Vai al contenuto

Palazzi di Vicenza

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Voce principale: Vicenza.
La Basilica Palladiana

Vicenza è una città ricca di palazzi e residenze, che testimoniano le diverse fasi artistiche, architettoniche e urbanistiche della sua storia, legati in particolare all'opera dell'architetto cinquecentesco Andrea Palladio.

Questa pagina contiene un elenco, in ordine alfabetico, degli edifici civili della città di Vicenza, con funzione di raccordo nell'ambito dell'enciclopedia, per facilitare la ricerca. Propone perciò:

  • l'individuazione dell'edificio, riportandone l'esatta denominazione, l'indirizzo e le coordinate geografiche
  • qualche dato sintetico relativo ad aspetti storico-artistici
  • l'indicazione di quali edifici non sono più esistenti (in corsivo)
Primo palazzo rinascimentale di Vicenza. La struttura dell'edificio e la tipologia delle modanature suggeriscono la sua costruzione nel tardo Quattrocento, nell'ambiente influenzato da Lorenzo da Bologna. Agli inizi del XVI secolo passò dagli Alidosio ai Conti. Primo e secondo piano sono ora occupati da uffici comunali, collegati all'interno con palazzo Trissino[1].
 
 
Icona Palazzi Angaran
Palazzo Angaran in piazza XX Settembre

Gli Angaran furono una famiglia aristocratica vicentina, i cui possedimenti in età medievale si estendevano attorno ad Angarano (attuale sobborgo di Bassano del Grappa) da cui presero il nome. Furono aggregati al patriziato veneziano nel 1655 dopo aver pagato centomila ducati per finanziare la guerra di Candia.

Costruito intorno al 1480 per la famiglia Magrè, forse su progetto di Tommaso Formenton; ricostruito fedele all'originale tra il 1921 e il 1934.
Bell'esempio di architettura del primo Rinascimento, l'unico palazzo che in città sviluppa due facciate su portico continuo[2].
  • Palazzo Angiolello, in piazzetta Duomo, angolo contrà Vescovado, edificio di scuola scamozziana di fine Cinquecento, distrutto dai bombardamenti del 14 maggio 1944[4].
  • Palazzo Anti, in contrà Vescovado 18. 45.54561°N 11.5422°E
Tipico esempio di architettura veneta minore della seconda metà del Settecento[5].
 
 
Icona Palazzi Arnaldi
Palazzo Arnaldi Tretti (a sinistra) e Palazzo Godi Arnaldi (a destra) in contrà Pasini

Gli Arnaldi furono una famiglia aristocratica vicentina, ascritta al patriziato veneziano e annoverata fra le cosiddette Case fatte per soldo. Furono proprietari di palazzi in città dal XV al XIX secolo.

Edificio dell'ultimo quarto del XV secolo (testimoniata la presenza di Lorenzo da Bologna), presenta una raffinata facciata rinascimentale con portone in marmo rosso, rivestimento a losanghe e modanature in pietra rossa di Nanto[6].
La costruzione - la cui paternità è attribuita a Giandomenico Scamozzi- fu iniziata nel 1574; la facciata neoclassica prospetta su un ampio cortile[7].
  • Palazzo Arnaldi Piovene, in contrà Zanella → Palazzo Sesso Piovene
  • Palazzo Arnaldi, in contrà San Paolo 13 → Palazzo Bissari Arnaldi.
  • Palazzetto Arnaldi, in contrà del Pozzetto 5 → Palazzetto Chiericati Arnaldi
Palazzo Barbaran da Porto
Edificio di inizio Ottocento di David Rossi[8].
realizzato a Vicenza fra il 1570 e il 1575 dall'architetto Andrea Palladio. È attualmente la sede del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio (CISA) e del Palladio Museum.[9].
Del 1799, opera di Carlo Barrera[10].
Costruito nel Seicento da Giacomo Borella; portone d'ingresso sovrastato da un ornato balcone barocco tra finestre neoclassiche[11].
Andrea Palladio riprogettò il Palazzo della Ragione, aggiungendo alla preesistente costruzione gotica le celebri logge in marmo bianco a serliane.
Un tempo sede delle magistrature pubbliche di Vicenza, oggi dotata di più spazi espositivi, è teatro di mostre d'arte e d'architettura. Dal 1994 è nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO[12].
 
 
Icona Edifici dei Bissari

I Bissari furono una famiglia eminente in Vicenza fra il Duecento e l'Ottocento, secolo del suo decadimento. Governò diversi feudi e tenute, in particolare il feudo di Costa Fabrica, ora Costabissara.

Ristrutturato da Camillo Bissari nel 1696, è di incerta attribuzione[13].
  • Palazzo Bissari, attualmente un grande condominio, ricostruito dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, sull'isolato occupato dalla dimora cinquecentesca dei Bissari; entrata in contrà Vescovado 6[14].
  • Palazzo Bissari Arnaldi, in contrà San Paolo 13. 45.546331°N 11.547435°E
Commissionato a fine Quattrocento dai Bissari in forme rinascimentali (resta il bel portone), con rifacimenti del XVI secolo, fu venduto alla famiglia Arnaldi nel 1584. Qui morì l'umanista Enea Arnaldi[15].
Palazzo Braschi
Edificio della prima metà del Settecento[17].
Costruito nel 1780 da Ottavio Bertotti Scamozzi[18].
Dimora signorile tardogotica, in parte ricostruita dopo i bombardamenti del 1945[20].
 
 
Icona Palazzi Breganze
Della seconda metà del Cinquecento[21].
  • Palazzo Breganze, in contrà Porti 17 → Palazzo da Porto Breganze
  • Palazzo Breganze in piazza Castello → Palazzo da Porto Breganze in piazza Castello
  • Palazzo Breganze, di fronte al Porton del Luzo → Palazzo Pigafetta Breganze
Palazzo Brusarosco
Edificio ottocentesco in parte restaurato dall'architetto Carlo Scarpa, che nell'ultimo piano del palazzo realizzò Casa Gallo. Sede della Biblioteca internazionale La Vigna - Centro di Cultura e Civiltà Contadina.
 
