© 2024 IAI
ISSN 2280-6164
Resilienza e sicurezza
delle infrastrutture critiche
nel contesto italiano ed europeo
di Paola Tessari e Karolina Muti
DOCUMENTI IAI 24 | 11 - OTTOBRE 2024
ABSTRACT
I rischi e le minacce alla resilienza delle infrastrutture critiche
(IC) si sono evoluti e comprendono oggi con maggiore frequenza
disastri naturali dovuti all’emergenza climatica, ma anche incidenti
industriali, attacchi cibernetici e cinetici. Il verificarsi di eventi
emergenziali spesso caratterizzati da impatti transfrontalieri e
la dimensione non solo nazionale ma anche europea di molte IC,
hanno inoltre evidenziato la necessità di una forte cooperazione fra
gli Stati membri dell’UE al fine di garantire una gestione condivisa
e coordinata a livello europeo. L’adozione della direttiva 2022/2057
sulla resilienza dei soggetti critici (Cer), entrata in vigore il 16
gennaio 2023, ha introdotto novità significative in questo ambito.
Il presente studio si sofferma sulla rilevanza delle infrastrutture
critiche nel contesto attuale, sulle caratteristiche dell’ecosistema in
cui esse operano nell’UE e sulle implicazioni per la loro sicurezza
derivanti da eventi come la pandemia Covid-19, l’invasione russa
dell’Ucraina o gli investimenti diretti esteri di attori terzi. Lo studio
analizza in seguito i nuovi settori considerati dalla direttiva Cer e
illustra i suoi principali elementi, considerando anche le sfide in
ambito di attuazione. Infine, lo studio si concentra sull’attuazione
della direttiva in Italia.
Sicurezza | Infrastrutture critiche | Unione europea | Italia
keywords
Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
nel contesto italiano ed europeo
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Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
nel contesto italiano ed europeo
di Paola Tessari e Karolina Muti*
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Executive summary
La compresenza di più tipi di minacce in grado di colpire infrastrutture critiche
(IC) con caratteristiche diverse e distribuite in domini differenti pone una sfida
rilevante in termini di gestione, controllo, e decision-making. Tale sfida riguarda in
primis gli Stati membri dell’UE, ma anche gli operatori privati e proprietari delle IC
che vengono maggiormente responsabilizzati dall’introduzione di nuove misure.
La varietà delle minacce include quelle intenzionali e non intenzionali, condotte
da attori statali e non statali, cinetiche e non cinetiche.
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In tale contesto si inserisce l’adozione della direttiva 2022/2057 sulla resilienza dei
soggetti critici, entrata in vigore il 16 gennaio 2023, conosciuta come direttiva Cer
(Critical Entities Resilience)1 , che ha introdotto novità significative per rafforzare
il ruolo di coordinamento dell’Unione, cercando in particolare di superare
l’approccio strettamente settoriale e fornire maggiore supporto agli Stati membri
per evitare la frammentazione che ha caratterizzato l’attuazione a livello nazionale
della precedente direttiva2 .
La direttiva Cer amplia l’ambito di applicazione rispetto alla precedente direttiva
del 2008 e riguarda un totale di 11 settori complessivi: a quelli dell’energia (1) e
dei trasporti (2) già oggetto del quadro normativo precedente, si aggiungono
1
Parlamento europeo e Consiglio dell’UE, Direttiva (UE) 2022/2557 del 14 dicembre 2022 relativa alla
resilienza dei soggetti critici, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/it/TXT/?uri=celex:32022L2557.
2
Consiglio dell’Unione europea, Direttiva 2008/114/CE dell’8 dicembre 2008, relativa
all’individuazione e alla designazione delle infrastrutture critiche europee e alla valutazione
della necessità di migliorarne la protezione, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/it/
TXT/?uri=celex:32008L0114.
*
Paola Tessari è responsabile di ricerca nel Programma Sicurezza dell’Istituto Affari Internazionali
(IAI). Karolina Muti è responsabile di ricerca nei programmi Sicurezza e Difesa dello IAI. Le autrici
ringraziano Federica Di Camillo e Alessandro Marrone per i feedback sulle bozze iniziali dello studio
e Maria Vittoria Massarin e Mariano Varesano per il supporto nell’editing. Le autrici ringraziano
gli interlocutori nelle istituzioni e nell’accademia che hanno gentilmente acconsentito a essere
intervistati ai fini di questo studio.
2
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quindi il settore bancario (3), quello delle infrastrutture dei mercati finanziari (4),
della salute (5), dell’acqua potabile (6), delle acque reflue (7), delle infrastrutture
digitali (8), della pubblica amministrazione (9), dello spazio (10) e della produzione,
trasformazione e distribuzione degli alimenti (11). La direttiva Cer, ponendo
l’accento sull’importanza della resilienza anche del settore cyber, richiede un
approccio coordinato con la direttiva 2022/2555 relativa a misure per un livello
comune elevato di cybersicurezza, conosciuta come Nis2 (Network and Information
Security)3. La direttiva Cer fornisce una cornice unica e di ampia portata ponendosi
come obiettivo il raggiungimento di un livello di “armonizzazione minima” delle
normative nazionali, ma allo stesso tempo lascia margine di manovra e autonomia
ai singoli Stati membri.
Nel complesso, l’adozione della direttiva Cer amplia e approfondisce la tendenza
ad affrontare un crescente numero di aspetti della sicurezza con un approccio
comune a livello europeo, compreso il settore delle infrastrutture critiche. Tuttavia,
non pregiudica la competenza degli Stati membri e delle rispettive autorità in
termini di autonomia amministrativa, né la loro responsabilità di salvaguardare la
sicurezza e la difesa nazionale o il potere di salvaguardare altre funzioni essenziali
dello Stato, in particolare quelle di sicurezza pubblica, e l’integrità territoriale.
Per quanto riguarda l’approccio coordinato con la direttiva Nis2, la Cer prevede che
gli Stati membri identifichino, fra le infrastrutture digitali, quelle che si qualificano
come soggetti critici ai sensi della Cer. Le autorità competenti per le due direttive
sono inoltre chiamate a cooperare con scambio di informazioni e con l’intento di
attuare le misure delle rispettive normative in maniera complementare.
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Per come si configura il rapporto con i soggetti critici, quest’ultimi dovrebbero
essere sostenuti dagli Stati membri, “compresi quelli che si qualificano come
piccole e medie imprese, nel rafforzamento della loro resilienza” evitando “oneri
amministrativi eccessivi”4. Considerando il contesto italiano, il rischio di un peso
burocratico e amministrativo scaricato sui soggetti critici, specialmente quelli
“nuovi” e di piccole dimensioni, andrebbe attenzionato fin da subito.
Alcuni di questi soggetti, inoltre, essendo operatori privati che devono stare sul
mercato, potrebbero non vedere incentivi a essere classificati come “soggetto
critico”. Infatti, ciò comporta significative responsabilità a loro carico e maggiori
controlli, a fronte di un supporto che dovrebbe essere fornito dalla Commissione
e dallo Stato membro ma che, nei termini descritti nella direttiva, non sembra
sufficiente a compensare la mole di adempimenti. Al contempo, tuttavia, la direttiva
andrebbe vista anche come uno stimolo per aumentare la cultura di sicurezza dei
3
Parlamento europeo e Consiglio dell’UE, Direttiva (UE) 2022/2555 del 14 dicembre 2022 relativa a
misure per un livello comune elevato di cibersicurezza nell’Unione, recante modifica del regolamento
(UE) n. 910/2014 e della direttiva (UE) 2018/1972 e che abroga la direttiva (UE) 2016/1148 (direttiva Nis
2), https://eur-lex.europa.eu/legal-content/it/TXT/?uri=celex:32022L2555.
4
Parlamento europeo e Consiglio dell’UE, Direttiva (UE) 2022/2557 del 14 dicembre 2022, cit., para. 25.
3
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soggetti critici e, in tal senso, i costi relativi agli adempimenti normativi previsti
andrebbero interpretati come un investimento in sicurezza e non solo come un
onere. I costi di incidenti e attacchi infatti spesso sono superiori rispetto a quelli di
un’adeguata prevenzione.
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Per quel che riguarda l’Italia, attualmente vi sono numerosi atti normativi relativi
a specifici settori di infrastruttura critica, ma manca un quadro di riferimento
univoco che raccolga tutte le misure nazionali rilevanti per la protezione e resilienza
delle IC5 . In Italia, la responsabilità dell’attuazione della direttiva, che deve avvenire
entro il 18 ottobre 2024, è attribuita al Presidente del Consiglio dei ministri, che
verrà supportato dall’istituzione di alcuni enti e organi ad hoc: il Punto di contatto
unico (Pcu), le Autorità settoriali competenti (Asc), il Comitato interministeriale
per la resilienza (Cir) e la Conferenza per la resilienza dei soggetti critici (Crsc).
L’accentramento nel Presidente del Consiglio della responsabilità dell’attuazione
delle misure di resilienza è un elemento positivo che può garantire il coordinamento
a livello orizzontale con le autorità competenti per gli specifici settori, a fronte
di misure che ne coinvolgono 11. Nella mappatura e nell’identificazione a livello
nazionale dei soggetti sarà importante individuare con attenzione i criteri che
permettono di definire un soggetto come “critico”, tenendo conto dell’essenzialità
dei servizi che fornisce, dei destinatari, nonché della diffusione e dispersione
dei vari tipi di IC sul territorio nazionale, attraverso i cinque domini operativi
(terrestre, marittimo, aereo, spaziale e cibernetico) e nella dimensione subacquea.
