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Kobane Calling

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Tre viaggi nel corso di un anno. Turchia, Iraq, Siria, per documentare la vita della resistenza curda in una delle zone calde meno spiegate dai media mainstream. Zerocalcare realizza un lungo racconto, a tratti intimo, a tratti corale, nel quale l'esistenza degli abitanti del Rojava (una regione il cui nome non si sente mai ai telegiornali) emerge come un baluardo di estrema speranza per tutta l'umanità.

270 pages, Hardcover

First published January 16, 2015

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About the author

Zerocalcare

61 books2,589 followers
Zerocalcare sul finire del 2011 ha quasi 28 anni e per un sacco di tempo ha fatto soprattutto fumettacci sulle fanzine fotocopiate e locandine per concerti punk hardcore. Oltre ad un numero sterminato di autoproduzioni nel circuito dei centri sociali, ha collaborato anche con il quotidiano "Liberazione" (pagina delle illustrazioni, ormai chiusa), il settimanale "Carta" (chiuso), i mensili "XL" di Repubblica (spazio Italian underground, chiuso) e "Canemucco" (chiuso) e la divisione online della DC comics, Zuda.com (chiusa). Tra le collaborazioni che non è riuscito a far chiudere c’è il settimanale "Internazionale", l’annuale antologia del fumetto indipendente "Sherwood Comix", la "Smemoranda" e frescafresca pure la rivista "Mamma!".

Alla fine del 2011 ha dato alle stampe il suo primo libro, “La profezia dell’armadillo”, autoprodotto sì, ma da Makkox.

A ottobre 2012 è uscito il secondo, “Un polpo alla gola“, edito da Bao Publishing.

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Profile Image for Tanabrus.
1,928 reviews175 followers
October 13, 2019
Rilettura di ottobre 2019
A qualche giorno di distanza dalla decisione di Trump di lasciare carta bianca a Erdogan per quanto riguarda i curdi in Siria, e dalla conseguente operazione bellica contro i curdi. Che ormai, avendo sconfitto in quei territori l'Isis, non servono più all'occidente, giusto?

Tre anni dopo questo libro ha la stessa forza e provoca le stesse emozioni della prima volta.
Ma in più, alcune frasi dette e che anticipavano eventi di allora, suonano ancora più profetiche viste al giorno d'oggi: l'occidente che fa tanti bei discorsi evitando però di fare qualcosa di concreto, la Turchia che viene lasciata agire come le pare grazie alla moneta di scambio dei profughi...

Oggi come ieri, un libro che suscita un'enorme sensazione di vergogna.

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Il racconto a fumetti dei due viaggi al confine tra Siria e Turchia fatti da Zerocalcare.
Tra cittadine a due passi dalla guerra, e città colpite, distrutte dalla guerra.
Tra città che la guerra la sentono ancora distante, e città dove i fantasmi della guerra sono visibili e impossibili da ignorare.
Tra civili impauriti, civili arrabbiati, civili stronzi, civili coraggiosi. E combattenti eroici.
Tutto ovviamente con lo stile di Zerocalcare.

