FER R A ND INA
Guida alla città di Federico D’Aragona
Antonio Pecci
In copertina:
scultura in legno di Altobello Persio (1540 circa) ritraente Federico
d’Aragona su immagine panoramica della città di Ferrandina.
Le foto contenute nel libro, al di fuori di quelle dell’autore, sono state
gentilmente offerte da Romano D’Alessandro, Francesco La Centra,
Michele Lategana, Antonio Cirigliano.
La copertina è stata realizzata da Antonio Tanico su un’idea dell’autore.
Vietata la riproduzione totale o parziale del volume se non dietro
autorizzazione scritta dell’autore.
© Tutti i diritti sono riservati.
Finito di stampare nel mese di dicembre 2019
Tipografia Cav. Dott. G. C. ZACCARA
tel. 0973 41300 - Lagonegro (PZ)
[email protected]
www.grafichezaccara.it
ISBN 9-788899-520922
con il patrocinio del Comune di Ferrandina
FERRANDINA
Guida alla città di Federico d’Aragona
Antonio Pecci
INDICE
Premessa
p. 1
La città
p. 8
Personaggi illustri
p. 14
Brevi cenni storici
p. 20
Tradizioni e gastronomia tipica
p. 57
Ferrandina, millenaria “Città dell’Olio” e della Majatica
p. 64
Proposte di percorsi turistici
p. 72
Mappe
p. 80
Monumenti e luoghi d’interesse culturale e paesaggistico
1. Piazza de Gasperi
p. 85
2. Ciminiera Scorpione e scuola elementare “D’Onofrio”
p. 88
3. Chiesa dei Cappuccini
p. 91
4. Convento dei Cappuccini
p. 94
5. Convento di San Domenico
p. 97
6. Chiesa di San Domenico
p. 100
7. Rione Piana
p. 105
8. Palazzo d’Amato Cantorio
p. 109
9. Chiesa di Santa Chiara
p. 113
10. Monastero di Santa Chiara
p. 117
11. Museo Comunale “Civiltà Contadina e Mestieri Antichi” p. 121
12. Chiesa dell’Addolorata
p. 124
13. Piazza Plebiscito
p. 127
14. Chiesa di Santa Maria della Croce
p. 131
15. Chiesa della Madonna del Carmine
p. 138
16. Chiesa di San Francesco
p. 142
17. Convento di San Francesco
p. 146
18. Cappella di Santa Maria della Consolazione
p. 149
19. Monte Calvario
p. 152
20. Cappella della Madonna dei Mali
p. 155
21. Il Castello di Uggiano
p. 159
22. Cappella di Santa Maria della Stella
p. 163
23. Area attrezzata Baden Powell
p. 166
24. Bosco di Ferrandina
p. 168
Bibliografia essenziale
p. 171
Raccontare la propria terra, descriverne i colori, evocarne gli odori
ancestrali che sono parte della memoria, di vicoli senza tempo e
senza spazio che sono in sè tempo e spazio è cosa possibile solo con
il linguaggio del cuore. Un linguaggio che va oltre le nozioni, le
competenze, lo studio che pure sono essenziali ma che senza lo
sguardo innamorato e limpido rischierebbero di apparire parola
morta.
Antonio affronta questo viaggio con gli occhi di chi è legato
profondamente a una Storia che è sempre e ancora non solo da
scrivere ma da Raccontare.
Il suo è quello sguardo limpido capace di emozionare e di far
innamorare.
Grazie Antonio!
Gennaro Martoccia
sindaco di Ferrandina
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi
orizzonti ma nell’avere nuovi occhi”
Il pensiero dello scrittore francese Marcel Proust racchiude in sé
l’essenza di questo pregiatissimo lavoro di ricerca svolto dal dott.
Antonio Pecci. Far conoscere il patrimonio culturale della nostra
cittadina rappresenta il primo passo per farlo apprezzare e amare,
soprattutto alle nuove generazioni, e le cose che si amano si
proteggono, tutelano e rispettano…. I complessi monastici, il centro
storico, le chiese, gli splendidi palazzi signorili, le bellezze rurali,
sono beni che appartengono ad ogni singolo Ferrandinese,
rappresentano la nostra storia e, allo stesso tempo, rivestono un
ruolo chiave nelle strategie di valorizzazione e rilancio turistico
della città di Federico d’Aragona.
L’Amministrazione Comunale, di cui faccio parte, è stata sin da
subito sensibile allo straordinario patrimonio culturale
ferrandinese, firmando convenzioni di collaborazione e instaurando
buoni rapporti con enti pubblici come l’Università degli Studi della
Basilicata e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
della Basilicata.
Dall’importante sinergia con il polo universitario lucano nasce il
progetto “Ferrandina Archeologica – FArch”, direzione scientifica
prof.ssa Maria Chiara Monaco, e che vede come responsabili sul
campo il dott. Antonio Pecci e il ricercatore dott. Fabio Donnici. Le
missioni archeologiche sul territorio di Ferrandina (tenutesi nel
Settembre 2018, tra Giugno/Luglio e Settembre 2019) hanno
permesso di riaccendere la luce sullo straordinario patrimonio
archeologico della città, per anni sommerso e impolverato come i
tanti reperti archeologici rinvenuti durante le due campagne di
scavo. Dal 2018, sono ripresi i lavori nel sito del frantoio lucano (IV
sec. a.C.) di loc. Sant’Antonio Abate, un unicum in tutta la Magna
Grecia dove non sono finora documentate strutture di questo tipo in
età preromana, sito di capitale importanza per lo studio della
produzione olearia nel Mediterraneo occidentale e per la
valorizzazione del territorio e della filiera olivicola di Ferrandina.
Inoltre, grazie al lavoro degli archeologi, sono avvenute nuove
bellissime scoperte, come un’inedita necropoli della Tarda Età del
Ferro (fine VII a.C.), di enorme interesse scientifico e che sarà al
centro della missione archeologica del 2020.
Questa fase di ricerca scientifica mirante alla ricostruzione del
quadro storico-archeologico del territorio di Ferrandina, sarà
presto fruibile grazie al progetto di completamento di una struttura
museale multimediale e archeologica, ubicata all’interno del
complesso monumentale di San Domenico. Nel museo sarà possibile
vivere quel viaggio di “scoperta”, di cui parla lo scrittore Proust,
per giungere alla conoscenza del nostro meraviglioso territorio.
Alessio Giasi
Delegato al Turismo
PREMESSA
Il volume offre al visitatore le principali informazioni di carattere
storico-culturale relative alla città di Ferrandina e si presta ad
accompagnarlo tra le strade, i monumenti e i paesaggi antropici e
naturali del suo territorio. Esso non rappresenta uno studio esaustivo
sulla città di Ferrandina, sull’archeologia del suo territorio, sulle
vicende storiche ad essa legate, sulla sua evoluzione architettonica o
sui tanti siti di interesse culturale; a tal proposito, infatti, si rimanda
ad un più approfondito lavoro scientifico d’équipe, di futura
pubblicazione, dedicato all’archeologia e alla storia del territorio tra
l’epoca antica e la fine del XVI secolo, periodo in cui si può
considerare terminata la fondazione della città. Dietro al
concepimento di questa guida ci sono motivazioni di varia natura,
non ultima tra queste, l’amore che mi lega alla città. Da archeologo
e professionista operante da un po’ di anni nel campo dei beni
culturali, e da cittadino amante del proprio paese, avvertivo l’assenza
di un lavoro del genere; mancanza, questa, che si amplifica
ulteriormente se la si considera nell’ambito dell’incoronazione di
Matera a Capitale Europea della Cultura, evento epocale per la
Basilicata che ha la responsabilità di segnare la rinascita di un’intera
Regione e il riscatto di un popolo, quello Lucano, da anni stretto nella
morsa dell’emigrazione, del ricatto, delle emergenze ambientali,
dell’assenza di lavoro e della mancanza di prospettive.
Questa guida diretta al visitatore - che si tratti di un turista in tour di
gruppo, di un viaggiatore solitario con zaino in spalla, di una guida
turistica, un tour operator, o di un qualsiasi cittadino ferrandinese
che intenda conoscere meglio la propria meravigliosa città – è stata
1
scritta con la speranza che possa essere letta soprattutto dalle nuove
generazioni del paese, con l’auspicio che possano innamorarsi della
sua straordinaria bellezza.
Ho progettato una guida breve, di rapida lettura, riportante le
principali notizie e con delle schede ad hoc dedicate ai luoghi
d’interesse culturale-paesaggistico e ai monumenti più importanti.
Queste sono corredate di QR code rimandante alla relativa posizione
geografica, consultabile tramite le APP di web mapping, che
diventano un utile supporto alla visita e alla fruizione reale del bene.
La guida è stata pensata anche per l’ospite straniero che non conosce
la nostra lingua, ed è quindi dotata di traduzioni in inglese del testo
in italiano. Ho deciso, però, di dedicare qualche pagina in più alla
storia del territorio di Ferrandina, un po’ per deformazione
professionale, un po’ perché non me la sentivo di ridurre a poche
righe la straordinaria storia di questa città.
Per le immagini di questa guida mi sono affidato anche alle splendide
foto di alcuni artisti della fotografia, Romano D’Alessandro,
Francesco La Centra, Michele Lategana, cittadini di Ferrandina e
miei amici, autori di mostre e vincitori di premi nazionali e
internazionali, e di un giovanissimo fotografo, Antonio Cirigliano,
compagno di tante avventure. Ringrazio Gianfranco Coretti per la
rilettura di alcune schede, Marilea Laviola per la correzione degli
elaborati in inglese, Ida Campanile per la revisione dei testi e
Antonio Tanico per aver realizzato la copertina. Un sentito grazie ad
Alessio Giasi, per il suo costante, infaticabile e silenzioso impegno
nei confronti dell’archeologia e del patrimonio di Ferrandina, ad
Angelo Zizzamia, per la continua sensibilità verso le tematiche di
tutela e valorizzazione dei beni culturali e rurali, al sindaco Gennaro
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Martoccia, al vicesindaco Maria Murante, e a tutta
l’Amministrazione Comunale di Ferrandina. Infine, un sincero
ringraziamento alla professoressa Maria Chiara Monaco, direttrice
scientifica del progetto “FArch – Ferrandina Archeologica” che
stiamo portando avanti da circa due anni sul territorio di Ferrandina,
per la continua fiducia e stima nei miei confronti.
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PREMISE
This book is born from the need to provide the visitor with basic
information about the city and to accompany him on the streets,
monuments and natural and anthropogenic landscapes of a territory
with a very high historical and architectural value. It does not
represent an exhaustive study on the city of Ferrandina, on the
archeology of its territory, on the historical events linked to it, on its
architectural evolution or on the many sites of cultural interest; in
this regard, in fact, we can refer to a more in-depth scientific team
work, of future publication, dedicated to the archeology and to the
history of the territory between the ancient era and the XVII century,
when the foundation of the city can be considered finished. Behind
the conception of this guide, there are motivations of various kinds,
not least among them, the love that binds me to the city. As an
archaeologist and professionist working for a few years in the field
of cultural heritage, and as a citizen in love with his country, I have
felt the absence of such work; a lack which is further amplified if one
considers it as part of the coronation of Matera to the European
Capital of Culture, an epochal event for Basilicata which has the
responsibility of supporting the rebirth of the entire Region and the
redemption of people, the Lucans, tightened for years in the grip of
emigration, blackmail, environmental emergencies, lack of work and
perspectives.
This guide which is addressed to the visitor - whether it's a tourist
on a group tour, a solitary backpacker, a tour guide, a tour operator,
or any citizen who wants to learn more about their wonderful city- it
has been written with the hope to be read especially by the new
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generations of the city, with the wish that they may fall in love with
its extraordinary beauty.
I have designed a guide that is supposed to be streamlined, readily
readable, reporting the main information and with special schedule
dedicated to places of cultural and scenic interest and to the most
important monuments. These are accompanied by a QR code
referring to the relative geographical position, which can be
consulted through the web mapping APP, which becomes a useful
support for the visit and for the real use of the asset. The guide has
been also designed for the foreign guest who does not know our
language; it is therefore equipped with English translations of the
Italian text. However, I have decided to devote a few more pages to
the history of the territory of Ferrandina, a bit for professional
deformation, a bit because I could not reduce to a few lines the
extraordinary history of this city.
For the images of this guide I also relied on the beautiful photos of
some photographic artists, Francesco La Centra, Michele Lategana,
Romano D’Alessandro, citizens of Ferrandina and friends, authors
of exhibitions and winners of national and international awards, and
of a very young photographer, Antonio Cirigliano, companion of
many adventures. I thank Gianfranco Coretti for re-reading some
cards, Marilea Laviola for correcting English papers, Ida
Campanile for revisioning the texts and Antonio Tanico for creating
the cover. An heartfelt thanks to Alessio Giasi, for his constant,
indefatigable and silent commitment to Ferrandina’s archeological
heritage, to Angelo Zizzamia, for the continuous sensibility towards
the themes of protection and enhancement of cultural and rural
heritage, to the mayor Gennaro Martoccia, to the deputy mayor
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Maria Murante, and to all the municipal administration of
Ferrandina. Finally, a sincere thanks to Professor Maria Chiara
Monaco, scientific director of the project "FArch - Ferrandina
Archeologica" (which we are carrying out since two years ago in the
territory of Ferrandina), for the continued trust and respect towards
me.
6
Il centro storico di Ferrandina. © Lategana
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LA CITTÀ
Il comune di Ferrandina (in dialetto locale Frannéine), in provincia
di Matera, si posiziona nell’area centro-orientale della Basilicata, su
una collina a circa 480 m sul livello del mare e
occupa un territorio di 215 kmq. Sorge sulla
sponda destra del Basento e si trova nella parte
centro-settentrionale della provincia di Matera;
il suo territorio è attraversato dal fiume Basento
e dai torrenti Salandrella, Cavone, Gruso e
Vella. Il clima è caratterizzato da estati calde e
afose, le precipitazioni si concentrano tra ottobre
e maggio e d’inverno non mancano fenomeni di carattere nevoso o
la presenza di fitte nebbie. L’unica
frazione della città è Borgo Macchia,
a circa 40 m s.l.m., posizionata sulla
SS 407 Basentana e lontana 8 km da
Ferrandina. La città dista 87 km da
Potenza, 35 da Matera e 38 dalla
costa di Metaponto e ha attualmente
una popolazione di 8.860 abitanti
(dati ISTAT 2018) chiamati
“Ferrandinesi”.
I paesi limitrofi sono San Mauro Forte, Salandra, Pomarico, Pisticci,
Miglionico, Grottole e Craco. È dotata di una stazione ferroviaria
(denominata Ferrandina-Scalo Matera) attualmente servita da
Trenitalia con treni Freccia Rossa, Regionale, Intercity, e da
compagnie di bus (Marozzi, Miccolis, FAL, SITA, etc.); l’aeroporto
8
più vicino è l’aeroporto internazionale di Bari “Karol Wojtyla”.
Ferrandina si raggiunge percorrendo la SS 407 Basentana (uscita
Ferrandina), o attraverso le Strade Provinciali Ferrandina-Stigliano
e Ferrandina-Salandra. Lo stemma cittadino si compone di uno
scudo con il settore superiore rosso, di una croce dorata al centro, in
campo azzurro, posizionata al di sopra di tre colli dorati con al di
sotto un serpente nero; sopra il blasone è presente una corona ducale.
Famosa per la millenaria coltivazione delle olive (principalmente
cultivar majatica) e per l’olio che viene ricavato, Ferrandina è tra i
pochi paesi industrializzati della Basilicata. La sua zona industriale
si colloca nella valle del Basento dove si situano aziende operanti nel
campo chimico, meccanico, manifatturiero, che danno lavoro a
numerosi abitanti della città e dei paesi limitrofi.
Scorcio del centro storico e della Chiesa di Santa Maria della Croce. © Lategana
9
Le tipiche abitazioni del centro storico. © Lategana
Il centro storico di Ferrandina, di fondazione aragonese, è un chiaro
esempio di urbanistica rinascimentale basata su criteri prospettici e
regolarizzazione articolata degli edifici. Esso è contrassegnato da
un’omogeneità architettonica legata all’impianto urbano a
terrazzamenti, organizzato per strade parallele e rettilinee, in cui si
registrano delle disomogeneità urbanistiche connesse ai
monumentali palazzi nobiliari (Palazzo d’Amato Cantorio, Palazzo
Scorpione, Palazzo Mastromattei, Palazzo Pirretti, etc.) e agli
imponenti complessi monastici e religiosi costruiti a partire dalla fine
del XV secolo (Chiesa di Santa Maria della Croce, Monastero di
Santa Chiara, Convento di San Domenico, etc.) che si distaccano
dalla tipica abitazione (domus subtana e suprana) appartenente
10
all’edilizia minore. All’interno del territorio di Ferrandina sono
presenti masserie fortificate (masseria San Nicola, Uggiano, Isca del
Ponte, Trifoglio, etc.), casini (Casino Bitonto, Casino Caputi, etc.) e
cappelle extra moenia (cappella della Madonna dei Mali, cappella di
Santa Maria della Consolazione, etc.) di indubbia bellezza e
testimoni secolari di una vita rurale che ha da sempre contraddistinto
l’antico centro aragonese e costituito la base della sua economia. Dal
15 marzo 2011, Ferrandina, su concessione dell’allora presidente
della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, porta il Titolo di Città
in virtù della sua importanza storica, artistica e culturale.
Masseria San Benedetto. © La Centra
Il territorio di Ferrandina, molto vasto e tra i più estesi dei centri della
Basilicata, offre una moltitudine di paesaggi diversi che si alternano
nel raggio di pochi chilometri. Ad esempio, a valle del paese, tra la
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vallata del Basento e i corsi dei torrenti Vella e Gruso è possibile
ammirare i calanchi, delle rocce argillose quasi completamente prive
di vegetazione, che creano scenari naturali dall’aspetto quasi lunare.
I calanchi. © La Centra
A circa 5 km a nord della città, invece, è possibile passeggiare tra gli
alberi di un fittissimo ed esteso bosco, il quale ospita un’importante
biodiversità facilmente apprezzabile durante le escursioni. Al
paesaggio naturale si affianca quello antropico e storico,
rappresentato, ad esempio, dagli affascinanti ruderi del castello di
Uggiano, posto a controllo di un territorio incontaminato, e urbano,
caratterizzato dalle architetture cinquecentesche del centro storico
della città di Ferrandina.
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Ruderi del Castello di Uggiano. © Lategana
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PERSONAGGI ILLUSTRI
Tra i personaggi illustri e importanti a cui la città ha dato i natali
negli ultimi secoli si ricordano Pietro Antonio Ferro (Ferrandina
1570 – Tricarico post 1652, pittore annoverato tra i più importanti
Manieristi del Meridione);
Giuseppe Venita (Ferrandina
1769 – Calvello 1822, patriota
e protagonista dei moti
carbonari del 1820-1821 in
Basilicata); Filippo Cassola
(Ferrandina 1792 – Napoli
1869, chimico, inventore e
professore universitario a
Busto in bronzo di Filippo Cassola.
Napoli); Nicola Buonsanti
© Cirigliano
Lanzillotti (Ferrandina 1846 –
Bergamo 1924, insigne veterinario e zootecnico, professore emerito
a Vienna); Ugo Spirito (Arezzo 1896 – Roma 1979, intellettuale,
filosofo e allievo di Giovanni Gentile); Francesco D’Onofrio
(Ferrandina 1879 – Lecce 1958,
provveditore agli studi e
Medaglia d’Oro al Merito della
Scuola e della Cultura);
Carmine Sivilla (Ferrandina
1829-1871, avvocato e tra i
protagonisti del Risorgimento
in Lucania); Domenico Salvati
Busto in bronzo di “Mimì” Bellocchio.
(Ferrandina 1889 – New York
© La Centra
14
(?), insigne architetto e progettista) Domenico Ridola (Ferrandina
1841 - Matera 1932, medico, archeologo e politico italiano);
Domenico “Mimì” Bellocchio (Ferrandina 1932 – Ferrandina 1988,
poeta, commediografo e intellettuale lucano); Antonio Lacava
(Ferrandina 1945, maestro, “inventore” del Bibliomotocarro e
Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per
l’impegno profuso alla promozione del valore della cultura).
