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Il cerchio della politica

Davide Tabor, Il cerchio della politica. Notabili, attivisti e deputati a Torino tra ‘800 e ‘900, Silvio Zamorani editore, Torino 2013, pp. 288, Euro 32,00 Il libro parla di politica e si concentra sui decenni tra Otto e Novecento, quando le trasformazioni sociali cominciarono a modificare il sistema politico italiano. Parla dell’Italia liberale, negli anni in cui iniziò ad allargarsi il corpo elettorale e dunque si estese la gamma degli interlocutori sociali dei candidati e delle associazioni, e quando tanto le istituzioni quanto le organizzazioni cominciarono ad affrontare il problema della partecipazione delle masse alla vita politica italiana. Parla di politica «alta» e di politica «bassa», di persone importanti, deputati, senatori e ministri, di individui comuni, artigiani, operai, membri di associazioni popolari, e di notabili di quartiere. Tra tutti questi attori, infatti, c’erano nessi, contatti e scambi, e la politica di massa sembrava il frutto, più che di una nazionalizzazione o di una mobilitazione dall’alto, dell’interazione tra i vari soggetti che da più parti contribuivano a costruire le organizzazioni e a definire i messaggi politici, in «alto» come in «basso». Il libro ha vinto il premio SISSCO-ANCI Storia 2014.

Il libro parla di politica e si concentra sui decenni tra Otto e Novecento, quando le trasformazioni sociali cominciarono a modificare il sistema politico italiano. Parla dell’Italia liberale, negli anni in cui iniziò ad allargarsi il corpo elettorale e dunque si estese la gamma degli interlocutori sociali dei candidati e delle associazioni, e quando tanto le istituzioni quanto le organizzazioni cominciarono ad affrontare il problema della partecipazione delle masse alla vita politica italiana. Parla di politica «alta» e di politica «bassa», di persone importanti, deputati, senatori e ministri, di individui comuni, artigiani, operai, membri di associazioni popolari, e di notabili di quartiere. Tra tutti questi attori, infatti, c’erano nessi, contatti e scambi, e la politica di massa sembrava il frutto, più che di una nazionalizzazione o di una mobilitazione dall’alto, dell’interazione tra i vari soggetti che da più parti contribuivano a costruire le organizzazioni e a definire i messaggi politici, in «alto» come in «basso». Davide Tabor Il cerchio della politica Notabili, attivisti e deputati a Torino tra ’800 e ’900 288 pp. ISBN 9788871582016 SILVIO ZAMORANI EDITORE Corso San Maurizio, 25 10124 Torino tel. 011 8125700 fax 011 8126144 [email protected] www.zamorani.com Davide Tabor è dottore di ricerca in storia contemporanea e collabora col Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino. Nei suoi studi si è dedicato in particolare ad analizzare la politica da una prospettiva sociale. Tra i suoi indirizzi di ricerca ci sono: l’adesione e l’opposizione degli individui al fascismo, la partecipazione dal basso alla politica, la relazione tra locale e nazionale nella costruzione delle culture politiche, le politiche pubbliche dell’abitare, le forme di trasmissione dei valori tra le generazioni, la composizione dei gruppi sociali. Ha pubblicato vari saggi, tra cui: Operai in camicia nera? La composizione operaio del fascio di Torino, 1921-1931 in «Storia e problemi contemporanei», n. 36, 2004; Luoghi della memoria: uso simbolico dello spazio urbano nella periferia torinese. 1880-1906 in «Bollettino Storico-Bibliografico Subalpino», vol. XVII, 2009; Il popolo alle urne. Un’analisi del comportamento elettorale a Torino tra la fine dell’Ottocento e la Grande Guerra in «Quaderni Storici», n. 1, 2011; L’arte della propaganda. Il modello di proselitismo del Psi tra fine Ottocento e inizio Novecento, in «Contemporanea», n. 4, 2011; Giovani partigiani e legami intergenerazionali. Una mappa generazionale del partigianato torinese in «Quaderni di Storia Contemporanea», n. 53, 2013. INDICE Introduzione Parte prima. Morfologia della festa: un modello di comunicazione politica Capitolo primo. Festa nazionale, festa popolare Un giorno di festa: piccoli e grandi attori La macchina organizzativa delle feste del bicentenario Una festa nazionale di popolo I simboli della festa: gli «eroi» «Convergenze parallele» ante litteram: le feste civili e quelle religiose Un certo linguaggio comune Capitolo secondo. Una festa che viene da lontano: notabili locali e associazionismo popolare Il ruolo delle società operaie: il caso di Enrico Trivero Società operaie e comitati di quartiere: l’Esposizione nazionale del 1898 e la commemorazione di Pietro Micca La scelta dei luoghi della memoria L’Oltredora, i circoli politici e i ceti popolari La rete dei notabili locali Il medico e l’impiegato: il Circolo Barriera Lanzo e il notabilato liberale Per il quartiere, per gli operai: alcune iniziative dei notabili liberali Capitolo terzo. La nazione e il quartiere: la storia nazionale nella città industriale Le celebrazioni del bicentenario tra luoghi della memoria e nazionalizzazione delle masse L’élite locale e la mutevole simbologia patriottica I cattolici tra iniziativa locale e sviluppo del movimento: verso la costruzione di un nuovo santuario Una nazione per i cattolici: il borgo e la battaglia del 1706 L’uso simbolico dello spazio: l’intitolazione di un quartiere La parabola del consenso elettorale La crisi dell’élite liberale locale e le opere di Leonardo Bistolfi Simboli meticci: La Patria di Bistolfi e le feste bicentenarie Per un modello che includa il basso Capitolo quarto. Il problema della ricezione: il pubblico della festa “Tristi sogghigni”: qualche spia della partecipazione popolare L’opposizione socialista alle celebrazioni Scioperi e identità sociali La popolazione di Torino: distribuzione territoriale, genere ed età La stratificazione professionale Le differenze territoriali Destinatari e messaggi: le donne Pubblico, ricezione, identità prevalenti Parte seconda. Una configurazione di notabili Capitolo quinto. Sociabilità di quartiere e sociabilità urbana: un modello fluido di politica Un gruppo di notabili, un’organizzazione politica: l’Associazione Liberale Progressista La questione operaia e il protezionismo: la Lega Liberale e le elezioni del 1887 La politica tra reti di quartiere e reti cittadine: associazioni e circoli La sociabilità territoriale: i circoli liberali Dalla periferia al centro: forme di mediazione della politica torinese La centralità della politica territoriale nella battaglia politica Come superare le differenze: una rete politica dinamica La nascita dell’Unione Liberale Monarchica Legami politici, legami personali Reti politiche Capitolo sesto. Reti di notabili e forme di reinterpretazione della tradizione Le celebrazioni nazionali della patria: il caso delle esposizioni torinesi del 1884, 1898 e 1911 L’origine delle esposizioni e la continuità La reinvenzione di una simbologia: il ruolo dei membri della Società Promotrice dell’Industria Nazionale nelle esposizioni Una cerniera tra mondi diversi: il caso di Giuseppe Durio I moderati e gli altri: la Lega di Difesa Agraria Industriali, proprietari, operai: un modello di armonia sociale in piccolo