Un libro che suscita sentimenti.
Di rabbia, di tristezza, di stupore. E tanta, tanta vergogna.
Profile Image for ferrigno.
546 reviews98 followers
August 24, 2017
È come se avessero chiesto a David Foster Wallace di scrivere un reportage sulla resistenza curda. ZC è andato là, ha parlato a gente comune, guerriglieri, uomini e donne. 
Devo dire che ho capito più cose leggendo Kobane Calling che con anni di pietosa informazione nostrana: chi sono i curdi, contro chi combattono e da quando, cosa hanno conquistato e perso, la loro idea di confederazione, l'ISIS (Daesh), i turchi, Erdogan. 
Ma attenzione, questo reportage l'ha scritto uno con una sensibilità alla DF Wallace. I detrattori parlerebbero di realismo isterico. Vero, però qui l'ombelico di ZC diventa miracolosamente -finisce per rappresentare- il nostro ombelico occidentale. La sua resta sempre la prospettiva di un occidentale, e questa cosa potrebbe sembrare un limite ma non lo è, perché finisce per rendere evidente il contrasto tra i due mondi. 
I precedenti volumi non mi hanno esaltato, ma il ragazzo si sta facendo. 
Profile Image for Dolceluna ♡.
1,181 reviews83 followers
July 7, 2018
Forse non sarà la graphic novel più adatta per avvicinarsi per la prima volta a Zerocalcare, ma è senza dubbio quella che segna un suo salto di qualità in termini di scrittura e temi affrontati.
"Kobane Calling" è il reportage dei tre viaggi compiuti dall'autore, nell'arco di un anno, tra Turchia, Iraq e Siria, fino alla Kobane del titolo, città del Kurdistan sirano a confine con la Turchia, emblema della resistenza all'ISIS. Una testimonianza preziosa raccontata e disegnata con autenticità e passione, ma anche con quel filo di leggerezza e maliconia che è un tratto tipico nelle tavole dell'autore.
Lo confesso, non conoscevo granchè dell'assedio di Kobane di cui ci racconta Zerocalcare, e la sua coraggiosa e straordinaria esperienza non ha fatto che arricchirmi. Mi ha colpito soprattutto il coraggio delle persone comuni di Kobane, e in particolare delle donne, piccole grandi eroine, che sembrano vivere per lottare e morire affinchè il loro messaggio di resistenza non vada perduto...l'immensità, se paragonata a tante vite futili. Ma mi ha colpito anche l'estrema confusione, le guerriglie, gli schieramenti, le alleanze, le offensive, la paura, che regnano quotidianamente in queste terre e che, nonostante le news che ci arrivano dai media, non possiamo immaginare.
Coraggio e confusione, ribellione e dolore, vita e morte.
In conclusione, una graphic novel da leggere, per capire, per riflettere, per emozionarsi, e per restare tutti un po' più umani.
19 reviews
July 17, 2016
It's a shame that this book cannot ever be properly translated for the rest of the world; the mix of cultural references and roman dialect that make up the style of writer and artist Zerocalcare (the name itself being an example, referencing a slogan for a limescale-removing product) would be lost in the translation, and that'd be like asking the Simpsons to make do without the small-town environment that's the whole premise for that show. Still, Kobane Calling takes the bumbling protagonist from the Rebibbia district of Rome to the war-stained spaces of Kurdistan not once but twice, as his diary of the two recent trips he made. The places he visits are known to us mostly through the filter of whatever news outlet we watch and thus only brought up for the shock value and to cement the picture they want us to have of them. But he's gone there, and to the extent that we can trust the guy - who doesn't really have any reason to lie, anyway - we're shown things under a different light, one that I personally hadn't seen until now. The people he meets are real and some of them are doing things unheard of in our precious western world, and while he's sure to point out nothing is perfect and nobody is entirely without fault in their actions, there is such a difference between the empty words of the everyday grind of the news and those spoken by people who pay their day in blood, both their own and their relatives'. So I wish the book could be translated, perhaps with footnotes, but at least translated into something enjoyable for other markets, because it's well worth a read, and it's incredibly actual. If the hatemongering you see on tv all the time has made you sick, use this book as salve.
Profile Image for Ingrid.
81 reviews28 followers
May 20, 2016
Per quanto mi riguarda Zerocalcare è una garanzia assoluta.
Garanzia di risate, riflessioni, bei disegni, ore piacevolissime che amo rivivere più e più volte.
Fatta questa premessa, pensavo che "Dimentica il mio nome" fosse la sua opera più completa, beh questa è decisamente più matura, vuoi per la tematica che di per sé lo rende seria e seriosa, ma anche e soprattutto per come "ha preso" questa esperienza: un po' tra il serio e il faceto, un po' tra l'erasmus e il viaggio di lavoro, con cuore e occhi aperti, semplice e scazzato come sempre, ma capace di tirare fuori una sensibilità e delle riflessioni semplici, universali, mai pretestuose che davvero toccano nel profondo.
Con questa graphic novel, Calcare ha fatto molto di più che raccontare la situazione dei curdi, l'ipocrita politica europea nei confronti della Turchia, la tragica situazione dei profughi ed il coraggio di coloro che combattono l'oppressione pur venendo tacciati essi stessi come terroristi. Zerocalcare ci ha fatto entrare nella guerra.
Ha scritto un fumetto dove nessuno, a parole, nei tg o nei giornali, era arrivato a raccontarci e lo ha fatto con delle vignette alcune delle quali profondamente commoventi e forti, in particolar modo quelle delle donne-terroriste.
"Kobane calling" emoziona, diverte e apre gli occhi su tantissimo della politica internazionale ma anche sui soliti vizi italioti.
Capolavorone.
Profile Image for Laura V. لاورا.
531 reviews45 followers
December 13, 2017
Da Rebibbia a Kobane, passando per il cuore

Anche se alla fine dell’anno manca ancora parecchio, “Kobane calling” finisce fin da ora, di diritto, nella mia personale e ristretta lista delle migliori letture del 2016. Per me è stata una sorprendente nonché bellissima scoperta, questa di Zerocalcare: dopo avermi molto emozionata con “Dimentica il mio nome”, poco entusiasmata con “Dodici” (devo ammetterlo a rigor di cronaca), ora questo suo nuovo lavoro mi ha letteralmente conquistata!
Non saprei bene come definirlo, se un reportage o un diario di viaggio o altro; di certo, “Kobane calling” non è soltanto un fumetto: esso è anzitutto il racconto attento e coinvolgente di ciò che sta accadendo in un angolo di quell’Oriente a noi prossimo e del quale i media ufficiali, pronti a inseguire i clamori del momento, ci parlano ormai sempre meno. Eppure laggiù si consuma una guerra tra le più feroci del nostro tempo. Una guerra che, sebbene riguardi l’Europa forse più di altre cui essa in passato ha dato sostegno, lasciamo combattere al popolo curdo. Ecco, “Kobane calling” ha il merito di accendere i riflettori su quest’ultimo, tanto bistrattato dalla Storia e dall’ipocrisia della diplomazia internazionale, dal momento che alla fine del primo conflitto mondiale, con il crollo dell’Impero ottomano, i curdi non solo non si videro riconoscere un proprio stato, ma si ritrovarono per giunta divisi fra ben quattro Paesi: Turchia, Siria, Iraq e Iran. E per un popolo senza terra, si sa, non può esserci pace.
Da sempre disprezzati e disconosciuti come realtà etnica e linguistica, combattuti e repressi brutalmente sotto i regimi dittatoriali dell’area, i curdi stanno dando una grandissima lezione di civiltà dai monti di Qandil, al confine tra Iran e Iraq, dove ha base il PKK, fino a tutto il nord della Siria (il Rojava), de facto territorio autonomo e coraggioso laboratorio di una società basata su una democrazia che non suoni più come vuota parola. Intanto, combattono l’Isis o Daesh, come lì si chiama quel califfato, fuori dal tempo e dalla grazia di qualunque dio, i cui sanguinari tentacoli arrivano fin nelle nostre fragili città d’Europa. Un’esperienza che – per riprendere le parole dell’autore – “va aiutata, difesa, sostenuta. Perché se perdono loro, perdono tutti”.
Invece, da parte dei nostri governi che cosa è arrivato? Elogi, incoraggiamenti, discorsi ammirati: nient’altro che belle quanto inutili parole, ma nessun sostegno economico, mentre i curdi, uomini e donne insieme, armi alla mano, continuano a dare il proprio sangue quale unica moneta da versare. La città di Kobane è il simbolo di quella resistenza. Toccanti le tavole che la ritraggono con i suoi cumuli di macerie, gli edifici sventrati dalle bombe, l’odore di morte che serpeggia tra le sue strade per buona parte spettrali. Ho trovato in queste pagine profonda partecipazione emotiva da parte di Michele Rech, alias Zerocalcare; del resto, non potrebbe essere altrimenti quando si viaggia e si vedono con i propri occhi determinate realtà, si ascolta la gente del posto, si respira il dramma quotidiano senza filtri di sorta. Allora, d’un tratto, sai da che parte stare e tornare indietro in nome del politicamente corretto ti sembrerebbe come tradire te stesso e il tuo cuore che da quel momento apparterrà anche a quel luogo che pur si trova a chissà quanti chilometri di distanza da casa tua. Per quanto mi riguarda, anni fa mi è successo in Palestina, un’altra grande Kobane abbandonata anch’essa all’indifferenza del mondo.

