Cloruro di renio(VI)
Cloruro di renio(VI) | |
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Nomi alternativi | |
Esacloruro di renio | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | Cl6Re |
Massa molecolare (u) | 398,925 |
Aspetto | solido rosso/verde |
Numero CAS | |
PubChem | 5148054 |
SMILES | Cl[Re](Cl)(Cl)(Cl)(Cl)Cl |
Proprietà chimico-fisiche | |
Temperatura di fusione | 29 °C[1] |
Indicazioni di sicurezza | |
Il cloruro di renio(VI), o esacloruro di renio, è il composto binario tra renio e cloro con formula ReCl6. Il composto è di interesse accademico, senza usi pratici.[1]
Sintesi
[modifica | modifica wikitesto]L'esacloruro di renio fu sintetizzato con certezza per la prima volta nel 1962. Trattando renio metallico in atmosfera di cloro a 600 °C si ottenne un solido scuro, dal quale ReCl6 fu isolato per distillazione in corrente di cloro.[2] In seguito ReCl6 è stato ottenuto anche per reazione tra esafluoruro di renio e tricloruro di boro:[3][4]
- ReF6 + 2BCl3 → ReCl6 + 2BF3
Struttura e proprietà
[modifica | modifica wikitesto]In condizioni standard ReCl6 è un solido che forma cristalli aghiformi dicroici, di colore rosso bruno in luce trasmessa e verde scuro in luce riflessa. È facilmente volatile, formando vapori di colore verde.[2]
ReCl6 è un composto molecolare. La molecola ReCl6 ha geometria ottaedrica.[5] Misure di momento magnetico indicano che tra 105 e 294 K è presente un elettrone spaiato, in accordo con la configurazione elettronica 5d1.[4][6]
Reattività
[modifica | modifica wikitesto]ReCl6 è un composto stabile se mantenuto in atmosfera di cloro o di azoto. In presenza anche solo di tracce di ossigeno per riscaldamento si forma ReOCl4, mentre se il riscaldamento viene effettuato in atmosfera di ossigeno si forma ReO3Cl.[2]
ReCl6 in acqua dà idrolisi e disproporziona formando ReO2 e ioni perrenato ReO4–.[2]
Tossicità / indicazioni di sicurezza
[modifica | modifica wikitesto]Non esistono notizie riguardo alla pericolosità di questo composto.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Cotton et al. 1999, p. 979.
- ^ a b c d Colton 1962
- ^ Canterford e Waugh 1971
- ^ a b Belli Dell’Amico et al. 2008
- ^ Holleman e Wiberg 2007, p. 1626.
- ^ Brown e Colton 1964
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) D. Belli Dell’Amico, F. Calderazzo e G. Pampaloni, Heavier halides of transition metals by halide exchange, in Inorg. Chim. Acta, vol. 361, n. 11, 2008, pp. 2997-3003, DOI:10.1016/j.ica.2008.01.015.
- (EN) D. Brown e R. Colton, The magnetic properties of rhenium halides. Part I. Rhenium tetra-, penta-, and hexa-chloride, in J. Chem. Soc., 1964, pp. 714-717, DOI:10.1039/JR9640000714.
- (EN) J. H. Canterford e A. B. Waugh, Preparation and characterization of rhenium hexachloride and rhenium pentabromide, in Inorg. Nucl. Chem. Letters, vol. 7, 1971, pp. 395-399, DOI:10.1016/0020-1650(71)80171-X.
- (EN) R. Colton, Rhenium Hexachloride, in Nature, vol. 194, n. 4826, 1962, pp. 374-375, DOI:10.1038/194374a0.
- (EN) F. A. Cotton, G. Wilkinson, C. A. Murillo e M. Bochmann, Advanced Inorganic Chemistry, 6ª ed., Wiley-Interscience, 1999, ISBN 978-0471199571.
- (DE) A. F. Holleman e N. Wiberg, Lehrbuch der Anorganischen Chemie, Berlino, Walter de Gruyter, 2007, ISBN 978-3-11-017770-1.