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Materiali utili per comprendere meglio il Gruppo Femminile Calcistico di Milano, e quello di Alessandria, primi nuclei di calcio femminile in Italia (1933). Comprende: - A) elenco completo dei nominativi delle calciatrici milanesi, e poi di quelle alessandrine (nominativo, fonti verbali e iconografiche, ruolo, squadra) - B) elenco completo degli eventi sportivi, completo di data e luogo di svolgimento (Milano e Alessandria) - C) ulteriori informazioni sul GFC: cronologia della permanenza delle singole calciatrici in squadra; età delle calciatrici, e il ruolo del Direttorio; le regole di gioco; le divise; le capitane; i campi da gioco; la sede - D) ulteriori informazioni sul gruppo di Alessandria, alla luce di nuove fonti; - E) riassunto delle informazioni disponibili sugli altri nuclei di calcio femminile del 1933 (Torino, Roma, Bologna, Venezia, Parma, Palermo), e delle partite di calcio misto e/o di girls 'ballerine' di quegli anni (Milano, Torino, Napoli, Cosenza) - F) accenni posteriori al 1933 sul calcio femminile italiano del 1933 - G) appunti biografici su donne e uomini legati al GFC del 1933. Ultimo aggiornamento: 30/08/2020 (versione 4.0)
Materiali per lo studio della storia del canottaggio femminile in Italia, con particolare attenzione ai primi anni Trenta e al Ventennio fascista.
Olimpia, 2017
In December 1933, the Italian sport newspaper "Il Littoriale" published an interesting letter, wrote by some Giovani Italiane (the Fascist female juvenile organization, 12-18 year-old girls). The Giovani Italiane (who played athletics, rowing and gymnastics in their Lombardy small town) wanted to join the male on-going male debate about women’s sport between Il Littoriale and L’Osservatore Romano (November-December 1933) thanks to their own female experience. They tried to describe a lot of controversial elements of women’s sport debate from their personal point of view, such as the need of public women’s athletics competitions, the need of comfortable female sportswear, the spirit of camaraderie among women and men during sports activities. The Giovani Italiane were proud Catholic girls, too: contrary to what L’Osservatore Romano and some priests they met thought, women’s sport and religious faith matched so good: for instance, since they started to play sports, they improved their frankness in testifying publicly their Catholic faith. ------------- Nel dicembre del 1933, il giornale sportivo "Il Littoriale" pubblicava una interessante lettera, scritta da alcune Giovani Italiane (appartenenti cioè all'associazione femminile di regime riservata alle ragazze dai 12 ai 18 anni), le quali, praticando atletica, canottaggio e ginnastica nella loro piccola città della provincia lombarda, volevano dir la loro (e portar la loro personale esperienza femminile) nella polemica esclusivamente maschile sviluppatasi in quei mesi (novembre-dicembre 1933) fra "Il Littoriale" e "L'Osservatore Romano". Partendo dalla loro esperienza personale, le scriventi tentarono di dir la loro circa una serie di punti controversi del dibattito sullo sport femminile: le pubbliche gare di atletica leggera, la necessità di un abbigliamento comodo, lo spirito di "cameratismo" coi colleghi uomini durante le attività sportive. Le "Giovani Italiane" si dichiaravano inoltre cattoliche: al contrario di quanto sostenuto da "L'Osservatore Romano" e da alcuni sacerdoti che avevano incontrato, secondo loro non c'era contrasto fra lo sport femminile e la loro fede religiosa, anzi, come dimostrato ad esempio dal fatto che, facendo sport, si sentivano più a loro agio nel mostrare pubblicamente la loro identità cattolica.
Notizie reperibili sulla stampa italiana dell'epoca circa il calcio femminile estero.