 
Icona Palazzi Caldogno
Palazzo Caldogno Dal Toso Franceschini da Schio detto Ca' d'Oro, la facciata

I Caldogno furono una famiglia nobile vicentina legata al comune di Caldogno nella provincia di Vicenza, che si suddivise in vari rami. Nell'apice del loro splendore ebbero la residenza principale a Vicenza e possedettero varie proprietà in tutto il vicentino.

Eretto nel Trecento dalla famiglia Caldogno e completato in stile tardogotico nel 1477 circa dalla famiglia Dal Toso, che lo ampliò sul retro e completò il cortile verso il 1500. Il piano terreno fu risistemato da Lorenzo da Bologna, autore del ricco portale; l'atrio e l'interno furono ristrutturati sul finire del Settecento. Distrutto dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e ricostruito[22].
Uno dei più fastosi edifici della città, costruito nella seconda metà del Cinquecento e interamente ricostruito dopo la seconda guerra mondiale, è ora sede della Camera di Commercio[23].
Completamente rimaneggiato nel Settecento, ora in stato di degrado[24].
Palazzo del Capitaniato
Fu progettato nel 1565 da Andrea Palladio, costruito dal 1571 al 1572. Fu decorato da Lorenzo Rubini e all'interno i dipinti sono di Giovanni Antonio Fasolo. Attualmente è sede del consiglio comunale cittadino[26].
 
 
Icona Palazzi Capra
Palazzo Capra Querini

I Capra furono una famiglia antica che apparteneva al Consiglio nobile di Vicenza. Capostipite della famiglia fu Enrico Capra che nel principio dell'XI secolo fece molte acquisizioni nel territorio vicentino di Carrè.

  • Palazzo Capra, del XVIII secolo, in piazzetta Santo Stefano, angolo stradella Santo Stefano
Modificato un edificio preesistente nella seconda metà del Settecento e dall'inizio del Novecento per adattarlo a sede delle Poste e telegrafi[27].
Edificio del primo Rinascimento vicentino[28].
Realizzato nei primi decenni del Seicento, forse da Ottavio Bruto Revese[29].
Dalla facciata lunga e spoglia ma in origine affrescata. Dietro il palazzo, superato un ponte in pietra sull'Astichello, si accede al parco Querini, che costituiva il giardino del palazzo. Divenuto di proprietà della famiglia dei conti Rezzara, il parco venne aperto al pubblico nel 1971 dopo un'annosa disputa sul suo utilizzo[30].
Progettato da Andrea Palladio, ora inglobato nel fianco di palazzo Piovini. È inserito nell'elenco dei 23 monumenti palladiani della città[31].
Progettato da Ottone Calderari e realizzato postumo nel primo decennio dell'Ottocento[32].
  • Palazzo Capra in piazzetta Santo Stefano → Palazzo Sale Capra
Stemma della famiglia Chiericati
Palazzo Civena Trissino
Edificio rinascimentale, progettato nel 1550 come residenza nobiliare per i conti Chiericati dall'architetto Andrea Palladio e costruito a partire dal 1551, completato solo alla fine del Seicento. Sede storica del museo civico (dal 1855). È inserito dal 1994 nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO[34].
  • Palazzetto Chiericati Arnaldi, in contrà Pozzetto 5
Edificio del tardo Cinquecento, riproduce lo schema della facciata di Palazzo Trissino[35].
Costruito per conto dei fratelli Giovanni Giacomo, Pier Antonio, Vincenzo e Francesco Civena da Palladio nel 1540, è il primo palazzo di città da lui realizzato. In seguito divenne dimora dei conti Trissino dal Vello d'Oro, che fecero ampliare notevolmente da Domenico Cerato, aggiungendo le ali laterali. È tra i monumenti palladiani patrimonio dell'umanità UNESCO[36].
Costruito nel 1582 e attribuito a Vincenzo Scamozzi[37].
Edificio di impostazione gotica, rimaneggiato nel tardo Quattrocento[38]..
Edificio di impostazione gotica, rimaneggiato nel tardo Quattrocento[33].
Tipicamente tardo quattrocentesco, in parte distrutto dai bombardamenti del 1944[39].
Stemma della famiglia Cordellina
Casa Cogollo, detta "del Palladio".
Fu costruito in stile palladiano da Ottone Calderari, su commissione del giureconsulto Carlo Cordellina[40].
Eretto nel 1738-40 da Carlo Cordellina, ignoto il progettista[41].
Eretta nel 1559 per un notaio e attribuita ad Andrea Palladio, è inserito dal 1994 nell'elenco dei 23 monumenti palladiani della città facenti parte dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO[42].
Eretto nel 1840 su disegno di Giovanni Maria Negrin Quartesan[43], è una delle sedi della Biblioteca civica Bertoliana.
Garbata architettura neoclassica[44].
Pur essendo inserito nella lista dei palazzi palladiani tutelati dall'UNESCO, è considerato da alcuni studiosi un apocrifo di Palladio. Costruito di fronte al convento domenicano di Santa Corona tra il 1550 e il 1554, venne concluso solo nel 1581, un anno dopo la morte di Palladio[45].
L'edificio conserva una trifora tardogotica[42].
  • Casa Dal Giglio
Su disegno di Ottavio Bertotti Scamozzi[46].
  • Palazzo Dalesmani, in contrà Mure San Michele, edificio non più esistente
  • Casa de Ferrari, in contrà Ponte Furo
Su disegno di Ottavio Bertotti Scamozzi[47].
  • Casa Dolfi, in corso Fogazzaro
Rinnovamento a fine Cinquecento, di un preesistente edificio quattrocentesco[48].
  • Casa Donà, in contrà Mure San Rocco
Su progetto di Bartolomeo Malacarne[49].
Edificio con elementi gotici e rinascimentali. Fu abitazione dello statista Paolo Lioy[50].
  • Istituto delle Dorotee, in contrà San Domenico
Edificio progettato da Antonio Piovene e costruito nel 1844-45[51].
Edificio dell'acerbo Cinquecento, attribuibile a Tommaso da Lugano[52].
Palazzo Franceschini Folco
Garbata opera del pieno Settecento, di Giovanni Miazzi[53].
Edificio rinnovato a metà Cinquecento[54].
Sistemato nel 1692 e con interventi del 1877-78[55].
Costruito nel 1800 su progetto di Carlo Barrera[57].
  • Casa Fontana, in piazza De Gasperi
Edificio di Ettore Fagiuoli fine anni trenta del Novecento. Elementi classici e barocchi creano una curiosa composizione neomanieristica[58].
Edificio del 1799 su progetto di Ottone Calderari[59].
Settecentesco edificio di proporzioni importanti con il piano terra e il mezzanino in mattoni bugnati e il piano nobile con strette finestre neoclassiche architravate, di Ottavio Bertotti Scamozzi. Ora sede dell'Amministrazione provinciale[56].
Facciata, probabile opera di Carlo Greco del 1820, tardo neoclassicismo vicentino[60].
Edificio ottocentesco, progettato da Antonio Piovene[56].
Edificio della prima metà del Settecento[61].
  • Casa Gallo → Palazzo Brusarosco Gallo
 
