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Teatro Olimpico

Coordinate: 45°33′00″N 11°32′57″E
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Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo teatro di Roma, vedi Teatro Olimpico (Roma).
Teatro Olimpico
Il proscenio e le scene del Teatro Olimpico
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
LocalitàVicenza
IndirizzoPiazza Matteotti, 11
Dati tecnici
TipoCavea semicircolare
FossaPresente
Capienza470 posti
Realizzazione
Costruzione1580-1584
Inaugurazione1585
ArchitettoAndrea Palladio
ProprietarioComune di Vicenza
Sito ufficiale

Il Teatro Olimpico è un teatro progettato dall'architetto rinascimentale Andrea Palladio nel 1580 e situato a Vicenza. È il primo e più antico teatro stabile coperto dell'epoca moderna.[1]

La realizzazione del teatro, all'interno di un preesistente complesso medievale, venne commissionata a Palladio dall'Accademia Olimpica per la messa in scena di commedie classiche. La sua costruzione iniziò nel 1580, lo stesso anno della morte di Palladio, e venne inaugurato il 3 marzo 1585, dopo la realizzazione delle celebri scene fisse di Vincenzo Scamozzi. Tali strutture lignee sono le uniche d'epoca rinascimentale ad essere giunte fino a noi, peraltro in ottimo stato di conservazione. Il teatro è ancora sede di rappresentazioni e concerti ed è stato incluso nel 1994 nella lista dei Patrimoni dell'umanità dall'UNESCO assieme alle altre architetture palladiane di Vicenza. Fa parte del sistema civico museale.[2]

Nel 2004, dopo una proposta di legge approvata alla Camera, viene assegnato al teatro il riconoscimento di Monumento Nazionale.[3]

 Bene protetto dall'UNESCO
Città di Vicenza e le Ville palladiane del Veneto
 Patrimonio dell'umanità
TipoArchitettonico
Criterio(i),(ii)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal1994
Scheda UNESCO(EN) City of Vicenza and the Palladian Villas of the Veneto
(FR) Scheda
La cavea e la loggia del Teatro Olimpico
Targa marmorea coi nomi dei benefattori Accademici Olimpici che contribuirono alla fondazione del Teatro, collocata nel 1608 al suo interno a cura di Pompeo Trissino.

Il Teatro Olimpico costituisce l'ultima opera dell'architetto Andrea Palladio ed è considerato uno tra i suoi più grandi capolavori, assieme a Villa Capra detta la Rotonda, alla Basilica Palladiana e al vicino Palazzo Chiericati. Il celebre architetto veneto, rientrato da Venezia nel 1579, riportò in quest'opera gli esiti dei suoi lunghi studi sul tema del teatro classico, basati sull'interpretazione del trattato De architectura di Vitruvio e sull'indagine diretta dei ruderi dei teatri romani ancora visibili all'epoca (in particolare del Teatro Berga di Vicenza).

Il teatro venne commissionato a Palladio dall'Accademia Olimpica di Vicenza, nata nel 1555 con finalità culturali e scientifiche, tra le quali la promozione dell'attività teatrale. Tra i membri fondatori dell'Accademia vi era lo stesso architetto, che per essa aveva progettato numerosi allestimenti scenici provvisori in vari luoghi della città, com'era d'uso all'epoca, fino a che nel 1579 l'Accademia aveva ottenuto dalla municipalità la concessione di un luogo adatto dove poter realizzare stabilmente un proprio spazio scenico, all'interno delle prigioni vecchie del Castello del Territorio. Il contesto era una vecchia fortezza di impianto medioevale, più volte rimaneggiata e utilizzata nel tempo anche come prigione e polveriera prima del suo abbandono.

La costruzione del teatro iniziò nel 1580, lo stesso anno in cui Palladio morì, ma i lavori furono proseguiti sulla base dei suoi appunti dal figlio Silla e si conclusero nel 1584, limitatamente alla cavea completa di loggia e al proscenio.

