Agostiniani

The suppression of small male religious houses in Italy and adjacent islands in 1652 left a lasting mark on the presence of religious orders on the ter- ritory. This study sheds light on some particular aspects concerning the suppression of two Augustinian friaries in Malta, primarily by means of un- published sources, which most importantly include the four reports of the Augustinian friaries present on the islands of Malta and Gozo, which until the 14th of September 1817 were part of the Province of Sicily. These reports, prepared during April 1650, provide different inputs for research and a great deal of historical information on different levels, thus offering a snapshot of the situation in which the communities were living. Other documentation that puts further light on the situation of these friaries, especially the two which have been abolished in 1652, is also being published.

L'antico monastero delle Agostiniane di San Paolo è sede della Biblioteca dell'Istituto Giuridico dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Il San Paolo fu uno dei monasteri più prosperi di Modena capitale estense, grazie alle monacazioni di fanciulle di illustri famiglie. Crescevano il Chiostro monumentale noto come Cortile del Leccio, vari cortili come quello della Meridiana e il vastissimo orto verso la via Caselle. La chiesa, a struttura romanica a tre navate, fu rinnovata fra il 1653 e il 1654 nello stile del barocco estense.
The Ancient Augustinian Monastery of San Paolo is home to the University's Law Library. San Paolo was one of the most prosperous monasteries in Modena capital of Este. The monumental cloister as "Cortile del Leccio", the various courtyards like "Cortile della Meridiana" and the vast garden was confined towards "via Caselle" were increasing. San Paolo Church mantains the Romanesque structure with three naves. Between 1653 and 1654 the church was renewed in the Este's Baroque style.

The historical evolution of the Pincian hill’s NW slope is the least known. Medieval sources and modern documents describe an enclosed, marginal place of difficult access: the direct result of the “suburban” nature of the Southern side of the hill, the seat of elegant aristocratic villas and pleasure gardens. This marginalization was explained during the Middle Ages through superstitions connected with the legend of emperor Nero’s burial at the foot of the Pincio, and was later
re-enforced when the Augustinian friars took possession of the land and turned it into a productive vineyard. The later transformation into a public garden by the Napoleonic administration, in charge in Rome in the years 1809-1814, returned the area to its ancient vocation as a place of gardens, also preserving - despite the demolitions for the creation of a public Promenade - remarkable buried ancient remains, recently unearthed by excavations in the sites of Casina Valadier and Piazzale Napoleone I.

L’attuale aspetto rinascimentale della chiesa di San Giorgio in Braida è frutto di una serie di interventi promossi dai canonici veneziani di San Giorgio in Alga a partire dalla fine del XV secolo. Il monastero benedettino, tuttavia, fu fondato nella metà dell’XI secolo e completamente ricostruito fra il terzo e il quarto decennio del secolo successivo per volere del vescovo Bernardo. L’articolo ripercorre le vicende storiche dell’istituzione in età medievale e rende nota l’esistenza di alcune parti della compagine romanica tuttora inedite, che permettono d’inserire il cantiere di San Giorgio in Braida nel contesto delle coeve manifestazioni architettoniche veronesi.

La storia del Monastero novarese di S. Agostino dell'ordine degli Eremitani di S. Agostino, della quale si occuperà il mio contributo, ebbe inizio nel 1480, anno della sua fondazione, al fine di accogliere le monache agostiniane della regolare osservanza, nella parrocchia d'Ognissanti a Novara 2 . A popolare il convento però non furono solo le monache dell'ordine agostiniano, ma anche, nell'arco di più di tre secoli, le Umiliate di S. Agnese 3 , S. Margherita 4 , S. Gottardo 5 , S. Nicolò e S. Barbara 6 , S. Bartolomeo di Cerano e quelle di Galliate e, inoltre, le monache cistercensi di S. Antonio Abate 7 . Da questo elenco si può intuire come la storia di ogni singolo cenobio abbia influito su quella del monastero in cui tutti confluirono e, quindi, sulla storia del movimento agostiniano della regolare osservanza a Novara. Per questo motivo è necessario fornire delle indicazioni sul movimento Umiliato, al quale appartenevano gran parte delle monache approdate al cenobio agostiniano.