 
Icona Palazzi Garzadori
Costruito nel sesto decennio del Quattrocento In stile gotico fiorito; conserva il portone e una trifora del tempo[63].
Costruito a metà del Cinquecento, su richiesta di Girolamo Garzadori che intendeva ristrutturare le case ereditate dalla zio Battista Graziani. Forse al Palladio viene richiesto uno studio in merito, ma la morte del committente, avvenuta nel 1567, annullò il rapporto anche se, come ricordano alcune testimonianze documentarie, era già stata costruita almeno una prima parte entro il 1564. Fu il figlio Girolamo che completò la fabbrica, sicuramente prima della morte di Palladio; lo schema compositivo è legato a strutture palladiane consimili[64]. È comunque inserito tra i palazzi palladiani patrimonio UNESCO.
Edificio gotico tra i più importanti e meglio conservati della città, costruito intorno al 1460 inglobando strutture romaniche[65].
Ingresso ex GIL Vicenza (ora Università di Vicenza)
Palazzo Giustiniani Baggio
  • Casa Gastaldi, in contrà Santa Lucia, angolo stradella dei Orbi.
Ristrutturata nel 1773 da Ottavio Bertotti Scamozzi[66].
Progettato probabilmente da Antonio Pizzocaro, fu gravemente danneggiato dai bombardamenti dell'ultima guerra e ricostruito negli anni cinquanta del Novecento[67].
Commissionato da Ghellino Ghellini nel 1570[68]
Della prima metà del XIX secolo, unica opera vicentina dell'architetto Antonio Diedo[69]
Raro esempio di architettura rococò nel Veneto, di inizio Settecento[70].
In passato parte di un convento, è dal 1910 la sede centrale della Biblioteca civica Bertoliana.
Costruito negli anni trenta del XIX secolo per la Gioventù Italiana del Littorio, ora è sede universitaria; uno degli edifici ospita il Teatro Astra[71].
Abitato dai Giustiniani fino al 1812, passato ai discendenti Zorzi Giustiniani, che lo vendettero ai primi del Novecento a Marco Baggio. Passato ancora all'Ospedale Civile di Vicenza e infine acquistato dalla Fondazione Cariverona, che ne ha terminato il restauro nel 2011[72]
In stile tardogotico[73].
Costruito nel primo decennio del Seicento su progetto di Vincenzo Scamozzi e appiatto a fine Settecento con intervento di Ottone Calderari, ora è sede della Prefettura[74].
Probabilmente progettato nel secondo decennio dell'Ottocento da Ottone Calderari[75].
 
 
Icona Palazzi Gualdi
Due distinti edifici del primo Cinquecento, unificati nel basamento[76].
In origine gotico e rinnovato a metà Seicento[50].
Sontuosa residenza ristrutturata nel 1537[77].
Opera di Giovanni Miglioranza della prima metà dell'Ottocento[78].
Eretto nel 1523[79].
Palazzo Lanzè Sesso
Corte interna di Palazzo Leoni Montanari
Casa natale dello statista, progettato in stile neoclassico vicentino da Giacomo Fontana nel 1804 e completato verso la metà del secolo da Giovanni Maria Negrin Quartesan (figlio di Antonio Caregaro Negrin)[80].
Costruito nel quinto decennio del Quattrocento in stile gotico fiorito, unificando precedenti edifici, case torri dei Lanzè[81].
Progettato da Francesco Antonio Ziggiotti nel 1769, monumentale residenza in stile scamozziano[82].
Grandioso edificio, unico palazzo vicentino in stile barocco, fatto costruire nel corso del Seicento da Bernardino Montanari e dal suo erede Giovanni Leoni, unificando diversi edifici preesistenti[83].
Voluta da Baldassare Longhena e costruita in stile palladiano, si erge sul lato occidentale del parco.
Rifatto dopo la seconda guerra mondiale, unificando alcuni edifici dei secoli XVI-XVII[84].
Palazzo neopalladiano progettato nel 1780 da Ottone Calderari e realizzato nel decennio successivo solo il corpo di fabbrica verso corso Palladio[85].
Magazzini del sale
Palazzo del Monte di Pietà
Costruito negli anni venti del Novecento a ridosso del fiume Astichello, sede dell'oratorio della parrocchia di San Marco e cinema.
Cinquecentesco, rimaneggiato nel Sette e Ottocento[86].
Seicentesco, rimaneggiato nel Settecento. Ora Casa del Clero[87].
Forse di Ottavio Bertotti Scamozzi[66].
  • Palazzo Molin Cordellina → Palazzetto Cordellina
  • Palazzo del Monte di Pietà, con la facciata principale sulla centrale Piazza dei Signori e i due fianchi su contrà del Monte e contrà Manin. 45.547514°N 11.54663°E
Complesso monumentale costruito tra il XV e il XVII secolo: nella sua parte centrale incorpora la chiesa di San Vincenzo[88].
  • Casa Morselli, in vicolo cieco Retrone, angolo contrà Piancoli[89].
  • Palazzo Muttoni, in contrà Santi Apostoli, angolo contrà Lioy
Espressione della corrente architettura vicentina del secondo Cinquecento, forse di Giandomenico Scamozzi[90].
  • Palazzo Muttoni Franco → Palazzo Franco
  • Casa Muzan, in contrà Do Rode
Ricostruita da Antonio Caregaro Negrin nel 1854[91].
Robusta costruzione del 1580[92].
Commissionato nel 1774 a Ottavio Bertotti Scamozzi, abitazione del poeta vicentino Adolfo Giuriato[93].
Tipico esempio del tardogotico locale di ascendenza veneziana, dell'avanzata seconda metà del Quattrocento[94].
Palazzo delle Opere sociali
Palazzo costruito all'inizio dell'Ottocento per il Casino Nuovo su fatiscenti edifici preesistenti, l'ospedale e la chiesa di Sant'Antonio Abate[95][96]
  • Ostello Olimpico, in viale Giuriolo 9, nei pressi di piazza Matteotti 45.54843°N 11.55011°E
Palazzetto napoleonico, sede dell'ostello cittadino
 
