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FERRANDINA Guida alla città di Federico D'Aragona

2019

Ferrandina, città fondata da Federico d’Aragona verso la fine del XV secolo, è un chiaro esempio di urbanistica rinascimentale. Il suo impianto urbano è popolato da monumentali palazzi nobiliari e imponenti complessi monastici e religiosi che si stagliano tra tipiche abitazioni dell’edilizia minore. All’interno del territorio sono presenti castelli medievali, masserie fortificate, casini e cappelle extramoenia di indubbia bellezza e testimoni secolari di una vita rurale che ha da sempre contraddistinto l’antico centro aragonese e costituito la base della sua economia. Ferrandina, rinomata per la qualità dell’olio extravergine prodotto e per le tipiche olive infornate, eredita le sue tipicità dalla millenaria coltivazione delle olive (principalmente cultivar majatica), testimoniata dai resti di un antico frantoio di epoca lucana (IV sec. a.C.) e da due alberi d’olivo bimillenari. Il volume offre al visitatore le principali informazioni di carattere storico-culturale relative alla città di Ferrandina e si presta ad accompagnarlo tra le strade, i monumenti e i paesaggi antropici e naturali del suo territorio.

FER R A ND INA Guida alla città di Federico D’Aragona Antonio Pecci In copertina: scultura in legno di Altobello Persio (1540 circa) ritraente Federico d’Aragona su immagine panoramica della città di Ferrandina. Le foto contenute nel libro, al di fuori di quelle dell’autore, sono state gentilmente offerte da Romano D’Alessandro, Francesco La Centra, Michele Lategana, Antonio Cirigliano. La copertina è stata realizzata da Antonio Tanico su un’idea dell’autore. Vietata la riproduzione totale o parziale del volume se non dietro autorizzazione scritta dell’autore. © Tutti i diritti sono riservati. Finito di stampare nel mese di dicembre 2019 Tipografia Cav. Dott. G. C. ZACCARA tel. 0973 41300 - Lagonegro (PZ) [email protected] www.grafichezaccara.it ISBN 9-788899-520922 con il patrocinio del Comune di Ferrandina FERRANDINA Guida alla città di Federico d’Aragona Antonio Pecci INDICE Premessa p. 1 La città p. 8 Personaggi illustri p. 14 Brevi cenni storici p. 20 Tradizioni e gastronomia tipica p. 57 Ferrandina, millenaria “Città dell’Olio” e della Majatica p. 64 Proposte di percorsi turistici p. 72 Mappe p. 80 Monumenti e luoghi d’interesse culturale e paesaggistico 1. Piazza de Gasperi p. 85 2. Ciminiera Scorpione e scuola elementare “D’Onofrio” p. 88 3. Chiesa dei Cappuccini p. 91 4. Convento dei Cappuccini p. 94 5. Convento di San Domenico p. 97 6. Chiesa di San Domenico p. 100 7. Rione Piana p. 105 8. Palazzo d’Amato Cantorio p. 109 9. Chiesa di Santa Chiara p. 113 10. Monastero di Santa Chiara p. 117 11. Museo Comunale “Civiltà Contadina e Mestieri Antichi” p. 121 12. Chiesa dell’Addolorata p. 124 13. Piazza Plebiscito p. 127 14. Chiesa di Santa Maria della Croce p. 131 15. Chiesa della Madonna del Carmine p. 138 16. Chiesa di San Francesco p. 142 17. Convento di San Francesco p. 146 18. Cappella di Santa Maria della Consolazione p. 149 19. Monte Calvario p. 152 20. Cappella della Madonna dei Mali p. 155 21. Il Castello di Uggiano p. 159 22. Cappella di Santa Maria della Stella p. 163 23. Area attrezzata Baden Powell p. 166 24. Bosco di Ferrandina p. 168 Bibliografia essenziale p. 171 Raccontare la propria terra, descriverne i colori, evocarne gli odori ancestrali che sono parte della memoria, di vicoli senza tempo e senza spazio che sono in sè tempo e spazio è cosa possibile solo con il linguaggio del cuore. Un linguaggio che va oltre le nozioni, le competenze, lo studio che pure sono essenziali ma che senza lo sguardo innamorato e limpido rischierebbero di apparire parola morta. Antonio affronta questo viaggio con gli occhi di chi è legato profondamente a una Storia che è sempre e ancora non solo da scrivere ma da Raccontare. Il suo è quello sguardo limpido capace di emozionare e di far innamorare. Grazie Antonio! Gennaro Martoccia sindaco di Ferrandina “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi orizzonti ma nell’avere nuovi occhi” Il pensiero dello scrittore francese Marcel Proust racchiude in sé l’essenza di questo pregiatissimo lavoro di ricerca svolto dal dott. Antonio Pecci. Far conoscere il patrimonio culturale della nostra cittadina rappresenta il primo passo per farlo apprezzare e amare, soprattutto alle nuove generazioni, e le cose che si amano si proteggono, tutelano e rispettano…. I complessi monastici, il centro storico, le chiese, gli splendidi palazzi signorili, le bellezze rurali, sono beni che appartengono ad ogni singolo Ferrandinese, rappresentano la nostra storia e, allo stesso tempo, rivestono un ruolo chiave nelle strategie di valorizzazione e rilancio turistico della città di Federico d’Aragona. L’Amministrazione Comunale, di cui faccio parte, è stata sin da subito sensibile allo straordinario patrimonio culturale ferrandinese, firmando convenzioni di collaborazione e instaurando buoni rapporti con enti pubblici come l’Università degli Studi della Basilicata e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata. Dall’importante sinergia con il polo universitario lucano nasce il progetto “Ferrandina Archeologica – FArch”, direzione scientifica prof.ssa Maria Chiara Monaco, e che vede come responsabili sul campo il dott. Antonio Pecci e il ricercatore dott. Fabio Donnici. Le missioni archeologiche sul territorio di Ferrandina (tenutesi nel Settembre 2018, tra Giugno/Luglio e Settembre 2019) hanno permesso di riaccendere la luce sullo straordinario patrimonio archeologico della città, per anni sommerso e impolverato come i tanti reperti archeologici rinvenuti durante le due campagne di scavo. Dal 2018, sono ripresi i lavori nel sito del frantoio lucano (IV sec. a.C.) di loc. Sant’Antonio Abate, un unicum in tutta la Magna Grecia dove non sono finora documentate strutture di questo tipo in età preromana, sito di capitale importanza per lo studio della produzione olearia nel Mediterraneo occidentale e per la valorizzazione del territorio e della filiera olivicola di Ferrandina. Inoltre, grazie al lavoro degli archeologi, sono avvenute nuove bellissime scoperte, come un’inedita necropoli della Tarda Età del Ferro (fine VII a.C.), di enorme interesse scientifico e che sarà al centro della missione archeologica del 2020. Questa fase di ricerca scientifica mirante alla ricostruzione del quadro storico-archeologico del territorio di Ferrandina, sarà presto fruibile grazie al progetto di completamento di una struttura museale multimediale e archeologica, ubicata all’interno del complesso monumentale di San Domenico. Nel museo sarà possibile vivere quel viaggio di “scoperta”, di cui parla lo scrittore Proust, per giungere alla conoscenza del nostro meraviglioso territorio. Alessio Giasi Delegato al Turismo PREMESSA Il volume offre al visitatore le principali informazioni di carattere storico-culturale relative alla città di Ferrandina e si presta ad accompagnarlo tra le strade, i monumenti e i paesaggi antropici e naturali del suo territorio. Esso non rappresenta uno studio esaustivo sulla città di Ferrandina, sull’archeologia del suo territorio, sulle vicende storiche ad essa legate, sulla sua evoluzione architettonica o sui tanti siti di interesse culturale; a tal proposito, infatti, si rimanda ad un più approfondito lavoro scientifico d’équipe, di futura pubblicazione, dedicato all’archeologia e alla storia del territorio tra l’epoca antica e la fine del XVI secolo, periodo in cui si può considerare terminata la fondazione della città. Dietro al concepimento di questa guida ci sono motivazioni di varia natura, non ultima tra queste, l’amore che mi lega alla città. Da archeologo e professionista operante da un po’ di anni nel campo dei beni culturali, e da cittadino amante del proprio paese, avvertivo l’assenza di un lavoro del genere; mancanza, questa, che si amplifica ulteriormente se la si considera nell’ambito dell’incoronazione di Matera a Capitale Europea della Cultura, evento epocale per la Basilicata che ha la responsabilità di segnare la rinascita di un’intera Regione e il riscatto di un popolo, quello Lucano, da anni stretto nella morsa dell’emigrazione, del ricatto, delle emergenze ambientali, dell’assenza di lavoro e della mancanza di prospettive. Questa guida diretta al visitatore - che si tratti di un turista in tour di gruppo, di un viaggiatore solitario con zaino in spalla, di una guida turistica, un tour operator, o di un qualsiasi cittadino ferrandinese che intenda conoscere meglio la propria meravigliosa città – è stata 1 scritta con la speranza che possa essere letta soprattutto dalle nuove generazioni del paese, con l’auspicio che possano innamorarsi della sua straordinaria bellezza. Ho progettato una guida breve, di rapida lettura, riportante le principali notizie e con delle schede ad hoc dedicate ai luoghi d’interesse culturale-paesaggistico e ai monumenti più importanti. Queste sono corredate di QR code rimandante alla relativa posizione geografica, consultabile tramite le APP di web mapping, che diventano un utile supporto alla visita e alla fruizione reale del bene. La guida è stata pensata anche per l’ospite straniero che non conosce la nostra lingua, ed è quindi dotata di traduzioni in inglese del testo in italiano. Ho deciso, però, di dedicare qualche pagina in più alla storia del territorio di Ferrandina, un po’ per deformazione professionale, un po’ perché non me la sentivo di ridurre a poche righe la straordinaria storia di questa città. Per le immagini di questa guida mi sono affidato anche alle splendide foto di alcuni artisti della fotografia, Romano D’Alessandro, Francesco La Centra, Michele Lategana, cittadini di Ferrandina e miei amici, autori di mostre e vincitori di premi nazionali e internazionali, e di un giovanissimo fotografo, Antonio Cirigliano, compagno di tante avventure. Ringrazio Gianfranco Coretti per la rilettura di alcune schede, Marilea Laviola per la correzione degli elaborati in inglese, Ida Campanile per la revisione dei testi e Antonio Tanico per aver realizzato la copertina. Un sentito grazie ad Alessio Giasi, per il suo costante, infaticabile e silenzioso impegno nei confronti dell’archeologia e del patrimonio di Ferrandina, ad Angelo Zizzamia, per la continua sensibilità verso le tematiche di tutela e valorizzazione dei beni culturali e rurali, al sindaco Gennaro 2 Martoccia, al vicesindaco Maria Murante, e a tutta l’Amministrazione Comunale di Ferrandina. Infine, un sincero ringraziamento alla professoressa Maria Chiara Monaco, direttrice scientifica del progetto “FArch – Ferrandina Archeologica” che stiamo portando avanti da circa due anni sul territorio di Ferrandina, per la continua fiducia e stima nei miei confronti. 3 PREMISE This book is born from the need to provide the visitor with basic information about the city and to accompany him on the streets, monuments and natural and anthropogenic landscapes of a territory with a very high historical and architectural value. It does not represent an exhaustive study on the city of Ferrandina, on the archeology of its territory, on the historical events linked to it, on its architectural evolution or on the many sites of cultural interest; in this regard, in fact, we can refer to a more in-depth scientific team work, of future publication, dedicated to the archeology and to the history of the territory between the ancient era and the XVII century, when the foundation of the city can be considered finished. Behind the conception of this guide, there are motivations of various kinds, not least among them, the love that binds me to the city. As an archaeologist and professionist working for a few years in the field of cultural heritage, and as a citizen in love with his country, I have felt the absence of such work; a lack which is further amplified if one considers it as part of the coronation of Matera to the European Capital of Culture, an epochal event for Basilicata which has the responsibility of supporting the rebirth of the entire Region and the redemption of people, the Lucans, tightened for years in the grip of emigration, blackmail, environmental emergencies, lack of work and perspectives. This guide which is addressed to the visitor - whether it's a tourist on a group tour, a solitary backpacker, a tour guide, a tour operator, or any citizen who wants to learn more about their wonderful city- it has been written with the hope to be read especially by the new 4 generations of the city, with the wish that they may fall in love with its extraordinary beauty. I have designed a guide that is supposed to be streamlined, readily readable, reporting the main information and with special schedule dedicated to places of cultural and scenic interest and to the most important monuments. These are accompanied by a QR code referring to the relative geographical position, which can be consulted through the web mapping APP, which becomes a useful support for the visit and for the real use of the asset. The guide has been also designed for the foreign guest who does not know our language; it is therefore equipped with English translations of the Italian text. However, I have decided to devote a few more pages to the history of the territory of Ferrandina, a bit for professional deformation, a bit because I could not reduce to a few lines the extraordinary history of this city. For the images of this guide I also relied on the beautiful photos of some photographic artists, Francesco La Centra, Michele Lategana, Romano D’Alessandro, citizens of Ferrandina and friends, authors of exhibitions and winners of national and international awards, and of a very young photographer, Antonio Cirigliano, companion of many adventures. I thank Gianfranco Coretti for re-reading some cards, Marilea Laviola for correcting English papers, Ida Campanile for revisioning the texts and Antonio Tanico for creating the cover. An heartfelt thanks to Alessio Giasi, for his constant, indefatigable and silent commitment to Ferrandina’s archeological heritage, to Angelo Zizzamia, for the continuous sensibility towards the themes of protection and enhancement of cultural and rural heritage, to the mayor Gennaro Martoccia, to the deputy mayor 5 Maria Murante, and to all the municipal administration of Ferrandina. Finally, a sincere thanks to Professor Maria Chiara Monaco, scientific director of the project "FArch - Ferrandina Archeologica" (which we are carrying out since two years ago in the territory of Ferrandina), for the continued trust and respect towards me. 6 Il centro storico di Ferrandina. © Lategana 7 LA CITTÀ Il comune di Ferrandina (in dialetto locale Frannéine), in provincia di Matera, si posiziona nell’area centro-orientale della Basilicata, su una collina a circa 480 m sul livello del mare e occupa un territorio di 215 kmq. Sorge sulla sponda destra del Basento e si trova nella parte centro-settentrionale della provincia di Matera; il suo territorio è attraversato dal fiume Basento e dai torrenti Salandrella, Cavone, Gruso e Vella. Il clima è caratterizzato da estati calde e afose, le precipitazioni si concentrano tra ottobre e maggio e d’inverno non mancano fenomeni di carattere nevoso o la presenza di fitte nebbie. L’unica frazione della città è Borgo Macchia, a circa 40 m s.l.m., posizionata sulla SS 407 Basentana e lontana 8 km da Ferrandina. La città dista 87 km da Potenza, 35 da Matera e 38 dalla costa di Metaponto e ha attualmente una popolazione di 8.860 abitanti (dati ISTAT 2018) chiamati “Ferrandinesi”. I paesi limitrofi sono San Mauro Forte, Salandra, Pomarico, Pisticci, Miglionico, Grottole e Craco. È dotata di una stazione ferroviaria (denominata Ferrandina-Scalo Matera) attualmente servita da Trenitalia con treni Freccia Rossa, Regionale, Intercity, e da compagnie di bus (Marozzi, Miccolis, FAL, SITA, etc.); l’aeroporto 8 più vicino è l’aeroporto internazionale di Bari “Karol Wojtyla”. Ferrandina si raggiunge percorrendo la SS 407 Basentana (uscita Ferrandina), o attraverso le Strade Provinciali Ferrandina-Stigliano e Ferrandina-Salandra. Lo stemma cittadino si compone di uno scudo con il settore superiore rosso, di una croce dorata al centro, in campo azzurro, posizionata al di sopra di tre colli dorati con al di sotto un serpente nero; sopra il blasone è presente una corona ducale. Famosa per la millenaria coltivazione delle olive (principalmente cultivar majatica) e per l’olio che viene ricavato, Ferrandina è tra i pochi paesi industrializzati della Basilicata. La sua zona industriale si colloca nella valle del Basento dove si situano aziende operanti nel campo chimico, meccanico, manifatturiero, che danno lavoro a numerosi abitanti della città e dei paesi limitrofi. Scorcio del centro storico e della Chiesa di Santa Maria della Croce. © Lategana 9 Le tipiche abitazioni del centro storico. © Lategana Il centro storico di Ferrandina, di fondazione aragonese, è un chiaro esempio di urbanistica rinascimentale basata su criteri prospettici e regolarizzazione articolata degli edifici. Esso è contrassegnato da un’omogeneità architettonica legata all’impianto urbano a terrazzamenti, organizzato per strade parallele e rettilinee, in cui si registrano delle disomogeneità urbanistiche connesse ai monumentali palazzi nobiliari (Palazzo d’Amato Cantorio, Palazzo Scorpione, Palazzo Mastromattei, Palazzo Pirretti, etc.) e agli imponenti complessi monastici e religiosi costruiti a partire dalla fine del XV secolo (Chiesa di Santa Maria della Croce, Monastero di Santa Chiara, Convento di San Domenico, etc.) che si distaccano dalla tipica abitazione (domus subtana e suprana) appartenente 10 all’edilizia minore. All’interno del territorio di Ferrandina sono presenti masserie fortificate (masseria San Nicola, Uggiano, Isca del Ponte, Trifoglio, etc.), casini (Casino Bitonto, Casino Caputi, etc.) e cappelle extra moenia (cappella della Madonna dei Mali, cappella di Santa Maria della Consolazione, etc.) di indubbia bellezza e testimoni secolari di una vita rurale che ha da sempre contraddistinto l’antico centro aragonese e costituito la base della sua economia. Dal 15 marzo 2011, Ferrandina, su concessione dell’allora presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, porta il Titolo di Città in virtù della sua importanza storica, artistica e culturale. Masseria San Benedetto. © La Centra Il territorio di Ferrandina, molto vasto e tra i più estesi dei centri della Basilicata, offre una moltitudine di paesaggi diversi che si alternano nel raggio di pochi chilometri. Ad esempio, a valle del paese, tra la 11 vallata del Basento e i corsi dei torrenti Vella e Gruso è possibile ammirare i calanchi, delle rocce argillose quasi completamente prive di vegetazione, che creano scenari naturali dall’aspetto quasi lunare. I calanchi. © La Centra A circa 5 km a nord della città, invece, è possibile passeggiare tra gli alberi di un fittissimo ed esteso bosco, il quale ospita un’importante biodiversità facilmente apprezzabile durante le escursioni. Al paesaggio naturale si affianca quello antropico e storico, rappresentato, ad esempio, dagli affascinanti ruderi del castello di Uggiano, posto a controllo di un territorio incontaminato, e urbano, caratterizzato dalle architetture cinquecentesche del centro storico della città di Ferrandina. 12 Ruderi del Castello di Uggiano. © Lategana 13 PERSONAGGI ILLUSTRI Tra i personaggi illustri e importanti a cui la città ha dato i natali negli ultimi secoli si ricordano Pietro Antonio Ferro (Ferrandina 1570 – Tricarico post 1652, pittore annoverato tra i più importanti Manieristi del Meridione); Giuseppe Venita (Ferrandina 1769 – Calvello 1822, patriota e protagonista dei moti carbonari del 1820-1821 in Basilicata); Filippo Cassola (Ferrandina 1792 – Napoli 1869, chimico, inventore e professore universitario a Busto in bronzo di Filippo Cassola. Napoli); Nicola Buonsanti © Cirigliano Lanzillotti (Ferrandina 1846 – Bergamo 1924, insigne veterinario e zootecnico, professore emerito a Vienna); Ugo Spirito (Arezzo 1896 – Roma 1979, intellettuale, filosofo e allievo di Giovanni Gentile); Francesco D’Onofrio (Ferrandina 1879 – Lecce 1958, provveditore agli studi e Medaglia d’Oro al Merito della Scuola e della Cultura); Carmine Sivilla (Ferrandina 1829-1871, avvocato e tra i protagonisti del Risorgimento in Lucania); Domenico Salvati Busto in bronzo di “Mimì” Bellocchio. (Ferrandina 1889 – New York © La Centra 14 (?), insigne architetto e progettista) Domenico Ridola (Ferrandina 1841 - Matera 1932, medico, archeologo e politico italiano); Domenico “Mimì” Bellocchio (Ferrandina 1932 – Ferrandina 1988, poeta, commediografo e intellettuale lucano); Antonio Lacava (Ferrandina 1945, maestro, “inventore” del Bibliomotocarro e Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per l’impegno profuso alla promozione del valore della cultura). Il maestro Antonio Lacava e il suo Bibliomotocarro. © La Centra 15 THE CITY The municipality of Ferrandina (in local dialect Frannéine), in the province of Matera, is located in the central-eastern area of Basilicata, on a hill about 480 m above sea level and occupies a territory of 215 sq. Km. It stands on the right bank of the Basento and is located in the central-northern part of the province of Matera; its territory is crossed by the river Basento and by the streams Salandrella, Cavone, Gruso and Vella. The climate is characterized by hot and muggy summers, the rainfalls are concentrated between October and May and in winter there is no lack of snowy phenomena or dense fog. The only hamlet of the city is Borgo Macchia, about 40 m s.l.m., located on the SS 407 Basentana and 8 km from Ferrandina. The city is 87 km from Potenza, 35 from Matera and 38 from the coast of Metaponto and currently has a population of 8,860 inhabitants (ISTAT 2018). The neighboring villages are San Mauro Forte, Salandra, Pomarico, Pisticci, Miglionico, Grottole and Craco. It is equipped with a railway station (called FerrandinaScalo Matera) currently served by Trenitalia with Freccia Rossa trains, Regionale, Intercity, and by bus companies (Marozzi, Miccolis, FAL, SITA, etc.); the nearest airport is Bari "Karol Wojtyla" international airport. Ferrandina can be reached by taking the SS 407 Basentana (Ferrandina exit), or through the Provincial Roads Ferrandina-Stigliano and Ferrandina-Salandra. The city coat of arms consists of a shield with the red upper sector, of a golden cross in the center, in a blue field, positioned above three golden hills with a black snake below; above the coat of arms there is a ducal crown. 