Presenza edilizia fra le più complesse e interessanti in ambito cittadino, ora sede universitaria e di altri istituti di istruzione, l’antico monastero delle Agostiniane di San Paolo - ora sede della Biblioteca della Facoltà di Giurisprudenza e di altre istituzioni scolastiche e culturali - copre un vasto quadrilatero di circa 9.000 metri quadrati nell’area sud-ovest di Modena. Sono noti i valori storici e artistici del complesso di San Paolo. Era invece rimasto nell'ombra un episodio, al suo interno, di innegabile pregio nel barocco estense: la Cappella della Madonna della Scala di cui si sono ora ricostruite su base documentaria le vicende della sua costruzione, all'anno 1700, su un canale in seguito tombato. Del tutto privo di storiografia perché celato dalla clausura era anche lo scalone tramite il quale vi si accede. In contrasto con la sobrietà dello scalone, la cui suggestione è affidata alla monumentalità dell'architettura, la piccola cappella a pianta centrale spicca per fastosa eleganza, introdotta da un sontuoso portale barocco a cui il restauro ha restituito l’aulica bicromia degli stucchi; all'interno, il rigoglioso apparato a stucco, la quadratura prospettica della cupola dall'impianto a ellisse e la pavimentazione in scagliola costituivano la fastosa cornice di una Madonna col Bambino, dipinto ora nella chiesa di Santa Maria Pomposa che si attribuisce a Pellegrino Ascani, pittore che fu anche al servizio ducale. Ricostruendo il contesto storico del monastero tramite i documenti, la Cappella della Scala, assieme ad altre presenze artistiche nello stesso complesso come un inedito affresco di metà Seicento, può rientrare fra gli episodi di riqualificazione di monasteri femminili posteriori al Concilio di Trento, sorta di “risarcimento” dell’inasprirsi della disciplina religiosa nel clima moralizzatore della Controriforma.

Il volume dedicato alla megalomartire alessandrina arricchisce la nutrita ‘biblioteca’ di studi promossa e pubblicata dall’Egidiana di Tolentino che, negli ultimi decenni, si è imposta non solo come importante centro di conservazione e fruizione del libro, ma anche, e soprattutto, come riconosciuto e apprezzato centro di studi storico-religiosi e artistici in ambito nazionale e internazionale, spaziando dalla ricerca sulla storia dell’ordine agostiniano ai riflessi che questa storia ha avuto sulla cultura e in particolare sulla produzione artistica nei secoli.
Il volume su Caterina di Alessandria – santa particolarmente venerata dagli Agostiniani e dagli altri ordini mendicanti – e sulla lunga storia di effetti che nell’arte cristiana, sia in Oriente che in Occidente, ha prodotto lo strepitoso successo della sua leggenda agiografica, è costituito da due ampi saggi di Roberto Tollo e Marziano Rondina, due testi di genere assai diverso eppure ben integrati e intimamente connessi a motivo dei solidi rapporti di collaborazione tra i due studiosi e di condivisione di interessi e di studi. 
Il saggio di Tollo, dopo un’indagine sulla vita leggendaria di Caterina, approfondisce temi già ampiamente trattati come il parallelismo oppositivo tra la figura della santa e quello della ben nota filosofa alessandrina Ipazia, sul quale tanto si è romanzato; indaga il ruolo della donna tardoantica nell’impegno intellettuale e nella pratica filosofica; approfondisce la genesi della devozione di Caterina nell’Altomedioevo e si avventura anche in un’ardita riflessione sulle ragioni della macroscopica assenza di Caterina nelle fonti patristiche, da Agostino (354-430) all’itinerario della pellegrina Egeria (seconda metà del sec. IV). Magistrale si presenta, a partire dal quinto capitolo del saggio, l’indagine storica e artistica sul bios della santa, in particolare della versione latina finita nella Legenda aurea di Jacopo di Varazze (1228-1298). Tollo tocca vari temi: il ruolo dei crociati nello sviluppo del culto cateriniano; il ruolo della martire sapiente come patrona degli studi degli ordini mendicanti; lo sviluppo del tema delle nozze mistiche della santa; gli effetti sulla pittura da Giotto (†1337) alla pittura contemporanea.
Di tutt’altro genere, come già ricordato, il saggio di padre Marziano Rondina, agostiniano. Si tratta di una suggestiva testimonianza della devozione alla santa alessandrina nell’Ordo Eremitarum Sancti Augustini che nel corso dei suoi oltre settecentocinquanta anni di vita ha contribuito alla committenza di importanti opere d’arte a soggetto cateriniano. Tra i passaggi più interessanti del contributo vi è senz’altro la rievocazione delle “accademie”, gli antichi dies academici, di carattere letterario e anche musicale, che docenti e studenti agostiniani organizzavano nei centri di studio dell’ordine in occasione della celebrazione liturgica di Caterina d’Alessandria il 25 novembre.