Il maestro Antonio Lacava e il suo Bibliomotocarro. © La Centra
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THE CITY
The municipality of Ferrandina (in local dialect Frannéine), in the
province of Matera, is located in the central-eastern area of
Basilicata, on a hill about 480 m above sea level and occupies a
territory of 215 sq. Km. It stands on the right bank of the Basento
and is located in the central-northern part of the province of Matera;
its territory is crossed by the river Basento and by the streams
Salandrella, Cavone, Gruso and Vella. The climate is characterized
by hot and muggy summers, the rainfalls are concentrated between
October and May and in winter there is no lack of snowy phenomena
or dense fog. The only hamlet of the city is Borgo Macchia, about 40
m s.l.m., located on the SS 407 Basentana and 8 km from Ferrandina.
The city is 87 km from Potenza, 35 from Matera and 38 from the
coast of Metaponto and currently has a population of 8,860
inhabitants (ISTAT 2018). The neighboring villages are San Mauro
Forte, Salandra, Pomarico, Pisticci, Miglionico, Grottole and
Craco. It is equipped with a railway station (called FerrandinaScalo Matera) currently served by Trenitalia with Freccia Rossa
trains, Regionale, Intercity, and by bus companies (Marozzi,
Miccolis, FAL, SITA, etc.); the nearest airport is Bari "Karol
Wojtyla" international airport. Ferrandina can be reached by taking
the SS 407 Basentana (Ferrandina exit), or through the Provincial
Roads Ferrandina-Stigliano and Ferrandina-Salandra. The city
coat of arms consists of a shield with the red upper sector, of a
golden cross in the center, in a blue field, positioned above three
golden hills with a black snake below; above the coat of arms there
is a ducal crown.
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Famous for the millenary cultivation of olives (mainly majatica
cultivars) and for the oil that is obtained, Ferrandina is among the
few industrialized villages of Basilicata. Its industrial area is located
in the Basento valley where there are companies operating in the
chemical, mechanical, manufacturing, sectors which give work to
the inhabitants of the city and of the neighboring villages. The
historic center of Ferrandina, of Aragonese foundation, is a clear
example of Renaissance urbanism based on perspective criteria and
articulated regularization of the buildings. It is marked by an
architectural homogeneity linked to the urban terraced system,
organized in parallel and straight streets, in which there are urban
heterogeneities connected to the monumental noble palaces (Palazzo
d'Amato Cantorio, Palazzo Scorpione, Palazzo Mastromattei,
Palazzo Pirretti , etc.) and to the imposing monastic and religious
complexes built from the end of the XV century (Church of Santa
Maria della Croce, monastery of Santa Chiara, Convent of San
Domenico, etc.) which are detached from the typical dwelling
(domus subtana and suprana) belonging to the minor residential
construction. Within the territory of Ferrandina there are fortified
farms (masseria San Nicola, Uggiano, Isca del Ponte, Trifoglio,
etc.), casini (Casino Bitonto, Casino Caputi, etc.) and extramoenia
chapels (chapel of the Madonna dei Mali, Santa Maria della
Consolazione, etc.) of undoubted beauty. These bear witness to the
rural life characterizing the ancient Aragonese center and offering
the basis of its economy. From March 15th, 2011, with the
permission of the then President of the Italian Republic Giorgio
Napolitano, Ferrandina brings the City Title because of its
historical, artistic and cultural importance.
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The territory of Ferrandina, very vast and among the largest of the
Basilicata’s centers, offers a multitude of different landscapes
alternating within a few kilometers. For example, downstream of the
village, between the Basento valley and the Vella and Gruso torrent
courses it is possible to admire the gullies, clayey rocks almost
completely devoid of vegetation, which create natural landscapes
with an almost lunar appearance. At about 5 km north of the city,
instead, you can walk among the trees of a thick and extensive forest,
which houses an important biodiversity easily appreciable during
the excursions. The natural landscape is flanked by the anthropic
and historical one, represented, for example, by the fascinating ruins
of the castle of Uggiano, placed under control of an uncontaminated
and urban territory, characterized by the XVI century architectures
of the historic city center of Ferrandina.
FAMOUS PEOPLE
Among the illustrious and important figures to whom the city has
given birth in the last centuries we remember Pietro Antonio Ferro
(Ferrandina 1570 - Tricarico post 1652, painter counted among the
most important Mannerists of the South); Giuseppe Venita
(Ferrandina 1769 - Calvello 1822, patriot and protagonist of the
Carbonari motions of 1820-1821 in Basilicata); Filippo Cassola
(Ferrandina 1792 - Naples 1869, chemist, inventor and university
professor in Naples); Nicola Buonsanti Lanzillotti (Ferrandina 1846
- Bergamo 1924, distinguished veterinarian and zootechnician,
professor emeritus in Vienna); Ugo Spirito (Arezzo 1896 - Rome
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1979, intellectual, philosopher and student of Giovanni Gentile);
Francesco D'Onofrio (Ferrandina 1879 - Lecce 1958, Gold Medal
of Merit of the School and Culture); Carmine Sivilla (Ferrandina
1829-1871, lawyer and among the protagonists of the Risorgimento
in Lucania); Domenico Salvati (Ferrandina 1889 – New York (?),
eminent architect and designer); Domenico Ridola (Ferrandina
1841 - Matera 1932, Italian doctor, archaeologist and politician);
Domenico "Mimì" Bellocchio (Ferrandina 1932 - Ferrandina 2 June
1988, poet, playwright and Lucan intellectual); Antonio Lacava
(Ferrandina 1945, master, "inventor" of the Bibliomotor and
Commander of the Order to the Merit of the Italian Republic for its
efforts to promote the value of culture).
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BREVI CENNI STORICI
L’epoca antica
La più antica e importante attestazione di frequentazione umana nel
territorio di Ferrandina proviene dalla collina dell’ex Croce
Missionaria, attualmente piazza De Gasperi (chiamata comunemente
“A’palazz”), ubicata ai
margini settentrionali del
centro storico della città.
Qui, nel novembre del 1966,
Dinu
Adamesteanu
e
Dilthey
Helmbrecht
individuarono i resti di una
capanna dell’Età del Ferro
databile al VII secolo a.C.
Olla a decorazione subgeometrica rinvenuta
circa: in base all’indagine
durante lo scavo del sito di Croce Missionaria,
Museo Archeologico Nazionale di Metaponto.
stratigrafica si è supposto si
© Autore
trattasse di un’abitazione a
pianta circolare con base in pietra, alzato in terra cruda e tetto
stramineo; nei pressi di quest’ultima furono rinvenute sei sepolture
in fossa terragna con il defunto in posizione rannicchiata databili tra
l’VIII e il VII secolo a.C., ascrivibili alla facies dei Chones. Molto
probabilmente l’insediamento umano di Croce Missionaria della
Tarda Età del Ferro fu favorito dalla sua importante posizione
geografica: si tratta di un’altura collinare a controllo del Basento ad
est e del Cavone-Salandrella ad ovest, ovvero di vallate fluviali su
cui correvano importanti direttrici viarie, dalla costa ionica a quella
tirrenica, occupate entrambe dalle poleis greche, e che
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attraversavano la fascia appenninica lucana. Dello stesso periodo e
cultura è il nucleo di tombe scoperto casualmente durante i lavori di
costruzione dell’attuale caserma dei Carabinieri, a circa cento metri
dall’ex collinetta Croce Missionaria. Tra le sepolture rintracciate, di
particolare interesse è la n.1: si tratta di una tomba dal ricco corredo
funerario, composto da una notevole quantità di oggetti in bronzo
(armille, anelli, bracciali, etc.), che esprime l’elevato stato sociale,
all’interno della comunità indigena, dell’individuo femminile che vi
era sepolto. Un’altra tomba, coeva alle già citate sepolture, rinvenuta
negli anni trenta del ‘900 in Via Pisacane, lascia presupporre che
anche il quartiere Piana (denominato anche “La Cittadella”), abbia
ospitato un nucleo insediativo indigeno e che i relativi pendii fossero
adibiti a necropoli, secondo lo schema verificato in alcuni centri
choni ed enotri rinvenuti in altre zone della Basilicata. Un’ulteriore
e inedita necropoli della Tarda Età del Ferro, attualmente in corso di
studio, è stata individuata dagli archeologi del progetto “Farch –
Ferrandina Archeologica” (dir. scientifica Maria Chiara Monaco,
responsabili sul campo dr. Antonio Pecci e dr. Fabio Donnici) in
località Sant’Antonio, durante la campagna di scavo del 2019.
La frequentazione umana delle colline arenarie su cui è ubicato il
centro storico di Ferrandina prosegue anche in epoca arcaica,
arrivando all’età ellenistica; lo si evince dagli innumerevoli
ritrovamenti archeologici (Via Fanti, Via Lanzillotti, Via Fratelli
Bandiera) avvenuti nel corso del secolo precedente. La maggior
parte dei rinvenimenti sono relativi a gruppi di sepolture databili
all’epoca lucana (metà V-III sec. a.C.); non si segnalano, per il
momento, tracce archeologiche relative alla presenza di abitati.
Probabilmente, ragionando per analogie e tenendo presente il
21
La tomba n.1 in corso di scavo, missione archeologica 2019 - progetto "FArch". © Autore
22
sistema insediativo urbano di epoca lucana in nuclei abitativi
localizzati su alture o altipiani ai margini di ampie pianure, collegati
con le maggiori direttrici di transito ricalcanti i percorsi naturali
segnati dalle vallate fluviali, difesi naturalmente e con cinte murarie,
è ipotizzabile collocare l’eventuale abitato nel quartiere La Piana.
Questa ipotesi, seppur suggestiva, si lega alla morfologia del luogo
(un altopiano a circa 500 m d’altitudine s.l.m., difeso naturalmente
dai pendii scoscesi e a controllo di un areale vastissimo) e alla
presenza di blocchi lapidei di forma pseudo-isodoma reimpiegati
negli angoli della Chiesa di Santa Maria della Croce, ubicata a poca
distanza dal quartiere, e con un probabile mason's mark (segno di
cava) inciso su uno di essi. Tali blocchi richiamerebbero la presenza
di una cinta muraria di epoca lucana e, di conseguenza, di un abitato
(anche per via delle necropoli individuate nelle immediate vicinanze
della Cittadella), sullo schema dei ben più famosi abitati fortificati
di Monte Torretta di Pietragalla, Monte Croccia, Serra di Vaglio. Per
adesso rimane un’ipotesi, seppur suggestiva, che potrà essere
confermata da eventuali e futuri ritrovamenti. La fase lucana non è
circoscritta solamente all’attuale città di Ferrandina; le indagini
archeologiche condotte nel territorio circostante, infatti, seppur del
tutto parziali, hanno permesso di delineare un quadro storico
insediativo contraddistinto da un elevato numero di siti archeologici,
a testimonianza di un territorio che doveva essere capillarmente
abitato e intensamente sfruttato. Si pensi, ad esempio, al
ritrovamento di un frantoio di IV secolo a.C. (afferente
probabilmente ad un più grande centro di produzione agricola)
rinvenuto nell’oliveto secolare nei pressi della chiesetta rurale
dedicata a Sant’Antonio Abate, al santuario italico in località
23
Caporre, alla città lucana fortificata sull’altopiano di San Giovanni o
a tante altre contrade che hanno restituito materiale archeologico (la
Cretagna, Pizzocorvo, San Nicola, etc.).
L’opificio oleario di epoca lucana rinvenuto in loc. Sant’Antonio. © Autore
I reperti rinvenuti a Ferrandina e nel suo territorio, dai vasi dell’Età
del Ferro alle ceramiche apulo e lucane a figure rosse, dalle armi e
gli elmi alle statuette votive, sono in parte in mostra permanente al
museo Archeologico Nazionale di Metaponto, e in parte conservati
nei relativi magazzini.
Il gran numero di siti archeologici è sicuramente legato alla
morfologia e alla posizione geografica dei luoghi, ma è
indubbiamente connesso anche alle importanti risorse naturali ivi
24
presenti che hanno favorito da sempre l’insediamento umano; tra
queste la presenza di un bacino idrografico capillarmente diffuso su
tutto il territorio: notevole, ancora adesso, è la presenza di sorgenti,
di torrenti e ruscelli che confluiscono nei grandi fiumi del Basento e
del Cavone-Salandrella, che dovevano essere, a detta delle fonti
storiche, navigabili almeno in parte del loro corso. Altre risorse erano
rappresentate dai boschi, da cui si
produceva la legna per la pece, il legno per
le attrezzature, le armi e gli edifici, e
luoghi in cui si procacciava la cacciagione
e il foraggio per gli animali domestici;
ancora, l’agricoltura e l’olivicoltura
(testimoniata dal già citato rinvenimento
di un frantoio oleario di IV sec. a.C.), e le
cave d’argilla per la ceramica e i laterizi
(cotti in alcune fornaci di epoca antica
rinvenute nel territorio di Ferrandina).
In epoca romana, come un po’ in tutta la
Basilicata,
si
assiste
ad
una
trasformazione del territorio e ad una
Testa femminile con polos (IVIII sec. a.C.) rinvenuta nel sito drastica riduzione dei centri abitati a
archeologico del santuario
favore delle ville, le quali non sono state
lucano di località Caporre
ancora
rinvenute
nell’areale
di
(Ferrandina), Museo
Archeologico Nazionale di
Ferrandina, ma di cui si suppone
Metaponto. © Autore
l’esistenza in base ai risultati dei survey
archeologici e da collocare presso Coste dell’Abate, Piano d’Oro e
Padula. Tra le cause principali che provocarono la forte
concentrazione dei centri abitati vi sono, molto probabilmente, gli
25
eventi storici e le guerre che interessarono il Meridione italiano e la
Lucania antica tra l’inizio del III e i primi decenni del I secolo a.C.,
che videro tra i protagonisti le compagini osco-sabelliche (Lucani,
Bretti, Peuceti, etc.), gli Italioti, i Romani e i Punici. Lo scavo
archeologico, seppur d’emergenza, e quindi rapido e parziale, di
alcune strutture abitative di epoca lucana sul pianoro di San Giovanni
ha confermato che l’abbandono e la distruzione del centro è da
addurre ad un evento traumatico: evidenti sono le tracce di bruciato
sulle strutture e il ritrovamento, da parte degli archeologi, di un
tesoretto di foglie d’oro fa supporre che gli abitanti di una delle case
non ebbero il tempo di recuperarlo probabilmente perché costretti
alla rapida fuga. Che la causa sia relativa ad un evento bellico per il
momento non è del tutto confermabile, ma è possibile affermare che
la maggior parte dei siti archeologici del territorio di Ferrandina, dal
centro storico a San Nicola-Fonnoni-Zeppamonte, da La Cretagna a
località Caporre, non ha restituito evidenze archeologiche che
superino il II sec. a.C., periodo dell’aumento dell’egemonia romana
nelle terre del sud Italia. L’abitato di San Giovanni si colloca tra i
centri abitativi lucani (come Serra di Vaglio, Pomarico Vecchio,
Monte Croccia) che vengono abbandonati in epoca ellenistica e non
più abitati, se non in epoca medievale. Questo abbandono, ripeto,
deve essere ricondotto probabilmente agli eventi che videro
protagonisti i grandi nomi della storia, quali Alessandro il Molosso,
Pirro, Annibale, Silla e Spartaco.
Ancora più scarne, se non totalmente assenti, sono le notizie e i
rinvenimenti archeologici relativi al territorio di Ferrandina
successivi all’età romana fino all’anno Mille. Dall’età tardo antica
26
all’età normanna si registra, infatti, un notevole gap di attestazioni
archeologiche e di fonti scritte.
La fondazione
La prima notizia storica relativa al territorio di Ferrandina si data al
1029 ed è riportata dallo storico Lupo Protospata, il quale testimonia
l’esistenza di un “castellum Obbianum”. Questo toponimo, riportato
dalle successive fonti e dalla tradizione ottocentesca in varie forme
(“Obelanum”, “Ogiano”, “Oblano”, etc.), è attestato in “Ruderi del
Castello di Uggiano”, col quale ci si riferisce ai resti di un castrum
ubicato a 4 km a nord-ovest di Ferrandina.
Il Castello di Uggiano. © Autore
Per anni, storici e studiosi locali hanno dibattuto su questo tema
strettamente legato alla storia dell’origine della città e al mito che
vede lo spostamento della popolazione del castello di Uggiano,
27
Panoramica da drone, Castello di Uggiano. © Autore
28
colpito da un devastante terremoto, nella nuova città fondata da
Federico d’Aragona. A questo proposito è opportuno soffermarsi a
causa della grande confusione sul tema generata dall’intrecciarsi
della scarsa conoscenza storico-archeologica del territorio in epoca
medievale, delle credenze e leggende popolari e della fondazione
aragonese di Ferrandina.
A partire dall’XI secolo varie fonti riportano notizie ed eventi relativi
al castello di Uggiano, un insediamento fortificato eretto in età
normanna probabilmente sui resti di strutture precedenti. Le
tassazioni focatiche tra il XII e il XIV secolo ci informano di una
popolazione che oscillava tra le millecinquecento e le duemila
anime, distribuite, stabilmente, lungo le pendici del castello e nelle
varie contrade. Di questo feudo si conoscono diversi proprietari che
si susseguirono tra l’età normanna e l’età aragonese; dalle fonti
apprendiamo diversi episodi legati ai più importanti protagonisti di
quei secoli come Roberto il Guiscardo, Pietro Belmonte, Carlo II
d’Angiò, Pirro del Balzo e Federico d’Aragona. Un’epigrafe posta
su un blocco all’ingresso del seggio ci informa di un restauro
avvenuto in epoca angioina e apprendiamo indirettamente, da un
inventario di un notaio aragonese databile al 1489, che almeno fino
a quella data il castrum era ancora vivo e nelle sue piene funzioni.
Uggiano venne abbandonato probabilmente tra la fine del 1400 e
l’inizio del secolo successivo, e, a giudicare dai colpi di bombarda
nelle murature esterne e di alcune fratture sui muri della sala
verosimilmente causate dagli arieti, è ipotizzabile che subì anche un
assedio, le cui tracce sono ben visibili sul sito e in alcune foto
storiche su murature e torri adesso crollate.
29
Tale evento bellico si potrebbe inquadrare nell’ambito delle guerre
per il Regno di Napoli tra gli Aragonesi e i Francesi che
interessarono il Meridione tra gli ultimi anni del XV e i primi del
XVI. Gli eventi bellici e il richiamo della nuova città fondata da
Federico
d’Aragona
(benefici,
esenzione
parziale delle tasse,
etc.)
spinsero
gli
abitanti di Uggiano a
spostarsi nella nuova
città di Ferrandina.
Del tutto assenti sono le
notizie storiche relative
all’esistenza di un
ipotetico insediamento
medievale nell’attuale
città di Ferrandina.
Molto probabilmente,
La porta d’accesso al Castello di Uggiano. © Autore
basandoci
sulla
presenza di reimpieghi architettonici di epoca medievale in alcuni
palazzi signorili nel quartiere La Piana, sull’analisi della facciata
esterna occidentale dell’attuale transetto della Chiesa di Santa Maria
della Croce, il quale rivela un aspetto strutturale dell’edificio
anteriore alla fine del XV secolo, è ipotizzabile la presenza di un
nucleo insediativo precedente alla fondazione aragonese, di cui
ignoriamo completamente il nome. Un’indicazione sulla presenza di
un antecedente abitato può derivare dall’interessante denominazione
di un’antica chiesetta, ora non più visibile se non per alcuni resti
30
rintracciabili nel giardino del palazzo D’Amato-Cantorio, che le
fonti del Seicento e del Settecento riportano come S. Maria Civita
Troyli e Santa Maria de Civita Troyla, nominata successivamente
sotto il titolo dello Spirito Santo. Tale denominazione richiamerebbe
l’esistenza di un insediamento urbano, non riportato dalle fonti
antecedenti
alla
fondazione di Ferrandina
e che ha scatenato la
fantasia degli studiosi
dell’Ottocento con la
favola della Parvula
Troia, fondata qui dai
sopravvissuti troiani o,
addirittura, da Enea
Le saettiere della cinta muraria di epoca
rinascimentale inglobata nel complesso monastico
stesso! A giudicare dalla
del Convento di San Domenico. © Autore
planimetria della chiesa,
riportata all’interno di una antica e ben più generale pianta
rappresentante il monastero di Santa Chiara e Palazzo D’Amato
Cantorio, essa si distacca completamente dall’orientamento
dell’impianto urbano cinquecentesco, il che testimonierebbe la ben
più antica origine del luogo di culto, precedente alla nascita della
città aragonese. La fondazione di Ferrandina da parte di Federico
d’Aragona avvenne probabilmente dopo il 1487, anno della sua
incoronazione con il titolo di Principe d’Altamura e del suo
matrimonio con Isabella del Balzo, figlia del barone ribelle Pirro Del
Balzo e proprietario del feudo di Uggiano. La prima menzione della
città si data al 1491 e la si rintraccia in un documento in cui il
Principe affida ad alcune maestranze la costruzione delle mura e
31
della Chiesa Madre di Ferrandina. Allo stato attuale risulta
impossibile indicare una data precisa per la fondazione, possiamo
però affermare che nel 1497 la città era già
tale. Infatti, a quell’anno si data un
documento, a firma del percettore Jacobo
de Januario, registrante la tassa
dell’Università con la dicitura “Ogiano
nomine Ferrandina” (Uggiano nominata
Ferrandina), il che significa che
Ferrandina, a quella data, era già diventata
il
nuovo
punto
di
riferimento
amministrativo e politico al posto di
Uggiano. La nascita della città di
Ferrandina rientra tra le fondazioni di
epoca rinascimentale, tra le quali si
ricordano Acaya (Lecce), fondata da Gian
Giacomo dell’Acaya, Giulianova (Teramo)
eretta da Giulio Antonio Acquaviva e
Rocca di Mezzo (L’Aquila), fortemente
Federico D’Aragona.