16 Famous for the millenary cultivation of olives (mainly majatica cultivars) and for the oil that is obtained, Ferrandina is among the few industrialized villages of Basilicata. Its industrial area is located in the Basento valley where there are companies operating in the chemical, mechanical, manufacturing, sectors which give work to the inhabitants of the city and of the neighboring villages. The historic center of Ferrandina, of Aragonese foundation, is a clear example of Renaissance urbanism based on perspective criteria and articulated regularization of the buildings. It is marked by an architectural homogeneity linked to the urban terraced system, organized in parallel and straight streets, in which there are urban heterogeneities connected to the monumental noble palaces (Palazzo d'Amato Cantorio, Palazzo Scorpione, Palazzo Mastromattei, Palazzo Pirretti , etc.) and to the imposing monastic and religious complexes built from the end of the XV century (Church of Santa Maria della Croce, monastery of Santa Chiara, Convent of San Domenico, etc.) which are detached from the typical dwelling (domus subtana and suprana) belonging to the minor residential construction. Within the territory of Ferrandina there are fortified farms (masseria San Nicola, Uggiano, Isca del Ponte, Trifoglio, etc.), casini (Casino Bitonto, Casino Caputi, etc.) and extramoenia chapels (chapel of the Madonna dei Mali, Santa Maria della Consolazione, etc.) of undoubted beauty. These bear witness to the rural life characterizing the ancient Aragonese center and offering the basis of its economy. From March 15th, 2011, with the permission of the then President of the Italian Republic Giorgio Napolitano, Ferrandina brings the City Title because of its historical, artistic and cultural importance. 17 The territory of Ferrandina, very vast and among the largest of the Basilicata’s centers, offers a multitude of different landscapes alternating within a few kilometers. For example, downstream of the village, between the Basento valley and the Vella and Gruso torrent courses it is possible to admire the gullies, clayey rocks almost completely devoid of vegetation, which create natural landscapes with an almost lunar appearance. At about 5 km north of the city, instead, you can walk among the trees of a thick and extensive forest, which houses an important biodiversity easily appreciable during the excursions. The natural landscape is flanked by the anthropic and historical one, represented, for example, by the fascinating ruins of the castle of Uggiano, placed under control of an uncontaminated and urban territory, characterized by the XVI century architectures of the historic city center of Ferrandina. FAMOUS PEOPLE Among the illustrious and important figures to whom the city has given birth in the last centuries we remember Pietro Antonio Ferro (Ferrandina 1570 - Tricarico post 1652, painter counted among the most important Mannerists of the South); Giuseppe Venita (Ferrandina 1769 - Calvello 1822, patriot and protagonist of the Carbonari motions of 1820-1821 in Basilicata); Filippo Cassola (Ferrandina 1792 - Naples 1869, chemist, inventor and university professor in Naples); Nicola Buonsanti Lanzillotti (Ferrandina 1846 - Bergamo 1924, distinguished veterinarian and zootechnician, professor emeritus in Vienna); Ugo Spirito (Arezzo 1896 - Rome 18 1979, intellectual, philosopher and student of Giovanni Gentile); Francesco D'Onofrio (Ferrandina 1879 - Lecce 1958, Gold Medal of Merit of the School and Culture); Carmine Sivilla (Ferrandina 1829-1871, lawyer and among the protagonists of the Risorgimento in Lucania); Domenico Salvati (Ferrandina 1889 – New York (?), eminent architect and designer); Domenico Ridola (Ferrandina 1841 - Matera 1932, Italian doctor, archaeologist and politician); Domenico "Mimì" Bellocchio (Ferrandina 1932 - Ferrandina 2 June 1988, poet, playwright and Lucan intellectual); Antonio Lacava (Ferrandina 1945, master, "inventor" of the Bibliomotor and Commander of the Order to the Merit of the Italian Republic for its efforts to promote the value of culture). 19 BREVI CENNI STORICI L’epoca antica La più antica e importante attestazione di frequentazione umana nel territorio di Ferrandina proviene dalla collina dell’ex Croce Missionaria, attualmente piazza De Gasperi (chiamata comunemente “A’palazz”), ubicata ai margini settentrionali del centro storico della città. Qui, nel novembre del 1966, Dinu Adamesteanu e Dilthey Helmbrecht individuarono i resti di una capanna dell’Età del Ferro databile al VII secolo a.C. Olla a decorazione subgeometrica rinvenuta circa: in base all’indagine durante lo scavo del sito di Croce Missionaria, Museo Archeologico Nazionale di Metaponto. stratigrafica si è supposto si © Autore trattasse di un’abitazione a pianta circolare con base in pietra, alzato in terra cruda e tetto stramineo; nei pressi di quest’ultima furono rinvenute sei sepolture in fossa terragna con il defunto in posizione rannicchiata databili tra l’VIII e il VII secolo a.C., ascrivibili alla facies dei Chones. Molto probabilmente l’insediamento umano di Croce Missionaria della Tarda Età del Ferro fu favorito dalla sua importante posizione geografica: si tratta di un’altura collinare a controllo del Basento ad est e del Cavone-Salandrella ad ovest, ovvero di vallate fluviali su cui correvano importanti direttrici viarie, dalla costa ionica a quella tirrenica, occupate entrambe dalle poleis greche, e che 20 attraversavano la fascia appenninica lucana. Dello stesso periodo e cultura è il nucleo di tombe scoperto casualmente durante i lavori di costruzione dell’attuale caserma dei Carabinieri, a circa cento metri dall’ex collinetta Croce Missionaria. Tra le sepolture rintracciate, di particolare interesse è la n.1: si tratta di una tomba dal ricco corredo funerario, composto da una notevole quantità di oggetti in bronzo (armille, anelli, bracciali, etc.), che esprime l’elevato stato sociale, all’interno della comunità indigena, dell’individuo femminile che vi era sepolto. Un’altra tomba, coeva alle già citate sepolture, rinvenuta negli anni trenta del ‘900 in Via Pisacane, lascia presupporre che anche il quartiere Piana (denominato anche “La Cittadella”), abbia ospitato un nucleo insediativo indigeno e che i relativi pendii fossero adibiti a necropoli, secondo lo schema verificato in alcuni centri choni ed enotri rinvenuti in altre zone della Basilicata. Un’ulteriore e inedita necropoli della Tarda Età del Ferro, attualmente in corso di studio, è stata individuata dagli archeologi del progetto “Farch – Ferrandina Archeologica” (dir. scientifica Maria Chiara Monaco, responsabili sul campo dr. Antonio Pecci e dr. Fabio Donnici) in località Sant’Antonio, durante la campagna di scavo del 2019. La frequentazione umana delle colline arenarie su cui è ubicato il centro storico di Ferrandina prosegue anche in epoca arcaica, arrivando all’età ellenistica; lo si evince dagli innumerevoli ritrovamenti archeologici (Via Fanti, Via Lanzillotti, Via Fratelli Bandiera) avvenuti nel corso del secolo precedente. La maggior parte dei rinvenimenti sono relativi a gruppi di sepolture databili all’epoca lucana (metà V-III sec. a.C.); non si segnalano, per il momento, tracce archeologiche relative alla presenza di abitati. Probabilmente, ragionando per analogie e tenendo presente il 21 La tomba n.1 in corso di scavo, missione archeologica 2019 - progetto "FArch". © Autore 22 sistema insediativo urbano di epoca lucana in nuclei abitativi localizzati su alture o altipiani ai margini di ampie pianure, collegati con le maggiori direttrici di transito ricalcanti i percorsi naturali segnati dalle vallate fluviali, difesi naturalmente e con cinte murarie, è ipotizzabile collocare l’eventuale abitato nel quartiere La Piana. Questa ipotesi, seppur suggestiva, si lega alla morfologia del luogo (un altopiano a circa 500 m d’altitudine s.l.m., difeso naturalmente dai pendii scoscesi e a controllo di un areale vastissimo) e alla presenza di blocchi lapidei di forma pseudo-isodoma reimpiegati negli angoli della Chiesa di Santa Maria della Croce, ubicata a poca distanza dal quartiere, e con un probabile mason's mark (segno di cava) inciso su uno di essi. Tali blocchi richiamerebbero la presenza di una cinta muraria di epoca lucana e, di conseguenza, di un abitato (anche per via delle necropoli individuate nelle immediate vicinanze della Cittadella), sullo schema dei ben più famosi abitati fortificati di Monte Torretta di Pietragalla, Monte Croccia, Serra di Vaglio. Per adesso rimane un’ipotesi, seppur suggestiva, che potrà essere confermata da eventuali e futuri ritrovamenti. La fase lucana non è circoscritta solamente all’attuale città di Ferrandina; le indagini archeologiche condotte nel territorio circostante, infatti, seppur del tutto parziali, hanno permesso di delineare un quadro storico insediativo contraddistinto da un elevato numero di siti archeologici, a testimonianza di un territorio che doveva essere capillarmente abitato e intensamente sfruttato. Si pensi, ad esempio, al ritrovamento di un frantoio di IV secolo a.C. (afferente probabilmente ad un più grande centro di produzione agricola) rinvenuto nell’oliveto secolare nei pressi della chiesetta rurale dedicata a Sant’Antonio Abate, al santuario italico in località 23 Caporre, alla città lucana fortificata sull’altopiano di San Giovanni o a tante altre contrade che hanno restituito materiale archeologico (la Cretagna, Pizzocorvo, San Nicola, etc.). L’opificio oleario di epoca lucana rinvenuto in loc. Sant’Antonio. © Autore I reperti rinvenuti a Ferrandina e nel suo territorio, dai vasi dell’Età del Ferro alle ceramiche apulo e lucane a figure rosse, dalle armi e gli elmi alle statuette votive, sono in parte in mostra permanente al museo Archeologico Nazionale di Metaponto, e in parte conservati nei relativi magazzini. Il gran numero di siti archeologici è sicuramente legato alla morfologia e alla posizione geografica dei luoghi, ma è indubbiamente connesso anche alle importanti risorse naturali ivi 24 presenti che hanno favorito da sempre l’insediamento umano; tra queste la presenza di un bacino idrografico capillarmente diffuso su tutto il territorio: notevole, ancora adesso, è la presenza di sorgenti, di torrenti e ruscelli che confluiscono nei grandi fiumi del Basento e del Cavone-Salandrella, che dovevano essere, a detta delle fonti storiche, navigabili almeno in parte del loro corso. Altre risorse erano rappresentate dai boschi, da cui si produceva la legna per la pece, il legno per le attrezzature, le armi e gli edifici, e luoghi in cui si procacciava la cacciagione e il foraggio per gli animali domestici; ancora, l’agricoltura e l’olivicoltura (testimoniata dal già citato rinvenimento di un frantoio oleario di IV sec. a.C.), e le cave d’argilla per la ceramica e i laterizi (cotti in alcune fornaci di epoca antica rinvenute nel territorio di Ferrandina). In epoca romana, come un po’ in tutta la Basilicata, si assiste ad una trasformazione del territorio e ad una Testa femminile con polos (IVIII sec. a.C.) rinvenuta nel sito drastica riduzione dei centri abitati a archeologico del santuario favore delle ville, le quali non sono state lucano di località Caporre ancora rinvenute nell’areale di (Ferrandina), Museo Archeologico Nazionale di Ferrandina, ma di cui si suppone Metaponto. © Autore l’esistenza in base ai risultati dei survey archeologici e da collocare presso Coste dell’Abate, Piano d’Oro e Padula. Tra le cause principali che provocarono la forte concentrazione dei centri abitati vi sono, molto probabilmente, gli 25 eventi storici e le guerre che interessarono il Meridione italiano e la Lucania antica tra l’inizio del III e i primi decenni del I secolo a.C., che videro tra i protagonisti le compagini osco-sabelliche (Lucani, Bretti, Peuceti, etc.), gli Italioti, i Romani e i Punici. Lo scavo archeologico, seppur d’emergenza, e quindi rapido e parziale, di alcune strutture abitative di epoca lucana sul pianoro di San Giovanni ha confermato che l’abbandono e la distruzione del centro è da addurre ad un evento traumatico: evidenti sono le tracce di bruciato sulle strutture e il ritrovamento, da parte degli archeologi, di un tesoretto di foglie d’oro fa supporre che gli abitanti di una delle case non ebbero il tempo di recuperarlo probabilmente perché costretti alla rapida fuga. Che la causa sia relativa ad un evento bellico per il momento non è del tutto confermabile, ma è possibile affermare che la maggior parte dei siti archeologici del territorio di Ferrandina, dal centro storico a San Nicola-Fonnoni-Zeppamonte, da La Cretagna a località Caporre, non ha restituito evidenze archeologiche che superino il II sec. a.C., periodo dell’aumento dell’egemonia romana nelle terre del sud Italia. L’abitato di San Giovanni si colloca tra i centri abitativi lucani (come Serra di Vaglio, Pomarico Vecchio, Monte Croccia) che vengono abbandonati in epoca ellenistica e non più abitati, se non in epoca medievale. Questo abbandono, ripeto, deve essere ricondotto probabilmente agli eventi che videro protagonisti i grandi nomi della storia, quali Alessandro il Molosso, Pirro, Annibale, Silla e Spartaco. Ancora più scarne, se non totalmente assenti, sono le notizie e i rinvenimenti archeologici relativi al territorio di Ferrandina successivi all’età romana fino all’anno Mille. Dall’età tardo antica 26 all’età normanna si registra, infatti, un notevole gap di attestazioni archeologiche e di fonti scritte. La fondazione La prima notizia storica relativa al territorio di Ferrandina si data al 1029 ed è riportata dallo storico Lupo Protospata, il quale testimonia l’esistenza di un “castellum Obbianum”. Questo toponimo, riportato dalle successive fonti e dalla tradizione ottocentesca in varie forme (“Obelanum”, “Ogiano”, “Oblano”, etc.), è attestato in “Ruderi del Castello di Uggiano”, col quale ci si riferisce ai resti di un castrum ubicato a 4 km a nord-ovest di Ferrandina. Il Castello di Uggiano. © Autore Per anni, storici e studiosi locali hanno dibattuto su questo tema strettamente legato alla storia dell’origine della città e al mito che vede lo spostamento della popolazione del castello di Uggiano, 27 Panoramica da drone, Castello di Uggiano. © Autore 28 colpito da un devastante terremoto, nella nuova città fondata da Federico d’Aragona. A questo proposito è opportuno soffermarsi a causa della grande confusione sul tema generata dall’intrecciarsi della scarsa conoscenza storico-archeologica del territorio in epoca medievale, delle credenze e leggende popolari e della fondazione aragonese di Ferrandina. A partire dall’XI secolo varie fonti riportano notizie ed eventi relativi al castello di Uggiano, un insediamento fortificato eretto in età normanna probabilmente sui resti di strutture precedenti. Le tassazioni focatiche tra il XII e il XIV secolo ci informano di una popolazione che oscillava tra le millecinquecento e le duemila anime, distribuite, stabilmente, lungo le pendici del castello e nelle varie contrade. Di questo feudo si conoscono diversi proprietari che si susseguirono tra l’età normanna e l’età aragonese; dalle fonti apprendiamo diversi episodi legati ai più importanti protagonisti di quei secoli come Roberto il Guiscardo, Pietro Belmonte, Carlo II d’Angiò, Pirro del Balzo e Federico d’Aragona. Un’epigrafe posta su un blocco all’ingresso del seggio ci informa di un restauro avvenuto in epoca angioina e apprendiamo indirettamente, da un inventario di un notaio aragonese databile al 1489, che almeno fino a quella data il castrum era ancora vivo e nelle sue piene funzioni. Uggiano venne abbandonato probabilmente tra la fine del 1400 e l’inizio del secolo successivo, e, a giudicare dai colpi di bombarda nelle murature esterne e di alcune fratture sui muri della sala verosimilmente causate dagli arieti, è ipotizzabile che subì anche un assedio, le cui tracce sono ben visibili sul sito e in alcune foto storiche su murature e torri adesso crollate. 29 Tale evento bellico si potrebbe inquadrare nell’ambito delle guerre per il Regno di Napoli tra gli Aragonesi e i Francesi che interessarono il Meridione tra gli ultimi anni del XV e i primi del XVI. Gli eventi bellici e il richiamo della nuova città fondata da Federico d’Aragona (benefici, esenzione parziale delle tasse, etc.) spinsero gli abitanti di Uggiano a spostarsi nella nuova città di Ferrandina. Del tutto assenti sono le notizie storiche relative all’esistenza di un ipotetico insediamento medievale nell’attuale città di Ferrandina. Molto probabilmente, La porta d’accesso al Castello di Uggiano. © Autore basandoci sulla presenza di reimpieghi architettonici di epoca medievale in alcuni palazzi signorili nel quartiere La Piana, sull’analisi della facciata esterna occidentale dell’attuale transetto della Chiesa di Santa Maria della Croce, il quale rivela un aspetto strutturale dell’edificio anteriore alla fine del XV secolo, è ipotizzabile la presenza di un nucleo insediativo precedente alla fondazione aragonese, di cui ignoriamo completamente il nome. Un’indicazione sulla presenza di un antecedente abitato può derivare dall’interessante denominazione di un’antica chiesetta, ora non più visibile se non per alcuni resti 30 rintracciabili nel giardino del palazzo D’Amato-Cantorio, che le fonti del Seicento e del Settecento riportano come S. Maria Civita Troyli e Santa Maria de Civita Troyla, nominata successivamente sotto il titolo dello Spirito Santo. Tale denominazione richiamerebbe l’esistenza di un insediamento urbano, non riportato dalle fonti antecedenti alla fondazione di Ferrandina e che ha scatenato la fantasia degli studiosi dell’Ottocento con la favola della Parvula Troia, fondata qui dai sopravvissuti troiani o, addirittura, da Enea Le saettiere della cinta muraria di epoca rinascimentale inglobata nel complesso monastico stesso! A giudicare dalla del Convento di San Domenico. © Autore planimetria della chiesa, riportata all’interno di una antica e ben più generale pianta rappresentante il monastero di Santa Chiara e Palazzo D’Amato Cantorio, essa si distacca completamente dall’orientamento dell’impianto urbano cinquecentesco, il che testimonierebbe la ben più antica origine del luogo di culto, precedente alla nascita della città aragonese. La fondazione di Ferrandina da parte di Federico d’Aragona avvenne probabilmente dopo il 1487, anno della sua incoronazione con il titolo di Principe d’Altamura e del suo matrimonio con Isabella del Balzo, figlia del barone ribelle Pirro Del Balzo e proprietario del feudo di Uggiano. La prima menzione della città si data al 1491 e la si rintraccia in un documento in cui il Principe affida ad alcune maestranze la costruzione delle mura e 31 della Chiesa Madre di Ferrandina. Allo stato attuale risulta impossibile indicare una data precisa per la fondazione, possiamo però affermare che nel 1497 la città era già tale. Infatti, a quell’anno si data un documento, a firma del percettore Jacobo de Januario, registrante la tassa dell’Università con la dicitura “Ogiano nomine Ferrandina” (Uggiano nominata Ferrandina), il che significa che Ferrandina, a quella data, era già diventata il nuovo punto di riferimento amministrativo e politico al posto di Uggiano. La nascita della città di Ferrandina rientra tra le fondazioni di epoca rinascimentale, tra le quali si ricordano Acaya (Lecce), fondata da Gian Giacomo dell’Acaya, Giulianova (Teramo) eretta da Giulio Antonio Acquaviva e Rocca di Mezzo (L’Aquila), fortemente Federico D’Aragona. Scultura in legno di Altobello voluta dal cardinale Amico Agnifili. La Persio (1540 circa). © Autore fondazione di Ferrandina da parte di Federico d’Aragona si lega ad esigenze primarie legate alla produzione agricola, al popolamento e alla difesa del territorio. La nuova città, rispetto ad Uggiano, posizionato più all’interno, si pone come un vero e proprio baluardo militare, in una posizione nettamente e strategicamente migliore, a controllo di due vallate fluviali e di un areale che arriva fino alla costa ionica lucana. Inoltre, non bisogna trascurare anche lo straordinario significato 32 politico che poteva assumere la fondazione di una città regia nel feudo di uno dei maggiori protagonisti della Congiura dei Baroni, Pirro del Balzo, simbolo della potenza della famiglia aragonese. In questa ottica, la denominazione stessa della città è alquanto interessante: il nuovo centro, infatti, non portò il nome del fondatore, come avvenne per la maggior parte delle città fondate nel Rinascimento, bensì del padre, Ferrante I d’Aragona, il quale aveva soppresso e sedato la rivolta dei baroni ribelli. