CARLO CASTIGNANI
INSEDIAMENTI
TEMPLARI E OSPITALIERI
NELLE MARCHE
(XII-XV SECOLO)
Estratto da:
«Atti del XLVII Convegno di Studi Maceratesi
Abbadia di Fiastra (Tolentino)
26-27 novembre 2011
CARLO CASTIGNANI
INSEDIAMENTI TEMPLARI E OSPITALIERI
NELLE MARCHE (XII-XV SECOLO)*
Non v’è dubbio che la vasta rete marchigiana tutta tesa
ad assicurare risorse e collegamenti con l’Oriente, illustrata
nel precedente lavoro Templari e Ospitalieri nelle Marche, abbia
svolto in parte una funzione locale di cui avranno beneficiato
anche i comuni, specie nel periodo del primo sviluppo. Di
questa presenza purtroppo abbiamo poche testimonianze nelle
scritture comunali, pure in epoca posteriore, per cui volendo
inquadrare meglio le varie realtà territoriali riprenderò in
mano documenti trascurati in precedenza, oppure esaminati
solo in parte per non appesantire il discorso generale; nell’e* Nei riferimenti bibliografici le pubblicazioni disponibili in internet (rintracciabili con motori di ricerca) sono citate con anno d’edizione sottolineato;
valgono poi le seguenti abbreviazioni:
BAV = CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Lat. 10372
AVARUCCI = G. AVARUCCI, L’inchiesta papale del 1373 sull’ordine Gerosolimitano:
il processo verbale della precettoria di Fermo, in Istituzioni e società nelle Marche (secc.
XIV-XV). Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le Marche, 103 (1998)
CORRADINI = S. CORRADINI, Un inventario dei possedimenti Gerosolimitani
nell’alta valle del Chienti (1334), in Assistenza e ospitalità nella Marca medievale.
Atti del XXXVI Convegno di Studi Maceratesi. San Ginesio, 17-18 novembre 1990,
Macerata, 1992 (Studi Maceratesi, 26)
FERRANTI = P. FERRANTI, Memorie storiche della città di Amandola, 1-2, Ripatransone, 1985
MOULLOT = D. MOULLOT, Le Liber Prioratus Urbis de l’Ordre de Saint-Jean-DeJérusalem: édition critique du Vat Lat. 10372, Taranto, 2004
Rationes = Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. Marchia, a cura di
P. SELLA, Città del Vaticano, 1950
Teom = C. CASTIGNANI, Templari e Ospitalieri nelle Marche (XII-XIV secolo), in
Atti del XLV Convegno di Studi Maceratesi. Abbadia di Fiastra (Tolentino), 28-29
novembre 2009, Macerata, 2011 (Studi Maceratesi, 45)
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sposizione seguirò un criterio temporale e le notizie dei singoli insediamenti risulteranno un po’ disperse, ma cercherò di
ovviare con rimandi nelle note.
Prima del 1333
La ricerca dei singoli insediamenti mi ha portato a visitare luoghi fino agli estremi territoriali della regione con la
segreta speranza di trovare ancora testimonianze che potessero arricchire le scarne notizie disponibili (1). Grazie alla
disponibilità degli abitanti di Pescara del Tronto, piccola
frazione di Arquata, ho potuto visitare la chiesa di S. Croce e
con una certa emozione osservare da vicino l’eccezionale croce
astile con al centro la figura del Christus triumphans tipica
dell’iconografia bizantina (Fig. 1), databile al XII secolo e di
valore archeologico come scrisse il Sella. Siamo lungo la Salaria,
probabilmente in corrispondenza di una mansione di epoca
imperiale, e qui dovrebbe essere sorto uno dei primi insediamenti delle Marche; non sappiamo se la chiesa sia stata
templare, come potrebbe suggerire la dedicazione, oppure
ospitaliera, ma non c’è dubbio che fosse in rapporto costante
col mondo bizantino per cui non è da escludere che la croce
venga dall’Oriente (2).
(1) Ho cercato di raggiungere le realtà più periferiche come Pescara del
Tronto e Mercatale, senza trascurare Quintodecimo, Comunanza, Montefortino,
Pontelatrave, Perticano ed altre ancora. Per Templari e Ospitalieri esiste una
vastissima bibliografia cui si può far riferimento per le notizie generali, compreso un testo recente che ho consultato con profitto: A. DEMURGER, I Templari: un
ordine cavalleresco cristiano nel Medioevo, Milano, 2009.
(2) La croce ha dimensioni contenute (41 x 34 cm) con struttura in legno
rivestita da sottile lamina di rame, dorata e lavorata a sbalzo; il Serra la datava
«alla seconda metà del secolo XII» (L. SERRA, L’arte nelle Marche, Pesaro, 1929,
p. 172), mentre altri la spostano a metà del XIII (B. MONTEVECCHI, L’oreficeria
sulmonese e l’influsso abruzzese, in Atlante dei Beni Culturali dei territori di Ascoli Piceno e di Fermo. Beni Artistici. Oreficerie, a cura di G. BARUCCA - B. MONTEVECCHI,
Milano, 2006, p. 55), considerandola di fatto una stanca ripetizione di vecchi
canoni, a beneficio di una chiesetta periferica come parrebbe la nostra S. Croce
(immagini in pescaradeltronto.altervista.org). Alcuni autori collocano qui la mansio
Surpicanum, vedi M.E. GRELLI, Ordini ospitalieri e militari lungo la via Salaria nel
territorio ascolano in età medievale, in La Salaria in età tardoantica e altomedievale, a
cura di E. CATANI - G.F. PACI, Macerata, 2007, p. 228.
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Rileggiamo ora la lettera del 1211 di Innocenzo III ai
Templari di Osimo circa le controversie con il vescovo che
aveva donato, tra l’altro, la chiesa di S. Coronato riservandosi
alcuni diritti su S. Filippo al Piano, la loro chiesa, che forse
non era ancora disponibile (3); la donazione richiamata non
appare recente ma risalendo indietro di qualche decennio non
siamo lontani dall’avvio della mansione osimana, ipotizzabile
a metà del XII secolo, per cui S. Coronato potrebbe essere stata
la culla del primo insediamento. Purtroppo non è possibile
individuarla con chiarezza ma come ipotesi la vedrei bene
nella stessa valle del Musone, a monte di S. Filippo, però nel
Cingolano questa rara dedicazione è attestata sin dal 1153 e
poi nel 1209, ma è appannaggio d’una canonica che è tutt’altra cosa (4).
Continuando con S. Filippo una registrazione del Protocollo di S. Benvenuto apre un piccolo squarcio sulla vita ed i beni
templari, comprese selve e paludi in cui avevano operato significative migliorie com’era loro costume, mentre il riferimento
al castellare de plano conferma la collocazione dell’insediamento
in un’area di antica frequentazione (5).
Su un altro versante nel 1257 emerge un’ulteriore riscontro della presenza stabile e diffusa dei Templari nelle Marche
(3) Vedi Teom, pp. 381-385 e 435 (doc. 1 del 23.3.1211).
(4) Il santo non compare in Martirologio romano, Città del Vaticano, 1931;
per il doc. del 1153 vedi S. BERNARDI, Le pergamene del monastero di S. Caterina,
Roma, 1983, p. 39; per il 1209 vedi F. M. RAFFAELLI, Appendice di documenti
i quali riguardano ed illustrano le Memorie di S. Esuperanzio vescovo e della chiesa
antica di Cingoli, Roma? (Typis Bernabò), 1770, pp. 69-71, doc. VI (agosto
1209), «…facta transactionis de lite et controversia que vertebatur inter abbatem Ugo de Valle focina ex una parte, ab alia parte prior Actus de Canonica
S. Coronati …».
(5) Stante il precario stato del Protocollo di S. Benvenuto (vedi Teom, p. 438)
trascrivo quanto annotato sinteticamente dal VOGEL [RECANATI, Biblioteca Benedettucci, ms. 5CIII9 (Miscellanea storica osimana), f. 68v]: «Iste sunt terre in
quibus facta est novitas per templarios mansionis S. Philippi. In primis in castellari de Plano cum silvis et plagis usque in vias et 1/2 silve Montis Cerquerelle. Item Padule et campum de Padule. Item terra iuxta monachatum. [Item]
terra que fuit Martini de Maza et filii Corvi quam fecit emi et terra [in] fundo
Albrichetti. Item terra in curia Ternani iuxta vallatum episcopatus. [Item] in
curia Montis Prati iuxta cuppam»; datazione probabile tra 1273 e 1282, anno
della morte di S. Benvenuto.
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per via di un nuovo intervento in loro favore di Alessandro IV,
che seguiva di solo quattro anni quello d’Innocenzo IV (6).