Rassegna di fonti e materiali utili per la storiografia degli sport femminili in Italia. Contiene: I. La cestista Giuliana Bertea I.1. Giocatrici compagne di squadra di Giuliana Bertea (SS Parioli Roma - SS Bruno Mussolini Roma - Indomita Roma) I.2. Numeri di maglia delle cestiste dell’Indomita Roma (1949/1950)
: Battente, Saverio / Cacciuni Angelone, Mimmo / Guazzoni, Deborah (eds.): Un secolo di basket in Italia, 2023
Come risaputo, il regime fascista propose (e impose, a scapito di altre discipline, come il calcio) la pallacanestro come sport femminile di squadra in un’Italia nella quale la pallavolo era ancora un sport semi-sconosciuto, relegato di fatto ad alcune esperienze dopolavoristiche. La vittoria dell’Europeo 1938, ospitato a Roma, è giustamente ricordata come un grande successo internazionale dello sport azzurro di questo periodo, frutto di un movimento nazionale incarnato nella massima serie in quegli anni dominato dalle squadre milanesi. Nell’intervento si proporranno alcuni spunti di ricerca utili ad approfondire meglio perché sia corretto affermare dal punto di vista storiografico che la pallacanestro, fra 1922 e 1943, abbia avuto “un sensibile impatto sulla nascita dell’emancipazione di genere attraverso lo sport”. Prima di tutto, si uscirà dalla storia agonistica propriamente detta per alcuni affondi di storia sociale, utili a comprendere come l’esperienza sportiva delle cestiste le emancipasse realmente a livello sociale: nelle testimonianze superstiti molte di loro sottolineano l’eccezionalità della possibilità di viaggiare in lungo e in largo per l’Italia (le trasferte), del far parte di un collettivo al femminile relativamente più libero ed autogestito di quanto avvenisse in uno spogliatoio “singolare” di atletica o di nuoto (la squadra), dell’essere riconosciute pubblicamente per le loro vittorie sportive (i premi). In secondo luogo si affronteranno alcuni ambiti ancora poco studiati dal punto di vista agonistico, come quello delle associazioni giovanili di regime (ONB, poi GIL), e quello universitario (i GUF): per comprendere la porosità fra questi mondi e quello del Campionato nazionale organizzato dalla FIP verrà analizzato il ruolo di “apostola” del basket svolto dall’azzurra Bruna Bertolini fra le universitarie del GUF Milano all’inizio del 1933. Si proporranno poi alcuni interessanti carotaggi provenienti dal mondo della pallacanestro femminile delle periferie d’Italia (province, ma anche colonie), raggiunti solo negli anni Trenta e negli anni Quaranta da quel movimento che negli anni Venti aveva già toccato le grandi metropoli dell’Italia Settentrionale. Infine, si accennerà ai rapporti che la pallacanestro femminile (comunque in mano a dirigenti maschili, nell’Italia del Ventennio, e quindi soggiacente alle loro direttive) intratteneva a livello sistemico con gli altri sport femminili all’epoca diffusi nel nostro paese.
In: Lingue e Culture dei Media, v. 1, n. 2
L’articolo indaga le modalità verbali e iconografiche usate dai giornali sportivi dell’epoca per raccontare la vicenda del Gruppo Femminile Calcistico (GFC), un gruppo di coraggiose ragazze che nella Milano fascista del 1933 tentò di organizzare la prima società calcistica femminile in Italia. Dopo una prima parte dedicata al mondo delle “tifose” (supporters ancora passive del calcio maschile dell’epoca) [2], l’articolo presenta l’analisi di una serie di lettere ai giornali sportive dell’epoca, grazie alle quali la portavoce del GFC ebbe modo di difendere le ragioni del il neonato gruppo [3], grazie anche al supporto di un apposito testo programmatico (il “programma”) [4]. Vengono poi analizzati due diversi approcci da parte degli inviati (maschili) di due giornali sportivi dell’epoca (La Gazzetta dello Sport e Il Calcio Illustrato) [5], soffermandosi poi sulle interessantissime interviste alle calciatrici proposte dal secondo [6]. Si passa quindi all’analisi intertestuale dell’articolo autobiografico di una cestista milanese (sfruttata probabilmente dal regime in chiave anti-GFC) [7], per poi concludere con un piccolo studio sulla rappresentazione visiva (fotografie, vignette e relative didascalie) della donna sportiva in Italia in quell’epoca [8]. ----------- The essay analyses the verbal and iconographical tools used by sport magazines to tell their audience about GFC (Gruppo Femminile Calcistico, ‘Women Football Club’), a group of brave girls who tried to organize, in 1933 Fascist-Milan, the first female football club in Italy. After a first part about the social phenomenon of tifose (‘female supporters’ of contemporary male football, not yet active players) [2], the essay analyses some letters written to sport magazines by the mouthpiece of GFC: she wrote them in order to stand up for the new-born group [3], quoting GFC’s manifesto, called programma [4]. Then the analysis of the different ways sport journalists of La Gazzetta dello Sport and of Il Calcio Illustrato used to write about GFC’s matches [5] comes; the second journalist conducted some interesting Il Calcio Illustrato interviews with the female players [6]. Intertextuality would be very useful to understand a contemporary autobiographical article by a female basketball player: she was most likely exploited by the Fascist regime against GFC [7]. The last part of the essays is about the iconographical representation (photos and captions, cartoon and captions) of the sport woman in 1930s’ Italy [8]. ----- For an English sum of this research, see also: https://goo.gl/N1bVwN