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, però, non è da escludere totalmente un’altra ipotesi, ovvero che la città porti, invece, il nome di Ferrandino d’Aragona (Ferdinando II d’Aragona, figlio di Alfonso II d’Aragona), re di Napoli tra il 1495 e il 1496, e da cui Federico d’Aragona aveva ereditato il Regno. In ogni caso, come già Isabella del Balzo. accennato, non si trattò di una fondazione ex Scultura in legno di novo, ma, probabilmente, della Altobello Persio (1540 circa). © Autore riqualificazione di un centro in parte già esistente. Probabilmente la nuova città nacque sull’attuale rione Piana, che diventò una vera e propria cittadella fortificata. Infatti, come si può notare ancora adesso, questo quartiere appare sopraelevato e circoscritto - si notano ancora alcuni tratti visibili delle mura, di una torre (poi inglobata dal monastero di Santa Chiara) - ed è caratterizzato da una geomorfologia che, per via delle ripide pendici, ben si presta alla difesa. Dalle foto storiche si può notare la 33 presenza della cinta muraria e, fino a pochi decenni fa, l’attuale Via Bellocchio, la quale corre trasversale lungo l’intero rione Piana, era chiamata Via dei Merli, proprio per via delle merlature ancora visibili della linea di fortificazione. Oltre al già citato documento di affidamento dei lavori di costruzione delle mura, ci dà conferma dell’esistenza delle stesse, un’epigrafe exemplata nel 1606 ab antiquo lapide datata 1494, e attualmente murata sull’edificio che ospita il Comune. Ruderi del Castello di Uggiano. © La Centra Dalla sua lettura si evince che Ferrandina fu fondata nel 1494 da Federico d’Aragona, fu dedicata al padre Ferrante e fu cinta di mura e dotata di torri. La fondazione della città non fu circoscritta al rione Piana ma coinvolse il versante orientale e meridionale a ridosso di esso, ed è proprio in queste aree che si nota la presenza di una 34 progettualità e di un’impostazione urbanistica architettonica all’avanguardia, frutto della cultura umanistica rinascimentale, basata a sua volta sullo studio dei modelli classici. Secondo schemi già confermati in Italia meridionale e per altre fondazioni rinascimentali, si andava affermando una struttura dell’insediamento per isolati rettangolari paralleli e allungati. Tale impostazione urbanistica, basata sugli studi rinascimentali dell’arte classica, richiama la ripresa della disposizione a strigas degli isolati allungati costruiti su un impianto urbano formato da strade regolari. Nel caso di Ferrandina tale approccio è ben evidente ma allo stesso tempo si differenzia da altri centri per via dell’orografia del territorio, ponendosi, quindi, non in pianura ma su un declivio fortemente digradante. I vari isolati della città di Federico sono formati da edifici posti a schiera e affacciati su vie a diverse quote, con il piano terra sulla strada inferiore e con il primo piano sulla strada superiore, con tetti a schiera a due falde, probabilmente basandosi su una concezione di città formulata da Fra’ Giocondo, di cui si conservano alcuni studi generali su tale impostazione teorica, la cui presenza è attestata alla corte aragonese di Napoli verso il 1489. Per adesso rimane un’ipotesi che potrebbe spiegare proprio il tramandarsi nella città La torre inglobata nel Convento di Santa Chiara. © D’Alessandro di Federico della tipologia urbanistica delle case a schiera con i tetti a due falde. Legata alla fondazione della città è anche l’opera di approvvigionamento idrico 35 realizzata in epoca aragonese, attraverso la costruzione di un lungo acquedotto confluente nella fontana di fosso Camarda. Di questa importante opera sono tuttora in vista alcuni pozzi, fortunatamente conservatisi, su uno dei quali è collocato lo stemma della Casa d’Aragona. Dopo la fondazione Dall’inizio del XVI secolo Ferrandina fu sotto il potere della famiglia Castriota-Scanderbeg, in quanto fu concessa dal Re Ferdinando V il Cattolico a Bernardo Castriota il 4 aprile 1505. A questa famiglia si lega uno dei simboli di Ferrandina, ovvero l’aquila bicipite, un’aquila con due teste divise fin dal collo e orientate in due direzioni tra loro opposte. L’aquila bicipite all’interno della Chiesa di Santa Maria della Croce. © Autore 36 Questo stemma fu l’emblema della casata nobiliare di origine albanese e si ritrova tuttora in diversi angoli del paese; è possibile, infatti, rintracciarla in un antico mosaico pavimentale collocato attualmente nel cortile del palazzo d’Amato-Cantorio e sotto forma di scultura in legno placcato in oro all’interno della Chiesa Madre (la quale, secondo la leggenda, contiene un pezzettino del Legno Sacro). Per tutto il Cinquecento prosegue la costruzione della nuova città di Ferrandina e l’edificazione dei primitivi complessi monastici di San Domenico (i quali si trasferiscono da Uggiano nell’attuale rione Purgatorio) e di San Francesco. Alla famiglia Castriota-Scanderbeg succede nel 1569 García Álvarez de Toledo y Osorio, esponente del Vicereame spagnolo, e la città viene amministrata dai suoi discendenti e rappresentanti fino al 1713. Al primo decennio del ‘600 risale l’inizio della costruzione di tre complessi religiosi: il monastero di Santa Chiara, probabilmente sui resti di una fortificazione nel rione Piana, il Convento di San Francesco, eretto dalla comunità francescana dei Riformati, a circa 500 m a sud della Chiesa Madre, e il nuovo convento dei Frati Minori Cappuccini Il complesso monastico di San Domenico. © Lategana nell’attuale quartiere Cappuccini. Queste monumentali architetture vengono costruite da tre ordini monastici che avevano un grande potere economico legato ai possedimenti terrieri e ai lasciti delle ricche famiglie ferrandinesi. 37 Dal ‘700 in poi la città inizia ad assumere l’aspetto attuale e ad espandersi, sempre più, verso il rione Purgatorio, Pizzo Falcone e l’attuale Via Fornaci. Per tutto il secolo si assiste, da un lato, all’affermarsi della tipologia di abitazione a domus subtana e suprana per l’edilizia minore, Chiesa di Santa Maria della Croce. © Lategana dall’altro, alla costruzione di grandi e monumentali palazzi signorili borghesi o nobiliari come Palazzo Lisanti o Palazzo Scorpione, che si distaccano dal tessuto urbano per forma e dimensione. Tali architetture edilizie sono ancora ben visibili nel centro storico di Ferrandina da piazza Plebiscito all’ultima strada a occidente (via Masaniello), un tempo limite della città, difeso probabilmente da un’ulteriore cinta muraria. In quest’epoca, come si evince dalla lettura della relazione del Gaudioso pubblicata nel 1736, Ferrandina vive 38 Una delle antiche porte di accesso alla città. © La Centra una crescita economica sostanziata dallo sfruttamento agricolopastorale di grossi latifondi, da una produzione di tipo tessile (famosa era la ferlandina o felandina, un particolare tessuto apprezzato in tutto il Regno di Napoli), fittile e olearia. A questo secolo risale la costruzione del nuovo convento di San Domenico, eretto a nord della Cittadella, a cui segue la costruzione dell’omonima chiesa sormontata dalla maestosa cupola maiolicata e divenuta uno dei simboli della città di Ferrandina. Per tutto il XVIII e fino alla metà del XIX secolo la città è interessata da uno sviluppo urbano che vede nascere nuove abitazioni in molti spazi vuoti della Cittadella e a ridosso di essa. Durante l’Ottocento si assiste alla fine dei ricchi complessi monastici, provocata principalmente dalle diverse soppressioni succedutesi negli anni, e, quindi, all’abbandono delle strutture o al cambio di destinazione d’uso. La città di Ferrandina prese parte ai moti carbonari del 18201821 e al Risorgimento Italiano. Dopo l’Unità d’Italia subì un decremento demografico durato fino alla fine dell’800, causato, principalmente, da un forte fenomeno di emigrazione Villa dei Caduti in Guerra. © Autore soprattutto verso le Americhe. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo si registrò una leggera ripresa economica, tale da aver permesso a 39 Scorcio del cannone in esposizione permanente all’interno della Villa dei Caduti. © La Centra 40 Ferrandina di essere annumerata tra i primi paesi del Sud dotati di un impianto pubblico d’illuminazione elettrica. Ai primi anni del Novecento è ascrivibile la vittoria di alcune medaglie d’argento e di bronzo all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906, tra queste, quella di alcune ditte di Ferrandina per l’altissima qualità dell’olio e di alcuni beni commercializzati, che vantano un’esportazione dei pregiati prodotti dell’olivicoltura ferrandinese, la quale raggiunge gli Stati Uniti d’America, segno, questo, di uno sviluppo economico non indifferente. Si registra, negli anni successivi, anche una ripresa edilizia che vede la costruzione della Villa Comunale, dell’edificio scolastico e la ristrutturazione di alcuni palazzi pubblici e privati. In epoca fascista, la città fu teatro di violenze squadriste che videro l’uccisione nel 1921 del sindaco e consigliere provinciale socialista Nicola Montefinese. Ventitré anni dopo, precisamente il 2 agosto 1945, ci fu una sommossa contadina per chiedere l’allontanamento dei latifondisti fascisti e l’assegnazione delle terre incolte. Nel corso degli eventi fu assassinato Vincenzo Caputi e l’ordine della città fu ristabilito dal Governo provvisorio con l’invio di diverse unità militari e con l’arrivo del ministro Scelba. Agli anni Sessanta del secolo scorso risale la scoperta del metano nel territorio di Parco Comunale “Maria Pirretti”. © Cirigliano Ferrandina e la 41 conseguente industrializzazione, che diede vita ad un vero e proprio boom economico territoriale che contribuì alla costruzione di nuovi quartieri abitativi (lontani anche diversi chilometri dal secolare nucleo urbano di Ferrandina). Tra le varie aziende che si installarono, anche la “Pozzi Ginori Spa” (dal 1963 al 1978) che fornì lavoro ad un migliaio di operai. Attualmente l’area industriale, dopo aver subito un calo tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, è in piena ripresa. Tale settore, insieme ad una rinnovata economia agricola, ad un nascente turismo legato alla Basilicata e a Matera, rappresenta il motore economico della città. 42 BRIEF HISTORICAL NOTES The ancient era The oldest and most important attestation of human attendance in the territory of Ferrandina comes from the hill of the former Missionary Cross, now Piazza De Gasperi (commonly called "A'palazz"), located on the northern edge of the historic center of the city. Here, in November 1966, Dinu Adamesteanu and Dilthey Helmbrecht identified the remains of an Iron Age hut dating back to the VII century BC. about: on the basis of the stratigraphic survey, it was assumed to have been a circular plan house with a stone base, raised in raw earth and a retractable roof; near the latter were found six burials in an earthen grave with the deceased in a huddled position dating from the VIII and VII centuries BC, ascribable to the facies of the Chones. Most probably the human settlement of the Missionary Cross of the Late Iron Age was favored by its important geographic position: it is a hilly hill in control of the Basento in the east and the Cavone-Salandrella in the west, that is of river valleys on which important roads ran from the Ionian coast to the Tyrrhenian coast, both occupied by the Greek poleis, and that crossed the Lucanian Apennine belt. Of the same period and culture is the nucleus of tombs discovered by chance during the construction of the current Carabinieri barracks, about one hundred meters from the former Croce Missionaria hillock. Among the tracked burials, of particular interest is the n.1: it is a tomb with a rich funerary kit, made up of a considerable quantity of bronze objects (armillas, rings, bracelets, etc.), which expresses the high social status, within the indigenous community, of the female individual who was buried 43 there. Another tomb, coeval with the aforementioned burials, found in the 1930s in Via Pisacane, suggests that the Piana district (also called "La Cittadella") also hosted an indigenous settlement nucleus and that the relative slopes were used as a necropolis, according to the scheme verified in some chon and oenotri centers found in other areas of Basilicata. A further and unpublished necropolis of the Late Iron Age, currently being studied, was identified by the archaeologists of the project "Farch - Ferrandina Archeologica" (scientific director Maria Chiara Monaco, field managers Dr. Antonio Pecci and Dr. Fabio Donnici) in the locality of Sant'Antonio, during the excavation campaign of 2019. The human attendance of the sandstone hills on which the historic center of Ferrandina is located continues in the Archaic period, reaching the Hellenistic age; it can be seen from the countless archaeological finds (Via Fanti, Via Lanzillotti, Via Fratelli Bandiera) that took place during the previous century. Most of the findings are related to groups of tombs dating back to the Lucan period (mid-V-III century BC); for the moment, there are no archaeological traces concerning the presence of inhabited areas. Probably, reasoning by analogies and keeping in mind the urban settlement system of the Lucanian age in residential areas located on highlands or plateaus on the margins of wide plains, connected with the major transit routes recalculating the natural paths marked by river valleys, naturally defended and with belts walls, it is conceivable to place any inhabited area in the La Piana district. This hypothesis, although suggestive, is linked to the morphology of the place (a plateau about 500 m above sea level, naturally defended by steep slopes and controlled by a vast range) and at the presence of 44 stone blocks of pseudo-isodoma shape reimposed in the corners of the Church of Santa Maria della Croce, located a short distance from the district, and with a probable mason's mark engraved on one of them. These blocks would recall the presence of a wall of the Lucan period and, consequently, of an inhabited area (also due to the necropolis located in the immediate vicinity of the Citadel), on the scheme of the well-known fortified towns of Monte Torretta di Pietragalla, Monte Croccia, Serra di Vaglio. For now, it remains a hypothesis, although suggestive, which would be confirmed by any future findings. The Lucan phase is not limited to the current city of Ferrandina; archaeological investigations carried out in the surrounding territory, in fact, although completely partial, have allowed to delineate an historical settlement scene characterized by a high number of archaeological sites, as evidence of a territory that had to be capillarily inhabited and intensely exploited. Consider, for example, the discovery of a IV century BC oil mill (afferent, likelihood, to a too large agricultural production) found in the centuries-old olive grove near the rural church dedicated to Sant'Antonio Abate, to the Italian sanctuary in Caporre, to the fortified Lucanian town on the plateau of San Giovanni or to many other districts that have returned archaeological material (the Cretagna, Pizzocorvo, San Nicola, etc.). The finds found in Ferrandina and in its territory, from the Iron Age vases to Apulian and Lucan pottery with red figures, from weapons and helmets to votive statuettes, are, in part, on permanent display at the National Archaeological Museum of Metaponto and, in part, stored in the related warehouses. 45 The large number of archaeological sites is certainly linked to the morphology and the geographical position of the places, but it is undoubtedly also connected to the important natural resources present there that have always favored human settlement; among these the presence of a capillary widespread catchment area throughout the territory: noteworthy, even now, is the presence of springs, streams and brooks that flow into the large rivers of Basento and Cavone-Salandrella, which had to be, according to historical sources, navigable at least in some part of their course. Other resources were represented by the woods, from which was produced wood for pitch, equipment, weapons and buildings, and places where game and fodder for domestic animals were procured; moreover, agriculture and olive growing (as evidenced by the previously mentioned discovery of an oil mill of the IV century BC), and the clay quarries for ceramics and bricks (fired in some ancient furnaces found in the territory of Ferrandina). In Roman times, as in all of Basilicata, there was a transformation of the territory and a drastic reduction of the population centers in favor of the villas, which have not yet been found in the area of Ferrandina, but of which it is supposed the existence according to the results of the archaeological surveys, and to be placed at Coste dell'Abate, Piano d'Oro and Padula. Among the main causes that caused the strong concentration of population centers, there are very probably historical events and wars that affected South Italy and ancient Lucania between the beginning of the III and the first decades of the I century BC. The protagonists were Oscos-Sabellian groups (Lucania, Bretti, Peuceti, etc.), the Italioti, the Romans and the Punics. The archaeological excavation, although in emergency, 46 and therefore rapid and fragmentary, of some housing structures of the Lucanian period on the San Giovanni plateau has confirmed that the abandonment and destruction of the center is due to a traumatic event: the traces burnt on the structures are evident and the discovery, by the archaeologists, of a treasure of gold leaves suggests that the inhabitants did not have time to recover it probably because they were forced to flee. That the cause is related to a war event for the moment is not fully confirmed, but it is possible to state that most of the archaeological sites in the territory of Ferrandina, from the historical center to San Nicola-Fonnoni-Zeppamonte, from La Cretagna to localities Caporre, has not returned archaeological evidence that goes beyond the second century. a.C., period of the increase of Roman hegemony in the lands of southern Italy. The inhabited area of San Giovanni is located between the Lucan residential centers (such as Serra di Vaglio, Pomarico Vecchio, Monte Croccia) which are abandoned in the Hellenistic period and no longer inhabited, except in the Middle Ages. This abandonment, I repeat, must probably be traced back to the events that saw the great names of history as protagonists, such as Alessandro il Molosso, Pirro, Annibale, Silla and Spartaco. Even more scarce, if not totally absent, are the informations and the archaeological findings concerning the territory of Ferrandina after the Roman age up to the year one thousand. In fact, from the late ancient age to the Norman age there is a notable gap in archaeological attestations and written sources. 