Dopo la caduta di S. Giovanni d’Acri il quartier generale di Templari e Ospitalieri si trasferì a Cipro dove l’anno
successivo attraccarono venti galee inviate dal papa per soccorrere l’isola e contrastare la presenza musulmana (7); dieci
venivano da Ancona e forse il capitano era Vitale Torzevalle
beneficiato dal papa nel gennaio successivo con una speciale
indulgenza (8). Giova ricordare che Ancona, oltre ad essere
il porto di riferimento dello Stato pontificio, vantava una
presenza sia ad Acri che a Cipro e forse godeva di particolari
benefici commerciali (9).
Merita di esser rivisitato un documento del 1278 che lascia
intravedere uno stretto rapporto tra canonici di Fano, vescovo
(6) Vedi A. TURCHINI, Pergamene / Monumenta (994-1690) e Instrumenta
(1041-[1295]) dell’Archivio della Canonica e del Capitolo di Rimini: regesti, Cesena, 2008, p. 101, doc. 76 (Forlì 7.8.1257), «Richelmus Forliviensis episcopus
a Mutinensi episcopo Sedis apostolice delegato executor constitutus et vicarius
in tota provincia Romaniola et in tota Marchia anconitana in negocio domus
milicie Sancti Templi Hierosolimitani mandar preposito Ariminensi quatenus
compellat singulos in civitat. et diocesi Ariminen. ut satisfaciant fratribus dicte
domus usque ad summam decem millium marcarum argenti de redemptionibus
votorum, viarum omnium et cruce signatorum, nec non de usuris, rapinis et
aliis illicite aquisitis, que fideles mandant restitui in ultima voluntate»; l’intervento di Innocenzo IV è del 1253 (Teom, p. 391).
(7) F. BUSTRON, Chronique de l’ile de Chypre, a cura di M. RENE DE MAS LATRIE,
Parigi, 1886, p. 128, «La nuova di tanta perdita de le terre di Soria fu intesa
oltra mare. Di che ebbeno gran dispiacere tutti li potentati, e principalmente il
beatissimo; e per conforto delli poveri, che si redussero in Gipro, armò X galee
in Ancona, et altre X in Genova, et le mandò in Cipro; le quali furono di gran
conforto loro, perché di quelle si potevano prevaler contro l’orgoglio del soldan
che si dispose perseguitarli ancho in Gipro» (ms. cinquecentesco).
(8) Les registres de Nicolas IV, a cura di E. LANGLOIS, Parigi, 1886-93, pp. 863864, n. 6432 (Roma, 17.1.1292), «Vitali Torzevalli, capitaneo galearum Anconitanarum, consideratione diligentiae ab eo impensae ad constructionem galearum
quas sedes apostolica in Terrae Sanctae subsidium transmisit, eamdem peccatorum indulgentiam concedit quae crucesignatis in generali concilio concessa est».
(9) Vedi D. ABULAFIA, The Anconitan privileges in the Kingdom of Jerusalem and the
Levant trade of Ancona, in I comuni italiani nel Regno crociato di Gerusalemme, a cura
di G. AIRALDI - B. KEDAR, Genova, 1986, pp. 523-570. Per inquadrare meglio le
vicende del sec. successivo ricordo che dopo il 1306 gli Ospitalieri si volsero alla
conquista della più arretrata Rodi, dove entrarono vittoriosi nel 1310 [DEMURGER,
I Templari cit. (nota 1), pp. 424-427], trasferendovi la propria sede per oltre 200 aa.
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e insediamento di S. Marco. Dal 1276 Fidemondo, canonico
della cattedrale, era vescovo di Fano e nel 1283 gli succederà
Borromeo, ora preposto del capitolo e attore, insieme a tre
canonici, della concessione di una casa a Manno, forse un personaggio di un certo rilievo e in stretti rapporti con il vescovo,
e non è secondario che all’atto, redatto nel profferlo della canonica fanese, presenziassero sia il comandatore di S. Marco, don
Giacomo, che il cappellano dell’ospedale, don Pietro (10).
Le Marche contribuirono fattivamente ed in vario modo
al sostegno della Terra Santa e ce lo testimonia ancora una
volta un testamento del 1280 che assicurava sostegno materiale ai pellegrinaggi verso l’Oriente; a dare disposizioni in
merito fu Simonetto dei signori di Monte Passillo, e forse gli
intermediari furono i Francescani del convento di Ascoli dove
fu redatto il documento (11). Gli stessi signori potrebbero
aver favorito l’insediamento di S. Francesco di Monte Passillo
concedendo parte dei propri beni, sempre meno difendibili a
(10) FANO, Archivio storico diocesano, pergamena, Vol II, n. 23 (Fano,
14.12.1278), «In nomine Domini amen. Anno eiusdem millesimo.
CCLXXVIII. Tempore domini Nicolay pape tertii. Sexta indictione. Fani, die
quartadecima mensis decembris intrantis, in proferlo canonice infra dicemde.
Presentibus donno Pero de sancto Antonio, donno Petro capellano ospitalis,
donno Iacobo comandatore santi Marci ad hec vocatis testibus et rogatis. Nos
dominus Borromeus fanensis prepositus, dominus Thomas, dominus Bartholus, donnus Paulus et donnus [***] omnes canonici canonice fanensis, iure
henfiteotico damus cedimus concedimus et renovamus tibi Manno dudum nepoti […] episcopi in te tuisque filiis et nepotibus usque in tertiam generationem unam domum […] hec latera: a primo via, a II° heredes Martini Çannis
Martini, a III° Ricca nomine canonice […] vel si qua veriora sunt alia latera
et confines …» (il simbolo […] in questo caso evidenzia lacune dovute ad una
lacerazione che interessa 3 righe del doc.); per i due vescovi fanesi vedi G.
CECCARELLI, Vescovi delle Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola. Cronotassi,
Fano, 2005, p. 38.
(11) FERMO, Archivio di Stato, Pergamene di Fermo, n. 1921, (Ascoli,
11.8.1280 in loco sancti Francissci), Symonictus filius quondam domini Ieorii de Monte
Passillo dispone: «… Item in aiutorio Terre Sancte et in passagio Terre Sancte
viginti libras vulterranorum relinquo […]. Item pro sacrificiis canendis pro anima mea et patris meis et matris mee quindecim libras vulterranorum relinquo,
quas volo dari frat[r]ibus sancti Francissi de Esculo et frat[r]ibus predicatoribus
et clericis esculanis cuilibet ordini predictorum pro tertia parte […]. Item in
opere ecclesie sancti Francissi de Esculo decem libras vulterranorum relinquo
…»; segue l’elenco di altri beneficiari tra cui diverse chiese di Monte Passillo.
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causa delle rivalità familiari e del progressivo affermarsi dei
comuni (12).
Un documento del 1296 attesta la presenza dell’ospedale
giovannita di Quintodecimo, gestito allora dal precettore fra
Giacomo (13).
All’estremo opposto della regione, a Pesaro, nel 1303
troviamo fra Bartolo ferriere di S. Giovanni di Porta Fanestra,
lo stesso che nel 1322 comparirà come precettore (14). Nella
vicina Rimini nel 1315 operava fra Andrea da Macerata: era a
capo dell’importante mansione di S. Michele e forse estendeva
già le sue competenze sull’alto Montefeltro come apparirà successivamente (15). A Sant’Agata Feltria nel 1316 compare l’ospedale di S. Giovanni in Ausa e nel 1331 conosciamo un precettore, fra Bencivene, con competenze anche su Cesena (16).
(12) I vasti beni ereditati dai figli di Simonetto furono oggetto di lunga
controversia e ripetuti inventari negli anni 1288-1291, vedi Da Monte Passillo
a Comunanza. Secc. XIII-XVI, a cura di L. CIOTTI - V. LAUDADIO, S. Pietro in
Cariano, 1999, docc. 4-6.
(13) Vedi O. GESUÈ, «Pauper Christi in hospitali». Note sull’ospitalità della
Marca del sud a partire dal XIII secolo, in Immagini della memoria storica. Atti del
Convegno di studi, anno V. Montalto Marche, 12 agosto 1999, Montalto Marche,
2000, p. 248, «fratrem Iacobum preceptorem hospitalis sancti Iohannis de Quintodecimo» è indicato come teste in una citazione per risarcimento davanti al delegato
dell’abate di Farfa di Santa Vittoria (citazione da trascrizione Pennesi della pergamena 8.8.1296, come segnalatomi dal dott. Carlo Tomassini che ringrazio); la
dizione preceptorem hospitalis sancti Iohannis va completata con Ierosolimitani, ossia
precettore ospitaliero, come visto altrove (Teom, p. 398), per cui non si tratta della
dedicazione che conosceremo più avanti.
(14) PESARO, Biblioteca Oliveriana, ms. 456-II, c. 419r, «-1303, 24 iunii.
Dominus Bartolus fererius sancti Iohannis de Porta Fanestra … -1322. Dominus frater Bartolus preceptor hospitalis sancti Iohannis de Porta Fanestra …».
