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Viaggio alla scoperta del cinema arabo

CAPITOLO II Il cinema nella terra della piramidi: dalla Hollywood sul Nilo a E|k† y… Šahraz…d Il cinema egiziano è stato l’unico ambasciatore della cultura araba in tutto il mondo, esercitando molta influenza politica nel Medio Oriente 1. Inoltre, il dialetto parlato nei film è diventato lingua franca2 ed è stato un collegamento tra i popoli del Maghreb, ossia del Marocco, della Tunisia, dell’Algeria, della Libia e della Mauritania e quelli del Mashreq, vale a dire quelli dell’Egitto, del Sudan, del Libano, della Giordania, della Siria, della Palestina, dell’Iraq, dell’Arabia Saudita, dello Yemen, dell’Omar, del Qatar, del Kuwait e degli Emirati Arabi Uniti. Per comprendere le ragioni del suo successo, è necessario spolverarne le radici storiche e culturali, riscoprendo tutti gli ingredienti che ne sono stati alla base; a tal proposito, è bene dunque fare un tuffo nel passato e seguire attentamente le diverse fasi che l’Egitto ha vissuto e che hanno contribuito alla nascita di una notevole industria cinematografica, senza pari nel Mondo Arabo. 2.1 Il cinema dalle origini a ßam…l ‘Abd al-N…¡ir. L’Egitto ha iniziato ad intrattenere rapporti sempre più stretti con l’Europa sin dalla spedizione napoleonica del 1798 che è stata la scintilla delle diverse ondate migratorie di intellettuali che da allora si sono mosse dall’Egitto verso la Francia per scoprirne la civiltà, l’arte e la letteratura, così come di quegli europei che sono emigrati in Egitto alla ricerca di 1 Aldo Nicosia, Il cinema arabo, cit., p. 19. Per approfondimenti sulla lingua franca si veda Domenico Silvestri, La forbice e il ventaglio, Arte Tipografica, Napoli 1994, pp. 54 e ss. 2 36 fortuna, stabilendosi ad Alessandria e non solo. Questa interazione culturale ha permesso al cinema di fare capolino nelle sale di proprietà degli europei dei quartieri occidentalizzati del Cairo e di altre grosse città, tanto che già nel 1918, una società italo - egiziana ha prodotto diversi film, grazie anche al sostegno di alcune personalità rilevanti, come il grande Alvise Orfanelli3. Nel 1925, è stata fondata la società egiziana per il teatro e, successivamente, nel 1927, è stato proiettato il primo lungometraggio egiziano, Laylà (Leila) di Istif…n Rust† (Stephan Rosti)4. Nel 1934, sono nati gli Studi Mi¡r dotati di numerose attrezzature moderne e tanti laboratori. Inoltre, furono assunti tecnici e cineasti stranieri, mentre si organizzavano diversi progetti per mandare i giovani all’estero con l’obiettivo di far conoscere le tecniche di regia. Un evento fondamentale per l’ascesa del cinema in Egitto è stato l’introduzione del sonoro, che ha consentito lo sfruttamento della canzone popolare e la partecipazione ai musical dei cantanti più celebri di quel 3 Alvise Orfanelli è un cineasta italiano residente ad Alessandria. Ha iniziato la sua carriera come direttore della fotografia di film egiziani e si è rivolto agli attori egiziani per avvicinarsi ai cittadini del Paese ospitante. Ha girato Mad…m Lour†t… (Madame Loretta) e ³…tim Sulaym…n filmato e prodotto nel 1922, entrambi diretti da Leonardo Ricci. Nel 1928 ha fondato la Società Artistica dei film egiziani con l’italiano Amedeo Puccini e il francese Jacques Schultz. Tra il 1936 e il 1940 ha diretto altri sette film e, nel 1938, ha prodotto e diretto due versioni, una in arabo e l’altra in greco del suo film ³add…mat† (My Maid). Successivamente, tra il 1951 e 1958, tre anni prima della sua morte, ha lavorato con il direttore egiziano Yus™f Š…h†n (Youssef Chahine) nei film Ibn al-N†l (Figlio del Nilo) del 1951, Nis…’ bil… al-riº…l (Solo donne) del 1953 e B…b al had†d (Cairo Station) del 1958. Da: www.bibalex.org. 4 Istif…n R™st† è nato ad Alessandria nel 1891, da una famiglia di nobili origini: suo padre era un barone austriaco, mentre la madre era italiana. Dopo aver ottenuto il diploma in Egitto, si è diretto in Europa per acquisire competenze in ambito cinematografico e guadagnarsi da vivere. In Italia, ha lavorato come traduttore, come operaio nel porto di Napoli per accompagnare gli immigrati in America, come venditore e animatore dei bambini appartenenti all’aristocrazia. In Francia, ha lavorato come guida turistica, in biblioteca e in una troupe teatrale. Dopo l’incontro a Parigi con Yus™f Wahb† (Youssef Wahbi) e ‘Az†z ‘Ayd che stavano formando il “Ramsis Group”, è ritornato con loro in Egitto. Nel 1927, la sua collega ‘Az†zah Am†r (Aziza Amir) ha deciso di fargli completare il primo film egiziano dal titolo La chiamata di Dio, che poi ha trasformato in Laylà.. Successivamente, ha diretto altri cinque film ed è stato coautore di altri sei. È morto nel 1964, mentre stava girando le ultime scene di ðik…yat na¡¡ al-laylah (Midnight Story). Ibidem. 37 periodo, come la stessa Umm KulÅ™m (Umm Kulthum)5. Altro genere che ha accompagnato il musical è il melodramma, di cui è stato promotore Mu|ammad Kar†m6. Il melodramma egiziano era formato da episodi di violenze carnali, di separazioni, di malattie e di tormenti d’amore; i protagonisti, a prescindere dal ceto sociale di appartenenza, che si trattasse di contadini egiziani o di ricchi signori del Cairo, condividevano le stesse ansie e preoccupazioni e, nel finale si cercava di arrivare ad una riconciliazione tra le prerogative delle diverse classi sociali e la giustizia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la produzione dei film aumenta sempre di più sino a raggiungere quota 55 nel 19477. Nel luglio del 1952, il movimento dei Liberi Ufficiali riuscì a scacciare la monarchia e i suoi alleati inglesi, così, finalmente si instaurò la Repubblica e nel 1954 prese il potere ßam…l ‘Abd al-N…¡ir, conosciuto in Occidente come Nasser. F…¥imah Ibr…h†m al-Balt…º†, in arte Umm KulÅ™m, è considerata la cantante più famosa ed amata nel mondo arabo. La sua voce portentosa e la sua elegante gestualità l’hanno resa indimenticabile e ineguagliabile. È nata in Egitto sul Delta del Nilo nel 1904 da una famiglia di umili origini; sin da bambina ha dimostrato grande talento per il canto, tanto che il padre per far sì che si potesse esibire in una compagnia teatrale dell’epoca, la fece travestire da ragazzo. All’età di 23 anni si trasferì al Cairo dove incontrò il famoso poeta A|mad Ram† (1892-1978) che scrisse per lei 137 canzoni divenute, poi, versi immortali. Dal 1932 al 1975, anno della sua morte, la sua carriera raggiunse l’apice del successo, infatti partecipò a delle tournée in città come Baghdad, Tripoli, Damasco e venne apprezzata anche in Europa. Da: www.taus.it. 6 “Muhammad Karim nasce nel 1896. Acquisisce una formazione cinematografica negli anni Venti frequentando gli studi di Roma e Berlino, dove assiste alle riprese di Metropolis, di Fritz Lang. Di ritorno in Egitto, gira un primo cortometraggio Zoo, che viene ben accolto dalla critica, poi, realizza Zaynab (1929-1930) considerato il primo grande film realista egiziano. È autore anche del primo film sonoro Awl…d al-zaw…t (Gli aristocratici, 1932) e del primo film cantato Al-wardah al-biÿ… ‘ (La rosa bianca, 1933), che fu parzialmente montato agli studi Éclair di Parigi. Ha ricoperto la carica di direttore dell’Istituto superiore del cinema fino alla sua morte, avvenuta nel 1972.” Cfr. Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna Di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, 1993, cit., p. 251. 7 Aldo Nicosia, Il cinema arabo, cit., p. 21. 5 38 2.1.1 Il filone patriottico-romantico-propagandistico e l’influenza del neorealismo italiano. L’ascesa del Presidente ßam…l ‘Abd al-N…¡ir, la nazionalizzazione del Canale di Suez, avvenuta nel 1956 e la difesa contro l’attacco anglo-franco israeliano sono gli avvenimenti principali che hanno dato vita, in ambito cinematografico, ad un vero e proprio filone patriottico romantico propagandistico che si è ritrovato in film come Mu¡¥afà Kam†l (1952) e All…h ma‘a an… (Dio è con noi, 1953) di A|mad Badra²an (Ahmed Badrakhan)8. In questi film, la lotta del colonizzato contro il colonizzatore fa da sfondo a una storia d’amore e le battaglie contro il nemico vengono rappresentate in maniera molto semplicistica e poco realistica, tanto che i protagonisti sembrano degli eroi epici leggendari. Inoltre, negli anni Cinquanta, il neorealismo italiano iniziò a diffondersi a macchia d’olio, fino a raggiungere anche il mondo arabo, dove si affermò una generazione di registi che condividevano un obiettivo comune: rivolgere l’attenzione alle classi sociali che fino ad allora avevano svolto un ruolo marginale all’interno della cinematografia, ossia la piccola borghesia e i contadini. Tra i registi sostenitori di questa ideologia, ricordiamo Ÿal…| Ab™ Sayf9 con le 8 A|mad Badra²an nasce in Egitto nel 1909. È uno dei primi registi egiziani a formarsi cinematograficamente in Europa. Realizza numerose commedie musicali. Attratto dai temi politici, gira due film “patriottici”: Mustafà Kam…l (1952) e All…h ma‘an… (Dio è con noi, 1955). È per anni presidente dell’Unione sindacati artistici e, nel 1963, diviene Capo dell’Istituto per il cinema. Muore nel 1969. Cfr. Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna Di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, cit., p. 238. Ab™ Sayf Ÿala| nasce a Bul…q (Bulaq), un quartiere popolare del Cairo nel 1915. Nel 1932 si diploma in Economia e Commercio. Oltre a lavorare come funzionario in un’industria, esercita l’attività giornalistica. Occupandosi di critica cinematografica per le riviste alŸab…h e al-Ar™sa. Nel 1934, ottiene un posto come montatore negli stabilimenti Mi¡r, dove dirige, dal 1940 al 1947 la sezione di montaggio. È assistente di Kam…l Sal†m nel 1939 per il film al-‘Az†ma. Dopo diversi cortometraggi, nel 1945, realizza il primo lungometraggio Daym…n f† al-qalb† (Per sempre nel mio cuore). Nel 1956 per il suo Šab…b imr…’ (La giovinezza di una donna) riceve il premio da parte dello stato egiziano per la miglior regia e il film viene presentato a Cannes. È direttore dal 1963 al 1966, dall’Ente del cinema egiziano. Insegna all’Istituto del cinema del Cairo. Nel 1986 La Mostra del Cinema di 9 39 sue opere più significative: al-Ust…d ðas…n (Il maestro Hasan, 1951/52) e R…yah wa Sak†nah (Raya e Sakina, 1953) entrambe interpreti dei sentimenti umani e dei conflitti sociali, soprattutto in ambito urbano, e Y™suf Š…h†n (Youssef Chahine)10, a cui va il merito di aver fondato un cinema egiziano che si allontana dai canoni cinematografici tradizionali e cerca di riprodurre più fedelmente la realtà. I suoi personaggi, infatti, si muovono con disinvoltura e i loro volti sono quelli della gente comune. Uno dei film da ricordare è B…b al-ðad†d (Stazione centrale, 1958), in cui Š…h†n, al fine di raccontare le vicende individuali dei vari personaggi che ruotano attorno al protagonista, interpretato da lui stesso, interrompe la narrazione lineare. La storia è ambientata alla stazione ferroviaria del Cairo, dove gli eventi si susseguono dalla mattina alla sera e, nel finale, Qinaw†, lo storpio protagonista, follemente innamorato della venditrice di bibite, sfogherà la sua frustrazione sessuale in un gesto omicida. Infine, per concludere, non possono essere ignorati altri due importanti registi: Kam…l al-Ši²11 con il suo Venezia gli ha dedicato un omaggio e ha presentato il film al-bid…yah (L’inizio o l’Impero di Satana). Ivi, pp. 235-236. 10 Y™sf Š…h†n (Youssef Chahine) nasce ad Alessandria nel 1926 da una famiglia cattolica. Dopo aver frequentato la scuola inglese, s’iscrive all’università di Alessandria, che ben presto lascia per andare in California a studiare regia e recitazione al Pasadena Play House di Los Angeles. Nel 1948, dopo due anni di studi sulla tecnica del cinema e di arte drammatica, ritorna in Egitto, dove gira, grazie all’aiuto di Alvise Orfanelli, considerato il pioniere del cinema egiziano e che lo introduce nel mondo della produzione cinematografica, il suo primo lungometraggio, B…ba Am†n (Papà Amin, 1950). Collabora con diversi giornalisti e scrittori e, oltre a lavorare come regista, avvalendosi degli studi fatti in America sulla recitazione, lavora anche come attore in alcuni film da lui diretti. Al rientro dell’esilio volontario in Libano, a causa dei dissidi sorti con l’amministrazione egiziana del cinema, nel 1970 riceve il Tanit d’oro al Festival di Cartagine per la carriera. Nel 1979 riceve l’Orso d’argento e il Gran Premio della giuria di Berlino per il film Iskandariyyah lih? (Alessandria, perché?). Ivi, pp. 261-262. 11 Kam…l al-Ši² nasce nel 1919 a Helwan.Terminati gli studi, si dedica al cinema, prima come montatore, poi come aiuto regista. Nel 1952, gira il suo primo film al-Manzil raqm 13 ( La Casa numero 13); nel 1954, ottiene il Premio della Cultura per la regia del film ðay…t aw mawt (Vita o morte). Nel decennio successivo, Kam…l diventa uno dei registi più influenti del cinema egiziano e gode di un grande successo per i film Sayyidat al-qa¡r (La signora del palazzo, 1959), Mal…k wa Šay¥…n (Angelo e Demone, 1960) e al-Li¡ ¡ wa ’lkil…b (Il ladro e i cani, 1962). Tra i premi ricevuti, nel 1979, ha ottenuto un riconoscimento 40 thriller ðay…t wa mawt (Vita o morte, 1954), in cui si raccontano le peripezie di una ragazza a cui il farmacista ha dato un medicinale sbagliato per il padre ammalato. La ricerca disperata si chiude con un lieto fine e il padre si salva, e il già citato Tawf†q Ÿ…li| con Ÿir…‘a al-abt…l (La lotta degli eroi, 1962), il cui protagonista è un giovane medico che tenta di persuadere gli abitanti del villaggio a scegliere la via del progresso, opponendosi agli interessi dei vari personaggi, tra cui una levatrice e un latifondista. 2.1.2 Dal nazionalismo nasseriano in al-N…¡ir Ÿal…| al-D†n al periodo post - naksah. Durante la dittatura di ßam…l ‘Abd al-N…¡ir, si assume consapevolezza della potenza propagandistica del cinema e il neogoverno decide di farsene promotore. Nel 1959 viene, infatti, fondato l’Istituto Superiore del Cinema e nel 1961, l’Organismo Generale del Cinema. Un film promotore del nazionalismo nasseriano e del panarabismo è al-N…¡ir Ÿal…| al-D†n di Š…h†n (Il Saladino vittorioso) del 1963, in cui, dietro al valoroso combattente, si nasconde la figura del presidente ßam…l ‘Abd al-N…¡ir. Attraverso l’immagine di Saladino, che esce vittorioso dal conflitto contro i crociati solo perché ha saputo organizzare bene le sue forze, il regista tenta di rivolgere un messaggio implicito a tutti i paesi arabi, che sono disgregati e perciò non riescono a contrastare l’egemonia dell’imperialismo occidentale e di Israele. Inoltre, un tema ricorrente nei film egiziani degli anni Sessanta, è stato l’esaltazione del lavoro, accompagnato dall’elogio alla società socialista che voleva garantire lavoro a tutti in modo da sconfiggere la povertà ed eliminare le differenze tra le classi sociali. Successivamente, da parte dell’Organismo del cinema egiziano per il film al-¡u‘™d ilà al-|…wiyah (Salire la voragine). Muore nel gennaio del 2004. Ivi, pp. 263-264. 41 verso la metà degli stessi anni, mentre si inizia a prendere coscienza delle pecche del sistema, il cinema si accinge a denunciare la corruzione e il sabotaggio dei settori produttivi pubblici da parte di quelli privati, loro antagonisti ed è proprio Tawf†q Ÿ…li| che nel suo film al-Mutamarrid™na (I ribelli, 1968) ci presenta la storia di alcuni malati che tentano di ribellarsi alle autorità di un sanatorio, aiutati da un giovane medico che, consapevole della penosa situazione all’interno dell’ospedale, in un primo momento agisce da autocrate e poi si ritira, lasciando i malati ad agire da soli, allegoria di quanto succede nella realtà. Dopo la naksah, che scuote gli animi assopiti degli arabi, si comincia a sentire il bisogno di ricreare una propria identità, ciò succede a Wan†s, il protagonista del film al-M™my…’ (La mummia, 1968/69) di Šad† ‘Abd al- Sal…m (Shadi Abdel Salam)12, che viene a conoscenza di un segreto su alcune tombe faraoniche depredate da una tribù e, per evitare di tradire e svendere i simboli della sua gloriosa storia, rivela tutto ad un ispettore, violando le regole della sua gente. al-M™my…’ rappresenta un caso eccezionale nel cinema egiziano, essendo il primo ad essere incentrato sulla civiltà faraonica, che ,invece, in Occidente, è stata fonte d’ispirazione di diversi registi. La consapevolezza di un Egitto corrotto e la disillusione della tanta fiducia riposta in un uomo potente che sembrava il paladino del mondo arabo, trovano un’espressione artistica nel film al-Arÿ (La terra, 1969), di Šad† ‘Abd al-Sal…m nasce nel 1930 ad Alessandria d’Egitto. Studia ad Oxford poi, dopo aver frequentato l’Istituto delle Belle Arti del Cairo, si diploma in Architettura nel 1955. Interessato al cinema, lavora come assistente per quattro lungometraggi. Diviene assistente e decoratore per il film Cleopatra di Mankiewicz, disegna i costumi per al-N…¡ir Ÿal…| al-D†n di Ša|†n. È direttore artistico dei film Faraone di Kawalerowicz e poi di Rossellini per alcuni episodi girati in Egitto di La lotta dell’uomo per la sua sopravvivenza nel 1967. Esordisce nella regia con al-M™my…’ , che conquista fama internazionale. Nel 1968 è chiamato a far parte della direzione del Centro sperimentale del cinema del Cairo. Nel corso della sua carriera, realizza diversi documentari sulla storia dell’Antico Egitto. Muore nel 1986, senza aver potuto realizzare il suo grande progetto A²nat™n (Progetto, 1976) sul primo faraone monoteista.. Ivi, pp. 232-233. 