Dagli asili di quartiere ai patronati per gli operai: assistenza e politica Capitolo settimo. Il leader e il gruppo Reti e gruppi Relazioni di lunga data: alle origini di un gruppo politico Amici e massoni Un gruppo d’amici: il network locale di Edoardo Daneo Un modello fluido I primi passi di una carriera politica nazionale «Io non sono che un’eco» Capitolo ottavo. Impegno nazionale ed esperienza locale Organizzare la politica, celebrare la nazione La questione sociale per Daneo Un modello di mediazione Il problema dell’istruzione popolare Una configurazione macro-micro Parte terza. Alto e basso: la circolarità della politica Capitolo nono. Elezioni, elettori, candidati Le elezioni politiche e amministrative a Torino: un quadro d’insieme Gli elettori a Torino: censo e capacità Gli elettori a Torino: professione La composizione socio-professionale dei candidati amministrativi Capitolo decimo. Il comportamento elettorale e le basi sociali delle forze politiche Elezioni, collegi e mandamenti Circoli, sezioni, collegi Il caso del secondo collegio di Torino Il contesto elettorale Un’interpretazione del comportamento elettorale Capitolo undicesimo. Il modello di proselitismo socialista tra otto e novecento: Oddino Morgari e la propaganda «L’arte della propaganda socialista» Gli strumenti della propaganda: l’esempio degli opuscoli divulgativi Questioni d’organizzazione: il caso torinese Capitolo dodicesimo. Militanti e partito Le organizzazioni territoriali socialiste a Torino Come funzionavano i circoli socialisti: il caso di Borgo Vittoria La propaganda e la ricerca di precisi referenti sociali: le donne e gli im-migrati Militanti socialisti e proselitismo Tre canali di scambio tra locale e nazionale Un modello di trasmissione circolare della politica Indice dei nomi Dall’introduzione 1. In questo libro parlo di politica e mi concentro sui decenni postunitari, tra fine ottocento e inizio novecento, quando le trasformazioni sociali cominciarono a modificare il sistema politico italiano e nuovi soggetti si affacciarono sulla scena pubblica. Parlo dell’Italia liberale negli anni in cui iniziò ad allargarsi il corpo elettorale, e l’estensione della gamma degli interlocutori costrinse le istituzioni e le organizzazioni ad affrontare il problema della partecipazione delle masse alla vita politica e sociale. Parlo di politica «alta» e politica «bassa», di persone importanti, di notabili di quartiere e di individui comuni, artigiani, operai, membri di associazioni popolari. Ho analizzato da vicino tutti gli attori, anche i meno noti, e i loro rapporti personali, ho studiato le dinamiche più piccole e quotidiane della politica, e ho correlato tutto questo con l’iniziativa dei leader, con l’attività delle istituzioni e con la costruzione delle organizzazioni nazionali. Tra tutti questi soggetti, infatti, c’erano nessi, contatti e scambi, e la politica di massa sembrava il frutto, più che di una nazionalizzazione o di una mobilitazione dall’alto, dell’interazione tra tutti gli attori esaminati: insieme costruirono i partiti e le associazioni e definirono i loro contenuti. 2. Obiettivo del libro è provare l’esistenza di un meccanismo di interrelazione tra la dimensione politica locale e quella nazionale o, se preferiamo, tra un piano micro e un piano macro. La storiografia della politica, delle organizzazioni e dei partiti in Italia ha spesso limitato il proprio sguardo al «centro», privilegiando l’analisi delle idee dei leader, dei gruppi dirigenti e delle organizzazioni di livello nazionale. Questa tendenza risente di un impianto diffusionista, da cui mi vorrei discostare, che riconosce un’influenza determinante dell’alto sul basso, cioè una prevalente incidenza sulle vicende locali di variabili dipendenti dalle scelte dei governi, degli organismi direttivi centrali, o dalle alleanze elettorali sancite da accordi tra gruppi dirigenti nazionali. Com’è noto, le critiche a questa interpretazione, ancora molto radicata, e i conseguenti tentativi di revisione degli studi non sono mancati, soprattutto da parte della storia sociale e della storiografia più portata all’interdisciplinarità. Molti di questi indirizzi di ricerca, e soprattutto quelli che hanno rivolto l’attenzione ai contesti locali, per esempio attraverso lo studio della sociabilità, rappresentano un tentativo, per certi versi ancora da sviluppare, di non separare l’analisi della dimensione locale da quella nazionale. Questa ricerca vuole inserirsi nel dibattito per riprendere l’idea che tra locale e nazionale vi sia un rapporto non gerarchico, bensì relazionale; ovvero, che i due contesti siano mantenuti in contatto tramite le azioni quotidiane di persone che agiscono a livello micro (notabili o «persone comuni», in ambienti urbani o di quartiere) e macro (politici e personalità di caratura nazionale). Osservando gli attori politici di quell’epoca, scopriremo che i loro rapporti avevano nature composite: a livello locale, i notabili e gli attivisti mantenevano reti sociali multiple, in cui la politica era un ambito di relazione che si sovrapponeva ad altri: la parentela, l’amicizia, il tempo libero, il lavoro; a livello nazionale, invece, le reti dei leader erano molto estese, fino a coprire più ambiti territoriali, con un carattere spesso strumentale per la dipendenza dai contenuti dettati dal ruolo politico. Ma si trattava della stessa rete, che includeva e avvicinava i due livelli intersecandosi coi networks dei loro componenti. Per dimostrarlo, mi sono concentrato su alcune forme di comunicazione politica, in particolare sull’organizzazione dei liberali e sul proselitismo socialista. Per mettere in luce l’esistenza di uno scambio tra le pratiche politiche territoriali da loro adottate e gli indirizzi politici e organizzativi assunti su scala nazionale, ho seguito un approccio ampiamente diffuso tra gli storici della sociabilità e tra quelli che hanno sollecitato la rivalutazione dell’analisi dello spazio locale, approfondendo lo studio di un caso, la Torino in fase d’industrializzazione e crescita demografica e urbanistica. Nel meccanismo di circolazione della politica descritto, periferia e centro si condizionavano a vicenda. Li possiamo immaginare come due anelli di una catena indissolubile: il primo corrisponde al piano locale, dotato di autonomia propositiva, dove agiscono diversi attori, leader, dirigenti delle organizzazioni, quadri di partito, attivisti dei circoli o delle sezioni; il secondo al sovralocale, nel quale è prevalente il ruolo dei leader. Attraverso l’analisi di un caso di studio, vedremo come la composizione e le caratteristiche degli attori della periferia, così come le loro parole e le loro azioni, incidessero sull’elaborazione dei messaggi e delle pratiche di proselitismo dei liberali e dei socialisti, influenzando il livello centrale, che reagiva a questi stimoli. Ci troviamo, dunque, nella prospettiva indicata dal sociologo Norbert Elias, secondo cui un sistema sociale non è mai rigido e non ha norme o valori fissati definitivamente, ma cambia ogni volta che muta la posizione anche di un solo protagonista. Nel caso esaminato ho ricostruito i networks che garantivano l’interazione tra livello locale e nazionale, legando le persone dei quartieri della periferia industriale torinese con i leader parlamentari o i dirigenti nazionali. Per meglio contestualizzare le pratiche politiche locali mi sono a lungo soffermato sullo stu- dio dei notabili, dei quadri e dei dirigenti delle organizzazioni territoriali, degli attivisti di base e di coloro che di solito sono considerati meri destinatari del discorso politico. Quest’analisi non è stata valorizzata dalla storiografia politica, nonostante gli stimoli non siano mancati; eppure, può rappresentare un valido percorso di ricerca per comprendere le reali dinamiche della politica di massa nella fase della sua formazione. 