(15) La mansione templare di S. Michele era nell’area foro, punto di raccordo
tra Flaminia ed Emilia, e il 7.8.1312 passò agli Ospitalieri col consenso di Malatestino dei Malatesti, signore di Rimini (vedi G. TIRABOSCHI, Storia dell’augusta
Badia di S. Silvestro di Nonantola, 2, Modena, 1785, p. 409 e M. MARIANI, Gli
ordini ospitalieri in Romagna, in Pellegrini, crociati e templari, a cura E. CARUSO - L.
IMPERIO - M. MARIANI, Castrocaro, 1994, p. 215); fra Andrea nel 1315 partecipò
al capitolo di Bologna [G. CAGNIN, Templari e Giovanniti in territorio trevigiano
(secoli XII-XIV), Treviso, 1992, pp. 89-90, doc. 9 del 17.3.1315] e forse aveva
alle spalle la delicata transizione riminese. La Macerata in questione dovrebbe
essere quella picena, sede di 2 insediamenti ospitalieri (Teom, pp. 396-397).
(16) SANT’AGATA FELTRIA, Archivio Monastero S. Maria Maddalena, Pergamene, n. V (13.3.1316), «Actum apud planatium hospitalis sancti Iohannis de
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Restando in zona, la chiesa di S. Michele di Mercatale,
posta sopra uno sperone che domina il corso del Foglia
confine naturale con l’antica diocesi di Urbino, nella visita
apostolica del 1574 risulterà unita alla commenda di S.
Michele di Rimini. Il nome della località, la posizione e la
dedicazione farebbero supporre una fondazione antica ma
non c’è notizia nelle Rationes o in altri documenti coevi;
resta però il fatto che proprio dal Montefeltro mosse i primi
passi uno dei più significativi processi ai Templari in Italia
sotto la sapiente guida del vescovo di Ravenna Rinaldo di
Concorrezzo (17).
Inventari del 1333
La valle del Tronto. Nell’inventario di S. Croce di Pescara del
Tronto la croce astile vista all’inizio è in bella evidenza insieme
al calice e a seguire i molti beni gestiti dal precettore fra Anastasio, un mulino, una vigna, una canapina e 26 appezzamenti di
terra in cui lavorano 36 vassalli elencati nominativamente con le
regalie dovute per Natale e le feste della Madonna (18).
Auxi in via publica …» (ringrazio suor Chiara Giovanna e la dott.ssa Federica
Giovannini per la gentile collaborazione). A. LUTTRELL, The Hospitaller priory of
Venice in 1331, in Militia sacra: gli ordini militari tra Europa e Terrasanta, a cura di
E. COLI - M. DE MARCO - F. TOMMASI, Perugia, 1994, pp. 125 e 142, doc. III (Venezia, 13.4.1331), «…frater Bencivene preceptor Sancte Agate et Cesene…».
(17) Vedi Girolamo Ragazzoni e la Feretranae Ecclesiae visitatio 1574, a cura di
G. ALLEGRETTI, San Leo, 1989, p. 134 (S. Michele di Mercatale); nella stessa visita compare anche S. Giovanni di Sant’Agata Feltria annessa alla commenda di
Cesena (p. 55). Le Rationes del Montefeltro sono molto lacunose, almeno quelle
pubblicate: solo 92 registrazioni (Rationes, pp. 193-206, nn. 2611-2702) contro
965 per Urbino, 1.886 per Fermo e 7.930 per tutta la regione. Per le prime fasi
del processo ai Templari e il sinodo di San Leo del 13.12.1310 vedi R. CARAVITA, Rinaldo da Concorrezzo arcivescovo di Ravenna (1303-1321) al tempo di Dante,
Firenze, 1964, p. 139.
(18) BAV, f. 28r, «Status domus Piscarie assignatus per fratrem Anestasium
preceptorem dicte domus. Item assignat duas campanas parvas. Item unum missale anticum et unum breviale anticum et quinque alios libros anticos quibus
non utuntur odie et unam tonam magnam et unam parvam. Item unam cruciem
lingni. Item unum calicem peltri …»; ai fini del valore d’inventario una croce in
legno o in rame (vedi nota 2) non faceva differenza per cui potrebbe trattarsi di
una delle tante approssimazioni riscontrabili in scritture similari.
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CARLO CASTIGNANI
Scendendo lungo la valle troviamo l’insediamento di
Quintodecimo, precettore fra Giovanni, con terre, vigne, orti,
canapine ed un mulino sul Tronto. S’incontrano poi domus e
chiesa di S. Antonio di Monte Calvo, precettore fra Simone,
con sette appezzamenti di terra nel circondario e due campane
per la chiesa; «chiesa o ospedale di S. Antonio» compaiono in
documenti d’inizio secolo, purtroppo senza riferimenti all’Ordine di appartenenza (19).
Di seguito il ricco inventario di S. Giovanni d’Ascoli con
annesso e ben fornito ospedale; il precettore fra Lamberto, che
non aveva competenza sugli altri insediamenti della zona,
amministrava un vasto patrimonio comprendente due importanti chiese, S. Francesco di Monte Passillo e S. Giovanni de
Kaicanta, sicuramente ben dotate visto che ogni anno dovevano
offrire una libbra di cera alle rispettive pievi di riferimento, S.
Angelo di Montefortino e S. Cipriano di Torre del Tronto (20):
l’omaggio a due rilevanti pievi fermane, poste ai confini della
diocesi e attestate intorno al Mille, sottintende legami precedenti all’arrivo di Templari e Ospitalieri (21). Il S. Giovanni
ascolano non compare nelle Rationes e forse la precettoria era
di recente costituzione e frutto della riorganizzazione ipotizzabile dopo il 1312 con la devoluzione dei beni templari; un
indizio potrebbe essere la presenza in Paregano di una domus
(19) MOULLOT, pp. 306-312; solo più avanti conosceremo la dedicazione di
Quintodecimo, piccola frazione di Acquasanta, mentre chiesa ed ospedale di S.
Antonio di Monte Calvo compaiono in 3 docc. del 1301, vedi Il Quinternone di
Ascoli Piceno, a cura di G. BORRI, Spoleto, 2009, pp.135-143. Rocca di Monte Calvo, 700 m slm, oggi è una piccola frazione di Acquasanta tra Castellano e Tronto.
(20) MOULLOT, pp. 313-316. Non è da escludere che in passato S. Giovanni
de Kaicanta, al pari di S. Francesco di Monte Passillo, abbia goduto di piena
autonomia e quasi sicuramente va identificato con il gerosolimitano S. Giovanni
ad Truentum del 1573 (V. CATANI, La visita apostolica di mons. Maremonti del 1573,
Grottammare, 2001, p. 121), ora S. Giovanni di Colonnella; in Rationes, nn.
5783, 6818 e 6983 (Fermo), abbiamo S. Giovanni de Turri, col suo cappellano
don Matteo, ma la collocazione è incerta.
(21) Analogamente a quanto intravisto ad Osimo, nel XII sec. potrebbero
esserci state generose donazioni da parte del vescovo di Fermo a favore di Templari e Ospitalieri, in aree tutto sommato periferiche e mal controllate; per le
due pievi vedi D. PACINI, Fermo e il Fermano nell’alto medioevo: vescovi, duchi, conti e
marchesi, in IDEM, Le pievi dell’antica diocesi di Fermo (secoli X-XIII), Fermo, 2000,
pp. 202-206 e 239-242.
INSEDIAMENTI TEMPLARI E OSPITALIERI NELLE MARCHE (XII-XV SECOLO)
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del priorato di Capua, che sembra un pesce fuor d’acqua tanto
da non escludere che fosse un residuo dei possedimenti di quel
lontano priorato in anni in cui gli Ospitalieri non erano presenti in città (22).
Il Fermano. Ad Offida la precettoria di S. Giovanni era
sotto la guida di fra Elemosina con la chiesa immersa in un
ambiente agreste e circondata dalle sue terre: si tratta di S.
Giovanni de Strata, com’è meglio specificato in carte successive, e dedicazione tipicamente ospitaliera; da essa dipendeva
la domus di S. Cataldo, altra chiesa rurale con un discreto reddito dalle terre circostanti (23). Anche la chiesa di S. Salvatore
di Ripatransone, con ospedale e nove appezzamenti di terra,
era legata a S. Giovanni di Offida e potrebbe trattarsi di una
mansione templare (24).
S. Andrea di Monterubbiano fu ceduta agli Ospitalieri nel
1315 e probabilmente nell’occasione fu redatto un dettagliato
inventario; il precettore fra Martino amministrava alcune case
con orto e forno, 27 appezzamenti di terra e la domus di Montefiore, probabilmente anch’essa templare, visto che in caso
contrario non sarebbe stata accorpata con Monterubbiano:
dovrebbero essere due insediamenti gemelli su versanti opposti della Valdaso, analogamente a quanto visto altrove (25).
(22) BAV, f. 31r, «Item unam petiam terre positam in Paregano iusta Mannutium Michaelis, ab uno via publica et ab alio flumen Trunti. Item unam
palglariam cum orto positam in Paregano iusta domum sancti Iohannis de prioratu Capue cum aliis suis confinibus …»; nel sec. successivo il priorato di Capua
non sarà più citato mentre la chiesa di S. Giovanni de Parengiano condividerà il
precettore con S. Giacomo di Quintodecimo, vedi GRELLI, Ordini ospitalieri cit.