12 42 Ša|†n, tratto dal celebre romanzo di ‘Abd al-Ra|m…n al-Šarq…w†13 in cui si racconta la lotta dei contadini egiziani maltrattati e sfruttati contro i latifondisti degli anni Trenta. Personaggio fondamentale è lo sceicco ðan™mah, allegoria del presidente, ßam…l ‘Abd al-N…¡ir che inizialmente li difende e poi li abbandona alla loro sorte sventurata. Un altro esempio è Yawmiyy…t n…’ib f† ‘l-ary…f (Diario di un procuratore di campagna, 1969) di Tawfiq Ÿ…li|, ispirato al romanzo di Tawf†q al-ðak†m14, che illustra la miseria della classe contadina, arretrata e vittima del colonialismo, che seppur aiutata da un procuratore, si scontra contro l’indifferenza dei contadini che vogliono farsi vendetta da soli. Kam…l al-Ši², invece, attacca più direttamente il regime di ‘Abd al-N…¡ir con Mir…m…r, con il quale denuncia il fallimento del socialismo e della politica del ra’†s. Il film è ispirato al celebre romanzo di Naº†b Ma|f™©15, ambientato in una pensione ‘Abd al- Ra|m…n al-Šarq…w† (1920-1987) è uno scrittore egiziano nato nel governatorato di al-Man™fyyah da una famiglia di origini contadine. Ha studiato legge all’Università del Cairo, che ha frequentato dal 1938 al 1943. Ha preso parte alla lotta contro la monarchia e ha fondato il giornale progressista “al-K…tib” (1951-1953). Deve la sua fama al romanzo, al-Arÿ (La terra), pubblicato nel 1954. Quest’opera, definita real-socialista, apre la strada a quella che sarà poi chiamata letteratura “impegnata”, scaturita dal primo entusiasmo per la fine della monarchia e l’ascesa degli Ufficiali Liberi. In questo romanzo, al-Šarq…w† s’interessa principalmente alla classe contadina egiziana. Cfr. Isabella Camera d’Afflitto, Letteratura araba contemporanea. Dalla nahÿah a oggi, cit., pp. 239-241. 14 Tawf†q al-ðak†m è nato ad Alessandria nel 1898, figlio di un magistrato egiziano. Ha studiato legge al Cairo e si è laureato nel 1925; successivamente si è recato a Parigi per conseguire un Dottorato in materie giuridiche. È stato nominato procuratore generale a ¦an¥a Damanh™r e, nel frattempo, ha scritto diversi romanzi, poesie e saggi, pur se oggi viene ricordato maggiormente per le opere teatrali,considerate fondamentali per lo sviluppo del dramma arabo. È morto nel 1987. Nella sua opera Yawmiyy…t n…’ib al-ary…f (Diario di un procuratore di campagna, 1937), ha criticato, da un lato, lo Stato egiziano che si disinteressava delle condizioni dei contadini e, dall’altro, i contadini stessi poco dotati di senso civico. Da: www.arablit.it. 15 NaÞ†b Ma|f™© è nato al Cairo nel 1911. Ha iniziato a scrivere all’età di diciassette anni. Il suo primo romanzo viene pubblicato nel 1939 e ne ha scritto altri dieci prima della Rivoluzione egiziana del luglio del 1952, quando, poi, la sua attività di scrittore subisce una battuta d’arresto. L’opera più nota anche in Occidente è al-Äul…Åiyyah (La trilogia), che comprende Bayna al-Qa¡rayn (Tra i due palazzi), Qa¡r al-Šawq (Il Palazzo del desiderio) e al-Sukkariyah (La via dello zucchero), pubblicata tra il 1956 e il 1957, con la quale Ma|f™© viene consacrato grande scrittore in tutto il mondo arabo. Nel 1959, quando ricomincia a scrivere, gli viene conferito il Premio nazionale della letteratura, ma la sua 13 43 di Alessandria, dove lavora una cameriera di nome Za|rah che, scappata dal suo villaggio, deve lottare ogni giorno per difendersi dalle avances di alcuni clienti, come un vecchio giornalista, un latifondista reazionario, un opportunista di destra e un intellettuale militante. Za|rah incarna la figura dell’Egitto dell’epoca che, alla ricerca della libertà e della dignità, si oppone alle forze ostili che vogliono farlo regredire. Alla fine degli anni Sessanta, numerosi giovani egiziani, soprattutto copti, delusi da una rivoluzione senza alcun risultato, emigrano in America, Canada e Europa. 2.1.3 Mu|ammad Anwar al-S…d…t16 e il cinema degli anni Ottanta: la nascita dell’autobiografia. Con la morte di ‘Abd al-N…¡ir si saluta il grande progetto nazionale che mirava alla creazione di un’economia solida, basata sull’industria, su fama cresce grazie anche al cinema che adatterà molti dei suoi romanzi per il grande schermo. Opere di questo secondo periodo son i romanzi al-Li¡¡ wa ‘l-kil…b (Il ladro e i cani, 1961), al-Summ…n wa ‘l-²ar†f (La quaglia e l’autunno, 1962), ÄarÅarah fawqa al-N†l (Chiacchierata sul Nilo, 1966) e Miram…r (1967) dal nome di una pensione di Alessandria in cui si ritrovano e si confrontano i prototipi negativi e positivi di prima e dopo la rivoluzione del 1952. Nel 1988, per la prima volta nella storia della letteratura, uno scrittore arabo viene insignito del Premio Nobel. Muore nel 2006. Cfr. Isabella Camera d’Afflitto, Letteratura araba contemporanea. Dalla nahÿah a oggi, cit., pp. 231-240. 16 Mu|ammad Anwar al-S…d…t nacque in Egitto nel 1918 e fu uno dei Liberi Ufficiali. Venne eletto Presidente nel 1970 alla morte di ßam…l ‘Abd al-Na¡†r. Nel corso del suo mandato, eliminò l’élite dirigente filo-nasseriana, incarcerandone gli esponenti principali e fece promulgare una Costituzione “permanente”, consolidando i poteri discrezionali del Presidente a scapito di qualsiasi rappresentanza, abbandonando, così, definitivamente il socialismo nasseriano e ponendo fine alla RAU. Successivamente, inaugurò una duplice apertura, una in campo economico e l’altra in ambito politico. La prima venne avviata tra il 1974 e 1977, e portò alla liberalizzazione delle transazioni commerciali che cercò di ridurre al minimo l’intervento dello Stato, anche nel campo dell’assistenza sociale, mentre la seconda consistette nello scioglimento dell’Unione socialista araba, del Partito unico di ‘Abd al-N…¡ir e nell’istituzione di tre tribune: una di centro, una di destra e l’altra di sinistra. In politica estera, si alleò con gli Stati Uniti e, per mezzo loro, ottenne una pace definitiva. Nel 1978, dopo la Guerra del kippur, che, dal punto di vista militare, rappresentò un successo morale per gli egiziani, firmò gli accordi di pace a Camp David con Israele, benedetti da Jimmy Carter, l’allora presidente americano. Tuttavia, nel 1981, a causa della recrudescenza del radicalismo religioso, al-S…d…t ordinò una serie di arresti sia tra gli oppositori civili e costituzionali sia tra gli islamisti, la cui reazione non si fece attendere e il 6 ottobre del 1981 al- S…d…t venne assassinato. Cfr. Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente (1798 -2006), cit., pp. 171-176. 44 un’agricoltura avanzata, la nazionalizzazione del Canale di Suez, la diga di Assuan, il panarabismo e l’istruzione gratuita per tutti, spianando la strada alla politica del infit…h, ossia dell’apertura all’Occidente di al-S…d…t. A tal proposito, i film degli anni Settanta, influenzati dalla propaganda sadatiana, si concentrano maggiormente sul periodo nasseriano, facendone notare solo gli aspetti negativi, quali il blocco dell’iniziativa individuale e l’arresto degli investimenti arabi e stranieri in ambito economico e, in ambito sociopolitico, il terrore seminato dei servizi segreti17. Tra i film più conosciuti del genere, ricordiamo al-Karnak (1976) di ‘Al† Badra²an (Alì Badrakhan)18, tratto dal celebre romanzo di Ma|f™©, in cui appaiono diversi episodi di tortura e abusi da parte dei servizi segreti. Tuttavia, le conseguenze della politica sadatiana non tardano a farsi sentire: diverse fabbriche vengono smantellate o falliscono, a causa della sfrenata concorrenza straniera, e il deficit commerciale aumenta in maniera vertiginosa. Inoltre, alla classe consumistica, costituita da affaristi e speculatori fondiari, si affiancano altre classi sociali che affondano nella miseria e reagiscono con la violenza. I film dell’epoca del infit…| hanno come protagonisti giovani intellettuali che si piegano a svolgere anche umili mansioni; ragazze che abbandonano gli studi universitari per sposare ricchi anziani; trafficanti che falsificano contratti di lavoro, di appartamenti e di terreni nei paesi arabi ricchi: tutte figure che si contrappongono alla virilità, al coraggio, alla solidarietà del periodo nasseriano, simboleggiando Aldo Nicosia, Il cinema arabo, cit., pp. 29-30. ‘Al† Badra²an (Alì Badrakhan) figlio di A|mad Badra|an (Ahmed Badrakhan) nasce al Cairo nel 1946. Si forma professionalmente all’Istituto del cinema del Cairo, dove si diploma nel 1967. Lavora come assistente alla regia con suo padre, con Š…|†n e con ‘Abd al-Wa|…b. Il suo primo film, al-ðubb alla÷† k…n ( L’amore che fu, 1971) che riceve il premio della critica egiziana. Nel 1988 è presente alla Biennale del cinema dei Paesi Arabi di Bologna con il film al-º™‘a (La fame). Insegna all’istituto superiore del Cinema del Cairo. Cfr. Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna Di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, pp. 239. 17 18 45 codardia, volgarità e cinismo19. Agli inizi degli anni Ottanta, a causa del cambiamento di prospettiva dal periodo nasseriano, culla del socialismo, con la politica fallimentare sadatiana, l’intellettuale arabo si rifugia in se stesso alla ricerca del proprio io. Nasce, dunque, l’autobiografia, di cui Š…h†n è stato un grande rappresentante. Le riflessioni personali del regista trovano spazio nella famosa trilogia composta da Iskandariyyah leh? (Alessandria, perché?, 1978), ðadwatuhu mi¡riyyah (La memoria, 1982) e Iskandaryyah kam…n wa kam…n (Alessandria ancora e per sempre, 1989). Il primo, considerato uno dei film più importanti del regista, è ambientato nell’Alessandria degli anni Quaranta e offrono uno scenario polimorfo di personaggi, anche omosessuali, e un mélange di lingue, culture e razze. L’obiettivo principale del film, infatti, è quello di plasmare un discorso basato sul pluralismo. La storia è ambientata nell’Alessandria cosmopolita del 1942, durante il Secondo Conflitto Mondiale. La famiglia Sorel, di origine ebraica, per sfuggire alle persecuzioni razziali, è costretta a partire, ma la figlia Sara aspetta un figlio da Ibr…h†m, un sindacalista musulmano. Secondo Wal†d Šm†¥, la cosa importante in Iskandaryyah leh? è il ricorso al passato per raccontare di uno Y™suf Š…h†n diciassettenne che, grazie alla sua giovane età, appassionato di cinema e teatro, ha mantenuto la purezza e la freschezza della visione20. Il protagonista Ya|yà, non è altro che l’alter ego del regista,; Š…h†n stesso, infatti, in un’intervista, ha dichiarato che in questo film è arrivato esclusivamente alla realtà e alla verità di quel giovane, né più e né meno21. Il cineasta, alla ricerca del proprio io, si rifà al passato anche in ðadwatuhu mi¡riyyah, riportando delle riflessioni sulla sua personale esperienza come artista e produttore cinematografico, ma anche sulla storia politica dell’Egitto e di tutta la Nazione Araba, soffermandosi Aldo Nicosia, Il cinema arabo, cit., p. 32. Wal†d Šm†¥, Yus™f Š…h†n |ay…h li’l-s†nim…, Riy…ÿ al-Rayyis li’l-kutub wa ‘l-nasr, Bayr™t 2001, p. 171. 21 Ivi, p. 182. 19 20 46 sugli eventi che si sono susseguiti dalla caduta del re F…r™q nel 1952 sino al conflitto arabo israeliano nel 1967. Ci troviamo, dunque, davanti ad un film che combina i ricordi personali e familiari con quelli della propria esperienza artistica e con i ricordi della nazione in un periodo storico caratterizzato da avvenimenti grandi e importanti. Sembra proprio che Š…h†n cercasse di ingannare la morte, senza tralasciare niente, parlando con un coraggio straordinario di tutto quello che è accaduto a sé e al Paese 22. Tuttavia, come pure afferma Wal†d Šm†¥, se la riflessione del primo è intrisa di compassione ed empatia, nel secondo, lo è, invece, di ironia, considerata un mezzo per regolare i conti con se stesso e con gli altri23. Conclude la trilogia Iskandariyyah kam…n wa kam…n, in cui l’elemento storico è ben radicato, attraverso le figure protagoniste della storia di Alessandria come Alessandro Magno e Cleopatra. 2.1.4 Il realismo da Zaynab agli anni Novanta. Lo scopo del realismo cinematografico, in arabo al-w…qi‘iyyah, è quello di rappresentare il mondo, la routine quotidiana e la popolazione indigena, denunciando le oppressioni coloniali e gli abusi sociali24. Questo genere si è diffuso largamente in tutto il Mondo Arabo, soprattutto in Egitto, dove è iniziato già intorno al 1950, dato che, come riporta Viola Shafiq, l’industria cinematografica egiziana già tra il 1951 e il 1971, ha prodotto un totale di 1012 opere di questo genere25. Le principali differenze con gli altri generi dell’industria cinematografica egiziana stanno nella descrizione, che cerca di essere il più fedele possibile alla realtà e nella scelta di umili personaggi 22 Ivi, p. 83. Ivi, p. 81. 24 Viola Shafiq, Arab Cinema History and Cultural Identity , cit., pp. 126- 127. 25 Ivi, p. 128. 23 47 quali protagonisti. Lo stimolo maggiore è dato dalla letteratura, che gioca un ruolo decisivo: infatti, il primo lungometraggio realista è Zaynab (1930) di Mu|ammad Kar†m, un adattamento del romanzo di Mu|ammad ðusayn Haykal, pubblicato per la prima volta nel 191426. La trama ruota intorno a Zaynab, una delicata fanciulla, figlia di un contadino, che ha un’innocente relazione con ð…mid, un ragazzo colto, appartenente alla classe media. Poi, però, anche a causa delle differenze culturali, si innamora di Ibr…h†m, il capo dei braccianti (sotto cui lei lavora) ma i suoi genitori la obbligano a sposare un uomo che non ama, ðasan. Il dissidio interiore tra la fedeltà coniugale e i suoi veri sentimenti, la portano ad ammalarsi e a morire precocemente. Attraverso questo film, il regista Kar†m, così come ha fatto Haykal nel romanzo, rievoca la genuinità della vita di campagna e cerca di presentare il proprio Paese nel modo più bello e puro possibile. Un altro film egiziano, considerato realista dalla critica più per l’ambientazione che per la trama che è più simile ad un dramma tradizionale, è al-‘Az†mah (La volontà, 1939) di Kam…l Salim27. Il protagonista è Mu|ammad, figlio di un umile barbiere, che vive con la sua famiglia in un tipico quartiere egiziano. Nonostante abbia ricevuto un’educazione tale da avviarlo alla carriera di impiegato statale, non riesce a trovare un’occupazione, non potendo, così sposare F…¥imah, la figlia del vicino, contesa anche da un benestante 26 Mu|ammad ðusayn Haykal (1888-1956) comincia a scrivere Zaynab in Francia nel 1910 e lo pubblica, poi, nel 1914. Viene considerato il primo vero romanzo egiziano e arabo in genere, considerato una pietra miliare nella narrativa araba contemporanea. In questo romanzo, Haykal offre uno scenario poetico e idealizzato della campagna egiziana, in cui si muovono i personaggi segnati da un’infinita tristezza. Lo stile è caratterizzato da una notevole espressività e la lingua è colta, lineare, semplice, senza artifici e né retorica. Si veda Isabella Camera d’Afflitto, Letteratura araba contemporanea. Dalla na|dah a oggi, cit., pp. 91 e ss. 27 Kam…l Salim (1913- 1945), ha prodotto diversi lavori per gli studi Mi¡r del Cairo, tra cui, appunto al-‘Az†mah, che affronta la vita sociale di un quartiere popolare. Cfr. Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna Di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, cit., p. 259. 48 macellaio. Successivamente, grazie all’aiuto di un pascià, finalmente, riesce a trovare un lavoro e può, così, sposare la sua amata. Tuttavia, la sfortuna lo perseguita e il povero Mu|ammad, a causa di un’incomprensione, perde il posto e anche la moglie, spinta a lasciarlo dalla sua famiglia. In seguito, insieme al figlio del pascià, che lo aveva aiutato già precedentemente, apre un’attività di sua proprietà, e niente e nessuno potrà più ostacolare la sua felicità coniugale. La novità del film, rispetto agli altri del periodo, in cui la descrizione del vicinato e delle persone comuni è molto marginale, se non addirittura assente, sta nel fatto che qui sono, invece, gli elementi portanti della trama. I passanti, i commercianti, i visitatori dei caffé e i vicini prendono tutti parte all’azione e partecipano con interesse a quello che succede ai protagonisti28. Nel 1957, viene proiettato al-Fut™wa (Il picchiatore) di Ÿal…h Ab™ Sayf, la cui sceneggiatura è stata scritta insieme al grande N…º†b Ma|f™©. ³arid†, un giovane contadino, manovale non specializzato in un mercato ortofrutticolo, litiga con alcuni commercianti del mercato che ne hanno il monopolio. Nella disputa, viene appoggiato dagli altri commercianti, in particolare da una donna molto affascinante, che con lui, cerca di porre fine a tale situazione, ma questa solidarietà non dura a lungo. ³arid†, infatti, da semplice manovale non specializzato, si trasforma in speculatore senza scrupoli, minacciando il “re del mercato”. La contesa tra i due viene risolta solo con l’intervento della polizia. Segue un epilogo, in cui arriva un nuovo contadino che, come ³arid†, viene subito bacchettato e tenta la sua fortuna nello stesso modo. Peculiarità del film è che i personaggi di al-Fut™wa sono tutti contadini, operai e commercianti che vivono e lavorano nel mercato, mentre i membri appartenenti alle classi sociali più elevate appaiono come figure negative e marginali. È elemento rilevante del film che il dissidio tra il bene e il male venga rappresentato 28 Viola Shafiq, Arab Cinema History and Cultural Identity, cit., pp.130-132. 