Scultura in legno di Altobello voluta dal cardinale Amico Agnifili. La
Persio (1540 circa). © Autore
fondazione di Ferrandina da parte di
Federico d’Aragona si lega ad esigenze
primarie legate alla produzione agricola, al popolamento e alla difesa
del territorio. La nuova città, rispetto ad Uggiano, posizionato più
all’interno, si pone come un vero e proprio baluardo militare, in una
posizione nettamente e strategicamente migliore, a controllo di due
vallate fluviali e di un areale che arriva fino alla costa ionica lucana.
Inoltre, non bisogna trascurare anche lo straordinario significato
32
politico che poteva assumere la fondazione di una città regia nel
feudo di uno dei maggiori protagonisti della Congiura dei Baroni,
Pirro del Balzo, simbolo della potenza della
famiglia aragonese. In questa ottica, la
denominazione stessa della città è alquanto
interessante: il nuovo centro, infatti, non portò
il nome del fondatore, come avvenne per la
maggior parte delle città fondate nel
Rinascimento, bensì del padre, Ferrante I
d’Aragona, il quale aveva soppresso e sedato
la rivolta dei baroni ribelli. Allo stato attuale
delle nostre conoscenze, però, non è da
escludere totalmente un’altra ipotesi, ovvero
che la città porti, invece, il nome di Ferrandino
d’Aragona (Ferdinando II d’Aragona, figlio di
Alfonso II d’Aragona), re di Napoli tra il 1495
e il 1496, e da cui Federico d’Aragona aveva
ereditato il Regno. In ogni caso, come già
Isabella del Balzo.
accennato, non si trattò di una fondazione ex
Scultura in legno di
novo,
ma,
probabilmente,
della Altobello Persio (1540
circa). © Autore
riqualificazione di un centro in parte già
esistente. Probabilmente la nuova città nacque sull’attuale rione
Piana, che diventò una vera e propria cittadella fortificata. Infatti,
come si può notare ancora adesso, questo quartiere appare
sopraelevato e circoscritto - si notano ancora alcuni tratti visibili
delle mura, di una torre (poi inglobata dal monastero di Santa Chiara)
- ed è caratterizzato da una geomorfologia che, per via delle ripide
pendici, ben si presta alla difesa. Dalle foto storiche si può notare la
33
presenza della cinta muraria e, fino a pochi decenni fa, l’attuale Via
Bellocchio, la quale corre trasversale lungo l’intero rione Piana, era
chiamata Via dei Merli, proprio per via delle merlature ancora
visibili della linea di fortificazione. Oltre al già citato documento di
affidamento dei lavori di costruzione delle mura, ci dà conferma
dell’esistenza delle stesse, un’epigrafe exemplata nel 1606 ab
antiquo lapide datata 1494, e attualmente murata sull’edificio che
ospita il Comune.
Ruderi del Castello di Uggiano. © La Centra
Dalla sua lettura si evince che Ferrandina fu fondata nel 1494 da
Federico d’Aragona, fu dedicata al padre Ferrante e fu cinta di mura
e dotata di torri. La fondazione della città non fu circoscritta al rione
Piana ma coinvolse il versante orientale e meridionale a ridosso di
esso, ed è proprio in queste aree che si nota la presenza di una
34
progettualità e di un’impostazione urbanistica architettonica
all’avanguardia, frutto della cultura umanistica rinascimentale,
basata a sua volta sullo studio dei modelli classici. Secondo schemi
già confermati in Italia meridionale e per altre fondazioni
rinascimentali, si andava affermando una struttura dell’insediamento
per isolati rettangolari paralleli e allungati. Tale impostazione
urbanistica, basata sugli studi rinascimentali dell’arte classica,
richiama la ripresa della disposizione a strigas degli isolati allungati
costruiti su un impianto urbano formato da strade regolari. Nel caso
di Ferrandina tale approccio è ben evidente ma allo stesso tempo si
differenzia da altri centri per via dell’orografia del territorio,
ponendosi, quindi, non in pianura ma su un declivio fortemente
digradante. I vari isolati della città di Federico sono formati da edifici
posti a schiera e affacciati su vie a diverse quote, con il piano terra
sulla strada inferiore e con il primo piano sulla strada superiore, con
tetti a schiera a due falde, probabilmente basandosi su una
concezione di città formulata da
Fra’ Giocondo, di cui si
conservano alcuni studi generali
su tale impostazione teorica, la
cui presenza è attestata alla corte
aragonese di Napoli verso il
1489.
Per adesso rimane
un’ipotesi che potrebbe spiegare
proprio il tramandarsi nella città La torre inglobata nel Convento di Santa
Chiara. © D’Alessandro
di Federico della tipologia
urbanistica delle case a schiera con i tetti a due falde. Legata alla
fondazione della città è anche l’opera di approvvigionamento idrico
35
realizzata in epoca aragonese, attraverso la costruzione di un lungo
acquedotto confluente nella fontana di fosso Camarda. Di questa
importante opera sono tuttora in vista alcuni pozzi, fortunatamente
conservatisi, su uno dei quali è collocato lo stemma della Casa
d’Aragona.
Dopo la fondazione
Dall’inizio del XVI secolo Ferrandina fu sotto il potere della famiglia
Castriota-Scanderbeg, in quanto fu concessa dal Re Ferdinando V il
Cattolico a Bernardo Castriota il 4 aprile 1505. A questa famiglia si
lega uno dei simboli di Ferrandina, ovvero l’aquila bicipite,
un’aquila con due teste divise fin dal collo e orientate in due direzioni
tra loro opposte.
L’aquila bicipite all’interno della Chiesa di Santa Maria della Croce. © Autore
36
Questo stemma fu l’emblema della casata nobiliare di origine
albanese e si ritrova tuttora in diversi angoli del paese; è possibile,
infatti, rintracciarla in un antico mosaico pavimentale collocato
attualmente nel cortile del palazzo d’Amato-Cantorio e sotto forma
di scultura in legno placcato in oro all’interno della Chiesa Madre (la
quale, secondo la leggenda, contiene un pezzettino del Legno Sacro).
Per tutto il Cinquecento prosegue la costruzione della nuova città di
Ferrandina e l’edificazione dei primitivi complessi monastici di San
Domenico (i quali si trasferiscono da Uggiano nell’attuale rione
Purgatorio) e di San Francesco. Alla famiglia Castriota-Scanderbeg
succede nel 1569 García Álvarez de Toledo y Osorio, esponente del
Vicereame spagnolo, e la città viene amministrata dai suoi
discendenti e rappresentanti fino al 1713. Al primo decennio del ‘600
risale l’inizio della costruzione di tre complessi religiosi: il
monastero di Santa Chiara,
probabilmente sui resti di
una fortificazione nel rione
Piana, il Convento di San
Francesco, eretto dalla
comunità francescana dei
Riformati, a circa 500 m a
sud della Chiesa Madre, e il
nuovo convento dei Frati
Minori
Cappuccini
Il complesso monastico di San Domenico.
© Lategana
nell’attuale
quartiere
Cappuccini. Queste monumentali architetture vengono costruite da
tre ordini monastici che avevano un grande potere economico legato
ai possedimenti terrieri e ai lasciti delle ricche famiglie ferrandinesi.
37
Dal ‘700 in poi la città inizia ad assumere l’aspetto attuale e ad
espandersi,
sempre
più, verso il rione
Purgatorio,
Pizzo
Falcone e l’attuale Via
Fornaci. Per tutto il
secolo si assiste, da un
lato,
all’affermarsi
della tipologia di
abitazione a domus
subtana e suprana per
l’edilizia
minore,
Chiesa di Santa Maria della Croce. © Lategana
dall’altro,
alla
costruzione di grandi e monumentali
palazzi signorili borghesi o nobiliari
come Palazzo Lisanti o Palazzo
Scorpione, che si distaccano dal
tessuto urbano per forma e
dimensione. Tali architetture edilizie
sono ancora ben visibili nel centro
storico di Ferrandina da piazza
Plebiscito all’ultima strada a occidente
(via Masaniello), un tempo limite della
città, difeso probabilmente da
un’ulteriore cinta muraria. In
quest’epoca, come si evince dalla
lettura della relazione del Gaudioso
pubblicata nel 1736, Ferrandina vive
38
Una delle antiche porte di accesso
alla città. © La Centra
una crescita economica sostanziata dallo sfruttamento agricolopastorale di grossi latifondi, da una produzione di tipo tessile
(famosa era la ferlandina o felandina, un particolare tessuto
apprezzato in tutto il Regno di Napoli), fittile e olearia. A questo
secolo risale la costruzione del nuovo convento di San Domenico,
eretto a nord della Cittadella, a cui segue la costruzione
dell’omonima chiesa sormontata dalla maestosa cupola maiolicata e
divenuta uno dei simboli della città di Ferrandina. Per tutto il XVIII
e fino alla metà del XIX secolo la città è interessata da uno sviluppo
urbano che vede nascere nuove abitazioni in molti spazi vuoti della
Cittadella e a ridosso di essa. Durante l’Ottocento si assiste alla fine
dei ricchi complessi monastici, provocata principalmente dalle
diverse soppressioni succedutesi negli anni, e, quindi, all’abbandono
delle strutture o al cambio di destinazione d’uso. La città di
Ferrandina prese parte ai
moti carbonari del 18201821 e al Risorgimento
Italiano. Dopo l’Unità
d’Italia subì un decremento
demografico durato fino
alla fine dell’800, causato,
principalmente, da un forte
fenomeno di emigrazione
Villa dei Caduti in Guerra. © Autore
soprattutto
verso
le
Americhe. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo si registrò
una leggera ripresa economica, tale da aver permesso a
39
Scorcio del cannone in esposizione permanente all’interno della Villa dei Caduti. © La Centra
40
Ferrandina di essere annumerata tra i primi paesi del Sud dotati di un
impianto pubblico d’illuminazione elettrica. Ai primi anni del
Novecento è ascrivibile la vittoria di alcune medaglie d’argento e di
bronzo all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906, tra queste,
quella di alcune ditte di Ferrandina per l’altissima qualità dell’olio e
di alcuni beni commercializzati, che vantano un’esportazione dei
pregiati prodotti dell’olivicoltura ferrandinese, la quale raggiunge gli
Stati Uniti d’America, segno, questo, di uno sviluppo economico non
indifferente. Si registra, negli anni successivi, anche una ripresa
edilizia che vede la costruzione della Villa Comunale, dell’edificio
scolastico e la ristrutturazione di alcuni palazzi pubblici e privati.
In epoca fascista, la città fu teatro di violenze squadriste che videro
l’uccisione nel 1921 del sindaco e consigliere provinciale socialista
Nicola Montefinese. Ventitré anni dopo, precisamente il 2 agosto
1945, ci fu una sommossa contadina per chiedere l’allontanamento
dei latifondisti fascisti e l’assegnazione delle terre incolte. Nel corso
degli eventi fu assassinato Vincenzo Caputi e l’ordine della città fu
ristabilito
dal
Governo provvisorio
con l’invio di diverse
unità militari e con
l’arrivo del ministro
Scelba. Agli anni
Sessanta del secolo
scorso
risale
la
scoperta del metano
nel territorio di
Parco Comunale “Maria Pirretti”. © Cirigliano
Ferrandina e la
41
conseguente industrializzazione, che diede vita ad un vero e proprio
boom economico territoriale che contribuì alla costruzione di nuovi
quartieri abitativi (lontani anche diversi chilometri dal secolare
nucleo urbano di Ferrandina).
Tra le varie aziende che si installarono, anche la “Pozzi Ginori Spa”
(dal 1963 al 1978) che fornì lavoro ad un migliaio di operai.
Attualmente l’area industriale, dopo aver subito un calo tra gli anni
Ottanta e Novanta del secolo scorso, è in piena ripresa. Tale settore,
insieme ad una rinnovata economia agricola, ad un nascente turismo
legato alla Basilicata e a Matera, rappresenta il motore economico
della città.
42
BRIEF HISTORICAL NOTES
The ancient era
The oldest and most important attestation of human attendance in
the territory of Ferrandina comes from the hill of the former
Missionary Cross, now Piazza De Gasperi (commonly called
"A'palazz"), located on the northern edge of the historic center of the
city. Here, in November 1966, Dinu Adamesteanu and Dilthey
Helmbrecht identified the remains of an Iron Age hut dating back to
the VII century BC. about: on the basis of the stratigraphic survey,
it was assumed to have been a circular plan house with a stone base,
raised in raw earth and a retractable roof; near the latter were found
six burials in an earthen grave with the deceased in a huddled
position dating from the VIII and VII centuries BC, ascribable to the
facies of the Chones. Most probably the human settlement of the
Missionary Cross of the Late Iron Age was favored by its important
geographic position: it is a hilly hill in control of the Basento in the
east and the Cavone-Salandrella in the west, that is of river valleys
on which important roads ran from the Ionian coast to the
Tyrrhenian coast, both occupied by the Greek poleis, and that
crossed the Lucanian Apennine belt. Of the same period and culture
is the nucleus of tombs discovered by chance during the construction
of the current Carabinieri barracks, about one hundred meters from
the former Croce Missionaria hillock. Among the tracked burials, of
particular interest is the n.1: it is a tomb with a rich funerary kit,
made up of a considerable quantity of bronze objects (armillas,
rings, bracelets, etc.), which expresses the high social status, within
the indigenous community, of the female individual who was buried
43
there. Another tomb, coeval with the aforementioned burials, found
in the 1930s in Via Pisacane, suggests that the Piana district (also
called "La Cittadella") also hosted an indigenous settlement nucleus
and that the relative slopes were used as a necropolis, according to
the scheme verified in some chon and oenotri centers found in other
areas of Basilicata. A further and unpublished necropolis of the Late
Iron Age, currently being studied, was identified by the
archaeologists of the project "Farch - Ferrandina Archeologica"
(scientific director Maria Chiara Monaco, field managers Dr.
Antonio Pecci and Dr. Fabio Donnici) in the locality of
Sant'Antonio, during the excavation campaign of 2019.
The human attendance of the sandstone hills on which the historic
center of Ferrandina is located continues in the Archaic period,
reaching the Hellenistic age; it can be seen from the countless
archaeological finds (Via Fanti, Via Lanzillotti, Via Fratelli
Bandiera) that took place during the previous century. Most of the
findings are related to groups of tombs dating back to the Lucan
period (mid-V-III century BC); for the moment, there are no
archaeological traces concerning the presence of inhabited areas.
Probably, reasoning by analogies and keeping in mind the urban
settlement system of the Lucanian age in residential areas located
on highlands or plateaus on the margins of wide plains, connected
with the major transit routes recalculating the natural paths marked
by river valleys, naturally defended and with belts walls, it is
conceivable to place any inhabited area in the La Piana district. This
hypothesis, although suggestive, is linked to the morphology of the
place (a plateau about 500 m above sea level, naturally defended by
steep slopes and controlled by a vast range) and at the presence of
44
stone blocks of pseudo-isodoma shape reimposed in the corners of
the Church of Santa Maria della Croce, located a short distance
from the district, and with a probable mason's mark engraved on one
of them. These blocks would recall the presence of a wall of the
Lucan period and, consequently, of an inhabited area (also due to
the necropolis located in the immediate vicinity of the Citadel), on
the scheme of the well-known fortified towns of Monte Torretta di
Pietragalla, Monte Croccia, Serra di Vaglio. For now, it remains a
hypothesis, although suggestive, which would be confirmed by any
future findings. The Lucan phase is not limited to the current city of
Ferrandina; archaeological investigations carried out in the
surrounding territory, in fact, although completely partial, have
allowed to delineate an historical settlement scene characterized by
a high number of archaeological sites, as evidence of a territory that
had to be capillarily inhabited and intensely exploited. Consider, for
example, the discovery of a IV century BC oil mill (afferent,
likelihood, to a too large agricultural production) found in the
centuries-old olive grove near the rural church dedicated to
Sant'Antonio Abate, to the Italian sanctuary in Caporre, to the
fortified Lucanian town on the plateau of San Giovanni or to many
other districts that have returned archaeological material (the
Cretagna, Pizzocorvo, San Nicola, etc.). The finds found in
Ferrandina and in its territory, from the Iron Age vases to Apulian
and Lucan pottery with red figures, from weapons and helmets to
votive statuettes, are, in part, on permanent display at the National
Archaeological Museum of Metaponto and, in part, stored in the
related warehouses.
45
The large number of archaeological sites is certainly linked to the
morphology and the geographical position of the places, but it is
undoubtedly also connected to the important natural resources
present there that have always favored human settlement; among
these the presence of a capillary widespread catchment area
throughout the territory: noteworthy, even now, is the presence of
springs, streams and brooks that flow into the large rivers of Basento
and Cavone-Salandrella, which had to be, according to historical
sources, navigable at least in some part of their course. Other
resources were represented by the woods, from which was produced
wood for pitch, equipment, weapons and buildings, and places where
game and fodder for domestic animals were procured; moreover,
agriculture and olive growing (as evidenced by the previously
mentioned discovery of an oil mill of the IV century BC), and the clay
quarries for ceramics and bricks (fired in some ancient furnaces
found in the territory of Ferrandina).
In Roman times, as in all of Basilicata, there was a transformation
of the territory and a drastic reduction of the population centers in
favor of the villas, which have not yet been found in the area of
Ferrandina, but of which it is supposed the existence according to
the results of the archaeological surveys, and to be placed at Coste
dell'Abate, Piano d'Oro and Padula. Among the main causes that
caused the strong concentration of population centers, there are very
probably historical events and wars that affected South Italy and
ancient Lucania between the beginning of the III and the first
decades of the I century BC. The protagonists were Oscos-Sabellian
groups (Lucania, Bretti, Peuceti, etc.), the Italioti, the Romans and
the Punics. The archaeological excavation, although in emergency,
46
and therefore rapid and fragmentary, of some housing structures of
the Lucanian period on the San Giovanni plateau has confirmed that
the abandonment and destruction of the center is due to a traumatic
event: the traces burnt on the structures are evident and the
discovery, by the archaeologists, of a treasure of gold leaves
suggests that the inhabitants did not have time to recover it probably
because they were forced to flee. That the cause is related to a war
event for the moment is not fully confirmed, but it is possible to state
that most of the archaeological sites in the territory of Ferrandina,
from the historical center to San Nicola-Fonnoni-Zeppamonte, from
La Cretagna to localities Caporre, has not returned archaeological
evidence that goes beyond the second century. a.C., period of the
increase of Roman hegemony in the lands of southern Italy. The
inhabited area of San Giovanni is located between the Lucan
residential centers (such as Serra di Vaglio, Pomarico Vecchio,
Monte Croccia) which are abandoned in the Hellenistic period and
no longer inhabited, except in the Middle Ages. This abandonment,
I repeat, must probably be traced back to the events that saw the
great names of history as protagonists, such as Alessandro il
Molosso, Pirro, Annibale, Silla and Spartaco.
Even more scarce, if not totally absent, are the informations and the
archaeological findings concerning the territory of Ferrandina after
the Roman age up to the year one thousand. In fact, from the late
ancient age to the Norman age there is a notable gap in
archaeological attestations and written sources.
