REDAZIONE PRATO

Enrico Coveri, trent'anni fa la scomparsa dell'enfant prodige della moda

Lo stilista di Prato morì a soli 38 anni

Tributo a Coveri

Tributo a Coveri

Prato, 5 dicembre 2020 - Lunedì ricorreranno 30 anni dalla prematura morte di Enrico Coveri, scomparso il 7 dicembre 1990 a Firenze. Lo stilista di Prato aveva 38 anni, il mondo della moda lo aveva eletto enfant prodige nel 1977 quando, per primo tra gli italiani, aveva sfilato a Parigi con la sua collezione pret-a-porter. Aveva solo 25 anni, ma la sua prima sfilata l'aveva organizzata nel 1973, a 21 anni. Da allora le sue collezioni sono nella storia della moda: la sua passione per i colori forti e le paillettes, elemento distintivo del brand, usate in modo rivoluzionario.

Allegro, solare, scanzonato e libero: questa era il suo stile. Accompagnato anche da una passione per l'arte contemporanea: la sua collezione di dipinti, compreso il ritratto firmato da Andy Warhol, è stata al centro di più mostre, la prima delle quali al Pecci di Prato, la sua città.

"Il dolore non ha trovato soluzione, son passati 30 anni ma sembra ieri", racconta all'Ansa Francesco Martini Coveri (nella foto), nipote del fondatore della maison - è figlio della sorella Silvana - e direttore creativo dal 1996.

Francesco Martini Coveri, direttore creativo del brand
Francesco Martini Coveri, direttore creativo del brand

"Penso di non esagerare a dire che Enrico è stato uno dei geni della creatività italiana. - continua -. Per tante persone è ancora vivo nei ricordi. Era autodidatta, parlava francese, inglese. Mi dispiace non averlo vicino, anche professionalmente, per vedere cosa avrebbe fatto".

Il ricordo più forte riguarda il rapporto con la famiglia, alla quale Coveri era legatissimo. "Era uno zio molto presente in famiglia, una persona che nonostante avesse ottenuto il successo, la domenica andava a fare colazione e poi a messa con la mamma e la nonna".

Tanti gli aneddoti e i ricordi. "Andavo a pranzo e avevo accanto Andy Warhol - prosegue - Un giorno, a mezzanotte, mio zio chiamò a casa, avrò avuto 13 anni, disse 'sveglia Francesco che andiamo a fare uno spaghetto con Madonna'. Un'altra volta mi venne a prendere a scuola per portarmi a Roma a vedere Michael Jackson. Suggeriva di 'guardare dove non guardano gli altri', quando tutti riconoscono una capacità artistica bisogna guardare anche oltre".

Oggi la sorella Silvana, amministratore unico, e il nipote Francesco, nel ruolo di direttore creativo portano avanti la sua eredità. "Mi sono trovato naturalmente a seguire le collezioni, ero quello più vicino alle sue idee. - continua - Mi ritrovo in tutto quello che ha fatto. Basta pensare all'uso del colore". E non è detto che un domani si possa veder sfilare Coveri a Firenze. "In tempi non sospetti dicevo che il sistema di presentazioni non funzionava. La cosa si è evoluta in maniera tremenda con calendari tra Milano e Parigi che sono una corsa - confida - C'era da tempo nei nostri pensieri la previsione di valutare cose diverse, stiamo pensando a nuovo format di presentazione. Ci piacerebbe anche Pitti Uomo; è il contesto più giusto e contemporaneo oggi, sono organizzati e devo dire che fanno un lavoro di estrema qualità. Firenze è anche la sua magia".

IL LEGAME CON LA SUA CITTÀ - Come si legge sul portale del Comune di Prato che ricorda i suoi "figli illustri", Coveri diceva sempre "sono di Prato", anche se viveva ormai in una splendida casa sul Lungarno Guicciardini a Firenze, quando non era in giro tra le capitali del mondo, quelle che contano nella moda.

"Ma Enrico Coveri - si legge - non dimenticò mai che le sue radici affondavano nel tessile pratese. Era nato a Prato nel 1952, suo padre fabbricava biciclette e sua madre vendeva macchine da cucire e insegnava alle clienti a usarle. Quel mondo di stoffe fluenti, aghi e fili fu il primo segno del suo futuro".

Frequentò le medie alla Convenevole, poi il Buzzi che abbandonò presto per il liceo artistico, poi per l'Accademia di belle arti dove studiò scenografia. "Alla moda - si legge nella nota - ci arrivò da una porta di servizio, sfilando come modello, lui così alto e esile. Colori e paillettes: questo il binomio che caratterizzò la sua idea di moda, che dal 1977 diventò una griffe col suo nome e cognome, in breve conosciuta in tutto il mondo. Un successo travolgente. Fu subito definito l'enfant prodige della moda, quello che aveva portato una ventata di freschezza nell’haute couture. In pochi anni costruì un impero da 200 miliardi di lire (allora) di fatturato. Morì all'improvviso, a 38 anni, il 7 dicembre del 1990 nella sua casa fiorentina sotto gli occhi della madre Diana. Era appena tornato dal Giappone dove aveva concluso un accordo commerciale da 100 milioni di dollari. Il referto parlò di ictus cerebrale, ma già da qualche tempo gli amici si erano preoccupati per le sue condizioni di salute. Sul tavolo c'erano ancora i disegni e i progetti delle nuove collezioni. Lui, lo stilista dei colori più sgargianti ripresi dagli amati pittori (Matisse, Chagall, Mirò) fu vestito con un sobrio completo grigio. Riposa nella tomba di famiglia a Firenze nel cimitero delle Porte Sante".