(nota 2), p. 233.
(23) MOULLOT, pp. 319-321; S. Giovanni di Offida compare in Rationes, n. 7432.
(24) BAV, f. 32r, «Item terras ecclesie sancti Salvatoris [***]. In primis
unam petiam terre positam ad Montem Anticum iusta filios Petrutii Nicole: respondet dicto hospitali solidos XL …»; compaiono diversi toponimi riconducibili a Ripatransone che però non è citato esplicitamente. Ipotizzo una mansione
perché oltre a domus e chiesa si parla pure dell’ospedale mentre la dedicazione ci
riporta indietro di secc. (dopo il Mille c’è notizia di una corte di S. Salvatore in
prossimità del Tesino, dove persiste il toponimo); ben presente in Rationes, nn.
6235, 7226, 7263 e 7347, con i cappellani Pietro e Corrado.
(25) MOULLOT, pp. 322-327; due insediamenti templari gemelli anche sulle
opposte sponde dell’Esino, S. Giacomo e S. Cristina (Teom, p. 401). L’inventario
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tana domus di Fabriano di cui sappiamo poco ma annoverava
tra i sui beni anche una fornace (50).
A seguire domus e chiesa S. Michele di San Severino che
doveva essere piuttosto antica ma il primo riferimento l’abbiamo solo nel 1309 grazie a fra Pellegrino da Rimini, precettore nel 1325 e nel 1333; il breve inventario accenna genericamente ai beni gestiti: una casa con terre e vigne ben lavorate,
una campana e 19 «privilegia pro consecratione ecclesie» (51).
Altri privilegia nella domus di Matelica che possedeva alcune
case e 8 appezzamenti di terra, ma non si menziona né il
precettore, forse lo stesso di San Severino, né la chiesa di S.
Nicolò, nota dal 1290 e sicuramente ospitaliera (52).
Ancona e Pesaro. Da qui si salta all’ultimo inventario marchigiano disponibile, quello di Ancona, con la chiesa di S.
Maria Maddalena e quattro belle case, una prope episcopatum;
il precettore era fra Federico ed aveva competenze pure su
S. Giovanni de Porta Fenestra di Pesaro e l’annesso ospedale,
ben dotati con cinque case e 26 terreni sparsi nelle corti di
Pesaro, Gradara, Ginestreto, Monticelli, Monte Porzio e Candelara (53).
Mancano all’appello diversi inventari, come s’intuisce da
un’annotazione del 1417 in coda al manoscritto dove si accenna
(50) MOULLOT, pp. 233-235 e 377. La fornace non è una novità se nel 1295
anche gli ospitalieri jesini avevano venduto 1.850 mattoni al comune, vedi
Teom, pp. 398 e 444, doc. 10 (Jesi, 21.11.1295).
(51) Fra Pellegrino ricordava di esser stato guarito da S. Nicola nel 1309
quando era presente pure don Bartolo da Matelica, sacerdote nell’annesso ospedale (Teom, p. 422). BAV, f. 43r, «Item decem et novem privilegia pro consecratione ecclesie […]. Item unam domum iusta mercatum sancti Stefani. Vita domus: unum quartum grani cum dimidio et quatuor salmas vini; terras et vineas
bene laboratas ad usum contrate et domus sine debbito aliquo per me facto».
(52) BAV, f. 43r, «Status domus Mathelliche. […]. Item viginti privilegia
pro consecratione ecclesie […] Podere et ecclesia castri Montalis coptimatur solidos XXXXI ravennatum et non plus; ortum vero cum domibus castri Matelice
coptimatur solidos L et non plus ravennatum»; sorprende un po’ questa chiesa
di Montale, uno dei castelli di Arcevia che dista quasi 50 km da Matelica, però
in alternativa ho trovato solo il toponimo Montale registrato in IGM vicino a
Perticano, a 730 m slm, ma non c’è traccia di frequentazione. Altre notizie in
Teom, pp. 398, 425 e 443 (doc. 8 del 26.2.1290 per S. Nicolò).
(53) MOULLOT, pp. 383-393 e Teom, p. 426.
INSEDIAMENTI TEMPLARI E OSPITALIERI NELLE MARCHE (XII-XV SECOLO)
165
a S. Basso di Loro e SS. Giacomo e Filippo di Mogliano (54);
alcuni assenti li ritroveremo più avanti: S. Marco di Fano, S.
Filippo al Piano di Osimo ed altri ancora (55). Non sarà così
per S. Cristina e S. Giacomo di Jesi, forse in grave affanno, e S.
Giovanni di Macerata passata al capitolo della cattedrale con
l’erezione della nuova diocesi (56).
Concludo osservando che nei 34 insediamenti analizzati
abbiamo trovato solo 17 precettori, com’era da aspettarsi dopo
la devoluzione dei beni Templari, mentre gli inventari di Macerata e Fermo evidenziano già quel processo di accorpamento
che nei decenni successivi si estenderà un po’ ovunque (57).
Nuovi insediamenti
Introduco subito un nuovo insediamento della rete ospitaliera, S. Egidio di Sambucheto, nato quasi sicuramente
con il diffondersi della devozione lauretana; era in posizione
strategica sulla strada di fondovalle e prossimo al ponte sul
Potenza, in territorio di Recanati a confine con Montecassiano
e Macerata, ma non abbiamo notizie anteriori al 1342 (58).
(54) Teom, p. 427.
(55) L’assenza dei due insediamenti è da imputare a difficoltà sorte per la
devoluzione dei loro beni contesi dai rispettivi vescovi, in particolare quello di
Osimo che da tempo rivendicava diritti su S. Filippo. Più articolata la situazione fanese; qui nel 1310 il vescovo celebrò il processo ai Templari della Marca
mandando tutti assolti, per cui forse non vedeva di buon occhio l’azzeramento
dell’esperienza templare, a cominciare da S. Marco con il suo ospedale che aveva potuto apprezzare personalmente al pari dei successori, anch’essi fanesi: dal
1305 al 1356 furono vescovi di Fano altrettanti canonici della cattedrale, Giacomo I fino al 1312, Giacomo II fino al 1339 e poi Pietro III, vedi CECCARELLI,
Vescovi delle Diocesi di Fano cit. (nota 10), p. 39. Un buon rapporto tra Templari
fanesi, canonici e vescovo s’intravedeva già nel 1278, mentre non è da escludere
che pure altri personaggi fossero gelosi dei beni di S. Marco (vedi nota 78).
(56) Teom, pp. 401, per le due chiese templari jesine, e 426-427 (erezione
diocesi di Macerata).
(57) I nomi dei precettori sono 16 perché manca quello di Sant’Elpidio; la
provenienza non è mai specificata ma diversi venivano da fuori regione come fra
Pellegrino da Rimini e fra Francesco da Spoleto.
(58) Vedi A. TRUBBIANI, Sambucheto sulla via Lauretana: da osteria a borgo di
braccianti (XVI-XIX secolo), in Atti del XLV Convegno di Studi Maceratesi. Abbadia
di Fiastra (Tolentino), 28-29 novembre 2009, Macerata, 2011 (Studi Maceratesi,
45), p. 571, doc. I, e MONALDO LEOPARDI, Serie dei vescovi di Recanati con alcune
166
CARLO CASTIGNANI
Potrebbe trattarsi di un’iniziativa del precettore fra Bartolo,
o di un suo successore, a sostegno dei pellegrini lungo quella
che diventerà la via lauretana per eccellenza: un buon indizio
potremmo vederlo nell’abbandono di S. Alò certificato nel
1391 dalle riformanze maceratesi. Due anni dopo conosciamo
il rettore fra Gualtiero di Perugia e poi fra Luca di Domenico,
reggente anche di S. Spirito di Recanati (59).
L’antico ospedale di Monte Ragnolo non compare negli
inventari ospitalieri ma qualche anno dopo doveva essere della
partita se nel 1340 troviamo «dompnus Iohannes Iacobutii
de Amandula» come «rector et coptimator hospitalis sancti
Iohannis de Rangiolo» (60). Era una istituzione di prestigio,
attiva forse prima del XII secolo, ma dopo la cessione agli
Ospitalieri sembra associata all’insediamento di Amandola,
che come già visto comprendeva anche Montefortino; dopo
alcuni decenni le posizioni s’invertirono e nel 1382 Amandola
e Montefortino sembrano dipendere da Monte Ragnolo, retto
in quel momento da fra Antonio di Arquata (61). Situazione
brevi notizie della città e della chiesa di Recanati, Recanati, 1828, pp. 74 e 84, con
notizia del 1366.