Si pose dunque il problema di realizzare la scena "a prospettive", che era stata prevista fin dal principio dall'Accademia ma di cui Palladio non aveva lasciato un vero progetto. Venne quindi chiamato Vincenzo Scamozzi, il più importante architetto vicentino dopo la morte del maestro. Scamozzi disegnò le scene lignee, di grande effetto per il loro illusionismo prospettico e la cura del dettaglio, costruite appositamente per lo spettacolo inaugurale, apportando inoltre alcuni adattamenti e i necessari completamenti al progetto di Palladio. A Scamozzi vengono anche attribuite le contigue sale dell'Odèo e dell'Antiodèo, oltre che il portale d'ingresso originale.[4]

Studi recenti hanno dimostrato che l'originale progetto palladiano prevedeva solamente un'unica prospettiva sviluppata in corrispondenza della porta centrale della scena, mentre nei due varchi laterali dovevano trovare posto fondali dipinti. Al tempo stesso risale al progetto palladiano la cesura delle due ali di muro e il soffitto "alla ducale" sopra il proscenio.

Il teatro venne inaugurato il 3 marzo 1585 con la rappresentazione dell'Edipo re di Sofocle e i cori di Andrea Gabrieli (ripresa nel 1997 per l'Accademia Olimpica con la regia di Gianfranco De Bosio). In questa e altre rare occasioni le scene, che rappresentano le sette vie della città di Tebe, furono illuminate con un originale e complesso sistema di illuminazione artificiale, ideato dal veneziano Angelo Ingegneri, entrato nei ranghi olimpici già dall’aprile del 1580. Le scene, che erano state realizzate in legno e stucco per un uso temporaneo, non furono tuttavia mai rimosse e, malgrado pericoli d'incendio e bombardamenti bellici, si sono miracolosamente conservate fino ai giorni nostri, uniche della loro epoca.

Il 17 settembre 1786 Goethe assiste ad una riunione dell'Accademia Olimpica e visita il teatro. Comprendendo anche da lì il valore delle forme architettoniche del Palladio. Il teatro fu usato oltre che per spettacoli teatrali, anche per feste, tornei e cerimonie per visite di personaggi illustri (tra cui Napoleone, l'imperatore Francesco I, il re d'Italia Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi).

A seguito al decreto napoleonico di confisca del 1813, proprietario del teatro è divenuto il Comune di Vicenza.

Con il teatro Olimpico si avvera il sogno, sino ad allora irrealizzato, di generazioni di umanisti e architetti rinascimentali: erigere in forma stabile uno degli edifici simbolo della tradizione culturale classica. Il progetto palladiano ricostruisce il teatro dei romani con una precisione archeologica fondata sullo studio accurato del testo di Vitruvio e delle rovine dei complessi teatrali antichi. In ciò costituisce una sorta di testamento spirituale del grande architetto vicentino. Con l'Olimpico rinasce il teatro degli Antichi, e nel progettarlo Palladio raggiunge una consonanza assoluta con il linguaggio della grande architettura classica, di cui per una vita intera "con lunga fatica, e gran diligenza e amore" aveva cercato di ritrovare le leggi della segreta armonia[5]. Alle costruzioni imperiali romane s'ispira anche la decorazione architettonica, in particolare quella del proscenio a doppio ordine, con edicole contenenti le statue dei membri dell'Accademia Olimpica, paludati all'eroica, che si affacciano tra le riquadrature scandite da colonne.

Il complesso è stato oggetto di un restauro conservativo tra il 1986 e il 1987[6].

Il teatro è tuttora utilizzato, soprattutto per rappresentazioni classiche e concerti, prevalentemente in primavera (festival "Settimane musicali al Teatro Olimpico" e "Il suono dell'Olimpico") e in autunno ("Cicli di spettacoli classici") poiché, nel timore di danneggiarne le delicate strutture, non è mai stato dotato di impianto di riscaldamento o di condizionamento; ha inoltre una capienza limitata - 470 posti[7] - per motivi di conservazione. Il teatro ospita alcuni eventi tra i quali la cerimonia di assegnazione dei Premi Internazionali Dedalo Minosse alla committenza di architettura e i Premi E.T.I - Gli Olimpici del teatro.