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Sin dall’opera dei Bollandisti, come è noto, la critica ha messo in evidenza il carattere leggendario della Passio di Caterina sulla quale non siamo ragguagliati da nessun documento coevo. Per Victor Saxer (1918-2004), maestro degli studi storico religiosi e archeologici anticocristiani, la santa è entrata nella storia unicamente per mezzo della sua leggenda e la Passio della martire, il più antico documento in nostro possesso, è un racconto che non ha alcuna base storica, ma è uscito interamente dall’immaginazione del suo autore.
In uno dei migliori studi sulle fonti agiografiche cateriniane antiche, ancorché datato, Bronzini afferma che «la leggenda di santa Caterina è dunque un martirio a luoghi comuni, di fattura non eccellente ma neppure spregevole, nel quale arduo e rischioso è voler individuare alcunché di storico». Christine Louise Walsh, in modo molto più radicale, ha scritto che «Katherine is unencumbered by memories of her as a living person, thus becoming a prime exemple of a constructed saint».
È stata questa la ragione che, nella riforma 1969, portò all’espunzione della memoria della martire dal 'Calendarium Romanum' e, incomprensibilmente, a un successivo reinserimento in tempi recenti, eloquente segno di prospettive mutate rispetto a quelle della stagione conciliare e, ahimè, anche del disconoscimento in certi ambienti ecclesiali delle prospettive storiche e critiche che hanno animato il miglior impegno cattolico nell’ambito degli studi agiografici, dai Bollandisti in poi.

Ai numerosi studi sulla leggenda cateriniana, sul culto e sul riflesso nell’arte cristiana di due millenni, si aggiunge ora questo prezioso volume per il quale ringraziamo gli autori, Roberto Tollo e padre Marziano Rondina, ma anche gli animatori dell’inesausto impegno culturale della Biblioteca Egidiana di Tolentino.

This study describes the history of the Augustinians at Terni in the 15th century. Work carried out for the critical edition of some parchment documents preserved in the diplomatic collection of
the Rome State Archive, brought to light the relationship between the Augustinian Hermits of S. Pietro dei Fabbri, Pope Martino V, the local bishop Ludovico Mazzancolli and the most illustrious
families in Terni.

La prima penetrazione dell’Ordine agostiniano nel Lazio meridionale tra la seconda metà del XIII e gli inizi del XIV secolo evidenzia caratteri peculiari, a partire dall’assenza di riferimenti ai gruppi eremitici che confluirono nella Magna unio del 1256, la cui diffusione non si sarebbe dunque spinta più a Sud di Roma. Sostanzialmente riconducibile ad una serie di interventi eterodiretti – in primo luogo quello promosso dallo stesso cardinale protettore Riccardo Annibaldi a Cori (1273) –, l’inserimento degli Agostiniani nella provincia pontificia di Campagna e Marittima fu rallentato e limitato da diversi fattori. In particolare, contribuirono a condizionarne le possibilità insediative il forte radicamento nell’area del monachesimo di matrice cistercense, conseguenza della politica di controllo territoriale esercitata dal papato ai confini tra Stato della Chiesa e Regno di Sicilia, così come la precoce e capillare propagazione di Minori e Predicatori, largamente assecondata dai pontefici e dalle loro influenti famiglie fin dal terzo decennio del Duecento.