Nel 1933, a Milano, un intrepido gruppo di giovani donne auto-denominatosi “Gruppo Femminile Calcistico” (GFC) tentò di organizzare la prima società di calcio femminile in Italia. L’intervento, oltre a fornire elementi utili per una ricostruzione storiografica complessiva della vicenda, vuole concentrarsi soprattutto sulla retorica e quindi sull’ideologia delle calciatrici milanesi, tramite lo spoglio completo degli articoli che la rivista sportiva Il Calcio Illustrato dedicò all’avventura del GFC in quel 1933. Al centro della ricerca ci saranno quindi le parole: non soltanto le parole (maschili) dei giornalisti della rivista, ma soprattutto le parole delle dirette interessate, nella forma sia di manifesti e lettere inviate al giornale, sia di quelle interviste che servirono poi ad un inviato del Il Calcio Illustrato per assemblare un (preziosissimo, col senno di poi) reportage sul campo. Oltre all’aspetto verbale, grande spazio verrà dato anche a quello iconografico, tramite l’analisi delle irriverenti vignette del giornale dedicate alla GFC, nonché alle fotografie dello stesso proposte ai propri lettori. Dato il momento storico, le calciatrici si rendevano ben conto dell’assoluta fragilità del loro tentativo. Pur avendo trovato insperati appoggi in una società milanese evidentemente ancora - nonostante tutto - abbastanza open-minded per sostenere le proprie figlie e sorelle che volevano semplicemente giocare quello che nel Belpaese era il gioco maschile per eccellenza, le giovani sportive erano coscienti del loro status di rivoluzionarie. Tramite la loro semplice compagine sportiva stavano minando alle fondamenta l’immagine della donna dell’Italia fascista, la rigida settorializzazione sessuale della sua ideologia, la limitazione dell’attività sportiva femminile ad alcune “convenienti” discipline. Proprio per questo motivo, nei vari interventi delle calciatrici è possibile individuare un’implicita quanto precisa strategia retorica: vedendosi già condannate alla sconfitta (che effettivamente arriverà nel giro di qualche mese), decisero di giocare all’attacco, presentando la loro attività non solo come innocua per il regime fascista, ma addirittura come fascistissima. In uno strabiliante black-out ideologico che passava prima di tutto attraverso la ri-semantizzazione di alcune parole chiave dell’ideologia sportiva fascista, le calciatrici, da una parte educate sin dalla giovane età all’attività sportiva (per quanto non ancora agonistica) nelle scuole del Regno, e dell’altra appassionate tifose di quel calcio maschile sul quale il regime stava puntando sempre di più le proprie fiches come strumento di propaganda popolare, chiedevano semplicemente di tirare le fila di quella educazione sportiva che lo stesso Fascismo aveva proposto loro. Se avevano giocato a tutto, perché non potevano ora dedicarsi allo sport nazionale? Perché doveva rimanere una prerogativa dei maschi, quando anche loro, data qualche precauzione legata soprattutto al contatto fisico, potevano viverlo da vere donne sportive fasciste? Il tentativo rivoluzionario delle calciatrici milanesi verrà represso delle autorità sportive del regime nel giro di qualche mese. Ciò nonostante, il loro straordinario (e per nulla ingenuo) esperimento merita di essere studiato a fondo: provarono a cambiare dall’interno, sfruttando le stesse parole e idee della dittatura che le reprimeva, la società in cui era toccato loro di vivere. --------- Sull'argomento sono ora disponibili due argomenti, ossia: https://www.academia.edu/35514299/_Amo_moltissimo_il_giuoco_del_calcio_._Storia_e_retorica_del_primo_esperimento_di_calcio_femminile_in_Italia_Milano_1933_I_really_love_football_._History_of_the_first_experimental_female_football_team_in_Italy_Milan_1933_ https://www.academia.edu/35514573/Le_nere_sottanine_e_la_congiura_del_silenzio_Lingua_e_immagini_nelle_polemiche_giornalistiche_sul_Gruppo_Femminile_Calcistico_milanese_1933_Black_skirts_and_the_silence_plot_Language_and_pictures_in_paper_war_about_Gruppo_Femminile_Calcistico_Milan_1933_
2017
If you want a version with more detailed photos (217 MB) get it from: https://www.museicivicivicenza.it/download/Valerio_Belli.pdf The great artist from Vicenza, Valerio Belli (1468? 1546), was also considered a master in making medals. Paradoxically, the combination between Valerio Belli and his medals seems to have dissolved in a relatively short time, with the consequence that the attribution to Valerio of the authorship of his own creations remained almost impossible for hundreds years. In the second half of the XIX century, an abbot from Vicenza, Antonio Magrini, began a research on Valerio Belli, which constituted a fundamental step in the rediscovery of his medals. During the research, Magrini succeeded in obtaining a series of plaster copies of Valerio's medals from some of the major European museums. Now, the book by Armando Bernardelli, traces the events of the investigation by Antonio Magrini, presents numerous unpublished documents as well as the scientific catalog of 105 plaster medals taken from originals by Valerio Belli, preserved in the civic collection of Vicenza, and proposes reflections on aspects of the activity of Valerio Belli as a medalist.