Sarà inoltre importante fare attenzione alla complessa catena logistica e di
approvvigionamento dietro le IC che comprende spesso sub-componenti, soggetti
secondari ma imprescindibili di una catena di approvvigionamento (supply chain)
che sovente, per alcuni tipi di soggetti critici, è per natura transnazionale.
5
Patrizia Di Micco e Giulia Pascuzzi, “Resilienza, ecco la chiave per proteggere le infrastrutture
critiche”, in Formiche.net, 27 settembre 2023, https://formiche.net/?p=1580470.
4
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Introduzione
Dagli anni 2000 le infrastrutture critiche (IC) hanno ricevuto un’attenzione
crescente da parte delle istituzioni europee e degli Stati membri dell’UE.
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Il concetto di infrastruttura critica di per sé non è nuovo: sin dall’antichità, in
situazioni di conflitto, IC e risorse primarie sono state oggetto di attacchi. I rischi e
le minacce alla resilienza delle IC si sono evoluti e comprendono oggi con maggiore
frequenza disastri naturali dovuti anche all’emergenza climatica, ma anche
incidenti industriali, attacchi cibernetici e cinetici. Basti pensare agli incidenti
ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel settembre 20226 , e ai danni alle infrastrutture
critiche nel contesto dell’invasione russa dell’Ucraina7 o nel quadro delle azioni
degli Houthi nel Mar Rosso8 .
Negli ultimi anni, inoltre, il concetto stesso di infrastruttura critica si è evoluto
fino a includere settori e servizi nuovi: ne è testimonianza la pandemia globale da
Covid-19 che ha aumentato notevolmente la sensibilità e la consapevolezza verso
la centralità di quei settori e servizi che non erano stati considerati in precedenza
“critici” e che tuttavia, se interrotti, hanno dato prova di poter mettere in difficoltà
intere comunità, rendendo evidente come fattori geostrategici si facciano spazio
anche in aree meno attenzionate, come poteva sembrare in un primo momento il
settore della Sanità.
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La complessità della società contemporanea richiede alla popolazione, ai soggetti
privati e alle istituzioni di fare crescente affidamento su un numero sempre
maggiore di servizi essenziali, creando una rete di interdipendenze. Questo pone
le istituzioni di fronte a una sfida su come assicurare la resilienza di tali servizi e la
sicurezza delle infrastrutture, ma anche su come interfacciarsi efficacemente con
un numero e una varietà senza precedenti di soggetti privati (operatori o proprietari
di servizi e infrastrutture) in questo ambito. La globalizzazione, le dinamiche di
interdipendenza economica a essa collegate, e il processo di integrazione europea,
richiedono inoltre di uscire dalla tradizionale concezione delle infrastrutture e
dei servizi che esse garantiscono come di una materia di azione esclusivamente
nazionale.
Si osserva ad esempio in maniera crescente l’utilizzo dei sistemi spaziali per i
servizi di geolocalizzazione e posizionamento, di comunicazione, di previsione di
eventi meteorologici estremi, come strumento oramai indispensabile anche per
6
“Nord Stream: danni senza precedenti. Danimarca: ‘Atti deliberati. Perdite per 7 giorni’”, in
SkyTG24, 27 settembre 2022, https://tg24.sky.it/mondo/2022/09/27/attacco-nord-stream-gasdotto.
7
Paola Tessari, “La doppia minaccia nucleare che grava sull’Ucraina”, in Alessandro Marrone et al.,
La guerra russo-ucraina, la sicurezza dell’Europa e la difesa europea, Roma, IAI, 2022, https://www.
iai.it/it/node/16243.
8
Daniel Bellamy, “Mar Rosso: petroliera battente bandiera greca in fiamme dopo un attacco degli
Houthi”, in Euronews, 24 agosto 2024, https://it.euronews.com/2024/08/24/mar-rosso-petrolierabattente-bandiera-greca-in-fiamme-dopo-un-attacco-degli-houthi.
5
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l’individuo nella sua quotidianità. Lo stesso vale per le infrastrutture cosiddette
digitali, del mercato finanziario e bancario, oltre a quelle tradizionalmente e da più
tempo individuate come IC da precedenti normative europee, ovvero il settore dei
trasporti e quello dell’energia. A questo si aggiungono la sicurezza alimentare (per
quel che riguarda tanto l’acqua potabile che la produzione e distribuzione di cibo),
il funzionamento della pubblica amministrazione e, come appunto evidenziato
dalla pandemia da Covid-19, il settore sanitario.
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Di fronte ad una tale espansione del concetto di infrastruttura critica, la direttiva
UE 2022/2557 relativa alla resilienza dei soggetti critici (conosciuta come direttiva
Cer - “Critical Entities Resilience”)9 fa chiarezza introducendo una distinzione tra
critical entities (tradotto in italiano con “soggetti critici”) e “infrastruttura critica”.
La Cer, inoltre, sposta l’attenzione dal concetto di “protezione” della IC, come
stabilito nel quadro normativo precedente introdotto dalla direttiva 2008/114/
CE, al concetto di “resilienza”, termine più complesso che ne amplia il focus.
L’approccio precedente, incentrato prettamente sulla risposta ad un evento che
colpisce un’IC, evolve verso una serie di azioni da mettere in atto prima, durante
e dopo eventuali incidenti volte a garantire la continuità del servizio. In ambito
UE, con l’approvazione della direttiva Cer, i settori cui si rivolgono le misure di
resilienza sono ben 11: un’espansione del campo di attuazione notevole, rispetto ai
due settori di energia e trasporti oggetto della direttiva precedente.
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Partendo da una riflessione sulla rilevanza delle IC nel contesto attuale, il presente
studio mira a evidenziare gli elementi che caratterizzano tale ecosistema, con
particolare attenzione alla diversità delle minacce a cui si trovano esposte. Vengono
poi analizzate brevemente le implicazioni sulla resilienza delle IC derivate da
recenti eventi emergenziali quali la pandemia, da altre crisi di diversa natura quale
l’invasione russa dell’Ucraina, e da strumenti di politica estera e commerciale quali
gli investimenti diretti all’estero.
A livello europeo, lo studio analizza in profondità la direttiva Cer, con particolare
attenzione alle misure innovative introdotte rispetto al quadro normativo della
precedente direttiva 2008/114/CE e relative all’individuazione e alla designazione di
nuovi settori rilevanti per l’erogazione di servizi essenziali. Segue una spiegazione
delle misure di attuazione a livello nazionale, unitamente a una ricerca degli enti
che possono avere un valore “critico” sulla base dei più significativi e recenti
documenti strategici, istituzionali e normativi di riferimento, e di recenti eventi
che hanno avuto come obiettivo le infrastrutture critiche. Tale analisi servirà a
tracciare dei suggerimenti di policy articolati nel capitolo conclusivo.
9
6
Parlamento europeo e Consiglio dell’UE, Direttiva (UE) 2022/2557 del 14 dicembre 2022, cit.
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1. La rilevanza delle infrastrutture critiche nel contesto attuale
1.1 Le caratteristiche dell’ecosistema di IC nell’UE
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Come già evidenziato nell’introduzione, le IC sono esposte a molteplici rischi e
minacce, che si possono distinguere a seconda delle loro caratteristiche relative
all’obiettivo, all’origine e allo spazio di azione. Con riferimento all’obiettivo, il tipo
di attacchi cui sono esposte le IC possono essere suddivisi in attacchi che vanno
a colpire l’integrità fisica delle stesse, e quelli rivolti alla dimensione cibernetica
(cyber). Una seconda suddivisione può essere fatta differenziando tra minacce di
tipo cinetico e non-cinetico, poiché permette di considerare anche gli attacchi
nello spettro elettromagnetico (ad esempio ai satelliti), oltre a quelli cyber nella
categoria non-cinetica. Questi ultimi si sono distinti per la loro frequenza negli
ultimi anni, colpendo sistematicamente la maggior parte dei tipi di IC considerati
nel presente studio, sfruttandone la vulnerabilità diffusa in questo campo,
derivante ad esempio da obsolescenza dei sistemi informatici e di protezione,
scarsa conoscenza e formazione del personale, mancanza di manutenzione e degli
aggiornamenti di sicurezza necessari10.
Un’ulteriore distinzione è possibile in riferimento all’origine degli attacchi, ovvero
che si tratti di azioni intenzionali (mosse da attori statali o non statali, incluse
quelle causate dall’uomo, o insider threat11) oppure di eventi non intenzionali
(disastri naturali ed eventi meteorologici estremi, malfunzionamenti, guasti,
incidenti industriali). A questi ultimi si sono aggiunti recentemente le minacce
e i rischi legati all’emergenza climatica, i cui effetti possono compromettere ad
esempio la resistenza dei materiali. Vari tipi di minacce co-esistono e necessitano
di contromisure, procedure di protezione e attivazione di catene di comando
diverse tra loro, rendendo il quadro di resilienza più complesso.
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Va sottolineato, inoltre, il crescente livello di interdipendenza tra diversi tipi
di IC che secondo alcuni osservatori può essere fisica, geografica, o logica12 .
L’interdipendenza fisica sussiste quando delle infrastrutture dipendono per
il proprio funzionamento da un input materiale, fisico appunto, di un’altra
infrastruttura13. Un esempio calzante di interdipendenza fisica riguarda il caso della
centrale nucleare di Zaporizhzhia e della diga di Kakhovka, il cui danneggiamento
10
Elio Calcagno et al., “Le minacce cyber ed elettromagnetiche alle infrastrutture spaziali”, in
Documenti IAI, n. 24|07 (luglio 2024), https://www.iai.it/it/node/18696.
11
Si tratta di azioni malevole, come sabotaggi, furti, danneggiamenti, provocati da un membro del
personale che direttamente o indirettamente ha familiarità con una determinata infrastruttura o
servizio perché ci lavora.