 
Icona Palazzi Pagello
L'edificio originario tardo-cinquecentesco, di tipica matrice veneta, è stato nel tempo ampliato e rimaneggiato. Dalla fine degli anni venti del Novecento è sede della casa canonica della parrocchia di San Marco.
Eretto agli inizi del Seicento in continuità con la tradizione cinquecentesca[8].
  • Palazzo Pagello in corso Palladio → Palazzo Braghetta Pagello
Casa Pigafetta
Conserva l'impronta cinquecentesca[97].
Rielaborata da Matteo Pigafetta nel 1481, è un raro esempio di gotico fiorito[98].
Di tradizione seicentesca e scamozziana, costruito sopra la cavea del Teatro Berga[99].
Edificio del 1861, progettato da Marco Bonelli, ristrutturazione di precedenti[100].
Facciata progettata da Enea Arnaldi, su precedente edificio del convento dei gerosolimitani[101].
 
 
Icona Palazzi Piovene
Architettura severa di fine Seicento e inizio Settecento, opera dell'architetto vicentino Giuseppe Marchi[102].
Realizzato su disegno di Carlo Greco nel 1823[103].
Palazzo Pojana
Austero palazzo della metà del Seicento, attribuito ad Antonio Pizzocaro. Ingloba nel fianco sinistro il precedente Palazzetto Capra sul Corso[52].
  • Case Pizzioni, in stradella delle Barche
Di Giandomenico Scamozzi[64].
Antico palazzo della famiglia Bissari e acquistato dal Comune nel XIII secolo, più volte sistemato, distrutto dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruito, ora è sede di uffici comunali[106].
Attribuito all'architetto Andrea Palladio, che lo avrebbe progettato nel 1540 circa. È inserito nell'elenco dei 23 monumenti palladiani della città che fa parte dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Sotto l'arco del palazzo inizia contrà Do Rode[108].
 
 
Icona Palazzi e case da Porto
Palazzo Porto Festa
Palazzo da Porto Breganze
Palazzo da Porto Colleoni
Palazzo Porto in piazza Castello

I Porto furono una delle principali famiglie che dominarono il Comitato vicentino sin dal principio del X secolo, in qualità di vicecomites fra i più influenti del vescovo, essendo aggregata al Consiglio nobile di Vicenza.

Opera dell'architetto Andrea Palladio, fu commissionato dal nobile Iseppo da Porto nel 1552; l'edificio vide una fase piuttosto lunga di progettazione ed ancor più lunga - e travagliata - di realizzazione, rimasta in parte incompiuta. È inserito dal 1994 nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO[109].
Edificio di fine Quattrocento, ricostruito nel secondo dopoguerra[110].
Edificio tardo gotico[111].
Il più sontuoso edificio cittadino in stile gotico fiorito[112].
Uno dei più raffinati esempi in stile gotico fiorito a Vicenza[113].
Edificio rinascimentale opera di Andrea Palladio, ora sede del Palladio Museum[114].
Edifici di epoca seicentesca[115].
Edificio gotico ristrutturato in stile rinascimentale[116].
Costruito a fine Cinquecento; casa natale di Guido Piovene[117].
Palazzo nobiliare progettato nel 1571 circa per Alessandro Porto, attribuito ad Andrea Palladio e rimasto incompiuto[118].
Opera rinascimentale del primo Cinquecento[119].
Opera di Roberto Narducci, del 1932-36[120].
Edificio tardo quattrocentesco[121].
  • Antico Palazzo Prefettizio, in contrà Del Monte[122].
  • Palazzo della Prefettura → Palazzo Volpe Maltauro
  • Ospizio e oratorio dei Proti, all'angolo delle contrà Giampietro de Proti e Oratorio dei Proti
Costruito nel Quattrocento e completamente rinnovato da Antonio Pizzocaro nella seconda metà del Seicento[123].
  • Palazzo Querini → Palazzo Capra Querini Rezzara
  • Palazzo Quinto in viale Eretenio.
Progettato da Ottone Calderari, ma mai costruito, sull'area in seguito occupata dal Teatro Eretenio[124].
Palazzo Repeta
Palazzo in stile tardo gotico della seconda metà del Quattrocento[125].
Situato al fronte opposto della chiesa di San Lorenzo, questo enorme palazzo fu costruito da Francesco Muttoni tra il 1701 e il 1711 e costituisce una delle sue prime opere. È stato la sede locale della Banca d'Italia[126].
Edificio del 1891 in stile eclettico neogotico di gusto lombardesco.[127]
Eretto nel 1599 e ricostruito nel secondo dopoguerra[128].
Palazzo Salvi sul Corso, ingresso
Palazzo Schio
Progettato da Francesco Muttoni, ma al suo posto viene costruito nella seconda metà del Settecento un grigio e uniforme prospetto[129].
Edificio probabilmente dell'acerbo Cinquecento[130].
Massiccio edificio rettangolare, con facciata ristrutturata nel primo Settecento, dal 1841 ceduto all'Ospedale e poi passato all'IPAB[131].
Palazzo incompiuto, progettato nel 1784 da Ottone Calderari[132].
Costruito alla fine del Settecento e rifatto alla metà dell'Ottocento da Giovanni Maria Negrin Quartesan[133].
Edificio tardogotico. Oggi sede di servizi dell'Ulss[134].
Ristrutturato per conto di Bernardo Schio da Andrea Palladio, che ne disegnò la facciata nel 1560, fu completato intorno al 1574-1575;[135] venne fatto restaurare da Carlo Angaran nel 1825[136].
  • Palazzo Schio in corso Palladio → Palazzo Caldogno Dal Toso Franceschini da Schio detto Ca' d'Oro
  • Palazzo Scola, in piazza Castello
Interessante costruzione di fine Seicento - inizio Settecento[137].
Palazzo cinquecentesco, con annessi rustici di Bartolomeo Malacarne, demoliti negli anni sessanta del Novecento[138].
Bell'edificio gotico[139].
Costruito nel 1842 su progetto del veneziano Francesco Lazzari[140].
 