La loggia superiore è decorata con 28 statue in pietra che rappresentano i fondatori dell'Accademia Olimpica: al centro coi libri in mano c'è Andrea Palladio, alla sua destra Gian Giorgio Trissino in atteggiamento da oratore, mentre alla sua sinistra c'è Vincenzo Scamozzi
Pianta (Ottavio Bertotti Scamozzi, 1776)
L'Odeon
Sezione longitudinale (Ottavio Bertotti Scamozzi, 1776)

L'interno del teatro è decorato con novantacinque statue, realizzate in pietra oppure stucco e rappresentanti i personaggi legati alla fondazione dell'Accademia Olimpica o del teatro stesso[8].

La grandiosa frons scaenae d'ordine corinzio è ispirata allo schema degli archi trionfali romani a tre fornici.[9] La struttura è rinascimentale, di impronta manieristica. Nell'attico della frons scaenae in undici riquadri sono raffigurate le dodici fatiche di Ercole. Al centro, tra due Fame con le trombe, è lo stadio con la corsa delle bighe, insegna dell'Accademia e ricordo dei Giochi Olimpici, istituiti da Ercole, protettore del sodalizio vicentino e simbolo dell'uomo che, tramite la virtù, acquista la gloria. Sopra si legge il motto, di origine virgiliana, Hoc opus, hic labor est. Lo stemma di Vicenza è retto da due giovanetti.

La cavea ellittica è recintata da una balaustra con statue paludate all'eroica. Nella nicchia centrale sopra la cavea sta la statua di Leonardo Valmarana, Principe dell'Accademia e promotore della costruzione, rappresentato con vesti ed insegne imperiali (richiamo diretto alla figura dell'imperatore Carlo V d'Asburgo)[10][11]