12
Georgios Giannopoulos, Bogdan Dorneanu e Olaf Jonkeren, “Risk Assessment Methodology for
Critical Infrastructure Protection”, in JRC Scientific and Policy Reports, 2013, https://publications.
jrc.ec.europa.eu/repository/handle/JRC78292.
13
Steven M. Rinaldi, James P. Peerenboom e Terrence K. Kelly, “Identifying, Understanding, and
Analyzing Critical Infrastructure Interdependencies”, in IEEE Control Systems Magazine, vol. 21, n.
6 (dicembre 2001), p. 11-25, DOI 10.1109/37.969131.
7
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causato da un attacco missilistico russo a giugno 2023, ha messo a rischio
l’approvvigionamento di acqua necessario per il raffreddamento del reattore della
centrale14. Oppure, l’interruzione del funzionamento di un satellite con funzioni
di geolocalizzazione può impattare direttamente sui mezzi di trasporto marittimi,
ferroviari e su gomma. Ancora, la rottura di un cavo sottomarino in fibra ottica,
oppure un attacco cyber alla rete, può implicare mancanza di connessione ad
Internet per una vasta gamma di servizi: sanitari (sistemi di prenotazione),
finanziari, bancari, digitali, della pubblica amministrazione. Oltre ad una
interdipendenza fisica tra tipi di IC, esiste anche una interdipendenza geografica
che riguarda tanto le IC situate in prossimità all’interno dello stesso territorio
nazionale, quanto una dimensione transfrontaliera (cross-border) che interessa
sia i paesi membri UE sia quelli extra-UE. Questo aspetto va considerato perché
la cornice istituzionale di riferimento influisce sul quadro politico, normativo e
procedurale e condiziona la risposta a un’emergenza legata all’IC. Nel marzo 2022
un velivolo a pilotaggio remoto di fabbricazione russa, più comunemente noto
come drone, è entrato nello spazio aereo croato e si è schiantato nella periferia
della capitale Zagabria. L’incidente avvenne a meno di 40 chilometri dalla centrale
nucleare slovena di Krško, stimolando entrambi i paesi a investire in difese aeree.
Infine, l’interdipendenza logica riguarda invece quei casi che non derivano da una
interdipendenza geografica o fisica e hanno al centro l’azione e la decisione umane
e le norme, regole e attività codificate nei piani riguardanti le infrastrutture15.
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Un ulteriore elemento di vulnerabilità è dato dal fatto che le IC, ampiamente gestite,
operate e/o di proprietà di attori privati, possono essere oggetto di interferenze
e/o attacchi riconducibili invece ad attori statali che hanno capacità e mezzi
significativamente superiori rispetto ai singoli gestori privati dell’infrastruttura. Gli
attacchi possono variare in termini di intensità e scopi, andando da un’ingerenza
ottenuta attraverso pratiche lecite, come gli investimenti diretti esteri finalizzati ad
assicurarsi il controllo di una IC o di una sua parte fondamentale, quale la logistica
di uno snodo essenziale come un porto, fino al sabotaggio (caso Nord Stream 2), o
addirittura a un attacco militare diretto contro una IC, come nel caso degli attacchi
contro le infrastrutture in Ucraina. La linea di demarcazione, sia tra pubblico
e privato, sia tra civile e militare, è dunque sempre più sfumata, e questo mette
sotto pressione le istituzioni competenti che sono chiamate a investire tempo e
risorse in un adeguato coordinamento di un ventaglio di attori sempre più ampio
e diversificato, fuori dall’approccio per “silos” settoriali e locali che impedisce di
vedere gli effetti a cascata e l’impatto intersettoriale (cross-sectoral) delle potenziali
interruzioni.
14
“Ucraina: colpita la diga di Kakhovka, paura per la centrale di Zaporizhzhia”, in Euronews, 6 giugno
2023,
https://it.euronews.com/2023/06/06/ucraina-colpita-la-diga-di-kakhovka-concordanorussi-e-ucraini-evacuati-i-residenti.
15
David J. Yu et al., “Logical Interdependencies in Infrastructure: What Are They, How to Identify
Them, and What Do They Mean for Infrastructure Risk Analysis?”, in Risk Analysis, 1 agosto 2024,
https://doi.org/10.1111/risa.16555.
8
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Guardando al contesto dell’UE, attualmente le minacce alle IC sono rimaste sotto la
soglia del conflitto armato, in quella “zona grigia” che rende più semplice l’offesa e
più difficile l’attribuzione – zona cui si ricorre per convenienza a minacce e tattiche
di tipo ibrido16 . Si tratta di una differenza fondamentale rispetto a scenari di guerra
come quello ucraino, in cui le IC (energetiche, di telecomunicazioni, trasporti, etc.)
sono sistematicamente obiettivo di attacchi militari russi, parte integrante di una
più ampia strategia volta a piegare la resistenza della popolazione ucraina.
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La compresenza di più tipi di minacce in parallelo (intenzionali e non, da parte di
attori statali e non statali, cinetiche e non cinetiche), capaci di colpire IC di natura e
caratteristiche diverse distribuite in domini e dimensioni differenti, pongono una
sfida rilevante in termini di gestione, controllo e capacità di decision-making. Tale
sfida riguarda in primis gli Stati membri UE inclusa l’Italia, ma anche agli operatori
privati e proprietari delle IC che vengono maggiormente responsabilizzati. Si
pensi a quanto diverse possono essere la protezione e la risposta di fronte a un
evento che danneggia la rete di distribuzione idrica di un’intera regione italiana,
rispetto a quella di un satellite in orbita che viene colpito da un detrito spaziale o
manomesso da un braccio robotico di un satellite nemico, oppure alla tranciatura
o perforazione di un gasdotto che garantisce gli approvvigionamenti energetici
del paese.
A questo si aggiunge in maniera diffusa la dislocazione, anche decentrata, delle
varie infrastrutture critiche sul territorio nazionale (e in alcuni casi oltre), attraverso
domini operativi e dimensioni come quella subacquea. Si pensi ai processi necessari
per proteggere i giacimenti di risorse energetiche al di fuori dalle acque territoriali
italiane, ai satelliti in orbita, o ai cavi sottomarini attraverso i quali viaggiano dati.
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Un ulteriore aspetto di cui non si tiene sufficientemente conto riguarda la
distribuzione dei settori di IC da proteggere e di cui garantire la resilienza
attraverso tutti i cinque domini operativi, oltre che nella dimensione subacquea.
L’allargamento dei settori di IC menzionati dalla direttiva Cer dai due tradizionali
a 11, rende la protezione, sia fisica che cyber, ancor più complessa. Questa
caratteristica interessa meno i soggetti critici e/o gli operatori della IC che sono
focalizzati sul loro settore specifico, ma è molto importante per gli Stati membri e
per i loro apparati nazionali di sicurezza e difesa, dalle Forze armate all’intelligence.
Facendo una mappatura dei settori di IC17, si può osservare come sia il settore
bancario e quello delle infrastrutture dei mercati finanziari, così come quello
della pubblica amministrazione, coinvolgono i domini terrestre e cyber, oltre la
dimensione subacquea. Il settore della salute coinvolge i domini terrestre, cyber e
16
Henrik Praks, “Russia’s Hybrid Threat Tactics Against the Baltic Sea Region: From Disinformation
to Sabotage”, in Hybrid CoE Working Papers, n. 32 (maggio 2024), https://www.hybridcoe.fi/
publications/hybrid-coe-working-paper-32-russias-hybrid-threat-tactics-against-the-baltic-searegion-from-disinformation-to-sabotage.
17
Si veda la Tabella 1.
9
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quello aereo. I settori dell’acqua potabile e delle acque reflue interessano i domini
marittimo e terrestre, mentre il secondo anche la dimensione subacquea. Le
infrastrutture digitali sono connesse trasversalmente a tutti i domini a eccezione
di quello marittimo, oltre che alla dimensione subacquea. Il settore dei trasporti e
quello della produzione, distribuzione e trasformazione degli alimenti condividono
la presenza nei domini terrestre, aereo e marittimo, mentre il primo dei due settori
riguarda anche il dominio cyber. Il segmento di terra delle infrastrutture spaziali
che rientra negli 11 settori, oltre al dominio spaziale coinvolge anche quello cyber
e naturalmente quello terrestre. Il settore dell’energia invece riguarda i domini
terrestre e marittimo e la dimensione subacquea.
Tabella 1 | La distribuzione dei settori menzionati dalla Cer e la loro relazione con
i cinque domini operativi (aereo, terrestre, marittimo, spaziale e cyber) e nella
dimensione subacquea
Spaziale
Aereo
Settore bancario
X
X
X
Infrastrutture dei
mercati finanziari
X
X
X
Salute
X(a)
X
X
X(b)
Acque reflue
X
X
X
X
Enti della pubblica
amministrazione
Produzione, trasformazione e distribuzione di alimenti
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X
Acqua potabile
Infrastrutture digitali
10
Terrestre Marittimo Subacqueo Cyber
Spazio
X
X
X
X(d)
X
X
X
X
X
X
X
Energia
Trasporti
X(c)
X
X
X
X
X
X
X
X
Note: Va precisato che l’ambito di applicazione della Cer riguarda solo il segmento di terra (le
infrastrutture di terra) e non il segmento spazio (che riguarda i satelliti in orbita) dei sistemi spaziali.
Tuttavia, al fine di mostrare integralmente i collegamenti tra i settori di infrastrutture in tutti i domini
operativi, la tabella fa riferimento al dominio spaziale considerando quindi anche il segmento
spaziale.
(a) Per il trasporto rapido di pazienti, organi per trapianti e forniture mediche urgenti vengono
utilizzati elicotteri e aerei.