“A me risulta difficile concepire un’appartenenza diversa dal mio quartiere. Forse però ci sono cose che trascendono la geografia e parlano ad altre corde, che manco sappiamo di avere.”

Zerocalcare dice di non essere un poeta e di non avere altro se non il “povero lessico” che la vita gli ha messo a disposizione per esprimersi, ma credo si sbagli poiché, infine, tocca per davvero le corde del cuore con la sua arte meravigliosa, nella quale immagini e parole diventano una cosa sola regalando al lettore più di un’emozione.
Oltre alla correttezza delle annotazioni storiche, sono presenti il rifiuto di stupide generalizzazioni (il voler, insomma, fare di tutta un’erba un fascio) e considerazioni su questioni culturali e religiose che personalmente condivido, per tacere della autentica pochezza di certe affermazioni sulla presunta (e presuntuosa) superiorità della cultura occidentale in bocca ai nostri politici. Soprattutto, questa lettura ha suscitato in me il desiderio di approfondire la conoscenza del popolo curdo che, nel corso degli studi fatti, ho sempre incontrato marginalmente, en passant, nonostante esso avesse il diritto di essere protagonista quanto gli altri nello scacchiere vicino-orientale.
Mi auguro che “Kobane calling” venga letto da più gente possibile, in particolare dai giovani, perché c’è bisogno di opere di denuncia come questa che smuovano le coscienze e facciano informazione; ne consiglio la lettura a chi voglia saperne di più sul Kurdistan, sulla guerra in corso a causa dell’Isis e sugli inquietanti retroscena turchi, adesso, se ci pensiamo, ancor più inquietanti dopo il fallito colpo di stato militare e l’immediata repressione da parte del novello sultano Erdogan che sta mostrando il peggio del proprio regime.
Un libro, questo, per conoscere e riflettere, anche con il cuore.
Profile Image for Julia.
219 reviews41 followers
July 2, 2023
Zerocalcare è in grado di trattare temi delicati come questo mantenendo sempre la sua semplicità ed ironia. Si legge in un attimo. Un reportage delle avversità che il popolo curdo si trova ad affrontare. I dialoghi e i disegni sono sempre qualcosa di unico.
Profile Image for Gianfranco Mancini.
2,257 reviews1,012 followers
May 17, 2021


Da Rebibbia a Kobane

Risate, brividi ed un gran magone.
Tutto questo ho provato leggendo l'ultimo libro di Zerocalcare, sarebbe riduttivo definirlo fumetto.
Kobane Calling è un reportage di guerra dalla parte delle vittime, una doccia fredda ghiacciata che ti fa sentire piccolo piccolo e senza uno straccio di ideale.
L'autore ed i suoi amici hanno avuto le palle di arrivare fino a 200 metri dai territori controllati dall'Isis, per dirla in dialetto romanesco: Mecojoni!
Un librone pesante che si legge tutto di un fiato e che pesa sulla coscienza come un mattone.
Arrivati alla fine notiamo che il fedele armadillo questa volta si é visto poco e niente, ma va bene così.
Zerocalcare non è solo armadilli, risate, Rebibbia e bombecarta, ma un grande narratore pieno di umanità.



Boh. Comunque c'é uno che l'ha espressa molto bene questa cosa che sento ora guardandomi intorno.
"'Sta mano po' esse fero e po' esse piuma."
Profile Image for Ajeje Brazov.
830 reviews
August 1, 2022
Beh mi mancava un po' Zero, erano anni che non lo leggevo ed ammiravo le sue tavole sempre esilaranti e particolari. Però in questo volume, ho ammirato anche il contenuto impegnato, ma neanche troppo dajeee! che poi parte il pippone storico/sociale e....
Comunque parto con la lettura con un livello di aspettativa elevatissimo per vari motivi, alla fine sono stato ripagato abbastanza, nel complesso è un'ottima opera, ci aggiungi poi i suoi soliti amarcord alla Ken Shiro e Dragon Ball, che altro je' devi da di'!