47 The foundation The first historical news concerning the territory of Ferrandina dates back to 1029 and is reported by the historian Lupo Protospata, which testifies the existence of a "castellum Obbianum". This toponym, reported by subsequent sources and the nineteenth-century tradition in various forms ("Obelanum", "Ogiano", "Oblano", etc.), is attested in "Ruins of the Castle of Uggiano", which refers to the remains of a castrum located 4 km north-west of Ferrandina. For years, historians and local scholars have debated on this subject closely linked to the history of the city's origin and to the myth that sees the displacement of the population from the castle of Uggiano, hit by a devastating earthquake, to the new city founded by Ferdinand of Aragon. In this regard it is opportune to stop because of the great confusion on the theme generated by the intertwining of different elements: the scarce historical-archaeological knowledge of the territory in medieval times, popular beliefs and legends and the Aragonese foundation of Ferrandina. From the XI century, various sources report news and events related to the castle of Uggiano, a fortified settlement built during the Norman age probably on the remains of previous structures. The taxations between the XII and XIV centuries inform us of a population that ranged between fifteen hundred and two thousand souls, distributed, stably, along the slopes of the castle and in the various districts. Of this fiefdom we know several owners who succeeded one another between the Norman age and the Aragonese age; from the sources we learn several episodes related to the most important protagonists of those centuries, such as Roberto the 48 Guiscardo, Pietro Belmonte, Carlo II of Angiò, Pirro del Balzo and Federico d'Aragona. An epigraph placed on a block at the entrance of the seat informs us of a restoration that took place in the Angevin era and we learn indirectly from an inventory of an Aragonese notary dating back to 1489, that at least until that date the castrum was still alive and in its full functions. Uggiano was probably abandoned between the end of the XV century and the beginning of the next century, and, judging by the blows of the outer walls and some fractures on the walls of the hall, probably caused by the rams, it is possible that it also suffered a siege, whose traces are clearly visible on the site and in some historical photos on walls and towers now collapsed. This war event could be framed in the context of the wars for the Naples’ Kingdom between the Aragonese and the French that affected the South between the late XV and early XVI century. The war events and the appeal of the new city founded by Federico d'Aragona (benefits, partial exemption from taxes, etc.) pushed the inhabitants of Uggiano to move to the new city of Ferrandina. The historical information concerning the existence of a hypothetical medieval settlement in the current city of Ferrandina are completely absent. Most likely, the presence of architectural re-uses of medieval times in La Piana district, and the analysis of the western exterior facade of the current transept of Santa Maria della Croce Church (which reveals a structural aspect of the front building at the end of the XV century) make us suppose the presence of a settlement nucleus prior to the Aragonese foundation, whose name we completely ignore. An indication of the presence of a previous settlement nucleus can derive from the interesting name of an 49 ancient church, now no longer visible except for some traces that can be found in the garden of the D'Amato-Cantorio palace, which the sources of the XVII and XVIII centuries report as S. Maria Civita Troyli and Santa Maria de Civita Troyla, later named under the title of the Holy Spirit. This name would refer to the existence of an urban settlement, not reported from the sources prior to the foundation of Ferrandina and which sparked the imagination of nineteenthcentury scholars with the tale of the Parvula Troy, founded here by the Trojan survivors or even by Enea himself! Judging from the plan of the church, reporting inside an ancient and much more general plant representing the monastery of Santa Chiara and Palazzo D'Amato Cantorio, it completely detached itself from the orientation of the sixteenth-century urban layout, which would testify well oldest origin of the place of worship, prior to the birth of the Aragonese city. The foundation of Ferrandina by Federico d'Aragona probably occurred after 1487, the year of his coronation with the title of Prince of Altamura and his marriage to Isabella del Balzo, daughter of the rebel baron Pirro Del Balzo and owner of the fief of Uggiano. The first mention of the city dates back to 1491 and is traced in a document in which the Prince entrusts to some workers the construction of the walls and of the Mother Church of Ferrandina. At present it is impossible to indicate a precise date for the foundation, but we can state that in 1497 the city was already such. In fact, that year a document was given, signed by the perctor Jacobo de Januario, recording the University tax with the words "Ogiano nomine Ferrandina" (Uggiano named Ferrandina), which means that Ferrandina, at that date, was already become the new administrative and political reference point in place of Uggiano. The 50 birth of the city of Ferrandina is one of the foundations of the Renaissance period, including Acaya (Lecce), founded by Gian Giacomo dell'Acaya, Giulianova (Teramo) erected by Giulio Antonio Acquaviva and Rocca di Mezzo (L'Aquila), strongly desired by the cardinal Amico Agnifili. The foundation of Ferrandina by Federico d'Aragona is linked to primary needs related to agricultural production, population and defense of the territory. The new city, compared to Uggiano, positioned more inside, stands as a real military bulwark, in a clearly and strategically better position, controlling two river valleys and an area that reaches the Ionian coast of Basilicata. Moreover, we must not overlook the extraordinary political significance that the foundation of a royal city could have assumed in the fief of the one of the most protagonist of the Conjure of the Barons, Pirro del Balzo, symbol of the power of the Aragonese family. In this perspective, the very name of the city was not trivial: the new center, in fact, did not bear the name of the founder, as happened for most of the cities founded in the Renaissance, but of his father, Ferrante I of Aragon, who suppressed and sedated the revolt of the rebel barons. At the present state of our knowledge, however, another hypothesis cannot be excluded, namely that the city bears, instead, the name of Ferrandino d'Aragona (Ferdinand II of Aragon, son of Alfonso II of Aragon), king of Naples between 1495 and 1496, and from which Frederick of Aragon had inherited the Kingdom. As already mentioned, it was not a new foundation, but probably the redevelopment of a partially existing center. Probably the new city was born on the current Piana district, which became a real fortified citadel. In fact, as we can see even now, this district appears elevated 51 and circumscribed - there are still some visible sections of city walls, a tower (later incorporated by the monastery of Santa Chiara) - and is characterized by a geomorphology that, due to the steep slopes, is suited to the defense. From the historical photos you can see the presence of the city walls and, until a few decades ago, the current Via Bellocchio, which runs across the entire Piana district, was called Via dei Merli, because of the still visible battlements of the walls. In addition to the aforementioned document concerning the construction of the walls, an epigraph exemplated in 1606 ab antiquo tombstone dated 1494, and currently walled on the building that houses the Municipality, confirms the existence of the same. From his reading it is clear that Ferrandina was founded in 1494 by Frederick of Aragon, was dedicated to his father Ferrante and was surrounded by walls and equipped with towers. The foundation of the city was not limited to the Piana district but included the eastern and southern side of it, and it is precisely in these areas that you note the presence of an avant-garde architectural planning and planning approach, fruit of the Renaissance humanism, based in turn on the study of classical models. According to schemes already confirmed in southern Italy and for other Renaissance foundations, a settlement structure was established for parallel and elongated rectangular blocks. This urban layout, based on Renaissance studies of classical art, recalls the revival of the strigas layout of the elongated blocks built on an urban layout formed by regular roads. In the case of Ferrandina this approach is very evident but at the same time differs from other centers because of the orography of the territory, placing itself, therefore, not on the plain but on a slope that is strongly sloping. The various blocks of the city of Frederick are made up of 52 buildings placed in rows and overlooking streets at different altitudes, with the ground floor on the lower road and the first floor on the upper street, with two-pitched terraced roofs, probably based on a conception of the city formulated by Fra 'Giocondo, of which there are some general studies on this theoretical approach, whose presence is attested to the Aragonese court of Naples around 1489. For now, it remains a hypothesis that could explain just the preservation of the urban typology of terraced houses with twopitched roofs in the city of Federico. Linked to the foundation of the city is also the water supply work carried out in the Aragonese period, through the construction of a long aqueduct that converges into the fountain of the Camarda ditch. Of this important work there are still some well-preserved wells in sight. On one of these is located the coat of arms of the Casa d'Aragona. After the foundation From the beginning of the XVI century Ferrandina was under the power of the Castriota-Scanderbeg family, as it was granted by King Ferdinando V the Catholic to Bernardo Castriota on April 4th, 1505. This family is linked to one of the Ferrandina symbols, the eagle biceps, an eagle with two heads divided from the neck and oriented in two opposite directions. This emblem was the emblem of the noble family of Albanian origin and is still found in different corners of the country; it is possible, in fact, to trace it in an ancient mosaic floor currently located in the courtyard of the palace of Amato-Cantorio, and in the form of gold-plated wooden sculpture inside the Mother Church (which, according to legend, contains a small piece of Sacred Wood). Throughout the XVI century the construction of the 53 new town of Ferrandina continued and the construction of the primitive monastic complexes of San Domenico (which moved from Uggiano in the present Purgatorio district) and of San Francesco. In 1569 the Castriota-Scanderbeg family was succeeded by García Álvarez de Toledo and Osorio, member of the Spanish Viceroyalty, and the city was administered by his descendants and representatives until 1713. The beginning of the construction of three religious buildings dates back to the first decade of the 1600s.: the monastery of Santa Chiara, probably on the remains of a fortification in the Piana district, the Convent of San Francesco, erected by the Franciscan community of the Reformed, about 500 meters south of the Chiesa Madre, and the new convent of the Capuchin friars in the present district Capuchins. These monumental architectures were built by three monastic orders that had great economic power linked to the land holdings and legacies of the rich families of Ferrara. From the XVII century onwards, the city began to take on its current appearance and to expand, increasingly, towards the Purgatorio, Pizzo Falcone and the current Via Fornaci. Throughout the century we observe, on the one hand, the affirmation of the type of dwelling in domus subtana and suprana for minor construction, on the other, the construction of large and monumental bourgeois or noble palaces such as Palazzo Lisanti or Palazzo Scorpione, which are different from the urban fabric for shape and size. These buildings are still visible in the historic center of Ferrandina from Piazza Plebiscito to the last road to the west (via Masaniello), once the city's limit, probably defended by further walls. In this period, as can be read from the Gaudioso’s report published in 1736, 54 Ferrandina is experiencing economic growth produced by the agricultural exploitation of large estates, from textile production and from oil production. The construction of the new convent of San Domenico, built north of the Cittadella, dates back to this century, followed by the construction of the church of the same name surmounted by the majestic majolica dome which has become one of the symbols of the city of Ferrandina. Throughout the XVIII and up to the mid XIX century the city is affected by urban development that sees the birth of new homes in many empty spaces of the Citadel and close to it. During the XIX century we observe the end of the rich monastic complexes, provoked mainly by the various suppressions that occurred over the years, and, therefore, the abandonment of the structures or the change of intended use. The city of Ferrandina took part in the Carbonari uprisings of 1820-1821 and the Italian Risorgimento. After the unification of Italy, it suffered a demographic decrease lasted until the end of the XIX century, caused, mainly, by a strong phenomenon of emigration especially towards the Americas. Between the end of the XIX and the beginning of the XX century there was a slight economic recovery: for example, Ferrandina was listed among the first southern countries with a public lighting system. At the beginning of the XX century the victory of some silver and bronze medals at the Milan International Exposition of 1906, among them, that of some Ferrandina companies due to the very high quality of the oil and some marketed goods, which boast an export of the precious products of the Ferrara olive which reaches the United States of America, a sign of a not indifferent economic development. In the following years, there is also a building recovery that sees the construction of the Villa 55 Comunale, the school building and the restructuring of some public and private buildings. During the Fascist period, the city was the scene of squad violence that saw the killing of the mayor and provincial socialist councilor Nicola Montefinese in 1921. Twentythree years later, precisely on August 2nd, 1945, there was a peasant uprising to demand the removal of the fascist landowners and the assignment of uncultivated lands. During the events Vincenzo Caputi was killed and the order of the city was re-established by the temporary government with the sending of various military units and with the arrival of the minister Scelba. The discovery of methane in the territory of Ferrandina and its consequent industrialization dates back to the sixties of the last century. This gave rise to a real territorial economic boom that contributed to the construction of new housing districts (far away even several kilometers from the ancient urban core of Ferrandina). Among the various companies that were installed, also the "Pozzi Ginori Spa" (from 1963 to 1978) that managed to provide work to a thousand workers. Currently, the industrial area, after suffering a decline between the 1980s and 1990s of the last century, is in full recovery. This sector, together with a renewed agricultural economy, and the nascent tourism linked to Basilicata and Matera, represents the economic engine of the city. 56 TRADIZIONI E GASTRONOMIA TIPICA Tradizioni e folklore Ferrandina possiede un nutrito patrimonio di antiche tradizioni e un folklore ricco e variegato. Nei suggestivi e melodici canti popolari, basati su temi diversi (sacri, carnevaleschi, d’amore, etc.), si possono ritrovare aspetti tipici dell’antica cultura del luogo. Anche la danza popolare presenta un ampio repertorio fatto di Il “Gruppo Folk Ferrandinese”. © D’Alessandro numerosi e antichi brani suonati con i tradizionali strumenti (chitarra, “cupa cupa”, fisarmonica, tamburello) e di passi e schemi di ballo tipici delle tarantelle o delle quadriglie. A preservare la memoria di questo importante patrimonio musicale c’è lo storico “Gruppo Folk Ferrandinese”, che conserva anche nell’abbigliamento di scena gli antichi vestiti popolari (l’antico abito epico-lirico “Fronne d’alije” interpretato dell’uomo, la tipica veste Cantodal “Gruppo Folk Ferrandinese”. © D’Alessandro della “Pacchiana” per la 57 donna). Il vestiario femminile tradizionale, di chiara derivazione greco-orientale, è particolarmente complesso e appariscente, diversamente da quello maschile, più sobrio e meno articolato. Anche la tradizione bandistica locale vanta un’importante storia che inizia nei primi decenni dell’Ottocento; è attualmente portata avanti da diverse bande musicali locali che ogni estate partecipano al consueto appuntamento con il raduno bandistico internazionale. La banda. © Cirigliano Il dialetto ferrandinese rientra tra i dialetti dell’area appenninica lucana e in molti lemmi conserva le influenze etnico-linguistiche greche, spagnole, francesi, arabe, derivate dalla millenaria storia del suo territorio e dalle varie popolazioni succedutesi e stanziatesi nei secoli. 58 La processione del Venerdì Santo lungo le strade del centro storico. © La Centra 59 La sfera religiosa, fortemente viva e sentita dalla popolazione locale, è legata al calendario liturgico, ai riti e alle processioni dei patroni della città (San Rocco, patrono di Ferrandina, il 16 agosto, e Santa Maria della Croce, il 12 maggio), della settimana Santa e ad altre feste tradizionali religiose come Sant’Antonio Abate (il primo martedì dopo la Pentecoste), la Madonna della Consolazione (l’ultima domenica di Aprile), San Giovanni Battista (24 Giugno) e la Madonna del Carmine (16 Uno dei Ciri portati in processione durante le processioni della Settimana Santa. © La Centra Luglio). Ai riti della Settimana Santa si lega il “Cirio”, una particolarissima costruzione votiva di forma tronco-piramidale, composta da candele 60 e ornata da nastri colorati e sonaglietti, portata in processione da giovani fanciulle. Processione del Venerdì Santo. © Lategana Gastronomia tipica La tradizione culinaria di Ferrandina è strettamente legata all’antico, ricco e variegato territorio della Basilicata e dell’area della collina materana. Tra i classici primi ritroviamo la pasta “fatta in casa”: orecchiette, cavatelli e strascinati, serviti con peperoni cruschi e mollica, con cime di rapa, legumi o con ricchi sughi di carne. Tra i secondi della tradizione ritroviamo l’agnello o il capretto lucano cucinato al forno o alla brace, accompagnato da verdure di stagione, frittate con asparagi o zafferano, i marretti (in dialetto “marr’ciedd”, ovvero involtini di interiora di agnello). I vini locali rientrano principalmente nella famiglia dei “Primitivi”, tipici per la prematura 61 maturazione dal rosso intenso e dal sapore corposo, e accompagnano egregiamente mozzarelle e formaggi locali, (tra questi, degno di nota, è il formaggio podolico, prodotto da diverse e rinomate aziende del territorio), friselle, taralli e Caciocavallo podolico. © Autore il salame tipico. Dolce tipico di Ferrandina è il “sospiro”, dal sapore molto delicato, pan di Spagna ricoperto di naspro (una glassa di zucchero) e farcito con una leggera crema. L’olio e le pregiate olive majatiche di Ferrandina, legate alla coltura millenaria dell’ulivo, rappresentano un’eccellenza gastronomica della città. Le “olive infornate” sono un prodotto tipico, rientrante nei presidi slow-food, e vengono esportate in tutto il mondo. Le olive di Ferrandina sono utilizzate come ingrediente per la pizza in numerose pizzerie italiane I sospiri. © Autore 62 e straniere e arricchiscono i sapori e i piatti della cucina locale. È possibile acquistare i prodotti tipici e i piatti della tradizione presso i negozi, le botteghe e i forni della città o gustarli come aperitivo, a pranzo o a cena. Olive infornate. © Autore 63 FERRANDINA, MILLENARIA “CITTÀ DELL’OLIO” E DELLA MAJATICA Il territorio di Ferrandina da millenni si lega alla coltura e alla cultura dell’ulivo, l’albero sacro ad Atena. Dell’antica produzione olearia nel territorio sono testimoni il cosiddetto “Patriarca”, un albero di circa duemila anni i cui polloni sono stati piantati nel “Giardino dei Patriarchi dell’Unità d’Italia” della villa dei Quintili sull’Appia Antica, e i resti archeologici di un frantoio di epoca lucana (IV secolo Il sito archeologico dell’opificio oleario in corso di scavo da parte del progetto “FArch – Ferrandina Archeologica”. © Autore 64 Il cosiddetto “Patriarca” di Ferrandina. © D’Alessandro Gli alberi di majatica. © La Centra 65 a.C.) rinvenuto in località Sant’Antonio Abate. L’olivo coltivato sulle colline ferrandinesi rappresenta, da sempre, grande ricchezza e sostentamento per le popolazioni che qui si sono susseguite durante i secoli. Dalla coltura di questa pianta, diversamente da adesso, in quanto legata quasi esclusivamente alla produzione olearia e al Le olive appena raccolte. © D’Alessandro consumo delle olive, si ricavava una serie di prodotti come l’olio per lucerne e fiaccole, la legna per il fuoco e la cenere per concimare terreni, saponi e unguenti. Attualmente nel territorio di Ferrandina si contano più di 200.000 piante, collocate su circa 2.000 ettari di terreno in coltura specializzata. Dalla coltura degli alberi di olivo vengono, ora, ricavati soprattutto l’olio extravergine, le olive da tavola e le famose olive nere al forno, i saponi per le mani e i ricercati liquori L’olio extravergine di oliva ricavati dall’infusione delle foglie, prodotti estratto dalla lavorazione delle olive maiatiche. apprezzati ed esportati in Italia e