3. Alla base dell’approccio che propongo vi sono due dibattiti contemporanei. Il primo risponde ai problemi sollevati quasi quarant’anni fa da Carlo Ginzburg nel suo famoso libro sulla cultura popolare e su Menocchio, il mugnaio friulano condannato nel cinquecento dal tribunale dell’Inquisizione. Egli criticò aspramente l’interpretazione diffusionista della storia della cultura, fondata sul modello dell’acculturazione dei ceti popolari da parte delle élite, e propose, in alternativa, un modello circolare di rapporto tra alto e basso. Al centro della sua polemica c’era il dibattito sul rapporto tra la cultura delle classi subalterne e quella delle classi dominanti: nelle prime pagine della prefazione Ginzburg si chiedeva fino a che punto la prima fosse subordinata alla seconda, in che misura esprimesse contenuti alternativi e se fosse possibile parlare di una circolarità tra i due livelli. Poi, tentava di riassumere lo stato della discussione e i limiti della storiografia di allora: solo recentemente, e con una certa diffidenza, gli storici si sono accostati a questo tipo di problemi. Ciò è dovuto in parte, senza dubbio, alla diffusa persistenza di una concezione aristocratica di cultura. Troppo spesso idee o credenze originali vengono considerate il prodotto per definizione delle classi superiori, e la loro diffusione tra le classi subalterne un fatto meccanico di scarso o nullo interesse: tutt’al più, si rilevano con sufficienza lo “scadimento”, la “deformazione” subiti da quelle idee o credenze nel corso della loro trasmissione. Il suo libro rispondeva dunque alla tradizionale impostazione degli studi portando alla luce tracce dell’autonomia delle culture popolari e interpretando la cultura come un processo di compartecipazione tra numerosi attori appartenenti a mondi sociali e culturali differenti. In questi anni la storiografia ha affrontato molti temi indicati da Ginzburg, e le culture popolari hanno ricevuto una grande attenzione da parte degli storici. Tuttavia, rimane da sciogliere il nodo della circolarità, che è diventato più che mai attuale di fronte alle rapide trasformazioni della società della comunicazione. Non è facile affrontare questo tema, per le difficoltà metodologiche che esso presenta e in un momento in cui sociologi e studiosi di cultura e di comunicazione tendono sempre più a concentrarsi sulle forme di condizionamento dall’alto dei comportamenti degli individui e sulla forza pervasiva della pubblicità e dei moderni strumenti di comunicazione di massa, preferendo ritornare ai modelli diffusionisti, resi popolari dai paradigmi della scuola di Francoforte e di Michel Foucault, elaborati alcuni decenni fa. Questo è avvenuto anche in ambito politico: l’analisi dell’enorme potere che ha la televisione nell’influenzare le scelte, non solo consumistiche, degli individui ha nuovamente sbilanciato le ricerche dal lato dei produttori dei messaggi e dei loro scopi, contribuendo così a rafforzare il vecchio paradigma del potere e delle élite e a rinvigorire questo senso comune storiografico. 4. Il secondo dibattito nel quale mi voglio inserire, sviluppatosi negli ultimi vent’anni, riguarda invece la ripresa di attenzione per il locale, soprattutto in relazione al problema della nazione nel mondo globale. Sono passati già alcuni decenni dalla pubblicazione dei libri di George Mosse, Ernest Gellner, Eric Hobsbawm e Benedict Anderson, ma la loro interpretazione dei processi di costruzione delle identità nazionali e di nazionalizzazione delle masse ha consolidato il modello diffusionista e lo ha reso tutt’oggi prevalente, come dimostra il successo del più recente libro di Anne Marie Thiesse. Le questioni poste dal quadro socio-politico attuale, compreso tra il globale e il locale, hanno solo imposto leggeri mutamenti, dovuti al peso identitario del localismo nell’analisi dei nazionalismi: sono state studiate ben più del passato le periferie, misurate le specificità territoriali, prodotte periodizzazioni più contestualizzate, messe in evidenza le resistenze della periferia alle spinte del centro. Ma proprio a partire dalla messa in discussione della centralità delle élite nazionali si poteva percorrere un’altra strada e provare a formulare un nuovo paradigma. Qualche anno fa il celebre antropologo americano Clifford Geertz aveva saputo cogliere il significato della sfida che un mondo in frantumi, trasformato in un patchwork di frammenti d’identità, rivolgeva alle scienze umane e sociali. Il rapporto tra dimensioni locale e sovralocale poteva, secondo lui, indicare una possibile via per ripensare i modelli interpretativi tradizionali: lo sgretolamento di contesti più grandi, o di ciò che sembrava un contesto, in contesti più piccoli e tenuti insieme da legami disinvolti ha reso molto più difficile l’interconnessione tra realtà locali e sovra regionali. […] Il mondo di oggi è contraddistinto da un paradosso sul quale, malgrado occasionali accenni, si riflette ben poco: la globalizzazione crescente comporta un aumento delle nuove differenziazioni, e a interconnessioni sempre più globali fanno da contraltare divisioni sempre più intricate. Cosmopolitismo e provincialismo non sono più in contrasto, anzi, sono interconnessi e si rafforzano a vicenda. Geertz stava riflettendo sul concetto di nazione e sui nazionalismi, ma di fronte al suo invito a ripensare i modelli di interconnessione e a rimettere in discussione concetti fino a quel momento inattaccabili, la storiografia non ha ancora saputo reagire positivamente. Anzi, il recentissimo sviluppo della world history rappresenta un mero riadattamento su scala globale dei paradigmi tradizionali, finora applicati prevalentemente ai contesti nazionali. Ancora una volta la difficoltà di ripensare il rapporto tra scale diverse è alla base del perdurare di modelli diffusionisti che prevedono la superiorità gerarchica del nazionale sul locale. Gli aggiustamenti a cui è stato sottoposto il paradigma tradizionale grazie alla ripresa di attenzione per la periferia sono stati dunque meno profondi di quanto Geertz auspicasse. Ciò nonostante, durante la stagione di studi dedicata alle identità locali che si è aperta anche in Italia negli anni novanta, è stata messa in luce l’esistenza non di una semplice omologazione della periferia da parte del centro, ma di processi di adattamento delle simbologie nazionali a specifici contesti territoriali, ciascuno dei quali poteva così trovare parole d’ordine, rivendicazioni, eroi, eventi e luoghi da