https://www.youtube.com/watch?v=APQwA...
Profile Image for Jessica.
278 reviews101 followers
May 5, 2020
Giusto nella scelta narrativa nei termini nella delicatezza e ironia. Un argomento serio e attuale affrontato in maniera secondo me inedita.
Profile Image for Sara.
26 reviews37 followers
June 5, 2016
Ammetto di essere un pochino di parte amando molto zerocalcare, ma in questo caso vi consiglio di leggerlo al di là del nome dell'autore. È un fumetto molto intelligente, mai retorico che racconta il viaggio fatto in Rojava. Commovente e toccante, non dimentica a casa la sua ironia ma nello stesso tempo non esce dalla storia o dal contesto. Finale perfetto, ti lascia con l'amaro in bocca e (forse) anche con la lacrimuccia.
Profile Image for Arybo ✨.
1,411 reviews166 followers
April 26, 2017
«Ma quanto ci vorrà a pulire tutto?»
«Anni. Ma intanto tutti devono vedere. Guardare macerie. Sentire odore. Capire che Kobane oggi non è solo una città. Oggi Kobane è un museo a cielo aperto della vergogna dell'umanità. Di cosa è stato lasciato accadere. Non vogliamo pulire tutto solo perché il mondo possa tornare a far finta di niente.»
...
Io non ho parole.
Profile Image for Andrea Butini.
Author 3 books85 followers
November 2, 2020
Un libro necessario, che ti spalanca gli occhi e ti prende a schiaffi.
Dovrebbero leggerlo tutti.
Soprattutto quelli che vengono disegnati come vermi.
Profile Image for LaCitty.
902 reviews171 followers
March 30, 2020
Zerocalcare ha la capacità di raccontare un argomento serissimo e profondo come la vicenda del popolo curdo e della sua città simbolo, Kobane, in modo semplice, piacevole e anche divertente. I suoi "pipponi" aiutano a capire/ripassare la situazione geo-politica della zona nel 2015, ma sono sempre accompagnati da vignette che sdrammatizzino.
Nonostante questa leggerezza di fondo, ci si trova di fronte ad una graphic novel profonda, con momenti commoventi e anche, secondo me, onesta nel raccontare gli stati d'animo di chi visita quelle zone e di chi le vive. Poi non sarà tutto rose e fiori, non lo è, si sa, soprattutto dopo le evoluzioni politiche dell'area, ma almeno è gente che sta cercando, anzi che sta combattendo, per cambiare il sistema.
Profile Image for Phèdre Banshee.
99 reviews22 followers
May 15, 2021


«Qui stanno facendo una cosa che in questo momento per me è tipo un faro per l’umanità. Che va aiutata, sostenuta. Perché se perdono loro, perdono tutti. Dopodiché questi mica stanno dicendo “Ao venite tutti a vivere qua che abbiamo trovato il paradiso terrestre”. Questi c’hanno un metodo. Una tensione a migliorare, che poi ognuno dovrebbe declinare dentro se stesso e nel suo contesto.»

Trovo sconcertante il numero delle volte in cui Zerocalcare riesce a sorprendermi. Quando pensi di aver visto ogni sua sfaccettatura, ecco che tira fuori qualcosa di nuovo. Riesce sempre a scorrere, a migliorare, a reinventarsi. Ho letto tutte le sue pubblicazioni, quindi pensavo di sapere più o meno cosa aspettarmi, e invece no. Fregata di nuovo. Anche con “Dimentica il mio nome” è andata così.
Sapevo che non sarebbe stata una lettura facile, ma forse non immaginavo fino a che punto. Visto che ho avuto un nodo alla gola per tutto il tempo.

Alcune di loro moriranno, senza chiedere nulla a nessuno, mai.
«È così che viviamo. È così che moriamo, anche. Ma almeno siamo libere.»


Zerocalcare ci presenta un lato della guerra che pochi conoscono, perché non fa scalpore quanto le cose che ci mostrano ogni giorno i mass-media. Eppure, al tempo stesso, non si prende troppo su serio, sa di non essere un giornalista e lo dice chiaramente, con una sincerità che fa venire i brividi, che raggiunge noi lettori, perché anche noi al suo posto ci saremmo sentiti piccolissimi, davanti a quello che ha visto.

«Ma no, dai, Nasrin! Tu ci devi stare!»
«Perché, pensi che faccio foto brutte? Guarda che sono capace eh... Io ero giornalista. Mi piaceva fare foto, era mio lavoro. Ora nostra vita è guerra. Almeno oggi pomeriggio posso fare ancora mio lavoro.»


Definire lo stile di Zerocalcare “dolceamaro” è riduttivo, specialmente nelle ultime pubblicazioni l’intervallo ridere-piangere si è ridotto tantissimo, le scene comiche sono esilaranti e, molto spesso, le scene tristi si rivelano dei veri e propri pugni nello stomaco.
È un libro che apre gli occhi, che ti fa sentire inadatto, incapace di capire a pieno, ma è un libro che secondo me tutti dovrebbero leggere. Fosse per me, lo farei leggere anche nelle scuole. Perché lo stile di Zerocalcare abbraccia un raggio molto ampio di lettori, in particolare tra i giovani. I suoi disegni sono immediati e il linguaggio è intuitivo, anche per chi non è di Roma.

“A me risulta difficile concepire un’appartenenza diversa dal mio quartiere. Forse però ci sono cose che trascendono la geografia e parlano ad altre corde, che manco sappiamo di avere. O forse mi sto solo suggestionando, come quando da regazzino ero andato in fissa con l’isola che non c’è.”

L’autore di solito fa spesso piccoli riferimenti alle sue pubblicazioni precedenti, che non precludono la comprensione ma danno degli elementi in più. In Kobane Calling questi riferimenti sono molto ridotti, forse giusto qualcuno a “La profezia dell’armadillo”, quindi è una buona opzione anche per chi non ha mai letto niente di suo e vuole iniziare adesso.
Lo consiglio a tutti. Leggetelo e prendetevi questi pugni nello stomaco, perché sono dolori che ogni tanto fanno bene.

"Oggi Kobane è un museo a cielo aperto della vergogna dell'umanità. Di cosa è stato lasciato accadere. Non vogliamo ripulire tutto solo perché il mondo possa tornare a far finta di niente."

Per altre recensioni: https://latorrediphedre.thelongwaychro...
Profile Image for Roberto.
627 reviews1 follower
August 7, 2017

Ma quanto ne sappiamo noi del Kurdistan?

Ogni volta che passavo in libreria davanti a questo librone di fumetti ero combattuto tra il guardarlo e l'evitarlo, visto che i fumetti proprio non li reggo (perché aggiungere immagini ad un testo impedendo al lettore di usare la sua fantasia?).

Però ad un certo punto ho ceduto, prendendo la scusa che fosse per mio figlio quindicenne che non legge nemmeno sotto tortura. Se piace così tanto questo Kobane calling, ci sarà una ragione!

Risultato? Il figlio ha letto tre pagine e si è arenato: troppo lungo. Io invece l'ho iniziato e non sono riuscito a smettere di leggere.

