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Nino Di Matteo

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Nino Di Matteo
Nino Di Matteo a Bologna nel 2015

Componente del Consiglio Superiore della Magistratura
Durata mandato10 ottobre 2019 –
24 gennaio 2023

Dati generali
Partito politicoindipendente
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
UniversitàUniversità degli Studi di Palermo
ProfessioneMagistrato

Nino Di Matteo, all'anagrafe Antonino Di Matteo (Palermo, 26 aprile 1961), è un magistrato italiano. Da ottobre 2019 a gennaio 2023 è stato Consigliere togato (indipendente) del CSM. Dal 2010 al 2012 è stato presidente della giunta distrettuale di Palermo dell'Associazione Nazionale Magistrati. A causa della sua attività, Di Matteo è sotto scorta dal 1993.[1]

Ha conseguito il diploma di maturità classica presso l’Istituto Gonzaga e si è laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Palermo. È entrato in magistratura nel 1991 come sostituto procuratore presso la DDA di Caltanissetta. Divenuto pubblico ministero a Palermo nel 1999, ha iniziato a indagare sulle stragi di mafia in cui sono stati uccisi Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli agenti delle rispettive scorte, oltre che sugli omicidi di Rocco Chinnici e Antonino Saetta; per l'omicidio Chinnici ha rilevato nuovi indizi sulla base dei quali riaprire le indagini e ottenere in processo la condanna anche dei mandanti, riconosciuti in Ignazio e Antonino Salvo, mentre per l'omicidio Saetta otteneva l'irrogazione del primo ergastolo per Totò Riina.

Nel marzo 2017 il plenum del Consiglio superiore della magistratura lo ha nominato, all'unanimità, Sostituto Procuratore alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, all'epoca guidata da Franco Roberti. In precedenza l'incarico gli era stato negato in due occasioni, una volta per motivi di curriculum, essendogli stati preferiti altri tre aspiranti, una seconda volta per un vizio di forma. Contro la prima bocciatura, Di Matteo fece ricorso al Tar, che tuttavia decretò la legittimità della decisione del Consiglio. Nel novembre 2016, alla luce delle ripetute minacce ricevute da parte di Riina (e oggetto di intercettazione nell'ambito di un'attività investigativa del Gruppo organizzato mobile del Corpo di polizia penitenziaria), il Csm propose allo stesso Di Matteo il trasferimento alla Dna per ragioni di sicurezza, ma il magistrato rifiutò, con la motivazione di non voler dare ai mafiosi un "segnale di resa personale e istituzionale"[2][3].

Tuttavia, il suo trasferimento alla Superprocura antimafia venne differito, in accordo con il Procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Lo Voi, al fine di consentire a Di Matteo di continuare ad occuparsi del processo sulla Trattativa Stato-mafia[3], che si sarebbe concluso in primo grado davanti alla Corte d'assise di Palermo il 20 aprile 2018.

Nell'ottobre 2019, a seguito delle elezioni suppletive indette per far fronte alle dimissioni dei membri togati rimasti coinvolti nello "scandalo Palamara", viene eletto consigliere del Consiglio superiore della magistratura.[4]

Al termine dell'incarico, nel gennaio 2023, è ritornato a prestare servizio come Sostituto alla Procura nazionale antimafia.

L'attività e le minacce di attentati

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Nel corso della sua carriera si è più volte occupato dei rapporti tra Cosa nostra e alti esponenti delle istituzioni. È attualmente impegnato nel processo a carico dell'ex prefetto Mario Mori, in relazione a ipotesi di reato eventualmente connesse alla trattativa Stato-mafia. Nel corso del processo veniva resa pubblica la minaccia di morte da parte del boss Totò Riina, intercettata dalla magistratura durante una conversazione privata in carcere con un altro recluso: «A questo ci devo far fare la stessa fine degli altri» Inoltre sembra che Matteo Messina Denaro abbia organizzato un attentato ai danni del pm già nel 2013: infatti il boss di Castelvetrano è stato accusato da Vito Galatolo di aver fatto recapitare ai boss di Palermo di quel tempo un pizzino in cui chiedeva l'eliminazione del pm poiché "si è spinto troppo oltre" . Il collaboratore ha inoltre specificato che si trattasse de "gli stessi mandanti di Borsellino". [5]

Nel 2018, Mori lo criticò per le sue apparizioni televisive e per il libro pubblicato col giornalista Saverio Lodato poco dopo la sentenza del processo di Palermo.[6] In seguito alle minacce ricevute dai mafiosi, Di Matteo è stato sottoposto a eccezionali misure di sicurezza (compresa l'assegnazione del dispositivo bomb jammer[7]), annunciate alla stampa dallo stesso ministro dell'interno Angelino Alfano nel dicembre 2013, elevando il grado di protezione al massimo livello[8].