47
The foundation
The first historical news concerning the territory of Ferrandina
dates back to 1029 and is reported by the historian Lupo Protospata,
which testifies the existence of a "castellum Obbianum". This
toponym, reported by subsequent sources and the nineteenth-century
tradition in various forms ("Obelanum", "Ogiano", "Oblano", etc.),
is attested in "Ruins of the Castle of Uggiano", which refers to the
remains of a castrum located 4 km north-west of Ferrandina. For
years, historians and local scholars have debated on this subject
closely linked to the history of the city's origin and to the myth that
sees the displacement of the population from the castle of Uggiano,
hit by a devastating earthquake, to the new city founded by
Ferdinand of Aragon.
In this regard it is opportune to stop because of the great confusion
on the theme generated by the intertwining of different elements: the
scarce historical-archaeological knowledge of the territory in
medieval times, popular beliefs and legends and the Aragonese
foundation of Ferrandina.
From the XI century, various sources report news and events related
to the castle of Uggiano, a fortified settlement built during the
Norman age probably on the remains of previous structures. The
taxations between the XII and XIV centuries inform us of a
population that ranged between fifteen hundred and two thousand
souls, distributed, stably, along the slopes of the castle and in the
various districts. Of this fiefdom we know several owners who
succeeded one another between the Norman age and the Aragonese
age; from the sources we learn several episodes related to the most
important protagonists of those centuries, such as Roberto the
48
Guiscardo, Pietro Belmonte, Carlo II of Angiò, Pirro del Balzo and
Federico d'Aragona. An epigraph placed on a block at the entrance
of the seat informs us of a restoration that took place in the Angevin
era and we learn indirectly from an inventory of an Aragonese
notary dating back to 1489, that at least until that date the castrum
was still alive and in its full functions. Uggiano was probably
abandoned between the end of the XV century and the beginning of
the next century, and, judging by the blows of the outer walls and
some fractures on the walls of the hall, probably caused by the rams,
it is possible that it also suffered a siege, whose traces are clearly
visible on the site and in some historical photos on walls and towers
now collapsed. This war event could be framed in the context of the
wars for the Naples’ Kingdom between the Aragonese and the
French that affected the South between the late XV and early XVI
century. The war events and the appeal of the new city founded by
Federico d'Aragona (benefits, partial exemption from taxes, etc.)
pushed the inhabitants of Uggiano to move to the new city of
Ferrandina.
The historical information concerning the existence of a hypothetical
medieval settlement in the current city of Ferrandina are completely
absent. Most likely, the presence of architectural re-uses of medieval
times in La Piana district, and the analysis of the western exterior
facade of the current transept of Santa Maria della Croce Church
(which reveals a structural aspect of the front building at the end of
the XV century) make us suppose the presence of a settlement
nucleus prior to the Aragonese foundation, whose name we
completely ignore. An indication of the presence of a previous
settlement nucleus can derive from the interesting name of an
49
ancient church, now no longer visible except for some traces that
can be found in the garden of the D'Amato-Cantorio palace, which
the sources of the XVII and XVIII centuries report as S. Maria Civita
Troyli and Santa Maria de Civita Troyla, later named under the title
of the Holy Spirit. This name would refer to the existence of an urban
settlement, not reported from the sources prior to the foundation of
Ferrandina and which sparked the imagination of nineteenthcentury scholars with the tale of the Parvula Troy, founded here by
the Trojan survivors or even by Enea himself! Judging from the plan
of the church, reporting inside an ancient and much more general
plant representing the monastery of Santa Chiara and Palazzo
D'Amato Cantorio, it completely detached itself from the orientation
of the sixteenth-century urban layout, which would testify well oldest
origin of the place of worship, prior to the birth of the Aragonese
city. The foundation of Ferrandina by Federico d'Aragona probably
occurred after 1487, the year of his coronation with the title of
Prince of Altamura and his marriage to Isabella del Balzo, daughter
of the rebel baron Pirro Del Balzo and owner of the fief of Uggiano.
The first mention of the city dates back to 1491 and is traced in a
document in which the Prince entrusts to some workers the
construction of the walls and of the Mother Church of Ferrandina.
At present it is impossible to indicate a precise date for the
foundation, but we can state that in 1497 the city was already such.
In fact, that year a document was given, signed by the perctor Jacobo
de Januario, recording the University tax with the words "Ogiano
nomine Ferrandina" (Uggiano named Ferrandina), which means
that Ferrandina, at that date, was already become the new
administrative and political reference point in place of Uggiano. The
50
birth of the city of Ferrandina is one of the foundations of the
Renaissance period, including Acaya (Lecce), founded by Gian
Giacomo dell'Acaya, Giulianova (Teramo) erected by Giulio
Antonio Acquaviva and Rocca di Mezzo (L'Aquila), strongly desired
by the cardinal Amico Agnifili. The foundation of Ferrandina by
Federico d'Aragona is linked to primary needs related to
agricultural production, population and defense of the territory. The
new city, compared to Uggiano, positioned more inside, stands as a
real military bulwark, in a clearly and strategically better position,
controlling two river valleys and an area that reaches the Ionian
coast of Basilicata. Moreover, we must not overlook the
extraordinary political significance that the foundation of a royal
city could have assumed in the fief of the one of the most protagonist
of the Conjure of the Barons, Pirro del Balzo, symbol of the power
of the Aragonese family. In this perspective, the very name of the city
was not trivial: the new center, in fact, did not bear the name of the
founder, as happened for most of the cities founded in the
Renaissance, but of his father, Ferrante I of Aragon, who suppressed
and sedated the revolt of the rebel barons. At the present state of our
knowledge, however, another hypothesis cannot be excluded, namely
that the city bears, instead, the name of Ferrandino d'Aragona
(Ferdinand II of Aragon, son of Alfonso II of Aragon), king of Naples
between 1495 and 1496, and from which Frederick of Aragon had
inherited the Kingdom.
As already mentioned, it was not a new foundation, but probably the
redevelopment of a partially existing center. Probably the new city
was born on the current Piana district, which became a real fortified
citadel. In fact, as we can see even now, this district appears elevated
51
and circumscribed - there are still some visible sections of city walls,
a tower (later incorporated by the monastery of Santa Chiara) - and
is characterized by a geomorphology that, due to the steep slopes, is
suited to the defense. From the historical photos you can see the
presence of the city walls and, until a few decades ago, the current
Via Bellocchio, which runs across the entire Piana district, was
called Via dei Merli, because of the still visible battlements of the
walls. In addition to the aforementioned document concerning the
construction of the walls, an epigraph exemplated in 1606 ab
antiquo tombstone dated 1494, and currently walled on the building
that houses the Municipality, confirms the existence of the same.
From his reading it is clear that Ferrandina was founded in 1494 by
Frederick of Aragon, was dedicated to his father Ferrante and was
surrounded by walls and equipped with towers. The foundation of
the city was not limited to the Piana district but included the eastern
and southern side of it, and it is precisely in these areas that you note
the presence of an avant-garde architectural planning and planning
approach, fruit of the Renaissance humanism, based in turn on the
study of classical models. According to schemes already confirmed
in southern Italy and for other Renaissance foundations, a settlement
structure was established for parallel and elongated rectangular
blocks. This urban layout, based on Renaissance studies of classical
art, recalls the revival of the strigas layout of the elongated blocks
built on an urban layout formed by regular roads. In the case of
Ferrandina this approach is very evident but at the same time differs
from other centers because of the orography of the territory, placing
itself, therefore, not on the plain but on a slope that is strongly
sloping. The various blocks of the city of Frederick are made up of
52
buildings placed in rows and overlooking streets at different
altitudes, with the ground floor on the lower road and the first floor
on the upper street, with two-pitched terraced roofs, probably based
on a conception of the city formulated by Fra 'Giocondo, of which
there are some general studies on this theoretical approach, whose
presence is attested to the Aragonese court of Naples around 1489.
For now, it remains a hypothesis that could explain just the
preservation of the urban typology of terraced houses with twopitched roofs in the city of Federico. Linked to the foundation of the
city is also the water supply work carried out in the Aragonese
period, through the construction of a long aqueduct that converges
into the fountain of the Camarda ditch. Of this important work there
are still some well-preserved wells in sight. On one of these is
located the coat of arms of the Casa d'Aragona.
After the foundation
From the beginning of the XVI century Ferrandina was under the
power of the Castriota-Scanderbeg family, as it was granted by King
Ferdinando V the Catholic to Bernardo Castriota on April 4th, 1505.
This family is linked to one of the Ferrandina symbols, the eagle
biceps, an eagle with two heads divided from the neck and oriented
in two opposite directions. This emblem was the emblem of the noble
family of Albanian origin and is still found in different corners of the
country; it is possible, in fact, to trace it in an ancient mosaic floor
currently located in the courtyard of the palace of Amato-Cantorio,
and in the form of gold-plated wooden sculpture inside the Mother
Church (which, according to legend, contains a small piece of
Sacred Wood). Throughout the XVI century the construction of the
53
new town of Ferrandina continued and the construction of the
primitive monastic complexes of San Domenico (which moved from
Uggiano in the present Purgatorio district) and of San Francesco.
In 1569 the Castriota-Scanderbeg family was succeeded by García
Álvarez de Toledo and Osorio, member of the Spanish Viceroyalty,
and the city was administered by his descendants and
representatives until 1713. The beginning of the construction of
three religious buildings dates back to the first decade of the 1600s.:
the monastery of Santa Chiara, probably on the remains of a
fortification in the Piana district, the Convent of San Francesco,
erected by the Franciscan community of the Reformed, about 500
meters south of the Chiesa Madre, and the new convent of the
Capuchin friars in the present district Capuchins. These monumental
architectures were built by three monastic orders that had great
economic power linked to the land holdings and legacies of the rich
families of Ferrara. From the XVII century onwards, the city began
to take on its current appearance and to expand, increasingly,
towards the Purgatorio, Pizzo Falcone and the current Via Fornaci.
Throughout the century we observe, on the one hand, the affirmation
of the type of dwelling in domus subtana and suprana for minor
construction, on the other, the construction of large and monumental
bourgeois or noble palaces such as Palazzo Lisanti or Palazzo
Scorpione, which are different from the urban fabric for shape and
size.
These buildings are still visible in the historic center of Ferrandina
from Piazza Plebiscito to the last road to the west (via Masaniello),
once the city's limit, probably defended by further walls. In this
period, as can be read from the Gaudioso’s report published in 1736,
54
Ferrandina is experiencing economic growth produced by the
agricultural exploitation of large estates, from textile production and
from oil production. The construction of the new convent of San
Domenico, built north of the Cittadella, dates back to this century,
followed by the construction of the church of the same name
surmounted by the majestic majolica dome which has become one of
the symbols of the city of Ferrandina. Throughout the XVIII and up
to the mid XIX century the city is affected by urban development that
sees the birth of new homes in many empty spaces of the Citadel and
close to it. During the XIX century we observe the end of the rich
monastic complexes, provoked mainly by the various suppressions
that occurred over the years, and, therefore, the abandonment of the
structures or the change of intended use. The city of Ferrandina took
part in the Carbonari uprisings of 1820-1821 and the Italian
Risorgimento. After the unification of Italy, it suffered a
demographic decrease lasted until the end of the XIX century,
caused, mainly, by a strong phenomenon of emigration especially
towards the Americas. Between the end of the XIX and the beginning
of the XX century there was a slight economic recovery: for example,
Ferrandina was listed among the first southern countries with a
public lighting system. At the beginning of the XX century the victory
of some silver and bronze medals at the Milan International
Exposition of 1906, among them, that of some Ferrandina companies
due to the very high quality of the oil and some marketed goods,
which boast an export of the precious products of the Ferrara olive
which reaches the United States of America, a sign of a not
indifferent economic development. In the following years, there is
also a building recovery that sees the construction of the Villa
55
Comunale, the school building and the restructuring of some public
and private buildings. During the Fascist period, the city was the
scene of squad violence that saw the killing of the mayor and
provincial socialist councilor Nicola Montefinese in 1921. Twentythree years later, precisely on August 2nd, 1945, there was a peasant
uprising to demand the removal of the fascist landowners and the
assignment of uncultivated lands. During the events Vincenzo Caputi
was killed and the order of the city was re-established by the
temporary government with the sending of various military units and
with the arrival of the minister Scelba. The discovery of methane in
the territory of Ferrandina and its consequent industrialization dates
back to the sixties of the last century. This gave rise to a real
territorial economic boom that contributed to the construction of
new housing districts (far away even several kilometers from the
ancient urban core of Ferrandina). Among the various companies
that were installed, also the "Pozzi Ginori Spa" (from 1963 to 1978)
that managed to provide work to a thousand workers. Currently, the
industrial area, after suffering a decline between the 1980s and
1990s of the last century, is in full recovery. This sector, together
with a renewed agricultural economy, and the nascent tourism
linked to Basilicata and Matera, represents the economic engine of
the city.
56
TRADIZIONI E GASTRONOMIA TIPICA
Tradizioni e folklore
Ferrandina possiede un nutrito patrimonio di antiche tradizioni e un
folklore ricco e variegato.
Nei suggestivi e melodici
canti popolari, basati su
temi
diversi
(sacri,
carnevaleschi,
d’amore,
etc.), si possono ritrovare
aspetti tipici dell’antica
cultura del luogo. Anche la
danza popolare presenta un
ampio repertorio fatto di
Il “Gruppo Folk Ferrandinese”. © D’Alessandro
numerosi e antichi brani
suonati con i tradizionali strumenti (chitarra, “cupa cupa”,
fisarmonica, tamburello) e di passi e schemi di ballo tipici delle
tarantelle o delle quadriglie.
A preservare la memoria di
questo
importante
patrimonio musicale c’è lo
storico
“Gruppo
Folk
Ferrandinese”, che conserva
anche nell’abbigliamento di
scena gli antichi vestiti
popolari (l’antico abito
epico-lirico “Fronne d’alije” interpretato
dell’uomo, la tipica veste Cantodal
“Gruppo Folk Ferrandinese”. ©
D’Alessandro
della “Pacchiana” per la
57
donna). Il vestiario femminile tradizionale, di chiara derivazione
greco-orientale, è particolarmente complesso e appariscente,
diversamente da quello maschile, più sobrio e meno articolato.
Anche la tradizione bandistica locale vanta un’importante storia che
inizia nei primi decenni dell’Ottocento; è attualmente portata avanti
da diverse bande musicali locali che ogni estate partecipano al
consueto appuntamento con il raduno bandistico internazionale.
La banda. © Cirigliano
Il dialetto ferrandinese rientra tra i dialetti dell’area appenninica
lucana e in molti lemmi conserva le influenze etnico-linguistiche
greche, spagnole, francesi, arabe, derivate dalla millenaria storia del
suo territorio e dalle varie popolazioni succedutesi e stanziatesi nei
secoli.
58
La processione del Venerdì Santo lungo le strade del centro storico. © La Centra
59
La sfera religiosa, fortemente viva e sentita dalla popolazione locale,
è legata al calendario liturgico, ai riti e alle processioni dei patroni
della città (San
Rocco, patrono di
Ferrandina, il 16
agosto, e Santa
Maria della Croce,
il 12 maggio), della
settimana Santa e
ad
altre
feste
tradizionali
religiose
come
Sant’Antonio
Abate (il primo
martedì dopo la
Pentecoste),
la
Madonna
della
Consolazione
(l’ultima domenica
di Aprile), San
Giovanni Battista
(24 Giugno) e la
Madonna
del
Carmine
(16
Uno dei Ciri portati in processione durante le processioni
della Settimana Santa. © La Centra
Luglio). Ai riti
della Settimana Santa si lega il “Cirio”, una particolarissima
costruzione votiva di forma tronco-piramidale, composta da candele
60
e ornata da nastri colorati e sonaglietti, portata in processione da
giovani fanciulle.
Processione del Venerdì Santo. © Lategana
Gastronomia tipica
La tradizione culinaria di Ferrandina è strettamente legata all’antico,
ricco e variegato territorio della Basilicata e dell’area della collina
materana. Tra i classici primi ritroviamo la pasta “fatta in casa”:
orecchiette, cavatelli e strascinati, serviti con peperoni cruschi e
mollica, con cime di rapa, legumi o con ricchi sughi di carne. Tra i
secondi della tradizione ritroviamo l’agnello o il capretto lucano
cucinato al forno o alla brace, accompagnato da verdure di stagione,
frittate con asparagi o zafferano, i marretti (in dialetto “marr’ciedd”,
ovvero involtini di interiora di agnello). I vini locali rientrano
principalmente nella famiglia dei “Primitivi”, tipici per la prematura
61
maturazione dal rosso
intenso e dal sapore
corposo, e accompagnano
egregiamente mozzarelle e
formaggi
locali,
(tra
questi, degno di nota, è il
formaggio
podolico,
prodotto da diverse e
rinomate aziende del
territorio), friselle, taralli e
Caciocavallo podolico. © Autore
il salame tipico. Dolce
tipico di Ferrandina è il “sospiro”, dal sapore molto delicato, pan di
Spagna ricoperto di naspro (una glassa di zucchero) e farcito con una
leggera crema. L’olio e le pregiate olive majatiche di Ferrandina,
legate alla coltura millenaria dell’ulivo, rappresentano un’eccellenza
gastronomica della città.
Le “olive infornate”
sono un prodotto
tipico, rientrante nei
presidi slow-food, e
vengono esportate in
tutto il mondo. Le
olive di Ferrandina
sono utilizzate come
ingrediente per la
pizza in numerose
pizzerie italiane
I sospiri. © Autore
62
e straniere e arricchiscono i sapori e i piatti della cucina locale. È
possibile acquistare i prodotti tipici e i piatti della tradizione presso
i negozi, le botteghe e i forni della città o gustarli come aperitivo, a
pranzo o a cena.
Olive infornate. © Autore
63
FERRANDINA, MILLENARIA “CITTÀ DELL’OLIO” E
DELLA MAJATICA
Il territorio di Ferrandina da millenni si lega alla coltura e alla cultura
dell’ulivo, l’albero sacro ad Atena. Dell’antica produzione olearia
nel territorio sono testimoni il cosiddetto “Patriarca”, un albero di
circa duemila anni i cui polloni sono stati piantati nel “Giardino dei
Patriarchi dell’Unità d’Italia” della villa dei Quintili sull’Appia
Antica, e i resti archeologici di un frantoio di epoca lucana (IV secolo
Il sito archeologico dell’opificio oleario in corso di scavo da parte del progetto “FArch –
Ferrandina Archeologica”. © Autore
64
Il cosiddetto “Patriarca” di Ferrandina. © D’Alessandro
Gli alberi di majatica. © La Centra
65
a.C.) rinvenuto in località Sant’Antonio Abate. L’olivo coltivato
sulle colline ferrandinesi rappresenta, da sempre, grande ricchezza e
sostentamento
per
le
popolazioni che qui si sono
susseguite durante i secoli.
Dalla coltura di questa
pianta, diversamente da
adesso, in quanto legata
quasi esclusivamente alla
produzione olearia e al
Le olive appena raccolte. © D’Alessandro
consumo delle olive, si
ricavava una serie di prodotti come l’olio per
lucerne e fiaccole, la legna per il fuoco e la
cenere per concimare terreni, saponi e
unguenti. Attualmente nel territorio di
Ferrandina si contano più di 200.000 piante,
collocate su circa 2.000 ettari di terreno in
coltura specializzata. Dalla coltura degli
alberi di olivo vengono, ora, ricavati
soprattutto l’olio extravergine, le olive da
tavola e le famose olive nere al forno, i
saponi per le mani e i ricercati liquori L’olio extravergine di oliva
ricavati dall’infusione delle foglie, prodotti estratto dalla lavorazione
delle olive maiatiche.
apprezzati ed esportati in Italia e all’estero.
© D’Alessandro
Un ruolo importante è ricoperto dalla
cultivar majatica, una particolare varietà di oliva dall’origine
remota, dalla quale si ricava un olio extravergine di elevata qualità e
66
dal raffinato sapore. Questa varietà,
che si ritrova maggiormente a
Ferrandina e in alcune contrade di
San Mauro, Salandra, Craco,
presenta una resa elevata che può
raggiungere anche il 30%, con una
polpa che arriva all’85% in peso del
frutto. Le foglie sono di forma
lanceolata, di dimensione medioEmanuele Galtieri (Galtieri Liquori) grande e asimmetriche. Le drupe
tra i suoi liquori. Tra questi il
hanno forma ellissoidale-allungata,
"Liquor di Majatica" e l'"Amaro di
Uggiano", chiaro riferimento al
con pezzatura medio-grande e
territorio e alla sua storia. © Autore
variabile anche nella stessa pianta
d’albero d’olivo e, a maturazione, assumono colorazione nerastra.