(b) In alcune regioni o isole l’acqua potabile viene trasportata via mare, o l’acqua del mare viene
depurata per essere bevuta.
(c) Esistono tubature subacquee per trasporto o smaltimento.
(d) Esistono cavi sottomarini e cavi transoceanici.
Il caso CrowdStrike, accaduto a luglio 2024, ha colpito vari settori di infrastrutture
in tre domini diversi e mostra bene gli effetti a cascata dovuti alle dipendenze e
Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
nel contesto italiano ed europeo
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interdipendenze18 . Il malfunzionamento che ha interessato il software CrowdStrike
al momento dell’aggiornamento di sicurezza ha generato interruzioni e disagi nei
settori del trasporto aereo, della salute (sistemi informatici degli ospedali e servizi
di emergenza), bancario e finanziario e dell’alimentazione (cinque degli undici
settori affrontati dalla Cer), in maniera trasversale attraverso i domini terrestre,
aereo e cyber.
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Un fattore collegato alla natura decentralizzata e alla presenza in tutti i domini
dei settori coinvolti riguarda la complessità delle catene di approvvigionamento
(supply chain) che garantiscono il funzionamento delle infrastrutture e dei servizi
e che sono difficili da mappare e controllare, essendo spesso di natura globale/
internazionale. A livello europeo si è iniziato a parlare quindi di regionalizzazione
delle supply chain nelle aree considerate critiche al fine di renderle meno vulnerabili
rispetto alle interruzioni e per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti.
1.2 Le implicazioni della pandemia Covid-19
La pandemia da Covid-19, che ha portato i sistemi sanitari pubblici quasi al collasso,
la conseguente necessità crescente di mascherine e dei respiratori/dispositivi
di ventilazione, la successiva corsa della comunità scientifica alla produzione
di un vaccino, oltre che l’attuazione di misure emergenziali eccezionali e senza
precedenti su scala nazionale come le zone rosse, hanno reso evidente in maniera
più diffusa quanto il settore sanitario sia vulnerabile e cruciale e, quando messo
sotto pressione, quanto possa limitare il funzionamento della società. Il caso
italiano nella crisi da Covid-19 permette di notare almeno due ulteriori fattori che
possono essere validi per altri settori fornitori di servizi essenziali oltre quello della
salute.
DOCUMENTI IAI 24 | 11 - OTTOBRE 2024
Il primo riguarda una maggiore attenzione alle supply chain e alle scorte di
determinati beni. L’Italia, in quanto primo Paese europeo colpito dall’ondata
proveniente dalla Cina a fine 2019, nella prima fase della pandemia ha ricevuto
assistenza e materiali sanitari da paesi europei, ma anche extra-UE come Cina
e Russia, a riprova della vulnerabilità complessiva del sistema-Paese in quel
momento storico19. Si parlò in quel contesto di “mask diplomacy”, per indicare come
le mascherine fossero diventate uno strumento di azione politica internazionale
da parte dei fornitori20. Nel caso della Russia sembrò che l’aereo militare atterrato
a Pratica di Mare per la consegna di respiratori e mascherine avesse altri obiettivi,
come ad esempio la raccolta di informazioni e intelligence. Il personale russo
18
Lily Hay Newman, Matt Burgess e Andy Greenberg, “Come il bug di Crowdstrike ha mandato in
tilt i computer di mezzo mondo”, in Wired, 22 luglio 2024, https://www.wired.it/article/crowdstrikemicrosoft-guasto-come-e-successo.
19
Si veda Francesca Ghiretti, “China, Italy and COVID-19: Benevolent Support or Strategic Surge?”,
in IAI Commentaries, n. 20|14 (marzo 2020)2022, https://www.iai.it/it/node/11436.
20
Brian Wong, “China’s Mask Diplomacy”, in The Diplomat, 25 marzo 2020, https://thediplomat.
com/2020/03/chinas-mask-diplomacy; e Sarantis Michalopoulos, “How Effective Is China’s ‘Mask
Diplomacy’ in Europe?”, in Euractiv, 26 marzo 2020, https://www.euractiv.com/?p=1447230.
11
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arrivato in Italia in quell’occasione era non solo civile e medico, ma in parte
significativa militare, a fronte di un volume di materiali sanitari consegnati
considerato limitato. Il personale avrebbe inoltre chiesto di sanificare degli uffici
pubblici oltre agli ospedali21 . L’episodio mostra come determinate vulnerabilità
infrastrutturali e di supply chain possano potenzialmente mettere a rischio la
sicurezza nazionale. Con la crisi pandemica si inizia infatti a porre attenzione non
solo alle infrastrutture – seguendo l’esempio del Covid, gli ospedali – ma anche
alla catena logistica e di approvvigionamenti operante intorno alle infrastrutture e
garante del loro funzionamento.
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Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
nel contesto italiano ed europeo
Un secondo fattore riguarda invece la potenziale compresenza di minacce di tipo
diverso, da affrontare contemporaneamente, parte di certe strategie ibride che
mirano a mettere sotto pressione le istituzioni pubbliche e la popolazione agendo
su più fronti in parallelo. Torna utile nuovamente l’esempio della pandemia, per
cui nella seconda fase dedicata alle vaccinazioni, superato il periodo prettamente
emergenziale, un attacco cyber mise fuori uso il sistema informatico responsabile
per le prenotazioni delle vaccinazioni dell’intera Regione Lazio, generando così
una concatenazione di vulnerabilità nel settore sanitario.
DOCUMENTI IAI 24 | 11 - OTTOBRE 2024
1.3 Le implicazioni della guerra in Ucraina
12
I fattori sopra descritti sono visibili in un’altra crisi che ha scosso l’Europa,
ovvero l’invasione russa dell’Ucraina, con l’importante distinzione che, nel caso
della pandemia, si stava affrontando globalmente una minaccia di tipo non
convenzionale Cbrn (minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari) –
in particolare biologica – non intenzionale e non statuale. Nel caso della guerra
russo-ucraina, questi fattori sono presenti in un contesto di attacco intenzionale,
con componenti sia convenzionali che non22 , da parte di un attore statale – la
Federazione Russa – contro un altro Stato. La sistematicità degli attacchi russi
alle infrastrutture critiche civili ucraine23 ne fanno una vera e propria strategia
di guerra, volta a piegare la resistenza della popolazione. Prendere di mira la
popolazione civile e le infrastrutture che essa utilizza è una strategia che la Russia
aveva adottato già in Siria, dal 2015.
La persistenza con la quale Mosca ha colpito infrastrutture critiche civili in Ucraina
ha alzato il livello di consapevolezza su questo punto a livello euro-atlantico. Di
conseguenza, nelle capitali europee e in seno all’Alleanza atlantica si discute di
come prioritizzare le infrastrutture da proteggere in caso di attacco russo. Inoltre,
la Nato e l’UE hanno riconosciuto, attraverso la Dichiarazione congiunta del
21
“Perché si parla della missione russa a Bergamo del marzo del 2020” in Il Post, 23 marzo 2022,
https://www.ilpost.it/2022/03/23/missione-russa-bergamo-2020.
22
Alessandro Marrone (a cura di), Russia-Ukraine War’s Strategic Implications, Roma, IAI, 2024,
https://www.iai.it/it/node/18118.
23
Simon Aebi, Andrin Hauri e Jurgena Kamberaj, “Critical Infrastructure Resilience in Ukraine:
Energy, Transportation, and Communication”, in CSS Risk and Resilience Reports, marzo 2024,
https://doi.org/10.3929/ethz-b-000662463.
Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
nel contesto italiano ed europeo
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2023, che la resilienza delle infrastrutture critiche è un’area in cui approfondire
la cooperazione24, creando un’apposita Task Force dedicata alla resilienza delle IC.
La Task Force ha pubblicato il suo primo Final Assessment Report a giugno 202325.
Il rapporto indica sfide e raccomandazioni e considera in particolare i settori
energetico, spaziale, dei trasporti e digitale come trasversali e fondamentali, in
quanto fornitori di servizi che sono necessari per il funzionamento di altri settori
di IC. Nel rapporto si sottolinea come i collegamenti tra settori di IC e il grado
di interdipendenza tra questi andrebbe compreso meglio e si raccomanda una
sistematica e coordinata valutazione delle minacce alle IC da parte di entrambe
le organizzazioni. La Task Force consiglia inoltre l’inclusione della resilienza delle
IC nelle esercitazioni future e lo svolgimento di “scenario-based” tra gli staff della
NATO e dell’UE per comprendere meglio gli effetti a cascata e le interdipendenze,
oltre che promuovere lo scambio di best practices tra gli attori civili e militari.
1.4 Gli investimenti diretti esteri
DOCUMENTI IAI 24 | 11 - OTTOBRE 2024
La rilevanza e il ruolo strategico delle IC nel contesto internazionale, anche come
oggetto di forme sempre più svariate di ingerenza, sono emersi negli scorsi anni
in riferimento agli investimenti diretti esteri (Ide) in infrastrutture critiche come
strumento di espansione da parte di alcuni Stati della propria influenza nei paesi
europei. Seppure gli Ide rappresentino principalmente un mezzo di crescita
economica e di sviluppo tecnologico, la questione diventa più complessa quando
questi sono destinati all’acquisto o al controllo di IC. Uno dei paesi che più si è distinto
nel contesto europeo per l’uso di Ide come strumento sistematico di politica estera,
industriale e commerciale è la Cina26 . Quest’ultima ha intrapreso azioni volte ad
espandere la sua presenza in alcuni punti chiave o colli di bottiglia, in primis i porti,
funzionali anche al progetto complessivo della Belt and Road Initiative – nota in
Italia anche come Nuova via della seta27. Questo piano ha interessato in particolare
alcuni importanti porti europei: in alcuni di questi, soggetti sotto controllo diretto
o indiretto di Pechino detengono attualmente la maggioranza relativa o assoluta
delle azioni della società proprietaria dell’infrastruttura critica, come nei casi del
porto del Pireo in Grecia o nel porto belga di Antwerpen-Zeebrugge. In Italia,
Cosco, una società per azioni controllata dallo Stato cinese che opera nel settore
della logistica marittima, controlla il 40 per cento del porto di Vado Ligure. Alcuni
dei porti in cui Pechino ha fortemente investito sono importanti hub logistici28
24
UE e Nato, Dichiarazione congiunta sulla cooperazione UE-NATO, 10 gennaio 2023, https://
www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2023/01/10/eu-nato-joint-declaration-10january-2023.