all’estero. © D’Alessandro Un ruolo importante è ricoperto dalla cultivar majatica, una particolare varietà di oliva dall’origine remota, dalla quale si ricava un olio extravergine di elevata qualità e 66 dal raffinato sapore. Questa varietà, che si ritrova maggiormente a Ferrandina e in alcune contrade di San Mauro, Salandra, Craco, presenta una resa elevata che può raggiungere anche il 30%, con una polpa che arriva all’85% in peso del frutto. Le foglie sono di forma lanceolata, di dimensione medioEmanuele Galtieri (Galtieri Liquori) grande e asimmetriche. Le drupe tra i suoi liquori. Tra questi il hanno forma ellissoidale-allungata, "Liquor di Majatica" e l'"Amaro di Uggiano", chiaro riferimento al con pezzatura medio-grande e territorio e alla sua storia. © Autore variabile anche nella stessa pianta d’albero d’olivo e, a maturazione, assumono colorazione nerastra. Raccolta delle olive. © Lategana 67 TRADITIONS AND TYPICAL GASTRONOMY Traditions and folklore Ferrandina has a rich heritage of ancient traditions and a rich and variegated folklore. In the suggestive and melodic folk songs, based on different themes (sacred, carnival, love, etc.), you can find typical aspects of the ancient culture of the place. Popular dance also presents a wide repertoire made up of numerous ancient songs played with traditional instruments (guitar, "cupa cupa", accordion, tambourine) and of steps and dance patterns typical of, for example, tarantellas or quadrilles. To preserve the memory of this important musical patrimony there is the historical "Ferrandinese Folk Group", which also preserves in stage clothesthe ancient popular clothes (the ancient dress of man, the typical garment of the "Pacchiana" for the woman). Even the local band tradition boasts an important story that began in the early decades of the XIX century; it is currently carried out by several local music bands that every summer participate in the usual appointment with the international band gathering. The dialect of Ferrara belongs to the dialects of the Appennine area of Lucania and in many lemmas it preserves the Greek, Spanish, French and Arabic ethnic-linguistic influences, derived from the millenary history of its territory and from the various populations succeeded and established over the centuries. The religious sphere, strongly alive and felt by the local population, is linked to the liturgical calendar, rituals and processions of the city’s patrons (San Rocco, patron of Ferrandina, August 16th, and Santa Maria della Croce, May 12th) and of the Holy Week. and other 68 traditional religious festivals such as Sant’Antonio Abate (the first Tuesday after Pentecost), the Madonna della Consolazione (the last Sunday of April), San Giovanni Battista (24th June) and the Madonna del Carmine (16th July). “Cirio” binds to the rites of the Holy Week, a very special votive construction of truncated-pyramid shape, composed of candles and decorated with colored ribbons and bells, carried in procession by young girls. Typical gastronomy The culinary tradition of Ferrandina is closely linked to the ancient, rich and varied territory of Basilicata and the area of the Matera hill. Among the classic main dishes, we find "home made" pasta: orecchiette, cavatelli and strascinati, served with peppers, crumbs and breadcrumbs, with turnip tops, legumes or with rich meat sauces. Among the second of the tradition we find lamb or goat kid cooked in the oven or on the grill, accompanied by seasonal vegetables, omelettes with asparagus or saffron, the marretti (in dialect "marr'ciedd", or lamb entrails). The local wines fall mainly into the family of "Primitivo", typical for the premature ripening from deep red and full-bodied flavor, and accompany very well local mozzarella and cheese, (among these, worthy of note, is the podolico cheese, produced by renowned local companies), friselle, taralli and the typical salami. Typical sweet of Ferrandina is the "sigh", with a very delicate taste, covered by the naspro (a sugar glaze) and filled with a light cream. The oil and the precious majestic olives of Ferrandina, linked to the millenary culture of the olive tree, represent a gastronomic excellence of the city. The "fired olives" are a typical product of Ferrandina, part of the slow-food presidiums, 69 and are exported all over the world. Ferrandina olives are used as an ingredient for pizza in refined Italian and foreign pizzerias and enrich the flavors and dishes of local cuisine. You can buy typical products and traditional dishes at the shops, workshops and ovens of the city or enjoy them as an aperitif, for lunch or dinner. Ferrandina, millenary "City of Oil" and Majatica The territory of Ferrandina for millennia is linked to the culture and culture of the olive tree, the sacred tree to Athena. The ancient oil production on the territory is confirmed by the so-called "Patriarch", a tree of about two thousand years whose pollocks were planted in the "Garden of the Patriarchs of the Unification of Italy" of the Quintili villa on the Appia Antica, and the archaeological remains of an oil mill of the Lucanian period (IV century BC), found in the locality of Sant'Antonio Abate. The olive tree cultivated on the hills of Ferrandina has always represented great wealth and livelihood for the populations that have succeeded over the centuries. From the cultivation of this plant, unlike now, which is almost exclusively linked to olive oil production and consumption, a series of products were obtained, such as oil for oil lamps and torches, firewood and ashes to fertilize soils, soaps and ointments. Currently in the territory of Ferrandina there are more than 200,000 plants, located on about 2,000 hectares of land in specialized cultivation. From the cultivation of olive trees are now obtained above all extra virgin olive oil, table olives and the famous black olives baked in the oven, hand soaps and refined liqueurs obtained from the infusion of the leaves, products appreciated and exported 70 to Italy and abroad. An important role is played by the majatica cultivar, a particular variety of olive with a remote origin, from which an extra virgin oil of high quality and refined taste is obtained. This variety, which is mostly found in Ferrandina and in some districts of San Mauro, Salandra, Craco, has a high yield that can reach up to 30%, with a pulp that reaches 85% by weight of the fruit. The leaves are lance-shaped, medium-large and asymmetrical. The drupes are ellipsoidal-elongated, with medium-large size and variable even in the same olive tree plant. When ripe, the drupes take on a blackish color. 71 PROPOSTE DI PERCORSI TURISTICI Una passeggiata nel centro storico - 1 e 1/2 h Un rapido tour del centro storico che consente di visitare le principali bellezze monumentali di Ferrandina, ammirare i monumentali complessi monastici, gli sfarzosi palazzi signorili, i quartieri cinquecenteschi e chiese di rinomata bellezza. Il percorso ha come punto di partenza la "Ciminiera Scorpione", attraversa in successione Piazza De Gasperi, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Plebiscito e Rione Piana, e permette di poter visitare i luoghi e i monumenti riportati nella lista di seguito. Durata: 1 ora e mezza Modalità di spostamento: A piedi - Ciminiera Scorpione e scuola elementare “D’Onofrio” - Piazza de Gasperi; - Piazza Plebiscito; - Chiesa di Santa Maria della Croce; - Rione Piana; - Monastero di Santa Chiara; - Chiesa di Santa Chiara; - Palazzo d’Amato Cantorio (ex De Leonardis); - Chiesa di San Domenico; - Convento di San Domenico. Una passeggiata nel centro storico - 3 h Un tour completo del centro storico che permette la visita dei principali luoghi e bellezze monumentali di Ferrandina. Il percorso ha come punto di partenza la "Ciminiera Scorpione", attraversa in 72 successione Rione Cappuccini, Piazza De Gasperi, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Plebiscito, Rione Piana e il quartiere Purgatorio, permettendo la visita dei luoghi e dei monumenti riportati nella seguente lista. Durata: 3 ore Modalità di spostamento: A piedi - Ciminiera Scorpione e scuola elementare “D’Onofrio” - Convento dei Cappuccini; - Chiesa dei Cappuccini; - Piazza de Gasperi; - Chiesa dell’Addolorata - Piazza Plebiscito; - Chiesa di Santa Maria della Croce; - Rione Piana; - Monastero di Santa Chiara; - Museo Comunale “Civiltà Contadina e Mestieri Antichi” - Chiesa di Santa Chiara; - Palazzo d’Amato Cantorio (ex De Leonardis); - Chiesa di San Domenico; - Convento di San Domenico. - Chiesa della Madonna del Carmine. Chiese e monasteri Il percorso è finalizzato alla visita dei complessi monumentali monastici e delle chiese di Ferrandina, si articola principalmente nel cuore della città, comprendendo anche alcuni conventi (San Francesco e Cappuccini) e cappelle extra moenia dislocati al di fuori del centro storico. 73 Durata: Dalle 2 ore in su Modalità di spostamento: A piedi e in auto - Convento dei Cappuccini - Chiesa dei Cappuccini - Convento di San Domenico; - Chiesa di San Domenico; - Monastero di Santa Chiara; - Chiesa di Santa Chiara; - Convento di San Francesco - Chiesa di San Francesco - Chiesa di Santa Maria della Croce; - Chiesa dell’Addolorata - Chiesa della Madonna del Carmine - Cappella di Santa Maria della Stella - Cappella di Santa Maria della Consolazione e Monte Calvario - Cappella della Madonna dei Mali Esplora il territorio Percorso dedicato all’esplorazione dei dintorni della città di Ferrandina, un tour tra boschi secolari, castelli medievali, cappelle extra moenia e paesaggi mozzafiato. Durata: dalle 2 ore in su Modalità di spostamento: A piedi e in auto - 74 Cappella di Santa Maria della Consolazione e Monte Calvario Cappella di Santa Maria della Stella - Il Castello di Uggiano Area attrezzata Baden Powell Bosco di Ferrandina Chiesa della Madonna dei Mali 75 PROPOSALS FOR TOURIST ROUTES A walk in the historic center - 1 and 1/2 h For a quick tour of the historic center that allows you to visit the main monuments of Ferrandina, admire the monumental monastic complexes, the sumptuous mansions, the sixteenth-century neighborhoods and its churches, of renowned beauty, the route has as starting point the " Scorpione chimney ", crosses in succession De Gasperi Square, Corso Vittorio Emanuele, Plebiscito Square and Piana District, and allows you to visit the monuments listed in the list. Duration: 1 hour and a half How to move: On foot - Scorpione chimney and "D'Onofrio" elementary school - De Gasperi Square; - Plebiscito Square; - Church of Saint Mary of the Cross; - Piana District; - Monastery of Saint Claire; - Church of Saint Claire; - Palace D’Amato-Cantorio (ex De Leonardis) - Church of Saint Dominic; - Convent of Saint Dominic. A walk in the historic center - 3 h For a complete tour of the historic center that allows you to visit the main monuments of Ferrandina, admire the monumental monastic complexes, the sumptuous palaces, the sixteenth-century 76 neighborhoods and its churches, of renowned beauty. The route has as starting point the "Scorpione Chimney", crosses in succession Cappuccini District, De Gasperi Square, Corso Vittorio Emanuele, Plebiscito Square, Piana District and the Purgatory District, and thus allows you to visit the monuments listed in the list. Duration: 3 hours How to move: On foot - Scorpione chimney and "D'Onofrio" elementary school - Convent of the Capuchin friars; - Church of the Capuchins; - De Gasperi Square - Church of the Addolorata - Plebiscito Square; - Church of Saint Mary of the Cross; - Piana District; - Monastery of Saint Claire; - Municipal Museum "Rural Civilization and Ancient Crafts" - Church of Saint Claire; - Palace D’Amato-Cantorio (ex De Leonardis) - Church of Saint Dominic; - Convent of Saint Dominic; - Church of the Madonna del Carmine. Churches and monasteries For a visit to the monumental monastic complexes and churches of Ferrandina, the route mainly encompasses the heart of the city, including some convents (Saint Francis and Capuchins) and extramoenia chapels located outside the historic center. 77 Duration: From 2 hours upwards How to move: On foot and by car - Convent of the Capuchin friars - Church of the Capuchins - Convent of Saint Dominic; - Church of Saint Dominic; - Monastery of Saint Claire; - Church of Saint Claire; - Convent of Saint Francis; - Church of Saint Francis; - Church of Saint Mary of the Cross; - Church of the Addolorata; - Church of the Madonna del Carmine; - Chapel of Saint Mary of the Star; - Chapel of Saint Mary of Consolation; - Mount Calvario; - Chapel of the Madonna of Evils. Explore the territory For an exploration of the surroundings area of Ferrandina among secular woods, medieval castles, extra moenia chapels and breathtaking landscapes. Duration: from 2 hours upwards How to move: On foot and by car - Chapel of Saint Mary of Consolation; - Mount Calvario - Chapel of Saint Mary of the Star; - The Castle of Uggiano; 78 - Baden Powell equipped area; - Wood of Ferrandina; - Church of the Madonna of Evils 79 MAPPE 1. Piazza de Gasperi 2. Ciminiera Scorpione e scuola elementare “D’Onofrio” 3. Chiesa dei Cappuccini 4. Convento dei Cappuccini 5. Convento di San Domenico 6. Chiesa di San Domenico 7. Rione Piana 8. Palazzo d’Amato Cantorio (ex De Leonardis) 9. Chiesa di Santa Chiara 10. Monastero di Santa Chiara 11. Museo Comunale “Civiltà Contadina e Mestieri Antichi” 12. Chiesa dell’Addolorata 13. Piazza Plebiscito 14. Chiesa di Santa Maria della Croce 15. Chiesa della Madonna del Carmine 16. Chiesa di San Francesco 17. Convento di San Francesco 18. Cappella di Santa Maria della Consolazione 19. Monte Calvario 20. Cappella della Madonna dei Mali 21. Il Castello di Uggiano 22. Cappella di Santa Maria della Stella 23. Area attrezzata Baden Powell 24. Bosco di Ferrandina 80 81 82 83 Monumenti e luoghi d’interesse culturale e paesaggistico 84 Rappresentazione teatrale di Maria Barbella ''dal braccio della morte alla vita'' della Compagnia Senza Teatro, Luglio 2017. Piazza De Gasperi. © La Centra 85 Piazza de Gasperi “A’Pàlazz” Piazza De Gasperi, comunemente conosciuta come “A’Pàlazz”, è posizionata all’ingresso settentrionale del centro storico di Ferrandina. Qui, fino ai primi anni Sessanta, era presente una collinetta denominata Piazza De Gasperi. © Cirigliano “Croce Missionaria”. In quest’area, nel 1966, furono rinvenuti da Dinu Adamesteanu e dalla Helmbrecht i resti di una capanna arcaica databile alla metà del VII secolo a.C., costituita da una base in pietra, alzato in mattoni crudi e con un probabile tetto in paglia e rami. L’attuale sistemazione della piazza è frutto di un restauro recente che ha in parte rinnovato le forme e le architetture precedenti e risalenti alla fine degli anni Settanta. A ridosso della cosiddetta “A’ Palazz”, su un grande muro in cemento armato, è presente un gigantesco murales raffigurante Maria Barbella, una giovane di origine ferrandinese vissuta nella seconda metà dell’Ottocento negli Stati Uniti d’America, condannata a morte e poi assolta, diventata oggi simbolo della lotta civile alla pena capitale. Piazza De Gasperi è da sempre un luogo di 86 incontro delle nuove generazioni ferrandinesi e uno dei punti nevralgici della movida estiva della città. De Gasperi Square Piazza De Gasperi, commonly known as "A'Palazz", is located at the northern entrance of the historic center of Ferrandina. Here, until the early sixties, there was a small hill called "Missionary Cross". In this area, in 1966, Adamesteanu and Helmbrecht discovered the remains of an archaic hut dating back to the mid-7th century BC, consisting of a stone base, raised in raw bricks and with a likely thatched roof and branches. The current arrangement of the square is the result of a recent restoration that has partly renovated the previous forms and architectures dating back to the late seventies. Close to the so-called "A 'Palazz", on a large reinforced concrete wall, there is a gigantic mural. It depicts Maria Barbella, a young woman of Ferrandina origin who lived in the second half of the nineteenth century in the United States of America, sentenced to death and then acquitted, which has become a symbol of the civil struggle against the death penalty. Piazza De Gasperi has always been the meeting point of the new generations of Ferrandina and one of the focal points of the city's nightlife. 87 Scuola elementare D’Onofrio. © Cirigliano 88 Ciminiera Scorpione e scuola elementare “D’Onofrio” A poche centinaia di metri da Piazza De Gasperi, nel primo tratto di Via Lanzillotti, sono ubicate la scuola elementare “F. D’Onofrio” e la Ciminiera Scorpione, entrambe sottoposte a vincolo diretto dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della Basilicata. L’edificio scolastico risalente agli anni Trenta del secolo scorso, chiaro esempio di architettura razionalista, è contraddistinto da un’austera facciata in Ciminera del mulino Scorpione. © La Centra cemento e mattoni. La struttura ha una pianta quadrata su due livelli con al centro un grande 89 cortile. La Ciminiera Scorpione fu costruita nel 1886 ed è considerata la prima industria di Ferrandina. Essa prende il nome dal fondatore, appartenente ad un’illustre famiglia ferrandinese. Il complesso presentava inizialmente una pianta a forma di “L”, era diviso in diversi ambienti che ospitavano le filandre, un frantoio e un mulino, alimentati da una centrale termoelettrica. Da questo complesso di edifici in mattoni e pietre svetta un’alta ciminiera di circa 27 metri, la cosiddetta “Ciùmunère du Mulin de Scarpion”. La struttura, attualmente, ospita diverse attività commerciali. Scorpione Chimney and "D'Onofrio" elementary school A few hundred meters away from Piazza De Gasperi, in the first stretch of Via Lanzillotti, are located the primary school "F. D'Onofrio" and the Chimney of Scorpione, both subject to the landscape contraint by the Superintendence for Architectural Heritage and the Landscape of Basilicata. The school building dating from the 1930s, a clear example of rationalist architecture, is distinguished by an austere façade of bricks and concrete. The structure has a square plan on two levels with a large courtyard in the middle. The Scorpion’s chimney was built in 1886 and is considered the first industry of the city. It takes its name from the founder, belonging to an illustrious family of Ferrandina. Initially, the complex had an "L" -shaped plant, it was divided into different rooms that housed the filandre, an oil mill and a mill, fed by a thermoelectric plant. From this complex of brick and stone buildings a tall chimney of about 27 meters stands, it is the so-called "Ciùmunère du Mulin de Scarpion". The structure currently hosts various commercial activities. 90 Interno, Chiesa dei Cappuccini. © Cirigliano 91 Chiesa dei Cappuccini La chiesa dei Cappuccini, terminata nel 1652, è adiacente all’omonimo convento. L’edificio si compone di una navata centrale con volta a botte ribassata con costoloni e lunette, e di una navatella laterale costituita da cinque cappelle laterali voltate a botte o crociera. Sopra un’austera facciata centrale è posizionato un Convento e Chiesa dei Cappuccini. © Cirigliano campanile a vela. L’interno della chiesa mantiene l’antica impostazione settecentesca architettonica di gusto barocco. Le pareti sono animate da intrecci di stucchi bianchi che incorniciano i riquadri dei dipinti. Sopra l’ingresso, su una struttura in legno su cui si aggancia l’originale volta ribassata in cannucciato, è posizionato l’organo. Sulla parete di fondo del presbiterio è presente una volta a padiglione con stucchi dell’Oliva, con il riquadro centrale occupato dalla scena del sacrificio di Abramo. All’interno della Chiesa si possono ammirare 92 anche due tele di Pietro Antonio Ferro “l’Immacolata con due donatori” e “la Madonna con Bambino che dà le chiavi a S. Pietro e la croce a S. Francesco”. Altare, Chiesa dei Cappuccini. © Cirigliano Church of the Capuchins Friars The Capuchin church is adjacent to the convent of the same name. The building is made up of a central nave with a lowered barrel vaulted ceiling with ribs and lunettes, and a side aisle made up of five side chapels facing a stroke or cruise. Above an austere central façade there is a bell gable. The interior of the church maintains the ancient architectural eighteenth-century setting in Baroque style. The walls are enlivened by intertwining white stuccos that frame the panels of the paintings. Above the entrance, on a wooden structure on which the original vault is hung in a straw, the organ is positioned. On the back wall of the presbytery there is a pavilion vault with stuccos from the Oliva, with the central panel occupied by the scene of the sacrifice of Abraham. 