49 attraverso i caratteri somatici dei protagonisti: Zayd, colui che detiene il monopolio del mercato, è senza scrupoli e autoritario infatti, il suo aspetto fisico è cupo e poco attraente, mentre ³rid† e i suoi compagni sono presentati in maniera accattivante e positiva 29. Tuttavia, come Viola Shafiq: “Nel realismo egiziano, spesso, l’analisi delle condizioni della società è superficiale e riflette le convinzioni politiche dei produttori”30. In al-Fut™wa, ad esempio, sia Ab™ Sayf sia Ma|f™© cercano di equiparare le regole del libero mercato, leader dei monopoli e delle speculazioni illegali, con il sistema politico esistente prima dell’avvento del socialismo di ßam…l ‘Abd al-N…¡ir. È chiaro che il cosiddetto re del mercato viene appoggiato da gente di alto rango come ministri e pascià che ne traggono anche vantaggi personali. Questo sistema però, si rompe bruscamente, quando entra in gioco la polizia e appare l’immagine del re che cade dal muro su cui era appesa, scena che simboleggia un colpo di Stato. Nonostante le aspettative positive, il finale del film lascia tutti perplessi, in quanto l’arrivo di un nuovo contadino come è indice del fatto che la storia si ripete, riconducendosi a quanto accade nella realtà. In questo excursus sul realismo egiziano, non è possibile dimenticare il film al-ðar…m (Il peccato, 1965) di Henry Barak…t (Henri Barakat)31, considerato l’opera fatalista per eccellenza. Tutto ha inizio con la scoperta del cadavere di un bambino sotto un albero nei campi. I notabili del villaggio iniziano ad indagare sull’accaduto per scoprire la verità, ma, non riuscendo a scoprire nulla all’interno del villaggio stesso, spostano le ricerche su alcune donne, 29 Ivi, pp.135 -137. Ivi, p.139. 31 Henry Barak…t nasce al Cairo nel 1914, dove muore nel 1997. È stato uno dei primi registi egiziani. Dopo aver studiato giurisprudenza, si reca a Parigi, dove approfondisce gli studi cinematografici. Inizia la sua carriera artistica nel 1940 e, nel 1941 gira il suo primo film, al-Š…rid (Il delinquente). La sua filmografia comprende più di cinquanta titoli, di cui molti sono stati girati in Libano. Inoltre, ha diretto numerose commedie musicali e film in cui hanno recitato i più famosi attori, cantanti e ballerini del mondo arabo. Ivi, p. 239. 30 50 nomadi braccianti, accampate fuori dal villaggio, trovando così la colpevole: ‘Az†zah. Un po’ alla volta, i notabili scoprono il movente del crimine: la donna, che deve mantenere un marito storpio e due figli, è stata stuprata nei campi e, cercando di nascondere il bambino dopo il parto, l’ha soffocato accidentalmente. Data la situazione, tutti provano compassione e nessuno la condanna, ma la donna, già malata, si aggrava e muore. Dopo la privatizzazione del 1971, la corrente realista subisce un arresto sino al 1981, anno della morte di al-S…d…t, a cui succede il vicepresidente Mu|ammad ðusn† Mub…rak32. Iniziano, così, ad apparire le produzioni filmiche della seconda generazione. Il nuovo realismo è più pragmatico del vecchio e si differenzia maggiormente per la scelta dell’ambiente, che prevede come protagonista la piccola borghesia e delle postazioni originali, rinunciando, anche se parzialmente, allo studio cinematografico33. Il maggiore esempio del realismo moderno è il film di ‘ƒ¥if al-¦ayb (Atif el-Tayeb34), S…’iq alMu|ammad ðusn† Mub…rak è nato in Egitto nel 1928. Ha svolto una brillante carriera militare nell’aereonautica egiziana. Diventa Presidente nel 1981 e resta in carica fino all’11 febbraio 2011. In ambito economico, continua la politica precedente dell’apertura, smantellando il settore pubblico e apre la strada ad una trasformazione capitalista dell’economia, pur se i risultatati non sono pienamente soddisfacenti. In ambito politico, dà una maggiore liberalizzazione sul piano della dialettica e della libertà di stampa. Nonostante l’aumento dei partiti, il Partito nazionale democratico filo-presidenziale ha sempre ottenuto l’assoluta maggioranza dei seggi, compromettendo così la pluralità della rappresentanza popolare. Negli anni Novanta, l’Egitto ha conosciuto una pericolosa escalation del terrorismo islamico che, sotto Mub…rak, ne è uscito rafforzato. Tuttavia a causa dei diversi problemi persistenti nello Stato, il malcontento serpeggia tra la folla e dopo diverse manifestazioni e lotte, l’11febbraio 2011, Mub…rak si dimette. Cfr. Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente (1798-2006), cit., pp.176-170; cfr. Valeria Brigida, Carmine Cartolano, Horreya! La rivoluzione delle donne egiziane. Se non ora quando? , Editori Internazionali Riuniti, Ariccia (RM) 2012. 33 Viola Shafiq, Arab Cinema History and Cultural Identity, cit., pp.142-143. 34 ‘ƒ¥if al-¦ayb (1947-1995) dopo aver concluso i suoi studi all’Istituto cinematografico del Cairo, realizza, nel 1972, un cortometraggio, Le journal du matin (Il giornale del mattino) sul potere di manipolazione che hanno giornali e riviste. Successivamente, nel 1977 inizia a lavorare come assistente ai film di Š…h†n e ben presto, nel 1981, gira S…’iq al-utub™s che ottiene numerosi premi ed è considerato uno dei migliori film del cinema egiziano contemporaneo. Cfr. Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna Di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, cit., p. 264. 32 51 utub™s (L’autista degli autobus, 1982). ðasan, il protagonista, deve affrontare un grosso problema: il corrotto cognato, che ha gestito la falegnameria del padre, è stato un evasore per diversi anni e, di conseguenza, c’è il pericolo che il negozio venga confiscato dal Governo. Nonostante la politica del †nfit…| abbia portato grandi benefici alla famiglia, nessuno dei fratelli e delle sorelle è disposto ad investire nell’affare del padre e lo stesso ðasan, con il suo lavoro da autista di autobus e taxi, non guadagna abbastanza per aiutarlo. Tuttavia, arriva presto ad una soluzione e, prima della confisca della falegnameria, vende il taxi e accetta del denaro in prestito da alcuni amici, ma quando sta per ricevere il denaro e sistemare la faccenda, suo padre muore d’infarto. Sembrerebbe un finale tragico e, ancora una volta, fatalista, ma la novità sta nel fatto che al-¦ayb aggiunge una nuova scena la finale, presentando ðasan che guida un bus superaffollato, dal quale un borseggiatore riesce a fuggire dalla finestra. Stavolta, il nostro autista, non gli permette di farla franca: infatti, ferma il bus, scende, lo acchiappa e lo colpisce. Quest’ultima scena indica come il realismo degli anni Ottanta sia caratterizzato da nuovi nemici e da nuove ideologie, dovute alla suddetta politica dell’apertura: non si tratta più dei vecchi proprietari terrieri, ma di uomini d’affari senza scrupoli, di ladri e dei corrotti nuovi ricchi, così come non si denuncia più la povertà, bensì lo sfrenato materialismo di quegli anni. Inoltre, gli eroi dei film prendono iniziative, difendono se stessi e non hanno paura di usare la violenza contro i truffatori, nonostante non realizzino mai il sogno di arricchirsi. Infine, la loro lotta morale contro il materialismo e la corruzione li rende grandi sostenitori e difensori dei valori familiari e sociali tradizionali. Il realismo degli anni Novanta continua ad affrontare i problemi dell’Egitto contemporaneo, ossia la povertà, la corruzione, l’integralismo religioso e il divario generazionale, che vengono raccontati attraverso delle commedie 52 commerciali. Uno dei film di maggior successo negli anni Novanta è al-K†t K…t (1991) di D…wid ‘Abd al-Sayyd (Daoud Abdel al Sayed)35. In un quartiere popolare del Cairo, vivono due uomini ciechi, Šay² ðusn† e Šay² ‘Ubayd. Durante il primo appuntamento, il primo tenta di convincere il secondo che sta avendo a che fare con un vedente; mentre passeggiano e visitano i caffès, questi gli descrive in modo impressionante tutto ciò che li circonda e, lo invita a vedere un film, descrivendogli persino cosa accade nel film, raccontandogli, ovviamente, un’altra storia. Ad un certo punto, Šay² ðusn† prende per il braccio una persona estranea, invece dell’amico e fugge via. In un’altra occasione, i due ciechi cadono nel fiume, durante una gara in barca simulata sempre da Šay² ðusn†: il natante è, in realtà, ormeggiata alla riva. La morale di tutti questi aneddoti, che possono essere considerati singolarmente senza danneggiare la narrazione, è che, nonostante l’handicap fisico, il protagonista riesce a vivere pienamente la sua vita, rallegrando gli amici con i racconti fantasiosi e le divertenti imprese. Pur se negli anni Novanta l’Egitto ha subito gravi attacchi dall’integralismo religioso e dal terrorismo, spesso queste tematiche vengono affrontate in maniera impacciata e poco approfondita. Tuttavia, il cineasta dell’epoca non può non imbattersi nella questione dell’integralismo religioso e del rapporto con il potere, così come ha fatto Y™suf Š…h†n in al-Mas†r (Il destino, 1996), dove il regista effettua una personale rivisitazione della parabola esistenziale del filosofo Averroè. al-Alandalus del califfo al-Man¡™r vive una stagione d’oro e Averroè vi amministra la giustizia con equità, ma viene ostacolato da un gruppo di estremisti (islamici) che cercano, in ogni modo, di D…wid ‘Abd al-Sayyid nasce al Cairo nel 1946, dove si diploma all’Istituto del Cinema nel 1967. Comincia la sua carriera con la produzione di cortometraggi finché, nel 1985, scrive e gira il suo primo film, al-Sa‘…lik (I banditi) e nel 1991 realizza al-K†t K…t , premiato in più Festival e presentato alla Biennale del Cinema dei Paesi Arabi di Parigi. Ivi, p. 234. 35 53 intimidirlo. Il potere si allea con il gruppo estremista e trama contro il filosofo, facendolo dichiarare apostata e bruciando tutti i suoi scritti. Il filosofo, però, si oppone alla condanna a morte del gruppo degli integralisti, condanna ordinata dal califfo, perché sostiene che sono solo strumenti nelle mani di altri, manovrati per impossessarsi del potere. 2.1.5 Il problema della censura. Nonostante l’Egitto sia stato la culla della produzione cinematografica, i cineasti si sono dovuti scontrare, sin da subito, con la censura, che ha ridotto la libertà di espressione, attraverso delle restrizioni legali estese a tutto il mondo arabo. A tal proposito, nella maggior parte dei Paesi, i film, prima di venire girati, devono ricevere il permesso da una commissione, e, una volta ottenuto, necessitano di visto, rilasciato dal Ministero dell’Informazione o da un’autorità speciale per la censura che acconsenta il loro utilizzo a fini commerciali36. Le aree taboo da tenere maggiormente sottocontrollo sono la religione, il sesso e la politica. Per quanto riguarda la religione, non è permesso criticare l’Islam, essendo la religione ufficiale nella maggior parte dei Paesi Arabi, così come non è consentito presentare l’ateismo in maniera positiva; inoltre, nonostante molti registi siano di religione cristiana, come Y™suf Š…h†n, D…wid ‘Abd al-Sayyid e Y™sr† Na¡rall…h, su cui ci soffermeremo nel paragrafo successivo, i personaggi cristiani appaiono raramente e recitano sempre in ruoli minori. Il secondo taboo è una conseguenza della moralità culturale arabo-islamica tanto che, in alcuni Paesi, come ad esempio l’Iraq, è proibita anche la rappresentazione della prostituzione; in altri, lo è anche l’esposizione del corpo umano durante un rapporto sessuale o una nascita, tutti elementi che rappresentano una 36 Viola Shafiq, Arab Cinema History and Cultural Identity, cit., pp. 33-34. 54 trasgressione. La censura politica riguarda soprattutto quei film che criticano esplicitamente la leadership governativa. Tuttavia, il mercato europeo offre ai registi degli spazi finanziari e spirituali alternativi, in modo da fornire loro un appoggio per affrontare la pressione della censura locale, così come, soprattutto negli anni Novanta, diversi progetti di giovani produttori ricevono supporto dall’Occidente. Tra questi nuovi autori, Y™sr† Na¡rall…h. 2.2 Y™sr† Na¡rall…h: vita e opere. Y™sr† Na¡rall…h (Yousry Nasrallah) nasce al Cairo nel 1952, dove studia economia e matematica presso la Facoltà di Scienze Politiche. Nel 1972, partecipa attivamente al movimento contro il sistema instaurato da ‘Abd al- N…¡ir e nel 1978 parte per il Libano, dove diventa giornalista e collabora alla realizzazione di un film sui bambini palestinesi. Esordisce nella carriera cinematografica nel 1980, collaborando come assistente alla regia per Š…h†n. Nel 1985 inizia le riprese del suo primo lungometraggio, che porta a termine tre anni dopo, nel 1988, e che verrà presentato alla Mostra del Cinema Mediterraneo di Valencia: Sariq…t sayfiyyah (Furti estivi)37. Nel film vengono rappresentate, attraverso gli occhi di un bambino, le diverse tensioni sociali e private che sorgono all’interno di una famiglia di classe medio–alta, durante le vacanze estive trascorse in una tenuta di loro proprietà. Dopo la riforma agraria di ‘Abd al-N…¡ir, le famiglie benestanti temono che possano venire nazionalizzate anche i loro averi e, nello stesso tempo, la loro posizione tra i contadini è minacciata dalla crescente influenza dei funzionari dello Stato, così come è ambiguo il rapporto del 37 Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna Di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, cit., p. 25. Si consulti anche il sito www.festival-cannes.fr. 55 protagonista con i loro figli. Quando questi, ad esempio, ruba qualcosa allo zio o al fratello e viene accusato del furto il figlio di un contadino, il ragazzo non lo scagiona. Imparerà successivamente la lezione, quando tornerà da un’estenuante ricerca di un amico erroneamente accusato di furto. Sua cugina, che è più consapevole della situazione, invece, sequestra tutti gli apparecchi radio presenti in casa, cosicché i contadini possano sentire il discorso del Presidente sulla riforma agraria. Come sottolinea Viola Shafiq, Sariq…t sayfiyyah è uno dei primi film egiziani in cui non si ritrae l’alta borghesia38. Il regista, infatti, descrive sia le difficoltà del matrimonio fallito dei genitori del ragazzo e sia la stravaganza dei parenti borghesi, confrontando ciò con la solidarietà e la spontaneità dei servi. Inoltre, attraverso le azioni dei protagonisti, come la decisione di una zia di sposare un funzionario nasseriano, mostra quanto la coscienza di classe possa cambiare. Nel film c’è anche qualche cenno autobiografico: l’estate in cui è ambientata la storia, non è un’estate qualunque, ma quella in cui i genitori del protagonista decidono di separarsi, così come hanno fatto quelli di Na¡rall…h; di conseguenza, l’allusione alle condizioni politiche funge da sovrastruttura a questo doloroso ricordo personale39. Nel 1993, il regista realizza Mercedes, un’allegra commedia, in cui egli ironizza sulle tensioni sociali e politiche dell’Egitto. Il protagonista, N™b†, frutto di una relazione segreta tra una donna benestante di nome Wardah e un diplomatico africano, viene allevato secondo il credo cristiano, ignaro di chi sia il suo vero padre. Alla nascita, la madre è sollevata di aver partorito un bambino bianco, anche se i suoi capelli biondo platino lo distingueranno sempre dai compatrioti. Il ragazzo si comporta in modo bizzarro e abbraccia il credo comunista, che lo induce a rifiutare la ricca proprietà della famiglia, compresa una Mercedes Benz, simbolo di appartenenza all’ alta società egiziana e a donarlo al 38 Viola Shafiq, Arab Cinema History and Cultural Identity, cit., p. 192. 39 Ibidem. 56 Partito Comunitario. Quando sparisce il fratello omosessuale ßam…l, N™b†, nella sua spossante ricerca, si imbatte in danzatrici del ventre, fanatici del calcio e fondamentalisti islamici40. Mercedes, il cui titolo ovviamente si riferisce alla macchina rifiutata dal protagonista, dipinge una società in cui ognuno porta un cartello per una diversa causa politica, religiosa e sociale, e tutti i personaggi recitano come se partecipassero ad un ballo in maschera 41. Recentemente, le nuove tecnologie hanno giocato un ruolo importante nello sviluppo della cultura dei film arabi; diversi registi si sono rivolti ai video digitali per le riprese, in modo da creare un nuovo stile estetico, così come ha fatto Na¡rall…h in al-Mad†nah (La città, 1999), in cui egli ha voluto donare agli attori più spazio per l’improvvisazione42. ‘Al†, un giovane uomo di R™ÿ al-Faraº, un quartiere del Cairo, in cui si trova il più grande mercato di frutta e verdura, ha un sogno nel cassetto: vorrebbe diventare attore, cosa impossibile nel microcosmo in cui vive. Quando il mercato ortofrutticolo dove lavora viene trasferito in un altro quartiere ai margini della città, anche la sua vita ha una svolta. Nonostante sia pressato dalla famiglia e dagli amici ad accettare ciò che la vita gli ha destinato e a trasferirsi nel nuovo quartiere, decide di ribellarsi e scappa in Francia, dove, con dei documenti falsi, trova lavoro come pugile in partite truccate. ‘Al† impara così che recitare e mentire non sono la stessa cosa e che Parigi non è poi così diversa dal Cairo. Alla fine, spogliato della sua vera identità, derubato dei documenti falsi, si ritrova da solo in una delle strade di Parigi, indossando degli abiti prestati. Non si ricorda neppure il proprio nome. Lo stesso Na¡rall…h afferma, in un’intervista, che le città sono tutte uguali, allontanano la gente più povera, separandola dal resto della popolazione più facoltosa, spingendola nelle zone più periferiche e degradate. Inoltre, dice che 40 Si consulti il sito: www.walkerart.org. Si consulti il sito: www.nytimes.com. 42 Viola Shafiq, Arab Cinema History and Cultural Identity, cit., pp.226-227. 