Raccolta delle olive. © Lategana
67
TRADITIONS AND TYPICAL GASTRONOMY
Traditions and folklore
Ferrandina has a rich heritage of ancient traditions and a rich and
variegated folklore. In the suggestive and melodic folk songs, based
on different themes (sacred, carnival, love, etc.), you can find typical
aspects of the ancient culture of the place. Popular dance also
presents a wide repertoire made up of numerous ancient songs
played with traditional instruments (guitar, "cupa cupa", accordion,
tambourine) and of steps and dance patterns typical of, for example,
tarantellas or quadrilles. To preserve the memory of this important
musical patrimony there is the historical "Ferrandinese Folk
Group", which also preserves in stage clothesthe ancient popular
clothes (the ancient dress of man, the typical garment of the
"Pacchiana" for the woman). Even the local band tradition boasts
an important story that began in the early decades of the XIX
century; it is currently carried out by several local music bands that
every summer participate in the usual appointment with the
international band gathering.
The dialect of Ferrara belongs to the dialects of the Appennine area
of Lucania and in many lemmas it preserves the Greek, Spanish,
French and Arabic ethnic-linguistic influences, derived from the
millenary history of its territory and from the various populations
succeeded and established over the centuries.
The religious sphere, strongly alive and felt by the local population,
is linked to the liturgical calendar, rituals and processions of the
city’s patrons (San Rocco, patron of Ferrandina, August 16th, and
Santa Maria della Croce, May 12th) and of the Holy Week. and other
68
traditional religious festivals such as Sant’Antonio Abate (the first
Tuesday after Pentecost), the Madonna della Consolazione (the last
Sunday of April), San Giovanni Battista (24th June) and the
Madonna del Carmine (16th July). “Cirio” binds to the rites of the
Holy Week, a very special votive construction of truncated-pyramid
shape, composed of candles and decorated with colored ribbons and
bells, carried in procession by young girls.
Typical gastronomy
The culinary tradition of Ferrandina is closely linked to the ancient,
rich and varied territory of Basilicata and the area of the Matera
hill. Among the classic main dishes, we find "home made" pasta:
orecchiette, cavatelli and strascinati, served with peppers, crumbs
and breadcrumbs, with turnip tops, legumes or with rich meat
sauces. Among the second of the tradition we find lamb or goat kid
cooked in the oven or on the grill, accompanied by seasonal
vegetables, omelettes with asparagus or saffron, the marretti (in
dialect "marr'ciedd", or lamb entrails). The local wines fall mainly
into the family of "Primitivo", typical for the premature ripening
from deep red and full-bodied flavor, and accompany very well local
mozzarella and cheese, (among these, worthy of note, is the podolico
cheese, produced by renowned local companies), friselle, taralli and
the typical salami. Typical sweet of Ferrandina is the "sigh", with a
very delicate taste, covered by the naspro (a sugar glaze) and filled
with a light cream. The oil and the precious majestic olives of
Ferrandina, linked to the millenary culture of the olive tree,
represent a gastronomic excellence of the city. The "fired olives" are
a typical product of Ferrandina, part of the slow-food presidiums,
69
and are exported all over the world. Ferrandina olives are used as
an ingredient for pizza in refined Italian and foreign pizzerias and
enrich the flavors and dishes of local cuisine.
You can buy typical products and traditional dishes at the shops,
workshops and ovens of the city or enjoy them as an aperitif, for
lunch or dinner.
Ferrandina, millenary "City of Oil" and Majatica
The territory of Ferrandina for millennia is linked to the culture and
culture of the olive tree, the sacred tree to Athena. The ancient oil
production on the territory is confirmed by the so-called
"Patriarch", a tree of about two thousand years whose pollocks were
planted in the "Garden of the Patriarchs of the Unification of Italy"
of the Quintili villa on the Appia Antica, and the archaeological
remains of an oil mill of the Lucanian period (IV century BC), found
in the locality of Sant'Antonio Abate. The olive tree cultivated on the
hills of Ferrandina has always represented great wealth and
livelihood for the populations that have succeeded over the
centuries. From the cultivation of this plant, unlike now, which is
almost exclusively linked to olive oil production and consumption, a
series of products were obtained, such as oil for oil lamps and
torches, firewood and ashes to fertilize soils, soaps and ointments.
Currently in the territory of Ferrandina there are more than 200,000
plants, located on about 2,000 hectares of land in specialized
cultivation. From the cultivation of olive trees are now obtained
above all extra virgin olive oil, table olives and the famous black
olives baked in the oven, hand soaps and refined liqueurs obtained
from the infusion of the leaves, products appreciated and exported
70
to Italy and abroad. An important role is played by the majatica
cultivar, a particular variety of olive with a remote origin, from
which an extra virgin oil of high quality and refined taste is obtained.
This variety, which is mostly found in Ferrandina and in some
districts of San Mauro, Salandra, Craco, has a high yield that can
reach up to 30%, with a pulp that reaches 85% by weight of the fruit.
The leaves are lance-shaped, medium-large and asymmetrical. The
drupes are ellipsoidal-elongated, with medium-large size and
variable even in the same olive tree plant. When ripe, the drupes take
on a blackish color.
71
PROPOSTE DI PERCORSI TURISTICI
Una passeggiata nel centro storico - 1 e 1/2 h
Un rapido tour del centro storico che consente di visitare le principali
bellezze monumentali di Ferrandina, ammirare i monumentali
complessi monastici, gli sfarzosi palazzi signorili, i quartieri
cinquecenteschi e chiese di rinomata bellezza. Il percorso ha come
punto di partenza la "Ciminiera Scorpione", attraversa in successione
Piazza De Gasperi, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Plebiscito e
Rione Piana, e permette di poter visitare i luoghi e i monumenti
riportati nella lista di seguito.
Durata: 1 ora e mezza
Modalità di spostamento: A piedi
- Ciminiera Scorpione e scuola elementare “D’Onofrio”
- Piazza de Gasperi;
- Piazza Plebiscito;
- Chiesa di Santa Maria della Croce;
- Rione Piana;
- Monastero di Santa Chiara;
- Chiesa di Santa Chiara;
- Palazzo d’Amato Cantorio (ex De Leonardis);
- Chiesa di San Domenico;
- Convento di San Domenico.
Una passeggiata nel centro storico - 3 h
Un tour completo del centro storico che permette la visita dei
principali luoghi e bellezze monumentali di Ferrandina. Il percorso
ha come punto di partenza la "Ciminiera Scorpione", attraversa in
72
successione Rione Cappuccini, Piazza De Gasperi, Corso Vittorio
Emanuele, Piazza Plebiscito, Rione Piana e il quartiere Purgatorio,
permettendo la visita dei luoghi e dei monumenti riportati nella
seguente lista.
Durata: 3 ore
Modalità di spostamento: A piedi
- Ciminiera Scorpione e scuola elementare “D’Onofrio”
- Convento dei Cappuccini;
- Chiesa dei Cappuccini;
- Piazza de Gasperi;
- Chiesa dell’Addolorata
- Piazza Plebiscito;
- Chiesa di Santa Maria della Croce;
- Rione Piana;
- Monastero di Santa Chiara;
- Museo Comunale “Civiltà Contadina e Mestieri Antichi”
- Chiesa di Santa Chiara;
- Palazzo d’Amato Cantorio (ex De Leonardis);
- Chiesa di San Domenico;
- Convento di San Domenico.
- Chiesa della Madonna del Carmine.
Chiese e monasteri
Il percorso è finalizzato alla visita dei complessi monumentali
monastici e delle chiese di Ferrandina, si articola principalmente nel
cuore della città, comprendendo anche alcuni conventi (San
Francesco e Cappuccini) e cappelle extra moenia dislocati al di fuori
del centro storico.
73
Durata: Dalle 2 ore in su
Modalità di spostamento: A piedi e in auto
- Convento dei Cappuccini
- Chiesa dei Cappuccini
- Convento di San Domenico;
- Chiesa di San Domenico;
- Monastero di Santa Chiara;
- Chiesa di Santa Chiara;
- Convento di San Francesco
- Chiesa di San Francesco
- Chiesa di Santa Maria della Croce;
- Chiesa dell’Addolorata
- Chiesa della Madonna del Carmine
- Cappella di Santa Maria della Stella
- Cappella di Santa Maria della Consolazione e Monte
Calvario
- Cappella della Madonna dei Mali
Esplora il territorio
Percorso dedicato all’esplorazione dei dintorni della città di
Ferrandina, un tour tra boschi secolari, castelli medievali, cappelle
extra moenia e paesaggi mozzafiato.
Durata: dalle 2 ore in su
Modalità di spostamento: A piedi e in auto
-
74
Cappella di Santa Maria della Consolazione e Monte
Calvario
Cappella di Santa Maria della Stella
-
Il Castello di Uggiano
Area attrezzata Baden Powell
Bosco di Ferrandina
Chiesa della Madonna dei Mali
75
PROPOSALS FOR TOURIST ROUTES
A walk in the historic center - 1 and 1/2 h
For a quick tour of the historic center that allows you to visit the
main monuments of Ferrandina, admire the monumental monastic
complexes, the sumptuous mansions, the sixteenth-century
neighborhoods and its churches, of renowned beauty, the route has
as starting point the " Scorpione chimney ", crosses in succession De
Gasperi Square, Corso Vittorio Emanuele, Plebiscito Square and
Piana District, and allows you to visit the monuments listed in the
list.
Duration: 1 hour and a half
How to move: On foot
- Scorpione chimney and "D'Onofrio" elementary school
- De Gasperi Square;
- Plebiscito Square;
- Church of Saint Mary of the Cross;
- Piana District;
- Monastery of Saint Claire;
- Church of Saint Claire;
- Palace D’Amato-Cantorio (ex De Leonardis)
- Church of Saint Dominic;
- Convent of Saint Dominic.
A walk in the historic center - 3 h
For a complete tour of the historic center that allows you to visit the
main monuments of Ferrandina, admire the monumental monastic
complexes, the sumptuous palaces, the sixteenth-century
76
neighborhoods and its churches, of renowned beauty. The route has
as starting point the "Scorpione Chimney", crosses in succession
Cappuccini District, De Gasperi Square, Corso Vittorio Emanuele,
Plebiscito Square, Piana District and the Purgatory District, and
thus allows you to visit the monuments listed in the list.
Duration: 3 hours
How to move: On foot
- Scorpione chimney and "D'Onofrio" elementary school
- Convent of the Capuchin friars;
- Church of the Capuchins;
- De Gasperi Square
- Church of the Addolorata
- Plebiscito Square;
- Church of Saint Mary of the Cross;
- Piana District;
- Monastery of Saint Claire;
- Municipal Museum "Rural Civilization and Ancient Crafts"
- Church of Saint Claire;
- Palace D’Amato-Cantorio (ex De Leonardis)
- Church of Saint Dominic;
- Convent of Saint Dominic;
- Church of the Madonna del Carmine.
Churches and monasteries
For a visit to the monumental monastic complexes and churches of
Ferrandina, the route mainly encompasses the heart of the city,
including some convents (Saint Francis and Capuchins) and extramoenia chapels located outside the historic center.
77
Duration: From 2 hours upwards
How to move: On foot and by car
- Convent of the Capuchin friars
- Church of the Capuchins
- Convent of Saint Dominic;
- Church of Saint Dominic;
- Monastery of Saint Claire;
- Church of Saint Claire;
- Convent of Saint Francis;
- Church of Saint Francis;
- Church of Saint Mary of the Cross;
- Church of the Addolorata;
- Church of the Madonna del Carmine;
- Chapel of Saint Mary of the Star;
- Chapel of Saint Mary of Consolation;
- Mount Calvario;
- Chapel of the Madonna of Evils.
Explore the territory
For an exploration of the surroundings area of Ferrandina among
secular woods, medieval castles, extra moenia chapels and
breathtaking landscapes.
Duration: from 2 hours upwards
How to move: On foot and by car
- Chapel of Saint Mary of Consolation;
- Mount Calvario
- Chapel of Saint Mary of the Star;
- The Castle of Uggiano;
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- Baden Powell equipped area;
- Wood of Ferrandina;
- Church of the Madonna of Evils
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MAPPE
1. Piazza de Gasperi
2. Ciminiera Scorpione e scuola elementare
“D’Onofrio”
3. Chiesa dei Cappuccini
4. Convento dei Cappuccini
5. Convento di San Domenico
6. Chiesa di San Domenico
7. Rione Piana
8. Palazzo d’Amato Cantorio (ex De Leonardis)
9. Chiesa di Santa Chiara
10. Monastero di Santa Chiara
11. Museo Comunale “Civiltà Contadina e Mestieri
Antichi”
12. Chiesa dell’Addolorata
13. Piazza Plebiscito
14. Chiesa di Santa Maria della Croce
15. Chiesa della Madonna del Carmine
16. Chiesa di San Francesco
17. Convento di San Francesco
18. Cappella di Santa Maria della Consolazione
19. Monte Calvario
20. Cappella della Madonna dei Mali
21. Il Castello di Uggiano
22. Cappella di Santa Maria della Stella
23. Area attrezzata Baden Powell
24. Bosco di Ferrandina
80
81
82
83
Monumenti e luoghi d’interesse
culturale e paesaggistico
84
Rappresentazione teatrale di Maria Barbella ''dal braccio della morte alla vita'' della Compagnia Senza
Teatro, Luglio 2017. Piazza De Gasperi. © La Centra
85
Piazza de Gasperi “A’Pàlazz”
Piazza
De
Gasperi,
comunemente conosciuta
come “A’Pàlazz”, è
posizionata all’ingresso
settentrionale del centro
storico di Ferrandina.
Qui, fino ai primi anni
Sessanta, era presente una
collinetta
denominata
Piazza De Gasperi. © Cirigliano
“Croce Missionaria”. In
quest’area, nel 1966, furono rinvenuti da Dinu Adamesteanu e dalla
Helmbrecht i resti di una capanna arcaica databile alla metà del VII
secolo a.C., costituita da una base in pietra, alzato in mattoni crudi e
con un probabile tetto in paglia e rami. L’attuale sistemazione della
piazza è frutto di un restauro recente che ha in parte rinnovato le
forme e le architetture precedenti e risalenti alla fine degli anni
Settanta. A ridosso della cosiddetta “A’ Palazz”, su un grande muro
in cemento armato, è presente un gigantesco murales raffigurante
Maria Barbella, una giovane di origine ferrandinese vissuta nella
seconda metà dell’Ottocento negli Stati Uniti d’America,
condannata a morte e poi assolta, diventata oggi simbolo della lotta
civile alla pena capitale. Piazza De Gasperi è da sempre un luogo di
86
incontro delle nuove generazioni ferrandinesi e uno dei punti
nevralgici della movida estiva della città.
De Gasperi Square
Piazza De Gasperi, commonly known as "A'Palazz", is located at the
northern entrance of the historic center of Ferrandina. Here, until
the early sixties, there was a small hill called "Missionary Cross".
In this area, in 1966, Adamesteanu and Helmbrecht discovered the
remains of an archaic hut dating back to the mid-7th century BC,
consisting of a stone base, raised in raw bricks and with a likely
thatched roof and branches. The current arrangement of the square
is the result of a recent restoration that has partly renovated the
previous forms and architectures dating back to the late seventies.
Close to the so-called "A 'Palazz", on a large reinforced concrete
wall, there is a gigantic mural. It depicts Maria Barbella, a young
woman of Ferrandina origin who lived in the second half of the
nineteenth century in the United States of America, sentenced to
death and then acquitted, which has become a symbol of the civil
struggle against the death penalty. Piazza De Gasperi has always
been the meeting point of the new generations of Ferrandina and one
of the focal points of the city's nightlife.
87
Scuola elementare D’Onofrio. © Cirigliano
88
Ciminiera Scorpione e scuola elementare
“D’Onofrio”
A poche centinaia di metri
da Piazza De Gasperi, nel
primo tratto di Via
Lanzillotti, sono ubicate
la scuola elementare “F.
D’Onofrio”
e
la
Ciminiera
Scorpione,
entrambe sottoposte a
vincolo diretto dalla
Soprintendenza per i Beni
Architettonici e per il
Paesaggio
della
Basilicata.
L’edificio
scolastico risalente agli
anni Trenta del secolo
scorso, chiaro esempio di
architettura razionalista, è
contraddistinto
da
un’austera facciata in
Ciminera del mulino Scorpione. © La Centra
cemento e mattoni. La
struttura ha una pianta quadrata su due livelli con al centro un grande
89
cortile. La Ciminiera Scorpione fu costruita nel 1886 ed è
considerata la prima industria di Ferrandina. Essa prende il nome dal
fondatore, appartenente ad un’illustre famiglia ferrandinese. Il
complesso presentava inizialmente una pianta a forma di “L”, era
diviso in diversi ambienti che ospitavano le filandre, un frantoio e un
mulino, alimentati da una centrale termoelettrica. Da questo
complesso di edifici in mattoni e pietre svetta un’alta ciminiera di
circa 27 metri, la cosiddetta “Ciùmunère du Mulin de Scarpion”. La
struttura, attualmente, ospita diverse attività commerciali.
Scorpione Chimney and "D'Onofrio" elementary school
A few hundred meters away from Piazza De Gasperi, in the first
stretch of Via Lanzillotti, are located the primary school "F.
D'Onofrio" and the Chimney of Scorpione, both subject to the
landscape contraint by the Superintendence for Architectural
Heritage and the Landscape of Basilicata. The school building
dating from the 1930s, a clear example of rationalist architecture, is
distinguished by an austere façade of bricks and concrete. The
structure has a square plan on two levels with a large courtyard in
the middle. The Scorpion’s chimney was built in 1886 and is
considered the first industry of the city. It takes its name from the
founder, belonging to an illustrious family of Ferrandina. Initially,
the complex had an "L" -shaped plant, it was divided into different
rooms that housed the filandre, an oil mill and a mill, fed by a
thermoelectric plant. From this complex of brick and stone buildings
a tall chimney of about 27 meters stands, it is the so-called
"Ciùmunère du Mulin de Scarpion". The structure currently hosts
various commercial activities.
90
Interno, Chiesa dei Cappuccini. © Cirigliano
91
Chiesa dei Cappuccini
La chiesa dei Cappuccini, terminata nel 1652, è adiacente
all’omonimo convento. L’edificio si compone di una navata centrale
con volta a botte
ribassata
con
costoloni e lunette,
e di una navatella
laterale costituita
da cinque cappelle
laterali voltate a
botte o crociera.
Sopra un’austera
facciata centrale è
posizionato
un
Convento e Chiesa dei Cappuccini. © Cirigliano
campanile a vela.
L’interno della chiesa mantiene l’antica impostazione settecentesca
architettonica di gusto barocco. Le pareti sono animate da intrecci di
stucchi bianchi che incorniciano i riquadri dei dipinti. Sopra
l’ingresso, su una struttura in legno su cui si aggancia l’originale
volta ribassata in cannucciato, è posizionato l’organo. Sulla parete di
fondo del presbiterio è presente una volta a padiglione con stucchi
dell’Oliva, con il riquadro centrale occupato dalla scena del
sacrificio di Abramo. All’interno della Chiesa si possono ammirare
92
anche due tele di
Pietro Antonio Ferro
“l’Immacolata
con
due donatori” e “la
Madonna
con
Bambino che dà le
chiavi a S. Pietro e la
croce a S. Francesco”.
Altare, Chiesa dei Cappuccini. © Cirigliano
Church of the Capuchins Friars
The Capuchin church is adjacent to the convent of the same name.
The building is made up of a central nave with a lowered barrel
vaulted ceiling with ribs and lunettes, and a side aisle made up of
five side chapels facing a stroke or cruise. Above an austere central
façade there is a bell gable. The interior of the church maintains the
ancient architectural eighteenth-century setting in Baroque style.
The walls are enlivened by intertwining white stuccos that frame the
panels of the paintings. Above the entrance, on a wooden structure
on which the original vault is hung in a straw, the organ is
positioned. On the back wall of the presbytery there is a pavilion
vault with stuccos from the Oliva, with the central panel occupied by
the scene of the sacrifice of Abraham.
