicatori 1 . Al pari delle altre religiones novae, la scelta di povertà sia personale che comunitaria, la vita in fraternità, l'impegno nell'apostolato attivo espresso principalmente in ambito urbano, divennero infatti sempre più tratti distintivi anche degli Agostiniani, tanto da prevalere su ogni loro originaria propensione eremitica 2 .

La prima penetrazione dell’Ordine agostiniano nel Lazio meridionale tra la seconda metà del XIII e gli inizi del XIV secolo evidenzia caratteri peculiari, a partire dall’assenza di riferimenti ai gruppi eremitici che confluirono nella Magna unio del 1256, la cui diffusione non si sarebbe dunque spinta più a Sud di Roma. Sostanzialmente riconducibile ad una serie di interventi eterodiretti – in primo luogo quello promosso dallo stesso cardinale protettore Riccardo Annibaldi a Cori (1273) –, l’inserimento degli Agostiniani nella provincia pontificia di Campagna e Marittima fu rallentato e limitato da diversi fattori. In particolare, contribuirono a condizionarne le possibilità insediative il forte radicamento nell’area del monachesimo di matrice cistercense, conseguenza della politica di controllo territoriale esercitata dal papato ai confini tra Stato della Chiesa e Regno di Sicilia, così come la precoce e capillare propagazione di Minori e Predicatori, largamente assecondata dai pontefici e dalle loro influenti famiglie fin dal terzo decennio del Duecento.

The first penetration by the Order of Saint Augustine in Southern Latium between the second half of the XIIIth century and the beginning of the XIVth century, reveals some peculiar characteristics; among them is the absence of the hermitical groups which flowed into the Magna unio in 1256 and which did not obviously spread South of Rome. The settling of the Augustinian friars in the papal province of Campagna e Marittima, due to a series of interventions (like the one fostered by Cardinal Protector Riccardo Annibaldi in Cori in 1273), was slowed down and limited by several events. The possibility of settling was hindered by the deep-rooted presence of the Cistercian monks in that area, which was a consequence of the policy of strong territorial control pursued by the Pope on the borders between Papal State and Kingdom of Sicily. It was hampered also by the quick and widespread diffusion of Franciscans and Dominicans, which had been favoured by the Popes and their influential families since the third decade of the XIIIth century.

in A. Palmentieri, F. Rausa, TEANUM SIDICINUM. Nuove prospettive per lo studio della città e della sua storia, Colloquio internazionale organizzato dall’Università degli studi di Napoli Federico II in collaborazione con Università degli studi di Napoli L’Orientale, la Soprintendenza Archeologia della Campania, il Polo Museale della Campania, Napoli 2019, pp. 119-142

Il contributo intende offrire uno studio comparativo del materiale scolpito altomedievale della città di Terracina, a partire dai rilievi presenti nella cattedrale per poi trattare i frammenti variamente reimpiegati nel centro storico o conservati nei magazzini dei musei comunali, per concludere con quelli pertinenti ad alcuni santuari posti negli immediati dintorni. Il numero certo non trascurabile delle testimonianze censite, databili al secondo quarto del IX secolo, e tutte relative ad arredi liturgici, evidenzia una diffusa presenza di lapicidi la cui attività oltre che a Terracina è documentata in questo periodo anche in tutto il Lazio meridionale costiero. L’origine e formazione di tali maestranze, in base all’analisi stilistica e iconografica, sarebbe da individuare nella città di Roma dove in età carolingia erano numerose le botteghe specializzate nella realizzazione di tale genere di manufatti. Sembra dunque possibile affermare che anche il centro di Terracina venne coinvolto nel nuovo assetto politico e culturale del territorio che vede i pontefici romani assumere il controllo diretto di quest’ampia area di frontiera.

Embora tenham já sido amplo objecto de estudo muitos dos elementos
que alimentaram o gosto pelas antiguidades do Duque de Palmela e dos
seus antecessores, são mal conhecidas as condições em que algumas delas, especialmente as de natureza arqueológica, passaram a integrar esse espólio. Sendo inviável dar uma resposta a esta questão, coligem-se, todavia, alguns dados que permitem compreender algumas das formas como se manifestou o gosto pelas antiguidades romanas no âmbito familiar. Na Itália dos finais do séc. XVIII, D. Alexandre de Sousa e Holstein desenvolveu, a par de uma considerável actividade diplomática, um conjunto de escavações em torno à cidade romana de Arícia, com resultados apreciáveis. Esta vertente da sua vida ficou plasmada em alguma literatura da especialidade, em particular em obras de eruditos coetâneos, sendo possível traçar um breve panorama
dessa sua acção. Coligem-se igualmente alguns dados sobre as relações com algumas figuras que se distinguem no estudo das antiguidades romanas, em particular Carlo Fea, com o qual estabelece uma colaboração muito profícua e uma boa amizade.

Lo studio fa un'approfondita disamina delle varie ipotesi sull'origine e sull'ubicazione dell'oppidum Pirae, citata da Plinio, e comunemente collocata a Scauri, presso Minturno. Si sottolineano anche i grossolani equivoci, ai quali frettolose associazioni non verificate hanno condotto.