41 57 ovunque andiamo restiamo sempre gli stessi con un bagaglio pieno di ricordi, gioie e dolori43. Tale scoperta consente ad ‘Al†, quando ritorna al Cairo, di fare delle scelte che riguardano la scoperta di se stesso e ciò che vuole davvero. al-Mad†nah, insieme ad altri film del regista, è un inno alla differenza e alla disobbedienza. Tra i diversi temi trattati nelle sue opere, non manca la denuncia sociale, rivolta soprattutto alla condizione delle donne, che ancora oggi, in un Egitto definito moderno, sono vittime del sistema. Il film E|k† y… Šahraz…d (Racconta, Šahraz…d), girato nel 2009, ne è il massimo esempio. Il titolo si rifà alla famosa Šahraz…d, la protagonista delle Mille e una Notte44, un classico della letteratura orientale. La storia è incentrata sul sultano Šahr†y…r che, tradito da una delle sue mogli, nutre un odio profondo nei confronti del genere femminile ed escogita un’atroce vendetta: ordina al vis†r, il padre di Šahraz…d, di condurgli ogni sera una giovane vergine che, verrà poi uccisa alla fine della notte. La strage dura tre anni, finché Šahraz…d, decide di proporsi come candidata al re, escogitando un piano che le salverà la vita. Ogni notte la fanciulla racconta al sultano una storia, rimandando il finale al giorno successivo e continua così per mille e una notte, finché, quando smette di raccontare, l’ira del sultano si è placata ed egli si è riconciliato con il genere femminile. Così come la Šahraz…d delle Mille e una Notte, mostrandosi una donna intelligente e astuta, è artefice della propria salvezza e di quella di altre donne, allo stesso modo le protagoniste del film di Na¡rall…h sfuggono all’amara sorte di donna sottomessa, raccontando la propria storia, mostrandosi paladine di giustizia di se stesse e di altre vittime del sistema, incitandole a liberarsi dalla rete in cui sono intrappolate per rivendicare i propri diritti. Pascale Ghazaleh, Y™sr† Na¡rall…h: Here, or elsewhere. When everything changes, what remains?, in “al-Ahr…m Weekly”, 5-11 August, n. 441, 1999. 44 Si veda Le Mille e una Notte. Le storie più belle , a cura di Mirella Cassarino e con un 43 saggio di Abdelfattah Kilito, Giulio Einaudi Editore, Torino 2006. 58 2.3 E|k† y… Šahraz…d: la trama. Hibah Y™nis (Hebbah), una giovane donna in carriera, conduttrice di un famoso talk show di argomento politico, viene esortata a cambiare gli argomenti del suo programma dal marito Kar†m, un affermato giornalista, che, al fine di ottenere una promozione per diventare capo-redattore del quotidiano per cui lavora, viene costretto dai superiori a far tacere la donna sulla politica. Inizia, così, un nuovo percorso per Hibah che la porterà ad affrontare delle tematiche sociali, imbattendosi nella storia di alcune donne che, raccontandosi, cercano di mantenersi in vita, così come la Šahraz…d delle Mille e una Notte. Una delle donne è Am…n†, una signora di mezz’età, impiegata in una casa di riposo, che ha preferito la castità, invece di soccombere al ruolo della moglie islamica sottomessa, manovrata dal marito come un inerme burattino, cosa che le è costato il ricovero in una clinica psichiatrica. Racconta di quando era ragazza alla ricerca di un principe azzurro che sembrava non arrivasse mai, torturata com’era dalle continue lamentele della madre, che voleva vederla sistemata, fino a quando conosce A|mad, quello che definisce la “grande disgrazia”. Inizialmente l’uomo le piace, lo considera intrigante e interessante, una conoscenza da approfondire, e accetta, quindi, un invito a cena, in cui egli si dichiara. Tuttavia, la cena non si conclude con un happy-ending, perché, A|mad si rivela il classico maschilista, che pian piano vuole privare Am…n† delle proprie libertà e relegarla tra le pareti domestiche, facendole accudire persino la sua anziana madre. Ovviamente, Am…n† reagisce, non accetta tutte quelle imposizioni e, considerata pazza, perché ribellatasi, scappa dal locale, in cui fa una scenata, per poi venir rinchiusa in un manicomio. L’altra donna è Ÿ…fa’ che si occupa 59 di creazioni di abiti da sposa e appartiene ad una numerosa famiglia islamica tradizionalista. Ha trascorso quindici anni della sua vita in carcere per aver commesso un omicidio passionale. La terza storia è quella di N…hid, (N…hed) una brillante odontoiatra, figlia di una facoltosa famiglia, che viene raggirata dal marito, interessato solo ad estorcerle del denaro. Tutto inizia da una visita di controllo nel suo ambulatorio dentistico. Adham al-Ýurbaw†, un personaggio importante che appare spesso in televisione, viene visitato da N…hid e tra i due nasce subito una bella amicizia; in seguito, l’uomo la invita in campagna con una scusa e le rivela il vero motivo della sua visita all’ambulatorio: vuole sposarla. N…hid, lusingata e imbarazzata, accetta la proposta, ma c’è un problema. Infatti, la villa in cui si devono sposare è ancora in costruzione e quindi, sono costretti a convolare a nozze nella casa paterna della donna, pur continuando a vivere separati. Una sera, dopo essere usciti, Adham convince N…hid a passare la notte insieme, sebbene la ragazza, inizialmente, sia titubante, poiché aveva pattuito di non avere alcun rapporto prima di ufficializzare il matrimonio nella loro casa coniugale, che ancora non era finita. Dopo due mesi, la donna scopre di essere rimasta incinta e, felice, lo comunica ad Adham, il quale, contrariamente a quanto si aspetta la moglie, non la prende affatto bene, ma l’accusa ingiustamente di tradimento, dicendole che il bambino non può essere suo, perché è sterile e non può procreare. Naturalmente, è una menzogna. Infuriata per questa ipocrisia e per le false accuse, affronta Adham, chiedendogli di fare il test del DNA, così da eliminare qualsiasi tipo di dubbio. Ovviamente, l’uomo rifiuta e la donna, gli chiede il divorzio. Adham, non si lascia sfuggire l’occasione e, con la scusa del tradimento, le chiede in cambio un risarcimento in denaro molto alto. Ferita dalla cattiveria, dall’avidità di denaro e dall’ipocrisia dell’uomo, che credeva 60 fosse il più grande regalo che la vita le avesse fatto, N…hid decide di abortire, ammalandosi, poi, di una terribile depressione. Le disavventure di queste donne colpiscono profondamente la conduttrice, Hibah, che ascolta con empatia le loro narrazioni, coinvolgendosi emotivamente, ma soprattutto si rende conto di come anche lei stessa, che, all’apparenza, potrebbe sembrare una donna libera, ricca, con una folgorante carriera e una vita coniugale felice, altro non è una che vittima di un sistema misogino, in cui gli uomini sono considerati al primo posto. Nel finale del film, Hibah, che da conduttrice si rende la protagonista del suo reality, appare seduta su una poltrona e, dopo aver introdotto la puntata, si toglie gli occhiali da sole che le coprono il volto, rendendo, così, visibili i lividi che le ha causato suo marito Kar†m, picchiandola, a causa della delusione di non aver ottenuto la tanto attesa promozione, spinto com’è dal complesso d’inferiorità professionale e dall’invidia per il successo della donna. Come si evince da questa breve sinossi della trama del film, le storie raccontate sono quattro, compresa quella della conduttrice. Tuttavia, come si vedrà nel corso della mia trattazione, non mi sono soffermata sulla storia di Ÿ…fa’non perché questa sia di minore importanza, ma perché, mentre quest’ultima incarna il classico prototipo di donna musulmana velata, tradizionalista, appartenente ad una famiglia numerosa e di basso ceto sociale, Am…n†, N…hid ed Hibah, invece, sembrano essere l’autentico modello della maschera della modernità indossata dall’Egitto. Appartengono a famiglie facoltose, sono colte, laureate, in carriera, non indossano il velo, vestono come le donne occidentali, incarnando così l’immagine della donna emancipata, istruita, realizzata e non quella della donna relegata tra le pareti domestiche e dedita esclusivamente alla cura del marito e dei figli. Nonostante il progresso apparente, anche esse, però, sono vittime di un sistema misogino legato ad un tradizionalismo che ancora considera la 61 donna inferiore all’uomo e la rende succube di una mentalità retrograda e ottusa radicata all’interno di un Paese che, seppur all’apparenza progredito, nasconde tanta corruzione e arretratezza che si rispecchiano nelle menti degli individui. 62 36
CAPITOLO I Viaggio alla scoperta del cinema nel mondo arabo È solo dopo aver raggiunto l’indipendenza che la maggior parte dei Paesi arabi ha iniziato a produrre film per il cinema. Come riporta il critico Viola Shafiq nel libro Arab Cinema: History and Cultural Identity1, il Libano, tra il 1950 e il 1960, ha prodotto 180 film; l’Algeria e l’Iraq, alla fine del 1970, hanno prodotto circa 100 film ciascuno; la Tunisia 130, la Siria 150. L’Egitto, dal canto suo, è stato l’unico a eccedere, con una produzione di circa 2500 film. Questa divergenza riconduce al fatto che, nella Terra Araba, il cinema non ha trovato terreno fertile ovunque. In Arabia Saudita, ad esempio, esso è stato accettato solo negli anni Sessanta - settanta del Novecento, così come, nello Yemen, a causa dei sospetti religiosi, è stato proibito sino al 1962, anno in cui nasce la Repubblica Araba dello Yemen2. Bisogna sottolineare che l’Egitto è stato l’unico Paese arabo capace di sviluppare un’industria filmica nazionale durante il periodo di colonizzazione, perché esso è stato caratterizzato da uno stile di vita multiculturale, ove gli egiziani hanno sempre giocato un ruolo principale, senza essere relativamente disturbati dalle autorità colonizzatrici3. Per comprendere le ragioni per cui il cinema si è affermato in maniera così disomogenea nella al-ummah al-‘arabiyyah, è necessario ripercorrere i diversi avvenimenti storici e politici, soffermarsi sulle passioni e sulle 1 Viola Shafiq, Arab Cinema History and Cultural Identity, The American University in Cairo Press, Cairo 1998, p. 9. 2 Il 26 settembre 1962, dopo la cacciata dell’Im…m Mu|ammad al-Badr, i militari prendono il potere e fondano la Repubblica Araba dello Yemen con ‘Abdall…h al-Sall…l come Presidente. Si veda Farian Sabahi, Storia dello Yemen, Bruno Mondadori, Milano-Torino 2010, pp. 83 e ss. 3 Viola Shafiq, Arab Cinema History and Cultural Identity, cit., pp. 12 e ss. 5 ideologie che hanno caratterizzato i suoi diversi popoli, che in quest’ambito, si è mostrata molto variegata. A tal proposito, sarebbe opportuno intraprendere un viaggio all’interno di ogni singolo Paese, così da offrire un vasto scenario cinematografico, cominciando dalla Siria sino al Maghreb, tralasciando momentaneamente l’Egitto, a cui sarà dedicato il capitolo successivo. 1.1 Il cinema in Siria: gli esordi. A causa dell’indifferenza della classe conservatrice al potere nei confronti del tentativo di un rinnovo culturale e artistico, il cinema siriano nasce solo verso la fine degli anni Sessanta. Nel 1963, L’OGCS (L’Organizzazione generale del cinema siriano) deve assecondare gli interessi di propaganda del partito del Ba‘Å4 costretto dalla censura a proiettare scene del periodo delle lotte contro gli occupanti francesi e i latifondisti. La sconfitta del 19675 ha conseguenze disastrose per il mondo arabo e così inizia a farsi strada l’appoggio internazionale alla causa palestinese, accompagnato da un fiume di condanne per le politiche espansionistiche e aggressive di Israele. In risposta a questa situazione, i media al servizio del sionismo proiettano film che deformano l’immagine della resistenza palestinese, cosa possibile grazie al controllo d’Israele sull’industria cinematografica internazionale e su grosse società di distribuzione come la Twentieth Century Fox. È proprio in “Il Ba‘th (Resurrezione) era nato come Partito della Resurrezione araba a Damasco nel 1947; i delegati erano soprattutto sunniti e cristiani greco-ortodossi appartenenti alla piccola borghesia urbana soprattutto di Damasco e notabili delle campagne, principalmente drusi e alawiti della pianura di Latakia. Dal 1953 aveva assunto il nome di Partito socialista della Resurrezione araba (Hizb al-ba‘th al-arab† al-ishtir…k†.)”. Cfr. Mirella Galletti, Storia della Siria Contemporanea. Popoli, istituzioni, cultura, Bompiani, Milano 2006, p. 62. 5 “Il 5 giugno del 1967 Israele distrusse in primo luogo l’aviazione egiziana, la più potente del mondo arabo, e scatenò una successiva devastante offensiva terrestre in tre direzioni: contro l’Egitto, contro la Siria e contro la Giordania. Alla fine della cosiddetta Guerra dei Sei Giorni, Israele aveva occupato il Sinai, la Striscia di Gaza, la Cisgiordania, Gerusalemme Est e le alture del Golan”. Cfr. Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente (1798 – 2006), il Mulino, Bologna 2007, pp.145 e ss. 4 6 questo contesto che il cinema siriano acquista dei meriti nel trattare la causa palestinese, che non aveva ricevuto il giusto merito, poiché vittima dell’ipocrisia politica. Una delle opere basilari del cinema arabo sulla causa palestinese, così come scrive Aldo Nicosia nel libro Il cinema arabo6 è al- Ma²d™‘™na (Gli ingannati, 1972) del regista egiziano Tawf†q Ÿ…li| (Tawfiq Saleh)7, la cui trama si rifà al romanzo Riº…l f† al-šams (Uomini sotto il sole) di Ýass…n Kanaf…n†8, in cui tre palestinesi che si trovano a Bassora, in Iraq, nel tentativo di raggiungere il Kuwait, considerato negli anni Sessanta dai diseredati come l’America per gli italiani, nascosti nella cisterna di un camion, affrontano una tragica fine. I tre protagonisti, che muoiono arroventati dal sole nelle lamiere della cisterna, rappresentano tre generazioni diverse: Ab™ Qays, il più anziano, vuole fuggire dalla miseria per permettere ai figli, rimasti con la moglie in Palestina, di ricevere una buona istruzione; il secondo, As‘ad, è un giovane colto e militante politico che, per racimolare soldi per il viaggio, ha ceduto ai ricatti del suocero e pensa solo a diventare ricco. Il terzo, infine, è Marw…n, che è costretto a rinunciare ai propri studi per mantenere la madre e i fratelli dopo il tradimento del padre che ha sposato una donna zoppa ma ricca. L’autista del camion è il cinico Ab™ ³ayzur…n, un ex combattente che, a causa di una ferita in guerra, dovuta allo scoppio di una mina, ha perso la virilità. Tuttavia, pur se i temi del romanzo, ossia la perdita della propria Terra (la Aldo Nicosia, Il cinema arabo, Carocci, Roma 2007, p. 55. Tawfiq Ÿ…li| è un illustre cineasta egiziano, nato ad Alessandria nel 1926. Ha studiato in Francia, dove ha diretto una serie di cortometraggi, prima di poter realizzare il suo primo lungometraggio, Darb al-muh…b†l (La strada dei sempliciotti) nel 1955. Ha diretto per lo più adattamenti di opere letterarie, e la maggior parte dei suoi film sono stati prodotti in Siria, Iraq e in Egitto dal Settore Pubblico. Si consulti il sito https://www.cinemasy.com. 8 Ýass…n Kanaf…n† nasce nel 1936 ad ‘Akk… e muore a Beirut in un attentato nel 1972. È considerato il più insigne rappresentante tra gli autori palestinesi della diaspora che, dall’esilio, continuano a battersi per il proprio paese, anche a costo della propria vita. Cfr. Isabella Camera d’Afflitto, Letteratura araba contemporanea. Dalla na|dah a oggi, Carocci, Roma 2007, pp. 243 e ss., Ead., Cento anni di cultura palestinese, Carocci, Roma 2007, pp. 85 e ss. 6 7 7 Palestina) e, di conseguenza, della propria identità, si ritrovano anche nel film, nel finale c’è qualcosa di diverso. Nell’originale letterario, all’ultimo posto di frontiera, ormai quasi a due passi dalla salvezza, i protagonisti muoiono tra le lamiere arroventate dal sole e, il camionista rivolge loro questa domanda: “Perché non avete bussato alle pareti della cisterna? Perché? Perché?”; nel film, invece, i palestinesi bussano forte alla cisterna, ma nessuno li sente. Il finale del film rappresenta un’immagine toccante per chi non vuole sentire, sottolineando la scarsa considerazione e l’indifferenza nei confronti della questione palestinese da parte dei regimi politici e degli arabi, così come anche la rassegnazione dello stesso popolo palestinese a soccombere al proprio destino, nella consapevolezza che nessuno lo salverà da una tragica sorte. 