lanciare o da commemorare in chiave patriottica, in modo più o meno artificioso. Ancor più, queste indagini hanno sottolineato che proprio l’accentuarsi dei tentativi di nazionalizzazione condotti dall’alto ha prodotto un incremento delle pratiche identitarie locali. Le «piccole patrie» sono diventate luoghi della memoria comunitaria che hanno mediato e modellato, anzitutto sul piano simbolico, l’avvicinamento delle persone all’identità nazionale. Sintetizzando questo processo, Meriggi lo ha descritto come «il bisogno di partecipare alla modernità nazionale con una forte identità municipale». L’identità locale non si è posta dunque in una relazione oppositiva rispetto alla nazione, ma è stata «un presupposto per la definizione e la conoscenza della nazione stessa». In sintesi, queste ricerche, riprendendo le critiche mosse da Peter Sahlins ai modelli che presuppongono l’assimilazione della periferia attraverso un’azione univoca e unidirezionale condotta dal centro, hanno messo in luce l’esistenza di processi di «localizzazione del nazionale», in parallelo alla tradizionale «nazionalizzazione del locale». Tuttavia, se l’attenzione alle periferie ha evidenziato la presenza di questi meccanismi di adattamento tra i due livelli, qualche volta anche di opposizione e resistenza, essa non ha avuto la forza di ripensare contestualmente il loro modello di relazione. Infatti, in questi studi il rapporto d’influenza tra i due piani rimane ancorato all’interpretazione per cui è l’identità locale a dover comprendere e poi assimilare la simbologia nazionale: la possibilità che il processo sia inverso non è neanche contemplata. Certo, si tratta di una prospettiva molto diversa da quella di Eugen Weber, che descriveva la nazionalizzazione della Francia come «acculturazione» promossa dall’alto da un unico attore istituzionale, lo stato, e che parlava apertamente di «colonizzazione» del locale e distruzione della sua cultura da parte del nazionale. Il centro, tuttavia, continua ad avere un ruolo egemonico: da qui partono stimoli e input verso la periferia, che li recepisce e li riadatta. Quel ripensamento complessivo della connessione tra i due piani che sottolinei l’esistenza di un meccanismo di scambio e di reciproca influenza, auspicato da Geertz, non è ancora stato compiuto. 5. Le diadi alto-basso e nazionale-locale non hanno lo stesso significato, perché la prima privilegia la componente culturale o sociale, la seconda quella spaziale, ma rimandano a problemi associati e integrati. Alludono infatti a due modelli di relazione macro-micro, nati rispettivamente nelle scienze storico-antropologiche e sociologiche: la circolarità e la configurazione. Per applicare allo studio della politica il modello della circolarità elaborato da Ginzburg per i processi culturali, occorre fare alcune precisazioni. In primo luogo, bisogna ricordare che la riflessione di Ginzburg nasceva in un’altra stagione storiografica: il suo obiettivo era la rivendicazione dell’autonomia culturale dei ceti popolari. In secondo luogo, il caso di Menocchio dimostra la capacità di un mugnaio di elaborare sistemi culturali complessi, e mette in chiara luce l’esistenza di forme di reintepretazione dei valori, delle immagini e dei simboli delle élite da parte di ceti che, quindi, non si possono definire subalterni, poiché risultano produttori di cultura al pari dei notabili e degli intellettuali. Ginzburg si è concentrato molto su questi elementi, mentre ha lasciato in secondo piano un importante anello del meccanismo circolare: per chiudere propriamente il cerchio, occorre dimostrare se, in che modo e in che misura le culture dei ceti popolari influenzano quelle delle élite intellettuali. Ho avviato la mia ricerca sulla politica italiana a cavallo tra XIX e XX secolo proprio a partire da questo problema, ancora oggi irrisolto. Se nei suoi studi Ginzburg aveva privilegiato l’analisi morfologica, nel mio lavoro ho preferito l’analisi sociale dei protagonisti di diversi gruppi, non solo dell’élite, ricostruendo la loro azione e i contesti in cui operavano. Ho dunque esaminato i contatti e le relazioni tra le persone per mostrare l’influenza che l’iniziativa politica, svolta a livello di quartiere, aveva sui livelli superiori. Nello studio della propaganda socialista e del comportamento elettorale diversi elementi permettono di chiudere il cerchio: ho riscontrato, infatti, una piena circolarità tra alta e bassa politica, tra leader, quadri, attivisti di base e potenziali elettori messi in contatto dai mediatori. Proprio dal ruolo chiave di questi ultimi dipese la saldatura tra i due anelli e lo scambio tra pratiche locali e politica nazionale. Di fianco al modello della circolarità, quello della configurazione può fornire agli storici un’altra prospettiva interessante per ripensare il rapporto tra locale e nazionale: con il concetto di «figurazione» Elias ha messo in luce il complesso legame di interdipendenze che caratterizza la vita sociale e ha dimostrato che il comportamento degli individui non è condizionato solo dall’appartenenza a uno specifico gruppo sociale, ma dipende anche dalla posizione di quest’ultimo rispetto ad altri gruppi, dai quali è influenzato. Per questo Elias ha privilegiato l’analisi delle relazioni per chiarire i comportamenti sociali degli individui e i meccanismi di formazione delle identità di gruppo. Lo studio dei notabili liberali e dei loro networks si è prestato a sperimentare questo tipo d’approccio. Ho ricostruito infatti un gruppo di notabili e connesso attori locali e nazionali, enfatizzando le forme di circolazione della politica entro una configurazione macro-micro. Il richiamo ai due modelli ha il pregio di presentare diverse forme d’interdipendenza e di allargare l’osservazione a quanti più attori sia possibile, ma fornisce anche un valido riferimento teorico per l’approfondimento di un altro problema: la definizione del contesto pertinente. Quando i processi di politicizzazione delle masse sono considerati al pari dei processi di acculturazione, si presuppone l’esistenza di un centro, una élite o una istituzione, da cui si diffonderebbe un messaggio che la periferia e i ceti popolari passivamente introietterebbero o a cui, al massimo, resisterebbero. In tale prospettiva, il contesto da analizzare è il centro o, in altri termini, l’alto, e l’attenzione non può che rivolgersi ai soggetti ritenuti produttori di politica. D’altro canto, la storia sociale ha adottato una prospettiva speculare. Attraverso lo studio dei comportamenti, essa ha individuato pratiche più o meno diffuse di resistenza a input esterni, come le norme, oppure si è concentrata sull’esistenza di culture autonome definite dall’appartenenza a un gruppo sociale, come una classe. In questo caso il contesto di riferimento non può che essere il basso, poiché la scelta politica si configura come conseguenza dell’appartenenza. Entrambi gli approcci considerano il rapporto tra dimensione politica e comportamenti individuali come una struttura diadica. Sia che si ponga enfasi sull’alto o centro, sia che la si ponga sul basso o periferia, l’analisi del contesto rimane limitata a una delle due polarità. Se si muta invece prospettiva e si considera la politica come il frutto di una relazione di continuo scambio tra organizzazioni e persone, tra parole d’ordine e comportamenti, tra partiti nazionali e identità locali, ciò implica una ridefinizione teorica del concetto di contesto: da un contesto diadico e lineare si passa a un contesto relazionale e circolare, che si situa esattamente nello spazio della relazione d’interdipendenza macro-micro. 