93
Convento dei Cappuccini. © Cirigliano
94
Convento dei Cappuccini
L’arrivo dei frati Francescani Cappuccini a Ferrandina si data al
1566, data in cui ebbe anche inizio la costruzione del convento. Dopo
un cinquantennio, a causa dell’insalubrità del luogo scelto, i frati
decisero di costruirne uno nuovo, l’attuale, su una collina distante
dal centro storico. A partire dal 1615, piantata una croce in pietra
ancora presente e visibile a pochi metri dalla Chiesa, iniziò la
costruzione del complesso, che terminò nel 1652. Risparmiato dalle
leggi soppressive del 1809, venne chiuso nel 1866 e subì
l’incameramento dei beni nel demanio dello Stato. Successivamente,
il convento divenne stazione di monta e macello pubblico. Dal 1930
ospita l’orfanotrofio di S. Antonio, retto dalle suore del Sacro
Costato. Il complesso presenta una pianta quadrangolare su due
livelli. I fronti laterali ovest ed est conservano tuttora le antiche
caratteristiche architettoniche originali. Attraverso un ingresso con
doppio arco si arriva in un corridoio con volte a crociere che
costituiva uno dei bracci del passaggio che correva lungo il perimetro
del chiostro. Al centro è presente un pozzo; ai lati del cortile interno
si possono ancora leggere le arcate attualmente tamponate del
portico perimetrale.
95
Convent of the Capuchin Friars
The arrival of the Capuchin Franciscan friars in Ferrandina dates
back to 1566, when started the convent construction. After fifty
years, due to the unspeakability of the chosen place, the friars
decided to build a new convent, the current one, on a hill far from
the historical center. The construction of the complex started from
1615, when was planted a stone cross, still present and visible a few
meters from the Church, and ended in 1652. Saved by the
suppressive laws of 1809, it was closed in 1866 and suffered the
forfeiture of assets in the state property. Subsequently, the convent
became a mountain station and public slaughterhouse. From 1930 it
houses the orphanage of St. Anthony, supported by the nuns of the
Holy Convent. The complex has a quadrangular plan set on two
levels. The west and east front sides still retain the original
architectural features. Through a double arched entrance we arrive
in a corridor with cross vaults which was one of the arms of the
passage that ran along the perimeter of the cloister. At the center
there is a well; on the sides of the internal courtyard you can still
read the currently buffered arcades of the perimeter portico.
96
Chiostro del Convento di San Domenico. © Autore
97
Convento di San Domenico
Il complesso monumentale
del Convento di San
Domenico fu eretto tra il
1721 e il 1753 e abitato dai
Domenicani fino alla
soppressione napoleonica
del 1809. La complessa
struttura,
maestosa
e
severa,
si
erge
dal
tessuto
Facciata ovest, Convento di San Domenico.
© Autore
urbano otto-novecentesco
circostante. Il convento, impostato su tre livelli, conserva l’antico
impianto con i corpi di fabbrica eretti attorno ad un quadriportico
centrale. Nato in funzione dei Padri Domenicani, il complesso era
diviso in ambienti funzionali che ospitavano cantine, stalle, cisterne,
mense, cucine, magazzini ed un mulino. Il chiostro, con al centro un
pozzo collegato ad una grande cisterna, è circondato da imponenti
pilastri in pietra sui quali si basano le arcate e le volte a crociera
costruite in mattoncini. Le cellette dei frati e i locali di preghiera e di
riunione, che conservano tutt’ora alcuni affreschi realizzati tra la fine
del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, si affacciano sul
quadriportico, sul Corso e su Calata San Domenico. Nel corso degli
anni, dopo l’abbandono dell’ordine ecclesiastico, l’intero complesso
98
ha cambiato funzionalità, ospitando la caserma dei Carabinieri e il
carcere. Attualmente è sede del Liceo Scientifico del paese, della
biblioteca comunale, del museo multimediale (in corso di
completamento) e di diverse associazioni culturali. Durante il
periodo estivo il chiostro ospita eventi e spettacoli.
Convent of Saint Dominic
The monumental complex of the Convent of Saint Dominic was
erected between 1721 and 1753 and inhabited by the Dominicans
until the Napoleonic suppression of 1809. The complex structure,
majestic and severe, rises from the surrounding eight-twentiethcentury urban fabric. The convent, set on three levels, preserves the
ancient system with the buildings erected around a central
quadriportico. Born as a function of the Dominican Fathers, the
complex was divided into functional environments that housed
cellars, cisterns, canteens, kitchens, warehouses and a mill. The
cloister, with a central well connected to a large cistern, is
surrounded by imposing stone pillars on which are based arches and
cross vaults built in bricks. The cellars of the friars and the rooms
for prayer and assembly, which still retain some frescoes made
between the late eighteenth and early nineteenth centuries, overlook
the quadriportico, on the Corso and on Calata San Domenico. Over
the years, after the abandonment of the ecclesiastical order, the
entire complex has changed functionality, hosting the Carabinieri
barracks and the prison. It is currently home to the scientific high
school of the city, the municipal library, the multimedia museum (in
the course of completion) and different cultural associations. During
the summer, the cloister hosts events and shows.
99
Chiesa di San Domenico. © La Centra
100
Chiesa di San Domenico
La Chiesa di San Domenico, adiacente all’omonimo convento e
costruita ad una quota superiore rispetto ad esso, fu ultimata nel
1790. L’edificio è
sormontato da una
cupola
loricata,
diventata il simbolo del
paese e visibile anche
da decine di chilometri
da Ferrandina. La
facciata, scandita da
piatte lesene binate con
La cupola maiolicata, Chiesa di San Domenico.
© Autore
sopra delle volute in
mattoni fingenti dei capitelli, è divisa in due ordini da un cornicione
marcapiano. Sopra il monumentale ingresso si può osservare il
blasone in pietra dell’ordine dei domenicani. Presenta una pianta a
croce latina a navata unica con volta a botte. Sulla volta e sulle
murature interne sono presenti le decorazioni a stucchi realizzati
dalla Bottega del Tabacchi di Varese. Lungo le pareti della chiesa si
trovano quattro cappelloni provvisti di altari con dipinti del
conversanese Samuele Tatulli, realizzati tra il 1781 e il 1782. Tra
questi, sull'altare destro del transetto, è presente anche un'opera di
Francesco Caivano del 1649, rappresentante "Il miracolo di
101
Interno, Chiesa di San Domenico. © D’Alessandro
Sotto il piano
pavimentale della
Chiesa, si trovano
le cripte per la
sepoltura
dei
frati.
Qui
si
possono ancora
ammirare
due
pitture murarie
raffiguranti
rispettivamente la
102
Soriano". Nel presbiterio è
presente l’altare maggiore
in marmo di Carrara, opera
del napoletano Pasquale
Sebastiano, e nell’abside il
coro ligneo con, al di
sopra, un antico organo
datato al 1777 ancora
perfettamente funzionante.
All’interno si conservano
anche diverse sculture
importanti, tra queste il
Cristo Morto e Santa
Maria di Magdala, le quali
vengono
portate
in
processione nei giorni
della settimana Santa.
L’organo, Chiesa di San Domenico. © D’Alessandro
"Madonna del Carmelo" e la "Madonna del Rosario e i Santi
Domenico e Vincenzo Ferrer".
Pittura muraria rappresentante la Madonna del Carmelo tra le anime purganti, Cripta
della Chiesa di San Domenico. © La Centra
Church of Saint Dominic
The Church of Saint Dominic, adjacent to the namesake convent and
built at a height above it, was built after 1774. The building is
surmounted by a loricata dome, which has become the symbol of the
country and is visible from tens of kilometres from Ferrandina.
The façade, punctuated by flat twin pilaster strips with volutes over
the capitals, is divided into two orders by a string-course cornice.
Above the monumental entrance you can see the stone coat of arms
103
of the Dominican preachers. It has a Latin cross plan with a single
nave and a barrel vault. On the vault and along the walls there are
stucco decorations made by the Bottega del Tabacchi of Varese.
Along the internal walls of the church there are four chapels
equipped with altars with paintings by the Conversano Samuele
Tatulli, made between 1781 and 1782. Among these, on the right
altar of the transept, there is also a work by Francesco Caivano
representing "The miracle of Soriano", from 1649. In the presbytery
there is the high altar in Carrara marble (work of the Neapolitan
Pasquale Sebastiano), and in the apse the wooden choir with, above,
an ancient organ (dated 1777) still fully functional. Inside there are
also several important sculptures, including the Dead Christ and
Santa Maria di Magdala, which are carried in procession during the
days of the Holy Week. Under the floor of the church, there are the
crypts for the burial of the friars. Here, you can still admire two wall
paintings depicting respectively the "Madonna del Carmelo" and the
"Madonna del Rosario and the Saints Domenico and Vincenzo
Ferrer".
104
Via Vittorio Veneto, Rione Piana. © La Centra
105
Rione Piana
Il rione Piana rappresenta la parte più antica della città di Ferrandina.
Chiamato anche “La Cittadella” per via dell’antica origine
medievale, domina l’intera città e le vallate del Basento e del
Cavone-Salandrella. Al rione si accede da piazza Plebiscito salendo
l’elegante scalinata Marconi, chiamata una volta “Porta della
Cittadella”, e da Porta Nova o Porta San Leonardo lungo corso
Vittorio Emanuele II, rispettivamente a settentrione e a meridione
del quartiere. La Piana si estende su un asse Nord-Sud e su tre strade,
Via dei Mille, via Vittorio Veneto e Via Bellocchio (una volta
chiamata “Via dei Merli” per la merlatura della cinta muraria che
circondava la Cittadella), vie che tagliano il pianoro in tutta la sua
interezza. In questo quartiere è possibile ammirare edifici di enorme
bellezza come il convento e la chiesa di San Domenico, l’ex
monastero di Santa Chiara, sfarzosi palazzi signorili come il
monumentale palazzo D’Amato-Cantorio (ex De Leonardis), e i
sontuosi palazzi Mastromattei e Centola, appartenenti ad antiche e
nobili famiglie ferrandinesi, che si stagliano tra le tradizionali e più
modeste case dei contadini o della gente comune. In una di queste
nacque, nel 1895, Maria Barbella, la prima donna condannata alla
sedia elettrica negli Stati Uniti d’America: la condanna non fu mai
attuata grazie all’interesse di una nobildonna friuliana, Cora
Slocomb, che riuscì a riaprire il processo e a far assolvere la giovane
106
ferrandinese. Il caso “Maria Barbella” è considerato uno dei primi
esempi di battaglia civile contro la pena capitale.
Una “finestra” sul Basento in Via Bellocchio, Rione Piana. © La Centra
Piana district
The Piana district is the oldest part of the city of Ferrandina, also
called "La Cittadella" (“The Citadel”) for its ancient medieval
origins, it dominates the entire city and the valleys of Basento and
Cavone-Salandrella. The district can be reached from Piazza
Plebiscito by climbing the elegant Marconi stairway, once called
"Porta della Cittadella" (The Citadel Door”), from Porta Nova or
Porta San Leonardo along Corso Vittorio Emanuele II, respectively
a northern and southern part of the district. The Piana extends on a
107
north-south axis and on two roads, Bellocchio Street (once called
"Via dei Merli" for the crenellation of the city walls surrounding the
Citadel) and Vittorio Veneto Street, that cut entirely the plateau. In
this neighborhood it is possible to admire the buildings of enormous
beauty such as the convent of San Domenico, the former monastery
of Santa Chiara, sumptuous palaces such as the monumental
D'Amato-Cantorio palace (formerly De Leonardis), or the
sumptuous palaces Mastromattei and Centola, belonging to ancient
and noble families of Ferrandina; these buildings stand above the
traditional and more modest house of farmers or ordinary people. In
one of these, Maria Barbella was born in 1895, the first woman
condemned to the electric chair in the United States of America. She
was never condemned thanks to the Friulian noblewoman, Cora
Slocomb, who managed to reopen the process and to save the young
Ferrandinese life. The "Maria Barbella" case is considered one of
the first examples of a civil battle against capital punishment.
108
Facciata meridionale, Palazzo D’Amato Cantorio. © D’Alessandro
109
Palazzo D’Amato-Cantorio (ex De Leonardis)
Tra le antiche strutture
abitative
civili
più
monumentali di Ferrandina
rientra il palazzo d’Amato
Cantorio, di proprietà della
famiglia De Leonardis fino
al 1862, la cui origine è da
collocarsi verso la metà del
1500. L’edificio sovrasta
l’intera città di Ferrandina
e si posiziona nei pressi del
complesso del monastero
di Santa Chiara, nel rione
Piana. Al suo interno sono
presenti numerosi ambienti
raffinati e ammobiliati con
arredi di altissimo livello.
Come gli eleganti palazzi
Portale di ingresso su Via Vittorio Veneto,
Palazzo D’Amato Cantorio. © Autore
Mastromattei,
Centola,
Scorpione e Lisanti, ubicati nel centro storico di Ferrandina, con le
loro belle facciate ed i loro sontuosi portali, è testimone della
floridezza della città nell’epoca del suo massimo splendore tra
110
Cinquecento
e
Ottocento.
L’intero
complesso è quasi
interamente in mattoni,
con le facciate esterne
riccamente decorate da
capitelli, cornici e
lesene, e si articola su
tre livelli comunicanti
attraverso due sontuose
Busto in calcare posto sull’ingresso del giardino,
scalinate in marmo. Nel
Palazzo D’Amato Cantorio. © D’Alessandro
palazzo si accede
attraverso due ingressi contraddistinti da monumentali portali in
pietra lavorata, opposti tra loro, e che danno accesso rispettivamente
ai due lati corti di un cortile interno a pianta rettangolare con
pavimento mosaicato. Partendo dal piano terra troviamo il giardino,
il lavatoio, le stalle e i magazzini. Al primo e secondo piano sono
presenti le sale di rappresentanza (molte delle quali affrescate),
diverse camere da letto, una cappella privata, cucine, uno studiolo e
la galleria. In quest’ultimo ambiente, denominato anche “Stanza
degli Specchi”, è possibile ammirare alcuni dipinti di Domenico
Carella, come il “Matrimonio di Bacco e Arianna”, e uno
spettacolare ed enorme lampadario in vetro di Murano.
Palace D’Amato-Cantorio (ex De Leonardis)
Among the oldest monumental civil housing structures of Ferrandina
falls the palace of Amato-Cantorio, owned by De Leonardis family
until 1862, whose origin is to be placed in the middle of 1500. The
111
building overlooks the entire town of Ferrandina and is located near
the complex of the convent of Saint Claire, in the Piana district.
Inside there are numerous refined and furnished rooms with
furniture of highest level. Like the elegant buildings of Mastromattei,
Centola, Scorpione or Lisanti, located in the historic center of
Ferrandina, with their beautiful facades and their sumptuous
portals, it gives testimony to the prosperity of the city in the period
of its maximum splendor between the sixteenth and nineteenth
centuries. The entire complex is almost entirely in brick, with the
exterior facades richly decorated with capitals, cornices and
pilasters. It is divided into three levels adjoining through two
sumptuous marble staircases. The building is accessed through two
entrances marked by monumental portals in worked stone, opposite
each other, and giving access respectively to the two short sides of
an internal courtyard with a rectangular plan and a mosaic floor.
Starting from the ground floor we find the garden, the wash house,
the stables and the warehouses. On the first and second floor there
are the halls of representation (many of which are frescoed), several
bedrooms, a private chapel, kitchens, a study and the gallery. In this
last environment, also called "Stanza degli Specchi" (room of
mirrors), it is possible to admire some paintings by Domenico
Carella, among which the "Matrimonio di Bacco e Arianna" stands
out, and a spectacular and huge Murano glass chandelier.
112
Interno, Chiesa di Santa Chiara. © D’Alessandro
113
Chiesa di Santa Chiara
Accanto al monastero di
Santa Chiara è situata
l’omonima
chiesa,
ultimata tra il 1690 e il
1699.
L’edificio
si
compone di un’unica
navata rettangolare, priva
di abside e transetto. La
sobria facciata principale è
contraddistinta da un
portale di ingresso in pietra
leccese, sormontato da una
nicchia che custodisce la
statua in pietra calcarea di
Santa Chiara e attribuibile
a maestranze salentine.
Vicino
l’ingresso
è
Portale di ingresso, Chiesa di Santa Chiara.
© D’Alessandro
presente la cantoria, la
quale si collega ai matronei, contraddistinti da grate in ferro battuto
che impedivano alle suore di clausura di essere viste durante i vari
riti religiosi. Lungo le pareti dell’edificio si aprono gli arconi
contenenti all’interno gli altari con le rispettive nicchie. La volta
114
della chiesa è a spicchi, dipinta e decorata da numerosi stucchi a
motivo floreale. L’altare maggiore, di chiaro gusto barocco, è opera
di Antonio Paradiso da Picerno ed è stato realizzato in legno
policromo intagliato e dorato. Su di esso si staglia un grande dipinto,
di fine ‘600, di Andrea Miglionico, raffigurante il trionfo di Santa
Chiara. Altre grandi opere pittoriche contenute sono “La
Crocifissione”, realizzata da Pietro Antonio Ferro nel 1634, e
l’”Immacolata”, attribuita a Francesco Solimena. Inoltre, all’interno
della Chiesa, si possono ammirare alcune opere provenienti dall’ex
convento di San Francesco, come un crocifisso in legno databile alla
metà del Seicento, di ignoto autore calabro-siculo, e le sculture di
San Rocco e dell’Immacolata, manifattura napoletana del XVIII sec..
Altare maggiore, Chiesa di Santa Chiara. © D’Alessandro
115
Church of St. Claire
Next to the monastery of Saint Claire there is the homonymous
church, completed between 1690 and 1699. The building consists of
a single rectangular nave, with no apse and transept. The sober main
façade is distinguished by an entrance portal in Lecce’s stone,
surmounted by a niche that houses the limestone statue of St. Claire
and attributable to workers from Salento. Near the entrance there is
the choir, which is connected to women’s galleries, distinguished by
wrought iron grates that prevented the cloistered nuns from being
seen during the various religious rites. The arches containing the
altars with their respective niches open along the walls of the
building. The vault of the church is in wedges, painted and decorated
with numerous floral motifs. The high altar, of clear Baroque taste,
is the work of Antonio Paradiso da Picerno, and was made of carved
and gilded polychrome wood. On it stands a large painting, of the
late '600, by Andrea Miglionico, depicting the triumph of St. Claire.
Other great pictorial works present are "The Crucifixion", realized
by Pietro Antonio Ferro in 1634, and the "Immacolata", attributed
to Francesco Solimena. Furthermore, inside the Church, you can
admire some works from the former convent of San Francesco, like
a wooden crucifix dating from the mid-seventeenth century, by an
unknown Calabrian-Sicilian author, and the sculptures of San Rocco
and the Immaculate Conception, 18th century Neapolitan
manufacture.
116
Monastero di Santa Chiara. © Cirigliano
117
Monastero di Santa Chiara
Nel rione Piana, lungo Via dei Mille, si staglia imponente il
monastero di Santa Chiara, eretto molto probabilmente sui resti di
una precedente struttura difensiva. I lavori di costruzione iniziarono
nel 1610 e durarono un quarantennio. La struttura ospitò fino al
1867, anno in cui il monastero
subì la soppressione e
l’incameramento dei beni allo
Stato, le suore con voto di
clausura. La maggior parte
delle clarisse apparteneva alle
più ricche e nobili famiglie
della città e dei paesi limitrofi.
Il complesso è strutturato su
due livelli impostati su un
cortile interno a pianta
rettangolare. Al primo piano
erano presenti le celle
affaccianti su un ballatoio
interno
prospiciente
al
chiostro, mentre lungo il
Torre e portone di ingresso, Monastero di
Santa Chiara. © Autore
perimetro esterno si colloca
un corridoio di servizio. Da piazza Plebiscito è possibile notare una
118
fuga di piccole arcate con diaframma in ferro battuto; tale espediente
permetteva alle suore di non essere riconosciute da lontano ma di
poter osservare la vita che si svolgeva quotidianamente in uno dei
centri nevralgici della città. Adiacente al monastero è ubicata una
torre di avvistamento a pianta quadrata, memoria delle fortificazioni
che cingevano un tempo il centro urbano. Dalla sua sommità si
domina un’areale enorme che arriva fino alla costa ionica.
Attualmente il monastero ospita al piano terra l’asilo nido e al primo
piano il museo comunale “Civiltà Contadina e Mestieri Antichi” e
un’ala destinata ad eventi e spettacoli.