The first penetration by the Order of Saint Augustine in Southern Latium between the second half of the XIIIth century and the beginning of the XIVth century, reveals some peculiar characteristics; among them is the absence of the hermitical groups which flowed into the Magna unio in 1256 and which did not obviously spread South of Rome. The settling of the Augustinian friars in the papal province of Campagna e Marittima, due to a series of interventions (like the one fostered by Cardinal Protector Riccardo Annibaldi in Cori in 1273), was slowed down and limited by several events. The possibility of settling was hindered by the deep-rooted presence of the Cistercian monks in that area, which was a consequence of the policy of strong territorial control pursued by the Pope on the borders between Papal State and Kingdom of Sicily. It was hampered also by the quick and widespread diffusion of Franciscans and Dominicans, which had been favoured by the Popes and their influential families since the third decade of the XIIIth century.

Giulia Felice d'Este (1588?-1646), figlia naturale del cardinale Alessandro (1568-1624) dei marchesi di Montecchio, fratello di Cesare, primo duca del ramo modenese, fu "principessa suora" che trascorse la maggior parte della sua vita nel monastero delle Agostiniane di San Geminiano a Modena, rinomato per la sua tradizione musicale; qui viveva suor Sulpizia Cesis, nota esecutrice e compositrice di mottetti. Sempre nel San Geminiano entrerà un'altra monaca musicista, suor Angela Caterina, al secolo Eleonora d'Este, figlia del duca Cesare. Poco si conosce di Giulia Felice, se non fosse per la sua corrispondenza con i congiunt e con il padre in primis, e che ha uno dei motivi conduttori nella comune passione per la musica. Sfilano davanti alla grata del Parlatorio del suo monastero alcuni dei protagonisti nell'arte del canto e dell'esecuzione. Persino due virtuose come Adriana Basile Baroni (1580-1642 post) e Ippolita Recupito Marotta (1577-1650),  la visiteranno e le faranno udire la propria voce. In deroga agli stretti vincoli post tridentini della clausura e della "vita comune", che spesso tenta di attenuare o di aggirare, la principessa possiede uno strumento di qualità eccellente, di fattura cremonese, lodato anche dal violinista Cavalcabò. Sembra poi che, tramite il padre, nel marzo del 1623 mettesse in contatto Cavalcabò con Girolamo Frescobaldi. Maestro di violino di Giulia Felice sarà un illustre "virtuoso", don Marco Uccellini da Forlimpopoli (1603 ca.-1680). La sua corrispondenza con il cardinale Alessandro mostra quanto la monaca fosse sua accurata e aggiornatissima "informatrice" sulla vita dei familiari e dei cortigiani; mentre fra le lettere al cugino duca Francesco I ne emerge una del marzo 1633 in cui gli chiede di sollecitare il noto architetto estense Gaspare Vigarani per concludere i lavori al teatro interno al monastero, di cui ella stessa è committente.

Le indagini archivistiche hanno condotto a reperire ulteriori dati che arricchiscono la biografia di suor Sulpizia dei conti Cesis, monaca agostiniana in San Geminiano a Modena, nota per la sua produzione di mottetti, dati alle stampe nel 1619; si sono così rinvenute le date di nascita e di morte, oltre a varie notizie presso l'Archivio di Stato di Modena, come il rogito relativo alla sua monacazione e altre ricavate dalla corrispondenza di un'altra illustre monaca dello stesso monastero, suor Giulia Felice d'Este, figlia del cardinale Alessandro fratello di Cesare, primo duca del ramo di Modena. Ne emerge una vicenda singolare, e nel contempo emblematica della situazione delle nobili casate tra Cinque e Seicento e della temperie immediatamente successiva al Concilio di Trento.   
Da questo testo è stata tratta l’introduzione di Graziella Martinelli Braglia al concerto “Musica nei chiostri estensi. Sulpitia Cesis & Raphaella Aleotti”, Ensemble Cappella Artemisia diretta da Candace Smith,
9 ottobre 2019, Chiesa di San Francesco in Rocca, Sassuolo, nell'ambito di “Grandezze & Meraviglie”, XXII Festival Musicale Estense 2019, direzione di Enrico Bellei.

