Giochi

La public history in Italia è una disciplina non ancora formalizzata,
praticamente ignorata a livello accademico, anche se negli ultimi anni alcuni storici hanno iniziato a ragionare su questa materia. Sul mercato, invece, esistono varie esperienze di quella che oltreoceano è definita come public history: i vari musei d'impresa che vogliono valorizzare il proprio marchio; le iniziative degli Istituti storici con le Pubbliche amministrazioni, le associazioni e le scuole del territorio, come ad esempio i viaggi della memoria; le raccolte di fonti con la partecipazione attiva dei privati. In Italia ci sono anche esempi di aziende che lavorano dichiaratamente nel campo della public history, come “Cliomedia Officina”. La mancanza di un ragionamento teorico e di una formalizzazione accademica non hanno quindi impedito lo sviluppo e la diffusione di pratiche attive di public history.
Uno dei settori di sua pertinenza è rappresentato indubbiamente dai musei. Molti musei infatti si preoccupano di coinvolgere il pubblico, modulando l'offerta a seconda dei possibili destinatari. Inoltre escono sul territorio e fanno la storia delle comunità coinvolgendole. I programmi e i siti dei musei, anche in Italia, mostrano ormai la chiara intenzione di superare un ruolo esclusivamente conservativo per
concentrarsi sulle pratiche di valorizzazione e promozione culturale.
Nell'attività didattica e divulgativa i musei ricorrono sempre più spesso a
pratiche ludiche. Il gioco è una modalità di apprendimento attiva e partecipata, che quindi risponde perfettamente ai canoni della public history. Non solo i giocatori rappresentano un audience preferenziale per la storia, ma il gioco stesso è uno strumento ideale per fare storia “in” e “con” il pubblico.

POSTILLA 2014
A distanza di quindici anni dalla pubblicazione di questo breve saggio, è doveroso aggiungere una postilla in risposta alla domanda: -  Come e quando è successo che allo spirito devozionale dei fuochi sia venuta a sovrapporsi l'accentuata convivialità dell'ultima sera?
Le cose sembrerebbero andate così. Bisogna riandare con la mente in anni imprecisati, a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta del secolo scorso, in rua Petrucci. Là. dove una delle ultime discendenti della antica famiglia omonima, la signora Olga, per festeggiare molto frugalmente l'onomastico del figlio Antonello, offriva alle vicine assiepate a godersi lo spettacolo della bamboletta bruciata dal fuoco dell'ultima sera, una guantiera di pasterelle e un goccio di vermuth.
Il ripetersi della circostanza non sfuggì all'attenzione dei paesani, che  - astraendola dalla peculiarità degli auguri ad personam - ritennero di poterla emulare fuoco per fuoco per festeggiare indistintamente tutti i partecipanti. Tanto più  che l'esempio veniva proposto dalla signora Olga, tra l'altro moglie del medico condotto, all'epoca figura imprenscindibile della vita sociale del paese. 
Che in seguito, da tarallucci e vino si sia passati a salsiccia e cavatelli non credo meraviglierà nessuno. Siamo o non siamo a Toro? E Toro è o non è il paese di noi culaperti?

Testo in preparazione riguardante una sezione del Fondo Sforzesco (1457-1458) presente presso l'Archivio di Stato di Milano composta da documenti (minute ducali e lettere di ambasciatori, in cifra e non) che vogliono sembrare falsi, e non veri, al fine di inviare un avvertimento politico al re di Francia Carlo VII relativamente all'appena stipulata Lega di Borgogna, dal carattere anti-Carlo VII, comprendente il duca di Borgogna Filippo il Buono, il re d'Aragona Alfonso il Magnanimo, il sovrano d'Inghilterra Enrico VI, Francesco Sforza e Ludovico di Savoia e avente come garante il delfino Luigi, in esilio presso il duca di Borgogna Filippo perché ostile al padre e prossimo a succedergli sul trono (Carlo VII morì nel 1461). La suddetta sezione pone seri problemi di interpretazione rispetto alla documentazione che la precede e la segue e che si configura come estremamente problematica. Per una corretta valutazione di quest'ultima bisognerebbe procedere adottando altri metodi di ricerca rispetto a quelli seguiti sino a questo momento.

It is the introductory paper of an Italian book on 'rivers and cities. A love at distance' published on line for free by Padova University Press in 2021. It provides some information on frameworks useful for understanding the various and renovelled relationship between rivers and citizens, associations, institutions. In the same book (non included here) there are 23 case studies related to towns touched by rivers flowing into high Adriatic See, practically all Po basin rivers.

dadI partIcolarI: Intorno a due dadI parallelepIpedI del cIvIco MuSeo archeologIco dI MIlano La presentazione di due inediti dadi di forma parallelepipeda allungata, rispettivamente in palco di cervide e avorio, conservati presso il Civico Museo Archeologico di Milano, è occasione per una breve nota sull'evoluzione della forma del dado.

Nel contributo, dopo aver delineato come l’azienda LEGO ha rappresentato nei propri sets i temi storici e militari, esamineremo anzitutto il fenomeno socioculturale della “Lego History”, ovvero gli
appassionati lego che si dedicano a soggetti e a costruzioni a tema storico. Secondariamente, discuteremo alcuni possibili impieghi dei lego – in quanto “media” con una forte presa sul pubblico – ai fini della Public History, trattandone le problematicità, le metodologie e gli obbiettivi, e presentando alcuni progetti avviati all’estero. Infine, illustreremo il nostro progetto, Italian BrickHistory, un sito web che si propone come punto di incontro tra i “lego historical builders”, gli appassionati, gli storici e gli operatori culturali impegnati nella Public History attraverso i lego.