Il libro/fumetto parla della situazione in Siria, Turchia, Iraq e Kurdistan. E del Rojava, una regione del Kurdistan siriano non riconosciuta dalla comunità internazionale dove sta Kobane, la città che ha resistito contro il Daesh, (ossia l’Isis, nome che però è osteggiato dai musulmani perché ritenuto offensivo nei loro confronti visto che la I sta per Islamic).

In occidente si pensa comunemente che da quelle parti siano tutti con l'anello al naso e che le donne siano genericamente subordinate all'uomo. Il Rojava invece è una regione dove vige una democrazia che prevede la convivenza religiosa, di genere, linguistica e culturale, dove uomini e donne sono uguali di fronte alla legge, dove la pena di morte è abolita e dove vengono garantiti diritti come la sanità, l’istruzione, il lavoro. Una forma di statuto che pare utopica, ma è invece reale anche se minacciata dall’avanzata del Daesh; e che continua a tenere duro grazie a squadre di protezione curde maschili e femminili.

Leggendo Kobane Calling ho capito meglio (meglio è un eufemismo, visto che non ne sapevo nulla) il complesso mondo mediorientale, il PKK (partito dei lavoratori del Kurdistan), l'YPG (milizie curde), l'YPJ (unità curda di protezione delle donne), i rapporti tra la Turchia, la Siria, l'Iraq e l'Iran.

Insomma una lettura molto utile e molto arricchente perché non dà nulla per scontato e con un linguaggio molto chiaro e conciso apre un mondo pressoché sconosciuto (nonché la nostra mente...). E che interessando spinge ad un successivo approfondimento.

Una scoperta, questo Kobane calling. Anche perché tutte queste belle cose sono condite con una notevole dote di ironia che rende la lettura molto facile e piacevole e fa sbottare spesso in una sana risata.

Ha cambiato il mio punto di vista sui fumetti? Assolutamente no. Si poteva tranquillamente scrivere un libro che contenesse mappe e illustrazioni e sarebbe stato lo stesso, anche meglio. Ma non posso negare che forse avrebbe raggiunto meno persone, sempre meno disponibili a faticare su un libro.
Profile Image for Carmine.
608 reviews79 followers
June 3, 2019
Mondi diversi, stesso cuore

"Se anche stanotte durasse cent'anni, staremo svegli abbracciandoci al buio...il nemico è alle porte della nostra città.
Se anche stanotte durasse cent'anni, staremo in piedi abbracciati a un sogno che ha una scritta sul volto: da qui non si passerà."


Difficile, forse impossibile, condensare la fiumana di spunti che il fumetto lascia in eredità al lettore.
Opere di questo tipo spesso prestano il fianco alla lacrima facile, quel senso di rimorso e pena non dissimile da un'autoflagellazione per lasciarsi dietro di sé i peccati e godere di un senso di redenzione (transitorio ed effimero).
Zerocalcare rifiuta la via più comoda e, con l'ausilio del suo solito humour da bassa caserma, il quale diventa efficace peculiarità dell'occhio occidentale verso un mondo distante per chilometri e cultura, restituisce un quadro chiaro e inequivocabile.
La guerra non è solo chi alla frontiera abusa del proprio potere in salotti dorati né chi, vedi il dittatore turco Erdogan, forte di una posizione all'interno della NATO, ha la possibilità di incasellare oppositori di regime sotto la voce "terrorismo".
La guerra è anche abitudine alla morte; tolleranza di un'ingiustizia arrecata a un vicino, se questo garantisse la salvaguardia del nostro orticello: è la propria comodità al prezzo pagato sempre da altri.
Ne esce ridimensionata l'America, la cui presenza in terra siriana serve a tutto, tranne a risolvere conflitti in breve tempo; ancora peggio è la figura dei media occidentali e degli innumerevoli fantocci che costellano la nostra politica, sempre pronti a strumentalizzare tragedie per mandare avanti campagne elettorali e mantenere desta l'attenzione di un fruitore con troppa pigrizia per sondare la veridicità di quanto affermato dietro uno schermo.
Kobane calling è la consapevolezza di una fortuna nostra non toccata ad altri; e questo dono deve essere apripista di un percorso che non si avvalga di soli stereotipi e giudizi lapidari.
Profile Image for erigibbi.
1,029 reviews713 followers
October 22, 2021
In Kobane Calling Zerocalcare ci mostra quello che è stato il suo viaggio al confine tra Turchia e Siria, a pochi chilometri dalla città assediata di Kobane, dove i difensori curdi del Rojava si scontrano con le forze dello Stato Islamico.

Kobane Calling è quel fumetto di cui avevamo bisogno.

Kobane Calling è quel fumetto capace di raggiungere un pubblico ampio che finalmente può capirci qualcosa dei conflitti mediorientali del Rojava.

Kobane Calling dà informazioni che il (tele)giornale medio non offre e soprattutto dà informazioni che non hanno nulla a che vedere con quelle mainstream e/o fake con cui veniamo bombardat* ogni giorno.

Siamo onest*, quant* di voi sanno che nel nord della Siria, al confine con la Turchia, ci sono tanti popoli diversi che si organizzano e lottano per una società fondata sull’uguaglianza di uomini e donne, sulla convivenza, sul rispetto delle diversità culturali e religiose, sulla giustizia sociale e sull’ecologia? Quant* di voi? Io, prima di leggere Kobane Calling, non lo sapevo. (Certo, io sono la prima a dire di essere ignorante, ma sono anche convinta di non essere l’unica che non sapeva).

Comunque lo ripeto. Una società fondata sull’uguaglianza, sulla convivenza, sul rispetto, sulla giustizia sociale e sull’ecologia. Non in America, non in Europa, no, nel nord della Siria, al confine con la Turchia.

Dov’è l’Occidente? Quello che si autoproclama “avanti” e sviluppato? È lì che a parole dà pacche sulle spalle a chi ogni giorno muore per portare avanti questo tipo di società e con le mani dà armi a chi sta ostacolando questo tipo di società. Ma noi siamo quelli avanti, noi siamo quelli che devono insegnare agli altri come si sta al mondo.