Il Liber Memorialis e i numerosi atti notarili, conservati presso l'Archivio di Stato di Como, sono punti di partenza imprescindibili per ricostruire la storia del convento agostiniano e della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Gravedona.

Analisi storico artistica della committenza e dell'esecuzione dell'opera da parte del pittore Marzio Ganassini nel 1606. analisi iconografica e iconologica del tema svolto nei 130 metri di pitture:le storie di Sant'Agostino e la nascita dell'ordine religioso.
Il testo è stato redatto per una lezione all'Università Patristiucum di Roma: corredato da traduzione in inglese.

Fondata nel 1192, su un percorso che collegava la piazza Grande di Modena a un'antica porta delle mura, la chiesa di San Paolo ebbe vari rifacimenti, ma conserva tuttora tracce tardoromaniche. Sul finire del Quattrocento fu affidata alle monache agostiniane di Santa Maria della Misericordia, che creeranno nei secoli il grandioso monastero ora sede universitaria e di istituti culturali. Ma soprattutto, sulla metà del Seicento la medievale chiesa esterna verrà trasformata, dall'intervento dell'architetto Cristoforo Malagola detto il Galaverna, in un tempio dalla facies barocca, nello stile del classicismo scenografico che contraddistingue tanti edifici della capitale estense.

L'antico monastero delle Agostiniane di San Geminiano a Modena è attuale sede del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Modena e Reggio Emilia, dopo un intervento di ristrutturazione e di restauro. Il suo monumentale chiostro è un suggestivo esempio di architettura rinascimentale. In questa comunità religiosa vissero monache estensi, nella prima metà del Seicento: Giulia Felice, figlia del cardinale Alessandro; Angela Caterina, figlia del duca Cesare; Beatrice Bentivoglio, figlia del marchese Ferrante e di Beatrice d'Este di San Martino. Trascorse la vita fra le mura del monastero suor Sulpizia Cesis (1577-1622), famosa compositrice di mottetti. 
The old femal monastery of San Geminiano in Modena (Rule of St. Augustine) today is Department of Law, University of Modena and Reggio Emilia, after a conservative restoration work. The monumental cloister is a suggestive example of renaissance architecture. Este's nuns lived in this monastery, during the first half og the 17th century: Giulia Felice, daughter of cardinal Alessandro; Angela Caterina, duke Cesare's daugther; Beatrice Bentivoglio, daughter of marquis Ferrante and Beatrice d'Este of San Martino. Famous composer of motets was sister Sulpizia Cesis (1577-1622) who spent her life behind monastery walls.

A particular type of courtyard, characterized by vaulted loggias on two levels, spread among the palaces of Bologna during the Renaissance: its upper arches have a double rhythm compared to the lower ones. Some can still be appreciated today, among the many surviving examples, in the Ghisilardi and Sanuti Bevilacqua palaces. Their diffusion was due to the imposing and lost ‘Domus magna’ of Sante and Giovanni Bentivoglio. However, it is believed that the Bolognese origin of this twin system should not be considered bentivolesque and even less "Lombard", as reported by some. This is due to the fact that, in Lombardy, the first courtyards of this type are later than those of Bologna and also denote an antiquarian ancestry extraneous to the Bolognese architectural
culture of the fifteenth century. The oldest local example, directly attributable to the twin type, seems to be an architectural piece belonging to the second cloister, that of the Dead, of the Convent of S. Giacomo Maggiore, completed in 1385. At that time, Andrea Artusi was prior and governed the eremitana congregation between 1368 and 1371. This essay attributes the authorship of the Augustinian courtyard to Antonio di Vincenzo, the great architect of San Petronio, retracing its early nineteenth-century transformations when the convent space was included in the informal garden of the Ticino architect Giovanni Battista Martinetti and his wife Cornelia Rossi, a well-known cultural host.