Il giudice ha rifiutato però l'uso offertogli di un mezzo blindato Lince, a suo avviso "un carro armato" a tutti gli effetti, non adatto a circolare in un centro abitato[9].

L'assegnazione del bomb jammer non sarebbe tuttavia stata seguita dall'effettiva disponibilità di un simile accorgimento, secondo il movimento spontaneo di "Scorta Civica"[10], di cui fanno parte cittadini appartenenti a diverse associazioni antimafia che hanno promosso l'iniziativa del presidio permanente di fronte al Palazzo di Giustizia a Palermo (e in diverse altre manifestazioni in varie piazze italiane) proprio per sensibilizzare l'opinione pubblica sui gravi rischi che corrono quotidianamente i PM come Nino Di Matteo.

Il processo per la strage di via d'Amelio

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Il primo processo (Borsellino I) sull'uccisione del magistrato Borsellino, derivato dalle dichiarazioni in seguito dimostratesi false di Vincenzo Scarantino, ha avuto luogo nella corte d'assise di Caltanissetta presieduta da Renato Di Natale, conclusosi il 26 gennaio 1996, ha condannato all'ergastolo Salvatore Profeta, Giuseppe Orofino e Pietro Scotto e a 18 anni di reclusione per il presunto collaboratore Vincenzo Scarantino, come richiesto della Procura. In secondo grado, la corte presieduta da Giovanni Marletta ha confermato l'ergastolo solo per Profeta, invece Orofino è stato condannato per favoreggiamento a nove anni di reclusione e Scotto è stato assolto. Scarantino ritrattò le sue confessioni e le sue accuse, ed emerse che queste gli erano state estorte con la violenza dal prefetto Arnaldo La Barbera. Il processo si conclude dopo tre gradi di giudizio: sentenza della corte d'assise di Caltanissetta (26 gennaio 1996), sentenza della corte d'assise d'appello di Caltanissetta (23 gennaio 1999), sentenza della Cassazione (18 dicembre 2000).

La sentenza del tribunale nisseno mette fine a una vicenda cominciata il 27 settembre 1992, quando il gruppo investigativo speciale “Falcone-Borsellino” guidato dall’ex capo della squadra mobile di Palermo (e agente del Sisde) Arnaldo La Barbera arresta Salvatore Candura e Vincenzo Scarantino.

All'epoca la Procura di Caltanissetta era composta da:[11]

  • dott. Giovanni Tinebra - Procuratore della Repubblica
  • dott. Francesco Paolo Giordano - Procuratore della Repubblica Aggiunto
  • dott. Carmelo Petralia - Sostituto Procuratore della Repubblica.
  • d.ssa Ilda Boccassini - Sostituto Procuratore della Repubblica.
  • dott. Fausto Cardella - Sostituto Procuratore della Repubblica.

Al processo Borsellino I, faranno seguito il Borsellino II, III e IV. Di quest'ultimo è stata emessa sentenza il 20 aprile 2017 e le motivazioni depositate in data 30 giugno 2018[12]. Per Vincenzo Scarantino viene dichiarato il non doversi procedere per avvenuta prescrizione.

