Propr. Kristin A. Marianne E., attrice svedese. Eletta Miss Svezia, inizia a lavorare nel cinema a partire dal 1951. Dopo aver partecipato a Portami in città (1953) di D. Sirk, Piangerò domani (1955) di D. Mann e Artisti e modelle (1955) di F. Tashlin, riceve un Golden Globe nel 1956 come migliore giovane promessa. Il film che la trasforma nell’icona di un mondo spensierato già sul punto di declinare è La dolce vita (1960) di F. Fellini: l’attrice immersa nella fontana di Trevi è una delle immagini più suggestive del cinema italiano. Giocando sulle sue forme generose, Fellini la trasforma in seguito nell’incubo di un moralista bacchettone nell’episodio Le tentazioni del signor Antonio contenuto in Boccaccio ’70 (1962). L’attrice è uno dei topoi femminili del grottesco immaginario felliniano e in Intervista (1987) è anche la memoria storica di anni diventati proverbiali, ma ormai perduti. Con il trascorrere del tempo le sue interpretazioni si fanno più rare e spesso caratterizzate da una esasperata bizzarria: nel discutibile remake di Il conte Max (1991) di C. De Sica è una mangiauomini che colleziona calchi dei genitali dei suoi amanti, mentre in Il nano rosso (1998) di Y. Le Moine è una matura cantante lirica che si lega a un trentenne affetto da nanismo.