EDItORIALE
Dopo vent’anni di attività la Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera ha dato avvio nel
2011 ad un nuovo corso, portando a regime la complessiva ristrutturazione che ha riguardato struttura
didattica e docenza, seguendo i dettami del decreto
ministeriale per il riassetto delle Scuole nel settore
della tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio
culturale. Oltre alla nuova denominazione di Scuola
di Specializzazione in Beni Archeologici, l’istituzione materana si riavvia con una serie di cambiamenti sostanziali.
Istituita nell’Anno Accademico 1990/91 – prima
struttura dell’Università degli Studi della Basilicata
nata nel polo materano –, con lo scopo di fornire agli
allievi competenze professionali nella tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico, la Scuola è stata strutturata con un’articolazione
che è rimasta la struttura portante fino ad oggi: due
indirizzi, classico e medievale, un concorso di ammissione selettivo, un profilo elevato del corpo docente, cooptato non solo nell’Ateneo lucano. La
politica lungimirante dell’allora Rettore Cosimo Damiano Fonseca, quella di privilegiare le aree di eccellenza, è stata determinante per la fortuna della
Scuola, cogliendo nell’archeologia una delle vocazioni più significative del territorio lucano.
Nell’Anno Accademico 2001/2002 con il Rettore
Francesco Lelj Garolla è stata portata a compimento
una prima ridefinizione di attività didattica e insegnamenti che ha contribuito a dare un volto nuovo all’Istituzione, grazie al pieno coinvolgimento delle varie
facoltà dell’Ateneo. Il consiglio della Scuola rinnovato
si è arricchito di nuovi docenti strutturati e a contratto
di elevato profilo scientifico; le attività sono state articolate in modo da assicurare una formazione completa
degli allievi, tanto nelle scienze storiche quanto nelle
nuove tecnologie. Obbiettivo fondamentale, fornire agli
allievi i saperi multidisciplinari necessari per entrare
nel difficile mondo del lavoro in maniera consapevole
e aprirli ad una quanto mai necessaria internazionalizzazione: e questo non solo invitando colleghi stranieri
a tenere seminari e conferenze, avviando ricerche sul
campo con cooperazioni internazionali, ma anche sti-
molando lo scambio e la mobilità degli allievi in varie
università europee, con le quali sono stati attivati
scambi Erasmus e progetti in collaborazione, agevolando altresì l’inserimento in Istituzioni straniere dopo
l’alunnato materano.
Grazie a tutto questo la Scuola lucana ha conosciuto un notevole successo e un richiamo internazionale: è stata frequentata da centinaia di allievi
provenienti da tutta Italia, da quasi tutti gli Atenei nazionali nonché da allievi stranieri. E proprio per il successo registrato, che si rifletteva nelle numerose
domande pervenute annualmente per gli esami di ammissione, che si decise nell’Anno Accademico 200607 di elevare il numero annuale degli allievi da 15 a 25.
La riapertura della Scuola materana nel 2011 si
deve ad una significativa sinergia che ha visto operare in sintonia Senato Accademico, presieduto dal
Rettore Mauro Fiorentino, e Facoltà di Lettere e Filosofia, diretta allora da Pasquale Frascolla. Consapevole dell’importanza della Istituzione materana e
del richiamo nazionale e internazionale della stessa,
il Preside si è fatto promotore di una programmazione
del secondo ciclo della formazione universitaria che
ha portato all’attivazione di una Laurea Magistrale
interclasse in Archeologia e Scienze dell’Antichità,
prerequisito fondamentale per la sopravvivenza della
Scuola. E la cosa non è stata certo facile ed indolore,
se si pensa che la Facoltà di Lettere ha dovuto chiudere corsi di laurea storici, come Lingue o Scienze
della Comunicazione.
Una volta concretizzatasi la volontà istituzionale
di riattivare la Scuola è partito il faticoso lavoro di
definizione della struttura didattica e degli organi
della nuova Istituzione: il Senato ha dato mandato a
chi scrive e al vecchio consiglio di traghettare la
Scuola verso la riforma. Il percorso è stato portato
avanti procedendo in piena sintonia e cooperazione
con le altre strutture didattiche dell’Ateneo, in particolare con il Dipartimento delle culture europee e del
Mediterraneo (Architettura, Ambiente, Patrimoni culturali), istituito a Matera, con il quale la Scuola condivide non solo la sede, ma soprattutto docenti,
progetti e ricerche.
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Editoriale
Per quanto riguarda la struttura didattica sono stati
riconfermati i due indirizzi classico e medievale,
mentre gli anni di frequenza passano da tre a due.
L’offerta didattica si amplia ora con l’apertura verso
le discipline scientifiche, già caratteristica della vecchia Scuola, ma istituzionalizzata con l’assegnazione
di un numero significativo di crediti a discipline peculiari delle scienze chimiche, fisiche, e dell’economia. Mantengono un significato rilevante le attività
pratiche sul campo, cui si affiancano – in un più
stretto rapporto con le Soprintendenze – attività di
stage presso gli Istituti periferici del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali.