Chiostro, Monastero di Santa Chiara. © La Centra
119
Monastery of St. Claire
In the Piana district, along Via dei Mille, stands the imposing
monastery of St. Claire, probably erected on the remains of a
previous defensive structure. Construction works began in 1610 and
were completed more than forty years after laying the first stone. The
structure was occupied until 1867, when the monastery suffered the
suppression and the forfeiture of assets to the State, by the nuns with
a cloistered vote. Most of the Clarisse belonged to the richest and
noblest families of the city and neighbouring villages. The complex
is structured on two levels, set on an internal courtyard with a
rectangular plan. On the first floor there were the facing cells on an
internal walkway facing the cloister, while along the outer perimeter
there is a service corridor. From Piazza Plebiscito you can see an
escape of small arches with a wrought iron diaphragm. This
expedient allowed nuns not to be recognized from afar but to observe
the life that took place every day in one of the nerve centers of the
city. Adjacent to the monastery, there is a square-shaped
watchtower, a reminder of the fortifications that once surrounded
the city center. From its summit, it dominates a huge range that
reaches the Ionian coast. Currently, the monastery houses a nursery
school on the ground floor, while at the first floor the municipal
museum "Civiltà Contadina e Mestieri Antichi" and a space for
events and shows.
120
Il calzolaio, museo comunale “Civiltà Contadina e Mestieri Antichi”. © Cirigliano
121
Museo comunale “Civiltà Contadina e Mestieri
Antichi”
Il museo comunale “Civiltà
Contadina
e
Mestieri
Antichi” di Ferrandina è
ubicato al primo piano del
monastero di Santa Chiara.
Frutto di una donazione da
parte di un gruppo di cittadini
privati
di
Ferrandina,
Il barbiere, museo comunale “Civiltà Contadina presenta
un’articolata e
e Mestieri Antichi”. © Cirigliano
variegata raccolta museale,
dislocata in circa sette sale espositive. Negli anni sono stati raccolti
e restaurati numerosissimi
oggetti, ai quali tutt’oggi
continuano ad aggiungersene
altri,
con
l’intento
di
conservare e preservare la
memoria e la cultura ruraleagricola di Ferrandina. Il
Museo offre ai visitatori la Gli attrezzi del falegname, museo comunale
“Civiltà Contadina e Mestieri Antichi”.
possibilità di un prezioso
© Cirigliano
viaggio nella memoria. Sono
122
esposti strumenti di lavoro di altri tempi di pastori, contadini,
artigiani e massaie. Nelle varie sale vengono rievocati i lavori della
campagna, della coltura della vite e dell’olivo, dell’allevamento e
della pastorizia, l’ambiente domestico con oggetti di vita familiare,
gli attrezzi e i manufatti di antichi mestieri come il taglialegna, il
fabbro, il calzolaio e alcune statue religiose tipiche della cultura
ferrandinese come i Ciri. L’ingresso al museo è gratuito.
Municipal Museum "Rural Civilization and Ancient Crafts"
The municipal museum "Civiltà Contadina e Mestieri Antichi" of
Ferrandina is located on the first floor of the monastery of St. Claire.
This donation by a group of private citizens of Ferrandina, presents
an articulated and varied museum collection, located in about seven
exhibition halls. Over the years many objects have been collected
and restored, to which others continue to be added, with the aim of
preserving and preserving the memory and the rural-agricultural
culture of Ferrandina. The museum offers visitors the possibility of
a precious journey into memory. Ancient work tools of shepherds,
peasants, craftsmen and housewives are exhibited. In the various
rooms are re-evoked the work of the countryside, of the cultivation
of the vine and of the olive tree, of breeding and pastoralism, the
domestic environment with objects of family life, tools and artifacts
of ancient crafts such as the woodcutter, the blacksmith, the
shoemaker and some religious statues typical of the Ferrandina
culture like the Ciri. Entrance to the Museum is free.
123
Chiesa dell’Addolorata. © Autore
124
Chiesa dell’Addolorata
Tra Piazza Plebiscito e il
monumentale
portico
lungo
corso
Vittorio
Emanuele è ubicata la
Chiesa dell’Addolorata. Il
nucleo originario risale alla
seconda metà del XVII
secolo e ospitava la
Congrega dei Nobili.
L'iniziale denominazione
era “Santa Maria dei Sette
Dolori” e dal 1794 è
intitolata all’Addolorata.
La Chiesa, preceduta da un
sagrato cui si accede
attraverso una scalinata
Chiesa dell’Addolorata. © Autore
semicircolare di mattoni,
presenta la facciata inquadrata da forti lesene aggettanti; nel registro
inferiore è ubicato un portale d’ingresso in pietra con un’iscrizione
riportante la data 1804, anno in cui finirono i lavori di restauro della
Chiesa. L’interno si presenta ad un’unica navata coperta da volta a
botte nella quale si aprono dei lunettoni. Il presbiterio termina in
125
un’abside poligonale coperto da una calotta a spicchi. L’altare
maggiore, commissionato nel 1820 dalla signora Angela Spirito di
Ferrandina, è in stucco dipinto ad effetti marmorini, sormontato da
una nicchia in cui si conserva la venerata scultura della Madonna
titolare dell'edificio. Tra le opere ivi presenti, un pregevole
tabernacolo in legno rivestito di argento cesellato, di egregia fattura,
opera di Francesco Manzone e datato al 1740.
Church of the Addolorata
The Addolorata’s Church is located between Piazza Plebiscito and
the monumental portico along Corso Vittorio Emanuele. The
original unit dates back to the second half of the seventeenth century
and housed the Congrega dei Nobili. The initial name was "Santa
Maria dei Sette Dolori" and since 1794 it has been entitled to the
Addolorata. The Church, preceded by a churchyard which is
accessed through a semi-circular brick staircase, has a façade
framed by strong jutting pilasters; in the lower register there is a
stone entrance portal with an inscription bearing the date 1804, that
is when the restoration work of the Church ended. The interior has
a single nave covered by a barrel vault in which there are lunette
windows. The presbytery ends in a polygonal apse covered by a
segmented cap. The main altar, commissioned in 1820 by Mrs
Angela Spirito of Ferrandina, is in stucco painted with marble
effects, surmounted by a niche in which the venerated sculpture of
the Madonna, the building owner, is kept. Among the works therein,
there is a valuable wooden tabernacle covered with chiselled silver,
of exquisite workmanship, by Francesco Manzone and dated to
1740.
126
Piazza Plebiscito, vista da sotto i portici di Corso Vittorio Emanuele II. © Cirigliano
127
Piazza Plebiscito
Piazza Plebiscito. © Cirigliano
Piazza Plebiscito, chiamata in precedenza “Largo della Ducal
Corte”, è una delle piazze più grandi della Basilicata. Essa è
raggiungibile seguendo Corso Vittorio Emanuele II o attraverso
alcune piccole strade ad essa laterali. Presenta una pianta
rettangolare e occupa un’area di circa 2.000 metri quadrati. Tra il
XVI e il XVII secolo vi sorgono alcuni edifici importanti come il
Palazzo Ducale (sede dei rappresentanti del feudatario della città),
Palazzo Pirretti (già De Leonardis) e palazzo Porcellinis
128
(probabilmente abitazione del feudatario Bernardo Castriota). Sul
suo lato sud è possibile ammirare la sobria facciata della Chiesa
Madre di Santa Maria della Croce e sul lato opposto è presente una
schiera di eleganti palazzi signorili, con al di sopra il monumentale
complesso di Santa Chiara. Ad est si posiziona il palazzo Caputi
(XVIII secolo), ad ovest il Palazzo Comunale (XIX secolo) con la
torre dell’orologio. A meno di cinquanta metri da quest’ultimo è
situata la piccola ed elegante piazza Mameli. Da Piazza Plebiscito,
salendo la monumentale scalinata Marconi, posizionata lungo il lato
destro di palazzo Caputi, è possibile arrivare al quartiere Piana.
Palazzo Comunale, Piazza Plebiscito. © Cirigliano
129
Plebiscito Square
Piazza Plebiscito (Plebiscito Square), previously called "Largo
della Ducal Corte", is one of the largest squares in Basilicata. It can
be reached following Corso Vittorio Emanuele II or through some
small side streets. It has a rectangular plan and occupies an area of
about 2,000 square meters. In the sixteenth century some important
buildings was erected, such as the Palazzo Ducale (seat of the
representatives of the town's feudal lord), Palazzo Pirretti
(previously owned by De Leonardis) and Palazzo Porcellinis
(probably home of the feudal lord Bernardo Castriota). On its south
side it is possible to admire the sober façade of the Mother Church
of Santa Maria della Croce, on the opposite side there is a host of
elegant palaces, with above the monumental complex of Santa
Chiara. To the east there is the Caputi palace (18th century), to the
west the Palazzo Comunale (19th century) with the clock tower. Less
than fifty meters from here, there is the small and elegant Mameli
square. From Piazza Plebiscito, going up the monumental Marconi
stairway, located along the right side of Palazzo Caputi, you can get
to the Piana district.
130
Chiesa di Santa Maria della Croce. © D’Alessandro
131
Chiesa di Santa Maria della Croce
La più antica chiesa della città è Santa Maria della Croce, costruita
verso la fine del XV secolo, durante la fondazione di Ferrandina,
dedicata
alla
santa
patrona
del
centro
aragonese. L’edificio si
staglia
sulla
grande
piazza Plebiscito, con la
sua facciata principale in
stile romanico-pugliese
decorata da tre rosoni
posti, rispettivamente, sui
portali d’ingresso e in
corrispondenza
delle
Le cupole e la torre campanaria, Chiesa di Santa
Maria della Croce. © D’Alessandro
navate interne. L’ingresso
centrale è costituito da un elegante portale in pietra ad arco a tutto
sesto con colonne scolpite e scanalate su base parallelepipeda e con
decorazioni allegoriche. Al di sopra è possibile osservare un rilievo
dell’Adorazione della Croce. Il tetto si contraddistingue per la
presenza di dieci cupolette, cinque in corrispondenza di ogni navata
laterale, e di una cupola maggiore. A sud-ovest della chiesa si
posiziona una torre campanaria a tre ordini suddivisi da semplici
listelli, probabilmente una ex torre di avvistamento.
132
L’interno
La chiesa ha una pianta a croce latina ed è divisa in tre navate da
pilastri quadrangolari. Vicino all’ingresso si trovano due
acquasantiere in pietra databili al XVI secolo.
Interno. Chiesa di Santa Maria della Croce. © Autore
Al centro della crociera si posiziona la cupola su pennacchi decorati
con stucchi e con le rappresentazioni dei quattro dottori della Chiesa,
realizzati dalla bottega dei Tabacchi nel 1785. A metà navata sono
presenti due scarabattoli in legno realizzati dai ferrandinesi Aiello e
Rizzi, due importanti intagliatori del primo Novecento. In quello di
sinistra è presente una statua lignea raffigurante la Madonna della
Croce, del 1530, posizionata su un monumentale trono tardo
settecentesco in legno dorato con baldacchino a frange sorretto da
due angeli. In quello di destra è collocata la statua di San Rocco,
133
patrono di Ferrandina, portata in processione il 16 agosto. L’altare
maggiore, opera di
Pasquale Sebastiano e
databile al 1777, è stato
realizzato con l’ausilio
di marmi policromi e si
posiziona su tre scalini
marmorei; al centro, il
paliotto presenta un
ovale raffigurante la
La cupola su pennacchi decorati con stucchi e con le
rappresentazioni dei quattro dottori della Chiesa,
Madonna della Croce.
Chiesa di Santa Maria della Croce. © La Centra
Ai rispettivi due lati si
collocano angeli in marmo bianco sorreggenti cornucopie.
Statua di Santa Maria della Croce, Chiesa di Santa Maria della Croce. © Autore
134
Sulle
pareti
dell’abside
si
posizionano le sculture in legno di
Federico d’Aragona e di sua moglie
Isabella del Balzo, realizzate alla
metà del XVI secolo dall’artista
Altobello Persio di Montescaglioso.
Al di sotto è ubicato un coro ligneo
semicircolare in noce con due ordini
di stalli, di autore di scuola
napoletana del XVII secolo. Sugli
altari del transetto si trovano due tele
del Lanari, il “Rinvenimento della
Croce” e la “Resurrezione”.
Statua di San Rocco, Chiesa di
Santa Maria della Croce. © Autore
In fondo alla navata destra, sul lato
destro del presbiterio dal quale si
accede alla sagrestia, si colloca
un’Aquila Bicipite databile alla
prima metà del 1600, antica
custodia della stauroteca, prezioso
reliquiario in argento contenente,
secondo la leggenda, due frammenti
del Santo Legno della Croce di
Cristo.
L’aquila bicipite, Chiesa di Santa
Maria della Croce. © Autore
135
The Church of Saint Mary of the Cross
The oldest church of the city is Santa Maria della Croce (Saint Mary
of the Cross), built at the end of XV century, during the foundation
of Ferrandina, dedicated to the patron saint of the Aragonese town.
The building stands out on the large Piazza Plebiscito, with its main
façade in Romanesque-Apulian style decorated with three rosettes
placed, respectively, on the entrance portals and in correspondence
of the internal aisles. The central entrance is made up of an elegant
portal made of round arched stone with carved and fluted columns
on a parallelepiped base and with allegorical decorations. Above it
is possible to observe a relief of the Adoration of the Cross. The roof
is distinguished by the presence of ten small domes, five of them in
correspondence with each side aisle, and a major dome. South-west
of the church there is a bell tower with three orders divided by simple
strips, that probably was a watchtower.
The interior of the Church
The church has a Latin cross plan and is divided into three naves by
quadrangular pillars. Near the entrance there are two stone stoups
dating back to the 16th century. At the center of the cruise the dome
stands on plumes decorated with stuccos and representing the four
doctors of the Church, made by the Tobacco shop. In the middle of
the nave there are two wooden scarabs, made by the Ferrandinese
Aiello and Rizzi, two important carvers of the early twentieth
century. On the left there is a wooden statue of the Madonna della
Croce, dated to 1530, positioned on a monumental late eighteenthcentury throne in golden wood with fringed canopy supported by two
angels. On the right there is the statue of Saint Rocco, patron of
Ferrandina, carried in procession on August 16th. The main altar,
136
by Pasquale Sebastiano and dated to 1777, was built with the help
of polychrome marble and is positioned on three marble steps; in the
center of the decorated frontal in marble there is an oval
representing the Madonna of the Cross. On their respective sides,
angels are placed in white marble supporting two cornucopias. On
the walls of the apse there are the wooden sculptures of Federico
d'Aragona and his wife Isabella del Balzo, made at the half of the
16th century by the artist Altobello Persio of Montescaglioso. Below
there is a semi-circular walnut wooden choir, with two orders of
stalls, author of a seventeenth-century Neapolitan school. On the
altars of the transept there are two paintings by Lanari, the
"Rinvenimento della Croce" and the "Resurrezione". At the end of
the right aisle, on the right side of the presbytery which leads to the
sacristy, there is a Double-Headed Eagle, dating back to 1609,
ancient custody of the stauroteca, a precious silver reliquary
containing, according to legend, two fragments of the Holy Wood of
the Cross of Christ.
137
Cantoria lignea, Chiesa della Madonna del Carmine. © D’Alessandro
138
Chiesa della Madonna del Carmine
La Chiesa della Madonna del
Carmine, comunemente detta
“Chiesa del Purgatorio”, fu
dedicata inizialmente a Santa
Maria di Loreto, prima sede
dei
Domenicani
dopo
l’abbandono
intorno
al
secondo decennio del XVI
Chiesa della Madonna del Carmine.
secolo del convento ai piedi
© La Centra
del castello di Uggiano. La
facciata principale ricorda molto quella della chiesa di San
Domenico ad Uggiano e probabilmente ne ha ereditato anche
l’antico portale in pietra
scolpito a bugnato.
Sopra di esso si staglia
lo
stemma
della
famiglia del Balzo e il
rosone
ad
archetti
regolari. Sul prospetto
laterale destro si apre un
ingresso con portale in
Interno, Chiesa della Madonna del Carmine. © Autore
pietra decorato a rilievo.
139
Al di sopra è presente una nicchia, circondata da palmette scolpite
inserite in un cordolo di pietra, la quale contiene l’immagine
dell’Assunta. Sulla chiesa si pone un campanile a vela in pietra e
mattoni. L’edificio originario è composto da un’unica navata coperta
con volta a botte con lunettoni in corrispondenza delle finestre. Alla
fine del XVIII secolo si data la costruzione di un’ala laterale che
attualmente,
con
tompagni
e
tramezzature, funge
da
sacrestia.
All’interno
della
navata centrale è
posizionata
una
cantoria lignea con
dodici
pannelli
centinati, datata al
1693,
con
la
Dettaglio della cantoria lignea, Chiesa della Madonna del rappresentazione a
Carmine. © Autore
rilievo di Santi e
Sante, intervallati da figure grottesche e suddivise da fasce a motivi
floreali. Su di essa è posto l’organo in legno intagliato e dorato
databile alla fine del XVIII secolo di ignoto ebanista. All’interno
della chiesa si conservano due tele di pregevole fattura. La prima è
“L’apparizione della Madonna a San Giacinto”, firmato
Saponariensis 1606, la seconda è un’opera di Antonio Sarnelli
“Trinità, S. Vincenzo Ferreri e una devota”, datata al 1734.
140
The Church of Madonna del Carmine
The Church of Madonna del Carmine, commonly known as the
"Chiesa del Purgatorio” (Church of Purgatory), was initially
dedicated to St. Mary of Loreto, and was the first seat of the
Dominicans after the abandonment of the Monastery at the foot of
the castle of Uggiano. The original building consisted of a single
nave covered with barrel vault with big lunettes in line with the
windows. At the end of the eighteenth century, a lateral wing was
built, which today, with tompagni and partitions, serves as a
sacristy. The main façade is very reminiscent of that of the church of
San Dominic in Uggiano and probably has also inherited the ancient
stone portal carved in ashlar. Above it stands the coat of arms of the
Balzo family and the rose with regular arches. On the right side
elevation there is an entrance with a stone portal decorated in relief.
Above there is a niche, surrounded by carved palmettes inserted in
a stone curb, which contained the image of the Madonna Assunta.
On the church there is a bell tower made of stone and bricks. Inside
the central nave there is a wooden choir with twelve pointed panels,
dating back to 1693, with the relief representation of Saints, spaced
with grotesque figures and separated by bands with floral motifs. On
it is placed the carved and gilded wooden organ dating from the late
eighteenth century by an unknown sculptor. Inside the church there
are two paintings of exquisite workmanship. The first is "The
apparition of Our Lady to San Giacinto", signed Saponariensis
1606, the second is a work by Antonio Sarnelli "Trinity, St. Vincent
Ferreri and a devotee", dated 1734.
141
Chiesa di San Francesco. © Autore
142
Chiesa di San Francesco
La Chiesa di San Francesco d’Assisi
venne
fondata
nel
1614,
contemporaneamente al convento.
L’edificio era composto da un’unica
navata fino al 1769, anno in cui fu
ampliato con la costruzione di una
navatella a sinistra, di chiaro stile
barocco, divisa in campate con volte
a crociera e con portale di accesso in
pietra. In base alle indagini per i
restauri avvenuti pochi anni fa, la
Chiesa originaria aveva le pareti
coperte di affreschi, realizzati
probabilmente dalla bottega di
Cappellone laterale, Chiesa di San
Francesco. © D’Alessandro
Pietro Antonio Ferro. Inoltre,
durante le fasi di recupero del bene, sul primo altare a destra nella
navata maggiore, furono rinvenute diverse sepolture tra cui quella
della nobildonna Maddalena Ridola, tompagnate da un muro in
mattoni intonacato riportante un sonetto dedicato alla defunta dal
marito (attualmente è visibile alle spalle dell’altare maggiore). Nei
primi decenni del Settecento i lavori di ridefinizione dell’interno
portarono alla scomparsa degli affreschi a favore di una decorazione
143
a stucchi di gusto rococò. Al di sotto del piano pavimentale della
chiesa sono presenti alcuni ipogei, utilizzati come luogo di
deposizione dei defunti. Lungo la parete destra della navata centrale
è possibile osservare le fasi di un cantiere pittorico. Attualmente,
all’interno della chiesa, sconsacrata dalla soppressione, non sono
presenti suppellettili e arredi; alcuni di questi si conservano nella
chiesa di Santa Chiara.
