Quasi un milione di studenti stranieri nelle scuole. I vescovi: sono una risorsa. Sì allo Ius scholae. Zuppi: basta politicizzare

di Gian Guido Vecchi

Il rapporto Caritas-Migrantes conferma la crescita degli studenti che non hanno la cittadinanza italiana: due terzi sono nati qui. L'urgenza di regole per la cittadinanza

Oltre novecentomila ragazze e ragazzi che studiano nelle nostre scuole, per la precisione 914.860, non hanno la cittadinanza italiana: figli di migranti, sono l’11,2 per cento degli alunni, più di uno su dieci. Due terzi di loro, tra l’altro, sono nati in Italia. È il dato che più colpisce, nel XXXIII Rapporto Immigrazione 2024 appena presentato dalla Caritas e dalla fondazione Migrantes dei vescovi italiani. «Questo problema sta molto a cuore alla Cei e alla Chiesa italiana», ha spiegato monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale dei vescovi, nel presentare la ricerca: «Da molto tempo la Cei è favorevole ai percorsi di acquisizione della cittadinanza, in particolare attraverso lo Ius scholae». Si tratta di «fare in modo che il tema dell'integrazione avvenga dentro a un percorso di crescita umana, di promozione degli stessi diritti e doveri dei propri compagni di classe».

«Non sono un'emergenza ma una risorsa»


Il cardinale Matteo Zuppi, del resto, ha più volte sostenuto che lo Ius scholae, ovvero il riconoscimento della cittadinanza per i ragazzi che studiano stabilmente nel Paese, è uno «strumento di inclusione» importante, in linea con quanto avevano già detto i suoi predecessori alla guida dei vescovi italiani, da Angelo Bagnasco a Gualtiero Bassetti. Non a caso, nell’introduzione al rapporto, il presidente della Cei scrive che «spesso assistiamo al perdurare di un approccio orientato soltanto all'emergenza che trascura promozione e integrazione: dimentichiamo che l'immigrazione, se ben gestita, può essere una risorsa per la società». Se questo non accade è per una ragione che il cardinale Zuppi spiega senza eufemismi: «L'eccessiva politicizzazione del fenomeno migratorio, fondata sulla ricerca del consenso e sulle paure, impedisce la creazione di un sistema di accoglienza autentico e non opportunistico. Ed è invece di questo che abbiamo bisogno, per la sicurezza reciproca».

I problemi degli stranieri

 Il rapporto 2024, intitolato «Popoli in cammino», offre il quadro aggiornato della situazione. Al 1° gennaio 2024 la popolazione residente in Italia arriva a 58 milioni e 990 mila persone, settemila in meno in un anno. A compensare l’inverno demografico c’è la crescita dei cittadini stranieri residenti nel nostro Paese: sono oltre 5 milioni e 300 mila, il 3,2 per cento in più rispetto al 2023. Lo scorso anno hanno ottenuto la cittadinanza in duecentomila. Il 58,6 per cento dei residenti stranieri (3 milioni e 109 mila persone) risiede al Nord, il 24,5 per cento vive al centro (un milione e 301 mila) e solo il 4,5 per cento (897 mila) al Sud. Il problema fondamentale, rispetto agli studenti di origine straniera, è il tasso di abbandono molto alto dopo le medie: quasi un terzo (29,5 per cento) lascia gli studi, una percentuale tre volte superiore ai coetanei italiani, un fenomeno evidente soprattutto tra gli alunni figli di migranti arrivati da Sri Lanka, Bangladesh e Senegal.

17 ottobre 2024