1.1.1 Le moderne tecniche degli anni Ottanta. Gli anni Ottanta aprono un nuovo scenario per la cinematografia. S’iniziano a sperimentare formule narrative diverse da quelle tradizionali, come il flusso di coscienza e il flashback, che si accompagnano a una prospettiva soggettiva e non onnisciente, così come si preferiscono le parlate locali all’arabo classico. Queste innovazioni tecniche sono dovute al fatto che i cineasti di questi anni, che sono nati al tempo della nakbah9 e hanno maturato una coscienza politica con la naksah10, sono consapevoli che le ripetute sconfitte subite dagli arabi non vanno attribuite solo al sistema politico internazionale, ma anche alla classe sociale dominante. Tra i diversi film prodotti secondo questa nuova visione del mondo, troviamo A|l…m al“Il termine nakbah, che alla lettera significa catastrofe, disgrazia, sventura, indica per gli arabi la perdita della Palestina nel 1948 ed è usato oggi, in questo senso, anche nella pubblicistica e nella letteratura scientifica occidentale.” Cfr. Isabella Camera d’Afflitto, Cento anni di cultura palestinese, cit., p. 67. 10 “In arabo significa ricaduta, nel senso di essere colpiti di nuovo dalla stessa malattia, ricadendo così nella catastrofe del 1948: si riferisce a quell’evento che, in Occidente è conosciuto come la guerra dei sei giorni”. Ivi, p. 95. 9 8 mad†nah (I sogni della città, 1983) di Mu|ammad Mala¡ (Mohamed Malas)11. La trama ruota intorno all’infanzia di un bambino di nome þib in Siria, dal 1953 al 1958, anno dell’unione effimera con l’Egitto12. Dopo la morte del padre, þib, la madre e il fratellino ‘Umar si trasferiscono da Quneitra a Damasco per stabilirsi dal nonno, persona egoista e violenta. þib è costretto a lasciare la scuola, a rinunciare a tutti i suoi sogni per andare a lavorare, assumendosi, così, il peso della responsabilità della famiglia; la madre, dal canto suo, in preda alla disperazione, cerca protezione sposando un uomo che la disprezzerà e la umilierà. Il film s’inserisce a pieno titolo nella corrente del neorealismo siriano degli anni Ottanta, grazie ad alcune scelte espressive del regista, come ad esempio, la sua macchina da presa che scende in strada per filmare i quartieri più poveri e degradati della città di Damasco, mettendo, dunque, in evidenza, la vita di coloro che, come il protagonista, vivono relegati ai margini della società. Inoltre, gli eventi più cruenti e drammatici del film sono narrati solo attraverso voci e suoni. Altri film che meritano di essere ricordati sono NuÞ™m al-nah…r (Stelle di giorno, 1988) di Us…mah Mu|ammad (Oussama Mohamed)13 e ð…d†Å al-ni¡f mitr Mu|ammad Mala¡ è un famoso romanziere e cineasta siriano, nato a Damasco nel 1945. Si è diplomato nel 1974 presso l’Istituto per il Cinema di Mosca. Durante gli studi, nel 1972, ha diretto A|l…m al-mad†nah (I sogni della città), un cortometraggio che costituisce il nucleo dei suoi film successivi, le cui tematiche ruotano intorno alla memoria, al sogno e alla città. Ha scritto anche un romanzo dal titolo I‘l…n…t ‘an al-mad†nah k…nat ta‘†š qabl al|arb (Annunci di una città che ha vissuto prima della guerra,1990) e il diario del film: alMan…m (Il Sogno, 1986). Il suo film A|l…m al-mad†nah del 1983 ha ottenuto numerosi riconoscimenti dai Festival sia arabi sia internazionali. Si consulti il seguente sito: https://www.cinemasy.com. 12 “L’1 febbraio 1958 fu annunciata ufficialmente l’unione tra Siria e Egitto che prese il nome di Repubblica araba unita (RAU) presieduta da Nasser . I due parlamenti approvarono la nuova Costituzione (5 febbraio 1958), la Siria divenne come l’Egitto una regione amministrativa del nuovo stato.” Cfr. Mirella Galletti, Storia della Siria contemporanea, cit., p. 61. 13 Us…mah Mu|ammad è uno sceneggiatore e regista siriano, nato a Latakia nel 1954. Ha studiato presso l’Istituto per il Cinema di Mosca, laureandosi nel 1979. Prima di girare il suo film NuÞ™m al-nah…r , che ha vinto il primo premio ai Festival di Rabat e Valencia, ha collaborato con Mu|ammad Mala¡ per il film A|l…m al-mad†nah. Per ulteriori informazioni, si consulti il seguente sito: www.cinemasy.com. 11 9 (L’incidente di mezzo metro, 1980) di Sam†r åikr† (Samir Dikry)14. Il primo narra la storia di ðal†l, un giovane ragazzo, figlio di contadini, che per ricomporre il patrimonio di famiglia, vorrebbe dare in sposa sua sorella Ÿana‘a a suo cugino Ma‘r™f, che è tornato da poco dalla Germania, e suo fratello sordo alla sorella dello stesso Ma‘r™f. Tuttavia, il fratello scappa a Damasco per evitare il matrimonio, mentre Ÿana‘a, il giorno delle nozze, fugge via dal villaggio in cui vive per andare in città, spinta dalla voglia di cercare la libertà. L’altro film parla di un umile impiegato di nome Ÿub|i che lavora in un ufficio dell’amministrazione pubblica vivendo in una condizione di arretratezza e chiusura mentale, fino a quando incontra N…d†. Grazie a lei e al suo gruppo di amici, comincia ad interessarsi alle questioni nazionali e alla politica, sebbene la loro storia d’amore non abbia vita lunga; infatti, quando scopre chela giovane è rimasta incinta, Ÿub|†, da persona inetta, non è capace di affrontare la famiglia e la società in cui vive, rompe la relazione e ricade nella sua condizione iniziale. L’intreccio delle rispettive storie si rispecchia proprio nella naksah, ossia nel retroscena sociopolitico della guerra arabo-israeliana del 1967; la storia personale dei protagonisti si interseca con quella nazionale che, seppur attraverso espedienti simbolici, quali metafore e allegorie, viene criticata per la classe militare presente in quel tempo, che ha portato il Paese sull’orlo del fallimento e della decadenza. Sam†r åikr† è cineasta, sceneggiatore e regista. È nato a Beirut nel 1945, ma è cresciuto ad Aleppo. Ha completato gli studi cinematografici presso L’Istituto Superiore per il Cinema di Mosca. Nello stesso periodo, ha realizzato diversi cortometraggi. Durante la Guerra del 1973 contro Israele, adempiendo al servizio militare, ha realizzato diversi documentari sul conflitto. Nel 1981, ha scritto e diretto il suo primo lungometraggio ð…diÅ al-ni¡f mitr (L’incidente di mezzo metro), tratto dal romanzo dell’egiziano Ÿabr† M™sà, che ha preso parte ai Festival di Venezia, Berlino, Londra, Montpellier, Cartagine e Valencia, dove ha vinto il Premio di bronzo. Successivamente, ha scritto e diretto altri film, tra cui, ricordiamo ‘Al…q…t ‘…mmah (Pubbliche relazioni) del 2003, che, nel 2004, ha vinto il Premio di Bronzo al Festival di Damasco. Ibidem. 14 10 1.1.2 L’evoluzione cinematografica dagli anni Novanta ad oggi. Gli anni Novanta vengono considerati gli anni della disillusione e del tramonto delle ideologie, allorché si acquista consapevolezza della realtà effettiva e si accetta il proprio stato. Tra i vari film prodotti in Siria in quest’epoca, ricordiamo uno dei più celebri: al-Laylah (La Notte, 1992), sempre di Mala¡. La storia è ambientata a Quneitra, luogo perduto della memoria personale del regista. Il protagonista nel 1948 passa per questa città diretto in Palestina, ma, affascinato dal luogo, decide di mettervi radici. In seguito, va a combattere e, vinto, torna a Quneitra ove, per mano dei suoi connazionali, finisce in carcere e muore per la liberazione della terra. Attraverso le vicissitudini del protagonista, si muove una critica al governo degli arrivisti che si sono impossessati della Siria per scopi personali, punendo tutti quelli che si opponevano alle loro politiche, con la scusa di dover creare un popolo compatto contro il nemico sionista. I film di questo scorcio di millennio sono caratterizzati da un profondo simbolismo, dovuto alle restrizioni imposte dalla censura di Stato, conosciute come la classica triade: politica, religione e sesso. Simbolismo che, spesso, si pone come un insormontabile ostacolo per la comprensione da parte del già scarso pubblico. La novità di questi anni è l’ingresso della prima regista donna Wa|ah al-Rah†b (Waha al-Raheb)15, autrice di Ru’à ðulmiyyah (Visioni W…|ah al-R…hib è regista, attrice, sceneggiatrice e pittrice. Si è laureata all’Accademia delle Belle Arti. Successivamente, dal 1988 al 1989, ha preso un Diploma post-laurea in ambito cinematografico a Parigi, discutendo la tesi dal titolo Ÿ™rah al-mar’ah f† al-s†nim… al-s™riyyah-mun÷ n™š™ al-qi¥…‘ al-‘…mm min 1963 ilà 1984 (L’immagine della donna nel cinema siriano dopo l’istituzione del settore pubblico: 1963-1984). Ha ottenuto, così, la licenza per il suo primo film Ýurfah ²adamah (Una camera per la servitù, 1984), che ha scritto e diretto. È stata la vincitrice del Premio d’argento per il suo breve lungometraggio Manfà ’²tiy…r† (Un esilio scelto), presentato al Film Festival di Tunisia nel 1987. Successivamente, ha vinto il premio di Bronzo e il Premio per la Donna grazie al suo documentario ßadd…tn… (Le nostre nonne), presentato al Festival di Damasco nel 1991. Il suo primo lungometraggio Ru’à ðulmiyyah (Visioni onoriche) è stato prodotto dall’OGCS nel 2002. Ibidem. 15 11 onoriche, 2003), la cui protagonista è ßam†lah, una ragazza tormentata dalla presenza del padre e che riesce a sopravvivere solo grazie ai propri sogni. 1.2 Riflettori puntati sul Medio Oriente: Palestina, Libano, Iraq e Paesi del Golfo. 1.2.1 Palestina. Per quanto riguarda il cinema in Palestina, occorre, anzitutto, fare una premessa sulla differenza tra cinema palestinese e cinema sulla Palestina. Il primo, poiché proietta questioni di politica interna, è più ostacolato; infatti, il cineasta palestinese, esiliato nei Paesi arabi limitrofi, non viene supportato finanziariamente e, di conseguenza, si limita a filmare solo le tragiche condizioni di vita nei campi profughi, cosa dovuta anche al divieto di girare liberamente in Israele e nei Territori Occupati. Al contrario, il cinema straniero sulla Palestina, invece, gode di notevoli agevolazioni e sostegni, risultando artisticamente più raffinato ed elegante, poiché i cineasti europei possono girare e filmare più liberamente queste zone16. Riprendendo ciò che scrive Isabella Camera d’Afflitto nel libro Cento anni di cultura palestinese17, il cinema sviluppatosi negli anni Settanta è un cinema militante, tanto da sembrare che i cineasti imbraccino le telecamere come se fossero fucili. I film prodotti in questi anni sono perlopiù corto- e mediometraggi, accomunati da un unico filone: rappresentare al mondo intero la violenza e la crudeltà degli israeliani, e la sofferenza del popolo palestinese umiliato e sradicato dalla proprie origini. Negli anni Ottanta, si assiste ad un cambiamento con il lungometraggio di Michel Khleifi18 (Khulayf†) al16 Aldo Nicosia, Il cinema arabo, cit., pp. 67-68. Isabella Camera d’Afflitto, Cento anni di cultura palestinese, cit., p. 190. 18 “Michel Khleifi è nato a Nazareth nel 1950. Si è diplomato nel 1977 presso l’INSAS di Bruxelles per seguire la sezione di regia teatrale e radiotelevisiva. Successivamente, ha lavorato per la televisione belga, la RTFB, per cui ha realizzato numerosi reportage. 17 12 å…kirah al-²a¡†bah (La memoria fertile, 1980) in cui si denuncia la condizione della donna. I protagonisti sono due donne appartenenti a classi sociali diverse: una è la famosa scrittrice Sa|ar ³al†fah19 di Nablus, l’altra è Fara| ðat™m, una vedova di un villaggio della Galilea. La prima incarna l’ideale di donna emancipata, divorziata e realizzata professionalmente. Lavora come insegnante e vive da sola con la figlia. La seconda, invece, è il prototipo di donna tradizionalista che, dopo la morte del marito, è costretta a lavorare per allevare i suoi figli. Il film proietta l’amara realtà palestinese in cui le donne non solo devono subire quotidianamente i soprusi dell’occupazione sionista, ma sono vittime della società patriarcale. Un altro film dello stesso regista è ‘Urs al-ßal†l (Nozze in Galilea, 1987) in cui si celebra un matrimonio in un villaggio durante il coprifuoco. Il padre dello sposo, che è il sindaco del villaggio, per celebrare le nozze del figlio è costretto dal governatore israeliano ad invitare soldati israeliani alla cerimonia come ospiti d’onore. La prima notte di nozze viene scoperta l’impotenza di ‘Aÿil, ma la famiglia riesce ad evitare lo scandalo. L’intreccio della storia presenta un’acre critica al concetto di virilità maschile, legato a quello della verginità femminile, temi che fanno da parallelo alla situazione politica, ricollegandosi sempre al tema dell’arretratezza dei costumi patriarcali e tradizionali. Con lo scoppio dell’intif…ÿah nel 198720, si assiste al risveglio di una realtà araba per troppo Esordisce in un suo lungometraggio al-å…kirah al-²a¡†bah (La memoria fertile, 1980), ma l’opera che si impone all’attenzione della critica e che colpisce il pubblico internazionale è ‘Urs al-ßal†l (Nozze in Galilea, 1987), che vince il Premio FIPRESCI al Festival di Cannes nel 1988. Grazie a questo film Khleifi è diventato uno dei registi arabi più conosciuto in Occidente. Da: www.morasha.it/cinema/interventi/registipalestinesi.html. 19 “Sa|ar ³al†fah è una delle maggiori rappresentanti della Cisgiordania, nata a Nablus nel 1941 ed è inoltre la scrittrice palestinese più nota in Europa dove molti suoi libri sono stati tradotti e apprezzati dalla critica. È conosciuta anche in Italia e nel 1996 ha ricevuto a Roma il premio Alberto Moravia.” Cfr. Isabella Camera d’Afflitto, Cento anni di cultura palestinese, cit., p. 190 e ss. 20 “Con il termine al-intif…ÿah, che alla lettera significa “scuotersi”, viene indicata l’insurrezione popolare dei palestinesi, esplosa il 9dicembre 1987 a Gaza, nota anche come 13 tempo immobilizzata, soppiantando molti pregiudizi occidentali sul mondo arabo e facendo emergere il volto umano e civile della causa, fino ad allora sconosciuto. Lo stesso Khleifi nel 1990 dedica all’intif…ÿah un semidocumentario Naš†d al-|aÞar (Il cantico delle pietre), in cui racconta dell’incontro tra un uomo e una donna che, dopo un lungo periodo di distacco, rivivono le proprie esperienze affettive. Ella si sente oppressa dalla società palestinese, mentre egli reduce da una serie di sconfitte, ha visto i propri sogni infrangersi. La lotta dei giovani è duplice, da un lato, si trovano a fare i conti con la rivolta popolare, mentre, dall’altro, lottano contro la mentalità arretrata e chiusa di alcuni arabi. Come si può notare dalle trame dei film finora analizzati, emerge il filone che li accomuna, ossia la ricerca dell’identità palestinese, attraverso la tecnica del regista di spostare la narrazione dalla questione politica e sociale a quello della vita quotidiana e dei rapporti umani. Tra i cineasti palestinesi, un grande merito spetta anche a Elia (‡liy…) Sulaym…n21 che, dopo gli accordi di Oslo22, nel suo lungometraggio Yawimiyy…t i²tif…’ (Cronache di una sparizione, 1996), di cui è sia protagonista e sia regista, Sulaym…n parte da Nazareth, sua città natale, diretto a Gerusalemme, alla ricerca di una vita migliore. La Città Santa è, tuttavia, sotto il controllo dell’esercito israeliano. In seguito, si la “rivolta delle pietre” o all’intif…ÿah al-kubrà (“la grande intifada”), che per la prima volta portò alla ribalta europea il dramma dell’occupazione israeliana a Gaza e nella Cisgiordania”. Ivi, p. 147. 21 ‡liy… Sulaym…n è un cineasta palestinese nato a Nazareth nel 1960. Vive a New York da diversi anni. Nel 1991 ha partecipato all’opera collettiva ðarb al-³al†Þ wa ba‘d (La Guerra del Golfo e... dopo) con un episodio dal titolo Takr†m bi ‘l-q…til (Omaggio ad un assassino), una sorta di riflessione sulla vita del regista. Da: www.morasha.it/cinema/interventi/registi palestinesi. 22 al-Intif…ÿah al-kubrà (La Grande Intifada) porta alla stipulazione degli accordi di Oslo tra palestinesi e israeliani nel 1993. Dopo una serie di colloqui, Israele riconosce che la questione palestinese non può essere risolta senza concessioni territoriali e per questo viene riconosciuto una sorta di governo autonomo, rappresentato dall’Autorità nazionale palestinese (ANP), istituita nel 1994, pur se ciò non sia servito a placare gli animi di chi non ha mai accettato una patria frammentata e tanto poco indipendente. Isabella Camera d’Afflitto, Cento anni di cultura palestinese, cit., p. 147; Cfr. Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente (1798-2006), cit., pp. 181-183. 