 
Icona Palazzi Sesso
  • Palazzetto Sesso in piazza Castello, contiguo a Palazzo Porto → Palazzetto da Porto Sesso
  • Palazzo Sesso in contrà Zanella → Palazzo Lanzé Sesso
  • Palazzo Sesso Piovene, in contrà Zanella
Gli esterni attestano il momento di transizione del tardo Quattrocento[141].
Nella facciata sopravvive in parte la primitiva versione gotica[142].
Palazzo Stecchini Nussi
Costruito tra il 1620 e il 1630, attribuito a Ottavio Bruto Revese, in seguito proprietà della diocesi di Vicenza, che lo ha adibito a convitto per studenti; è dotato di un peculiare giardino a forma di isola in un'ansa del fiume Bacchiglione[143].
Tempietto monoptero al centro di un'isola artificiale, edificato in stile classico da Antonio Piovene nel 1820, con colonne ioniche a sorreggere la cupola. Sotto di esso sorge un'antica ghiacciaia.
Complesso di edifici, rimaneggiato nel XVI e XVII secolo, che sorge sull'area occupata dal duecentesco Castello di San Pietro. Al suo interno è collocato il Teatro Olimpico[144].
Costruito nella seconda metà del Seicento su precedente edificio quattrocentesco, di cui resta il portone[145].
 
 
Icona Palazzi Thiene
Palazzo Thiene
Palazzo Thiene Bonin Longare

I Thiene sono un'antica famiglia che, pur mantenendo la città di Thiene come area d'interesse principale, nel primo decennio del Trecento si trasferì a Vicenza. Estese i suoi possedimenti in varie aree della provincia, fino a Camisano Vicentino. I Thiene ottennero il titolo di conti palatini dall'imperatore Federico III nel 1469.

Andrea Palladio aveva concepito - e riportato nei Quattro libri dell'architettura - un progetto unitario per il palazzo dei Thiene, che avrebbe dovuto coprire tutta l'area compresa tra corso Palladio, contrà Porti, stradella della Banca Popolare e contrà San Gaetano Thiene. Il progetto non poté essere realizzato in pieno, per cui oggi si possono distinguere, in questo isolato, tre distinti palazzi:

Tarda espressione (1450-1460) del gotico locale di ascendenza veneziana[21].
Eretto a fine Quattrocento da Lorenzo da Bologna e Tommaso da Lugano che fece il bel portale in marmo rosso di Verona, subì vari interventi nel Cinquecento e fu restaurato nel 1872-73, dopo essere stato acquistato dalla Banca Popolare[146].
Costruito a iniziare dal 1542 su progetto del Palladio, avrebbe dovuto collegarsi ai palazzi quattrocenteschi di contrà Porti, ma ne fu realizzato solo il settore orientale. Il palazzo è inserito dal 1994 nell'elenco dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Sede storica della Banca Popolare di Vicenza, è utilizzato anche per esposizioni e attività culturali[147].

Altri palazzi della famiglia Thiene sono:

Progettato da Andrea Palladio ed edificato da Vincenzo Scamozzi dopo la morte del maestro, ora sede dell'Associazione Industriali di Vicenza[148].
Piano terreno e primo piano sono in stile tardo gotico di metà Quattrocento, il secondo piano e il sottotetto sono un innalzamento di metà Settecento[149].
Con un bel portale sul cortile dei primi anni quaranta del Quattrocento, forse opera eclettica del Palladio[150].
  • Palazzo Thiene di Ercole, in corso Palladio, demolito dopo il bombardamento del 1944[151].
Edificio rinnovato dopo la metà del Cinquecento su uno preesistente[153].
 
 
Icona Palazzi Trento
Buona espressione dell'architettura vicentina della seconda metà del Seicento, attribuita ad Antonio Pizzocaro[154].
Palazzo settecentesco, su disegno di Francesco Muttoni[155].
  • Palazzo Trissino Trento, in via Cesare Battisti → Palazzo Trissino al Duomo
Attribuito a Giuseppe Marchi[156].
 
 
Icona Palazzi e case Trissino
Palazzo Trissino Baston al Corso (municipio di Vicenza)

I Trissino furono in epoca rinascimentale una delle famiglie più in vista della città. Antica famiglia nobiliare del vicentino di origine germanica, ricevettero investitura feudale da parte sia dell'Impero sia della Chiesa; i loro domini partivano dall'omonimo paese di Trissino nel vicentino, dove sorgeva un castello, includendo poi altri borghi vicini, tanto che la Valle dell'Agno fu nota per diversi secoli come la Valle di Trissino.