93 Convento dei Cappuccini. © Cirigliano 94 Convento dei Cappuccini L’arrivo dei frati Francescani Cappuccini a Ferrandina si data al 1566, data in cui ebbe anche inizio la costruzione del convento. Dopo un cinquantennio, a causa dell’insalubrità del luogo scelto, i frati decisero di costruirne uno nuovo, l’attuale, su una collina distante dal centro storico. A partire dal 1615, piantata una croce in pietra ancora presente e visibile a pochi metri dalla Chiesa, iniziò la costruzione del complesso, che terminò nel 1652. Risparmiato dalle leggi soppressive del 1809, venne chiuso nel 1866 e subì l’incameramento dei beni nel demanio dello Stato. Successivamente, il convento divenne stazione di monta e macello pubblico. Dal 1930 ospita l’orfanotrofio di S. Antonio, retto dalle suore del Sacro Costato. Il complesso presenta una pianta quadrangolare su due livelli. I fronti laterali ovest ed est conservano tuttora le antiche caratteristiche architettoniche originali. Attraverso un ingresso con doppio arco si arriva in un corridoio con volte a crociere che costituiva uno dei bracci del passaggio che correva lungo il perimetro del chiostro. Al centro è presente un pozzo; ai lati del cortile interno si possono ancora leggere le arcate attualmente tamponate del portico perimetrale. 95 Convent of the Capuchin Friars The arrival of the Capuchin Franciscan friars in Ferrandina dates back to 1566, when started the convent construction. After fifty years, due to the unspeakability of the chosen place, the friars decided to build a new convent, the current one, on a hill far from the historical center. The construction of the complex started from 1615, when was planted a stone cross, still present and visible a few meters from the Church, and ended in 1652. Saved by the suppressive laws of 1809, it was closed in 1866 and suffered the forfeiture of assets in the state property. Subsequently, the convent became a mountain station and public slaughterhouse. From 1930 it houses the orphanage of St. Anthony, supported by the nuns of the Holy Convent. The complex has a quadrangular plan set on two levels. The west and east front sides still retain the original architectural features. Through a double arched entrance we arrive in a corridor with cross vaults which was one of the arms of the passage that ran along the perimeter of the cloister. At the center there is a well; on the sides of the internal courtyard you can still read the currently buffered arcades of the perimeter portico. 96 Chiostro del Convento di San Domenico. © Autore 97 Convento di San Domenico Il complesso monumentale del Convento di San Domenico fu eretto tra il 1721 e il 1753 e abitato dai Domenicani fino alla soppressione napoleonica del 1809. La complessa struttura, maestosa e severa, si erge dal tessuto Facciata ovest, Convento di San Domenico. © Autore urbano otto-novecentesco circostante. Il convento, impostato su tre livelli, conserva l’antico impianto con i corpi di fabbrica eretti attorno ad un quadriportico centrale. Nato in funzione dei Padri Domenicani, il complesso era diviso in ambienti funzionali che ospitavano cantine, stalle, cisterne, mense, cucine, magazzini ed un mulino. Il chiostro, con al centro un pozzo collegato ad una grande cisterna, è circondato da imponenti pilastri in pietra sui quali si basano le arcate e le volte a crociera costruite in mattoncini. Le cellette dei frati e i locali di preghiera e di riunione, che conservano tutt’ora alcuni affreschi realizzati tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, si affacciano sul quadriportico, sul Corso e su Calata San Domenico. Nel corso degli anni, dopo l’abbandono dell’ordine ecclesiastico, l’intero complesso 98 ha cambiato funzionalità, ospitando la caserma dei Carabinieri e il carcere. Attualmente è sede del Liceo Scientifico del paese, della biblioteca comunale, del museo multimediale (in corso di completamento) e di diverse associazioni culturali. Durante il periodo estivo il chiostro ospita eventi e spettacoli. Convent of Saint Dominic The monumental complex of the Convent of Saint Dominic was erected between 1721 and 1753 and inhabited by the Dominicans until the Napoleonic suppression of 1809. The complex structure, majestic and severe, rises from the surrounding eight-twentiethcentury urban fabric. The convent, set on three levels, preserves the ancient system with the buildings erected around a central quadriportico. Born as a function of the Dominican Fathers, the complex was divided into functional environments that housed cellars, cisterns, canteens, kitchens, warehouses and a mill. The cloister, with a central well connected to a large cistern, is surrounded by imposing stone pillars on which are based arches and cross vaults built in bricks. The cellars of the friars and the rooms for prayer and assembly, which still retain some frescoes made between the late eighteenth and early nineteenth centuries, overlook the quadriportico, on the Corso and on Calata San Domenico. Over the years, after the abandonment of the ecclesiastical order, the entire complex has changed functionality, hosting the Carabinieri barracks and the prison. It is currently home to the scientific high school of the city, the municipal library, the multimedia museum (in the course of completion) and different cultural associations. During the summer, the cloister hosts events and shows. 99 Chiesa di San Domenico. © La Centra 100 Chiesa di San Domenico La Chiesa di San Domenico, adiacente all’omonimo convento e costruita ad una quota superiore rispetto ad esso, fu ultimata nel 1790. L’edificio è sormontato da una cupola loricata, diventata il simbolo del paese e visibile anche da decine di chilometri da Ferrandina. La facciata, scandita da piatte lesene binate con La cupola maiolicata, Chiesa di San Domenico. © Autore sopra delle volute in mattoni fingenti dei capitelli, è divisa in due ordini da un cornicione marcapiano. Sopra il monumentale ingresso si può osservare il blasone in pietra dell’ordine dei domenicani. Presenta una pianta a croce latina a navata unica con volta a botte. Sulla volta e sulle murature interne sono presenti le decorazioni a stucchi realizzati dalla Bottega del Tabacchi di Varese. Lungo le pareti della chiesa si trovano quattro cappelloni provvisti di altari con dipinti del conversanese Samuele Tatulli, realizzati tra il 1781 e il 1782. Tra questi, sull'altare destro del transetto, è presente anche un'opera di Francesco Caivano del 1649, rappresentante "Il miracolo di 101 Interno, Chiesa di San Domenico. © D’Alessandro Sotto il piano pavimentale della Chiesa, si trovano le cripte per la sepoltura dei frati. Qui si possono ancora ammirare due pitture murarie raffiguranti rispettivamente la 102 Soriano". Nel presbiterio è presente l’altare maggiore in marmo di Carrara, opera del napoletano Pasquale Sebastiano, e nell’abside il coro ligneo con, al di sopra, un antico organo datato al 1777 ancora perfettamente funzionante. All’interno si conservano anche diverse sculture importanti, tra queste il Cristo Morto e Santa Maria di Magdala, le quali vengono portate in processione nei giorni della settimana Santa. L’organo, Chiesa di San Domenico. © D’Alessandro "Madonna del Carmelo" e la "Madonna del Rosario e i Santi Domenico e Vincenzo Ferrer". Pittura muraria rappresentante la Madonna del Carmelo tra le anime purganti, Cripta della Chiesa di San Domenico. © La Centra Church of Saint Dominic The Church of Saint Dominic, adjacent to the namesake convent and built at a height above it, was built after 1774. The building is surmounted by a loricata dome, which has become the symbol of the country and is visible from tens of kilometres from Ferrandina. The façade, punctuated by flat twin pilaster strips with volutes over the capitals, is divided into two orders by a string-course cornice. Above the monumental entrance you can see the stone coat of arms 103 of the Dominican preachers. It has a Latin cross plan with a single nave and a barrel vault. On the vault and along the walls there are stucco decorations made by the Bottega del Tabacchi of Varese. Along the internal walls of the church there are four chapels equipped with altars with paintings by the Conversano Samuele Tatulli, made between 1781 and 1782. Among these, on the right altar of the transept, there is also a work by Francesco Caivano representing "The miracle of Soriano", from 1649. In the presbytery there is the high altar in Carrara marble (work of the Neapolitan Pasquale Sebastiano), and in the apse the wooden choir with, above, an ancient organ (dated 1777) still fully functional. Inside there are also several important sculptures, including the Dead Christ and Santa Maria di Magdala, which are carried in procession during the days of the Holy Week. Under the floor of the church, there are the crypts for the burial of the friars. Here, you can still admire two wall paintings depicting respectively the "Madonna del Carmelo" and the "Madonna del Rosario and the Saints Domenico and Vincenzo Ferrer". 104 Via Vittorio Veneto, Rione Piana. © La Centra 105 Rione Piana Il rione Piana rappresenta la parte più antica della città di Ferrandina. Chiamato anche “La Cittadella” per via dell’antica origine medievale, domina l’intera città e le vallate del Basento e del Cavone-Salandrella. Al rione si accede da piazza Plebiscito salendo l’elegante scalinata Marconi, chiamata una volta “Porta della Cittadella”, e da Porta Nova o Porta San Leonardo lungo corso Vittorio Emanuele II, rispettivamente a settentrione e a meridione del quartiere. La Piana si estende su un asse Nord-Sud e su tre strade, Via dei Mille, via Vittorio Veneto e Via Bellocchio (una volta chiamata “Via dei Merli” per la merlatura della cinta muraria che circondava la Cittadella), vie che tagliano il pianoro in tutta la sua interezza. In questo quartiere è possibile ammirare edifici di enorme bellezza come il convento e la chiesa di San Domenico, l’ex monastero di Santa Chiara, sfarzosi palazzi signorili come il monumentale palazzo D’Amato-Cantorio (ex De Leonardis), e i sontuosi palazzi Mastromattei e Centola, appartenenti ad antiche e nobili famiglie ferrandinesi, che si stagliano tra le tradizionali e più modeste case dei contadini o della gente comune. In una di queste nacque, nel 1895, Maria Barbella, la prima donna condannata alla sedia elettrica negli Stati Uniti d’America: la condanna non fu mai attuata grazie all’interesse di una nobildonna friuliana, Cora Slocomb, che riuscì a riaprire il processo e a far assolvere la giovane 106 ferrandinese. Il caso “Maria Barbella” è considerato uno dei primi esempi di battaglia civile contro la pena capitale. Una “finestra” sul Basento in Via Bellocchio, Rione Piana. © La Centra Piana district The Piana district is the oldest part of the city of Ferrandina, also called "La Cittadella" (“The Citadel”) for its ancient medieval origins, it dominates the entire city and the valleys of Basento and Cavone-Salandrella. The district can be reached from Piazza Plebiscito by climbing the elegant Marconi stairway, once called "Porta della Cittadella" (The Citadel Door”), from Porta Nova or Porta San Leonardo along Corso Vittorio Emanuele II, respectively a northern and southern part of the district. The Piana extends on a 107 north-south axis and on two roads, Bellocchio Street (once called "Via dei Merli" for the crenellation of the city walls surrounding the Citadel) and Vittorio Veneto Street, that cut entirely the plateau. In this neighborhood it is possible to admire the buildings of enormous beauty such as the convent of San Domenico, the former monastery of Santa Chiara, sumptuous palaces such as the monumental D'Amato-Cantorio palace (formerly De Leonardis), or the sumptuous palaces Mastromattei and Centola, belonging to ancient and noble families of Ferrandina; these buildings stand above the traditional and more modest house of farmers or ordinary people. In one of these, Maria Barbella was born in 1895, the first woman condemned to the electric chair in the United States of America. She was never condemned thanks to the Friulian noblewoman, Cora Slocomb, who managed to reopen the process and to save the young Ferrandinese life. The "Maria Barbella" case is considered one of the first examples of a civil battle against capital punishment. 108 Facciata meridionale, Palazzo D’Amato Cantorio. © D’Alessandro 109 Palazzo D’Amato-Cantorio (ex De Leonardis) Tra le antiche strutture abitative civili più monumentali di Ferrandina rientra il palazzo d’Amato Cantorio, di proprietà della famiglia De Leonardis fino al 1862, la cui origine è da collocarsi verso la metà del 1500. L’edificio sovrasta l’intera città di Ferrandina e si posiziona nei pressi del complesso del monastero di Santa Chiara, nel rione Piana. Al suo interno sono presenti numerosi ambienti raffinati e ammobiliati con arredi di altissimo livello. Come gli eleganti palazzi Portale di ingresso su Via Vittorio Veneto, Palazzo D’Amato Cantorio. © Autore Mastromattei, Centola, Scorpione e Lisanti, ubicati nel centro storico di Ferrandina, con le loro belle facciate ed i loro sontuosi portali, è testimone della floridezza della città nell’epoca del suo massimo splendore tra 110 Cinquecento e Ottocento. L’intero complesso è quasi interamente in mattoni, con le facciate esterne riccamente decorate da capitelli, cornici e lesene, e si articola su tre livelli comunicanti attraverso due sontuose Busto in calcare posto sull’ingresso del giardino, scalinate in marmo. Nel Palazzo D’Amato Cantorio. © D’Alessandro palazzo si accede attraverso due ingressi contraddistinti da monumentali portali in pietra lavorata, opposti tra loro, e che danno accesso rispettivamente ai due lati corti di un cortile interno a pianta rettangolare con pavimento mosaicato. Partendo dal piano terra troviamo il giardino, il lavatoio, le stalle e i magazzini. Al primo e secondo piano sono presenti le sale di rappresentanza (molte delle quali affrescate), diverse camere da letto, una cappella privata, cucine, uno studiolo e la galleria. In quest’ultimo ambiente, denominato anche “Stanza degli Specchi”, è possibile ammirare alcuni dipinti di Domenico Carella, come il “Matrimonio di Bacco e Arianna”, e uno spettacolare ed enorme lampadario in vetro di Murano. Palace D’Amato-Cantorio (ex De Leonardis) Among the oldest monumental civil housing structures of Ferrandina falls the palace of Amato-Cantorio, owned by De Leonardis family until 1862, whose origin is to be placed in the middle of 1500. The 111 building overlooks the entire town of Ferrandina and is located near the complex of the convent of Saint Claire, in the Piana district. Inside there are numerous refined and furnished rooms with furniture of highest level. Like the elegant buildings of Mastromattei, Centola, Scorpione or Lisanti, located in the historic center of Ferrandina, with their beautiful facades and their sumptuous portals, it gives testimony to the prosperity of the city in the period of its maximum splendor between the sixteenth and nineteenth centuries. The entire complex is almost entirely in brick, with the exterior facades richly decorated with capitals, cornices and pilasters. It is divided into three levels adjoining through two sumptuous marble staircases. The building is accessed through two entrances marked by monumental portals in worked stone, opposite each other, and giving access respectively to the two short sides of an internal courtyard with a rectangular plan and a mosaic floor. Starting from the ground floor we find the garden, the wash house, the stables and the warehouses. On the first and second floor there are the halls of representation (many of which are frescoed), several bedrooms, a private chapel, kitchens, a study and the gallery. In this last environment, also called "Stanza degli Specchi" (room of mirrors), it is possible to admire some paintings by Domenico Carella, among which the "Matrimonio di Bacco e Arianna" stands out, and a spectacular and huge Murano glass chandelier. 112 Interno, Chiesa di Santa Chiara. © D’Alessandro 113 Chiesa di Santa Chiara Accanto al monastero di Santa Chiara è situata l’omonima chiesa, ultimata tra il 1690 e il 1699. L’edificio si compone di un’unica navata rettangolare, priva di abside e transetto. La sobria facciata principale è contraddistinta da un portale di ingresso in pietra leccese, sormontato da una nicchia che custodisce la statua in pietra calcarea di Santa Chiara e attribuibile a maestranze salentine. Vicino l’ingresso è Portale di ingresso, Chiesa di Santa Chiara. © D’Alessandro presente la cantoria, la quale si collega ai matronei, contraddistinti da grate in ferro battuto che impedivano alle suore di clausura di essere viste durante i vari riti religiosi. Lungo le pareti dell’edificio si aprono gli arconi contenenti all’interno gli altari con le rispettive nicchie. La volta 114 della chiesa è a spicchi, dipinta e decorata da numerosi stucchi a motivo floreale. L’altare maggiore, di chiaro gusto barocco, è opera di Antonio Paradiso da Picerno ed è stato realizzato in legno policromo intagliato e dorato. Su di esso si staglia un grande dipinto, di fine ‘600, di Andrea Miglionico, raffigurante il trionfo di Santa Chiara. Altre grandi opere pittoriche contenute sono “La Crocifissione”, realizzata da Pietro Antonio Ferro nel 1634, e l’”Immacolata”, attribuita a Francesco Solimena. Inoltre, all’interno della Chiesa, si possono ammirare alcune opere provenienti dall’ex convento di San Francesco, come un crocifisso in legno databile alla metà del Seicento, di ignoto autore calabro-siculo, e le sculture di San Rocco e dell’Immacolata, manifattura napoletana del XVIII sec.. Altare maggiore, Chiesa di Santa Chiara. © D’Alessandro 115 Church of St. Claire Next to the monastery of Saint Claire there is the homonymous church, completed between 1690 and 1699. The building consists of a single rectangular nave, with no apse and transept. The sober main façade is distinguished by an entrance portal in Lecce’s stone, surmounted by a niche that houses the limestone statue of St. Claire and attributable to workers from Salento. Near the entrance there is the choir, which is connected to women’s galleries, distinguished by wrought iron grates that prevented the cloistered nuns from being seen during the various religious rites. The arches containing the altars with their respective niches open along the walls of the building. The vault of the church is in wedges, painted and decorated with numerous floral motifs. The high altar, of clear Baroque taste, is the work of Antonio Paradiso da Picerno, and was made of carved and gilded polychrome wood. On it stands a large painting, of the late '600, by Andrea Miglionico, depicting the triumph of St. Claire. Other great pictorial works present are "The Crucifixion", realized by Pietro Antonio Ferro in 1634, and the "Immacolata", attributed to Francesco Solimena. Furthermore, inside the Church, you can admire some works from the former convent of San Francesco, like a wooden crucifix dating from the mid-seventeenth century, by an unknown Calabrian-Sicilian author, and the sculptures of San Rocco and the Immaculate Conception, 18th century Neapolitan manufacture. 116 Monastero di Santa Chiara. © Cirigliano 117 Monastero di Santa Chiara Nel rione Piana, lungo Via dei Mille, si staglia imponente il monastero di Santa Chiara, eretto molto probabilmente sui resti di una precedente struttura difensiva. I lavori di costruzione iniziarono nel 1610 e durarono un quarantennio. La struttura ospitò fino al 1867, anno in cui il monastero subì la soppressione e l’incameramento dei beni allo Stato, le suore con voto di clausura. La maggior parte delle clarisse apparteneva alle più ricche e nobili famiglie della città e dei paesi limitrofi. Il complesso è strutturato su due livelli impostati su un cortile interno a pianta rettangolare. Al primo piano erano presenti le celle affaccianti su un ballatoio interno prospiciente al chiostro, mentre lungo il Torre e portone di ingresso, Monastero di Santa Chiara. © Autore perimetro esterno si colloca un corridoio di servizio. Da piazza Plebiscito è possibile notare una 118 fuga di piccole arcate con diaframma in ferro battuto; tale espediente permetteva alle suore di non essere riconosciute da lontano ma di poter osservare la vita che si svolgeva quotidianamente in uno dei centri nevralgici della città. Adiacente al monastero è ubicata una torre di avvistamento a pianta quadrata, memoria delle fortificazioni che cingevano un tempo il centro urbano. Dalla sua sommità si domina un’areale enorme che arriva fino alla costa ionica. Attualmente il monastero ospita al piano terra l’asilo nido e al primo piano il museo comunale “Civiltà Contadina e Mestieri Antichi” e un’ala destinata ad eventi e spettacoli. Chiostro, Monastero di Santa Chiara. © La Centra 119 Monastery of St. Claire In the Piana district, along Via dei Mille, stands the imposing monastery of St. Claire, probably erected on the remains of a previous defensive structure. Construction works began in 1610 and were completed more than forty years after laying the first stone. The structure was occupied until 1867, when the monastery suffered the suppression and the forfeiture of assets to the State, by the nuns with a cloistered vote. Most of the Clarisse belonged to the richest and noblest families of the city and neighbouring villages. The complex is structured on two levels, set on an internal courtyard with a rectangular plan. On the first floor there were the facing cells on an internal walkway facing the cloister, while along the outer perimeter there is a service corridor. From Piazza Plebiscito you can see an escape of small arches with a wrought iron diaphragm. This expedient allowed nuns not to be recognized from afar but to observe the life that took place every day in one of the nerve centers of the city. Adjacent to the monastery, there is a square-shaped watchtower, a reminder of the fortifications that once surrounded the city center. From its summit, it dominates a huge range that reaches the Ionian coast. Currently, the monastery houses a nursery school on the ground floor, while at the first floor the municipal museum "Civiltà Contadina e Mestieri Antichi" and a space for events and shows. 