Anche in Modena, la rifondazione ecclesiale voluta dal Concilio di Trento assieme all'anelito a una nuova e più profonda spiritualità promuovono una straordinaria attività nell'edilizia chiesastica e nella produzione artistica legata al culto; tanto più che i dettami tridentini introducono mutamenti nei riti e nell'arredo liturgico. A questo s'aggiunga l'incisivo ruolo della corte estense, trasferitasi da Ferrara a Modena nel 1598, che persegue una politica di committenze, anche sacre, volta ad esiti di alto prestigio. Dunque, una sorta di competizione sembra spronare gli ordini religiosi, tanto di radicata presenza in loco come di istituzione recente, a erigere e ad abbellire le chiese, a innalzare altari, a introdurre nuovi culti e a ravvivare quelli consolidati. Si può anzi ritenere che sin dai primi anni dell'avvento della corte in Modena - e fortissimo dovette essere l'impatto fra la rigida struttura cortigiana e la compagine sociale cittadina, già assestata su tradizionali equilibri - proprio il versante della religiosità, e in particolare della frequentazione dei luoghi di culto diramati nell'organismo urbano abbia offerto agli Este e alla loro cerchia molte potenzialità per meglio calarsi nella dimensione locale e radicarvi la loro presenza.

Attraverso l'analisi di un documento del tribunale della Sacra Regia Udienza di Trani, è possibile conoscere quale fosse il primitivo progetto della monumentale chiesa conventuale presente in Giovinazzo, che avrebbe inglobato l'antica chiesetta (oggi distrutta) trasformandola in sagrestia.

L'Ordine dei frati eremitani di sant'Agostino, la loro spiritualità e l'osservanza lombarda [Published in: Agostiniani e Rinascimento artistico in Lombardia. Atti della giornata di studi (22 ottobre 2016), a cura di A. Rovetta e L. Binda (Biblioteca della Rotonda, 2), Almenno S. Bartolomeo  (BG) 2019, pp. 13-25].

Presiede: STEFANIA BUGANZA Paolo Veneziani studioso della stampa a Brescia nel XV secolo PIERO SCAPECCHI Manoscritti e codici miniati di S. Barnaba: una prima ricognizione CARLO CAIRATI Tracce della biblioteca di S. Barnaba alla Fondazione Ugo Da Como di Lonato LUCA RIVALI Pausa Le Regulae ad institutionem filiorum suorum di Giovanni Britannico: maestri, allievi e polemiche nell'Umanesimo bresciano FEDERICA ROSSETTI L'autografo di Taddeo Solazio alla Fondazione Ugo Da Como di Lonato CAROLINA BORTOLOTTI I modi della scrittura nella Massera da be': qualche considerazione sulla rima MARCO GIOLA Pausa pranzo Ore 14.30 Presiede: CARLA MARIA MONTI Il camaldolese Bernardino Gadolo e l'edizione della Bibbia latina di Paganino Paganini del 1495 EDOARDO BARBIERI Benedetto Castelli e Galileo Galilei: scambi epistolari e diffusione delle opere scientifiche nel Bresciano all'inizio del XVII secolo LUCA PICCINALI La Brixia sacra (Pontificum Brixianorum series) di Giovanni Girolamo Gradenigo nell'ambiente erudito bresciano tra XVIII e XX secolo DIEGO CANCRINI Pausa Un curioso episodio sul commercio librario tra Palermo e Brescia (via Napoli) nella prima metà del Seicento DOMENICO CICCARELLO Brescia e il coturno. Il successo della tragedia nel Settecento Bresciano MARCO ZANINI Cultura documentaria e libraria di un lignaggio aristocratico di Terraferma: il fondo Ducco di Camignone ENRICO VALSERIATI

La giornata si propone di offrire lo stato delle ricerche e alcune recenti novità sulla cultura figurativa e architettonica promossa tra XV e XVI secolo dalle fondazioni osservanti agostiniane sparse sul territorio lombardo. La prospettiva è l'avvio di una rinnovata riflessione sul complesso di San Nicola in Almenno San Salvatore. Molti conventi agostiniani fioriti in Lombardia nell'età dell'Umanesimo sono stati oggetto di importanti stagioni di studio, da quella più lontana attorno a S. Maria Incoronata di Milano a quella più recente attorno a S. Agostino di Bergamo. Molti complessi restano ancora in attesa di specifici approfondimenti e soprattutto manca un tentativo di comparazione tra di loro al fine di comprendere se e quali specificità si possono riconoscere nella loro particolare identità culturale e religiosa. La giornata sarà preceduta da due serate, con interventi di Gianmario Petrò (12 ottobre) e p. Rocco Ronzani (19 ottobre) dedicati agli sviluppi della cultura e della spiritualità agostiniana tra Quattro e Cinquecento.