Ora mi calmo.

Per fortuna Zerocalcare ha quella capacità di raccontare le sue storie con umorismo e digressioni varie perché in questo fumetto ce n’era particolarmente bisogno. Leggere le vite di queste persone che ogni giorno, ogni santissimo giorno, si svegliano e combattono è doloroso. Vi giuro, il cuore lo sentite proprio stretto stretto. E arriverete alla fine che non riuscite a leggere perché gli occhi sono annegati nelle lacrime e non riuscite manco a respirare bene perché siete troppo scossi dai singhiozzi. Immaginatevi quindi la mazzata che poteva essere Kobane Calling senza l’umorismo di Zerocalcare.

Con Kobane Calling arriverete a odiare quei vermi (sì, ci sono delle persone rappresentate come dei vermi, scelta più che azzeccata, come sempre), arriverete a provare un odio cieco, che ti fa vedere nero; sarete profondamente schifat*, ma piangerete pure: si piange per la disperazione, per il lutto – perché poi ti leghi così tanto ad alcun* combattenti che è come perdere una persona che conoscevi – ma anche per la speranza che nonostante tutto continua ad aleggiare tra le pagine.

È un testo che dovrebbero leggere tutt*. Ma davvero. Non sono un’amante dei “10 libri da leggere almeno una volta nella vita” o “10 libri da leggere prima di morire” eppure questo è proprio uno di quei libri. E forse – forse – è IL libro di Zerocalcare.
Profile Image for Serena.. Sery-ously?.
1,124 reviews225 followers
January 5, 2021
Umanità
Non lo so che storie sono, quelle di queste persone. Non lo so se sono storie di eroi.
Non so manco come so' fatti, gli eroi.
Mi sembrano le storie di persone vere, normali.
Con le loro debolezze e contraddizioni.
Che nella vita inciampano, si rialzano, sbandano e si ripigliano.
Anime irrequiete, che non hanno trovato la strada giusta al primo colpo.
Note stonate, nella filarmonica perfetta del loro tempo.
E nonostante questo - o forse proprio per questo - ad un certo punto del loro cammino trovano il coraggio di rischiare ogni cosa per difendere ciò che è di tutti.
- E penso che se tra cent'anni qualcuno guarderà indietro ai giorni nostri, sarà il ricordo di queste anime che testimonierà che l'umanità esisteva ancora.


Grazie Calcare ❤️

Popsugar reading challenge: A book by a blogger, vlogger or other online personality

Around the year in 52 books: A book with a muslim character or author
Profile Image for Francesca Santoro.
9 reviews3 followers
May 31, 2020
Per me, l’esatta definizione di “libro necessario”. Finito venti minuti fa, sto ancora annegando nelle mie lacrime.
E non perché è un libro triste, Zerocalcare riesce a raccontare anche le cose più difficili con una leggerezza che non è banalizzare, è rendere quelle cose quotidiane, umane.
Perché è un libro che racconta delle profonde ingiustizia, ma soprattutto ti fa vedere che dietro quei titoli al telegiornale (sempre pochi) ci sono delle persone, delle idee, delle vite. Che stiamo lasciando scomparire. E non è giusto.
Ps: avevo già letto Kobane Calling ma valeva la pena rileggerlo, valeva la pena contestualizzarlo con quello che è successo negli ultimi anni, e valeva la pena omaggiare Orso.
Profile Image for Hypatia.
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June 30, 2024
Come sempre quando leggo (o rileggo, come in questo caso) i reportage giornalistici a fumetti di Zerocalcare, il sentimento che prevale in me è quello di sentirmi una merda.
I motivi sono almeno due: continuo a leggere queste cose e non faccio nulla per impegnarmi a fare qualcosa di più concreto (sembro essere come i vermi in cravatta con cui il buon Michele rappresenta tutti quelli che si riempiono la bocca con le parole e basta) e non vado ad approfondire gli argomenti trattati per saperne di più.

Stavolta in realtà questa seconda motivazione ho cercato di eliminarla: visto che dalla pubblicazione di questo libro ormai è trascorso quasi un decennio, sono andata a cercare informazioni sul Rojava, sulla situazione dei Curdi, su Kobane.
Risultato?
Non ho trovato un granché.
Il Rojava, denominato propriamente Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est, esiste tuttora, ma non ho trovato notizie recenti, né dettagliate su come sia la situazione in quella parte del mondo.

D’altra parte, se all’epoca era di stretta attualità, ora la guerra contro Daesh (o Isis, come lo chiamiamo noi) è qualcosa di cui non ci interessiamo più granché, distratti da altre guerre più vicine ai nostri interessi. E con interessi intendo interessi economici, ovviamente.
Dei Curdi invece non ci siamo interessati mai, anche perché non vogliamo certo far arrabbiare il quasi europeo amico Erdogan, che li combatte da sempre e ha anche aiutato Daesh per farlo, ma meglio non dirlo, sssh, non sta bene.

Mi sto perdendo in sproloqui invece di parlare del libro, ma io che cosa posso dire di un documento così potente e coraggioso, di un’opera dove il dolore e la tragedia si mescolano all’umorismo, che però non è mai fuori luogo, perché l’autore lo rivolge soprattutto verso se stesso e la propria inadeguatezza nel raccontare una situazione così difficile e delicata?
E se si sente inadeguato Zerocalcare, uno dei pochi al mondo per i quali la parola ‘genio’ non mi sembra spesa a sproposito, come devo sentirmi io?

Il libro è un capolavoro sotto il punto di vista grafico, narrativo, giornalistico, di testimonianza e sotto qualsiasi altro punto di vista vi possa venire in mente.