(59) MACERATA, Archivio di Stato, Archivio priorale di Macerata, Riformanze, 5, f. 164r (10.12.1391), «… cum omnibus est notum et manifestum
quod ecclesia sancti Aloy est et iam diu fuit in totum destructa …»; Archivio Notarile di Recanati, 15 (notaio Antonio di Gianni), f. 29r, (25.5.1394),
«Frater Lucas Dominici de Montealeo rector domorum et beneficiorum sancti
Egidii et sancti Spiritus de Racaneto ordinis sancti Iohannis de templo …»;
Montealeo dovrebbe essere Montale di Recanati e fra Luca lo ritroveremo precettore a Sant’Elpidio nel 1399 (vedi nota 84). TRUBBIANI, Sambucheto cit. (nota
58), p. 571, doc. I, per i rettori.
(60) Vedi R. CICCONI, Il castrum Columpnati cum arce in territorio di San Ginesio,
Tolentino, 2013, p. 85, nota 189, e fig. 28 per la localizzazione dell’ospedale; la
dizione è chiaramente ospitaliera come appare ancor meglio in un doc. del 1358
che parla di ospedale di S. Giovanni gerosolimitano di Monte Ragnolo, vedi A.A.
BITTARELLI, Hospitalia lungo i fiumi e le strade del territorio camerte, in Assistenza
e ospitalità nella Marca medievale. Atti del XXXVI Convegno di Studi Maceratesi.
San Ginesio, 17-18 novembre 1990, Macerata, 1992 (Studi Maceratesi, 26), pp.
277-278.
(61) Per la posizione strategica dell’ospedale vedi G. PAGNANI, Paesaggio e pastorizia a Sarnano e dintorni, in Ambiente e società pastorale nella montagna maceratese.
Atti del XX Convegno di studi maceratesi, Ussita, 29-30 settembre 1984, Macerata,
1987 (Studi Maceratesi, 20), p. 133, nota 4: «Era attivo nel 1100, ma deve ritenersi di epoca ancora più antica». Nel capitolo di Perugia del 1382 fu eletto «fra
INSEDIAMENTI TEMPLARI E OSPITALIERI NELLE MARCHE (XII-XV SECOLO)
167
più chiara nel 1401 quando vi troviamo precettore fra Bartolomeo Ricci di Fiastra che dal 1427 al 1450 è pure commendatore
o rettore di S. Biagio di Amandola (62).
Restiamo in zona con un vecchio di Montefortino, di
«90 anni e più»; in un processo del 1365 riferisce che cinquant’anni prima era stato testimone oculare della fondazione
del castello di Comunanza in un terreno dell’ospedale di S.
Francesco (63). In quel periodo chiesa ed ospedale, oltre ad
essere ben forniti fondiariamente, erano autonomi e nel 1313
il precettore Giovanni affittò «uno spiazzo ed un orto vicino al
ponte di S. Francesco, sul fiume Aso»; l’anno successivo invece
è il rettore Giovanni di Albertuccio che è chiamato a testimoniare circa la passata vendita del castello di Monte Passillo agli
Ascolani (64). Mi pare chiaro che il Giovanni richiamato sia
la stessa persona, mentre il cambio di titolo potrebbe sottintendere la perdita dell’autonomia a favore degli Ospitalieri di
Ascoli, certa nel 1333. Chiesa ed ospedale dovrebbero essere
del secolo precedente, come porta a credere sia la dedicazione
che la buona dotazione fondiaria intravista negli anni 13131315 e certificata nel 1381 dal catasto ascolano, con riferimenti precisi ai suoi beni in almeno 20 contrade; però le mura
di S. Francesco insistono su un edificio fortificato precedente,
chiaramente donato da un signore del luogo o dote di un
cavaliere entrato nell’Ordine templare: tutto dovrebbe ruotare
Antonio d’Arquata, che aveva alle sue dipendenze anche due case in Amandola
e Montefortino» [BITTARELLI, Hospitalia cit. (nota 60), p. 277].
(62) Ivi, p. 278 per il 1401, e FERRANTI, 1, p. 604 per il 1427: «Ven. fr.
Bartholomeus Rictii de Flastra, comitatus civ. Camerini, ferius S. Joannis hierosolimitani de templo, et commendatarius, seu rector ecclesiae S. Blaxii de
Amandola, subiectae, seu membri dicti S. Joannis», dove il ferius, se non è un
errore di stampa, va inteso come fererius; per ulteriori notizie e considerazioni su
Amandola e Montefortino vedi nota 103.
(63) FERRANTI, 2, pp. 269-270, doc. 847 (30.3.1370), testimonianza del
25.2.1265, «… Dominicus Cambutii alias Cornacchia de M. Fortino annorum
90 et plus, interrogatus … respondit […] castrum vero Comunantie hedificari
vidit, et hedificatum fuisse recordatur iam sunt 50 anni tantum vel circa. Interrogatus quis hedificavit d. castrum Comunantie et in cuius territorio, respondit:
«Hedificaverunt Esculani in quidam possessione hospitalis S. Francisci, quod
hodie est hospitalis S. Franci de Comunantia …» …».
(64) Teom, pp. 419-420 anche per il doc. del 14.11.1313, e FERRANTI, 2, pp.
180-181, doc. 479 (19.6.1314).
168
CARLO CASTIGNANI
attorno ai signori di Monte Passillo, ma siamo nel campo delle
ipotesi (65).
Tornando nella valle del Chienti, un testamento del 1363
ci parla della chiesa di S. Giacomo del ponte di Caccamo svelandoci una dedicazione che non conoscevamo (66).
Inchiesta sugli Ospitalieri nel 1373
Di dieci anni più tardi è il significativo documento con cui
il papa ordinò di indagare sugli Ospitalieri accusati, non tanto
velatamente, di tradire la loro vocazione sperperando i beni
ricevuti per scopi caritativi; sono pervenute diverse inchieste,
in particolare per la Francia, ma per le Marche solo quella di
Fermo (67). Il 28 giugno il vescovo esaminò la vasta precettoria di S. Agata, retta da fra Matteo Bechuti di Perugia; vi erano
solo quattro Ospitalieri, ma nessuno era milite ed uno solo, fra
Giovanni Ugolini era ordinato in sacris ed officiava la chiesa di
S. Giovanni di Loro (68). Due chiese erano officiate da sacerdoti
secolari mentre le altre, a detta del precettore, non necessitavano
di cappellani essendo in «locis canpestris et ruralibus ac inhabitatis» e ogni tanto vi faceva celebrare divina offitia. Per le cose
materiali c’era maggiore attenzione e da almeno otto anni l’am-
(65) La devoluzione agli Ospitalieri potrebbe collocarsi nei 7 mesi che separano i 2 docc.; per il catasto del 1381 vedi Da Monte Passillo a Comunanza cit. (nota
12), pp. 187-311. Per la chiesa di S. Francesco vedi scheda SIRPaC: «costruzione
- secolo XII - XIII - Edificio costruito presumibilmente su preesistenze, originariamente ad uso difensivo» (sirpac.cultura.marche.it, accesso del 26.4.2013).
(66) Vedi R. CICCONI, Borgiano, Borgianello e Caccamo…: la villa, il castello e
i miracoli di san Nicola (secc. XI-XX), Serrapetrona, 2002, p. 74, ov’è segnalato
anche un doc. del 1434 che precisa ancor meglio la collocazione, «ecclesie sancti
Iacobi de Ponte Cachabi».
(67) A.M. LEGRAS, L’enquête dans le Prieuré de France, Paris, 1987, con ampia
introduzione sulle inchieste nei vari paesi. Ordinata genericamente per la «Marca Anconitana e la città e diocesi di Urbino», il 24.6.1373 l’inchiesta venne
notificata dal rettore della Marca ai vescovi di Fermo, Ascoli e Camerino ma
l’unico doc. disponibile è quello fermano, analizzato e trascritto da AVARUCCI,
pp. 447-477.
(68) Fra Giovanni aveva solo 25 anni ed era anche rettore di S. Lucia di
Loro; ospitalieri pure fra Francesco Uguctii da Castelluccio e fra Francesco da San
Ginesio, rettore di S. Basso di Loro, di S. Michele di Sant’Angelo in Pontano e
dell’ospedale di Luco.
INSEDIAMENTI TEMPLARI E OSPITALIERI NELLE MARCHE (XII-XV SECOLO)
169
ministrazione delle varie chiese era affidata a personaggi locali,
sei al momento dell’inchiesta (69). Don Luca Iacobutii di Fermo
officiava S. Agata che insieme alle altre due chiese dipendenti
poteva contare ogni anno su 8 salme di grano, 80 di vino, 2
misure d’olio e 33 fiorini d’oro; alcuni passaggi dell’inchiesta
rivelano che S. Trinità e S. Giacomo in Monte sono vicini alla città:
indizi utili per localizzare due chiese scomparse da secoli (70).