Vicenda Scarantino

In base alle rivelazioni di Gaspare Spatuzza i predetti condannati verranno assolti. Sul falso pentito Vincenzo Scarantino vengono attribuite a Nino Di Matteo responsabilità che lo stesso smentisce. Ascoltato dalla Commissione Antimafia ha dichiarato:

«Divenni sostituto procuratore a Caltanissetta alla fine di settembre del 1992, nei giorni in cui il GIP di Caltanissetta sottoponeva a custodia cautelare Scarantino. Mi occupavo solo, essendo appena arrivato, di procedimenti ordinari (fino al dicembre del 1993). Solo il 9 dicembre del 1993 entrai a far parte della direzione distrettuale antimafia, con il compito esclusivo, che ho mantenuto fino al novembre del 1994, signor presidente, di inchieste e processi che riguardavano la mafia e la Stidda di Gela. Entrai a far parte, per la prima volta, del gruppo di magistrati che seguivano le indagini e i processi per le stragi solo nel novembre del 1994, quindi due anni e quattro mesi dopo la strage e due anni e due mesi dopo l'arresto di Scarantino.[13]»

Di Matteo, dunque, non ebbe un ruolo nelle indagini del Borsellino I, mentre nel Borsellino II ha seguito in particolare la fase dibattimentale al termine della quale ha chiesto e ottenuto per quattro dei sette imputati per strage, successivamente ritenuti estranei alla stessa, l'assoluzione proprio perché accusati dal solo Scarantino.

Diversamente Di Matteo ha seguito dall'inizio delle indagini il processo Borsellino III, conclusosi definitivamente con la condanna di oltre 20 mafiosi tra organizzatori ed esecutori dell'attentato (tra cui compaiono boss come Giuseppe "Piddu" Madonia, Benedetto "Nitto" Santapaola, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Raffaele Ganci, Michelangelo La Barbera, Mariano Agate, Cristoforo Cannella, Filippo Graviano e Domenico Ganci).

Proprio da questo processo emersero per la prima volta le vicende in merito all'accelerazione che portò alla morte del giudice Borsellino oltre che riguardo al possibile coinvolgimento dei cosiddetti "mandanti esterni". È in quel dibattimento, infatti, che il collaboratore di giustizia Salvatore Cancemi fa i nomi di Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri che verranno indagati, e poi archiviati, sotto gli pseudonimi "Alfa e Beta".

La verità emerse in seguito al pentimento del reale colpevole, Gaspare Spatuzza. La revisione del processo a carico delle 11 persone ingiustamente condannate si concluse nel 2017 con l’assoluzione piena dei 9 ancora in vita.[14]

Fiammetta Borsellino, figlia del giudice ucciso, lanciò dure accuse alla Procura di Caltanissetta, definita «massonica», e ai pm che si occuparono delle indagini, tra cui Giovanni Tinebra, Annamaria Palma, Carmelo Petralia e lo stesso Di Matteo.[15]

Le dichiarazioni sulla politica e lo scontro con Cafiero De Raho

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In relazione alle indagini sulla trattativa Stato-mafia[16], essendo indagato l'ex senatore ed ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, intercettando le sue utenze telefoniche alla fine del 2011 si venne a registrare anche una o più telefonate da questi intrattenute con l'allora capo dello stato Giorgio Napolitano, verosimilmente ignaro del controllo in corso sull'altro politico. Di Matteo, intervistato da un giornalista, aveva ammesso indirettamente l'esistenza di queste registrazioni, affermando però che non fossero di alcuna utilità processuale e pertanto non sarebbero state utilizzate in dibattimento[17]. Una polemica si accese in ordine alla richiesta del Quirinale di distruggere le registrazioni, che evolse nella sollevazione di un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato[18] dinanzi alla Corte costituzionale, presto ammesso[19] e che si sarebbe poi concluso con sentenza di accoglimento delle richieste della presidenza della Repubblica[20], cui seguì nell'aprile 2013 la materiale distruzione dei supporti[21].

Nell'aprile del 2014 Di Matteo è stato prosciolto in istruttoria dal procedimento in corso presso la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura (CSM)[22][23], aperto nel luglio 2012.

Nel successivo mese di maggio, il medesimo CSM ha diramato una circolare nella quale si prescrive che tutti i nuovi fascicoli d'inchiesta sulla mafia debbono essere affidati esclusivamente a chi fa parte della direzione distrettuale antimafia, e questo non era il caso né di Di Matteo né di altri suoi colleghi[24].