Della prima lettura ricordavo abbastanza, specie episodi come la storia di Ezel o la visita al cimitero, anche perché sono cose che non possono non rimanerti nella testa.
Tanti particolari li avevo scordati e sono molto contenta di averlo riletto, a distanza di anni.
Ora vorrei che di questi argomenti si potesse trovare qualche notizia in più, senza bisogno che sia sempre il buon Michele ad accollarsi il viaggio e la dipendenza da chai per raccontarcelo.
Profile Image for Silvia Sirea.
152 reviews129 followers
January 14, 2017
Il mio primo approccio ai graphic-novel (o alle graphic-novel? Facendo una veloce ricerca ho trovato questo articolo dell'Accademia della Crusca - a me viene più naturale parlarne al maschile) non poteva essere migliore.
Ho voluto leggere qualcosa di Zerocalcare perché ne avevo sentito parlare benissimo e ho iniziato con Kobane Calling perché mi è stato regalato lo scorso Natale. Ebbene, non mi ha delusa affatto.
E' una sorta di diario di un viaggio tra Turchia, Siria ed Iraq che l'autore ha affrontato in prima persona per portare medicinali e attrezzature in quello che è il Kurdistan.
La cosa che mi ha fatto innamorare di questo graphic-novel sono gli insegnamenti che se ne possono ricavare. A prescindere dal fatto che si parli di zone e luoghi di cui conoscevo poco e niente - grazie soprattutto alla cattiva informazione che gran parte dei media fa -, è il modo in cui Zerocalcare ne parla che cattura e commuove e smuove la coscienza. Senza retorica o giri di parole, quello che traspare da queste pagine è verità, la verità a cui i media non danno spazio - mi piacerebbe sapere se sia una scelta consapevole o inconsapevole.
Zerocalcare fa sorridere, ridere e piangere, il tutto nel giro di poche pagine. E no, non si tratta si schizofrenia del lettore: tutto è dovuto alla sensibilità e alla spontaneità di chi ha voluto raccontare una storia difficile e contemporanea più che mai.
Leggetelo. Leggetelo perché ne vale davvero la pena.
Profile Image for Chad.
9,183 reviews1,003 followers
December 21, 2017
The story of a Italian cartoonist who visits the Kurds to document their struggle against ISIS. I think it's important to see global issues from multiple angles to gain new perspectives. I liked being able to see this conflict through both Italian and Kurdish eyes. Zerocalcare gives us heavy doses of information in digestible chunks. Seeing it through a graphical interface made it easier to grasp the foreign concepts and complicated geopolitical issues. He also brings in some humor to a pretty dour subject. I found it fascinating what they are trying to accomplish in Rojava. They are striving for a new kind of democratic government for the Middle East where all religions can peacefully coexist, where women are treated equally and have just as much representation in society. There is so much information in this that is not presented in the 24 hour news channels of the West. It's a fascinating journey that Zerocalcare takes us on.

Received a review copy from Lion Forge and NetGalley in exchange for an honest review.
Profile Image for Procyon Lotor.
650 reviews106 followers
October 9, 2017
Michele "Recce" Rech

Non è una "graphic novel" ma un reportage, un'inchiesta fatta con interviste e sopralluoghi. Mentre su Roma calavano le prime ombre della sera, e ancora non si vede la luce che sta sera dura da anni, mentre i media in genere chiudono le sedi all'estero, eliminano i corrispondenti o gli assegnano insostenibili territori di vastità imperial regia, mentre le televisioni trasmettono immagini di repertorio, mentre i talsciò dibattono sulla fuffa cardata gassosa, mentre euGenio Scalph si scrive addosso articolesse colla proboscide e biografie romanzate alternate a romanzi biografici, mentre il giornalista dice che se dev'essere embedded non ci va che non riesce a fare il mestiere secondo deontologia (bella questa), mentre pullulano i siparietti coi micini, cagnolini, tenere vecchiette e sorveglianti di cantiere, un tizio - tecnicamente nell'Italia di oggi un "polisfigato" (giovane maschio urbano senza visibili prospettive di carriera, senza agganci massonici, amicizie partitiche e commerci sessuali, per di più sano, etero, onesto, non tossicomane e nemmeno fanatico religioso: in pratica nessuna categoria protetta) piglia uno zaino e si reca a Kobane (là sparano, anche parecchio) per capire cosa succede, che non si fida dei sunnominati media, in questo simile a noi, e pure a Obama.

Obama durante la crisi del Sinjar, pur avendo a sua disposizione CIA, NSA, satelliti, droni, ambasciate, amici parenti e affini oltre a un certo numero di media tra i più quotati nel mondo, per sapere cosa cazzo stesse succedendo, (che tutti gli tiravano per la giacca incitandolo ad intervenire massicciamente) ha mandato degli elicotteri con qualche marine a riportargli che non era necessario invadere, e si poteva provvedere senza scatenare una guerra.