6. Non ho avuto difficoltà a individuare il territorio in cui testare l’applicazione di questa prospettiva: la zona nord di Torino, quella in cui si insediarono i principali stabilimenti industriali negli anni della trasformazione economica della città, e che perciò conobbe un’elevata presenza di gruppi operai e artigiani, ha attirato da subito, e per varie ragioni, la mia attenzione. Era un’area in rapida crescita demografica e urbanistica, rappresentativa dei processi di industrializzazione che investirono la società torinese; era un laboratorio di politica, perché liberali, cattolici e socialisti dovevano qui fare i conti col consenso dei ceti popolari. Era una periferia paradigmatica: partire dal suo studio mi avrebbe aiutato ad affrontare direttamente i nodi della partecipazione delle masse alla politica nazionale. Dopo aver individuato il giusto terreno, ho potuto utilizzare tutti gli strumenti dell’analisi microstorica: obiettivo centrato sugli attori, ricostruzione delle loro relazioni, indagine intensiva su vari tipi di fonti, da quelle istituzionali (documenti di polizia o atti del consiglio comunale) a quelle demografiche (censimenti); dai giornali all’iconografia e alla cartografia. Pur convinto che lo studio da vicino degli attori sia l’unica strada per contestualizzare i processi storici, non ho limitato l’analisi allo spazio locale, ma ho cercato di inscrivere la loro azione nel contesto cittadino e poi in quello nazionale, per poter mettere in relazione la politica e le sue organizzazioni con la vita delle persone comuni. Ho così rivolto la mia attenzione in due direzioni. Da un lato, ho spiegato il comportamento elettorale e la ricezione dei messaggi politici attraverso lo studio dei presunti destinatari, gli elettori e il pubblico delle feste patriottiche, correlando le caratteristiche sociali della popolazione con i discorsi, gli attori con i simboli. Mi è sembrato, così, di poter verificare l’influenza delle specifiche identità sul processo comunicativo e su quello generativo del messaggio politico. Dall’altro lato, mi sono domandato in che modo questo meccanismo funzionasse; ho allora spostato l’attenzione sugli attivisti locali della politica, sui notabili liberali di quartiere e sui militanti delle sezioni socialiste. Costoro, però, non limitavano il loro campo d’azione allo spazio del quartiere, ma erano immersi nelle reti politiche cittadine, che ho dunque esaminato attraverso le strutture che si proponevano di coordinare e organizzare le varie realtà territoriali. In questo modo ho connesso le pratiche politiche attivate al livello più basso, quello di quartiere, con quelle che si sviluppavano a livello cittadino, suggerendo l’esistenza di una stretta dipendenza delle seconde dalle prime. I modelli di proselitismo adottati dai liberali e dai socialisti torinesi, nel caso sia dei grandi eventi celebrativi, sia della propaganda politica, risultavano fortemente influenzati dalle pratiche sperimentate al livello più basso della politica, che consentiva il contatto diretto con gli elettori, con i simpatizzanti, con tutti gli interlocutori. Per chiudere il cerchio, ho dovuto però affrontare la delicata questione dell’influenza di tale dinamica sulla politica nazionale. Per il caso liberale, ho scelto di concentrarmi sull’attività di un leader politico di primo piano, Edoardo Daneo, eletto nel collegio della zona nord fino al 1897, e poi comunque legato a questo territorio. Oltre ai discorsi, alle proposte di legge, agli interventi da lui pronunciati alla Camera, ho studiato le esposizioni torinesi del 1884, del 1898 e del 1911, insieme all’importante festa del bicentenario della battaglia del 1706: eventi di rilevanza nazionale i cui organizzatori erano legati alla rete di quartiere dei notabili di zona e a Daneo. Per quanto riguarda i socialisti, non potevo che studiare il suo avversario, Oddino Morgari, colui che nel 1897 gli strappò il secondo collegio torinese, e analizzare i modelli di proselitismo che i socialisti stavano cercando di elaborare a livello nazionale. Ho esaminato i documenti congressuali e le posizioni ufficiali del Psi sulla propaganda, circostanziando il contributo dato al dibattito da Morgari e dagli esponenti torinesi. Poiché Daneo e Morgari rappresentano due esempi paradigmatici di attori politici attivi a livello centrale, attraverso di loro ho formalizzato i modelli di trasmissione tra piano locale e politica nazionale. L’analisi dei loro legami sociali ha messo in luce quanto e come essi fossero immersi nella politica locale e mi ha aiutato a evidenziare il ruolo dei mediatori, che tenevano il leader strettamente connesso alle reti territoriali. Per raccontare nel modo più chiaro possibile l’intricata matassa di relazioni personali e di intersezioni tra i vari contesti, ho diviso il libro in tre parti. Nella prima, ho ricostruito il modello di comunicazione politica dominante tramite la presentazione della festa patriottica organizzata per il bicentenario della battaglia di Torino del 1706, della sua genesi, degli attori implicati ai diversi livelli e del pubblico, reale o potenziale, di questo importante evento. Nella seconda, ho ricostruito la configurazione della rete di notabili liberali: ho studiato l’associazionismo politico a livello cittadino e nei quartieri della periferia nord, per poi collegare l’esperienza locale con la politica nazionale attraverso l’attività di Daneo. Infine, nella terza parte, basandomi sullo studio delle elezioni, del corpo elettorale e del proselitismo socialista, ho affrontato il problema delle basi sociali della politica e di un modello di trasmissione circolare tra «alto» e «basso», approfondendo la propaganda del Psi, il ruolo di Morgari e quello di attori meno noti o spesso invisibili, ossia gli attivisti di base e i potenziali destinatari del discorso socialista. Indice dei nomi Abrate, Antonio; 185 Actis, Elisabetta; 269 Actis, Giovanni Battista; 262; 264; 265; 269; 270; 271; 272; 276 Adorni, Daniela; 9 Adorno, Salvatore; 63; 125 Adorno, Theodor W.; 14 Agosti, Aldo; 61; 209; 246; 261 Agulhon, Maurice; 12 Aimone, Linda; 148; 151 Ajello, Luigi; 45; 46; 47; 50; 54; 59; 67; 71; 127; 129; 133; 134; 135; 136; 137; 146; 152; 153; 154; 155; 156; 157; 159; 160; 163; 164; 166; 167; 168; 171; 172; 173; 179; 180; 182; 183; 185; 201 Albertini, Giacomo; 29; 35; 121; 177; 179; 185 Alimonda, Gaetano; 76 Allasia, Filiberto; 185 Allasia, Leandro; 99; 256 Allegra, Luciano; 9; 13; 238; 244; 269 Allio, Renata; 247 Alloatti, Enrico; 127; 131; 140; 167; 185 Andersen, Robert; 242 Anderson, Benedict; 15; 70 Andreone, Carlo; 62 Andreucci, Franco; 85; 270 Angelini, Silvia Q.; 201 Annino, Antonio; 126 Annone, Caterina; 239 Arfè, Gaetano; 246 Arietti, Teonesto; 118 