Palazzo Trissino al Duomo
Palazzo Trissino Clementi (o Trissino Sperotti)
Progettato dall'architetto Vincenzo Scamozzi, dal 1901 è sede principale del Comune di Vicenza.
La costruzione si caratterizza per la presenza di elementi classici nel prospetto sul Corso e si articola intorno al quadrato del cortile centrale[157]..
Commissionato da Pier Francesco Trissino a Vincenzo Scamozzi nel 1577 e successivamente ampliato da Giambattista Albanese nel 1621-1622 per Achille Trissino, nipote del fondatore.
Il prospetto si è mantenuto un bell'esempio di architettura classica, mentre gran parte delle decorazioni interne sono andate perdute. È dal 1906 sede di una banca[158].
Fu costruito da Andrea Palladio nel 1540 per conto dei fratelli Giovanni Giacomo, Pier Antonio, Vincenzo e Francesco Civena, primo palazzo di città realizzato dall'architetto. In seguito divenne dimora dei conti Trissino dal Vello d'Oro, che lo ampliarono notevolmente.
È inserito dal 1994 nell'elenco dei monumenti palladiani della città facenti parte dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Attualmente è sede della casa di cura Eretenia[36].
Edificio tardo gotico[159].
Edificio del Quattrocento in stile tardo gotico[160].
Costruito nel Cinquecento da Girolamo Trissino[161].
Ora sede di un asilo d'infanzia[162].
Palazzo Valle
Dotato di cortile, ampio giardino interno e scuderie, fu fatto costruire nella seconda metà del XVII secolo dal Conte Ottaviano Valle, che nel dicembre 1708 ospitò il re di Danimarca Federico IV. L'architetto fu probabilmente Francesco Albanese.[164] Nel XVIII secolo il conte Giorgio Marchesini, affiliato alla Massoneria, vi stabilì qui la loggia nel 1735 e fece affrescare il piano nobile a Giambattista Tiepolo e a suo figlio Giandomenico, che vi rappresentarono simboli massonici e varie immagini allegoriche.[165] Alcune di queste, staccate in epoca non identificata, sono conservate al Metropolitan Museum di New York ed in altri musei o collezioni. Il Palazzo aveva una grande scuderia che poteva tenere fino a quattordici cavalli, un "Giardino botanico" e una "cedrara".[166][167].
Il quadraturista degli affreschi tiepoleschi fu Gerolamo Mengozzi-Colonna. Il palazzo fu proprietà dei conti Raselli nel XIX secolo e della famiglia Sala dal 1899 al 1980. Fu restaurato fra il 1982 e il 1986.[168][169][170][171][172].
 
 
Icona Palazzi e case Valmarana

I Valmarana furono una famiglia aristocratica vicentina, ascritta al patriziato veneziano e annoverata fra le cosiddette Case fatte per soldo.

Loggia Valmarana all'interno dei Giardini Salvi
Corte interna di Palazzo Valmarana Braga Rosa
  • Casa Valmarana, in corso Fogazzaro 8-10
Primo piano con porte-finestre, cornici cinquecentesche con fregio baulato e cimasa. Secondo piano sopraelevato nell'Ottocento[163].
È strutturata come un tempio esastilo dorico a cinque fornici. Nei desideri del committente Gian Luigi Valmarana era destinata a essere punto d'incontro per intellettuali e accademici. Riporta la data 1592 (inaugurazione dei giardini).[173]
Grandioso palazzo costruito nel settimo e ottavo decennio del Cinquecento su progetto di Andrea Palladio. Parzialmente ricostruito dopo la seconda guerra mondiale, rimane l'unico a conservare in facciata intonaco e marmorine originali[174].
Costruito nel primo rinascimento ma restaurato tra Sei e Settecento[175].
Palazzo cinquecentesco, rimaneggiato negli ultimi decenni del Novecento[176].
Edificio del primo rinascimento[177].
Edificio tardo neoclassico del 1843 dovuto a Carlo Greco[178].
Un primo edificio del 1847 che riprende motivi neoquattrocentesci, rimaneggiamento dovuto a Giovanni Maria Negrin Quartesan.
Un secondo, costruzione seicentesca con serliana centrale dissociata[179].
In tardo stile neoclassico[180].
Edificio del Cinquecento[181].
Edificio settecentesco[182].

