Vai al contenuto

Eiken (azienda)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Eiken (株式会社エイケン,?, Kabushiki kaisha Eiken) è uno studio di animazione giapponese, fondato nel 1952 con l'originaria denominazione di Television Corporation of Japan o TCJ,[1] poi mutata nell'attuale nel 1969. Ha sede a Tokyo, ed occupa circa 50 dipendenti.[2]

La TCJ nasce come divisione animazione della Yanase, una società di importazione di automobili e poi di televisori, fondata nel 1944. Nel 1953, con l'inizio delle trasmissioni televisive, avvia la produzione di animazione per spot pubblicitari e solo nel settembre del 1963 produce la sua prima serie animata per la TV (la seconda in assoluto in Giappone), Sennin Buraku ('Il villaggio degli eremiti'), tratta dall'omonimo manga di Isao Kojima e insolito esperimento di serie per adulti. Il mese successivo dello stesso anno è, invece, la volta di Tetsujin 28go (Super Robot 28), serie robotica basata sul popolare manga di Mitsuteru Yokoyama del 1958, già adattato per la TV in una serie di telefilm; la serie conterà alla fine 83 episodi, più 13 di un'ulteriore miniserie, e sarà trasmessa con grande successo fino al 1965. Stessa popolarità godrà anche la successiva serie Eight Man, iniziata nel novembre del 1963, il cui successo si traduce in oltre 700 prodotti che riproducono l'effigie del protagonista, il poliziotto androide Hachiro Azuma. Nel 1965 la TCJ produce, quindi, la sua prima serie a colori, Mirai Kara Kita Shōnen - Super Jetter, che si contende con Jungle Taitei (Kimba il leone bianco) della Mushi Production il titolo di primo anime televisivo a colori. Nello stesso anno esce anche la serie Yusei Shōnen Papii, in cui viene introdotto per la prima volta il "rito" della trasformazione del protagonista da persona comune a paladino della giustizia. Nel 1969 la TCJ diviene indipendente dalla Yanase ed assume l'attuale denominazione di Eiken, producendo nel tempo serie conosciute anche in Italia, come UFO Diapolon - Guerriero spaziale del 1976.[3]

Come Television Corporation of Japan

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ Francesco Prandoni. Anime al cinema. Storia del cinema di animazione giapponese 1917-1995. Yamato Video, 1999, p. 35. Talvolta l'acronimo TCJ si trova accreditato anche come Tele-Cartoon Japan.
  2. ^ il sito ufficiale Archiviato il 26 ottobre 2007 in Internet Archive..
  3. ^ Francesco Prandoni, op. cit.

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]