Armissoglio, Francesco; 166; 167; 185 Arnaudon, Giacomo; 54; 66; 165; 175; 176; 185 Arneudo, Giuseppe Isidoro; 30; 48; 52 Arneudo, Marcellino; 30; 44; 47; 48; 59; 164; 165; 166; 167; 185 Artero, Giovanni; 247 Audenino, Patrizia; 210; 231 Audifreddi, Adriano; 48 Avagliano, Lucio; 157; 158; 160; 161; 163; 172 Bacchi, Teresa; 270 Bachi, Donato; 177 Baculo, Adriana; 148 Badano, Enrico; 166 Badini Confalonieri, Alfonso; 29; 46; 62; 82; 83; 84; 85; 131; 133; 135; 136; 139; 142; 143; 159; 165; 166; 167; 172; 177; 179; 183; 185 Baglioni, Guido; 158 Baioni, Massimo; 26; 148 Balani, Donatella; 32 Balbo Bertone di Sambuy, Ernesto; 35; 36; 46; 61; 82; 92; 134; 135; 140; 141; 143; 146; 152; 153; 164; 166; 167; 170; 171; 177; 179; 180; 183; 185 Balbo di Vinadio, Cesare; 142; 165; 166; 185 Ballini, Pier Luigi; 242 Ballone, Adriano; 209 Balthazar, Francesco; 64; 66; 67 Balzani, Roberto; 16 Banti, Alberto M.; 125; 132; 161; 242 Barberis, Carlo; 64; 66 Barberis, Francesco; 262; 267; 268; 269; 270; 271; 272; 273; 274; 275; 276; 277 Barraja, Edoardo; 152 Barthes, Roland; 90; 91; 93 Bartolini, Stefano; 242 Bassignana, Pier Luigi; 148; 149; 155 Battù, Francesco; 48 Battù, Giuseppe; 48; 50 Bava Beccaris, Fiorenzo; 36 Baxandall, Michael; 68 Bebel, August; 273 Beccarla; 74 Bellamy, Edward; 250 Bellomi, Pier Paolo; 209; 231; 237; 246; 269; 270 Beltramo, Marco; 186 Benedetto, Stefano; 32 Benintendi, Livio; 59; 60; 82; 126; 127; 133; 186 Benso di Cavour, Camillo; 191 Bernardo, Roberto; 48 Berresford, Sandra; 88; 92 Berruti, Giacomo; 186 Bersezio, Vittorio; 98 Berta, Giuseppe; 261 Berti, Domenico; 46; 130; 166 Bertolotti, Maurizio; 26 Betri, Maria Luisa; 197 Betti, Carmen; 201 Bevione, Giuseppe; 177 Bianchi, Antonio; 35; 152; 170; 186 Bianco; 66; 67 Biolato, Michele; 249 Bioletto; 66; 74 Bioletto, Giacomo; 74 Bioletto, Tommaso; 48 Biscaretti di Ruffia, Roberto; 35; 38; 46; 85; 91; 92; 146; 155; 164; 165; 166; 172; 177; 179; 186; 197 Bistolfi, Leonardo; 27; 29; 38; 88; 91; 92; 114; 144; 146; 175; 177 Bloch, Marc; 31 Blok, Anton; 204 Bocca, Ferdinando; 56; 144; 145; 165; 166; 186; 236; 237 Bocca, Francesco; 162 Bocca, Guglielmo; 144 Bodei, Remo; 15 Boetto, Giacinto; 50 Boissevain, Jeremy; 243 Bolmida, Carlo; 186 Bona, Adolfo; 28; 30; 35; 44; 160; 165; 166; 175; 186 Bonacci, Teodorico; 195 Bonato, Cinzia; 9 Bonaudo, Carlo; 66; 67 Bongiovanni, Bruno; 210 Bonino, Andrea; 92 Borello, Amabile; 48 Borello, Laura; 74; 76 Boschiero, Giovanni; 153; 186 Boselli, Paolo; 136; 137; 146; 153; 154; 155; 156; 177; 179; 181; 183; 186 Bosio, Edoardo; 186 Bottero, Giovanni Battista; 133; 186 Bourdieu, Pierre; 13 Bovero; 84 Bovero, Cesare; 68 Boyer, Enrico; 186 Bracco, Giuseppe; 53; 154 Bravo, Gian Mario; 61; 209; 246; 261 Brayda, Riccardo; 35; 38; 92; 146; 152; 165; 166; 170; 179; 186 Brezzi, Camillo; 186 Bricca, Maria; 30; 33; 34; 121 Brice, Catherine; 26; 150 Brielli, Francesco; 35; 39 Brin, Benedetto; 61; 62; 64; 83; 84; 85; 136; 137; 177; 186 Brunelli, Giuseppe; 270 Bruno, Giordano; 184 Bruno, Lorenzo; 177 Brusa, Emilio; 177 Buffa, Alberto; 186 Cacciabue, Paolo; 64; 68; 84 Cafiero, Pietro Antonio; 193 Cairoli, Benedetto; 44; 128 Calandra, Davide; 37; 177 Campanini, Giorgio; 77 Campora, Francesco; 43; 45; 166 Campredon, Ernesto; 165; 186 Camurri, Renato; 63; 125 Canedi, Pietro; 44 Canonico, Marcellino; 186 Cantù, Giuseppe; 186 Cappa, Ettore; 167 Cappa, Scipione; 35; 186 Caracciolo, Alberto; 246 Cardoza, Anthony L.; 125; 146; 161 Carisio, Giuseppe; 186 Carlantonio, Biagio; 252; 273 Carusi, Paolo; 11 Casalini, Giulio; 177; 254 Casana, Severino; 38; 47; 59; 64; 92; 137; 146; 152; 155; 156; 165; 166; 167; 170; 175; 177; 183; 186 Casassa, Ignazio; 74 Casellato, Alessandro; 208 Cassina, Cristina; 247 Castelli, Roberto; 77 Castelnuovo, Enrico; 119; 120 Castronovo, Valerio; 54 Cattaneo, Riccardo; 166; 167; 186; 237 Cauvin, Alberto; 166; 186 Cavaglià, Enrico; 140; 186 Cavallero, Agostino; 153; 186 Cavazza, Stefano; 16 Cavicchioli, Silvia; 32; 34 Caviglio, Carlo; 268 Ceppi, Carlo; 35; 186 Cerasi, Laura; 126 Ceriana, Arturo; 166; 167; 186 Ceriana, Lodovico; 177 Cerri, Baldassarre; 133; 151; 153; 154; 155; 156; 170; 173; 177; 179; 186 Certeau, Michel de; 14 Cézanne, Paul; 68 Chenal, Vittorio; 85 Chiaves, Desiderato; 54; 62; 66; 82; 92; 133; 139; 140; 141; 146; 159; 186 Chomsky, Noam; 15 Cibrario, Giacinto; 126; 128; 129; 131; 133; 136; 139; 140; 142; 155; 156; 167; 170; 172; 173; 174; 175; 177; 179; 183; 186 Cigni, Fabia; 13 Ciuffoletti, Zeffiro; 12; 210; 246; 254 Cocchi, Giovanni; 82 Colombini, Camillo; 126; 128; 131; 133; 172; 177; 179; 186 Comba, Augusto; 64; 174; 175 Comoli Mandracci, Vera; 53 Compans, Carlo; 38; 130; 135; 136; 143; 146; 147; 152; 159; 164; 165; 167; 170; 172; 179; 187 Condio, Luigi; 39 Conti, Elio; 246 Conti, Fulvio; 125; 126; 174; 197 Corbetta, Piergiorgio; 242 Corbin, Alain; 25 Corradino, Corrado; 98; 122 Corsi, Giacinto; 187 Costa di Polonghera; 187 Costa, Andrea; 273 Cravero, Pietro; 102 Credaro, Luigi; 200; 201; 202 Crispi, Francesco; 63; 85; 86; 135; 139; 141; 146; 153; 175; 181; 183; 193 Crispolti, Filippo; 34; 35; 100; 187 Cumino, Luciano; 238; 259; 265 D’Amelia, Marina; 121 D’Andrade, Alfredo; 91 D’Ennery, Adolphe; 264 D’Oncieu de la Batie, Paolo; 35 D'Alimonte, Roberto; 242 Dallosta, Luigi; 136; 166; 187 Daneo, Edoardo; 9; 20; 29; 31; 35; 36; 39; 44; 45; 46; 47; 48; 50; 52; 53; 55; 56; 58; 59; 60; 64; 65; 82; 83; 84; 85; 86; 102; 121; 127; 129; 131; 132; 133; 134; 135; 136; 137; 138; 139; 140; 141; 142; 143; 144; 145; 146; 149; 151; 152; 156; 157; 158; 160; 163; 164; 165; 166; 167; 168; 170; 171; 172; 173; 174; 175; 176; 177; 179; 180; 181; 182; 183; 184; 187; 190; 191; 192; 193; 194; 195; 196; 197; 198; 199; 200; 201; 202; 203; 204; 228; 250; 259; 274 Daprà, Claudio; 76 Davallon, Jean; 25 Davicini, Giovanni; 187 Davis, Natialie Zemon; 14 De Amicis, Edmondo; 98; 246; 247 De Fort, Ester; 201 De Giorgi, Fulvio; 13; 246 de Lellis, Camillo; 79 De Luna, Giovanni; 64; 175 De Rosa, Gabriele; 78 De Vecchi, Giuseppe; 139; 140; 187 De Vito, Christian G.; 16 Defernex, A.; 165 Defernex, Carlo; 187 Degl’Innocenti, Maurizio; 246 Dellavalle, Claudio; 60; 209 Demaria, Vincenzo; 61; 131; 133; 134; 136; 165; 177; 187 Denis, Agostino; 165; 167; 179; 187 Depanis, Giuseppe; 172; 187 Depretis, Agostino; 54; 61; 63; 126; 128; 130; 133 Desutto, Giuseppe; 73; 74 Detti, Tommaso; 85 Di Maio, Alfonso; 270 Diatto, Giovanni Battista; 166; 167; 187 Diatto, Vittorio; 166 Dorling, Daniel F. L.; 242 Dotta, Giovenale; 74; 75; 77; 78; 169 Dujardin, Philippe; 25 Dumontel, Federico; 35; 38; 44; 82; 92; 146; 154; 156; 161; 164; 166; 167; 179; 180; 187 Duprè, Giovanni; 187 Durio, Achille; 38; 64; 92; 93; 144; 171; 175; 187 Durio, Carmela; 144 Durio, Francesca; 233 Durio, Giacomo; 92; 144 Durio, Giuseppe; 44; 45; 46; 50; 54; 56; 58; 59; 60; 63; 64; 65; 66; 67; 71; 82; 88; 89; 91; 92; 93; 121; 127; 128; 131; 132; 135; 136; 137; 139; 140; 144; 146; 154; 156; 157; 158; 159; 160; 162; 163; 164; 165; 166; 168; 171; 172; 173; 176; 181; 182; 187; 199; 200; 203; 236; 260 Edelman, Murray; 26 Elias, Norbert; 13; 18; 204 Emanuele Filiberto di Savoia; 96 Fabretti, Ariodante; 64; 132; 134; 147; 167; 175; 187 Facta, Luigi; 39 Faenza; 270 