14 dirige verso Gerico che, dopo gli accordi di Oslo, è stata dichiarata autonoma, ma, in preda al senso di vuoto che circonda la sua esistenza in questa terra, fa ritorno a Nazareth, sua unica patria, dove trova rifugio presso la propria famiglia. Inseguito allo scoppio della seconda Intifada nel 2001, continua la ricerca dell’identità nazionale dei cineasti palestinesi e, a tal proposito, ricordiamo un altro lungometraggio di Sulaym…n, Y…d ilah†yyah (Intervento divino, 2002), che è stato altamente apprezzato e ha ricevuto il Premio della giuria a Cannes nello stesso anno.23 Due innamorati palestinesi trovano un po’ di intimità solo in un parcheggio antistante il checkpoint. Per sfuggire all’oppressione dell’occupazione israeliana, i due saranno protagonisti di atti erotici sovrannaturali, il cui obiettivo è ribadire che le forze della resistenza trionferanno. Tuttavia, il film che ha fatto più discutere e che è riuscito a superare le barriere mediorientali, giungendo anche negli Stati Uniti e in Europa, è stato: al-ßannah al-…n (Paradise Now, 2005), del regista palestinese H…n† Ab™ As‘ad (Hany Abu-Assad)24. L’opera affronta il drammatico tema dei giovani diseredati, quali i due amici protagonisti che, essendo facili bersagli di crudeli organizzazioni pseudoreligiose, sono pronti a commettere atti terroristici suicidi. Nel finale uno dei due si rende conto che la strada del suicidio non porta a niente e cerca di persuadere l’amico, ma è troppo tardi: quest’ultimo è già salito su un autobus, pronto a farsi saltare in aria. Pur se il film è stato accusato di voler umanizzare le azioni come quelle dei Kamikaze, l’obiettivo del regista è stato quello di raccontare il dramma di due esseri umani, senza parteggiare per loro o giustificare la violenza, sia politicamente sia moralmente. Aldo Nicosia, Il cinema arabo, cit., p. 71. H…n† Ab™ As‘ad è un regista palestino–olandese. È nato a Nazareth nel 1961 ed è emigrato in Olanda nel 1980. Dopo aver studiato ad Harlem aerodinamica, ha lavorato nei Paesi Bassi per diversi anni come ingegnere (di aeroplani). È entrato a far parte del mondo cinematografico come produttore solo nel 1990. Il suo film Paradise Now del 2005 ha vinto l’Oscar come miglior film in lingua straniera nel 2006. Da: https://www.cinemasy.com 23 24 15 1.2.2 Libano: dal cinema del disimpegno al dopoguerra. Sono tre le fasi che hanno caratterizzato l’evoluzione della cinematografia in Libano. All’inizio degli anni ′50, quando in Egitto sale al potere ßam…l ‘Abd al-N…¡ir25e il settore cinematografico viene statalizzato, diversi produttori sono costretti a trasferirsi in Libano sino al 1970, quando, alla morte del Presidente, tutti i cineasti egiziani esiliati fanno ritorno in patria e il cinema libanese subisce un profondo arresto. La produzione cinematografica di quegli anni è caratterizzata da musical, melodramma e genere d’avventura araba beduina con dialoghi in dialetto egiziano. Questi lavori hanno quale protagonista la star della canzone araba Fayr™z. Con lo scoppio della Guerra Civile nel 1975 26, il cinema del cosiddetto “disimpegno” viene sostituito dal cinema esteticamente d’avanguardia che affronta i classici tabù della politica e della religione. Tra i film prodotti in questi anni sanguinosi, si ricordi Bayr™t, y… Bayr™t (Beirut, o Beirut , 1975) di M…r™n BaÐd…d† (Marun Baghdadi) 27. I protagonisti sono due ragazzi in opposizione: Emil, un giovane cristiano di famiglia borghese che vive isolato dalla realtà, immerso nel suoi libri, e Kam…l, musulmano, di modeste origini. Il secondo incarna l’ideale dell’intellettuale che si ribella al sistema ßam…l ‘Abd al-N…¡ir fu un valoroso militare e un’abile guida degli Ufficiali Liberi. Venne eletto Presidente nel 1956, inaugurando una vera dittatura sino al 1970. Diede avvio al processo di modernizzazione e d’industrializzazione dell’Egitto; condusse una linea politica , seguendo due ideologie: il (pan) arabismo, assumendo la responsabilità politica di tutto il mondo arabo in via di trasformazione e il socialismo che si caratterizzò come un sistema politico molto nazionalizzato, monopartitico e militarizzato. Cfr. Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente (1798-2006), pp.125-129. 26 Nel 1975, in Libano, a causa delle profonde rivalità interne tra la comunità sciita e quella cristiana maronita, scoppia una guerra civile che si conclude solo nel 1989. Gli sciiti, più poveri, ma in continua crescita, rivendicano più diritti e maggiori opportunità e appoggiano, come gli altri musulmani, i guerrieri palestinesi per attaccare Israele. I cristiani maroniti, invece, dal canto loro, sono ostili ai guerrieri palestinesi e propensi ad un’intesa con Israele. Ivi, pp.190 e ss. 27 M…r™n BaÐd…d† è nato a Beirut nel 1950 ed è morto nel 1993. È il regista libanese più conosciuto della sua generazione. Ha lavorato con diversi registi americani, tra cui Francis Ford Coppola e ha prodotto numerosi film in francese che hanno riscosso molto successo in Francia. La peculiarità dei suoi film è la vivida rappresentazione della guerra civile in Libano. Si consulti il sito: www.cinemasy.com. 25 16 feudale esistente e si batte per un modello di giustizia, democrazia e libertà. In Bayr™t al-liq…’ (Incontro a Beirut,1982), di Bur|…n ‘Alawiyyah (Alaouie Borhane)28, che è ambientato negli anni della guerra, nasce una storia d’amore impossibile tra ðaydar, un adolescente sciita del Sud del Libano, e Zinah, una giovane cristiana di Beirut. Tra i due, il desiderio di raccontarsi e conoscersi è forte, ma non sufficiente per abolire le barriere e i tabù. Un particolare importante è la registrazione in una cassetta di un messaggio d’addio del giovane per la fidanzata, che verrà poi, nel finale, buttato via, invece di essere consegnato. Il fatto che l’incontro diretto tra due individui sia sostituito da telefonate o da un racconto inciso su nastro, è una costante di tanti film di questo regista. Egli usufruisce di queste tecniche per trasformare la narrazione in una sorta di monologo interiore. Su questa linea si mantiene anche la regista Jocelyne Ÿa‘ab (Saab Jocelyne)29 che, nel suo film Ýazl al-ban…t (Una vita sospesa, 1986) racconta un’altra storia d’amore tra una ragazza del Sud del Libano e un pittore, allo scopo di promuovere l’ideale di tolleranza e rispetto dell’altro. Agli inizi degli anni ‘90, dopo gli accordi di T…’if 30 , i cineasti raccontano, attraverso i film, l’orrore vissuto e i rischi di un’apparente pacificazione. Un esempio di Burh…n ‘Alawiyyah è nato nel 1941 nel Sud del Libano, ha studiato a Bruxelles e si è laureato nel 1973. Il suo primo film è stato Kafr Q…sim (1974), dal nome del protagonista,che, adesso, è considerato uno dei migliori film arabi. Ha prodotto recentemente lunghi documentari. Ibidem. 29 Jocelyne Sa‘ab è una regista franco-libanese. Ha iniziato la sua carriera conducendo un programma di musica pop sulla radio nazionale libanese e in seguito è diventata una speaker di telegiornale. Dopo la guerra civile in Libano, nel 1975, ha realizzato un film documentario Lubn…n f† al-dawalah (Il Libano nel tormento). I suoi film indipendenti hanno ricevuto numerosi premi. Si veda il sito: https://www.cairomedliteraryfestival.org. 30 In Arabia Saudita, a T…’if, si tenne un vertice tra le varie componenti politiche libanesi, che mise la parola fine al conflitto e fece raggiungere un accordo di compromesso. Pur se la percentuale musulmana superava quella cristiana, persisteva l’assetto costituzionale, secondo il quale, solo un cristiano poteva essere nominato Presidente della Repubblica. Tuttavia, i suoi poteri vennero notevolmente diminuiti e si cercò di stabile un equilibrio tra la fazione sciita e quella sunnita dei musulmani, Cfr. Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente, cit., pp. 191 e ss. 28 17 massima rappresentazione è il film di Sam†r ðabš† (Samir Habshi)31 al-I‘¡…r (Il turbine, 1997) che narra di un giovane che, al suo rientro in Libano, dopo aver visto in televisione lo scoppio di un’autobomba, in preda all’odio, abbatte il miliziano assassino del suo migliore amico. Il film è stato amputato di due sequenze significative: una riguarda l’apparizione di un Cristo nella chiesa di un villaggio pieno di cadaveri; l’altra è la scena finale, in cui si vede il protagonista che spara tutti i colpi in canna verso il cielo. Un’altra opera meritoria che illustra le difficoltà, soprattutto sotto la sfera psicologica, di vivere in mezzo alla guerra o nel dopoguerra è Y…, awl…d (West Beyrut, 1998) di Ziy…d Daw†r† (Ziyad Daouiri)32. Si tratta di una pellicola autobiografica in cui il regista, attraverso il suo alter ego, racconta la propria esperienza in guerra senza accusare nessuno. La storia gira intorno ai protagonisti ¦ar†q e ‘Umar che non possono più andare a scuola, giacché la capitale è stata divisa in due, e il loro liceo si trova nella parte opposta, quella Est, occupata dalle milizie cristiane. I due giovani approfittano della situazione per vagabondare per la città, in compagnia della loro amica cristiana Mary. La guerra rappresenterà per loro un motivo di crescita e di scoperta della realtà della loro martoriata città. Inoltre, messaggio implicito del film è trasmettere come, di fronte al degrado delle relazioni umane e alla distruzione di un Paese, l’unico legame che resiste è quello dell’amicizia. Sam†r ðabš† è un regista libanese. Si trasferisce a Mosca per studiare cinema al VGIK. Realizza un cortometraggio in Libano nel 1988, al-‘Asar (L’ossessione). Esordisce nel lungometraggio nel 1992 con al-I’¡…r (Il turbine), presentato al Festival dei Tre Continenti di Nantes nella Sezione Informativa. Cfr. Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, Saggi Marsilio Editore, Venezia 1993, p. 274. 32 Ziy…d Daw†r† è una cineasta, direttore di fotografia e scrittrice nata a Beirut nel 1963. È conosciuta per il suo pluripremiato film West Beyrut, 1998 e per la collaborazione con Quentin Tarantino, come assistente dell’operatore della telecamera per alcuni film. Da: www.cinemasy.com 31 18 1.2.3 Il cinema iracheno e nei Pesi del Golfo. I primi film prodotti in Iraq sono di stampo patriottico e nazionalistico, molto semplici nella forma e nel contenuto, e celebrano le varie rivoluzioni che portano sino all’ascesa di Ÿadd…m ðusayn 33. Il primo successo è Sa‘†d Affand† (Signor Sa‘id, 1958) di Kam†r…n ðusn† (Kamiran Hosny) 34, la cui proiezione coincide con la nascita della Repubblica irachena35. La trama racconta delle relazioni sociali tra un insegnante e gli abitanti di un quartiere popolare di Baghdad, allegoria del rapporto tra il dittatore e il popolo. Dopo l’ascesa di Ÿadd…m, vengono prodotti film che mirano alla glorificazione del suo regime come, ad esempio, al-Ayy…m al-taw†lah (I giorni lunghi, 1980), dell’egiziano ¦awf†q S…li| che racconta la storia del ra’is dettata da lui stesso. I cineasti di questo periodo sono costretti ad aderire alle costrizioni del regime riguardo alla produzione cinematografica, altrimenti intraprendono la strada dell’esilio e, cominciano a produrre all’estero, un cinema della diaspora, documentario e di fiction. Narrano agli spettatori del totalitarismo del regime di Ÿadd…m, delle sue prigioni e delle torture a cui veniva sottoposto il popolo. Sadd…m ðusayn, politico iracheno, leader assoluto dell’Iraq, è stato al potere dal 1979 al 2006, anno della sua impiccagione. Dopo che si impadronì delle leve del comando, inaugurò una politica intransigente verso gli oppositori interni, verso i curdi e verso gli sciiti, dando vita ad un governo autocratico e personalistico. Il suo fu un regime militarizzato e improntato sul culto della personalità. Cfr. Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente, cit., pp. 136-137. 34 Kam†r…n ðusn† si è diplomato negli Stati Uniti. Ha fondato, insieme all’avvocato ‘Abdu al-Kar†m Had†, una piccola casa di produzione cinematografica la Itti|…d al- Fan…n†n, che produce film da lui diretti. Dopo il suo primo film Sa‘†d Affand† (Il signor Said), che convince per il suo stile neorealista, realizza due film che non ottengono un successo di pubblico e che inducono il regista ad abbandonare la carriera di “metteur en scène” Cfr. Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, cit., p. 269. 35 Il 14 luglio 1958 venne rovesciata la monarchia hashimita dopo un colpo di Stato guidato dal generale ‘Abd al-Kar†m Q…sim che istituì la Repubblica. Si veda Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente, cit., pp. 132 e ss. 33 19 Diamo un’occhiata ora al cinema nel Golfo Persico e notiamo come, in queste zone, il cinema è presente in maniera limitata, se non del tutto assente, come in Arabia Saudita, in cui vengono importati film dall’Egitto in VHS o DVD, destinati alla fruizione domestica privata. Le uniche pellicole di successo panarabo sono quelle prodotte dal kuwaitiano ³…lid al-Ÿiddiq (Khalid al-Siddiq)36, come Bas y… ba|r (Mare crudele, 1972), ambientato negli anni ’30, in cui si narra la storia d’amore impossibile tra un giovane pescatore di perle del Golfo e la figlia di un ricco mercante. Elemento dominante di tutto il film sono le frustrazioni sociali e le varie insidie che il ragazzo deve affrontare. 1.3 Uno sguardo alla cinematografia nel Maghreb. Il Maghreb è stato per diversi anni dominato dall’occupazione francese, vivendo in una condizione subalterna e di sottomissione che ha negato al popolo autoctono di affermare un’autentica identità, così come di promuovere i propri usi e costumi. A tal proposito, il forte desiderio di un cambiamento che portasse l’arabo in primo piano è stato di supporto alla nascita del cinema, considerato come l’unico mezzo che potesse realizzare questo desiderio di affermazione. Per promuovere questo nuovo mezzo, viene fondato il Festival di Cartagine, poi, il Festival panafricano di Ouagadougou e la Federazione panafricana dei cineasti (FEPACI); vengono inoltre promosse carovane “Khalid al-Siddiq nasce nel 1945 a Kuwait City. Ben presto abbandona gli studi commerciali imposti dal padre per seguire i corsi all’istituto del cinema di Poona in India. Comincia a lavorare per la televisione dell’emirato, girando numerosi cortometraggi. Fonda poi una casa di produzione per realizzare il suo primo lungometraggio Bas y… bahr (Mare crudele, 1972). Nel 1976 conquista il Gran Premio del Festival del Cinema Arabo di Parigi con Urs al-Zayn (Le Nozze di Zayn), un film ispirato all’omonimo romanzo del sudanese Tayib Ÿala|.” Cfr. Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, cit., p. 272. 36 20 cinematografiche itineranti, centri culturali, cineteche, club, riviste specializzate37. 1.3.1 L’Algeria: la produzione cinematografica dal post-indipendenza agli anni Settanta. Nel 1962, l’Algeria, dopo aver raggiunto l’indipendenza, inizia a svolgere un ruolo di primo piano nell’organizzazione della produzione, dell’organizzazione e distribuzione dei film, in virtù del fatto che il cinema potesse influenzare notevolmente l’educazione, la cultura e la politica e viene lasciato al capitale privato locale o straniero pochissimo, se non, addirittura, nessuno spazio. Ovviamente, il tema più gettonato dal cinema algerino del dopo-indipendenza è la storia dei centotrenta anni del periodo coloniale. Il film che ritrae brillantemente una società appena uscita dal colonialismo, è Riy…| al-Awras (Il vento degli Aurès, 1966), di Mu|ammad La²dar Ham†nah (Lakhdar Hamina Mohamed)38. Il personaggio principale è una madre alla disperata ricerca del figlio, che è stato arrestato dall’esercito francese. Nei film del genere, l’eroe o l’eroina si presentano sempre coraggiosi, incorruttibili e onesti, privi di contraddizioni interiori, combattenti per la lotta di liberazione nazionale, mentre l’antagonista incarna l’immagine stereotipata di un soldato francese che uccide e tortura senza pietà. Negli anni Settanta, l’attenzione si sposta dalla guerra di Aldo Nicosia, Il cinema arabo, cit., p. 83. Mu|ammad La²dar Ham†nah nasce nel 1934 a M’sila. Nel 1959 si iscrive al FAMU di Praga. Abbandona i corsi per lavorare agli studi Barrandov, dove si specializza come operatore. Successivamente, lavora con Shanderli in Tunisia. In seguito agli accordi d’Evian, nel 1962, gira al fronte numerosi documentari sulla lotta di liberazione. Fonda L’Office des Actualités Algériennes (OAA), che dirige dal 1963 al 1974, anno in cui l’istituzione viene chiusa. Nel 1965, inizia le riprese del suo lungometraggio R†| al-Ur…s (Il vento degli Aurès). Nel 1975 conquista la fama internazionale, aggiudicandosi la Palma d’oro a Cannes con Waq…‘at sanaw…t al-ºamr (Cronaca degli anni di brace). Dal 1981 al 1984 è direttore generale dell’ONCIC (Organismo Nazionale per il Commercio e l’industria cinematografica, Algeri). Cfr. A. Morini, E. Rashid, A. di Martino, A. Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, cit., p. 220. 37 38 21 liberazione e s’interessa maggiormente ai mutamenti sociali, dovuti all’incremento delle industrie, al dibattito politico, alla politica culturale di arabizzazione e alla riforma agraria. I cineasti non si limitano più solo a celebrare i benefici e le virtù della riforma, ma si soffermano su tutti gli aspetti che hanno caratterizzato questo mutamento che avrebbe dovuto contribuire a plasmare un nuovo cittadino in una società socialista. Siccome anche il cinema aveva bisogno di un rinnovamento, la prima cosa da fare era quella di stabilire un contatto diretto con un pubblico fatto essenzialmente di agricoltori, operai urbanizzati ed analfabeti e, di conseguenza, alcuni registi decisero di recarsi nei quartieri popolari o nelle campagne per proiettare i loro film, girati in quelle zone. Si può, dunque, affermare che il cinema algerino è lo specchio della condizione d’incertezza di questo paese che, dopo essere stato dominato a immagine e somiglianza del proprio colonizzatore, si ritrova a un bivio fra tradizione e modernità, tra apertura e conservatorismo, sempre alla ricerca della propria identità. Nei film di questo periodo, vengono spesso rappresentate delle realtà antitetiche; infatti, si vede il modello economico socialista che viene opposto alla cultura tradizionale e alla religione, che è vista come un ostacolo allo sviluppo. Un esempio di quest’antitesi è il film Afiy™n wa’l-‘a¡… (L’oppio e il bastone, 1969) di A|mad Raš†d (Ahmed Rachedi) 39, in cui le contraddizioni di un piccolo borghese di fronte alla questione nazionale vengono risolte con l’aggiunta di un nuovo personaggio: il traditore della causa. Nonostante i A|mad Raš†d nasce nel 1938 a Tébessa, dove fonda nel 1957 il Gruppo Far†d, prima unità cinematografica del Fronte di Liberazione Nazionale. Si forma professionalmente a Tunisi. Ritorna in patria e dal 1964 al 1966 dirige il Centro audiovisivo di Algeri. È divenuto poi il direttore generale del neonato ONCIC, fino al 1974. Dopo diversi cortometraggi, nel 1965 realizza il suo primo lungometraggio Faºr al-ma‘al†na (L’alba dei dannati), un film di grande effetto dedicato alle lotte di liberazione che viene premiato in numerosi festival internazionali. Conquista nel 1981 il Tanit d’argento al Festival di Cartagine con‘Al† f† balad al-sar…b (Alì nel Paese del miraggio). Nel 1982 gira T…h™nat al-sayyid Fabre (Il mulino del signor Fabre), ambientato nel suo villaggio natio, Tébessa, subito dopo l’indipendenza dell’Algeria. Il film partecipa al Festival del cinema arabo di Parigi nel 1986., Ivi, pp. 225-226. 