120 Il calzolaio, museo comunale “Civiltà Contadina e Mestieri Antichi”. © Cirigliano 121 Museo comunale “Civiltà Contadina e Mestieri Antichi” Il museo comunale “Civiltà Contadina e Mestieri Antichi” di Ferrandina è ubicato al primo piano del monastero di Santa Chiara. Frutto di una donazione da parte di un gruppo di cittadini privati di Ferrandina, Il barbiere, museo comunale “Civiltà Contadina presenta un’articolata e e Mestieri Antichi”. © Cirigliano variegata raccolta museale, dislocata in circa sette sale espositive. Negli anni sono stati raccolti e restaurati numerosissimi oggetti, ai quali tutt’oggi continuano ad aggiungersene altri, con l’intento di conservare e preservare la memoria e la cultura ruraleagricola di Ferrandina. Il Museo offre ai visitatori la Gli attrezzi del falegname, museo comunale “Civiltà Contadina e Mestieri Antichi”. possibilità di un prezioso © Cirigliano viaggio nella memoria. Sono 122 esposti strumenti di lavoro di altri tempi di pastori, contadini, artigiani e massaie. Nelle varie sale vengono rievocati i lavori della campagna, della coltura della vite e dell’olivo, dell’allevamento e della pastorizia, l’ambiente domestico con oggetti di vita familiare, gli attrezzi e i manufatti di antichi mestieri come il taglialegna, il fabbro, il calzolaio e alcune statue religiose tipiche della cultura ferrandinese come i Ciri. L’ingresso al museo è gratuito. Municipal Museum "Rural Civilization and Ancient Crafts" The municipal museum "Civiltà Contadina e Mestieri Antichi" of Ferrandina is located on the first floor of the monastery of St. Claire. This donation by a group of private citizens of Ferrandina, presents an articulated and varied museum collection, located in about seven exhibition halls. Over the years many objects have been collected and restored, to which others continue to be added, with the aim of preserving and preserving the memory and the rural-agricultural culture of Ferrandina. The museum offers visitors the possibility of a precious journey into memory. Ancient work tools of shepherds, peasants, craftsmen and housewives are exhibited. In the various rooms are re-evoked the work of the countryside, of the cultivation of the vine and of the olive tree, of breeding and pastoralism, the domestic environment with objects of family life, tools and artifacts of ancient crafts such as the woodcutter, the blacksmith, the shoemaker and some religious statues typical of the Ferrandina culture like the Ciri. Entrance to the Museum is free. 123 Chiesa dell’Addolorata. © Autore 124 Chiesa dell’Addolorata Tra Piazza Plebiscito e il monumentale portico lungo corso Vittorio Emanuele è ubicata la Chiesa dell’Addolorata. Il nucleo originario risale alla seconda metà del XVII secolo e ospitava la Congrega dei Nobili. L'iniziale denominazione era “Santa Maria dei Sette Dolori” e dal 1794 è intitolata all’Addolorata. La Chiesa, preceduta da un sagrato cui si accede attraverso una scalinata Chiesa dell’Addolorata. © Autore semicircolare di mattoni, presenta la facciata inquadrata da forti lesene aggettanti; nel registro inferiore è ubicato un portale d’ingresso in pietra con un’iscrizione riportante la data 1804, anno in cui finirono i lavori di restauro della Chiesa. L’interno si presenta ad un’unica navata coperta da volta a botte nella quale si aprono dei lunettoni. Il presbiterio termina in 125 un’abside poligonale coperto da una calotta a spicchi. L’altare maggiore, commissionato nel 1820 dalla signora Angela Spirito di Ferrandina, è in stucco dipinto ad effetti marmorini, sormontato da una nicchia in cui si conserva la venerata scultura della Madonna titolare dell'edificio. Tra le opere ivi presenti, un pregevole tabernacolo in legno rivestito di argento cesellato, di egregia fattura, opera di Francesco Manzone e datato al 1740. Church of the Addolorata The Addolorata’s Church is located between Piazza Plebiscito and the monumental portico along Corso Vittorio Emanuele. The original unit dates back to the second half of the seventeenth century and housed the Congrega dei Nobili. The initial name was "Santa Maria dei Sette Dolori" and since 1794 it has been entitled to the Addolorata. The Church, preceded by a churchyard which is accessed through a semi-circular brick staircase, has a façade framed by strong jutting pilasters; in the lower register there is a stone entrance portal with an inscription bearing the date 1804, that is when the restoration work of the Church ended. The interior has a single nave covered by a barrel vault in which there are lunette windows. The presbytery ends in a polygonal apse covered by a segmented cap. The main altar, commissioned in 1820 by Mrs Angela Spirito of Ferrandina, is in stucco painted with marble effects, surmounted by a niche in which the venerated sculpture of the Madonna, the building owner, is kept. Among the works therein, there is a valuable wooden tabernacle covered with chiselled silver, of exquisite workmanship, by Francesco Manzone and dated to 1740. 126 Piazza Plebiscito, vista da sotto i portici di Corso Vittorio Emanuele II. © Cirigliano 127 Piazza Plebiscito Piazza Plebiscito. © Cirigliano Piazza Plebiscito, chiamata in precedenza “Largo della Ducal Corte”, è una delle piazze più grandi della Basilicata. Essa è raggiungibile seguendo Corso Vittorio Emanuele II o attraverso alcune piccole strade ad essa laterali. Presenta una pianta rettangolare e occupa un’area di circa 2.000 metri quadrati. Tra il XVI e il XVII secolo vi sorgono alcuni edifici importanti come il Palazzo Ducale (sede dei rappresentanti del feudatario della città), Palazzo Pirretti (già De Leonardis) e palazzo Porcellinis 128 (probabilmente abitazione del feudatario Bernardo Castriota). Sul suo lato sud è possibile ammirare la sobria facciata della Chiesa Madre di Santa Maria della Croce e sul lato opposto è presente una schiera di eleganti palazzi signorili, con al di sopra il monumentale complesso di Santa Chiara. Ad est si posiziona il palazzo Caputi (XVIII secolo), ad ovest il Palazzo Comunale (XIX secolo) con la torre dell’orologio. A meno di cinquanta metri da quest’ultimo è situata la piccola ed elegante piazza Mameli. Da Piazza Plebiscito, salendo la monumentale scalinata Marconi, posizionata lungo il lato destro di palazzo Caputi, è possibile arrivare al quartiere Piana. Palazzo Comunale, Piazza Plebiscito. © Cirigliano 129 Plebiscito Square Piazza Plebiscito (Plebiscito Square), previously called "Largo della Ducal Corte", is one of the largest squares in Basilicata. It can be reached following Corso Vittorio Emanuele II or through some small side streets. It has a rectangular plan and occupies an area of about 2,000 square meters. In the sixteenth century some important buildings was erected, such as the Palazzo Ducale (seat of the representatives of the town's feudal lord), Palazzo Pirretti (previously owned by De Leonardis) and Palazzo Porcellinis (probably home of the feudal lord Bernardo Castriota). On its south side it is possible to admire the sober façade of the Mother Church of Santa Maria della Croce, on the opposite side there is a host of elegant palaces, with above the monumental complex of Santa Chiara. To the east there is the Caputi palace (18th century), to the west the Palazzo Comunale (19th century) with the clock tower. Less than fifty meters from here, there is the small and elegant Mameli square. From Piazza Plebiscito, going up the monumental Marconi stairway, located along the right side of Palazzo Caputi, you can get to the Piana district. 130 Chiesa di Santa Maria della Croce. © D’Alessandro 131 Chiesa di Santa Maria della Croce La più antica chiesa della città è Santa Maria della Croce, costruita verso la fine del XV secolo, durante la fondazione di Ferrandina, dedicata alla santa patrona del centro aragonese. L’edificio si staglia sulla grande piazza Plebiscito, con la sua facciata principale in stile romanico-pugliese decorata da tre rosoni posti, rispettivamente, sui portali d’ingresso e in corrispondenza delle Le cupole e la torre campanaria, Chiesa di Santa Maria della Croce. © D’Alessandro navate interne. L’ingresso centrale è costituito da un elegante portale in pietra ad arco a tutto sesto con colonne scolpite e scanalate su base parallelepipeda e con decorazioni allegoriche. Al di sopra è possibile osservare un rilievo dell’Adorazione della Croce. Il tetto si contraddistingue per la presenza di dieci cupolette, cinque in corrispondenza di ogni navata laterale, e di una cupola maggiore. A sud-ovest della chiesa si posiziona una torre campanaria a tre ordini suddivisi da semplici listelli, probabilmente una ex torre di avvistamento. 132 L’interno La chiesa ha una pianta a croce latina ed è divisa in tre navate da pilastri quadrangolari. Vicino all’ingresso si trovano due acquasantiere in pietra databili al XVI secolo. Interno. Chiesa di Santa Maria della Croce. © Autore Al centro della crociera si posiziona la cupola su pennacchi decorati con stucchi e con le rappresentazioni dei quattro dottori della Chiesa, realizzati dalla bottega dei Tabacchi nel 1785. A metà navata sono presenti due scarabattoli in legno realizzati dai ferrandinesi Aiello e Rizzi, due importanti intagliatori del primo Novecento. In quello di sinistra è presente una statua lignea raffigurante la Madonna della Croce, del 1530, posizionata su un monumentale trono tardo settecentesco in legno dorato con baldacchino a frange sorretto da due angeli. In quello di destra è collocata la statua di San Rocco, 133 patrono di Ferrandina, portata in processione il 16 agosto. L’altare maggiore, opera di Pasquale Sebastiano e databile al 1777, è stato realizzato con l’ausilio di marmi policromi e si posiziona su tre scalini marmorei; al centro, il paliotto presenta un ovale raffigurante la La cupola su pennacchi decorati con stucchi e con le rappresentazioni dei quattro dottori della Chiesa, Madonna della Croce. Chiesa di Santa Maria della Croce. © La Centra Ai rispettivi due lati si collocano angeli in marmo bianco sorreggenti cornucopie. Statua di Santa Maria della Croce, Chiesa di Santa Maria della Croce. © Autore 134 Sulle pareti dell’abside si posizionano le sculture in legno di Federico d’Aragona e di sua moglie Isabella del Balzo, realizzate alla metà del XVI secolo dall’artista Altobello Persio di Montescaglioso. Al di sotto è ubicato un coro ligneo semicircolare in noce con due ordini di stalli, di autore di scuola napoletana del XVII secolo. Sugli altari del transetto si trovano due tele del Lanari, il “Rinvenimento della Croce” e la “Resurrezione”. Statua di San Rocco, Chiesa di Santa Maria della Croce. © Autore In fondo alla navata destra, sul lato destro del presbiterio dal quale si accede alla sagrestia, si colloca un’Aquila Bicipite databile alla prima metà del 1600, antica custodia della stauroteca, prezioso reliquiario in argento contenente, secondo la leggenda, due frammenti del Santo Legno della Croce di Cristo. L’aquila bicipite, Chiesa di Santa Maria della Croce. © Autore 135 The Church of Saint Mary of the Cross The oldest church of the city is Santa Maria della Croce (Saint Mary of the Cross), built at the end of XV century, during the foundation of Ferrandina, dedicated to the patron saint of the Aragonese town. The building stands out on the large Piazza Plebiscito, with its main façade in Romanesque-Apulian style decorated with three rosettes placed, respectively, on the entrance portals and in correspondence of the internal aisles. The central entrance is made up of an elegant portal made of round arched stone with carved and fluted columns on a parallelepiped base and with allegorical decorations. Above it is possible to observe a relief of the Adoration of the Cross. The roof is distinguished by the presence of ten small domes, five of them in correspondence with each side aisle, and a major dome. South-west of the church there is a bell tower with three orders divided by simple strips, that probably was a watchtower. The interior of the Church The church has a Latin cross plan and is divided into three naves by quadrangular pillars. Near the entrance there are two stone stoups dating back to the 16th century. At the center of the cruise the dome stands on plumes decorated with stuccos and representing the four doctors of the Church, made by the Tobacco shop. In the middle of the nave there are two wooden scarabs, made by the Ferrandinese Aiello and Rizzi, two important carvers of the early twentieth century. On the left there is a wooden statue of the Madonna della Croce, dated to 1530, positioned on a monumental late eighteenthcentury throne in golden wood with fringed canopy supported by two angels. On the right there is the statue of Saint Rocco, patron of Ferrandina, carried in procession on August 16th. The main altar, 136 by Pasquale Sebastiano and dated to 1777, was built with the help of polychrome marble and is positioned on three marble steps; in the center of the decorated frontal in marble there is an oval representing the Madonna of the Cross. On their respective sides, angels are placed in white marble supporting two cornucopias. On the walls of the apse there are the wooden sculptures of Federico d'Aragona and his wife Isabella del Balzo, made at the half of the 16th century by the artist Altobello Persio of Montescaglioso. Below there is a semi-circular walnut wooden choir, with two orders of stalls, author of a seventeenth-century Neapolitan school. On the altars of the transept there are two paintings by Lanari, the "Rinvenimento della Croce" and the "Resurrezione". At the end of the right aisle, on the right side of the presbytery which leads to the sacristy, there is a Double-Headed Eagle, dating back to 1609, ancient custody of the stauroteca, a precious silver reliquary containing, according to legend, two fragments of the Holy Wood of the Cross of Christ. 137 Cantoria lignea, Chiesa della Madonna del Carmine. © D’Alessandro 138 Chiesa della Madonna del Carmine La Chiesa della Madonna del Carmine, comunemente detta “Chiesa del Purgatorio”, fu dedicata inizialmente a Santa Maria di Loreto, prima sede dei Domenicani dopo l’abbandono intorno al secondo decennio del XVI Chiesa della Madonna del Carmine. secolo del convento ai piedi © La Centra del castello di Uggiano. La facciata principale ricorda molto quella della chiesa di San Domenico ad Uggiano e probabilmente ne ha ereditato anche l’antico portale in pietra scolpito a bugnato. Sopra di esso si staglia lo stemma della famiglia del Balzo e il rosone ad archetti regolari. Sul prospetto laterale destro si apre un ingresso con portale in Interno, Chiesa della Madonna del Carmine. © Autore pietra decorato a rilievo. 139 Al di sopra è presente una nicchia, circondata da palmette scolpite inserite in un cordolo di pietra, la quale contiene l’immagine dell’Assunta. Sulla chiesa si pone un campanile a vela in pietra e mattoni. L’edificio originario è composto da un’unica navata coperta con volta a botte con lunettoni in corrispondenza delle finestre. Alla fine del XVIII secolo si data la costruzione di un’ala laterale che attualmente, con tompagni e tramezzature, funge da sacrestia. All’interno della navata centrale è posizionata una cantoria lignea con dodici pannelli centinati, datata al 1693, con la Dettaglio della cantoria lignea, Chiesa della Madonna del rappresentazione a Carmine. © Autore rilievo di Santi e Sante, intervallati da figure grottesche e suddivise da fasce a motivi floreali. Su di essa è posto l’organo in legno intagliato e dorato databile alla fine del XVIII secolo di ignoto ebanista. All’interno della chiesa si conservano due tele di pregevole fattura. La prima è “L’apparizione della Madonna a San Giacinto”, firmato Saponariensis 1606, la seconda è un’opera di Antonio Sarnelli “Trinità, S. Vincenzo Ferreri e una devota”, datata al 1734. 140 The Church of Madonna del Carmine The Church of Madonna del Carmine, commonly known as the "Chiesa del Purgatorio” (Church of Purgatory), was initially dedicated to St. Mary of Loreto, and was the first seat of the Dominicans after the abandonment of the Monastery at the foot of the castle of Uggiano. The original building consisted of a single nave covered with barrel vault with big lunettes in line with the windows. At the end of the eighteenth century, a lateral wing was built, which today, with tompagni and partitions, serves as a sacristy. The main façade is very reminiscent of that of the church of San Dominic in Uggiano and probably has also inherited the ancient stone portal carved in ashlar. Above it stands the coat of arms of the Balzo family and the rose with regular arches. On the right side elevation there is an entrance with a stone portal decorated in relief. Above there is a niche, surrounded by carved palmettes inserted in a stone curb, which contained the image of the Madonna Assunta. On the church there is a bell tower made of stone and bricks. Inside the central nave there is a wooden choir with twelve pointed panels, dating back to 1693, with the relief representation of Saints, spaced with grotesque figures and separated by bands with floral motifs. On it is placed the carved and gilded wooden organ dating from the late eighteenth century by an unknown sculptor. Inside the church there are two paintings of exquisite workmanship. The first is "The apparition of Our Lady to San Giacinto", signed Saponariensis 1606, the second is a work by Antonio Sarnelli "Trinity, St. Vincent Ferreri and a devotee", dated 1734. 141 Chiesa di San Francesco. © Autore 142 Chiesa di San Francesco La Chiesa di San Francesco d’Assisi venne fondata nel 1614, contemporaneamente al convento. L’edificio era composto da un’unica navata fino al 1769, anno in cui fu ampliato con la costruzione di una navatella a sinistra, di chiaro stile barocco, divisa in campate con volte a crociera e con portale di accesso in pietra. In base alle indagini per i restauri avvenuti pochi anni fa, la Chiesa originaria aveva le pareti coperte di affreschi, realizzati probabilmente dalla bottega di Cappellone laterale, Chiesa di San Francesco. © D’Alessandro Pietro Antonio Ferro. Inoltre, durante le fasi di recupero del bene, sul primo altare a destra nella navata maggiore, furono rinvenute diverse sepolture tra cui quella della nobildonna Maddalena Ridola, tompagnate da un muro in mattoni intonacato riportante un sonetto dedicato alla defunta dal marito (attualmente è visibile alle spalle dell’altare maggiore). Nei primi decenni del Settecento i lavori di ridefinizione dell’interno portarono alla scomparsa degli affreschi a favore di una decorazione 143 a stucchi di gusto rococò. Al di sotto del piano pavimentale della chiesa sono presenti alcuni ipogei, utilizzati come luogo di deposizione dei defunti. Lungo la parete destra della navata centrale è possibile osservare le fasi di un cantiere pittorico. Attualmente, all’interno della chiesa, sconsacrata dalla soppressione, non sono presenti suppellettili e arredi; alcuni di questi si conservano nella chiesa di Santa Chiara. Cappellone laterale, dettaglio degli stucchi. © D’Alessandro The Church of Saint Francis The Church of Saint Francis from Assisi was founded in 1614, simultaneously with the convent. The building consisted of a single 144 nave until 1769, when it was enlarged with the construction of a lefthand side nave, clearly in baroque style, divided into spans with cross vaults and with stone access portal. According to investigations for the restoration that took place a few years ago, the original Church had walls covered with frescoes, probably made by Pietro Antonio Ferro's workshop. Moreover, during the recovery phases of the asset, on the first altar to the right in the main nave, several burials were found including that of the noblewoman Maddalena Ridola, accompanied by a plastered brick wall bearing a sonnet dedicated to the deceased by her husband (currently it is visible behind the greater altar). In the early decades of the eighteenth century the redefinition of the interior led to the disappearance of frescoes in favour of a stucco decoration of rococo taste. Below the floor of the church there are some hypogea, used as a place of deposition of the deceaseds. Along the right wall of the central nave, it is possible to observe the phases of a pictorial construction site of a fresco. Currently, inside the Church, deconsecrated by suppression, there are no items and furnishings; some of these are kept in the church of St. Claire. 