Farina, Maurizio; 126 Farini, Domenico; 61 Farneti, Paolo; 242 Fasano, Carlo; 74; 76; 79 Fassino, Felicita; 239 Fattorini, Emma; 121 Favale, Casimiro; 59; 62; 66; 83; 92; 126; 128; 130; 131; 133; 136; 137; 146; 187 Fea, Pietro; 30; 34 Febvre, Lucien; 120 Ferraris, Domenico; 55; 64; 65; 67; 155; 159; 187; 200; 203 Ferraris, Galileo; 187 Ferraris, Luigi; 152; 187 Ferrati, C.; 165 Ferrati, Camillo; 128; 187 Ferrero di Cambiano, Cesare; 29; 85; 139; 140; 152; 153; 164; 165; 166; 167; 170; 172; 177; 179; 187; 196 Ferrero, Vincenzo; 91 Ferri, Enrico; 250; 254; 271; 275 Fettarappa, Giulio; 167 Filippi, Francesca B.; 151 Filoramo, Giovanni; 77 Fincardi, Marco; 16; 26 Fiore, Quentin; 15 Fiorilli, Olivia; 121 Fiorio, fratelli; 56 Fisher, Claude S.; 170; 171 Foa, Benedetto; 187 Foà, Benedetto; 166; 167 Foà, Pio; 166 Fogliacco, Giuseppe; 74; 75 Fontana; 66 Fontana, Leone; 177 Fontana, Pietro; 74 Fontana, V.; 165 Fonzi, Fausto; 77 Formigoni, Guido; 78 Fortunati, Maura; 45 Foucault, Michel; 14 Franzina, Emilio; 125 Frescot, Cesare; 140; 157; 166; 167; 175; 179; 187 Frescot, Filiberto; 175; 187 Frisa, Anna; 53; 73 Frisetti, Tancredi; 48 Frola, Secondo; 27; 29; 36; 166; 167; 177; 187 Galeazzi, Carlo; 74 Galetto, Michele; 262; 269; 271; 272; 276 Galleani, Alfonso; 270 Galli, Giorgio; 242 Gallo, Stefano; 148 Gamba, Alberto; 127 Gambino, Leonardo; 112 Gardino, Olimpio; 48; 50; 51; 66; 67 Garelli, Francesco; 164; 165; 169; 187 Garelli, Giusto Emanuele; 154 Gariazzo, Carlo; 177 Garibaldi, Giuseppe; 54 Gariglio; 66 Garizio, Eusebio; 91; 175; 177; 179; 187 Garneri, Giovanni; 187 Garneri, Giuseppe; 167 Garnier, Edoardo; 166 Garnier, Giovanni Giuseppe; 173 Garnieri, Giovanni Battista; 153 Garrigou, Alain; 204 Gastaldi, Lorenzo; 74 Gaxie, Daniel; 242 Gazelli-Bruco, Paolo; 188 Geertz, Clifford; 15; 16; 90 Geisser, Ulrico; 152; 155; 156; 162; 165; 188 Gellner, Ernest; 15; 93 Geppert, Alexander C. T.; 148 Gera, Bianca; 43; 47; 50 Gérôme, Noëlle; 25 Gerteis, Joseph; 242 Ghersi, G.; 154 Ghirardi, Giovanni Battista; 74; 75; 76; 83; 188 Ghirardi, Pietro; 55; 64; 65; 66; 75; 84; 200; 203 Giacobino, Gioachino; 48 Giacosa, Giuseppe; 98; 188 Giagnotti, Felicia; 13 Gianasso, Elena; 82 Gianni, Emilio; 253 Gianolio, Bartolomeo; 177 Giaume, Carlo; 35; 76; 77 Gigli Marchetti, Ada; 197 Gillis, John R.; 25 Ginzburg, Carlo; 11; 14; 17; 18; 269; 278 Gioberti, Emilio; 127; 166; 167; 179; 188 Giolitti, Giovanni; 61; 130; 192; 197; 200; 209; 254; 274; 275 Giordano, Luigi; 177 Gnocchini, Vittorio; 176 Goldman, Cesare; 166; 167 Gombrich, Ernst H.; 120 Gozzini, Giovanni; 16; 247 Graf, Arturo; 177 Gramegna, Luigi; 34 Granata, Ivano; 246 Grandinetti, Mario; 47; 209; 210; 261 Grassi, Fabio; 246 Grendi, Edoardo; 125 Gribaudi, Gabriella; 138 Gribaudi, Maurizio; 119 Griseri, Giuseppe; 200 Groppi, Angela; 119 Grosso, Giacomo; 37; 38 Guaraldi, Arturo; 193 Guelpa, Luigi; 194 Guidazio, Alessandro; 61; 62 Halbwachs, Maurice; 94 Haskell, Francis; 120 Hauptmann, Gerhart; 273 Heath, Anthony; 242 Herman, Edward S.; 15 Hobsbawm, Eric J.; 15; 70; 93 Hodgson, Marshall G. S.; 16 Horkheimer, Max; 14 Ihl, Olivier; 26 Invrea, Francesco; 193 Isnenghi, Mario; 70; 79 Isola, Gianni; 240; 268 Ivone, Diomede; 161 Janz, Oliver; 16 Johnston, Ron J.; 242 Jona, Emilio; 240; 265; 267 Kertzer, David I.; 26 La Palombara, Joseph; 242 Labriola, Arturo; 275 Lacava, Pietro; 193 Laclaire, Paolo; 156; 188 Lacroix, Bernard; 204 Lacy, Dean; 242 Lampertico, Fedele; 63 Lanaro, Silvio; 71; 72 Lascaris, Agostino; 155 Laura, Secondo; 66; 127; 140; 165; 166; 167; 175; 188 Lay, Adriana; 54; 103 Lazzari, Costantino; 247 Leoni, Loredana; 242 Leoni, Mario; 240; 264 Lerda, Giovanni; 85; 86; 247; 262 Leumann, Napoleone; 162; 165; 166 Levi, Ernesto; 73; 74 Levi, Fabio; 54; 102; 261 Levi, Giorgina; 240; 268 Levi, Giovanni; 13; 119; 258 Levi, Samuel; 132 Levra, Umberto; 33; 53; 54; 61; 72; 74; 79; 81; 82; 89; 148; 149; 151; 154; 174 Liberovici, Sergio; 240; 265; 267 Lisanti, Nicola; 261 Locarni, Giuseppe; 188 Lombroso, Cesare; 115 Lombroso, Gina; 115; 116 Longo, Giuseppe; 37 Lonni, Ada; 197 Loriga, Sabina; 13 Luciani, Francesco; 31 Lupo, Giovanni M.; 53 Luserna Rorengo di Rorà, Emanuele; 188 Luserna, Emanuele; 166; 170 Luzzatti, Luigi; 44; 45; 193; 200 MacAllister, Ian; 242 Macry, Paolo; 63; 125 Maffi, Fabio; 252; 273 Magni, Claudio; 193 Maher, Vanessa; 116 Maida, Bruno; 53 Mair, Peter; 242 Malatesta, Alberto; 152 Malatesta, Maria; 12 Malon, Benoit; 248; 250 Malvano, Alessandro; 126; 132; 147; 160; 165; 166; 167; 173; 178; 188 Mana, Emma; 64; 175 Mangone, Mario; 148 Mannheimer, Renato; 242 Manno, Antonio; 33; 34; 35; 40; 65; 93; 152; 158; 159; 160; 161; 163; 164; 171; 172; 180; 188 Margary, Onorato; 165; 188 Maritano, Giovanni; 274 Marsano, Benedetto; 85; 139; 140; 147; 167; 188 Marsengo, Bastia; 172; 178 Martinengo, Innocenzo; 27; 28; 93 Martone, Luciano; 45 Massa, P.; 166 Massoglia, Giovanni; 76 Mattirolo, Luigi; 188 Mazza, Germana; 88 Mazzonis, Filippo; 79 Mazzonis, Paolo; 118; 152; 153; 154; 160; 162; 173; 188 Mazzuccato, Antonio; 240; 265; 267; 268; 269; 270; 271; 272; 273; 276; 277 McLuhan, Marshall; 15 Meaglia, Giovanni; 48 Menietti, Piergiuseppe; 33; 40 Menozzi, Daniele; 77 Meriggi, Marco; 16; 63; 125; 126; 242 Merlani, Alberto; 85; 134; 136; 166; 178 Merli, Stefano; 19 Miaglia, Edoardo; 178 Micca, Pietro; 28; 29; 30; 32; 33; 34; 37; 38; 39; 40; 45; 46; 47; 48; 58; 69; 82; 95; 96; 97; 99; 100; 101; 120; 121; 175; 176 Miciburri, Ernesto; 67 Migliore, Giuseppe; 159 Migliorini, Maurizia; 92 Miletto, Enrico; 147; 164; 165 Minghetti, Marco; 44 Miniotti, Giovanni; 48 Mitchell, J. Clyde; 243 Molinelli, Raffaele; 246 Mondo, Domenico; 43 Mongini, Ernesto; 84; 85 Montaldi, Danilo; 13 Montaldo, Giuseppe; 44; 48; 165; 166; 167; 175; 188 Montaldo, Silvano; 28; 64; 71; 72; 148; 149; 150; 240 Monteleone, Giulio; 193; 246 Montépin, Xavier de; 264 Monticelli, Carlo; 264 Montù, Carlo; 132; 167; 178 Montù, Roberto; 188 Mordini, Antonio; 133 Moreno; 67 Morgari, Carolina; 251 Morgari, Oddino; 20; 21; 85; 86; 139; 143; 144; 196; 209; 228; 229; 232; 234; 236; 246; 247; 248; 249; 250; 251; 252; 253; 254; 255; 256; 257; 258; 259; 262; 267; 268; 270; 271; 272; 273; 274; 275; 276; 277 Moro, Renato; 70 Morra, Anacleto; 188 Mortara, Giorgio; 105; 108; 116; 117 Mosse, George L.; 15; 70; 89; 97 Mosso, Angelo; 166; 178 Mughan, Anthony; 242 Municchi, Carlo; 48; 178 Murialdo, Leonardo; 74; 76; 77; 82 Musella, Luigi; 63; 138 Mussa, L.; 166 Mussa, Luigi; 48 Musso, A.; 165 Musso, Angelo; 167 Musso, Stefano; 19; 102; 109; 166; 238; 260; 266 Nani, Michele; 150 Narratone, Domenico; 61; 62; 64; 137 Nejrotti, Mariella; 61; 261 Nervo, Luigi; 61; 62; 126; 128; 130; 131; 133; 137; 188 Nesti, Arnaldo; 267 Nicolis di Robilant, Carlo; 146 Nigra, Gustavo; 82; 84; 85; 133; 134; 136; 139; 160; 164; 166; 173; 178; 179; 188 Noce, Teresa; 118 Nofri, Quirino; 85; 86; 209; 256 Noiret, Serge; 84; 126; 242 Nonnis Vigilante, Serenella; 64; 175 Nora, Pierre; 70 Novarese, Michele; 188 Novarino, Marco; 147; 164; 165; 174; 175; 176 Olivero, Vincenzo; 28; 29; 42; 47; 50; 166; 170; 188 Olivetti, Camillo; 270 Olmo, Carlo; 25; 148 Orlandini, Roberto; 9; 53; 60; 64; 65; 66; 67; 88; 144; 157; 162; 240; 269 Orsi, Delfino; 178; 