39 22 cineasti cercassero di produrre film dal contenuto impegnativo, rappresentando i diversi problemi sociali, il risultato non è stato molto soddisfacente. Riprendendo ciò che scrive Nicosia, possiamo confermare che si è rivelato un cinema didascalico, conformista sia nel contenuto e sia nella forma, che ha proposto fiction improbabili e poco convincenti.40 1.3.2 La novità degli anni Ottanta: l’antieroe del cinema algerino. Verso la metà degli anni Settanta, il cinema algerino presenta un notevole cambiamento nelle tematiche da trattare. Si preferisce spostare l’attenzione dalla lotta per la liberazione nazionale agli aspetti della vita quotidiana del popolo indigeno, così come cambiano anche i protagonisti: al coraggioso ed invincibile eroe della guerra contro la Francia, si sostituisce il problematico antieroe, ambiguo e pieno di contraddizioni. Il film, che rappresenta meglio questa nuova visione del mondo è ‘Umar Gatlatu (Omar Gatlato, 1977) di Aluaš Mirz…q (Merzak Allouache) 41. ‘Umar è un giovane impiegato in un ufficio pubblico che vive in maniera semplice e consuetudinaria in un quartiere popolare di Algeri con la sua famiglia, quando s’innamora della voce di una donna registrata su un nastro. Tuttavia, non ha il coraggio di rivelarle i suoi sentimenti; il regista vuole, quindi, soffermarsi sulla crisi della nuova generazione nel mondo arabo, ponendo l’accento sull’incomunicabilità tra i due sessi. Inoltre, la narrazione è soggettiva, ci Aldo Nicosia, Il cinema arabo, cit., p. 87. Mirz…q Alwaš nasce ad Algeri nel 1944. S’iscrive all’Istituto nazionale algerino del cinema. Frequenta anche l’IDHEC (Institut des Hautes Études Cinématographique di Parigi). Di ritorno in Algeria, viene assunto dal Ministero dell’Informazione e della Cultura per curare, con mezzi cinematografici, le manifestazioni d’informazione relative alla rivoluzione agraria. Nel 1974, lavora come assistente alla regia del film R†h al-ºan™b (Vento del Sud) di Slim Riad. Nel 1976 firma la regia del suo primo lungometraggio “‘Umar Gatlatu” che viene selezionato per la Settimana Internazionale della Critica al Festival di Cannes. Dopo aver diretto due film MuÐ…mar…t ba¥al (Le avventure di un eroe) e Raºul wa naw…fi÷ah (L’uomo che guardava le finestre), due coproduzioni francoalgerine, si trasferisce in Francia, dove tutt’ora vive e lavora Cfr. Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, cit., p. 207. 40 41 23 sono diversi monologhi, si abbandona il discorso onnisciente e sembra che il protagonista si rivolga direttamente allo spettatore in uno stile popolare e colloquiale. Tra le altre produzioni del suddetto regista, non si può non menzionare MuÐ…mar…t ba¥al (Le avventure di un eroe, 1978), il cui protagonista riflette un aspetto problematico della mentalità araba, ossia la necessità di crearsi un eroe immaginario. Nel film, Ma|d†, un giovane agricoltore che vive in un villaggio immaginario, si propone di riportare la giustizia e di risolvere i problemi tra la sua gente. Ovviamente, il finale è drammatico, giacché il giovane, in qualità di paladino della giustizia, confonde i suoi desideri con la realtà, condannando il suo viaggio ad una fine indecorosa. 1.3.3 Il ruolo della donna nel cinema algerino. Pur se la donna algerina comincia a far sentire la propria voce dai licei e dalle università, rivendicando il proprio diritto di partecipare alla lotta di classe anticapitalista, sino al 1978 il suo ruolo nel cinema è marginale, finché emerge come una figura combattiva in Laylà wa a²aw…tu-h… (Laylà e le sue sorelle, 1978) di Ÿid Al† Mazif. (Sid Alì Mazif)42 Le protagoniste femminili sono personaggi ribelli che rifiutano di soccombere al proprio destino e di sottomettersi alla volontà del patriarcato. Laylà, la protagonista, è sposata, ma lavora in fabbrica prendendo parte alle lotte per il rispetto e la Ÿid Al† Mazif nasce ad Algeri nel 1943. Nel 1963 è assistente alla regia di Marc Sator per il film Vingt ans à Alger. Dal 1964 al 1966 segue i corsi all’Istituto del Cinema di Bin Aknun e realizza tre saggi: La vie à deux, Les deux soldats e Tuhami. Inizia a lavorare per il Centro nazionale del cinema, diventato poi ONCIC. Gira diversi documentari. Partecipa nel 1968 ad un film collettivo, L’enfer à dix ans. Nel 1972, dirige il lungometraggio al‘Araq al-aswad (Sudore nero), sui minatori algerini e le loro rivendicazioni sindacali represse dal governo. In seguito, realizza un film conosciuto e apprezzato sia dal pubblico sia dalla critica, Laylà wa a²awtuh… (Laylà e le altre), che vede come protagonista una ragazza che si ribella alle tradizioni e alle ingiustizie in cui la donna è costretta a vivere nella società algerina degli anni Settanta. È direttore di produzione del CAIC (Centre Algérien pour l’Art et l’Industrie Cinématographiques, Algeri). Ivi, pp. 223 -224. 42 24 dignità del lavoro femminile. La stessa ribellione si ritrova in Miry…m, la sorella, che rifiuta il matrimonio combinato a cui è stata costretta dalla sua famiglia per proseguire i suoi studi e realizzarsi. Successivamente, a causa dell’integralismo islamico, affermatosi negli anni Novanta, il cinema si concentra maggiormente sull’impatto che questa corrente fondamentalista ha sulla vita quotidiana e troviamo film come Rachida (2000) di Yam†nah Baš†r Šuy²43 la cui protagonista è una giovane ventenne insegnante che ogni mattina si reca nella sua scuola, senza indossare il velo. Viene travolta da una banda di terroristi, tra cui c’è anche il suo ex alunno Sofiane, che le ordinano di posizionare una bomba nella scuola. Rachida rifiuta di cedere al ricatto e la sparano. La ragazza sopravvive e si rifugia dalla madre, convinta di essere scampata ai terroristi. Questo film s’inserisce nel desolato panorama del cinema algerino del post-indipendenza che ha visto la nascita della Cinématheque e dell’Institut National du cinéma (che poi sarà chiuso), ma che ha formato parecchi cineasti della seconda generazione. 1.3.4 La Tunisia e il cinema “intimista” Bisogna sottolineare che la Tunisia, già prima dell’indipendenza dalla Francia, ottenuta nel 1956, possedeva una buona cultura cinematografica, anche se le infrastrutture erano insufficienti. Successivamente, nel 1954, viene inaugurata la Cinématheque Tunisienne, mentre, negli anni Sessanta, in merito all’istituzione del Festival di Cartagine, i cineasti, gli intellettuali e gli insegnati iniziano a prendere coscienza e a mobilitarsi per raggiungere un’indipendenza culturale dalla Francia nella scelta dei film e dei temi da trattare. Il cinema tunisino viene definito intimista, giacché parla della famiglia e non della nazione, al contrario di quanto è stato detto per Yam†na Baš†r Šuy² è nata ad Algeri nel 1954. Nel 1973 ha iniziato la sua carriera cinematografica presso il Centro Nazionale del Cinema Algerino, lavorando come assistente di montaggio su diversi film e documentari. Ha collaborato con diversi registi, tra cui A|mad Raš†d e suo marito Mu|ammad Šuy². Da: www.africultures.com. 43 25 l’Algeria. Uno degli scarsissimi film che riflette il tema della liberazione, ma senza esaltare l’eroismo, è: Siºn…n (1974) di ‘Abd al-Lat†f Bin ‘Amm…r (Abdel-Latif Ben Ammar)44 in cui Kam†l, uno studente, prende parte alla Resistenza contro i francesi, dopo l’assassinio del padre e s’innamora di una ragazza che è già promessa sposa di un uomo più anziano di lei. La scena più toccante e significativa del film è la deflorazione della sposa che è inframmezzata da immagini della morte dei ribelli. Queste immagini sono allegorie del colonizzato che diventa colonizzatore delle donne.45 La Tunisia, dopo l’Indipendenza, deve fare i conti con le incertezze che il colonizzatore le ha lasciato in rapporto al suo futuro economico, sociale e politico, ma, soprattutto, continua l’incessante ricerca di una propria identità e dell’appartenenza al mondo culturale arabo. Un film rappresentativo di questa estenuante ricerca è ‘Ub™r (Traversate, 1982) di Ma|m™d Bin Ma|m™d (Mahmoud Ben Mahmoud) 46, il cui protagonista è un intellettuale arabo che viene ostacolato nel suo paese e poco considerato in Occidente. Pur possedendo un visto valido, gli viene vietato d’entrare in Gran Bretagna, “Abdel-Latif Ben Ammar nasce a Tunisi nel 1943. Studia a Parigi all’IDHEC, poi diventa assistente alla regia di diversi registi francesi. È assistente anche di Cukor per Justine (1968) e di Buchanan per Rebel Jesus (1970), due film girati in Tunisia. Lavora come reporter e cameraman per i cinegiornali tunisini e per numerosi film di registi nazionali come Bin ‘Aisha e Hasan Daldul. Realizza il suo primo cortometraggio Une si simple histoire, nel 1970. Dopo quattro anni, gira Ris…la min Sajnan, un film sulla liberazione nazionale. Nel 1975 è aiuto di Rossellini per il film Il Messia. In coproduzione con la televisione algerina, realizza nel 1980 Aziza, un ritratto della società contemporanea tunisina. Tutt’ora si occupa di produzione televisiva.” Cfr. Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, cit., p. 303. 45 Aldo Nicosia, Il cinema arabo, cit., p. 92. 46 “Mahmud Bin Mahmud nasce nel 1947. Studente dell’INSAS (Institut National Supérieur des Arts du Spectacle, Bruxelles), oltre ai corsi di cinema segue anche all’Università di Bruxelles le lezioni di archeologia e giornalismo. Collabora alla stesura della sceneggiatura Kafr Q…sim di Burh…n Alawiya e di Le fils di Amr est mort del belga J.J Andrien. Debutta nel lungometraggio nel 1982 con ‘Ubur , film che ottiene numerosi riconoscimenti internazionali. È presente al Festival di Cartagine nel 1992 con Shishkhan (polvere di diamante), realizzato in collaborazione con Fadil J‘aibi. Successivamente, nello stesso anno, ha girato un documentario d’inchiesta sulla comunità italiana che vive in Tunisia.” Cfr. Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, cit., p. 304. 44 26 perché sospettato di terrorismo e quindi viene rimandato indietro, continuando la sua vita di esule. A tal proposito, non si può non menzionare ¦awq al-|am…mah al-mafq™d (Il collare perduto della colomba, 1990), di ³am†r N…¡ir (Khamir Nasir)47, che è ambientato nella Cordoba dell’XI secolo. Il protagonista è ðas…n, un giovane apprendista calligrafo, che, dopo aver riportato alla luce un manoscritto mezzo bruciato e averne letto una pagina contenente i segreti dell’amore, decide di andare alla ricerca dell’intera opera. Ma l’emirato andaluso è ormai al tramonto, perché i suoi regnanti sono corrotti. Il film è, in senso metaforico, lo specchio della situazione tunisina dell’epoca, riproponendo gli albori dell’antica civiltà islamica e l’età dell’oro andalusa ormai sepolta. 1.3.5 La denuncia del patriarcato, l’omosessualità e l’ebraismo tunisino. Nonostante in Tunisia, già dal 1957, ci siano delle riforme innovative nel Codice di famiglia nei riguardi della donna, come, ad esempio, il riconoscimento del divorzio, la tutela dei figli, l’abolizione della poligamia ed altri, nella vita quotidiana, resta comunque un grande divario relazionale tra i diversi sessi. Il tema della perseverante discriminazione delle donne lo ritroviamo nel film al-Samma (La traccia, 1986) di Naºyah Bin Mabr™k (Najia Ben Mabrouk)48, in cui si trova il confronto tra culture e generazioni “Khamir Nasir nasce a Korba, in Tunisia, nel 1948. Si trasferisce a Parigi per studiare e occuparsi di cinema. Inizialmente, si appassiona al cinema d’animazione, poi passa alle riprese dal vero. S’interessa anche al teatro e alla narrativa. Ottiene il successo internazionale con il film al-h…im™n fi al-sahr…, presentato alla Mostra di Venezia, all’interno della Settimana della Critica e al Festival dei Tre Continenti. Partecipa al Festival di Berlino nel 1991 con Tawq al-hamama al-mafqud .” Ivi, p. 308. 48 Naºiyah Bin Mabr™k nasce nel 1949 a Al Oudiane, in Tunisia. Studia Lingua e Letteratura francese all’Università di Tunisi, si trasferisce a Bruxelles per iscriversi all’INSAS. Lavora come assistente alla televisione belga. Nel 1976 realizza il documentario di diploma, Pour vous servir, che ottiene un riconoscimento dall’UNESCO. Con al-‘aÅr (La traccia, 1986), film che, per problemi produttivi, rimane bloccato alcuni anni, conquista numerosi premi internazionali. È presente nel 1991 alla Mostra Internazionale di Venezia con un episodio del fim ðarb al-³al†º wa ba‘d (La Guerra del Golfo e dopo...) Ivi, p. 303. 47 27 di donne nella dura realtà della tradizione islamica. La madre e la figlia cercano si sopravvivere al proprio destino, finché la figlia decide di continuare gli studi universitari, così brucia i libri per non lasciare tracce e fugge via da una società patriarcale, inseguendo il suo sogno. Dal 1990, i riflettori del cinema tunisino si concentrano su problematiche nuove come la disoccupazione, l’esodo rurale, l’omosessualità e la violenza sui minori. Queste ultime due si ritrovano nel film di N™r† B™z†d (Nouri Bouzid)49, R†| al-sadd (L’uomo delle ceneri, 1986). I protagonisti ðašim e Farf…t lavorano presso il carpentiere che li ha violati da piccoli. Il primo scappa via da casa, rifiutando il matrimonio che la famiglia gli aveva preparato, mentre il secondo, essendo considerato omosessuale dai vicini, viene cacciato di casa dal padre. Nel finale, quest’ultimo trova la forza di uccidere con un pugnale il suo violentatore. La novità del film sta anche nella scelta dei personaggi, giacché il regista introduce luoghi e personaggi proibiti come una prostituta o un anziano ebreo Levy, una maestro di liuto che vive isolato da tutti ed incarna l’unica figura paterna positiva. L’ebreo incarna l’intera società ebraica che vive in Tunisia e che sarà costretta ad abbandonare dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967. Il tema della società multietnica si trova altresì in Ÿayf |alq al-w…d† (Un’estate a La Goulette, 1996) di Far†d B™Ðad†r (Farid Boughedir)50, ambientato nell’estate del 1967. N™r† B™z†d è nato a Sfax, in Tunisia, nel 1945. Dopo aver studiato cinema all’INSAS di Bruxelles dal 1968 al 1972, si diploma presentando un cortometraggio dal titolo Duel (Duello). Quando ritorna in Tunisia negli anni 1972-73, frequenta la Televisione tunisina (RTT). Nel 1973 viene arrestato insieme ai membri del gruppo Prospettive tunisine per delitto d’opinione. Dopo sei anni di prigionia, riprende ad occuparsi di cinema come assistente, poi gira nel 1986 il suo primo lungometraggio, R†| al-sadd (L’uomo di cenere), che presenterà al Festival di Cannes. Nel 1992 ritorna a Cannes nella Quinzaines des réalisateurs, con il film Bizn…s (Biznas). Oltre a lavorare come regista, B™z†d ha anche adattato per il cinema diverse opere letterarie. Da: www.africultures.com. 50 Far†d B™Ðad†r è un critico, scrittore e regista. È considerato uno dei più importanti studiosi e conoscitori del cinema arabo e africano. Nasce a ðamm…m-al-Anf (Hammam Lif) nel 1944. Dopo aver frequentato la scuola francese di Tunisi, s’iscrive all’università a Parigi. Successivamente, prepara la tesi di dottorato facendo degli studi approfonditi sul cinema africano e arabo. Durante il periodo universitario inizia a collaborare con diverse 49 28 I tre protagonisti, che hanno tutti lo stesso nome (Y™suf il musulmano, Jojo l’ebreo e Giuseppe, il cristiano), sono molto uniti, così come le loro figlie adolescenti. I problemi sorgono quando le ragazze s’innamorano di ragazzi di confessione diversa, lasciando riemergere le chiusure mentali e le intolleranze. Tutto, però, si risolve nel migliore dei modi. Agli inizi del XXI secolo il cinema tunisino è uno strumento di denuncia della società maschilista. In al-Ÿatan al-a|mar (Satin rouge, 2000) della regista Raº…’a ‘Amm…r† (Raja Ammari)51, tornano alla ribalta i personaggi femminili. Lilia, vedova e madre scrupolosa, si ritrova, casualmente, in un club notturno, scoprendo un mondo di cui era ignara. Pian piano, attraverso la danza del ventre, inizia ad accorgersi della sua sensualità e del suo corpo. L’insistenza dei cineasti tunisini su questi temi dipende dal voler schivare questioni di attualità politica come il confronto tra le classi sociali, la conquista di spazi democratici e la corruzione galoppante.52 1.3.6 La produzione cinematografica in Marocco: la svolta degli anni Settanta. Nonostante l’indipendenza, in Marocco si continua ad assistere al predominio delle multinazionali straniere che fanno di questo Paese un riviste culturali. Scrive saggi ed è autore di numerosi racconti. È assistente di Robbe-Grillet per il film L’Eden et après e di Arrabal per Viva la muerte, lungometraggi realizzati in coproduzione con la Tunisia. Nel 1972, ottiene il Gran Premio del Festival di Dinard per il medio metraggio al-Nuzhah (Il picnic). È presente a Cannes nell’83 e nell’87 con Caméras d’Afriques (Cineprese africane) e Cameras Arabes (Cineprese arabe). Cfr. Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, cit., p. 305. 51 Raº…’a ‘Amm…r† è nata nel 1971 a Tunisi e nel 1998 si è diplomata al FEMIS (Scuola Nazionale Superiore dei Mestieri, dell’immagine e del suono) di Parigi. Nello stesso anno, ha firmato il cortometraggio Avril, che ha ottenuto riconoscimenti al Festival di Milano, di Tunisi e di Larissa (Grecia). Due anni dopo, nel 2000, ha realizzato un secondo cortometraggio, Un soire de juillet (Una sera di luglio). Il suo primo lungometraggio, Satin rouge, la fa conoscere al grande pubblico. Nel 2008 gira un secondo lungometraggio, intitolato al-Daw…|ah (Anonymes). Da: www.tunisiensdumonde.com 52 Aldo Nicosia, Il cinema arabo, cit., p. 99. 29 grande consumatore di film occidentali. Tuttavia, negli anni Settanta, emerge una corrente intellettualista, a cui prendono parte giovani cineasti che cercano nuove forme di espressione artistica e vogliono rappresentare i problemi della società marocchina: il sottosviluppo, l’ingiustizia, le contraddizioni della vita urbana, il conflitto generazionale ed altri. Uno dei promotori di questo movimento è ðam†d Binn…n† (Hamid Benani)53 con Wašmah (Traccia, 1970), in cui il regista si allontana definitivamente dallo stampo del cinema occidentale, introducendo una forma di espressione originale. Narra la storia di un orfano che viene spinto alla morte e alla delinquenza a causa dell’austera educazione ricevuta dal padre adottivo, inserendo miti della tradizione popolare marocchina. Il titolo è un’allegoria del “marchio” che il padre adottivo gli causa dopo che gli brucia il polso per punirlo di aver lasciato la casa. Attraverso la condizione di orfano del protagonista, il regista cerca di analizzare in maniera meticolosa i problemi della società marocchina così come l’idea stessa di padre. Un altro esempio di questa innovazione cinematografica è al-Šarq† aw al-¡amt al-‘an†f (Il silenzio violento, 1975) di M™min al-Sm†h† (Moumen Smihi)54. La protagonista è una donna di nome ‘Aišah che vive velata e relegata nelle ðam†d Binn…n† nasce a Meknés, in Marocco, nel 1940. Dopo essersi laureata in filosofia, si trasferisce all’IDHEC di Parigi per studiare cinema. Nel 1967, gira in Francia un cortometraggio dal titolo Coeur à coeur (Vicini). Alla fine degli anni Sessanta, realizza alcuni cortometraggi per la televisione marocchina ed esordisce nel lungometraggio con Wašmah (Traccia, 1969), un film molto importante nella storia del cinema marocchino ricco di simboli e metafore. Cfr. Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, cit., p. 280. 54 M™min al-Sm†h† (Moumen Smihi) nasce a Tangeri nel 1945. Studia filosofia all’Università di Rabat, poi arriva a Parigi per frequentare i corsi dell’IDHEC. In collaborazione con Le Groupe de recherches e d’essai cinématographiques, realizza nel 1971 la sua prima opera, Si Moh pas de chance (Moh lo sfortunato), un cortometraggio che viene selezionato da diversi festival e ottiene numerosi riconoscimenti. Dopo aver lavorato anche per la televisione francese come tecnico e collaboratore, nel 1974 inizia le riprese cinematografiche del suo primo lungometraggio che vince il primo premio speciale della giuria al Festival di Cartagine nel 1976. Partecipa alla Mostra di Venezia nel 1985 con il film 44 aw Us¥™r…t al-Laylàh (44 ou les récits de la nuit). Continua ancora oggi la sua carriera di regista. Ivi, pp. 286-287. 53 30 pareti domestiche e viene a conoscenza del fatto che il marito vuole prendere una seconda moglie. Per distoglierlo dall’intento, si affida ad un marb™t (asceta), ma troverà la sua fine tragicamente. Il regista rappresenta un mondo vittima della colonizzazione, i cui abitanti vengono privati del loro linguaggio e del loro destino, dipingendo, nel frattempo, una società islamica radicata nei suoi riti estranianti. 1.3.7. La denuncia sociale e le donne. Sia la denuncia che la condanna dell’imperialismo occidentale, come anche gli scontri tra borghesia nazionale e multinazionale, sono tematiche molto presenti nei film prodotti in Marocco tra gli anni Settanta e Ottanta. Il regista Ÿu|ail Bin Barka (Suheil Ben Barka) 55 nel film Alf yad wa yad (Mille e una mano, 1972) descrive la vita di un povero tintore di Marrakech che confeziona tappeti rivenduti ai ricchi acquirenti occidentali dalla borghesia del posto. Il film mira a denunciare come in un sistema tante persone lavorano a beneficio di una persona sola, stessa denuncia che si ritrova in ðarb al-bitr™l lan taqa’a (La Guerra del petrolio non ci sarà, 1975) in cui emergono le collisioni tra i governi e la borghesia locale e le multinazionali. Bisogna sottolineare che i film marocchini sono pervasi da una visione profondamente pessimista, infatti, i personaggi sono tutti dei perdenti, delle vittime che muoiono, si suicidano o vengono imprigionati. Questo pessimismo si nota soprattutto nei film che parlano Ÿu|ail Bin Barka nasce nel 1942 a Tombouctou a Sud del Marocco. Studia in Marocco e successivamente, approfondisce gli studi sul cinema in Italia presso il Centro Sperimentale di cinematografia di Roma. Dopo aver lavorato con Pasolini al Vangelo secondo Matteo (1964) e dopo aver realizzato anche tre cortometraggi per la RAI, esordisce con il suo primo lungometraggio Alf yad wa yad (Mille e una mano, 1972) e nel 1975 con ðarb albitr™l lan taqa’a (La Guerra del petrolio non ci sarà). Conquista fama internazionale con il film ‘Urs al-dam (Nozze di sangue, 1977). È stato direttore del Centro cinematografico marocchino dal 1986 al 2003 e, attualmente, sta preparando un film sul grande geografo del XVI secolo, Léon l’Africain che avrà come titolo Le Chrétien de la Mecque (Il Cristiano della Mecca) Da: www.africultures.com. 55 31 dell’emancipazione femminile. Nei lavori come ‘Ar…’is min qa¡ab (Le bambole di zucchero, 1981) di ßal…l Far|a¥ (Jilali Ferhati)56, in cui la protagonista, la giovane ‘Aišah, dopo essere rimasta vedova, inizia a lottare per la propria sopravvivenza, ma soprattutto per mantenere la custodia dei figli. La stessa forza si ritrova in un altro film del regista, Š…¥†’ al-a¥f…l al- mafq™d†na (La spiaggia dei bambini perduti,1991). M†na, il personaggio principale, resta incinta, ma il suo amante la respinge. Litigano e lei lo uccide, nascondendo il cadavere. La donna resta chiusa in una stanza per evitare il pettegolezzo, finché, dopo il parto, riesce a fuggire con suo figlio. Si noti come questi film siano caratterizzati dal dissidio modernitàtradizione che condiziona la vita degli individui indipendentemente dal sesso. Un film che illustra ironicamente questo dissidio è al-Ba‘Å ‘an zawº imra’t† (Alla ricerca del marito di mia moglie, 1993) di Mu|ammad ‘Abd al- Ra|m…n (Mohamed Abderrahmane Tazi)57 ðaºi Bin M™sa è un ßal…l Far|a¥ è nato nel 1948 ad al-³am†ss…t (Khémisset), in Marocco. Ha risieduto per dieci anni a Parigi dove ha studiato Lettere e Sociologia. Durante il periodo universitario, ha frequentato le attività del Théatre International della capitale francese e ha partecipato come attore ad alcuni allestimenti. Ha realizzato due cortometraggi, Carum (Carum) nel 1973 e ßar|ah f† al-|…’i¥ (Una breccia nel muro, 1977) che è stato selezionato per la Semaine de la Critique al Festival di Cannes nel 1978. Ha fatto ritorno a Cannes con ‘Ar…’is min qa¡ab (Le bambole di zucchero, 1981), che ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui il premio per la miglior regia e la miglior interpretazione femminile al Festival di Rabat. È presente nel 1991 alla Mostra di Venezia con il film Š…¥i’ al-a¥f…l al-mafq™d†na /La plage des enfants perdus (La spiaggia dei bambini perduti). Nel 2004, con Mémoire en détention ha ricevuto il premio della dodicesima edizione del Festival internazionale del cinema mediterraneo di Tétouan. Ibidem. 57 Mu|ammad ‘Abd al-Ra|m…n Tazi nasce a Fez nel 1942 e si diploma all’IDHEC di Parigi nel 1963. Dal 1964 al 1968 lavora come cameraman per il CCM (Centro cinematografico marocchino). Nel 1969 viene nominato direttore delle notizie marocchine e responsabile tecnico e amministrativo nell’ambito del CCM, posto che occuperà fino al 1980. Lavora come direttore della fotografia in numerosi lungometraggi, tra i quali Wašmah di Binn…n†. Come tecnico e direttore di produzione, partecipa alla realizzazione di molti film stranieri girati in Marocco da registi quali Robert Wise, John Huston e Francis Ford Coppola. Nel 1981 gira il suo primo lungometraggio, ‘Ab†r sab†l /Le grand voyage (Il grande viaggio) Successivamente, realizza Bad†s nel 1988 e nel 1993 al-Ba|Å ‘an zawº imra’at† (Alla ricerca del marito di mia moglie.) Dal 2001 al 2003 occupa il posto da direttore della produzione al canale marocchino 2M e, dal 2005 al 2007, ne diventa Consigliere generale e Responsabile della produzione. Si veda il sito: www.festivalmarrakech.info 56 32 commerciante di gioielli avanti negli anni con tre mogli. La più giovane e bella, avendo fatto ingelosire il marito, è stata già ripudiata due volte. Dopo averla ripudiata una terza volta, l’uomo si pente. Purtroppo il diritto islamico gli consente di riaverla solo dopo che la donna si sposi con un altro da cui venga ripudiata. Iniziano così diverse peripezie alla ricerca di un marito che risolva la situazione. Alla fine degli anni Novanta, ‘Al† Zawa (2000) di Nab†l ‘Ay™š (Nabil Ayouche) 58 e Alf Ašhar (Mille mesi, 2003) di F™z† Bin al-sa‘aid† (Faouzi Bensaidi)59 sono le perle più pregiate del Marocco, come li definisce Aldo Nicosia 60, e ottengono grandi riconoscimenti anche in Europa. Nel primo film, il protagonista vive con tre suoi amici nelle periferia più degradata di Casablanca. Nel corso di uno scontro con una banda rivale, muore, ucciso da un sasso e viene seppellito dai suoi amici nell’isola dei suoi sogni. Nel secondo, che è ambientato agli inizi degli anni Ottanta, quando il Marocco era vittima di persecuzioni politiche e detenzioni arbitrarie, il protagonista è un bambino di nome Ma|d† che vive con la madre e il nonno, dopo che il regime gli ha incarcerato il padre, accusato di svolgere attività sovversive. A scuola gli viene affidato il compito di custodire la sedia del suo maestro e da questo oggetto nasceranno diverse storie che parlano di grandi violenze, di amanti, Nab†l ‘Ay™š nasce a Parigi nel 1969. Dopo tre anni di corso di teatro, si dedica alla produzione cinematografica. Debutta con la pubblicità nel 1992 e, nello stesso anno, firma il suo primo cortometraggio Les pierres bleues du desert con Jamel Debbouze. Seguono altri due cortometraggi nel 1994 e nel 1996, premiati nei Festival Internazionali. Nel 1997 realizza il suo primo lungometraggio Makt™b che ottiene un grande successo in Marocco e che sarà il primo film a rappresentare il Marocco all’Accademia degli Oscar. ‘Al Zawa è il suo secondo film. Da: www.allocine.fr. 59 “Faouzi Bensaidi nasce nel 1967 a Meknès, Marocco. Studia all’istituto di Arte Drammatica di Rabat e inizia a mettere in scena numerosi spettacoli teatrali. Nel 1995 si trasferisce a Parigi per studiare al Conservatorio Superiore di Arte Drammatica. Bensaidi ha collezionato 12 premi in numerosi Festival Internazionali, tra cui il Prix de la Jeunesse e il Prix le premier régarde al Festival di Cannes per il suo lungometraggio d’esordio, Mille mois, e la menzione speciale per il miglior cortometraggio (Trajets) al Festival di Venezia.” www.africultures.com. 60 Aldo Nicosia, Il cinema arabo, cit., p. 103. 58 33 di matrimoni in fumo e altro. Non dimentichiamo che uno dei più grandi successi internazionali del cinema marocchino è la coproduzione italo- marocchina al-Mal…’ikah l… tu|alliq fawqa al-D…r al-Bayda (Gli angeli non volano sopra Casablanca, 2004) di Mu|ammad A¡l†61, in cui si raccontano delle storie di povertà, di immigrazione interna alla ricerca del benessere. Terminiamo il nostro iter cinematografico all’interno del Mondo Arabo, dando un’occhiata a cosa succede anche ai confini del Maghreb, precisamente in Libia, che è stata vittima del colonialismo italiano, e in Mauritania. 1.3.8 La Libia: al-Ris…lah e ‘Umar al-Mu²tar. La Libia, a causa delle problematiche del colonialismo italiano, non ha sviluppato un’importante industria cinematografica, anzi, sono stati ostacolati anche i tentativi dei giovani cineasti. L’unica figura di spicco è quella del regista siro americano Mu¡¥afà al-‘Aqq…d (Mustafà al-Aqqad)62, Mu|ammadd A¡l† nasce nel 1954 a Casablanca. A diciotto anni lascia il Marocco per recarsi in Italia, dove studierà all’Istituto del Cinema di Milano. Segue questo corso per tre anni, in cui impara il montaggio e la messa in scena, lavorando come capo operatore in una opera. Conclude i suoi studi, realizzando il primo cortometraggio Un cri de la réalité. Nel 1980, durante frequenti viaggi dal Marocco all’Italia, incontra Mario Cotone, produttore di Marco Polo di Giuliano Montaldo. È lui che inserisce il giovane come cameraman alla produzione. Attualmente, è il Capo della Dagham Film, una società di produzione e di una scuola del cinema che ha fondato a Warzaz…t (Ouarzazate)con l’aiuto dell’Italia. Vive tra Casablanca e Ouarzazate. Da: www.africultures.com. 62 Mu¡¥afà al-‘Aqq…d nasce ad Aleppo nel 1933. Si trasferisce a Los Angeles per studiare cinema alla UCLA (University of California, Los Angeles). Incoraggiato dal regista Sam Peckinpah, per il quale ha lavorato come assistente alla produzione per Ride the High Country, ha fondato la Aqqad International Productions per produrre e dirigere documentari, film e serial. Fra i maggiori successi, è da ricordare Caesar’s War. Ha poi realizzato al-Ris…lah/The Message (La lettera,1972/75), una megaproduzione sull’islam girata in arabo e in inglese. Nel 1978 produce il film Carpenter Halloween, che raggiunge un record d’incassi. Dopo anni di progettazione, realizza nel 1980 ‘Umar al-Mu²tar /Lion of the Desert. con Anthony Quinn e Irene Papas. Cfr. Andrea Morini, Erfan Rashid, Anna di Martino, Adriano Aprà, Il cinema dei Paesi arabi, cit., p. 293. 63 “Med Hondo è un regista e attore. Nasce nel 1936 nella regione di Atar oggi Repubblica islamica della Mauritania. Dopo alcuni anni di studio in patria, si trasferisce a Rabat, in Marocco, per frequentare la scuola alberghiera. Qualche anno più tardi s’imbarca per 61 34 che nel 1977 gira al-Ris…lah (Il messaggio profetico) epopea dell’Isl…m in cui, alla figura del Profeta Mu|ammad, viene sostituita una Luce. Nel 1982 gira ‘Umar al-Mu²tar (Il leone del deserto) che narra la fase brutale della repressione italiana contro la resistenza libica, ma, per la sua forte denuncia al colonialismo, non ha mai avuto alcuna distribuzione ufficiale in Italia. 1.3.9 La Mauritania: Mu|ammad ‘Abid ðondo e Ab™ al-Ra|m…n Sissako. In Mauritania, due sono i registi che ormai sono noti anche in Italia: Mu|ammad ‘Abid Mid ðondo (Med Hondo)63 e Ab™ al-Ra|m…n Sissako (Abdul al-Rahman Sissako) 64. Il primo ha realizzato O Soleil ( O Sole 1969) con cui ha denunciato neocolonialismo, mescolando fiction, documenti, teatri, attualità che gli conferiscono un’originalità straordinaria all’interno del cinema africano. Il secondo, invece, realizza nel 2002 Heremakono (Aspettando la Felicità) che parla di un’immigrazione da un piccolo villaggio della Mauritania verso lidi sconosciuti. Marsiglia dove si guadagna da vivere, lavorando come scaricatore al porto. In cerca di una migliore sistemazione, giunge a Parigi, e mentre lavora come cuoco dal 1959 al 1963, segue i corsi serali d’arte drammatica. Ottiene l’anno successivo il suo primo ruolo in una produzione televisiva Le avventure di Bob Marane. Interpreta poi L’eccezione e la regola di Brecht, La tragedia del re Cristophe di Aimé Césaire, L’Otello di Shakespeare, ecc. Nel 1966 Hondo crea la compagnia teatrale Shango. Inizia nel 1967, dopo aver realizzato due cortometraggi, a elaborare la sceneggiatura di Soleil O che uscirà nel 1970. A questi seguiranno altri film incentrati su temi di denuncia sociale e politica.” Ivi, p. 288. 64 Ab™ al-Ra|m…n Sissako nasce a Kiffa nel 1961 e trascorre la giovinezza nel Mali. Torna nel 1980 in Mauritania, dove resta per circa un anno sopportando gravi difficoltà economiche . Dopo studi letterari decide di accostarsi al cinema. Ottiene una borsa di studio a Mosca, dove vive attualmente. Realizza nel 1990 la sua opera prima, il cortometraggio Le Jeu (Il gioco), saggio di Laurea all’Istituto Universitario del cinema di Mosca. È presente al Festival di Cannes nel 1993, nella sezione Un certain regard con il cortometraggio Octobre (Ottobre). Ibidem. 35 36