Nel luglio 2014, in occasione della commemorazione della strage di via D'Amelio, Di Matteo ha espresso considerazioni assai critiche nei confronti di Napolitano, di Silvio Berlusconi e anche di Matteo Renzi, Presidente del Consiglio dei ministri in carica, promotore di alcune importanti trattative politiche con il fondatore di Forza Italia, qualche mese prima condannato alla pena di 4 anni di reclusione per evasione fiscale[25]; la sortita ha provocato immediate reazioni da parte di esponenti politici di Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Scelta Civica[26].

Nel maggio 2019, a seguito di un'intervista rilasciata dal magistrato palermitano ad Andrea Purgatori in una puntata della trasmissione televisiva "Atlantide" (andata in onda il 18 maggio 2019) incentrata sui mandanti occulti della strage di Capaci, il Procuratore capo della Direzione nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, ha deciso di estrometterlo dal neonato "pool stragi", con provvedimento immediatamente esecutivo e comunicato al Consiglio superiore della magistratura. Cafiero de Raho contestava a Di Matteo di aver interrotto il "rapporto di fiducia all’interno del gruppo e con le direzioni distrettuali antimafia" impegnate nelle indagini sulle stragi, dal momento che il magistrato palermitano, nel corso delle risposte rese al conduttore della trasmissione, avrebbe svolto analisi che ricalcavano le piste di lavoro riaperte sulle stragi, su cui si stava discutendo in riunioni riservate. Al Csm però non si è tardato a osservare come Di Matteo avesse fatto riferimento esclusivamente ad elementi noti: il ritrovamento, accanto al cratere di Capaci, di un biglietto scritto da un agente dei servizi segreti, nonché di un guanto con un Dna femminile, la scomparsa del diario di Falcone da un computer al Ministero della giustizia, l’ipotesi che alcuni appartenenti a Gladio abbiano avuto un ruolo nella fase esecutiva della strage del 23 maggio 1992. Tutti elementi che, secondo Di Matteo, lasciavano - e lasciano - plausibilmente sospettare la presenza di componenti estranee a Cosa Nostra nel teatro dell'attentato[27].

Nell'ottobre 2020, del tutto inaspettatamente, Cafiero De Raho ha revocato il provvedimento di espulsione emesso nei confronti di Di Matteo, reintegrandolo quindi con effetto immediato nel "pool stragi". In una nota, con la quale informava il Csm della revoca, il Capo della Dna ha comunicato che alla base di tale decisione vi sarebbe stato il fatto di voler evitare “aggravi procedurali e decisionali in un momento particolarmente delicato per la svolgimento delle funzioni e l’immagine della magistratura”[28].

