Tribuno consolare
Tribuno consolare | |
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Stato | Repubblica romana |
Tipo | Tribuno militare con potestà consolare |
Istituito | 444 a.C. |
da | Conflitto degli ordini |
Soppresso | 367 a.C. |
da | Leges Liciniae Sextiae |
I tribuni militum consulari potestate (tribuni militari con potestà consolare) o più brevemente tribuni consolari, erano eletti con potere consolare durante il cosiddetto "conflitto degli ordini" che si scatenò nella Repubblica romana nell'anno 444 a.C. e poi si riaccese dall'anno 398 a.C. al 394 a.C. e, dopo un breve interludio, dall'anno 391 a.C. fino al 367 a.C.
Secondo Tito Livio e Dionigi di Alicarnasso la magistratura dei tribuni militum consulari potestate fu creata nel periodo del conflitto degli ordini assieme alla carica di censore allo scopo di permettere all'ordine plebeo l'accesso alle più alte cariche del governo senza per questo dover riformare la carica di console che il patriziato difendeva come riservata al suo ordine. Con l'introduzione della figura del tribuno consolare si oltrepassava il problema formale pur dando alla plebe l'accesso al massimo potere.
Nonostante la prima nomina sia avvenuta nel 444 a.C. occorre aspettare il 400 a.C., perché si possa registrare la nomina di un plebeo, Publio Licinio Calvo Esquilino, alla magistratura del tribunato consolare[1].
«..., tuttavia - solo per esercitare il diritto di cui godevano - non si andò più in là dell'elezione a tribuno militare con poteri consolari di un unico plebeo di nome Publio Licinio Calvo. Gli altri eletti erano patrizi e si trattava di Publio Manlio, Lucio Titinio, Publio Melio, Lucio Furio Medullino e Lucio Publilio Volsco. La plebe stessa si stupì di aver ottenuto un tale successo, non meno dell'eletto in persona, uomo privo in precedenza di cariche, semplice senatore anziano e già piuttosto avanti con gli anni. Non si conosce con certezza il motivo per il quale fosse toccato proprio a lui l'onore di godere per primo dell'ebbrezza di quel nuovo incarico.»
Sembra che la scelta della forma di governo di un dato anno - consoli o tribuni consolari - fosse affidata al popolo al momento delle elezioni e quindi si osservano anni in cui Roma era guidata da consoli e altri in cui la guida era affidata ai tribuni consolari. Molto probabilmente la scelta avveniva scegliendo le "persone" più che i "tipi di carica" in relazione alla capacità dei singoli candidati di attrarre i voti delle tribù.
Il numero dei tribuni consolari variò da 3 a 6. Inoltre, poiché venivano considerati anche colleghi dei censori, talvolta si parla di "otto tribuni".
L'elezione dei tribuni consolari ebbe termine quando, nel 367 a.C. con l'approvazione delle leges Liciniae Sextiae, la plebe riuscì ad ottenere l'accesso alla carica di console, accesso che fu poi regolamentato dalla lex Genucia approvata nel 342 a.C.
Tribuni consolari per anno
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", V, 12.
- ^ 444 a.C. : I tre tribuni consolari si dimisero tre mesi dopo la loro elezione (Tito Livio, Ab Urbe condita libri, Libro IV, 7).
- ^ 444 a.C. : Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, XI, 61.
- ^ a b 434 : Non si sa se ci furono dei consuli o dei tribuni consolari eletti in questo anno (Tito Livio, Ab Urbe condita libri, Libro IV, 23).
- ^ 419: Dionigi, Antichità romane, Libro XII, 6
- ^ a b c Livio non lo nomina tra i tribuni dell'anno 419 a.C.; secondo lui nel 418 a.C. ha svolto il primo mandato e nel 417 a.C. il secondo. Inoltre nel § 4.47 lo indica col cognomen Strutto.
- ^ Tito Livio lo chiama Spurio Rutilio Crasso, in AUC, Libro IV, XLVII, 7, ma sembra trattarsi di un errore, dato che la gens Rutilia era plebea e non portava il cognomen Crasso.
- ^ a b Livio elenca Marco Furio Camillo e non Marco Furio Fuso come tribuno consolare nel 403 a.C., ma poi si contraddice quando elenca i tribunati successivi di Marco Furio Camillo, poiché non conteggia quello di quest'anno (in Livio, Ab urbe Condita, libro V, 10, § 14 e 26, libro VI, 6, § 18 e 22). Secondo Annette Flobert nella sua edizione della Storia romana (Volume I, ed. GF-Flammarion, Parigi, 1996, p. 487), Camillo e Postumio sono censori nel 403 a.C., e una delle fonti di Livio li aggiunge per errore ai tribuni consolari. Dunque in quell'anno se ne dovrebbero contare sei e non otto.
- ^ 396 a.C. : Suo padre, Publio Licinio Calvo Esquilino fu rieletto, ma declinò l'incarico per l'età avanzata (Tito Livio, Ab Urbe condita libri, Libro V, 18).
- ^ 394 a.C. : Un Publio Cornelio fu tribuno consolare in quell'anno, sia che si tratti di Publio Cornelio, due volte tribuno consolare nel 389 a.C. e 385 a.C., sia che si tratti del tribuno consolare dell'anno precedente. Tito Livio indica che è il suo secondo mandato, il che potrebbe suggerire che si tratta del tribuno dell'anno precedente (Tito Livio, Ab Urbe condita, Libro V, 26)
- ^ 380 : Secondo Livio, si hanno sei tribuni consolari nell'anno (Livio, Ab Urbe condita, Libro VI, 27). Secondo altre fonti Archiviato l'8 ottobre 2007 in Internet Archive., ce ne sarebbero stati nove, un record.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Tribunus, su penelope.uchicago.edu.