25
EU-NATO Task Force on the Resilience of Critical Infrastructure, Final Assessment Report, 29
giugno 2023, https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_23_3564.
26
Paola Tessari e Karolina Muti, “Strategic or Critical Infrastructures, a Way to Interfere in Europe:
State of Play and Recommendations”, in European Parliament Studies, luglio 2021, https://doi.
org/10.2861/179721.
27
Hu Luo, “La Belt and Road Initiative e lo sviluppo di China COSCO Shipping nel Mediterraneo”, in
OrizzonteCina, vol. 9, n. 1 (gennaio-marzo 2018), p. 14-17, https://www.twai.it/?p=3426.
28
Parlamento europeo e Consiglio dell’UE, Regolamento (UE) 2019/452 del 19 marzo 2019 che
13
Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
nel contesto italiano ed europeo
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con una valenza persino militare, poiché vengono utilizzati per far arrivare le
forze armate americane in Europa. È questo il caso dei porti di Gdynia in Polonia,
Rotterdam nei Paesi Bassi e Antwerpen-Zeebrugge.
I risultati ottenuti da parte cinese non sono stati univoci. Se da un lato, con la sua
presenza, la Cina ha aumentato gradualmente la sua capillarità nei porti europei,
dall’altro varie acquisizioni non sono andate a buon fine e/o sono state bloccate
dal Paese dove si colloca l’infrastruttura29. L’UE, dal canto suo, ha introdotto dal
2019 il Regolamento (UE) 2019/452 che istituisce un quadro per il controllo degli
investimenti diretti esteri nell’Unione europea30, un meccanismo che prevede
la possibilità di fare uno screening degli investimenti esteri nelle infrastrutture,
tecnologie e attività economiche europee. La maggior parte delle segnalazioni
raccolte tramite questo meccanismo ha riguardato attività manifatturiere nei
settori dell’energia, dell’aerospazio e difesa, della salute, cybersicurezza, delle
comunicazioni e dei trasporti. Alla luce del rapido peggioramento del contesto di
sicurezza e delle ingerenze multilivello anche nella sicurezza economica dei paesi
membri UE, è in corso una revisione del meccanismo per renderlo più efficace31 .
Il Parlamento europeo ha inoltre chiesto alla Commissione di elaborare entro la
fine del 2024 una Strategia portuale europea globale (Comprehensive European
Port Strategy), richiamando l’attenzione sugli aspetti di sicurezza e dipendenza
economica da paesi terzi dei porti europei32 .
DOCUMENTI IAI 24 | 11 - OTTOBRE 2024
2. La dimensione europea: la direttiva 2022/2557 relativa alla
resilienza dei soggetti critici
14
Gli elementi illustrati nella sezione precedente rendono evidente come determinate
IC forniscano servizi essenziali per il funzionamento delle società, servizi che sono
tradizionalmente di competenza nazionale. Ugualmente, la gestione degli incidenti
che li coinvolgono e le azioni volte a garantirne il ripristino sono responsabilità
che non rientrano storicamente nella regolamentazione dell’UE ma sono
competenze nazionali. Tuttavia, come illustrato nella prima parte dello studio, la
frequenza sempre maggiore di eventi emergenziali spesso caratterizzati da impatti
transfrontalieri, e la natura stessa delle IC con dimensione non solo nazionale ma
europea, ha evidenziato la necessità di una forte cooperazione fra gli Stati membri
al fine di garantire una gestione condivisa e coordinata a livello europeo.
istituisce un quadro per il controllo degli investimenti diretti esteri nell’Unione, https://eur-lex.
europa.eu/legal-content/it/TXT/?uri=celex:32019R0452.
29
Intervista, aprile 2021.
30
EUR-Lex, “Quadro per il controllo degli investimenti esteri diretti”, in Summaries of EU Legislation,
aggiornato al 7 gennaio 2022, https://eur-lex.europa.eu/it/legal-content/summary/screeningframework-for-foreign-direct-investments.html.
31
Commissione europea, EU Foreign Direct Investment Screening – 2024 Revision, Publications
Office of the European Union, aggiornato al 24 gennaio 2024, https://doi.org/10.2781/130838.
32
Parlamento europeo, Risoluzione del 17 gennaio 2024 “Costruire una strategia portuale europea
globale” (2023/2059(INI)), https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2024-0025_IT.html.
Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
nel contesto italiano ed europeo
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Secondo uno studio pubblicato nel 2021 dal centro di ricerca Netherlands
Organization for Applied Research, dal 2004 al 2018 si sono verificati in Europa
oltre 3.000 eventi che hanno coinvolto infrastrutture critiche e hanno causato
un’interruzione nell’erogazione di servizi essenziali33. I settori maggiormente
colpiti nel periodo analizzato sono quello dell’energia (42,8 per cento degli
incidenti oggetto dello studio), seguito dai trasporti (22,3 per cento) e dalle
telecomunicazioni (14,6 per cento). Con riferimento alla natura degli incidenti,
la stragrande maggioranza degli eventi è stata di tipo accidentale (circa il 65 per
cento) e, in parte molto minore, intenzionale (circa l’8 per cento)34. Analizzando
più dettagliatamente i dati relativi agli episodi di origine accidentale, si evidenzia
come nel 25 per cento dei casi l’interruzione dell’erogazione dei servizi sia stata
causata dall’effetto “a cascata”, ovvero dall’impatto derivato da eventi originati in
altre infrastrutture.
DOCUMENTI IAI 24 | 11 - OTTOBRE 2024
Negli anni 2000 si sono inoltre verificati gli attacchi terroristici alla metropolitana
di Madrid nel 2004 e ai trasporti pubblici di Londra nel 2005. Di fronte alla
presenza concreta della minaccia terroristica sul territorio dell’UE, rivolta a spazi
pubblici di altissima frequentazione e parte di servizi essenziali, si è avuto un
forte impulso verso l’avvio di iniziative sovranazionali con l’intento di mettere in
atto un programma completo e coordinato per la protezione delle infrastrutture
critiche a livello europeo. Proprio a seguito dei suddetti eventi di Madrid, la
Commissione europea ha adottato diverse iniziative politiche, la prima delle quali
è stata la comunicazione del 2004 sulla protezione delle infrastrutture critiche
nella lotta contro il terrorismo35. A questa si sono succedute altre azioni finalizzate
a un maggiore coordinamento e supervisione UE a protezione delle IC presenti
sul suo territorio, con una particolare attenzione alla dimensione europea in cui
esse operano e alla possibilità, in caso di malfunzionamenti, di impatti su più Stati
membri. Fra le suddette iniziative, va ricordata la sopracitata direttiva 2008/114/CE
relativa alla definizione delle caratteristiche per l’individuazione di infrastrutture
critiche europee e per la loro protezione36 .
La direttiva del 2008 era caratterizzata da un ambito di applicazione limitato ai
settori dell’energia e dei trasporti, insieme ai loro sottosettori: elemento che è stato
poi alla base di un processo di revisione della normativa stessa e che ha portato
all’adozione della direttiva Cer, oggetto di questo studio. Quest’ultima ha introdotto
33
Eric Luiijf e Marieke Klaver, “Analysis and Lessons Identified on Critical Infrastructures and
Dependencies from an Empirical Data Set”, in International Journal of Critical Infrastructure
Protection, vol. 35 (dicembre 2021), articolo 100471, p. 5, DOI 10.1016/j.ijcip.2021.100471.
34
Per altri eventi la causa non è nota.
35
Commissione europea, La protezione delle infrastrutture critiche nella lotta contro il
terrorismo (COM/2004/702), 20 ottobre 2004, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/it/
TXT/?uri=celex:52004DC0702.
36
La direttiva 2008/114/CE relativa all’individuazione e alla designazione delle infrastrutture
critiche europee sarà abrogata e sostituta dalla più recente direttiva 2022/2557 relativa alla resilienza
dei soggetti critici, oggetto di questo studio.
15
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Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
nel contesto italiano ed europeo
16
novità significative che mirano a rafforzare il ruolo di coordinamento dell’Unione
nella protezione delle infrastrutture critiche, cercando in particolare di superare
l’approccio strettamente settoriale e di fornire maggiore supporto agli Stati membri
per evitare la frammentazione che ha caratterizzato l’attuazione da parte degli Stati
membri della precedente direttiva a livello nazionale. L’ampliamento dell’ambito di
applicazione riguarda un totale di nove settori inclusi nella Cer. A quelli dell’energia
(1) e dei trasporti (2), si aggiungono quindi il settore bancario (3), quello delle
infrastrutture dei mercati finanziari (4), della salute (5), dell’acqua potabile (6), delle
acque reflue (7), delle infrastrutture digitali (8), della pubblica amministrazione (9),
dello spazio (10) e della produzione, trasformazione e distribuzione degli alimenti
(11), per un totale di 11 settori37. Questi ultimi verranno brevemente analizzati di
seguito sulla base di un raggruppamento tematico.