Sede dell'Università degli Studi di Bergamo, il complesso monumentale non ha ancora riconquistato un aspetto complessivamente armonioso, nonostante la risistemazione dell'aula della chiesa divenuta nel 2015 Aula Magna dell'Università stessa. La ricognizione è stata condotta quando i lavori per il riutilizzo non erano ancora iniziati e si è concentrata  sul soffitto e sull'apparato dipinto nella Sagrestia, proponendo l'identificazione dei soggetti che compongono l'immaginario e la mentalità di un'epoca e di una società che pur essendo cittadina, dialogava con l'anima di una società dalle radici profondamente contadine.

Nella vicenda artistica legata al monastero delle Agostiniane di San Paolo a Modena, spiccano importanti episodi, come la pala della Natività di Gesù, spettante a Pellegrino Munari, modenese allievo di Raffaello, che venne innalzata sull'altar maggiore della chiesa esterna di San Paolo fra il 1520 e il 1523, anno di morte del pittore (ora nella Galleria Estense di Modena). Ma dove si concentrarono gli interventi cinquecenteschi e di primo Seicento fu nel versante edilizio del monastero, che vide all'opera costruttori appartenenti alla famiglia Barabani, la stessa che aveva lavorato nel secolo precedente al cantiere dell'abbazia di San Pietro. In particolare, agli esordi del Seicento viene edificata la chiesa interna delle monache, su progetto di Raffaele Rinaldi detto il Menia, che riceverà la decorazione statuaria e probabilmente anche pittorica di Giovan Battista Codebue, versatile esponente della tarda Maniera modenese, chiesa che si configura come rara e importantissima testimonianza di quel momento artistico.

Alle origini della esaltazione della figura di Cristo nella produzione pittorica del Tintoretto. Il ruolo politico del cardinale Gasparo Contarini al servizio della Repubblica Veneta e della Curia romana.
La penetrazione del " Trattato utilissimo del Beneficio di Giesù Cristo crocifisso verso i cristiani " nel dibattito culturale nella fase che precede le codificazioni dottrinali della Controriforma. E la successiva rigidità delle iconografie pittoriche.

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Ne videtur suum Latio deesse Lauretum. Dall’elezione di Martino V Colonna (1417)  alla «Venuta» della Madonna del Buon Consiglio (1467).  Cinquanta anni fondativi  dell’identità e della storia  di Genazzano tra Medioevo ed età moderna. Atti delle giornate di studio Genazzano, 9 settembre 2017 - 21 aprile 2018

a cura di Rocco Ronzani, OSA

Contributi di Mario Bonaldi, Andrea Di Giuseppe, Alexis Gauvain, Lucia Nadin, Rocco Ronzani,  Carlo Pardi Suma, Italo Sarro

Convento S. Maria del Buon Consiglio
Padri Agostiniani Genazzano
Genazzano (Roma) 2018

La giornata si propone di offrire lo stato delle ricerche e alcune recenti novità sulla cultura figurativa e architettonica promossa tra XV e XVI secolo dalle fondazioni osservanti agostiniane sparse sul territorio lombardo. La prospettiva è l’avvio di una rinnovata riflessione sul complesso di San Nicola in Almenno San Salvatore. Molti conventi agostiniani fioriti in Lombardia nell’età dell’Umanesimo sono stati oggetto di importanti stagioni di studio, da quella più lontana attorno a S. Maria Incoronata di Milano a quella più recente attorno a S. Agostino di Bergamo. Molti complessi restano ancora in attesa di specifici approfondimenti e soprattutto manca un tentativo di comparazione tra di loro al fine di comprendere se e quali specificità si possono riconoscere nella loro particolare identità culturale e religiosa.