  • (con Salvo Palazzolo), Collusi: perchè politici, uomini delle istituzioni e manager continuano a trattare con la mafia, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2015.
  • (con Saverio Lodato), Il Patto Sporco. Il processo Stato-Mafia nel racconto di un suo protagonista, Milano, Chiarelettere, 2018.
  • (con Saverio Lodato), Il Colpo di Spugna. Trattativa Stato-mafia: il processo che non si doveva fare, Milano, Fuoriscena, 2024.
  1. ^ Anna Maria Greco, Accuse firmate Di Matteo Il PM che aspira a fare il ministro grillino, su ilgiornale.it, il Giornale, 1º novembre 2017. URL consultato il 24 aprile 2018 (archiviato il 1º novembre 2017).
  2. ^ Il pm Di Matteo lascerà Palermo, il Csm lo ha nominato alla procura nazionale, su la Repubblica, 15 marzo 2017. URL consultato il 9 gennaio 2024.
  3. ^ a b Tp24.it, Pm Di Matteo, posticipato a novembre il trasferimento alla Direzione Antimafia Antimafia, su TP24.it, 12 aprile 2017. URL consultato il 9 gennaio 2024.
  4. ^ Csm, dopo lo scandalo-nomine eletto il pm Nino Di Matteo. Cambia la maggioranza: la corrente di Davigo ora è la più forte, su Il Fatto Quotidiano, 9 ottobre 2019. URL consultato il 26 giugno 2020.
  5. ^ Tutte le minacce di Totò Riina, su espresso.repubblica.it, L'Espresso, 21 novembre 2013. URL consultato il 4 novembre 2019 (archiviato il 24 marzo 2017).
  6. ^ https://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/mori-parla-studenti-polemiche-nemici-vederli-morire/amp, su notizie.tiscali.it, 6 dicembre 2018. URL consultato il 31 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2020).
  7. ^ Dispositivo di sicurezza che impedisce l'attivazione di telecomandi per esplosivi nell'area di passaggio del veicolo blindato inibendo la teletrasmissione di impulsi via rete telefonica cellulare.
  8. ^ Il ministro Alfano e la scorta del giudice Di Matteo, su 19luglio1992.com, 24 dicembre 2013. URL consultato il 4 novembre 2019 (archiviato il 4 novembre 2019).
  9. ^ corriere.it, Il magistrato minacciato da Riina: volevano darmi un blindato Lince Archiviato l'8 febbraio 2014 in Internet Archive., 11 dicembre 2013
  10. ^ Cento giorni di scorta civica per il pm Nino Di Matteo, su palermo.repubblica.it, la Repubblica. URL consultato il 4 novembre 2019 (archiviato l'11 agosto 2014).
  11. ^ PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Direzione Distrettuale Antimafia (PDF), su archivioantimafia.org, ArchivioAntimafia, 10 novembre 1993. URL consultato il 4 novembre 2019 (archiviato il 25 luglio 2018).
  12. ^ Mariantonietta Milano, BORSELLINO QUATER: LA CORTE DI ASSISE DI CALTANISSETTA SI PRONUNCIA SULLA "STRAGE DI STATO" E SU "UNO DEI PIÙ GRAVI DEPISTAGGI DELLA STORIA GIUDIZIARIA ITALIANA", su penalecontemporaneo.it, Editore Diritto Penale Contemporaneo, 13 luglio 2018. URL consultato il 4 novembre 2019 (archiviato il 12 agosto 2019).
  13. ^ Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere Seduta n. 223, su camera.it, Camera dei deputati, 13 settembre 2017. URL consultato il 4 novembre 2019 (archiviato il 1º agosto 2018).
  14. ^ Borsellino, tutti assolti dall'accusa di strage - Sicilia, in ANSA.it, 13 luglio 2017. URL consultato il 1º ottobre 2017 (archiviato il 2 ottobre 2017). lo stesso processo, nelle sue motivazioni, mise in luce le complicità istituzionali nel depistaggio delle indagini, facendo esplicitamente il nome dell ex questore Arnaldo La Barbera.
  15. ^ Felice Cavallaro, Borsellino, lo sfogo della figlia: «I suoi colleghi non ci frequentano», in Corriere della Sera. URL consultato il 1º ottobre 2017 (archiviato il 22 agosto 2017).
  16. ^ panorama.it, Ingroia e i suoi fratelli Archiviato il 28 ottobre 2013 in Internet Archive., 26 luglio 2012
  17. ^ Alessandra Ziniti, Contraddizioni dagli uomini di Stato non è un'indagine campata in aria, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 22 giugno 2012. URL consultato il 4 novembre 2019 (archiviato il 4 marzo 2016).
  18. ^ Stato-mafia, Napolitano contro Procura Palermo "Intercettazioni lesive prerogative Costituzione", su repubblica.it, la Repubblica, 16 luglio 2012. URL consultato il 4 novembre 2019 (archiviato il 21 novembre 2017).
  19. ^ Gazzetta Ufficiale, su gazzettaufficiale.it. URL consultato l'8 agosto 2014 (archiviato il 24 settembre 2015).
  20. ^ Sentenza n. 1 del 2013 della Corte costituzionale.
  21. ^ Inchiesta Stato-mafia, il gip cancella le intercettazioni su Napolitano, su palermo.repubblica.it, la Repubblica, 22 aprile 2013. URL consultato il 4 novembre 2019 (archiviato il 22 novembre 2017).