2.1 Energia
Come ricordato, il settore energetico e quello dei trasporti sono le due categorie
nell’ambito di applicazione della precedente direttiva del 2008. Gli Stati membri
e gli operatori in questo settore possono vantare quindi maggiore esperienza
nell’adeguarsi alle nuove norme38 . La nuova direttiva include i sottosettori
dell’energia elettrica, del petrolio, del gas, dell’idrogeno, del teleriscaldamento e
teleraffreddamento39 – gli ultimi tre aggiuntivi rispetto alla precedente direttiva.
L’ambito di applicazione riguarda dunque una vasta rete di produttori, di gestori
dei sistemi di distribuzione e/o di trasmissione, del mercato elettrico, di oleodotti,
di impianti di produzione, raffinazione e/o trattamento, nonché di fornitori di
servizi di stoccaggio. Concretamente, può comprendere quindi sia infrastrutture
energetiche onshore che offshore distribuite nei domini terrestre e marittimo e
nella dimensione subacquea.
L’attenzione verso i rischi a cui sono esposte queste infrastrutture è
significativamente aumentata a seguito dell’episodio di sabotaggio che ha
determinato l’esplosione del gasdotto Nord Stream 2 nel Mar Baltico a settembre
2022 e dell’incidente dall’incerta intenzionalità che a ottobre 2023 ha coinvolto
il gasdotto Baltic Connector nel Mare del Nord40. In quest’ultimo caso, secondo il
rapporto delle autorità finlandesi, il gasdotto sarebbe stato tranciato da una nave
cinese. Si tratta di episodi che dimostrano come le infrastrutture critiche energetiche
siano oggi esposte a minacce ibride, come azioni di sabotaggio intenzionale, oltre
che ad azioni non intenzionali, sia provocate dall’uomo che da eventi naturali. È
il caso dei cambiamenti climatici che rappresentano una sfida per diversi tipi di
37
Parlamento europeo e Consiglio dell’UE, Direttiva (UE) 2022/2557 del 14 dicembre 2022, cit.
Intervista, 8 luglio 2024.
39
Il teleriscaldamento è una forma di riscaldamento che prevede la distribuzione di acqua calda
tramite tubazioni coibentate. Attraverso un principio simile, il teleraffreddamento distribuisce
acqua attraverso una rete di tubazioni a circuito chiuso.
40
Andrius Sytas e Anne Kauranen, “Three Baltic Pipe and Cable Incidents ‘Are Related’, Estonia
Says”, in Reuters, 27 ottobre 2023, https://www.reuters.com/world/europe/three-baltic-pipe-cableincidents-are-related-estonia-says-2023-10-27.
38
Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
nel contesto italiano ed europeo
infrastrutture energetiche in termini, ad esempio, di resistenza dei materiali per
via dell’aumento delle temperature. Fenomeni di “space weather” come le tempeste
solari possono invece causare interruzioni di servizi sulla rete elettrica41 .
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2.2 Trasporti
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Il settore dei trasporti è l’altra categoria già considerata dalla precedente normativa
e comprende il trasporto aereo, ferroviario, per vie d’acqua, su strada e quello
pubblico. Come in altri casi, questo include una vasta rete di imprese, vettori,
gestori (ad esempio organi di gestione dei porti), operatori (ad esempio del controllo
e della gestione del traffico aereo). Come accennato in precedenza, gli attacchi
terroristici del 2004-2005 a Madrid e Londra hanno costituito uno stimolo per
l’UE nello sviluppare un approccio più sistemico di lotta al terrorismo in Europa,
con l’istituzione della figura del coordinatore antiterrorismo e di una strategia
antiterrorismo dell’UE42 . Tale approccio si è concretizzato anche attraverso il
finanziamento di progetti volti a garantire maggiore protezione delle IC quali le
metropolitane e le reti ferroviarie, oltre che degli spazi pubblici, nell’ambito di
programmi come quelli del Fondo per la sicurezza interna (Internal Security Fund)
della Direzione generale Affari interni43, di Horizon2020 e di Horizon Europe,
attraverso lo sviluppo di metodologie e tecnologie innovative e di una spinta ad un
maggiore scambio di informazioni tra i gli addetti ai lavori di vari Stati membri, il
mondo della ricerca, delle imprese, delle istituzioni e degli operatori44.
DOCUMENTI IAI 24 | 11 - OTTOBRE 2024
Diversamente da altre categorie di IC, gestite e frequentate fisicamente per lo
più dagli operatori e addetti ai lavori, le infrastrutture del settore trasporti sono
caratterizzate da spazi pubblici che devono rimanere aperti, facilmente accessibili
e disponibili al pubblico. Questo li rende degli obiettivi particolarmente vulnerabili
per attacchi di vario tipo (compresi quelli cyber) e rappresenta una sfida complessa
per la loro resilienza e la sicurezza degli utenti. Nel caso delle infrastrutture più
frequentate, si presentano inoltre altri fenomeni potenzialmente rischiosi e che
sono legati al comportamento della folla, come nei momenti di spostamento
disordinato di un numero elevato di persone, soprattutto in situazioni di panico a
seguito di un attacco o di un incidente, con il rischio di schiacciamento e asfissia.
Inoltre, come riportato nel precedente capitolo, la categoria dei trasporti è stata
oggetto di Ide operati da imprese e società direttamente o indirettamente
riconducibili ad attori statali che ad oggi rappresentano una sfida per la sicurezza
dell’UE, quali la Cina. Nel contesto italiano, i casi più noti riguardano il porto di
41
Sito dello Space Weather Prediction Center: Electric Power Transmission, https://www.swpc.noaa.
gov/impacts/electric-power-transmission.
42
Sito del Consiglio dell’UE: La risposta dell’UE al terrorismo, aggiornato al 21 marzo 2024, https://
www.consilium.europa.eu/it/policies/fight-against-terrorism.
43
Commissione europea-Direzione generale degli Affari interni, Internal Security Fund (2021-2027),
27 agosto 2024, https://home-affairs.ec.europa.eu/node/6905_en.
44
Si veda ad esempio il progetto EUProtect: https://www.euprotect-project.eu.
17
Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
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Taranto e quello di Trieste, mentre a livello europeo si riporta il caso del Porto del
Pireo, in posizione strategica, controllato ad oggi con oltre il 51 per cento delle
quote dalla società cinese Cosco e nel quale Pechino controlla anche l’Autorità
portuale45.
2.3 Settore bancario e infrastrutture dei mercati finanziari
Il settore bancario e le infrastrutture dei mercati finanziari sono due categorie
fortemente interconnesse, il cui funzionamento dipende largamente dalle
infrastrutture digitali. La direttiva non fornisce una definizione delle due
categorie in oggetto, pur facendo riferimento a enti creditizi e gestori di sedi di
negoziazione per il settore dei mercati finanziari. Le istituzioni e la serie di relazioni
e interconnessioni che caratterizzano questi due settori sono un fondamento su
cui si basa il funzionamento dell’economia globale e della società contemporanea,
nonché la credibilità dello stesso sistema finanziario internazionale46 . Il settore
bancario è infatti solitamente l’elemento più importante all’interno di un sistema
finanziario, considerando che, attraverso l’erogazione del credito ai soggetti privati,
funge da motore dell’economia di cui usufruisce la popolazione ed è quindi fattore
di sviluppo della società47.
Le tecnologie digitali sono intrinsecamente connesse ai sistemi bancario e
finanziario e stanno cambiando i processi e il modello di business di questi ultimi,
si pensi ad esempio all’online e al digital banking. Si tratta infine di due categorie
che fungono da connettore tra diversi settori della società e dell’economia48 e
questo aumenta il loro livello di interdipendenza con altri settori essenziali49.
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2.4 Salute
18
Nella categoria Salute la Cer si riferisce ai prestatori di assistenza sanitaria,
ai laboratori e ai soggetti che svolgono attività di ricerca e sviluppo relative a
determinati medicinali.
La pandemia da Covid-19, come precedentemente illustrato, ha dimostrato come un
evento di tipo biologico, ovvero “B” nella categoria delle minacce non convenzionali
45
Claudio Paudice, “La privatizzazione del Pireo è stata un affare, ma solo per i cinesi, non per i greci”,
in HuffPost Italia, 5 settembre 2021, https://www.huffingtonpost.it/economia/2021/09/05/news/la_
privatizzazione_del_pireo_e_stata_un_affare_ma_solo_per_i_cinesi_non_per_i_greci-5267417.
46
Aleksi Aho, Catarina Midões e Arnis Šnore, “Hybrid Threats in the Financial System”, in Hybrid CoE
Working Papers, n. 8 (giugno 2020), https://www.hybridcoe.fi/publications/hybrid-coe-workingpaper-8-hybrid-threats-in-the-financial-system.
47
Laurențiu Mihail Grigore, “The Banking Financial System as a Critical Infrastructure of the
Current and Future Society”, in Land Forces Academy Review, vol. 26, n. 4 (dicembre 2021), p. 418422, https://doi.org/10.2478/raft-2021-0054.
48
Aleksi Aho, Catarina Midões e Arnis Šnore, “Hybrid Threats in the Financial System”, cit.
49
In questo contesto, vale la pena menzionare il Regolamento 2022/2554/UE, che obbliga operatori
finanziari, banche, assicurazioni e fornitori di servizi ICT ad attuare misure per la resilenza digitale.
Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
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Cbrn, può mettere sotto pressione la popolazione e il sistema sanitario nazionale
in maniera tale da impedirne e/o limitarne il funzionamento. La sanità è un settore
che assorbe mediamente una parte ingente di risorse pubbliche nell’UE, con un
peso significativo sull’economia degli Stati anche in situazioni non emergenziali e
questo vale in particolar modo per l’Italia.