  1. ^ Enrico Quagliarini, Costruzioni in legno nei teatri all'italiana del '700 e '800: il patrimonio nascosto dell'architettura teatrale marchigiana, Alinea Editrice, 2008, pp. 29–, ISBN 978-88-6055-200-6.
  2. ^ Teatro Olimpico, su museicivicivicenza.it. URL consultato il 15 gennaio 2024.
  3. ^ Teatro olimpico monumento nazionale: "Grande vittoria per Vicenza", su amp.vicenzatoday.it. URL consultato l'8 aprile 2024.
  4. ^ Vincenzo Scamozzi fu anche l'architetto del Teatro all'Antica a Sabbioneta.
  5. ^ Teatro Olimpico, in Mediateca, Palladio Museum.
  6. ^ Restauro Teatro Olimpico 1987 Archiviato il 23 marzo 2014 in Internet Archive.
  7. ^ Sale e Teatri comunali - Comune di Vicenza, su comune.vicenza.it. URL consultato il 23 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2015).
  8. ^ Ai fondatori del teatro furono dedicate 42 statue di stucco sulla scena e 21 intorno alla gradinata, ai fondatori dell'Accademia o loro successori 28 statue in pietra collocate sopra il ballatoio e 4 negli angoli delle scale. In Antonio Magrini, Memorie intorno la vita e le opere di Andrea Palladio, 1845, pagg. LXII e seguenti è riportato un preciso elenco dei personaggi rappresentati:
    • Tabernacoli inferiori: a destra Angelo Caldogno di Losco e Benedetto Sesso di Gottifredo, a sinistra Giovan Battista Ghellini di Antonio e Pompeo Trissino;
    • Tabernacoli superiori: Pietro Conti di Rinaldo, Girolamo Schio di Giovan Pietro, Teodoro Thiene di Francesco, Pietro Capra di Vincenzo, Giacomo Ragona di Pietro, Pietro Porto di Guido;
    • Ordine delle colonne: Lodovico Chiericato di Nicola, Giulio Poggiana di Lodovico, Pietro Bonanome di Giovan Paolo, Giovanni Filippo Banca di Innocente, Giovanni Antonio Piovene di Tiberio, Spinella Bissari di Girolamo, Fabio Trissino di Francesco, Giovanni Locatelli, Fabio Pace di Paolo, Cristoforo Barbaran di Giacomo Antonio;
    • Nicchie inferiori: Antonio Maria Angiolello, Girolamo Buso di Lodovico, Pietro Paolo Volpe di Giulio, Claudio Bissari di Francesco;
    • Nicchie superiori: Leonida Porto di Giuseppe, Alessandro Marsari di Bernardino, Lelio Poggiana di Vincenzo, Valerio Barbaran di Giovan Battista;
    • Ordine dell'attico: Giovan Battista Gorgo di Francesco, Fausto Macchiavelli, Orazio Velo di Sebastiano, Onorio Belli di Elio, Giovanni Monza di Leone, Marc'Antonio Broglia, Giovan Battista Titoni di Vincenzo, Paolo Chiapin, Girolami Forni, Francesco Florian di Carpoforo, Marco Valle di Giovan Pietro, Nicola Tavola di Ottavio, Paolo Piovene, Girolamo Porto di Angelo;
    • Sopra la gradinata: Leonardo Valmarana di Alvise, Ortensio Loschi di Bernardino, Francesco Caldogno di Losco, Lodovico Zuffato di Giovan Battista, Stopaciero Traverso di Pompilio, Giovan Battista Calderari di Giuseppe, Curio Orgiano di Giuseppe, Fabio Arnaldi di Vincenzo, Giulio Ghellini di Giuseppe;
    • Negli angoli delle gradinate: Giovan Battista Pellizzari, Vincenzo Garzadori di Ottaviano, Carlo Camozzo di Antonio, Alessandro Mora, Torquato Monza di Fabio, Muzio Monza di Paolo, Tiburzio Marzari, Giacomo Magrè di Stefano, Girolamo Caldogno di Michele, Giovan Battista Valmarana di Antonio, Erminio Bissari di Odorico, Camillo Sesso di Carlo;
    • Sulla loggia superiore: Gian Giorgio Trissino, Andrea Palladio, Valerio Clericati, Bernardo Schio, Sertorio Repeta, Vincenzo Caldogno, Giuliano Piovene, Girolamo Conti, Pietro Paolo Bissari, Alessandro Massaria, Camillo Godi, Pietro Losco, Marc'Antonio Trissino, Elio Belli, Livio Pagello, Antonio Capra, Orazio Almerico, Vincenzo Scamozzi, Guido Arnaldi, Bernardino Trinagio, Attilio Trento, Francesco Ghellini, Marco Ghellini, Bernardino Porto, Marco Sangiovanni, Giovan Battista Garzadori, Camillo Scroffa, Giovan Battista Velo;
    • Nicchie sotto la loggia: Paolo Gualdo, Conte di Monte, Giulio Thiene, Giacomo Pagello.
  9. ^ L'arco centrale è la porta regia, mentre le due porte laterali sono le hospitalia.
  10. ^ Franco Barbieri e Renato Cevese, Vicenza, ritratto di una città, Angelo Colla editore, 2005, pag. 552 e segg.
  11. ^ Anche il Teatro Farnese a Parma fu costruito ispirandosi all'architettura del Teatro Olimpico di Vicenza.
Fonti
Approfondimenti
  • Lionello Puppi, Breve storia del Teatro Olimpico, Neri Pozza, Vicenza 1973.
  • Remo Schiavo, Guida al Teatro Olimpico, II ed., Accademia Olimpica, Vicenza 1986.
  • Licisco Magagnato, Il Teatro Olimpico, a cura di Lionello Puppi. Contributi di Maria Elisa Avagnina, Tancredi, Carunchio, Stefano Mazzoni, Milano, Electa, 1992 («Novum Corpus Palladianum»).
  • Stefano Mazzoni, L'Olimpico di Vicenza: un teatro e la sua «perpetua memoria», Le Lettere, Firenze 1998 (II ed. 2010).
  • Il teatro Olimpico, a cura di Maria Elisa Avagnina, fotografie di Pino Guidolotti, Ed. Marsilio 2005, ISBN 978-88-317-8729-1.
  • Pierre Patte, Description du Théâtre de la Ville de Vicence [1780], Michèle Sajous D'Oria (éd.), Bari, Adda, 2008.

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