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Eutidemo (sofista)

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Eutidemo (in greco antico: Εὐθύδημος?, Euthýdēmos; Chio, V secolo a.C.V secolo a.C.) è stato un retore e filosofo greco antico, sofista e maestro dell'arte eristica.

Eutidemo è protagonista, assieme al fratello Dionisodoro, dell'omonimo dialogo di Platone, dedicato alla logica e alle fallacie (sofismi): in esso i due sofisti sono interpellati da Socrate per un confronto tra la dialettica eristica da loro praticata e l'elenchos socratico. E proprio quest'opera è anche la principale fonte di informazioni su Eutidemo.

Originario dell'isola di Chio, si trasferì a Turi, da dove fu esiliato. Iniziò così, insieme al fratello, a percorrere la Grecia tenendo lezioni di eloquenza, basate sull'uso argomentazioni capziose e paradossali. Inoltre, sembra che in gioventù abbia praticato il pancrazio.[1] Viene menzionato anche nel Cratilo[2] e da Aristotele, che cita un suo sofisma.[3]

Di un altro Eutidemo, probabilmente un omonimo, si parla nel Libro I dei Memorabili: Senofonte narra della passione di Crizia per il giovane Eutidemo, e di come Socrate lo abbia schernito: avendo notato che Crizia amava Eutidemo e voleva passare molto tempo con lui, Socrate cercò di dissuaderlo, dicendogli che era inopportuno per un uomo libero e «bello nel corpo e nello spirito» importunare, per di più senza un giusto fine, il proprio amato, per il quale avrebbe dovuto invece essere un fulgido esempio.[4] Crizia, sofista e uomo politico ateniese, fu leader dei Trenta Tiranni che dopo la Guerra del Peloponneso governarono Atene (404 a.C.).

  1. ^ Platone, Eutidemo 271c.
  2. ^ Platone, Cratilo 386d.
  3. ^ Aristotele, Retorica II 1401a.
  4. ^ Senofonte, Memorabili I, 29-31.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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