Noi abbiamo Zerocalcare. Non è moltissimo, ma se pensiamo che pure Mr. President è messo maluccio, siamo orgogliosi di lui.
Certo pure i media hanno mandato qualcuno, salvo che il report di Zerocalcare è mediamente più vasto, comprensibile e acuto, anche se ovviamente meno oggettivo - in teoria - essendo disegnato non fotografato (ma sono sicuro che ben conoscendo il sovrabbondante numero di stronzi incapaci pronti all'assalto, o lui o i suoi amici di foto o riprese ne hanno fatte). Però, dove serve la didascalia la mette, dove serve il disegno lo fa, dove serve un quadro l'inserisce, un dettaglio un punto che fa capire, insomma: è nato un grande reporter di guerra. Sono convinto che per quelli bravi - soprattutto se iscritti all'ordine - lui è uno di loro. L'Ordine invece, così solerte quando qualcuno non iscritto fa interviste in tv (pare che si possa parlare con qualcuno ma non la puoi chiamare intervista) nonostante rosichi parecchio, non si lamenta. Chissà perché. __________________________________________________________________
Ricordiamo qui l'esagerato numero di giornalisti (molti freelance) morti nelle crisi recenti, in proporzione al numero enormemente più dei militari.
Sì, ha dei difetti sì, mette dei personalismi come faceva la Fallaci, e se lo merita. Cinque stelle lo stesso.
Una per l'idea, due per la miseria di mezzi nonostante i quali è partito, tre per la creazione di agganci locali tutt'altro che banale, quattro per la novità del mezzo, cinque per fiducia e speranza. Sei, non c'è. Ah, no: sei bravo.
Profile Image for Blackjessamine.
412 reviews74 followers
December 4, 2017
Seguo Zerocalcare da diverso tempo, ma chissà perché mi sono sempre limitata a leggere - con molto piacere - il suo blog, senza mai decidermi ad affrontare una sua pubblicazione. Forse perché effettivamente non sono una grande appassionata di fumetti, ne conosco pochi e ne ho letti ancora meno, e nonostante si tratti di un mondo che mi piacerebbe molto approfondire, spesso ho l'impressione di annegare in un grande mare in cui è davvero difficile raccapezzarsi. E quindi rimando, leggo ogni tanto giusto un titolone famoso anche tra chi non segue minimamente il mondo dei fumetti e mi limito a pensare che prima o poi dovrei decidermi ad esplorare questo lato della narrazione. In effetti è noioso, lo ripeto ad ogni commento di quei pochi fumetti che leggo, ma mi sembra doveroso mettere le mani avanti e specificare che i miei sono commenti del tutto estemporanei, commenti “di pancia”, i commenti di chi non sa niente di illustrazione e pochissimo di narrazione, e per qualche caso fortuito si mette a leggere un fumetto quasi senza sapere che cosa sia un fumetto.
In questo caso però mi sento di dire che tutto questo è perfettamente inutile (e giustamente, direte voi, avrei anche potuto anche risparmiarvi il papiro precedente, insomma, tant'è), perché “Kobane calling” è qualcosa che si discosta molto da una semplice opera di narrazione a fumetti: il fumetto è un mezzo per parlare di qualcosa di talmente importante da mettere in secondo piano tutto il resto.
Zerocalcare ha un modo di raccontare le cose che mi piace tantissimo, perché si nasconde dietro un velo di leggerezza e ironia, di battute e riferimenti popolari per parlare di cose serie in modo serio: “Kobane calling” non ha mai la pretesa di essere un resoconto giornalistico, un saggio storico o un trattato di geopolitica, eppure c'è molta più serietà nell'affrontare determinate questioni in questo fumetto che in tanti servizi televisivi o articoli di giornale. Zerocalcare non ha intenti di formazione, si limita a raccogliere le tavole che raccontano dei suoi viaggi nel cuore della resistenza curda, e lo fa con un'onestà intellettuale che difficilmente ho trovato da altre parti. Non si può certo pretendere di trovare in questo fumetto una trattazione esaustiva della situazione geopolitica di Siria, Turchia, e Iraq, ma certo è un bel punto di partenza per distaccarsi dalle visioni confuse e sensazionalistiche che i media riportano, e adottare il punto di vista di chi in certe zone ci è stato, di chi ha parlato con i combattenti curdi, e riporta la sua esperienza in maniera trasparente e il più possibile onesta.
E già questo intento, da solo, varrebbe tutto il fumetto, anche se fosse disegnato coi piedi e noiosissimo.
Ma il punto è che, per nostra ancor maggiore fortuna, non è così: Zerocalcare racconta le cose in modo terribilmente piacevole, leggendolo si ha proprio l'impressione di chiacchierare con un amico molto intelligente ma anche molto simpatico, che sa mescolare in maniera del tutto naturale argomenti terribilmente seri, importanti e complicati a battute sulle serie TV o sulle merendine, ma lo fa con l'intelligenza di chi sa giostrarsi benissimo fra il rispetto delle situazioni più strazianti e il bisogno di ricordare al lettore che si può anche sorridere e ridere di inezie. E così ci si ritrova, nel giro di poche strisce, ad arrabbiarsi per l'ipocrisia dei media occidentali, per poi non riuscire a trattenere una risata davanti alle reazioni del protagonista, e infine a piangere amaramente leggendo le storie di certe persone straordinarie. Per poi ricominciare a ridere, arrabbiarsi, e piangere.
E a riflettere, soprattutto.
Che non è forse abbastanza, perché le riflessioni fatte sul divano di casa, dal caldo confortevole di una vita tutto sommato sicura e tutelata servono fino ad un certo punto, ma il resto deve venire da qualche altra parte, non certo da un fumetto. E se un fumetto può servire almeno un po' a far vibrare alcune corde, be', direi che è già un'ottima cosa.

Profile Image for Tittirossa.
1,018 reviews291 followers
September 7, 2017
Da ex fumettara, ex graphicnovelista, ex tutto (fumetti e graphic novel sono un po' al punto dada, hanno già fatto tutto, che se devono inventa' per stupire/farsi leggere?), questo ZC l'ho comperato per fare un regalo e poi ho iniziato a leggerlo e poi non ho più smesso e me lo sono tenuto.
E adesso lo rileggo (l'ho letto di corsa, volevo vedere come andava a finire, nel più pure stile romanzo, solo che romanzo non è).
Profile Image for Rachele.
410 reviews109 followers
October 9, 2017
Un altro capolavoro di Zerocalcare!
La sua avventura, stavolta seria, in un terreno sconvolto dalla guerra per motivi politici più che religiosi viene narrata con ironia per farci capire al meglio la situazione devastante di queste zone e la voglia di libertà che regna nel popolo. Fa molto riflettere sul nostro mondo occidentale dominato dall effimero!
Profile Image for Francesco.
1,687 reviews1 follower
February 20, 2021
Per la serie "i fumetti non sono solo i disegnetti scemi", Zerocalcare traccia un affresco magnifico di una situazione complessa e per certi aspetti anche molto controversa. E lo fa, come suo solito, col suo humor sgangherato da romanaccio coatto.
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