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Tarantella

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Tarantella
Origini stilistichemusica folk
Origini culturaliCalabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata, Molise, Abruzzo
Strumenti tipicivoce
tamburello
fisarmonica
violino
mandolino
chitarra
organetto
flauto
cupa cupa
tammorra
ciaramella
pianoforte
lira calabrese
tastiera
basso
cupa
friscaletto
Popolaritàorigine XVII secolo, affermazione del genere XIX secolo.
Sottogeneri
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Generi correlati
musica etnica

La tarantella è un tipo di danza tradizionale dell'Italia meridionale e insulare (Sicilia), accompagnata da melodie in tempo vivace e metro vario, spesso composto (68 o 128) ma in molti casi anche semplice (44); il modo può essere di preferenza maggiore o minore a seconda dell'uso locale.

La tarantella non è un unico genere di danza e riconosce diverse tradizioni regionali (campana, calabrese, pugliese, lucana, siciliana) che si ritiene traggano tutte origine dal fenomeno del tarantismo, sebbene alcuni autori napoletani abbiano suggerito una diversa genesi per la tarantella campana.

Delle tante varianti, la tarantella napoletana è quella che ha ricevuto una codificazione colta (XIX secolo) che ha in parte tradito lo spirito del folklore originario, ha attratto l'interesse della musica classica e ha reso la tarantella un simbolo dell'Italia in tutto il mondo.

Evoluzione storica

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La prima fonte storica risale ai primi anni del XVII secolo e sin dal suo primo apparire il ballo è legato al complesso e rituale fenomeno del tarantismo. Mentre conosciamo alcuni motivi sei-settecenteschi di tarantella, non è possibile conoscere con sicurezza le forme coreutiche di quei secoli per mancanza di notazioni coreografiche dell'epoca e riferibili alle classi popolari che praticavano tale danza.

Originatasi probabilmente nella provincia di Taranto, nel XIX secolo la tarantella è divenuta uno degli emblemi più noti del Regno delle Due Sicilie e il suo nome ha sostituito i nomi di balli diversi preesistenti di varie zone dell'Italia meridionale, diventando così la danza italiana più nota all'estero. La diffusione di moda del termine spiega il fatto che oggi vari tipi di balli popolari e musiche da ballo recano il nome di "tarantella".

Molti compositori colti si sono ispirati tra il XVIII e il XX secolo ai motivi e ai ritmi delle tradizioni meridionali, componendo e costituendo un genere a sé di tarantella colta. Una celebre trasposizione colta è quella composta per voce e pianoforte da Gioachino Rossini, intitolata La danza, che fu arrangiata per esecuzione orchestrale, insieme con altri brani pianistici di Rossini, da Ottorino Respighi nel secolo XIX. Altrettanto o più noto, tanto da essersi fatto stereotipo di Napoli (e nel mondo dell'Italia), oltre che della danza stessa, è il tema di tarantella scritto da Luigi Ricci nel 1852 per l'opera La festa di Piedigrotta. Altro esempio nella musica colta è la Tarantella di Fryderyk Chopin del 1841; inoltre da ricordare la Tarantella dal balletto Pulcinella di Stravinskij del 1920 e la Tarantella, tratta dai Dodici pezzi infantili op. 65, composta da Sergej Prokof'ev nel 1936.

Il nome "tarantella" deriva da "taranta", termine dialettale delle regioni meridionali italiane per designare la Lycosa tarentula, un ragno velenoso diffuso nell'Europa meridionale e in particolare nelle campagne di Taranto, da cui prende il nome. In quelle zone il ballo della tarantella è in parte legato alla terapia del morso della tarantola. La tradizione affidava al veleno di questo ragno effetti diversi, a seconda delle credenze locali: malinconia, convulsioni, disagio psichico, agitazione, dolore fisico e sofferenza morale.

Chi veniva morso o credeva di essere stato morso da una tarantola (ma anche da scorpioni, insetti o rettili vari) tendeva a un esagerato dinamismo e ricorreva a terapie coreo-musicali, particolarmente efficaci durante la festività dei santi Pietro e Paolo che, mediante l'insistenza della pratica della danza, provocassero l'espulsione del veleno attraverso sudori e umori. Per lo studio del fenomeno del tarantismo in Italia è fondamentale l'opera di Ernesto De Martino (v. La terra del rimorso). Non tutte le forme di danza erano comunque legate a questo fenomeno: si danzava anche in occasioni pubbliche (festività religiose, pellegrinaggi ai santuari, ricorrenze agricole) e private (matrimoni, battesimi, ecc.) come espressione di religiosità e gioia.

Non è trascurabile l'ascendenza che alcuni storici della musica attribuiscono alla città di Taranto per le origini del ballo, chiamato anticamente Tarantedde[1][2].

In entrambi i casi il termine sarebbe poi passato a descrivere tutte le forme di musica e ballo "non colte" del Centro-Sud Italia.

Tipi di tarantelle

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  1. ^ Virgilio Savona e Michele Straniero, Canzoni italiane, Fabbri Editori, 1994, Vol. I, pag.164
  2. ^ Universo, De Agostini, Novara, 1965, Vol. XII, pag.21
  • Gaetano Dura, Pasquale Chiodi, "Tarantella: ballo napolitano", Federico Gatti, 1834
  • Carmelina Naselli "Studi di folklore: drammatica popolare, culto degli alberi, Tarantella e Empanadilla", G. Crisafulli, 1953
  • Roberto De Simone, "Canti e tradizioni popolari in Campania", con una intervista al maestro de Simone rilasciata a Luigi Granetto e Giuseppe Vettori, Lato Side, 1979
  • Angelo Di Mauro, "Buongiorno terra: i riti della disobbedienza religiosa", Ripostes Salerno, 1982
  • Salvatore Palomba, "La canzone napoletana", L'Ancora del Mediterraneo, 2001
  • Pierpaolo De Giorgi, "L'estetica della tarantella: pizzica, mito e ritmo", Congedo, 2004
  • Piero Bonavero, "Riflessi italiani: l'identità di un paese attraverso la rappresentazione del suo territorio", Touring Editore, 2004
  • Antonio Grano, "Trattato di sociologia della canzone classica napoletana", Palladino, 2004
  • Giovanni Amedeo, "Canzoni e popolo a Napoli dal '400 al '900", Grimaldi, 2005
  • Enrico Careri, "Beni musicali, musica, musicologia", LIM LibreriaMusicaleItaliana, 2006
  • Susanna Pasticci, "Parlare di musica, Meltemi Editore srl, 2008
  • Tullia Conte, Diacronia minima del tarantismo, Sudanzare, Wroclaw, 2020

Voci correlate

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