S. Trinità di Sant’Elpidio, amministrata da Antonio di
Marco da Gualdo, denunciava un reddito abbastanza modesto,
come S. Andrea di Monterubbiano curata da due monterubbianesi, don Marco come officiante e Giovanni di Tommaso
Arçegalli come amministratore. La chiesa dei SS. Benedetto
e Claudio di Boccabianca, retta dall’ottantenne fra Francesco
Uguctii da Castelluccio, era amministrata da Antonio Giovannini, che denunciava una rendita di due salme e mezzo di
grano, quattro di vino, due misure d’olio e quatto libbre in
denaro (71). Nei pressi c’era S. Angelo di Marano (Cupramarittima), assente in precedenza, da sei anni amministrata da
Antonio di Angeluccio di Belmonte e da Clodio di Rinalduccio di Villa S. Angelo in Marano con un ricavo di 20 salme di
grano e due misure d’olio (72). Dall’inchiesta emergono anche
(69) Ad eccezione delle chiese di Fermo tutte le altre avevano un proprio
amministratore (negotiorum gestor) che rispondeva al precettore fra Matteo Bechuti
de Bechutis di nobile famiglia perugina e forse imparentato con fra Giovannino de
Becutis, precettore nel 1333 della domus abatie sancti Christofori di Chiusi (MOULLOT, p. 407) e con fra Angelo di Cecchino de Beccutis Granpriore di Roma dal
1389 (ordinedimaltaitalia.org).
(70) Rendite più che prudenziali quelle dichiarate. AVARUCCI, p. 469, «…
ecclesiam sancti Iacobi in Montem sitam prope civitatem firmanam … ecclesiam sancte Trinitatis sitam prope civitatem firmanam …». Fermo è sul monte,
il Girfalco (321m slm), e a nord-ovest c’è il colle Vissiano, il mons sancti Savini
di alcune fonti medievali, oggi «la Montagnola» (317m slm) che domina la
sella da cui si scende al Tenna oppure verso il mare toccando l’antica chiesa di S.
Marco alle Paludi, che ospitava un lebbrosario databile al XII sec.
(71) AVARUCCI, pp. 470 (Sant’Elpidio e Boccabianca) e 477 (Monterubbiano). Con la viabilità odierna Castelluccio di Norcia sembrerebbe agli antipodi di Boccabianca ma allora, imboccando la vicina valle dell’Aso, si giungeva
agevolmente a Comunanza e Montefortino da cui partiva l’impervio itinerario
appenninico fino a Castelluccio (vedi nota 34).
(72) S. Angelo di Marano compare nel 1288, vedi Il Quinternone cit. (nota
19), p. 180.
182
CARLO CASTIGNANI
Altre precettorie. Agli estremi geografici delle Marche troviamo:
- S. Croce di Pescara del Tronto (116)
unita con la vicina Norcia, e a nord:
- S. Giovanni di San’Agata Feltria (117),
- S. Michele di Mercatale (118)
del Granpriorato Giovannita di Venezia.
Considerazioni finali
Le prime tre unioni analizzate sono le più articolate e forse
anche quelle di più recente aggregazione, Fano ed Osimo per
il ritardo nella devoluzione dei beni templari, Pontelatrave per
l’assenza di un insediamento di riferimento ed alla sua organizzazione non dovrebbe essere stato estraneo fra Melchiorre
Bandini. Fermo al contrario era la naturale aggregazione per
gli insediamenti sparsi nella vasta diocesi, al pari di Ascoli
per la valle del Tronto, e quindi dovrebbero essere state tra le
prime unioni a strutturarsi con alcuni centri di riferimento per
le dipendenze minori, come sembrerebbe suggerire il basso
numero di insediamenti elencati nel documento del 1453, ma
potrebbe esserci dell’altro perché l’assenza di Amandola, Comunanza e Montelparo non è facilmente comprensibile (119).
Qualche dubbio sorge con le nuove dedicazioni attestate a
Perticano e San Severino, ma di fatto ignorate dalle comunità
locali: se non si tratta di errori del copista, poco plausibili, la
manovra confermerebbe il passato templare dei due insediamenti,
pacifico per S. Paterniano ma in apparente contrasto con un docu-
(116) Pescara del Tronto, 777 m slm, è nell’estremo confine regionale a 34 km
da Ascoli e a 22 da Norcia ma in mezzo c’è il passo di Forca Canapine, 1.541 m slm.
(117) Nel 1401 fra Lorenzo di Roccastrada teneva Cesena, S. Giovanni di
San’Agata Feltria ed altre case, come risulta dal trasunto del 1479 di fra Domenico
de Sala, vedi MARIANI, Gli ordini monastico cavallereschi cit. (nota 91), pp. 56-57.
(118) S. Michele di Mercatale, diocesi di San Leo, non è presente nelle Rationes, che
però per il Montefeltro sono molto lacunose; assente anche nel doc. stilato per la devoluzione dei Templari in Romagna e in particolare di S. Michele di Rimini (nota 15).
(119) Vista la collocazione geografica i tre insediamenti sembrano fare storia a sé, come lasciava intravedere nel 1333 la sequenza degli inventari, e non
è escluso che siano stati riuniti sotto uno dei primi commendatori di cui si ha
notizia in quegli anni (vedi nota 103).
INSEDIAMENTI TEMPLARI E OSPITALIERI NELLE MARCHE (XII-XV SECOLO)
183
mento per S. Michele di San Severino (120). Conosciamo molto
tardi la dedicazione di S. Egidio di Pontelatrave ed è plausibile
che non sia recente, come invece parrebbe per S. Giovanni di Corridonia, santo titolare dell’Ordine ma sottaciuto nel 1333 (121).
Nell’ultimo periodo sono venuti alla ribalta attori di alto
lignaggio, nel 1394, 1453 e 1480 a Fano, nel 1466 ad Osimo,
nel 1472 a Pontelatrave, nel 1373 e 1420 a Fermo, mettendo
in evidenza la presenza di potenti famiglie in particolare nelle
commende più ricche (122).
Abbiamo incontrato 62 insediamenti ma qualcuno, a cominciare da S. Alò di Macerata, sopravviveva solo nei beni superstiti.
La funzione ospitaliera sembra ridotta e l’unica mansione vitale
di cui abbiamo evidenza era S. Egidio di Sambucheto sorta con il
diffondersi della devozione popolare per la Santa Casa di Loreto:
ne consegue una ridotta presenza di Ospitalieri nel senso pieno
del termine e ad essere rigorosi tra le nuove leve possiamo citare
solamente fra Troilo di Montemelino, il precettore di Osimo.
Il quadro regionale che emerge è in buon accordo con quello
noto, prima con le Rationes e poi con gli inventari, e nella tabella
che segue sintetizzo i dati salienti per gli insediamenti presenti nel
1333: alla dedicazione, eventualmente con l’anno in cui è esplicitata, segue il nome e l’anno del primo precettore o personaggio
di riferimento accertato, segnalando poi l’eventuale presenza nelle
Rationes (R), negli inventari (I) del 1333, nell’inchiesta (N) del
1373 e nell’unione delle precettorie (U) del 1453 (123).
(120) Vedi note 90 e 99.
(121) Per Corridonia vedi testo e nota 37; se la dedicazione fosse nuova potremmo dedurne un’origine templare con considerazioni analoghe a quelle fatte
per S. Michele di San Severino (nota 99), ma non essendoci notizie anteriori al
1333 resta solo un’ipotesi.
(122) Vedi testo e note 69 e 113 (Fermo), 79 e 91 (Fano), 97 (Osimo), 105 (Pontelatrave). Nella commenda osimana sono attestati pure fra Giovanni Ioannis di Montesperello, dal 1401 al 1439, e fra Gismondo domini Marci de Baglionibus di Perugia nel
1454 [vedi TRUBBIANI, Sambucheto cit. (nota 58), p. 571, doc. I], quasi sicuramente nella funzione di precettori; a ulteriore conferma nel doc. di unione fra Giovanni ricompare come titolare di commenda al pari di un fra Marco de Baglionibus (vedi Appendice).
(123) Non ho inserito S. Basso di Loro e SS. Giacomo e Filippo di Mogliano
perché non ho ragionevole certezza che fossero presenti nel 1333 (nota 75). Dalla tabella emerge la prevalenza delle dedicazioni a S. Giovanni, com’era d’aspettarsi, e a S. Giacomo ma si ripetono anche S. Biagio, S. Alò e S. Trinità.
