Eni si avvia alla pace con la Nigeria. Il governo di Lagos ritirerà entro venerdì 17 novembre la richiesta di risarcimento per 1,1 miliardi di dollari contro il gruppo energetico guidato dall’ad Claudio Descalzi, scrivendo la parola fine su una vicenda che si trascinava ormai da 10 anni.
Le rivendicazioni economiche della Nigeria erano andate avanti anche dopo la piena assoluzione, nel 2021 di Eni, compresi l'ad di allora, Paolo Scaroni, e l'attuale, Descalzi, e del partner Shell, nel procedimento penale per presunta corruzione internazionale nell’aggiudicazione della licenza esplorativa Opl 245 (Oil Prospecting License 245). Un anno fa il Tribunale di Milano aveva già rigettato l’appello della Nigeria.
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Ora il lieto fine. Il ministero della Giustizia nigeriano rinuncerà alle richieste «senza condizioni» e «con effetto immediato», come scrive in una lettera recapitata ai vertici di Eni e rivelata da Bloomberg. La Nigeria rinuncerà anche «irrevocabilmente» a «qualsiasi ulteriore azione legale in Italia contro Eni, le sue affiliate e i funzionari attuali e passati in merito ai diritti sul giacimento», noto con la sigla Opl 245.
Per acquistare la licenza, Eni e Shell il 29 aprile 2011 avevano versato la somma di 1,3 miliardi di dollari. Basandosi su un impianto accusatorio fondato sostanzialmente sulle dichiarazioni, poi rivelatesi false, dell’ex dirigente Eni, Vincenzo Armanna (licenziato nel 2013 a seguito di un contenzioso sulle note spese), il pm aveva chiesto 8 anni per Descalzi e il predecessore Scaroni.
Nel maggio 2021 il progetto minerario nigeriano relativo all’esplorazione del blocco offshore è scaduto. Eni ne aveva chiesto la conversione in licenza di sviluppo «nel pieno convincimento di aver rispettato tutti i termini contrattuali, le condizioni e i requisiti per tale conversione, compresa la tempestiva notifica alla controparte».
La fine delle ostilità apre ora un nuovo scenario. Eni, infatti, chiede da tempo che la licenza esplorativa Opl 245 si trasformi in permesso di produzione.
Il gruppo italiano, nel confermare di aver ricevuto la lettera, si dice pronto a fare quanto serve per sbloccare lo sviluppo dell’area petrolifera, che ha riserve recuperabili di 560 milioni di barili, secondo le stime di Eni. Insieme a Shell, il Cane a sei zampe ha già investito 2,5 miliardi di dollari nel blocco Opl 245, senza però aver potuto estrarre nemmeno un barile di greggio.
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« Eni si rallegra per la decisione del governo nigeriano che rappresenta il passo finale verso la verità», è il commento del gruppo, «Quando ciò avverrà, non ci saranno più accuse pendenti sull’affare Opl245. Eni è ora pronta a valutare, insieme al Governo, i passi necessari per arrivare alla conversione della licenza». (riproduzione riservata)