Tra le novità della Scuola si segnala l’insediamento
di un nuovo consiglio composto da un corpo docente
che annovera colleghi già da tempo qui impegnati accanto a nuovi docenti a contratto o cooptati grazie a
convenzioni con altre Istituzioni, con le quali da tempo
intercorrono strette e proficue relazioni, come l’Istituto
per i Beni Archeologici e Monumentali – IBAM – del
CNR e l’Università degli Studi di Foggia.
Grazie ad una certa libertà che il decreto ministeriale per il riassetto delle Scuole lascia alle iniziative
locali, è stato possibile attivare una diversificazione
competitiva del percorso di formazione che recupera
dalla vecchia Scuola tutte le attività che avevano
avuto un riscontro positivo da parte degli allievi, in
particolare le attività formative fondamentali per preparare gli allievi all’archeologia preventiva, ossia ad
attrezzarli per entrare nel mondo del lavoro con gli
strumenti adeguati. Un altro tratto che continua a contraddistinguere la Suola è l’attenzione al territorio in
cui l’Ateneo opera. Il rapporto con il territorio non
può che essere concepito, infatti, in maniera sempre
più stretta e radicata, considerando l’importanza notevole che il patrimonio archeologico riveste nella regione lucana e soprattutto le possibilità di impiego
che offre. Il rapporto con il territorio non può che significare un rapporto stretto con le istituzioni che lo
governano e vi operano, ed in primis con la Direzione
Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici, e nella
fattispecie la Soprintendenza per i Beni Archeologici
della Basilicata. Il rapporto con la locale Soprintendenza è stato perseguito come elemento fondamentale negli anni passati e continua ad esserlo tuttora,
grazie alla disponibilità del Soprintendente, Antonio
De Siena.
La mole di attività di ricerca e di rapporti scientifici
intrecciati dalla Scuola con altre istituzioni europee
continua ad essere un sintomo tangibile di vitalità e
fattivo impegno. Grazie a tali cooperazioni è stato possibile proseguire il denso programma di studi e ricerche, sia in Basilicata che nel resto di Italia e in Europa.
Consapevoli della necessità di avere uno strumento adeguato a dare visibilità scientifica alla
Scuola, insieme a tutto il corpo docente si è puntato
anche nella rinnovata Istituzione, come già in passato, a dare continuità al serrato programma di pubblicazioni, dando seguito alla rivista «Siris» fondata
nel 2000: con il numero doppio 11, 2010-2011 si è
chiuso un ciclo per la Rivista, con il numero 12,
2012 se ne riavvia un altro, sempre per i tipi di Edipuglia, e sempre in continuità con le linee programmatiche già definite in passato, ossia un consiglio
scientifico internazionale (da cui sono stati cooptati
i referees) e una rigorosa selezione dei contributi da
pubblicare, dando spazio non solo a studiosi di
fama, ma anche a giovani ricercatori che si avviano
alla ricerca. Il nuovo numero della rinnovata serie
si avvale di un nuovo comitato di redazione interno
e di un rinnovato consiglio scientifico internazionale. Il sistema di peer review viene ora istituzionalizzato facendo ricorso ad un doppio referaggio
anonimo.
A tutti i protagonisti di questa nuova serie un augurio di lavoro proficuo e alla Rivista di fortuna
scientifica.
Matera, 13 giugno 2013
Massimo Osanna
Indice
Editoriale di Massimo Osanna
STUDI
Carlo Rescigno
Note sul sacello acheo metapontino dal pianoro dell’Incoronata
5
9
Roberto Goffredo, Vincenzo Ficco, Maria Francesca Casoli
Un vicus lungo la via Herdonitana? L’abitato tardoantico di Fontana di Rano nella valle del Carapelle
(Ascoli Satriano, Foggia)
23
Luigi Gallo
Da Campo Vaccino a Foro Romano. Interventi di scavo francesi a Roma in epoca napoleonica
53
NUOVE RICERCHE SULLA BASILICATA TRA TARDOANTICO E MEDIOEVO.
IL CULTO DI SAN LAVERIO TRA GRUMENTUM E SATRIANUM:
FONTI, ARCHEOLOGIA, TOPOGRAFIA
Atti della Tavola rotonda (Tito, 4 maggio 2012)
Premessa di Gioia Bertelli
77
Cosimo Damiano Fonseca
L’agiografia di San Laverio di Giacomo Racioppi: ricerche e problemi
79
Pietro Dalena
Viabilità e popolamento nella sub-regione della Val d’Agri fino al XIV secolo
87
Ada Campione
Cristianizzazione e nuclei agiografici della Basilicata in epoca tardoantica
93
Gioia Bertelli
Le indagini archeologiche nel sito di San Laverio a Grumentum con Appendice di Fabio Armenise.
115
Francesca Sogliani
San Laverio e Satrianum (PZ): racconto agiografico e testimonianze archeologiche
129
SCAVI E RICERCHE
Gabriel Zuchtriegel
Nella chora: un nuovo progetto di archeologia del paesaggio nel territorio di Eraclea
141
Massimo Osanna, Dimitris Roubis, Marco Bileddo
Nuove ricerche sull’insediamento italico di Timmari
157