Materiali per lo studio storico della FAMIGLIA BOCCALINI A cura di Marco Giani (https://unive.academia.edu/MarcoGiani) Versione 6.0 (ultimo aggiornamento: 17 luglio 2022) AVVERTENZE AL LETTORE Quelli che seguono sono materiali utili allo studio della storia della famiglia Boccalini, soprattutto per quanto riguarda la generazione novecentesca dei figli e delle figlie di Francesco e Antonietta, fra cui spiccano le figure di Mario, Giovanna (con. Barcellona), Luisa "Gina" (con. Mottino), Rosa "Rosetta" (con. Gilardi), Marta. Tali Materiali nascono come approfondimento di quanto scritto in GIANI 2019, a cui si rimanda per un inquadramento generale delle vicende dei membri della famiglia. Gli articoli divulgativi GIANI 2019B e GIANI 2019C, invece, possono essere usati come guida a molte delle foto contenute in questi materiali (GIANI 2019B, in particolare, è dedicato alle foto del Gruppo Femminile Calcistico presente nell'Archivio Rosa Mottino).
L'esplorazione della superficie compresa entro le fortificazioni perimetrali (ammontante a 240 ha), condotta da Philip Perkins e Lucy Walker, ha restituito una precisa fisionomia produttiva e artigianale all'abitato, dipendente dalla fitta rete dei siti aperti circostanti, emersa nei settori della media e bassa Valle dell'Albegna e sensibilmente attiva tra il VI e il IV secolo a.C. (Fig. 3). Il marcato carattere produttivo di Doganella è stato enfatizzato da questi autori con la messa in luce di fornaci, interne ed esterne all'abitato, di contenitori per derrate (anfore da trasporto e dolia), che hanno circolato nel contesto locale ma sono ben riconoscibili lungo le rotte occidentali del vino (e dell'olio) vulcente, tra il Golfo del Leone e il Levante spagnolo 2. Chi scrive ha di recente proposto di leggere nella Valle dell'Albegna il principale distretto agricolo dell'agro vulcente, vocato alla viticoltura di qualità, che ha funzionato 2.
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SSRN Electronic Journal, 2000
Acta onomastica, 2024
Graphic Imprints, The Influence of Representation and Ideation Tools in Architecture, ed. Carlos Marcos, EGA, Springer, Alincante, 2018
Trias Brata Kusuma, Dewi Fortuna dan Risa Riski Amalia, 2024
International Journal of Production Economics, 2012
JORNADA DE PATRIMONIO SUBACUÁTICO DE LA CIUDAD AUTÓNOMA DE CEUTA. 6 Octubre 2023. , 2023
Epidemiologia e Serviços de Saúde, 2021
European Foreign Affairs Review, 2018
ANNALS OF THE UNIVERSITY OF CRAIOVA, Biology, Horticulture, Food products processing technology, Environmental engineering
DIALEKTIKA KOMUNIKA: Jurnal Kajian Komunikasi dan Pembangunan Daerah, 2020
Chemical Physics Letters, 2004
International Journal of Modeling, Simulation, and Scientific Computing, 2019
Acta Neurológica Colombiana, 2016
American Journal of Infection Control, 2014
INTERNATIONAL JOURNAL OF MULTIDISCIPLINARY RESEARCH AND ANALYSIS, 2020
Non-cognitive Skills and Factors in Educational Attainment, 2016