Vedi anche

Palazzo vescovile
Edificio costruito a metà del Settecento su progetto di Giorgio Massari, ha la facciata principale sul quartiere di Porta Nova, che a quel tempo si iniziava a valorizzare, e quella secondaria rivolta alla città sul tracciato delle mura altomedievali[183].
Costruito a cavallo fra il Sei e il Settecento, forse da Giacomo Borella[184].
Opera del 1706 di Francesco Muttoni[185].
Grande e storico palazzo, sede del vescovo e del Museo diocesano, più volte ricostruito[186].
Espressione dell'architettura vicentina del primo rinascimento[187].
Costruito a metà del Cinquecento come rinnovamento di un edificio tardo gotico. Ora sede della Prefettura[188].
Edificio gotico, rimaneggiato nel secondo Cinquecento e nell'Ottocento da Antonio Caregaro Negrin[189].
Palazzina Zamberlan
Edificio neoclassico di fine Ottocento di Carlo Morseletto, costruito su avanzi della prima cinta muraria[190].
Interessante esempio di architettura settecentesca minore[191].
  • Casa Zen, in corso Palladio
Edificio della seconda metà dell'Ottocento[192].
  1. ^ Barbieri, 2004,  pp. 385-86.
  2. ^ Barbieri, 2004,  p. 79.
  3. ^ Barbieri, 2004,  p. 674.
  4. ^ Barbieri, 2004,  p. 276.
  5. ^ Barbieri, 2004,  p. 696.
  6. ^ Barbieri, 2004,  pp. 678-80.
  7. ^ a b Barbieri, 2004,  p. 648.
  8. ^ a b Barbieri, 2004,  p. 544.
  9. ^ Barbieri, 2004,  pp. 434-40.
  10. ^ Barbieri, 2004,  p. 141.
  11. ^ Barbieri, 2004,  p. 104.
  12. ^ Barbieri, 2004,  pp. 395-404.
  13. ^ Barbieri, 2004,  p. 262.
  14. ^ Barbieri, 2004,  p. 693.
  15. ^ Barbieri, 2004,  p. 661.
  16. ^ Barbieri, 2004,  pp. 404-06.
  17. ^ Barbieri, 2004,  p. 705.
  18. ^ Barbieri, 2004,  pp. 262-63.
  19. ^ P. Battaini, Giovanni Battista Magrini, Giovanni Vaccari, Pietro Gribaudi, La Nuova Italia: dizionario amministrativo, statistico, industriale, commerciale ..., F. Vallardi, 1908, p. 616.
  20. ^ Barbieri, 2004,  pp. 315-17.
  21. ^ a b Barbieri, 2004,  p. 431.
  22. ^ Barbieri, 2004,  pp. 479-83.
  23. ^ Barbieri, 2004,  pp. 321-22.
  24. ^ Barbieri, 2004,  p. 352.
  25. ^ Barbieri, 2004,  p. 263.
  26. ^ Barbieri, 2004,  pp. 406-10.
  27. ^ Barbieri, 2004,  pp. 467-68.
  28. ^ Barbieri, 2004,  p. 270.
  29. ^ Barbieri, 2004,  pp. 529-30.
  30. ^ Barbieri, 2004,  p. 148.
  31. ^ Barbieri, 2004,  p. 258.
  32. ^ Barbieri, 2004,  pp. 271-72.
  33. ^ a b Barbieri, 2004,  p. 540.
  34. ^ Barbieri, 2004,  pp. 560-68.
  35. ^ Barbieri, 2004,  p. 94.
  36. ^ a b Barbieri, 2004,  pp. 640-43.
  37. ^ Barbieri, 2004,  pp. 324-25.
  38. ^ Barbieri, 2004,  pp. 488-89.
  39. ^ Barbieri, 2004,  p. 530.
  40. ^ Barbieri, 2004,  pp. 354-60.
  41. ^ Barbieri, 2004,  pp. 579-80.
  42. ^ a b Barbieri, 2004,  pp. 541-42.
  43. ^ Barbieri, 2004,  pp. 352-53.
  44. ^ Barbieri, 2004,  p. 429.
  45. ^ Barbieri, 2004,  pp. 528-29.
  46. ^ Barbieri, 2004,  p. 133.
  47. ^ Barbieri, 2004,  pp. 638-39.
  48. ^ Barbieri, 2004,  p. 324.
  49. ^ Barbieri, 2004,  p. 145.
  50. ^ a b Barbieri, 2004,  p. 654.
  51. ^ Barbieri, 2004,  p. 143.
  52. ^ a b Barbieri, 2004,  p. 257.
  53. ^ Barbieri, 2004,  pp. 456-57.
  54. ^ Barbieri, 2004,  pp. 596-98.
  55. ^ Barbieri, 2004,  p. 323.
  56. ^ a b c Barbieri, 2004,  p. 142.
  57. ^ Barbieri, 2004,  pp. 649-51.
  58. ^ Barbieri, 2004,  p. 248.
  59. ^ Barbieri, 2004,  p. 140.
  60. ^ Barbieri, 2004,  pp. 453-54.
  61. ^ a b Barbieri, 2004,  p. 135.
  62. ^ Barbieri, 2004,  p. 86.
  63. ^ Barbieri, 2004,  p. 655.
  64. ^ a b Barbieri, 2004,  p. 594.
  65. ^ Barbieri, 2004,  p. 600.
  66. ^ a b Barbieri, 2004,  p. 134.
  67. ^ Barbieri, 2004,  pp. 672-73.
  68. ^ Barbieri, 2004,  pp. 681-82.
  69. ^ Barbieri, 2004,  pp. 316-17.
  70. ^ Barbieri, 2004,  p. 573.
  71. ^ Barbieri, 2004,  pp. 155, 578.
  72. ^ Barbieri, 2004,  p. 102.
  73. ^ Barbieri, 2004,  pp. 680-81.
  74. ^ Barbieri, 2004,  pp. 603-05.
  75. ^ Barbieri, 2004,  p. 454.
  76. ^ Barbieri, 2004,  p. 625.
  77. ^ Barbieri, 2004,  p. 82.
  78. ^ Barbieri, 2004,  p. 637.
  79. ^ Barbieri, 2004,  p. 678.
  80. ^ Barbieri, 2004,  p. 271.
  81. ^ Barbieri, 2004,  pp. 457-58.
  82. ^ Barbieri, 2004,  p. 129.
  83. ^ Barbieri, 2004,  pp. 530-37.
  84. ^ Barbieri, 2004,  p. 479.
  85. ^ Barbieri, 2004,  pp. 263-65.
  86. ^ Barbieri, 2004,  p. 469.
  87. ^ Barbieri, 2004,  p. 692.
  88. ^ Barbieri, 2004,  pp. 410-13.
  89. ^ Barbieri, 2004,  pp. 591-92.
  90. ^ Barbieri, 2004,  pp. 653-54.
  91. ^ Barbieri, 2004,  p. 151.
  92. ^ Barbieri, 2004,  p. 312.
  93. ^ Barbieri, 2004,  p. 546.
  94. ^ Barbieri, 2004,  pp. 644-45.
  95. ^ Barbieri, 2004,  pp. 306-07.
  96. ^ AA.VV., Dall'ospedale di Sant'Antonio al Palazzo delle opere sociali cattoliche. L'impegno del laicato vicentino (secoli XIV-XXI), Vicenza, Diocesi di Vicenza, Tipografia Rumor, 2002
  97. ^ Barbieri, 2004,  p. 677.
  98. ^ Barbieri, 2004,  pp. 665-67.
  99. ^ Barbieri, 2004,  pp. 635-36.
  100. ^ Barbieri, 2004,  p. 348.
  101. ^ Barbieri, 2004,  p. 686.
  102. ^ Barbieri, 2004,  p. 361.
  103. ^ Barbieri, 2004,  p. 582.
  104. ^ Barbieri, 2004,  pp. 563-64.