145 Convento e Chiesa di San Francesco. © D’Alessandro 146 Convento di San Francesco I Frati Francescani Riformati si insediarono a Ferrandina in una cappella dedicata alla Madonna delle Grazie nel primo decennio del XVII secolo, nonostante la decisa opposizione dei Domenicani e dei Cappuccini. Si spostarono, successivamente, nei pressi della cappella della Madonna del Carmine. La prima pietra fu posta nel 1614 e i lavori durarono più di un ventennio. La costruzione, a cui collaborò l’Università, fu agevolata anche dai lasciti delle ricche e nobili famiglie ferrandinesi. L’edificio Chiostro, Convento di San Francesco. ospitò l’Università Teologica ed © D’Alessandro era dotato di una ricca biblioteca contenente diverse centinaia di manoscritti (conservati attualmente tra Matera e Ferrandina) con testi di Teologia, Scolastica, Patristica e Morale. Nel 1812, a causa delle leggi napoleoniche di soppressione, venne abbandonato. Il convento, realizzato quasi 147 completamente in pietre e mattoni, presenta un cortile interno a pianta quadrata con i lati porticati e con al centro un pozzo cisterna. Al primo livello sono visibili diversi ambienti, i quali ospitavano un frantoio, depositi, una focagna, la mensa, etc. Al secondo livello si collocano i resti delle ventiquattro celle dei frati, la stanza del priore e la biblioteca. Al di fuori del convento vi erano gli orti dei frati recintati da un muretto in pietra e mattoni. Convent of Saint Francis The Franciscan Fathers Reformed settled in Ferrandina in a chapel dedicated to Our Lady of Grace in the first decade of the seventeenth century, despite the determined opposition of the Dominicans and Capuchins. Subsequently, they moved to the chapel of the Madonna del Carmine. The first stone was laid in 1614 and the works lasted more than twenty years. The construction, to which the University collaborated, was also supported by the legacies of the rich and noble families of Ferrandina. The building housed the Theological University and was equipped with a rich library containing several hundred manuscripts (currently preserved between Matera and Ferrandina) with texts of Theology, Scholasticism, Patristics and Morality. In 1812, because of the Napoleonic suppression laws, it was abandoned. The convent, built almost completely in stones and bricks, has a square-shaped courtyard with porticoes sides and a cistern well in the middle. At the first level are visible different rooms, which housed a mill, stores, a focagna, the canteen, etc. On the second level there are the remains of the twenty-four cells of the friars, the prior's room and the library. Outside the convent there were the kitchen gardens of the friars enclosed by a stone brick wall. 148 Interno, Cappella di Santa Maria della Consolazione. © D’Alessandro 149 Cappella di Santa Maria della Consolazione A pochi chilometri dal centro storico, in località La Foresta, è ubicata la cappella di Santa Maria della Consolazione, chiamata in paese “à Madònn d’ cheda vann” (letteralmente “la Madonna di quella parte”, Cappella di Santa Maria della Consolazione. © Autore perché si trova dall’altro lato del paese) o “della frittata”; il perché di quest’ultimo appellativo è dovuto all’antica usanza di pranzare sotto gli uliveti adiacenti la cappella il giorno della festa della Madonna (ricadente la prima domenica del mese di Aprile): in questa occasione si consumava il pane con la frittata, spesso di asparagi, dato il periodo. Da qui è possibile godere dello splendido panorama del centro storico di Ferrandina. L’impianto dell’edificio si data alla prima metà del 1500 ed è ad una sola navata; sul lato orientale si erge un campanile a vela. La facciata a capanna della cappella conserva un portale in pietra con stipiti modanati con architrave aggettante sorretto da due volute con cordolo centrale. Accanto all’ingresso vi è una piccola finestra, protetta attualmente da un vetro, la quale permetteva agli antichi 150 viandanti e ai contadini di affacciarsi, senza entrare, e rendere omaggio alla Madonna. Oltre ai resti di alcuni affreschi, all’interno è presente una delle prime opere del pittore Pietro Antonio Ferro, una “Madonna col Bambino tra i SS. Andrea e Michele”, e una tela del figlio Carlo “Assunzione della Vergine e S. Carlo Borromeo”. Chapel of Saint Mary of Consolation A few kilometers from the historical center, in the countryside of La Foresta, is located the chapel of Santa Maria della Consolazione (Chapel of Saint Mary of Consolation), called in the city "à Madònn d 'cheda vann" (literally "the Madonna of that part", because it is on the other side of the country) or also called "of the omelette"; the reason for this last name is due to the ancient custom of dining under the olive groves adjacent to the church on the day of the feast of the Madonna (the first Sunday of April): on this occasion the bread was consumed with the omelette, often with asparagus, given the period. From here it is possible to enjoy the splendid panorama of the historical center of Ferrandina. The church's layout dates back to the first half of the 1500s and has a single nave; on the eastern side there is a bell gable. The gabled façade of the chapel preserves a stone portal with molded jambs with protruding lintel supported by two volutes with central curb. Next to the entrance there is a small window, currently protected by a glass, which allowed the ancient travelers and peasants to look out and pay homage to the Madonna. In addition to the remains of some frescoes, inside there is one of the first works of the painter Pietro Antonio Ferro, the "Madonna and Child among the Saints Andrea and Michele", and a painting by his son Carlo "Assumption of the Virgin and St. Charles Borromeo". 151 Panorama della vallata del fiume Gruso-Salandrella dal Monte Calvario. © Lategana 152 Monte Calvario A poche centinaia di metri a sud dalla cappella di Santa Maria della Consolazione, percorrendo un tratturo, si raggiunge località Monte Calvario. Su questa piccola altura sono presenti tre croci in ferro e una piccola cappella dedicata a San Michele Arcangelo. Da qui è possibile ammirare ad oriente l’intera skyline della città di Ferrandina e ad occidente la valle del Cavone-Salandrella. Le tre croci posizionate sul Monte Calvario. © D’Alessandro 153 Mount Calvary A few hundred meters southward from the chapel of Santa Maria della Consolazione, along a cattle track, you can reach Monte Calvario (Mount Calvary). On this small hill there are three iron crosses and a small chapel dedicated to St. Michael the Archangel. From here it is possible to admire the whole city skyline of Ferrandina to the east and the Cavone-Salandrella valley to the west. Panoramica notturna del centro storico dal Monte Calvario. © D’Alessandro 154 Cappella della Madonna dei Mali. © La Centra 155 Cappella della Madonna dei Mali A poche centinaia di metri dal monumentale lavatoio di San Damiano, in località Costa del Canneto, vi è una delle più belle chiese rurali della Basilicata: la cappella della Madonna dei Mali. Ubicata in un oliveto e in una zona ricca d’acqua presenta un impianto originario databile alla metà del Cinquecento. Interno, Cappella della Madonna dei Mali. © La Centra 156 La chiesetta è costituita da un’unica navata, priva di abside, con volta a botte unghiata e con le pareti scandite da arcate suddivise da robusti pilastri. Sull’architrave della facciata si legge “mala nostra pellit, bona cuncta poscit” (traducibile con Presentazione di Gesù al Tempio (Pietro Antonio Ferro), Cappella della Madonna dei “allontana i nostri mali, chiede Mali. © La Centra tutti i beni”). All’interno è presente un ciclo di affreschi opera di Pietro Antonio Ferro, realizzati nella sua prima fase artistica. Il pittore, nativo di Ferrandina, è considerato uno dei più importanti artisti del Seicento in Basilicata. Ai lati della navata è presente un ciclo unitario con sei episodi della vita della Vergine. A sinistra è possibile ammirare Natività, Presentazione al Tempio, Annunciazione, a destra Natività (Pietro Antonio Ferro), Cappella della Madonna dei Mali. © La Centra Visitazione, Presentazione di Gesù al Tempio e Assunzione della Vergine. Alcuni affreschi presentano iscrizioni prese dal Vangelo di Luca e dalla Bibbia. Altri dipinti dello stesso autore sono presenti sopra l’altare e sulla volta. 157 Tra questi, un affresco che ritrae la Vergine che si prende cura di un malato con un’ampolla contenente dell’acqua benedetta, chiaro riferimento alla dedica della cappella. Church of the Madonna of Evils A few hundred meters from the monumental wash-house of San Damiano, in the countyside of Costa del Canneto, there is one of the most beautiful rural churches in Basilicata: the Chiesa della Madonna dei Mali (Church of the Madonna of Evils). Located in an olive grove and in an area full of water, it has an original layout dating back to the mid-sixteenth century. The church is made up of a single nave, without an apse, with a barrel vaulted ceiling and with walls punctuated by arches divided by strong pillars. On the architrave of the façade we read "mala nostra pellit, bona cuncta poscit" ("chase our evils, ask for all goods"). Inside there is a cycle of frescoes by Antonio Ferro, realized in his first artistic phase. The painter, native of Ferrandina, is considered one of the most important artists of the seventeenth century in Basilicata. On the sides of the nave there is a unitary cycle with six episodes of the Virgin’s life. You can admire on the left Nativity, Presentation at the Temple, Annunciation, on the right Visitation, Presentation of Jesus at the Temple and Assumption of the Virgin. Some frescoes have inscriptions taken from the Gospel of Luke and from the Bible. Other paintings by the same author are present above the altar and on the vault. Among these, there is a fresco depicting the Virgin who takes care of a sick person with an ampoule containing holy water, a clear reference to the dedication of the Church. 158 Il Castello di Uggiano. © La Centra 159 Il castello di Uggiano L’insediamento medioevale del castello di Uggiano sorge su una collina a circa 450 m s.l.m., a circa 4 km a nord-ovest di Ferrandina, a controllo delle valli del torrente Vella e del fiume Salandrella. Dalle rovine delle sue torri è tuttora possibile dominare un’estesissima area che va dalla prospiciente costa ionica della Basilicata ai monti a ridosso della valle dell’Agri. Le fonti scritte, anche se molto scarne e rare, ci permettono di datare il castello prima del 1029, di conoscere alcuni episodi come la ritirata nelle mura del castello di Uggiano di Roberto il Guiscardo nel 1068 e di apprendere il nome dei diversi proprietari del feudo che si sono succeduti dall’età normanna alla fine del XV secolo, periodo in cui venne probabilmente abbandonato. Alle falde della collina del castello si collocano i ruderi della chiesa di San Domenico, e a ovest, ricavata all’interno della roccia arenaria, si ubica l’antica cappella di Santa Maria della Stella. La struttura difensiva del castello, la cui origine risale probabilmente all’età normanna, si articola su una pianta poligonale irregolare, costituita da mura, alte più di 5 m e spesse anche 2 m, e da imponenti torri collocate nei vertici del circuito fortificato. Durante la fase angioina si ebbe un ampliamento e un restauro dell’intero complesso ad opera di Jacopo di Stigliano e delle sue maestranze, testimoniato da un’epigrafe situata all’ingresso del seggio del castello di Uggiano. All’interno del circuito difensivo 160 sono presenti e ben evidenti i resti di diversi edifici civili, religiosi e militari mentre al di fuori di esso, sulle pendici, sembra scorgersi l’abitato urbano. Sul piano del castello si registra la presenza di alcuni pozzi e l’esistenza di diversi ambienti sotterranei come cisterne e cantine. Attualmente il sito, mai stato oggetto di scavi archeologici, versa in stato di rudere. Ingresso del Seggio, Castello di Uggiano. © Autore The Castle of Uggiano The medieval settlement of the castle of Uggiano stands on a hill about 450 m s.l.m., about 4 km north-west of Ferrandina, as in control of the valleys of the Vella torrent and of the Salandrella river. From the ruins of its towers it is still possible to dominate a very wide area that goes from the Ionic coast of Basilicata up to the 161 mountains near the Agri valley. The written sources, even if very sparse and rare, allow us to date the castle before 1029, to know some episodes such as the retreat in the walls of the castle of Uggiano by Roberto il Guiscardo in 1068, and to learn the name of the different owners of the fief which came in succession from the Norman age until the end of the fifteenth century, when it was probably abandoned. At the foot of the hill of the castle, there are the ruins of the church of San Domenico and to the west, carved into the sandstone, the ancient chapel of Santa Maria della Stella. The defensive structure of the castle, whose origin probably dates back to the Norman age, is based on an irregular polygonal plant, made up of walls, more than 5 m high and even 2 m thick, and by imposing towers located at the top of the fortified circuit. In the Angevin period there was an expansion and a restoration of the entire complex by Jacopo di Stigliano and its workers, also testified by an epigraph located at the entrance of the castle of Uggiano. Inside the defensive circuit the remains of various civil and military buildings are present and clearly visible, while outside, on the slopes, it seems to see the urban settlement. On the level of the castle, there is the presence of several wells and the existence of various underground environments such as cisterns and cellars. Currently the site, that is never been subject to archaeological excavations, is in ruins. 162 Cappella di Santa Maria della Stella…sotto le stelle. © Lategana 163 Cappella di Santa Maria della Stella A poche centinaia di metri a nord del castello di Uggiano, a ridosso di località Farnetto, si trova la cappella di Santa Maria della Stella. Cappella di Santa Maria della Stella. © La Centra Questa chiesetta rupestre si posiziona su dei burroni calanchivi del torrente Vella ed è di probabile origine bizantina. Dietro la facciata, postuma all’impianto originario dell’edificio, è possibile osservare un’antica cappella costruita nella roccia. All’interno, sono contenuti i resti di un affresco rappresentante una 164 vergine con bambino di autore ignoto, databile al XIV secolo. Gli ultimi due restauri risalgono alle prime decadi del secolo scorso. La cappella di Santa Maria della Stella è raggiungibile attraverso una stradina di terra, percorribile solo a piedi, ubicata a ridosso delle pendici settentrionali della collina del castello di Uggiano. Chapel of Saint Mary of the Star A few hundred meters northway from the castle of Uggiano, near the countryside of Farnetto, there is the chapel of Santa Maria della Stella (Saint Mary of the Star). This rock church is positioned on the ravines of the creek Vella and is probably of Byzantine origin. Behind the façade, posthumous to the original church structure, it is possible to see an ancient chapel built into the rock. Inside, there are the remains of a fresco depicting a virgin with a child by an unknown artist, datable to the fourteenth century. The last two Church restorations date back to the first decades of the last century. The chapel of Santa Maria della Stella can be reached through a dirt road, viable only on foot, on the northern slopes of the hill of the castle of Uggiano. 165 Area attrezzata Baden Powell. © Enzo Garaguso 166 Area attrezzata Baden Powell A circa 9 km a nord dal centro di Ferrandina, in contrada Fonnoni, è situato il parco “Baden Powell”, il quale prende il nome dal fondatore del movimento “Scout” nel 1907. Inaugurata il 12 settembre 2015, l’area attrezzata dispone di un ampio parcheggio e di tavoli e panchine per pic-nic. Il parco, immerso nel verde di alberi secolari, ricade in un punto di snodo Mucche podoliche al pascolo. © D’Alessandro della "transumanza" ed ospita un antico abbeveratoio per le greggi. Baden Powell equipped area About 9 km north from the center of Ferrandina, in the Fonnoni countryside, There is the park "Baden Powell", which takes its name from the founder of the "Scout" movement in 1907. Inaugurated on 12 September 2015, the equipped area has ample parking and tables and benches for picnics. The park, immersed in the green of ancient trees, falls into a hub of the "transhumance" and houses an ancient drinking trough for the flocks. 167 Il bosco innevato. © La Centra 168 Bosco di Ferrandina Tra Ferrandina e Salandra è presente un bosco di notevole estensione e di affascinante bellezza. La natura è ancora incontaminata, ricca di flora e fauna. Qui vivono volpi, cinghiali, tassi, lepri, faine, rettili, scoiattoli e numerose specie di uccelli; talvolta è possibile avvistare anche qualche lupo. Il bosco visto dal drone. © Autore 169 All'interno del bosco vi sono diverse specie di piante e alberi, come l'acero, l'orniello, il pino d'Aleppo, la rosa canina, l'agrifoglio, e piante di sottobosco quali il mirto, il lentisco, il pungitopo e il biancospino. Un luogo assolutamente perfetto per rigenerarsi ed allontanare lo stress, ideale per lunghe passeggiate immersi nella natura incontaminata. Wood of Ferrandina Between Ferrandina and Salandra there is a wood of considerable extension and undoubted beauty. Nature is still unspoiled, rich in flora and fauna. Here live foxes, wild boars, badgers, hares, martens, reptiles, squirrels and numerous species of birds; sometimes some wolves can also be spotted. Inside the forest there are several species of plants and trees, such as maple, flowering ash, Aleppo pine, dog rose, holly, and undergrowth plants such as myrtle, lentisk, butcher's broom and the hawthorn. An absolutely perfect place to regenerate and remove stress, ideal for long walks surrounded by unspoiled nature. 170 Bibliografia essenziale - Essential bibliography - - - - - Aa. Vv., Ferrandina, Senise 2016 Alessio Ambruso, Ferrandina nel Risorgimento Lucano, Matera 1961 Alessio Ambruso, Ferrandina tra latifondo, riforma agraria e sviluppo possibile, Matera 2003 Alessio Ambruso: Gli anni dei cambiamenti epocali. La comunità rurale ferrandinese dalla seconda metà del Settecento alla prima metà del Novecento, Matera 2013 Alessio Ambruso, Ferrandinesi da ricordare. Profili biografici e contesti storici, Matera 2015 Nuccia Barbone Pugliese e Francesco Lisanti, (a cura di) Ferrandina, Recupero di un'identità culturale. catalogo della mostra maggio-luglio 1987, Galatina 1987 Angelo Bottini, L’attività archeologica in Basilicata nel 1991, in “La Magna Grecia e i grandi santuari della madrepatria: atti del trentunesimo Convegno di studi sulla Magna Grecia: Taranto, 4-8 ottobre 1991”, Taranto 1992, pp. 388-389 Eleonora Bracco, Ferrandina (Matera). Rinvenimenti di tombe di età greca, in “Notizie degli Scavi di Antichità”, XI, 1935, pp. 383389 Eleonora Bracco, Ferrandina (Matera). Rinvenimenti di età greca, in “Notizie degli Scavi di Antichità”, XIII, 1937, pp. 153-154. 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Tra i suoi principali interessi di ricerca, il mondo italico, l’archeologia dei paesaggi, l’archeologia aerea, e la valorizzazione e comunicazione del patrimonio culturale. Questo volume è un omaggio dell’autore alla sua città. LA CITTÁ Ferrandina, città fondata da Federico d’Aragona verso la fine del XV secolo, è un chiaro esempio di urbanistica rinascimentale. Il suo impianto urbano è popolato da monumentali palazzi nobiliari e imponenti complessi monastici e religiosi che si stagliano tra tipiche abitazioni dell’edilizia minore. All’interno del territorio sono presenti castelli medievali, masserie fortificate, casini e cappelle extramoenia di indubbia bellezza e testimoni secolari di una vita rurale che ha da sempre contraddistinto l’antico centro aragonese e costituito la base della sua economia. Ferrandina, rinomata per la qualità dell’olio extravergine prodotto e per le tipiche olive infornate, eredita le sue tipicità dalla millenaria coltivazione delle olive (principalmente cultivar majatica), testimoniata dai resti di un antico frantoio di epoca lucana (IV sec. a.C.) e da due alberi d’olivo bimillenari. Il volume offre al visitatore le principali informazioni di carattere storico-culturale relative alla città di Ferrandina e si presta ad accompagnarlo tra le strade, i monumenti e i paesaggi antropici e naturali del suo territorio. Test o i n l i ngua I t a l i a na e I ngl ese