Repubblica -09 settembre 2010 pagina 11 sezione: PALERMO Giovanni Ruffino ci ha insegnato che la lingua siciliana è, gramscianamente, «una cosa seria da prendere sul serio»; lo dimostra la grande impresa culturale dell' Atlante Linguistico della Sicilia, dallo stesso Ruffino ideatoe diretto, che con la pubblicazione della collana "Materiali e ricerche", edita dal Centro di studi filologici e linguistici siciliani, attesta sempre di più il valore che ha la ricerca sul campo. Uno degli ultimi volumi pubblicati, "Modelli di rappresentazione dell' universo ludico tradizionale" di Giuliano Rizzo (con dvd e carte linguistiche allegate), raccoglie i risultati di una lunga campagna di ricerca sui giochi fanciulleschi siciliani che ha ricostruito i contesti ludici tra memoria, descrizione ed esecuzione. L' indagine etnolinguistica condotta dall' équipe del Dipartimento di studi filologici e linguistici dell' Ateneo di Palermo (composta tra gli altri da Marina Castiglione, Nicola De Gregorio, Vito Matranga, Roberto Sottile) ha evidenziato la persistenza di molti giochi e in particolare del «gioco fatto con cinque o più pietruzze lanciate in aria». Il gioco, conosciuto da Pitrè come "A li Pisuli", consiste nel lanciare in aria «pezzi di mattoni arrotondati, o nocciuoli di pesche o altri corpi consimili» (pìsuli) e nel raccoglierne il maggior numero sul dorso delle mani. Solo per recuperare quelle cadute per terra, poi, se ne prende una delle conservate, si getta in alto, e mentre questa è in aria, si prendono quelle rimaste per terra, raccogliendo contemporaneamente quella che viene giù. Nelle fasi successive del gioco, sempre lanciando in aria le pietre, con l' altra mano si eseguono una serie di figurazioni ben definite in una progressione sempre più complessae difficile, in un abile gioco di destrezza e perizia oculomanuale. Il gioco delle cinque pietre è riconducibile all' antico gioco degli astragali, cioè piccole ossa ricavati dalla gamba posteriore della pecora (italiano aliossi). Omero lo menziona nell' Iliade (XXXIII, 88) quando narra di Patroclo che uccide il suo compagno di gioco per una disputa sorta «giocando agli astragali» e nell' Odissea quando Atena in incognito si presenta in Itaca al palazzo di Ulisse, trova i pretendenti nell' atrio esterno intenti a giocare agli astragali (I, 107), non a dama, come leggono taluni traduttori di Omero, ma al gioco detto in italiano aliossi. Per l' analisi degli astragali è d' obbligo il rinvio al saggio di Gerhard Rohlfs "L' antico giuoco degli astragali" del 1963, secondo il quale il gioco era peri greci una vera passione e con esso concludevano ogni festino. Secondo Rohlfs oltre al gioco degli astragali «vi erano altre forme di giuoco basate sulla abilità nel riprendere gli astragali lanciati in alto o nel cercare di colpire altri astragali posti in terra all' interno di un cerchio ... Oppure si giocava con essi il vecchio giuoco delle cinque pietre, il quale ancora oggi è conosciuto in molti paesi». Il collegamento linguistico tra gli astragali e il gioco delle cinque pietre risulta anche dalla denominazione iucari a li ossa, rilevata nell' Agrigentino (Sciacca e Calamonaci), che rimanda inequivocabilmente al termine italiano aliossi. Il Dizionario della lingua italiana di Devoto -Oli, tra le varie accezioni del termine "astragalo" ha anche la seguente: «osso breve del tarso, di forma cuboidea, articolantesi con la tibia e il perone, il calcagno e lo scafoide. Gli astragali di capre o montoni erano usati dagli antichi come dadi per il gioco (aliossi)»; e della voce "aliosso" dà la seguente definizione: «osso del tallone delle zampe posteriori degli agnelli e di altri animali a piè fesso, del quale facevano uso i fanciulli per giocare; astragalo». "Aliosso" è un sostantivo maschile legato ad un uso marcatamente specialistico relativo all' ambito ludico, la cui prima attestazione è il 1444 e che deriva dall' incrocio del latino Alea "dado" con Ossum "osso", ossia "osso di dado". Un altro elemento che a mio avviso accomuna le due forme ludiche e che li ri

In questo seminario proponiamo un inconsueto viaggio nel tempo tra alcune curiosità nascoste nel mondo dei numeri, dai sassi di Pitagora alle intuizioni di Gauss, dalla genialità di Archimede alle sottigliezze Hilbertiane, ai racconti di Buzzati, passando per Aristotele e Sant’Agostino. Parleremo di numeri piramidali, numeri perfetti e numeri anomali, di probabilità e casualità, verificheremo in termini quantitativi l’iniquità dei giochi d’azzardo e finiremo in bellezza addentrandoci negli sconcertanti paradossi del concetto di infinito.
Il fil rouge del seminario seguirà l’indice del libro ‘9 e 99’ il cui titolo è legato ad una poco conosciuta legge matematica sulla persistenza inaspettata di alcuni numeri, che sarà illustrata con alcuni esempi basati sulle cifre tratte dalle pagine del sito ‘Amministrazione trasparente’ dell’ENEA.
Il seminario è rivolto sia agli appassionati di matematica ricreativa, sia a coloro che non riescono ad apprezzare la ‘grande bellezza’ della Matematica. Di sicuro, nessuno avrà modo di annoiarsi!