19
La pandemia ha inoltre accresciuto la sensibilità e la consapevolezza non solo della
popolazione, ma anche dello stesso personale operante negli ospedali, che ha messo
in atto protocolli e procedure non ordinarie di decontaminazione. La formazione
del personale per una corretta conoscenza e applicazione di tali misure dovrebbe
essere parte di un approccio sistemico che miri ad una preparazione più solida,
diffusa e continuativa, di fronte al possibile verificarsi in futuro di emergenze
simili. Inoltre, altri eventi che causano un numero estremamente elevato di feriti
e vittime, come un attacco terroristico o un disastro naturale, possono saturare le
capacità di servizi sanitari. Un’infrastruttura sanitaria rischia quindi di trovarsi
in difficoltà di fronte alla possibile saturazione delle sue capacità di risposta, in
termini di spazi, personale ed equipaggiamenti, come si è visto durante il Covid.
In aggiunta a questa circostanza, una seconda categoria di minaccia al sistema
sanitario riguarda gli attacchi cyber. Le strutture sanitarie hanno ampliato l’uso di
sistemi digitali e l’innovazione negli ultimi anni, utilizzando oggi in maniera diffusa
un vasto numero di tecnologie e l’Internet of Medical Things (IoMT) che, tuttavia, le
espongono a vulnerabilità di tipo cibernetico importanti in un momento in cui gli
attacchi cyber a IC sono in grande aumento50. Questi ultimi possono riguardare,
oltre che il regolare funzionamento della struttura, la confidenzialità e l’integrità
dei dati medici o il controllo di dispositivi medici capaci anche di causare la morte
di un paziente, come i peacemaker51 . Ne è un esempio l’attacco informatico tramite
ransomware52 a danno del sistema sanitario nella Regione Lazio a luglio 2021 che,
oltre a risultare in una notevole fuga di dati, ha provocato blocchi d’accesso a
servizi sanitari come la gestione delle prenotazioni e dei pagamenti, il ritiro dei
referti e la registrazione delle vaccinazioni53. Tre anni dopo, il caso CrowdStrike
ha causato disagi in strutture ospedaliere, ad esempio negli Stati Uniti e nel Regno
Unito. Nonostante il problema informatico fosse stato identificato rapidamente,
le operazioni di ripristino in alcuni ospedali hanno richiesto interventi manuali
su ogni computer allungando considerevolmente i tempi per il ritorno a un
funzionamento normale54.
50
Roberto Setola e Giacomo Assenza, “Infrastrutture critiche: la vulnerabilità del settore sanitario”,
in ISPI Commentaries, 8 ottobre 2019, https://www.ispionline.it/it?p=40091.
51
Ibid.
52
Con il termine ransomware si intende un programma informatico dannoso che può infettare un
dispositivo digitale, bloccando l’accesso ai suoi contenuti con minaccia volta a ottenere un riscatto.
53
Dario Fadda, “Attacco Regione Lazio, il garante privacy conferma i gravi errori”, in Cybersecurity360,
10 aprile 2024, https://www.cybersecurity360.it/?p=75303.
54
TaRhonda Thomas, “Penn Medicine Official Details How Hospital Stayed Afloat during Tech
Outage”, in 6abc Philadelphia, 26 luglio 2024, https://6abc.com/post/15095746.
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2.5 Acque reflue e acqua potabile
Nel caso del settore delle acque reflue la Cer si riferisce a quelle “imprese che
raccolgono, smaltiscono o trattano acque reflue urbane, acque reflue domestiche
o acque reflue industriali”55. Si tratta infatti di acque che, dopo l’utilizzo, diventano
inquinanti e non possono essere riutilizzate né reimmesse nell’ambiente,
rappresentando un pericolo per la salute pubblica e l’ambiente circostante e
richiedendo interventi di depurazione56 . I trattamenti di depurazione riducono il
carico inquinante e permettono il riutilizzo delle acque reflue per alcune finalità
specifiche come l’irrigazione di colture, il lavaggio delle strade nei centri urbani o
l’alimentazione dei sistemi di riscaldamento o raffreddamento, oltre che in processi
di tipo industriale57.
I fenomeni sempre più frequenti di scarsità idrica e siccità che negli ultimi anni
sono in aumento nell’Italia meridionale e, in maniera più estesa, anche nell’Europa
meridionale, rendono le acque reflue una risorsa molto preziosa. Questo è
particolarmente importante nel contesto italiano dove, per via dell’impatto
del cambiamento climatico, la siccità e desertificazione secondo le previsioni
colpiranno in maniera sistematica alcune parti del territorio nazionale. Allo stesso
tempo, lo sversamento improprio delle acque reflue non depurate porta con sé il
rischio di disastro ambientale e potrebbe essere sfruttato anche da attori malevoli.
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I potenziali rischi e le problematiche legati all’acqua potabile, inserita nella Cer,
sono anch’essi collegate, tra gli altri elementi, alla siccità e scarsità idrica derivante
dai cambiamenti climatici. La mancanza di acqua potabile, il suo inquinamento
intenzionale o non, e/o una sua ridotta qualità espongono a rischi di contrarre
malattie come colera, dissenteria o febbre tifoide, aumentando quindi la minaccia
biologica e, a catena, la potenziale pressione sulle strutture sanitarie58 .
20
Sono dunque particolarmente importanti le reti di distribuzione idrica che, nel
contesto nazionale, presentano tuttavia dei livelli altissimi di perdite, dovute
anche a impianti datati. Si calcola che la perdita media per dispersione dell’acqua
per uso civile sia del 40 per cento, con picchi di oltre il 50 per cento al Sud59. A
livello nazionale, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha predisposto 4,3
miliardi di euro per il settore idrico, tanto per la creazione di nuovi impianti, quanto
55
Parlamento europeo e Consiglio dell’UE, Direttiva (UE) 2022/2557 del 14 dicembre 2022, cit., p. 196.
Vincenzo Moschetto, “Acque reflue: normative, trattamento e riutilizzo per una gestione
sostenibile”, in Blog Polistudio, 22 marzo 2024, https://blog.polistudio.it/acque-reflue-gestionesostenibile.
57
Ibid.
58
WaterWide, Why Government Must Investment in Water, Sanitation, and Hygiene (WASH), 13
settembre 2023, https://www.waterwide.org/?p=8209.
59
ItaliaDomani, Dal PNRR 4,3 miliardi di euro per il settore idrico, 11 luglio 2022, https://www.
italiadomani.gov.it/content/sogei-ng/it/it/news/dal-pnrr-4-3-miliardi-di-euro-per-il-settoreidrico.html.
56
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per la manutenzione e l’innovazione di quelli esistenti60. A titolo comparativo, i
fondi Pnrr stanziati per il settore spaziale sono stati in totale 2,3 miliardi. I rischi
in questo settore, sia di natura intenzionale che non, hanno potenzialmente un
impatto molto ampio per la popolazione e che si potrebbe ricollegare a catena ad
altre infrastrutture, come quelle del settore Salute individuato dalla Cer.
21
2.6 Infrastrutture digitali
Per quanto riguarda le infrastrutture digitali, la Cer include in questa categoria i
fornitori di punti di interscambio Internet, di servizi di Domain Name System (Dns),
servizi di cloud computing e di data center, oltre che i registri dei nomi di dominio di
primo livello. La categoria comprende anche fornitori di servizi di comunicazione
elettronica, di reti pubbliche legate a essa e di reti di distribuzione dei contenuti
(content delivery network). La caratteristica probabilmente più sottovalutata di
questa categoria di infrastrutture riguarda, forse in maniera contro-intuitiva, la sua
componente fisica. Sebbene i servizi forniti dalle infrastrutture digitali appaiano
ancora diffusamente nell’immaginario collettivo come immateriali, questi hanno
un fortissimo impatto “materiale” ed è la dimensione fisica che abilita la fornitura
e il loro funzionamento.
L’importanza di queste infrastrutture è legata alla crescente rilevanza anche
geopolitica dei dati, incluso il loro storage, fusione e archiviazione. Le Nazioni
Unite hanno stimato che oltre il 95 per cento dei dati globali viaggia attraverso cavi
sottomarini in fibra ottica61 . Questi cavi presentano delle caratteristiche fisiche e
vulnerabilità simili ad altri tipi di infrastrutture. Essendo posti sui fondali marini,
sono a rischio di essere danneggiati da atti non intenzionali, come succede
frequentemente a causa dell’attività dei pescherecci. Inoltre, negli ultimi anni, si
sono verificati in Europa alcuni incidenti la cui origine più probabile è il sabotaggio
intenzionale di cavi da parte di attori statali62 . In uno di questi casi, in una zona
marittima tra le isole artiche contese da Norvegia e Russia, il cavo non solo è stato
tranciato, ma anche fisicamente rimosso, per un totale di 4 chilometri e mezzo di
cavo scomparsi63.
Nella complessa rete di infrastrutture digitali rientrano non solo i cavi, ma anche
i data center destinati all’archiviazione e allo scambio dei dati, i quali sono in
gran parte infrastrutture terrestri, nonostante esistano già anche data center
sottomarini64. I data center terrestri sono estremamente dispendiosi in termini
60
Ibid.
United Nations Office on Drugs and Crime, Key Actions to Protect Submarine Cables from Criminal
Activity Identified at UNODC Global Expert Meeting, 7 febbraio 2019, https://www.unodc.org/unodc/
en/frontpage/2019/February/key-actions-to-protect-submarine-cables-from-criminal-activityidentified-at-unodc-global-expert-meeting.html.
62
Antonio Deruda, Geopolitica digitale. La competizione globale per il controllo della Rete, Roma,
Carocci, 2024.
63
Ibid.
64
Ibid.