  105. ^ Barbieri, 2004,  p. 325.
  106. ^ Barbieri, 2004,  pp. 417-10.
  107. ^ Barbieri, 2004,  pp. 82, 86, 372, 501.
  108. ^ Barbieri, 2004,  pp. 372-74.
  109. ^ Barbieri, 2004,  pp. 449-53.
  110. ^ Barbieri, 2004,  pp. 441-42.
  111. ^ Barbieri, 2004,  p. 453.
  112. ^ Barbieri, 2004,  pp. 442-47.
  113. ^ Barbieri, 2004,  pp. 447-49.
  114. ^ Barbieri, 2004,  pp. 434-41.
  115. ^ Barbieri, 2004,  pp. 440-41.
  116. ^ Barbieri, 2004,  pp. 458-61.
  117. ^ Barbieri, 2004,  p. 315.
  118. ^ Barbieri, 2004,  pp. 255-56.
  119. ^ Barbieri, 2004,  pp. 256-57.
  120. ^ Barbieri, 2004,  p. 313.
  121. ^ Barbieri, 2004,  pp. 455-56.
  122. ^ Barbieri, 2004,  p. 386.
  123. ^ Barbieri, 2004,  pp. 668-70.
  124. ^ Barbieri, 2004,  p. 139.
  125. ^ Barbieri, 2004,  p. 58.
  126. ^ Barbieri, 2004,  pp. 325-29.
  127. ^ AA VV, Veneto (esclusa Venezia), Touring Club, 1992, p. 321, ISBN 978-88-365-0441-1.
  128. ^ Barbieri, 2004,  pp. 307-08.
  129. ^ Barbieri, 2004,  pp. 116, 129.
  130. ^ Barbieri, 2004,  pp. 623-24.
  131. ^ Barbieri, 2004,  pp. 673-74.
  132. ^ Barbieri, 2004,  p. 490.
  133. ^ Barbieri, 2004,  pp. 494-95.
  134. ^ Barbieri, 2004,  pp. 651-52.
  135. ^ Palazzo Schio, su Mediateca Palladio, CISA - Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio. URL consultato il 12 ottobre 2014.
  136. ^ Barbieri, 2004,  p. 83.
  137. ^ Barbieri, 2004,  p. 695.
  138. ^ Barbieri, 2004,  p. 144.
  139. ^ Barbieri, 2004,  pp. 598-600.
  140. ^ Barbieri, 2004,  p. 149.
  141. ^ Barbieri, 2004,  p. 457.
  142. ^ Barbieri, 2004,  p. 646.
  143. ^ Barbieri, 2004,  p. 97.
  144. ^ Barbieri, 2004,  pp. 547-49.
  145. ^ Barbieri, 2004,  pp. 347-48.
  146. ^ Barbieri, 2004,  pp. 431-34.
  147. ^ Barbieri, 2004,  pp. 469-78.
  148. ^ Barbieri, 2004,  pp. 258-61.
  149. ^ Barbieri, 2004,  pp. 270-71.
  150. ^ Barbieri, 2004,  pp. 77, 597.
  151. ^ Barbieri, 2004,  p. 269.
  152. ^ Barbieri, 2004,  p. 385.
  153. ^ Barbieri, 2004,  pp. 590-91.
  154. ^ Barbieri, 2004,  pp. 583-85.
  155. ^ Barbieri, 2004,  pp. 574-76.
  156. ^ Barbieri, 2004,  p. 127.
  157. ^ Barbieri, 2004,  pp. 376-84.
  158. ^ Barbieri, 2004,  pp. 273-76.
  159. ^ Barbieri, 2004,  p. 360.
  160. ^ Barbieri, 2004,  p. 441.
  161. ^ Barbieri, 2004,  pp. 525-27.
  162. ^ Barbieri, 2004,  p. 49.
  163. ^ a b Barbieri, 2004,  p. 317.
  164. ^ Francesco Albanese, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  165. ^ Simboli massonici, presenti sul soffitto della Galleria, sono: la Fenice, simbolo di rigenerazione spirituale; il cerchio (richiamo all'eternità); le ali aperte, richiamo ai cherubini, rappresentati nella reggia di Salomone, e i rami intrecciati, nati sulla tomba del grande architetto Hiram Abif. Nella Sala adiacente la Galleria, oltre agli ovali con le Virtù, si trovano decorazioni monocrome che richiamano alla massoneria: archi, bastoni, fiaccole accese, rami intrecciati, il caduceo di Mercurio. Le allegorie del Tempo e della Verità, della Prudenza, dell'Amor Patrio, della Temperanza, della Fortezza sono presenti nella Sala del Tempo e della Verità. Altre allegorie rappresentate furono l'Aritmetica, la Geometria, la Grammatica, la Metafisica. (Rita Menegozzo, Nobili e Tiepolo a Vicenza, "Il Palazzo Marchesini Valle", pagg. 73-88, edizioni Nuovo Progetto, Vicenza, 1990.).
  166. ^ Archivio di Stato di Vicenza. Catasto del 1810, civico 1791, censo 266.
  167. ^ Tiepolo, Metropolitan indaga, su ilgiornaledivicenza.it, Il Giornale di Vicenza, 28 novembre 2011. URL consultato il 29 aprile 2015 (archiviato il 29 aprile 2015).
  168. ^ Vittorio Sgarbi, Vittorio Veller e Mauro Cova, Il Palazzo dei conti Valle, Vicenza, 1986
  169. ^ Franco Barbieri e Renato Cevese, Vicenza, ritratto di una città, Angelo Colla editore.
  170. ^ "Li 21 dicembre 1708 venne a Vicenza il re Federico IV e vi dimorò nove giorni continui. Fu alloggiato nel Palazzo del conte Ottavio Valle posto sopra il sagrato di San Michele nobilmente adornato" (Giuseppe Dian, mansionario della cattedrale, in Notizie delli due secoli XVIII e XIX spettanti alla città di Vicenza . Vicenza, Biblioteca Civica Bertoliana).
  171. ^ Opere d'arte in provincia di Vicenza in Valle Marchesini-Vicenza Archiviato il 16 ottobre 2014 in Internet Archive.
  172. ^ Barbieri, 2004,  p. 618.
  173. ^ Barbieri, 2004,  p. 251.
  174. ^ Barbieri, 2004,  pp. 317-20.
  175. ^ Barbieri, 2004,  pp. 320-21.
  176. ^ Barbieri, 2004,  pp. 490-93.
  177. ^ Barbieri, 2004,  pp. 493-94.
  178. ^ Barbieri, 2004,  p. 645.
  179. ^ Barbieri, 2004,  p. 252.
  180. ^ Barbieri, 2004,  p. 675.
  181. ^ Barbieri, 2004,  p. 581.
  182. ^ Barbieri, 2004,  p. 574.
  183. ^ Barbieri, 2004,  pp. 128-29.
  184. ^ Barbieri, 2004,  pp. 675-77.
  185. ^ Barbieri, 2004,  pp. 116-17.
  186. ^ Barbieri, 2004,  pp. 302-04.
  187. ^ Barbieri, 2004,  pp. 425-26.
  188. ^ Barbieri, 2004,  pp. 606-07.
  189. ^ Barbieri, 2004,  pp. 580-81.
  190. ^ Barbieri, 2004,  p. 635.
  191. ^ Barbieri, 2004,  pp. 544-45.
  192. ^ Barbieri, 2004,  p. 272.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]