184
CARLO CASTIGNANI
Tab. 1 - Insediamenti all’inizio del XIV secolo
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
NOME
S. Croce a Pescara del T.
S. Giacomo (1381)
S. Antonio di M. Calvo
S. Giovanni
S. Francesco di M. Passillo
S. Giovanni
S. Cataldo
S. Salvatore
SS. Claudio e Benedetto
Domus
S. Andrea
Ospedale
S. Giovanni de Mare
S. Giovanni
S. Trinità
S. Alò
S. Trinità
S. Giacomo
S. Agata
S. Biagio
S. Giacomo de Vena
S. Giovanni (1453)
S. Giovanni
S. Alò
S. Spirito
S. Giacomo (1363)
Ospedale
S. Cipriano
S. Biagio
S. Egidio (1453)
S. Nicolò
LOCALITÀ
Arquata
Quintodecimo
Acquasanta
Ascoli Piceno
Comunanza
Offida
Offida
Ripatransone
Boccabianca
Montefiore
Monterubbiano
Altidona
Altidona
Montelparo
Sant’Elpidio
Montegranaro
Fermo
Fermo
Fermo
Amandola
Montefortino
Corridonia
Macerata
Macerata
Recanati
(Ponte di) Caccamo
(Torre) Beregna
San Ginesio
Sfercia
Pontelatrave
Matelica
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MC
MC
MC
MC
PRECETTORE (ANNO)
fra Anastasio (1333)
fra Giacomo (1296)
fra Simone (1333)
fra Lamberto (1333)
don Giovanni (1313)
don Guglielmo (1299)
fra Elemosina (1333)
don Pietro (1290)
don Angelo (1290)
fra Martino (1333)
don Paolo (1290)
fra Tyano (1290)
fra Riario (1291)
fra Nicola (1333)
fra Luca (1399)
(precettore nel 1333)
fra Alberto (1299)
fra Giovanni (1290)
fra Uberto (1290)
fra Marino (1333)
fra Guarnerio (1283)
fra Francesco (1333)
fra Nicola (1232)
fra Benvenuto (1287)
fra Bartolo (1333)
fra Berardo (1232)
fra Bartolo (1333)
fra Francesco (1325)
fra Giovanni (1333)
fra Giovanni (1333)
fra Pellegrino (1333)
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INSEDIAMENTI TEMPLARI E OSPITALIERI NELLE MARCHE (XII-XV SECOLO)
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NOME
32 S. Michele
LOCALITÀ
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33 S. Filippo al Piano
Osimo
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36
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38
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43
44
Jesi
Jesi
Jesi
Senigallia
Senigallia
Perticano
Fabriano
Ancona
Fano
Pesaro
Sant’Agata Feltria
AN
AN
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S. Cristina
S. Giacomo
S. Giovanni
S. Maria de Bodio
S. Giacomo
S. Paterniano
Domus et ecclesia
S. Maria Maddalena
S. Marco
S. Giovanni
S. Giovanni in Ausa
fra Guglielmo (1292)
fra Guglielmo (1292)
fra Giovanni (1290)
fra Ugolino (1290)
fra Giacomo (1302)
fra Angelo (1333)
fra Angelo (1333)
fra Teobaldo (1290)
don Giacomo (1278)
fra Bartolo (1303)
fra Bencivene (1331)
Come più volte ripetuto, dopo il 1312 è problematico
distinguere gli insediamenti templari dagli altri per cui, al
fine di non presentare un quadro troppo evanescente, nell’ultima colonna segnalo con «T» gli 8 che ritengo certi e con «t»
i 12 possibili sulla base di piccoli indizi e qualche deduzione
logica (124); con una ventina di insediamenti templari siamo
al 45% contro un 55% per gli ospitalieri, proporzione in linea
con altre regioni italiane: risultato soddisfacente stante la
povertà della documentazione più volte sottolineata, princi-
(124) Dei 20 segnalati 2 sono noti dal XII sec. e 11 dal XIII, ma a riprova
del terreno infido in cui si è mossa la ricerca faccio presente che, volendo essere
rigorosi, sulla base della documentazione disponibile qualche «T» traballa un
po’ come potrebbe essere per S. Andrea di Monterubbiano, per S. Giacomo di
Fermo e tutto sommato anche per S. Marco di Fano.
186
CARLO CASTIGNANI
palmente per i Templari (125). Ma se il quadro è accettabile
non altrettanto può dirsi dei singoli insediamenti, soprattutto
per quelli noti solo dopo il 1312 dove in assenza di elementi
certi più volte son ricorso ad ipotesi poco o affatto provate, in
particolare per il basso Piceno ed il Montefeltro.
La vasta rete templare e ospitaliera ha svolto una funzione
locale nient’affatto marginale se pensiamo ad alcune loro peculiarità, come l’esperienza per viaggi e spostamenti in genere,
o alla disponibilità di opifici di uso comune come mulini e
soprattutto fornaci, che a ben guardare rientravano solo marginalmente nelle proprie finalità ma permettevano di monetizzare
a favore della Terra Santa l’eventuale disponibilità di competenze e manodopera. Ne avranno beneficiato un po’ tutti e pure
i comuni, specialmente nella fase costitutiva quando i signori
del contado non erano certamente dalla loro parte, ma gli uni e
gli altri potevano beneficiare della rete di comunicazione a breve
e lunghe distanze curata e mantenuta efficiente dai Templari;
in occasioni particolari, come intravisto nel precedente lavoro,
l’intervento era ancor più diretto (126). Nonostante il tempo
trascorso, e il disinteresse mostrato da molti Commendatori
affatto commendevoli, tracce significative della feconda presenza di Templari e Ospitalieri nelle Marche le troviamo oggi
a Osimo, con la chiesa ed il mulino di S. Filippo attivo fino
in anni recenti, Fano, San Severino, Macerata, Ascoli e pure in
località molto periferiche come Pescara del Tronto (127), che
sarebbe bene valorizzare collegandole con opportuni percorsi
turistico-culturali; interessante quanto già realizzato nel Midi
francese dal «Conservatoire Larzac Templier et Hospitalier»,
operativo dal 1997 (128).
(125) Per una distribuzione temporale dei vari insediamenti rimando a
quanto già detto nel precedente lavoro (Teom, p. 392, nota 44), ma ora tra i primi della regione aggiungo S. Croce di Pescara del Tronto.
(126) Buona collaborazione con i comuni è accertata a Macerata e Jesi (Teom,
pp. 396-398).
(127) Ricordo pure Perticano, Caccamo, Corridonia, Comunanza, Boccabianca e Offida, mentre di S. Andrea di Monterubbiano restano solo dei ruderi e
il nome della vicina porta, per Amandola ancor meno.
(128) Eloquente il loro motto: «Restaurer, Valoriser et Animer le Patrimoine
Templier et Hospitalier», vedi conservatoire-larzac.fr.
INSEDIAMENTI TEMPLARI E OSPITALIERI NELLE MARCHE (XII-XV SECOLO)
187
Spero che il criterio temporale adottato abbia permesso di
seguire l’evoluzione della rete ospitaliera, evitando di mischiare
elementi di epoche diverse, e chiedo venia per l’esposizione
un po’ frammentaria che ne è derivata. Chiudo rivolgendo un
sincero ringraziamento a tutti quelli che mi hanno fornito
preziosi contributi e a quanti vorranno inviarmi segnalazioni
od osservazioni, che saranno comunque ben gradite (129).
(129) È disponibile l’indirizzo di posta
[email protected]; come per il precedente lavoro conto di preparare l’indice analitico dei luoghi e degli insediamenti e sarò ben lieto di inviarlo a quanti ne faranno richiesta.
188
CARLO CASTIGNANI
APPENDICE DOCUMENTARIA
1453, giugno 13, Roma? (copia del 24.7.1466 a Rodi)
Copia della determinazioni del capitolo provinciale del priorato di Roma circa
l’unione delle precettorie.
VALLETTA, National Library of Malta, AOM 375, Liber Bullarum
1465-66, ff. 88r-89r; a lato annotazione più tarda: «Uniony delle commende del priorato de Roma» (Fig. 2).
Edizione: A. ILARI, Il Granpriorato Giovannita di Roma. Ricerche
storiche ed ipotesi, Taranto, 1998, pp. 147-150, con diverso riferimento
archivistico e numerose sviste.
La copia fu richiesta dal precettore di Osimo fra Troilo di Montemelino, frazione del comune di Magione (PG); alcuni toponimi marchigiani
non sono corretti, al pari di quelli di altre regioni.
I libri bullarum sono volumi cartacei che contengono le registrazioni
delle bolle emanate dai Gran Maestri e dal Sacro Consiglio nel corso
di uno o più anni. Le bolle originali venivano redatte nella Cancelleria
Magistrale, in questo caso a Rodi, e venivano spedite alla persona interessata, però, prima della spedizione che costituiva l’ultima fase del processo
della redazione dei documenti, la bolla veniva registrata e il testo copiato
dagli addetti alla Cancelleria in un apposito registro denominato Liber
Bullarum. Il lavoro di registrazione veniva svolto contemporaneamente
alla redazione della bolla e pertanto i registri venivano compilati giorno
per giorno nel corso dell’anno, in questo caso nel corso degli anni 146566, per cui in ogni registro si notano mani diverse, a seconda dello scriba
che in quel giorno faceva le copie. (Maroma Camilleri, National Library of
Malta, che qui ringrazio)
Universis et singulis, tam presentibus quam futuris, nostras
huiusmodi litteras visuris audituris et lecturis. Frater Petrus Raymundus
Zacosta, Dei gracia sacre domus Hospitalis sancti Iohannis Iherosolimitani magister humilis ac pauperum Iesu Christi custos et nos conventus
Rhodi domus eiusdem Sorie (a) pertinencium (a) notum facimus et
manifestum quod ad instanciam et requisicionem procuratorum religiosi
fratris Troylly de Montemelino, preceptoriarum nostrarum de Osmo (b)
etc. prioratus nostri Urbis preceptoris, infrascriptas uniones ex libris
nostre cancellarie extrahi explicarique fecimus in modum sequentem
videlicet.