Cappellone laterale, dettaglio degli stucchi. © D’Alessandro
The Church of Saint Francis
The Church of Saint Francis from Assisi was founded in 1614,
simultaneously with the convent. The building consisted of a single
144
nave until 1769, when it was enlarged with the construction of a lefthand side nave, clearly in baroque style, divided into spans with
cross vaults and with stone access portal. According to
investigations for the restoration that took place a few years ago, the
original Church had walls covered with frescoes, probably made by
Pietro Antonio Ferro's workshop. Moreover, during the recovery
phases of the asset, on the first altar to the right in the main nave,
several burials were found including that of the noblewoman
Maddalena Ridola, accompanied by a plastered brick wall bearing
a sonnet dedicated to the deceased by her husband (currently it is
visible behind the greater altar). In the early decades of the
eighteenth century the redefinition of the interior led to the
disappearance of frescoes in favour of a stucco decoration of rococo
taste. Below the floor of the church there are some hypogea, used as
a place of deposition of the deceaseds. Along the right wall of the
central nave, it is possible to observe the phases of a pictorial
construction site of a fresco. Currently, inside the Church,
deconsecrated by suppression, there are no items and furnishings;
some of these are kept in the church of St. Claire.
145
Convento e Chiesa di San Francesco. © D’Alessandro
146
Convento di San Francesco
I Frati Francescani Riformati si
insediarono a Ferrandina in una
cappella dedicata alla Madonna
delle Grazie nel primo decennio
del XVII secolo, nonostante la
decisa
opposizione
dei
Domenicani e dei Cappuccini. Si
spostarono, successivamente,
nei pressi della cappella della
Madonna del Carmine. La prima
pietra fu posta nel 1614 e i lavori
durarono più di un ventennio. La
costruzione, a cui collaborò
l’Università, fu agevolata anche
dai lasciti delle ricche e nobili
famiglie ferrandinesi. L’edificio
Chiostro, Convento di San Francesco.
ospitò l’Università Teologica ed
© D’Alessandro
era dotato di una ricca biblioteca
contenente diverse centinaia di manoscritti (conservati attualmente
tra Matera e Ferrandina) con testi di Teologia, Scolastica, Patristica
e Morale. Nel 1812, a causa delle leggi napoleoniche di
soppressione, venne abbandonato. Il convento, realizzato quasi
147
completamente in pietre e mattoni, presenta un cortile interno a
pianta quadrata con i lati porticati e con al centro un pozzo cisterna.
Al primo livello sono visibili diversi ambienti, i quali ospitavano un
frantoio, depositi, una focagna, la mensa, etc. Al secondo livello si
collocano i resti delle ventiquattro celle dei frati, la stanza del priore
e la biblioteca. Al di fuori del convento vi erano gli orti dei frati
recintati da un muretto in pietra e mattoni.
Convent of Saint Francis
The Franciscan Fathers Reformed settled in Ferrandina in a chapel
dedicated to Our Lady of Grace in the first decade of the seventeenth
century, despite the determined opposition of the Dominicans and
Capuchins. Subsequently, they moved to the chapel of the Madonna
del Carmine. The first stone was laid in 1614 and the works lasted
more than twenty years. The construction, to which the University
collaborated, was also supported by the legacies of the rich and
noble families of Ferrandina. The building housed the Theological
University and was equipped with a rich library containing several
hundred manuscripts (currently preserved between Matera and
Ferrandina) with texts of Theology, Scholasticism, Patristics and
Morality. In 1812, because of the Napoleonic suppression laws, it
was abandoned. The convent, built almost completely in stones and
bricks, has a square-shaped courtyard with porticoes sides and a
cistern well in the middle. At the first level are visible different
rooms, which housed a mill, stores, a focagna, the canteen, etc. On
the second level there are the remains of the twenty-four cells of the
friars, the prior's room and the library. Outside the convent there
were the kitchen gardens of the friars enclosed by a stone brick wall.
148
Interno, Cappella di Santa Maria della Consolazione. © D’Alessandro
149
Cappella di Santa Maria della Consolazione
A pochi chilometri dal
centro storico, in località
La Foresta, è ubicata la
cappella di Santa Maria
della
Consolazione,
chiamata in paese “à
Madònn d’ cheda vann”
(letteralmente
“la
Madonna
di
quella
parte”,
Cappella di Santa Maria della Consolazione.
© Autore
perché si trova dall’altro
lato del paese) o “della frittata”; il perché di quest’ultimo appellativo
è dovuto all’antica usanza di pranzare sotto gli uliveti adiacenti la
cappella il giorno della festa della Madonna (ricadente la prima
domenica del mese di Aprile): in questa occasione si consumava il
pane con la frittata, spesso di asparagi, dato il periodo. Da qui è
possibile godere dello splendido panorama del centro storico di
Ferrandina. L’impianto dell’edificio si data alla prima metà del 1500
ed è ad una sola navata; sul lato orientale si erge un campanile a vela.
La facciata a capanna della cappella conserva un portale in pietra con
stipiti modanati con architrave aggettante sorretto da due volute con
cordolo centrale. Accanto all’ingresso vi è una piccola finestra,
protetta attualmente da un vetro, la quale permetteva agli antichi
150
viandanti e ai contadini di affacciarsi, senza entrare, e rendere
omaggio alla Madonna. Oltre ai resti di alcuni affreschi, all’interno
è presente una delle prime opere del pittore Pietro Antonio Ferro,
una “Madonna col Bambino tra i SS. Andrea e Michele”, e una tela
del figlio Carlo “Assunzione della Vergine e S. Carlo Borromeo”.
Chapel of Saint Mary of Consolation
A few kilometers from the historical center, in the countryside of La
Foresta, is located the chapel of Santa Maria della Consolazione
(Chapel of Saint Mary of Consolation), called in the city "à Madònn
d 'cheda vann" (literally "the Madonna of that part", because it is on
the other side of the country) or also called "of the omelette"; the
reason for this last name is due to the ancient custom of dining under
the olive groves adjacent to the church on the day of the feast of the
Madonna (the first Sunday of April): on this occasion the bread was
consumed with the omelette, often with asparagus, given the period.
From here it is possible to enjoy the splendid panorama of the
historical center of Ferrandina. The church's layout dates back to
the first half of the 1500s and has a single nave; on the eastern side
there is a bell gable. The gabled façade of the chapel preserves a
stone portal with molded jambs with protruding lintel supported by
two volutes with central curb. Next to the entrance there is a small
window, currently protected by a glass, which allowed the ancient
travelers and peasants to look out and pay homage to the Madonna.
In addition to the remains of some frescoes, inside there is one of the
first works of the painter Pietro Antonio Ferro, the "Madonna and
Child among the Saints Andrea and Michele", and a painting by his
son Carlo "Assumption of the Virgin and St. Charles Borromeo".
151
Panorama della vallata del fiume Gruso-Salandrella dal Monte Calvario. © Lategana
152
Monte Calvario
A poche centinaia di metri a sud dalla cappella di Santa Maria della
Consolazione, percorrendo un tratturo, si raggiunge località Monte
Calvario. Su questa piccola altura sono presenti tre croci in ferro e
una piccola cappella dedicata a San Michele Arcangelo. Da qui è
possibile ammirare ad oriente l’intera skyline della città di
Ferrandina e ad occidente la valle del Cavone-Salandrella.
Le tre croci posizionate sul Monte Calvario. © D’Alessandro
153
Mount Calvary
A few hundred meters southward from the chapel of Santa Maria
della Consolazione, along a cattle track, you can reach Monte
Calvario (Mount Calvary). On this small hill there are three iron
crosses and a small chapel dedicated to St. Michael the Archangel.
From here it is possible to admire the whole city skyline of
Ferrandina to the east and the Cavone-Salandrella valley to the
west.
Panoramica notturna del centro storico dal Monte Calvario. © D’Alessandro
154
Cappella della Madonna dei Mali. © La Centra
155
Cappella della Madonna dei Mali
A poche centinaia di metri dal monumentale lavatoio di San
Damiano, in località Costa del Canneto, vi è una delle più belle
chiese rurali della Basilicata: la cappella della Madonna dei Mali.
Ubicata in un oliveto e in una zona ricca d’acqua presenta un
impianto originario databile alla metà del Cinquecento.
Interno, Cappella della Madonna dei Mali. © La Centra
156
La chiesetta è costituita da
un’unica navata, priva di
abside, con volta a botte
unghiata e con le pareti
scandite da arcate suddivise da
robusti pilastri. Sull’architrave
della facciata si legge “mala
nostra pellit, bona cuncta
poscit”
(traducibile
con
Presentazione di Gesù al Tempio (Pietro
Antonio Ferro), Cappella della Madonna dei
“allontana i nostri mali, chiede
Mali. © La Centra
tutti i beni”). All’interno è
presente un ciclo di affreschi opera di Pietro Antonio Ferro, realizzati
nella sua prima fase artistica. Il pittore, nativo di Ferrandina, è
considerato uno dei più
importanti
artisti
del
Seicento in Basilicata. Ai
lati della navata è presente
un ciclo unitario con sei
episodi della vita della
Vergine. A sinistra è
possibile ammirare Natività,
Presentazione al Tempio,
Annunciazione, a destra Natività (Pietro Antonio Ferro), Cappella della
Madonna dei Mali. © La Centra
Visitazione, Presentazione
di Gesù al Tempio e Assunzione della Vergine. Alcuni affreschi
presentano iscrizioni prese dal Vangelo di Luca e dalla Bibbia. Altri
dipinti dello stesso autore sono presenti sopra l’altare e sulla volta.
157
Tra questi, un affresco che ritrae la Vergine che si prende cura di un
malato con un’ampolla contenente dell’acqua benedetta, chiaro
riferimento alla dedica della cappella.
Church of the Madonna of Evils
A few hundred meters from the monumental wash-house of San
Damiano, in the countyside of Costa del Canneto, there is one of the
most beautiful rural churches in Basilicata: the Chiesa della
Madonna dei Mali (Church of the Madonna of Evils). Located in an
olive grove and in an area full of water, it has an original layout
dating back to the mid-sixteenth century. The church is made up of
a single nave, without an apse, with a barrel vaulted ceiling and with
walls punctuated by arches divided by strong pillars. On the
architrave of the façade we read "mala nostra pellit, bona cuncta
poscit" ("chase our evils, ask for all goods"). Inside there is a cycle
of frescoes by Antonio Ferro, realized in his first artistic phase. The
painter, native of Ferrandina, is considered one of the most
important artists of the seventeenth century in Basilicata. On the
sides of the nave there is a unitary cycle with six episodes of the
Virgin’s life. You can admire on the left Nativity, Presentation at the
Temple, Annunciation, on the right Visitation, Presentation of Jesus
at the Temple and Assumption of the Virgin. Some frescoes have
inscriptions taken from the Gospel of Luke and from the Bible. Other
paintings by the same author are present above the altar and on the
vault. Among these, there is a fresco depicting the Virgin who takes
care of a sick person with an ampoule containing holy water, a clear
reference to the dedication of the Church.
158
Il Castello di Uggiano. © La Centra
159
Il castello di Uggiano
L’insediamento medioevale del castello di Uggiano sorge su una
collina a circa 450 m s.l.m., a circa 4 km a nord-ovest di Ferrandina,
a controllo delle valli del torrente Vella e del fiume Salandrella.
Dalle rovine delle sue torri è tuttora possibile dominare
un’estesissima area che va dalla prospiciente costa ionica della
Basilicata ai monti a ridosso della valle dell’Agri. Le fonti scritte,
anche se molto scarne e rare, ci permettono di datare il castello prima
del 1029, di conoscere alcuni episodi come la ritirata nelle mura del
castello di Uggiano di Roberto il Guiscardo nel 1068 e di apprendere
il nome dei diversi proprietari del feudo che si sono succeduti
dall’età normanna alla fine del XV secolo, periodo in cui venne
probabilmente abbandonato. Alle falde della collina del castello si
collocano i ruderi della chiesa di San Domenico, e a ovest, ricavata
all’interno della roccia arenaria, si ubica l’antica cappella di Santa
Maria della Stella. La struttura difensiva del castello, la cui origine
risale probabilmente all’età normanna, si articola su una pianta
poligonale irregolare, costituita da mura, alte più di 5 m e spesse
anche 2 m, e da imponenti torri collocate nei vertici del circuito
fortificato. Durante la fase angioina si ebbe un ampliamento e un
restauro dell’intero complesso ad opera di Jacopo di Stigliano e delle
sue maestranze, testimoniato da un’epigrafe situata all’ingresso del
seggio del castello di Uggiano. All’interno del circuito difensivo
160
sono presenti e ben evidenti i resti di diversi edifici civili, religiosi e
militari mentre al di fuori di esso, sulle pendici, sembra scorgersi
l’abitato urbano. Sul piano del castello si registra la presenza di
alcuni pozzi e l’esistenza di diversi ambienti sotterranei come
cisterne e cantine. Attualmente il sito, mai stato oggetto di scavi
archeologici, versa in stato di rudere.
Ingresso del Seggio, Castello di Uggiano. © Autore
The Castle of Uggiano
The medieval settlement of the castle of Uggiano stands on a hill
about 450 m s.l.m., about 4 km north-west of Ferrandina, as in
control of the valleys of the Vella torrent and of the Salandrella river.
From the ruins of its towers it is still possible to dominate a very
wide area that goes from the Ionic coast of Basilicata up to the
161
mountains near the Agri valley. The written sources, even if very
sparse and rare, allow us to date the castle before 1029, to know
some episodes such as the retreat in the walls of the castle of
Uggiano by Roberto il Guiscardo in 1068, and to learn the name of
the different owners of the fief which came in succession from the
Norman age until the end of the fifteenth century, when it was
probably abandoned. At the foot of the hill of the castle, there are
the ruins of the church of San Domenico and to the west, carved into
the sandstone, the ancient chapel of Santa Maria della Stella. The
defensive structure of the castle, whose origin probably dates back
to the Norman age, is based on an irregular polygonal plant, made
up of walls, more than 5 m high and even 2 m thick, and by imposing
towers located at the top of the fortified circuit. In the Angevin period
there was an expansion and a restoration of the entire complex by
Jacopo di Stigliano and its workers, also testified by an epigraph
located at the entrance of the castle of Uggiano. Inside the defensive
circuit the remains of various civil and military buildings are present
and clearly visible, while outside, on the slopes, it seems to see the
urban settlement. On the level of the castle, there is the presence of
several wells and the existence of various underground
environments such as cisterns and cellars. Currently the site, that is
never been subject to archaeological excavations, is in ruins.
162
Cappella di Santa Maria della Stella…sotto le stelle. © Lategana
163
Cappella di Santa Maria della Stella
A poche centinaia di metri a nord del castello di Uggiano, a ridosso
di località Farnetto, si trova la cappella di Santa Maria della Stella.
Cappella di Santa Maria della Stella. © La Centra
Questa chiesetta rupestre si posiziona su dei burroni calanchivi del
torrente Vella ed è di probabile origine bizantina.
Dietro la facciata, postuma all’impianto originario dell’edificio, è
possibile osservare un’antica cappella costruita nella roccia.
All’interno, sono contenuti i resti di un affresco rappresentante una
164
vergine con bambino di autore ignoto, databile al XIV secolo. Gli
ultimi due restauri risalgono alle prime decadi del secolo scorso. La
cappella di Santa Maria della Stella è raggiungibile attraverso una
stradina di terra, percorribile solo a piedi, ubicata a ridosso delle
pendici settentrionali della collina del castello di Uggiano.
Chapel of Saint Mary of the Star
A few hundred meters northway from the castle of Uggiano, near the
countryside of Farnetto, there is the chapel of Santa Maria della
Stella (Saint Mary of the Star). This rock church is positioned on the
ravines of the creek Vella and is probably of Byzantine origin.
Behind the façade, posthumous to the original church structure, it is
possible to see an ancient chapel built into the rock. Inside, there are
the remains of a fresco depicting a virgin with a child by an unknown
artist, datable to the fourteenth century. The last two Church
restorations date back to the first decades of the last century. The
chapel of Santa Maria della Stella can be reached through a dirt
road, viable only on foot, on the northern slopes of the hill of the
castle of Uggiano.
165
Area attrezzata Baden Powell. © Enzo Garaguso
166
Area attrezzata Baden Powell
A circa 9 km a nord dal centro di Ferrandina, in contrada Fonnoni, è
situato il parco “Baden Powell”, il quale prende il nome dal
fondatore del movimento “Scout” nel 1907. Inaugurata il 12
settembre 2015, l’area
attrezzata dispone di
un ampio parcheggio e
di tavoli e panchine per
pic-nic.
Il
parco,
immerso nel verde di
alberi secolari, ricade
in un punto di snodo
Mucche podoliche al pascolo. © D’Alessandro
della "transumanza" ed
ospita un antico abbeveratoio per le greggi.
Baden Powell equipped area
About 9 km north from the center of Ferrandina, in the Fonnoni
countryside, There is the park "Baden Powell", which takes its name
from the founder of the "Scout" movement in 1907. Inaugurated on
12 September 2015, the equipped area has ample parking and tables
and benches for picnics. The park, immersed in the green of ancient
trees, falls into a hub of the "transhumance" and houses an ancient
drinking trough for the flocks.
167
Il bosco innevato. © La Centra
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Bosco di Ferrandina
Tra Ferrandina e Salandra è presente un bosco di notevole estensione
e di affascinante bellezza. La natura è ancora incontaminata, ricca di
flora e fauna. Qui vivono volpi, cinghiali, tassi, lepri, faine, rettili,
scoiattoli e numerose specie di uccelli; talvolta è possibile avvistare
anche qualche lupo.
Il bosco visto dal drone. © Autore
169
All'interno del bosco vi sono diverse specie di piante e alberi, come
l'acero, l'orniello, il pino d'Aleppo, la rosa canina, l'agrifoglio, e
piante di sottobosco quali il mirto, il lentisco, il pungitopo e il
biancospino. Un luogo assolutamente perfetto per rigenerarsi ed
allontanare lo stress, ideale per lunghe passeggiate immersi nella
natura incontaminata.
Wood of Ferrandina
Between Ferrandina and Salandra there is a wood of considerable
extension and undoubted beauty. Nature is still unspoiled, rich in
flora and fauna. Here live foxes, wild boars, badgers, hares,
martens, reptiles, squirrels and numerous species of birds;
sometimes some wolves can also be spotted. Inside the forest there
are several species of plants and trees, such as maple, flowering ash,
Aleppo pine, dog rose, holly, and undergrowth plants such as myrtle,
lentisk, butcher's broom and the hawthorn. An absolutely perfect
place to regenerate and remove stress, ideal for long walks
surrounded by unspoiled nature.
170
Bibliografia essenziale - Essential bibliography
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Personaggi, luoghi e fatti della memoria ferrandinese, Matera
2011
Luciano Santoro (a cura di F. Canestrini), Castelli, mura e torri
della Basilicata, Napoli, 2014, pp. 512-516
173
L’AUTORE
Antonio Pecci, classe 1989, è un archeologo lucano, dottorando
presso l’Università degli Studi della Basilicata – DiSU.
Nel suo curriculum si annoverano collaborazioni in progetti di
ricerca in Italia e all’estero, partecipazioni come relatore a
convegni di studio e numerose pubblicazioni scientifiche.
Tra i suoi principali interessi di ricerca, il mondo italico,
l’archeologia dei paesaggi, l’archeologia aerea, e la
valorizzazione e comunicazione del patrimonio culturale.
Questo volume è un omaggio dell’autore alla sua città.
LA CITTÁ
Ferrandina, città fondata da Federico d’Aragona verso la fine
del XV secolo, è un chiaro esempio di urbanistica
rinascimentale. Il suo impianto urbano è popolato da
monumentali palazzi nobiliari e imponenti complessi
monastici e religiosi che si stagliano tra tipiche abitazioni
dell’edilizia minore.
All’interno del territorio sono presenti castelli medievali,
masserie fortificate, casini e cappelle extramoenia di indubbia
bellezza e testimoni secolari di una vita rurale che ha da
sempre contraddistinto l’antico centro aragonese e costituito
la base della sua economia. Ferrandina, rinomata per la
qualità dell’olio extravergine prodotto e per le tipiche olive
infornate, eredita le sue tipicità dalla millenaria coltivazione
delle olive (principalmente cultivar majatica), testimoniata dai
resti di un antico frantoio di epoca lucana (IV sec. a.C.) e da
due alberi d’olivo bimillenari.
Il volume offre al visitatore le principali informazioni di
carattere storico-culturale relative alla città di Ferrandina e si
presta ad accompagnarlo tra le strade, i monumenti e i
paesaggi antropici e naturali del suo territorio.
Test o i n l i ngua I t a l i a na e I ngl ese