  22. ^ Telefonate Mancino-Napolitano, Csm proscioglie Di Matteo e Messineo, su adnkronos.com, Adnkronos, 2 aprile 2014. URL consultato il 4 novembre 2019 (archiviato il 27 ottobre 2016).
  23. ^ Trattativa Stato-mafia, il Csm proscioglie Di Matteo, su palermo.repubblica.it, la Repubblica, 2 aprile 2014. URL consultato il 4 novembre 2019 (archiviato il 4 marzo 2016).
  24. ^ Salvo Palazzolo, La beffa dell'antimafia una circolare del Csm azzera il pool di Palermo, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 6 maggio 2014. URL consultato il 4 novembre 2019 (archiviato il 4 marzo 2016).
  25. ^ Salvo Palazzolo, Mafia, il pm Di Matteo contro il Colle: condiziona il Csm, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 20 luglio 2014. URL consultato il 4 novembre 2019 (archiviato il 21 aprile 2018).
  26. ^ lettera43.it, Giustizia, Di Matteo: «Napolitano condiziona Csm» Archiviato il 10 agosto 2014 in Internet Archive., 19 luglio 2014
  27. ^ Direzione nazionale antimafia, Di Matteo rimosso dal pool stragi per un'intervista, su la Repubblica, 26 maggio 2019. URL consultato il 9 gennaio 2024.
  28. ^ Nino Di Matteo ritornerà alla direzione nazionale antimafia, su La Valle dei Templi, 25 ottobre 2020. URL consultato il 9 gennaio 2024.
  29. ^ 19 luglio 1992 la strage di via d’Amelio a Palermo, Città di Palagonia, 21 luglio 2014. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato il 25 luglio 2017).
  30. ^ Lucio Gambera, Palagonia. Cittadinanza onoraria al giudice Di Matteo, su Scordia.info, 1º giugno 2014. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato il 7 agosto 2014).
  31. ^ Di Matteo - “Cittadinanza stimolo per la ricerca della verità”, Comune di Modena, 2 marzo 2015. URL consultato il 25 luglio 2017.
  32. ^ Mafia, Modena conferisce oggi la cittadinanza onoraria al pm Di Matteo, Adnkronos, 2 marzo 2015. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato il 25 luglio 2017).
  33. ^ Gianluca Rossellini, Nino Di Matteo cittadino onorario di Messina, Corriere del Mezzogiorno, 11 maggio 2015. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato il 25 luglio 2017).
  34. ^ Solidarieta' al magistrato Di Matteo, su comune.gubbio.pg.it, Comune di Gubbio, 28 ottobre 2015. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato il 25 luglio 2017).
  35. ^ Attribuzione cittadinanza onoraria al magistrato Antonino di Matteo, detto Nino (PDF), Città di Rivoli, 28 ottobre 2015. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2017).
  36. ^ Siamo tutti Nino Di Matteo, su comune.rozzano.mi.it, Comune di Rozzano. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato il 25 luglio 2017).
  37. ^ Antonino di matteo e'cittadino onorario di Torino, su comune.torino.it, Città di Torino, 8 giugno 2015. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato il 25 luglio 2017).
  38. ^ Cittadini Onorari e Sigillo Civico, su comune.torino.it, Città di Torino. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  39. ^ Conferimento cittadinanza onoraria al magistrato Nino Di Matteo (PDF), Città di Pescara, 1º luglio 2015. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato il 25 luglio 2017).
  40. ^ Conferimento della cittadinanza onoraria al Dott. Antonino Di Matteo (Odt), Comune di Bologna, 26 ottobre 2015. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato il 25 luglio 2017).
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  44. ^ Convocazione Consiglio Comunale (PDF), Città di Caselle Torinese, 29 febbraio 2016. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato il 25 luglio 2017).
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  50. ^ Corciano sta con il PM Di Matteo, su comune.corciano.pg.it, Comune di Corciano, 12 gennaio 2017. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2017).
  51. ^ Il Consiglio comunale è convocato per giovedì 15 dicembre, su web.comune.grosseto.it, Comune di Grosseto, 12 dicembre 2016. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato il 25 luglio 2017).
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  54. ^ Convocazione Consiglio Comunale, su comune.locateditriulzi.mi.it, Comune di Locate di Triulzi, 31 maggio 2017. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato il 25 luglio 2017).
  55. ^ Mauro Bazzucchi, Virginia Raggi conferisce a Nino Di Matteo la cittadinanza onoraria di Roma, L'Huffington Post, 25 luglio 2017. URL consultato il 25 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2017).

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