Die tredecima mensis iunii .MCCCCLIII. ante conclusionem et
determinationem provincialis capituli ut supra celebrati supradictus
reverendus dominus prior et predicti fratres capitulariter congregati pro
pace quiete et concordia preceptorum dicti prioratus, quorum interest et
ne in futurum racione unionum alias factarum aliqua lis vel contencio aut
INSEDIAMENTI TEMPLARI E OSPITALIERI NELLE MARCHE (XII-XV SECOLO)
189
questio oriatur inter ipsos, ratifficantes et approbantes uniones predictas,
de novo ad cautelam easdem uniones fecerunt, unierunt, annexaverunt,
incorporaverunt omni meliori modo, via, iure et forma quibus magis,
melius et efficacius facere potuerunt, prout infra sequitur, declarando
prius capita singularum preceptoriarum et demum alias preceptorias
unitas cum expressa forma, alias declarata, de modo capiendi et consequendi ipsas uniones, videlicet quod quandocumque legittime res unite
vacaverint debeant sequi capita earumdem et preceptores capere possint
et valeant easdem, et quam per presentes dicti fratres capitulariter existentes unanimiter nemine discrepante de novo ad cautelam concesserunt.
Uniones autem secuntur prout inferius apparebit.
In primis ecclesia sancti Iustini, comitatus Perusii, est capud infrascriptarum unitarum preceptoriarum, videlicet preceptorie sancti Egidii
cum ecclesiis eiusdem subiectis preceptorie sancti Leonardi de Pozolo de
Gualdo.
Preceptoria Tuderti remanet capud cum suis membris infrascripte
preceptorie, videlicet sancti Iohannis de Aquasparta.
Preceptoria Orti remanet capud infrascriptarum sibi unitarum,
videlicet sancte Marie de Cintingnano, sancti Mamgliani de Iovi, sancti
Thome de Narnea, sancti Petri de Rigone de Interamne cum suis membris in Sannio.
Preceptoria Viterbii remanet capud infrascriptarum, videlicet sancta Maria de Furcasso de Vetralla, sancti Iohannis de Sutrio, sancti Iullii
de Civitate Vetula cum membris ipsarum.
Preceptoria Fundorum remanet caput infrascriptarum unitarum,
videlicet preceptorie Aquile cum membris suis, preceptorie Tagliazoni
cum membris suis.
Preceptoria Nursie remanet caput infrascriptarum unitarum videlicet preceptorie Arquate, preceptorie Montisleonis.
Preceptoria Exculii remanet capud infrascriptarum unitarum videlicet preceptorie Quintidecimi, preceptorie Montis Casuli (c) et preceptorie Offie (d).
Preceptoria Firmi remanet capud infrascriptarum unitarum videlicet preceptorie sancti Andree de Monte Rubiano, sancti Angeli in
Marano et sancte Trinitatis de Sancto Elopidio.
Preceptoria sancti Philippi in plano Auxino (e) remanet capud infrascriptarum unitarum videlicet sancti Spiritus de Rachanato, sancti Egidii de Sanbuceto, de eodem loco, sancti Alo de Macerata, sancti Iohannis
de Hesio, sancti Iohannis de Monte Ulmi, sancte Marie Magdalene de
Ancona et sancte Margarite de Civita Nova.
Preceptoria sancti Marci de Fano remanet capud infrascriptarum
unitarum videlicet sancti Iohannis de Pensaro (f), sancte Marie de Podio,
sancte Anastasie de Schapezano cum membris suis videlicet sancti Spiritus de Signa (g), hospitale de Mignatis (a), sancte Marie de Filecto de
Monte Albodio, sancti Iohannis de Monte Novo, sancti Facundini de
Rivo Retroso in districtu Sassi Ferrati.
190
CARLO CASTIGNANI
Preceptoria sancti Egidii de Trabe remanet capud infrascriptarum
unitarum videlicet sancti Blasii de Fresia (h), sanctorum Iacobi et Philippi de Mugnano (i), sancti Bassi de Lauro, sancti Iohannis de Fiastra,
sancti Iacobi de Ponte Cacari (l), sancti Iohannis de Sancto Severino,
preceptorie de Monticulo, sancti Nicolai de Matellica cum membris de
Turi Beregne, hospitalis de Regnolo et Cypriani de sancto Dionisio (m).
Preceptoria sancti Iohannis de Ragnaldello Civitatis Castelle remanet caput infrascriptarum videlicet membrorum de Castello Franco,
sancti Abonde de Borgo Sancti Sepulcri cum membro de Anguara, Valli
Alba et Monte Castelli et sancti Iohannis de Ioncheto.
Quatuor camere priorales prioratus Urbis, in primis sanctus Basilius
de Urbe cum sancta Maria de Monte Aventino et membris earundem,
sanctus Sigismundus in civitate Tuderti cui adiuncta sunt poteria de
Marsciano et Cerqueti, que possidentur per fratrem Marcum de Baglionibus de Perusio, sanctus Benedictus de Cupa, civitatis Perusii, est capud
et res unite sunt infrascripte, videlicet poteria sancti Andree de Agliano,
sancti Martini in Colle, locus qui dicitur Guartrella, sancta Maria Rubea
cum certis poteriis preceptorie Betoni, Tosciani (a) et Montonis in
districtu Civitelle de Arini in vocabulo al Bagno, sanctus Iohannes de
Plano Carpinis capud infrascriptarum adiunctionum sancti Cristiani et
sancti Iuvenalis, poteria que tenebantur a quondam fratre Iohanne de
Monte Sperello in comitatu Perusii, porte sancte Susanne. Item sancte
Marie de Monte Melino.
Preceptoria sancti Cristofori de Crustuo est capud quorundam membrorum suorum et tenet eam dominus prior pro quinta camera priorali.
Camera magistralis prioratus Urbis est preceptoria sancti Benedicti
de Mugnano et est capud membri eius sancte Crucis de Agello, que possidentur per fratrem Melchiorem, cancellarium Rhodi, preceptorem etc.
Est notandum quod supredicte adiunctiones, videlicet preceptoriarum Tuderti, et Aque Sparte facte fuerunt cum hac reservacione, quod
vacante preceptoria Tuderti veniret ad opus et comodum supradicti
domini prioris Urbis, quam diatim retinere et possidere valeret.
Et quia hoc extractum cum originali concordatum unum et idem
esse invenimus, ideo in fidem robur et testimonium premissorum bulla
nostra communimus plumbea pendente appensa.
Datum Rhodi, in nostro conventu, die .XXIIII. mensis iullii
MCCCCLXVI.
(a) lettura incerta
(e) per Auximo
(i) per Mogliano
(b) per Osimo
(f) per Pensauro
(l) per Caccabi
(c) per Calvi
(g) per Senigallia
(m) per Ginesio
(d) per Offide
(h) oggi Sfercia
INSEDIAMENTI TEMPLARI E OSPITALIERI NELLE MARCHE (XII-XV SECOLO)
Fig. 1 - Pescara del Tronto (AP), Croce astile del XII secolo.
191
192
CARLO CASTIGNANI
Fig. 2 - Valletta, National Library of Malta, Liber Bullarum 1465-66, f. 88r.
INDICE
Insediamenti templari e ospitalieri nelle Marche
(XII-XV secolo) ......................................................................... p. 149
Prima del 1333........................................................................... » 150
Inventari del 1333 ...................................................................... »
La valle del Tronto .............................................................. »
Il Fermano .......................................................................... »
Il Maceratese e l’alto Anconetano ........................................ »
Ancona e Pesaro .................................................................. »
155
155
157
160
164
Nuovi insediamenti .................................................................... » 165
Inchiesta sugli Ospitalieri nel 1373 ............................................ » 168
Ultime devoluzioni..................................................................... » 170
Unioni ospitaliere del 1453 ........................................................ »
Precettoria di S. Marco di Fano ........................................... »
Precettoria di S. Filippo al Piano di Osimo ......................... »
Precettoria di S. Egidio di Pontelatrave............................... »
Precettoria di S. Agata di Fermo ......................................... »
Precettoria S. Giovanni di Ascoli ........................................ »
Altre precettorie ................................................................. »
173
174
176
177
180
181
182
Considerazioni finali ................................................................... » 182
Insediamenti all’inizio del XIV secolo......................................... » 184
Appendice documentaria ........................................................... » 188
Immagini ................................................................................... » 191
Finito di stampare
nel mese di novembre 2013
dalla Tipografia S. Giuseppe srl
Pollenza (MC)