179; 188 Orsina, Giovanni; 11; 207 Ottino, Felicita; 239 Ozouf, Mona; 25 Pacchiotti, Giacinto; 175; 178; 188 Pagliani, Luigi; 166; 167 Palazzi, Maura L.; 121 Palberti, Romualdo; 159; 174; 178; 179; 188 Palestrino, Paolo; 35; 166; 170; 179; 188 Paletto, Carlo; 73; 74; 75 Palmucci Quaglino, Laura; 54 Panié, Felice; 134; 142; 143; 167; 170; 178; 188 Parisi, Arturo; 242 Pasquali, Ernesto; 64; 126; 127; 131; 133; 137; 146; 172; 175; 183; 188 Pasquino, Gianfranco; 242 Passerini, Luisa; 19; 208 Passeron, Jean-Claud; 12 Pattie, Charles J.; 242 Pedone, Franco; 252; 254; 256 Pelloux, Luigi; 84; 178 Perazzi, Guglielmina; 173 Pescarolo, Alessandra; 119 Peyron, Amedeo; 188 Peyrot, Giulio; 166; 178 Phélippeau, Éric; 204 Pia, Carlo; 188 Piana, Giovanni; 188 Picasso, Pablo; 68 Picone Petrusa, Mariantonietta; 148 Pieroni Bortolotti, Franca; 271 Pietracqua, Luigi; 264 Pinchia, Emilio; 131; 166; 179 Pinelli, Tullio; 178 Pinot de Villechenon, Florence; 148 Piretti, Maria Serena; 242 Pisano, Rossano; 248; 251 Piselli, Fortunata; 170; 243 Polla, Giacomo; 48 Poma; 142 Poni, Carlo; 269 Ponti, Ettore; 39 Ponziani, Luigi; 125 Porciani, Ilaria; 16; 17; 26; 78 Portelli, Alessandro; 208 Prampolini, Camillo; 247; 248; 252; 262 Pugliese, Giuseppe Alberto; 193 Quagliarello, Gaetano; 12; 65; 208; 246 Quaglio, Giovanni; 48 Quazza, Guido; 129 Quazza, Marisa; 129 Rabbi, Lorenzo; 82; 170; 171; 175; 179; 188; 201 Ragionieri, Ernesto; 84; 246 Ramello, Carlo; 178 Ramognini, Ramognini; 178 Ranger, Terence; 15; 70 Rasmussen, Anne; 148 Rastelli, Giovanni; 178 Ratti, Carlo; 75 Reffo, Enrico; 74; 76; 80 Reffo, Eugenio; 35; 76; 82 Reffo, Giovanni Battista; 76 Regis, Domenico; 192 Rémond, René; 12 Repettati, Gaetano; 48; 167 Revel, Jacques; 12; 13; 178; 258 Rey, Eugenio; 154 Rey, G.; 165; 166 Rey, L.; 165 Reycend, Angelo; 35; 46; 74; 76; 82; 91; 92; 142; 146; 147; 152; 166; 167; 170; 188 Riccardi, Davide; 79 Ricci des Ferres, Carlo; 146; 167; 188 Ricci, Vincenzo; 142; 164; 166; 188 Riccio, Camillo; 178; 179; 189 Richelmy, Agostino; 38; 178 Ridolfi, Maurizio; 11; 12; 26; 207; 210; 242; 246; 267 Rigat, Pietro; 64 Rignon, Benedetto; 178 Rignon, Felice; 35; 38; 91; 135; 167; 179; 189 Rigola, Rigola; 276 Rigola, Rinaldo; 254 Rinaudo, Costanzo; 178 Riosa, Alceo; 13 Rissone, Giovanni; 48 Ritter, Gerhard A.; 197 Rizzetti, Carlo; 178 Robecchi, Costantino; 64 Robotti, Diego; 43; 47; 50 Rocca, Emanuela; 9 Rocca, Luigi; 189 Roccia, Rosanna; 61; 148; 151; 154 Rokkan, Stein; 13; 245 Romagnoli, Alberto; 193 Romanelli, Raffaele; 125; 126; 242 Ronchi, Filippo; 45 Rondani, Dino; 247 Rondolino, Ferdinando; 169; 171; 189 Rossi, Alessandro; 65; 71; 157; 158; 159; 160; 161; 163; 172; 193 Rossi, Angelo; 35; 36; 44; 45; 46; 47; 54; 55; 56; 58; 59; 60; 63; 64; 65; 66; 67; 71; 82; 84; 85; 93; 121; 127; 128; 129; 131; 133; 135; 136; 137; 139; 140; 142; 143; 144; 145; 146; 151; 152; 153; 154; 155; 156; 157; 160; 162; 163; 164; 166; 167; 168; 170; 171; 172; 173; 174; 175; 176; 178; 179; 180; 181; 182; 183; 189; 199; 200; 201; 203; 211; 236 Rossi, Teofilo; 35; 154; 167; 178; 189 Rossi-Doria, Anna; 271 Rossiter, David J.; 242 Rosso, Luigi; 48 Rossotto, G.; 48 Roux, Luigi; 59; 98; 126; 130; 131; 133; 139; 165; 166; 170; 172; 175; 178; 179; 183; 189; 248 Rovasenda, A.; 165 Rovei, Luigi; 66; 67; 73 Rovelli, Giuseppe; 154 Rubino, Edoardo; 38 Rudinì, Antonio Starabba di; 46; 146 Ruffini, Francesco; 152; 178; 182 Sabatier, Gérard; 25 Sabbione, Venanzio; 140; 189 Sabena, Bernardino; 74; 76 Saccheri, Giovanni; 154 Sacchi, Giorgio; 9 Sacchi, Paolo; 42 Sacheri, Giovanni; 166; 189 Sahlins, Peter; 17 Sala, Giuseppe; 64 Salvadori di Wiesenhoff, Giacomo; 139; 142; 167 Salvadori, Giacomo; 189 Sambucco, Carlo; 270 Sani, Giacomo; 242 Sansalvadore, Giacinto; 74; 75; 76 Sansalvadore, Luigi; 73; 74 Saracco, Giuseppe; 198 Sarti, Raffaella; 121 Savage, Mike; 242 Savoia, Eugenio di; 29; 32; 76; 92 Scaglione, Massimo; 240; 265 Scala, Stefano; 75; 152; 169; 170; 171; 189 Scarampi, Edoardo; 189 Scarampi, Ferdinando; 189 Scarfiotti, Lodovico; 189 Scati, Vittorio; 189 Scavarda, Angelo; 66; 67 Scavia, Giovanni; 189 Scavino, Marco; 61; 85; 194; 210; 231; 246; 255; 261 Schäffle, Albert E.; 250 Schiapparelli, Cesare; 146 Schiera, Pierangelo; 16; 125 Schmitt, Jean Claude; 119 Sciolla, Loredana; 244 Sclopis, Vittorio; 189 Scoppola, Pietro; 77 Scotson, John L.; 18 Scotti, Andrea; 136 Sega, Maria Teresa; 201 Sella, Quintino; 129; 139; 142 Sella, Rodolfo; 142 Sen, Amartya; 244 Serra, Carlo; 189 Serramoglia, Priamo; 66; 68; 84 Shroeder-Gudheus, Brigitte; 148 Siccardi, Ferdinando; 178; 189 Siegrist, Hannes; 16 Silei, Gianni; 197 Sincero, Francesco; 165; 166; 189 Sineo, Emilio; 46; 133; 136; 140; 152; 153; 164; 166; 167; 172; 175; 178; 179; 189 Sistri, Augusto; 149 Soldani, Simonetta; 121; 252 Sonnino, Sidney; 31; 102; 174; 181; 200; 254 Sorba, Carlotta; 16; 63; 125 Sottocorniolo; 66 Spantigati, Federico; 82; 126; 127; 128; 189 Sperber, Dan; 97; 98 Spreafico, Alberto; 242 Spriano, Paolo; 231; 237; 246; 261; 263 Squassino, Carlo; 48 Stefani, Guglielmo; 43 Tabor, Davide; 231; 262 Tabor, Michele; 9 Tacconis, Camillo; 165; 166 Taddei, Paolo; 179 Taglietti, Giuseppe; 179 Tartakowsky, Danielle; 25 Tassani, Giovanni; 79 Tecchiati, Anna; 54 Tedeschi, Felice; 146; 189 Tedeschi, Francesco; 165 Tegas, Luigi; 189 Teja, Casimiro; 175; 176; 189 Tensi, Francesco; 46; 56; 126; 129; 131; 132; 135; 136; 154; 155; 156; 160; 163; 164; 166; 173; 175; 176; 182; 183; 189 Tesio, Aurora; 9 Thellung, Caterina; 76 Thiesse, Anne Marie; 15; 51; 70; 72; 148 Thompson, Edward P.; 12; 14; 98; 99; 259; 278 Thompson, Edward Palmer; 17 Tobia, Bruno; 25; 80 Tomasi, Valeria; 13 Torta; 66 Tortora, Pietro; 66 Tortorelli, Gianfranco; 253 Toselli, Giovanni; 240 Tranfaglia, Nicola; 210 Traniello, Francesco; 77 Treves, Claudio; 251; 270 Treves, Guido; 150 Trivero, Enrico; 28; 29; 32; 42; 43; 44; 45; 46; 47; 50; 94; 166; 167; 170; 189 Trompeo, Pietro Paolo; 194 Tucci, Walter; 64; 200 Tuninetti, Giuseppe; 74; 79 Tunstall, Helena; 242 Turati, Filippo; 193; 254 Turi, Gabriele; 252 Ullrich, Hartmut; 65; 190 Umberto I; 33; 36; 42; 51; 149; 191 Usseglio, Leopoldo; 38; 140; 141; 143; 146; 165; 167; 189 Vaccarino, Eugenio; 137 Vaccarino, Giovanni; 189 Valfré, Sebastiano; 33; 77 Vallino, Domenico; 64 Valperga di Masino, L.; 166 Varisella, Giuseppe; 50; 67 Vatri, Giuseppe M.; 176 Vecchini, Arturo; 33; 34; 38; 96 Vegezzi, Francesco Saverio; 126; 175 Vegezzi, Saverio; 189 Viale, Pietro; 48 Vicarj, Mario; 38; 132; 135; 139; 146; 165; 166; 170; 189 Villa, Tommaso; 27; 28; 29; 31; 34; 35; 36; 38; 39; 41; 42; 44; 45; 46; 47; 50; 54; 59; 60; 61; 64; 82; 89; 90; 91; 93; 126; 127; 128; 130; 131; 133; 134; 135; 136; 137; 140; 142; 146; 147; 150; 151; 152; 153; 155; 156; 157; 163; 164; 165; 166; 167; 168; 170; 171; 172; 173; 174; 176; 179; 180; 181; 183; 189; 191 Villani, Pasquale; 63 Vischi, Mario; 270 Vischi, Nicola; 195 Vittorelli, Jacopo; 179 Vittorio Amedeo II; 26; 29; 32; 37; 92 Vittorio Emanuele II; 45 Voli, Melchiorre; 179 Weber, Eugen; 17 Weber, Max; 90 Weill Weiss, Ignazio; 189 Werbner, Pnina; 238 Wilson, Deirdre; 97; 98 Zaccone, Gian Maria; 75 Zanardelli, Giuseppe; 209 Zemon Davis, Natalie; 244 Zini, Zino; 99 Zola, Émile; 240