61
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di acqua per via degli impianti di raffreddamento, e a forte impatto inquinante a
causa della produzione di anidride carbonica. Tra le problematiche di sostenibilità
che caratterizzano i data center vi sono quindi quelle legate a un grande consumo
di acqua, come nel caso, in maniera diversa, di due settori individuati dalla Cer,
quelli delle acque reflue e dell’acqua potabile.
22
Similmente ad altri tipi di infrastrutture, quelle digitali sono controllate, gestite e/o
possedute per lo più da privati e i tentativi di regolamentazione di questo settore
hanno dovuto far fronte a grandi difficoltà, per cui non esiste ad oggi un sistema
di norme condiviso e attuato pienamente in modo legalmente vincolante. Queste
difficoltà dipendono da vari fattori. Si tratta infatti di un settore che abbraccia
vari aspetti di per sé complessi e in parte nuovi, come la regolamentazione
dell’intelligenza artificiale, la protezione dei dati e i diritti di proprietà intellettuale,
in un mercato digitale che per natura è dinamico e in continua evoluzione65.
Si tratta di una situazione simile a quella riscontrabile in un’altra categoria di IC,
quella dello spazio. Ad esempio, fuori dalle acque territoriali di uno Stato vige la
piena libertà di posa dei cavi sottomarini, sia nelle zone economiche esclusive che
nelle acque internazionali. Come nel caso dello spazio, si tratta quindi di un settore
in cui la debolezza dell’assetto normativo si interseca da un lato con un margine di
manovra notevole in termini di espansione per quegli attori che hanno le capacità
e le risorse per sfruttare tale grado di libertà, e dall’altro con una nuova arena
geopolitica in cui occupare e controllare infrastrutture ad oggi vitali ad esempio
per la comunicazione, o gli scambi commerciali e finanziari. In altre parole, si
può parlare metaforicamente di soggetti critici che operano in una condizione
non regolamentata (cavi sottomarini e satelliti), ma che sono fortemente legati ad
una dimensione terrestre (data center e segmento di terra) che, di per sé, presenta
specifiche vulnerabilità sia di tipo fisico che cyber.
2.7 Pubblica amministrazione
La pubblica amministrazione (PA) è alla base del funzionamento dello Stato che
garantisce una serie di servizi ai cittadini. In questo campo, la Cer si riferisce a
“Enti della pubblica amministrazione delle amministrazioni centrali come definiti
da Stati membri conformemente al diritto nazionale”66 . La PA è composta da enti
pubblici che svolgono l’attività amministrativa al fine di perseguire interessi
pubblici. Si tratta di una categoria sui generis rispetto le altre IC e riguarda, tra le
altre cose, l’efficacia e la resilienza delle istituzioni e della governance nazionale.
Nel caso italiano, i principi che dovrebbero regolare il suo funzionamento
si riscontrano direttamente nella Costituzione, quali ad esempio legalità e
imparzialità. Anche la PA è stata oggetto di crescenti attacchi cyber che possono
causare fughe di dati sensibili o interrompere l’erogazione di un servizio e, tuttavia,
65
Anna Albanese, “EU Competition Rules in Digital Markets: A Difficult Fit”, in MediaLaws, 3 marzo
2023, https://www.medialaws.eu/?p=19275.
66
Parlamento europeo e Consiglio dell’UE, Direttiva (UE) 2022/2557 del 14 dicembre 2022, cit., p. 197.
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nel contesto italiano ed europeo
23
rischia di essere più trascurata in termini di resilienza67, ad esempio per la difficoltà
intrinseca nel rendere più flessibile e responsive l’apparato burocratico dietro la
PA. Il Pnrr ha stanziato 6,14 miliardi di euro per la digitalizzazione della PA, ai quali
si aggiungono 600 milioni di euro previsti dal Piano nazionale per gli investimenti
complementari al PNRR68 . In questo settore, la Cer prevede l’esclusione dalla sua
applicazione degli gli enti della PA che si occupano di difesa e sicurezza (Art. 1.6).
2.8 Spazio
I sistemi spaziali e le infrastrutture ad essi connesse rappresentano un settore
ad altissimo contenuto di tecnologie, la cui importanza strategica è aumentata
negli ultimi anni di pari passo con il progresso tecnologico che ha caratterizzato
il settore. Gli assetti spaziali forniscono oggi una serie di servizi imprescindibili,
quali: (i) geoposizionamento e navigazione utilizzati ampiamente per il trasporto di
persone e merci; (ii) comunicazione satellitare, non solo per le esigenze quotidiane
della popolazione ma anche per garantire comunicazioni sicure governative;
(iii) osservazione della terra, anche per una più accurata previsione di disastri
naturali e fenomeni meteorologici estremi sempre più frequenti, per l’agricoltura
e per il monitoraggio e la predizione dei cambiamenti climatici. Si tratta inoltre di
tecnologie fondamentali per le attività di sorveglianza e intelligence, oltre che per
lo svolgimento delle missioni delle forze armate69.
Questa categoria di IC è ricompresa nella Cer, con un’importante eccezione: sono
esclusi dall’ambito di applicazione della direttiva i programmi spaziali dell’UE
(Galileo, Copernicus e Egnos). La Cer specifica, infatti, che i soggetti interessati
sono gli “operatori di infrastrutture terrestri possedute, gestite e operate dagli Stati
membri o da privati, che sostengono la fornitura di servizi spaziali, esclusi i fornitori
di reti pubbliche di comunicazione elettronica”70. Nell’ambito di applicazione della
direttiva ricade quindi il segmento di terra e le infrastrutture di terra, ma non il
segmento spaziale che include i satelliti in orbita.
L’Italia è leader nel settore spaziale, caratterizzato tipicamente da un’ampia presenza
di attori privati e commerciali che stanno guidando la spinta all’innovazione.
L’applicazione della Cer al settore dello spazio in Italia dovrà tener conto del
processo in atto di elaborazione di una legge spaziale nazionale e, in parallelo, della
formulazione di una legge spaziale dell’UE (EU Space Law) che disciplini il settore
anche a livello europeo71 .
67
Arjen Boin e Martin Lodge, “Designing Resilient Institutions for Transboundary Crisis
Management: A Time for Public Administration”, in Public Administration, vol. 94, n. 2 (giugno 2016),
p. 289-298, DOI 10.1111/padm.12264.
68
Andrea Baldassarre, “PNRR e trasformazione digitale: ecco gli investimenti e le riforme previste
per la digitalizzazione della PA”, in Forum PA, 26 ottobre 2023, https://www.forumpa.it/?p=110352.
69
Alessandro Marrone e Michele Nones (a cura di), The Expanding Nexus between Space and
Defence, in Documenti IAI, n. 22|21 (febbraio 2022), https://www.iai.it/it/node/14669.
70
Parlamento europeo e Consiglio dell’UE, Direttiva (UE) 2022/2557 del 14 dicembre 2022, cit., p. 197.
71
Si veda Karolina Muti, Ottavia Credi e Giancarlo La Rocca, “Il sistema-Paese Italia di fronte alle
Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
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2.9 Produzione, trasformazione e distribuzione di alimenti
Per quanto riguarda la produzione, trasformazione e distribuzione di alimenti, la
Cer indica delle imprese alimentari impegnate esclusivamente all’ingrosso e nella
produzione e trasformazione industriale su larga scala. Questa categoria si collega
al concetto di sicurezza alimentare che comprende quindi non solo la disponibilità
di materie prime, ma anche la sicurezza della catena di approvvigionamento
alimentare e dei processi produttivi.
Un numero crescente di rischi esogeni legati alle conseguenze delle crisi e conflitti
degli ultimi anni si sommano agli effetti dell’emergenza climatica. Eventi come
la pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina hanno provocato interruzioni delle
catene di approvvigionamento. Il blocco delle rotte dell’esportazione del grano
ucraino da parte delle forze armate russe, con in particolare l’interruzione delle
esportazioni dal porto di Odessa come snodo fondamentale, sono risultate in una
riduzione dell’offerta e un conseguente aumento dei prezzi, con effetti su ampia
scala tanto per l’impatto sulla resilienza economica dell’Ucraina in quanto paese
esportatore, quanto per la minore disponibilità di questo alimento fondamentale
in Stati già molto vulnerabili dal punto di vista della sicurezza alimentare, come
alcuni paesi dell’Africa. Si può interpretate il blocco delle esportazioni alimentari
ucraine da parte russa come un caso di “weaponization” del grano.
DOCUMENTI IAI 24 | 11 - OTTOBRE 2024
Un altro fattore fondamentale che porterà a una vulnerabilità crescente di questo
settore riguarda le conseguenze dell’emergenza climatica, che ha un impatto molto
grave sull’agricoltura, tanto per i danni provocati dalle temperature sempre più alte
e dalla siccità, quanto per quelli imprevedibili legati a sempre più frequenti eventi
meteorologici estremi, come inondazioni, o incendi, anche in zone geografiche
non interessate storicamente da questi fenomeni72 .
24
3. I principali elementi della direttiva Cer
Come illustrato, la direttiva Cer si inserisce in un contesto internazionale
caratterizzato da minacce alla sicurezza in continua evoluzione, unitamente agli
avanzamenti tecnologici delle IC sempre più essenziali per l’erogazione di servizi,
fortemente interconnesse e spesso dipendenti dalla dimensione digitale. La
direttiva è tuttavia per sua natura e base giuridica una normativa del mercato interno
europeo, in quanto mira a garantire la fornitura di servizi essenziali aumentando
la resilienza dei soggetti critici che li somministrano all’interno dell’Unione. Dopo
aver analizzato le categorie di IC che rientrano nell’ambito di applicazione della
sfide dello spazio: tra space economy, cooperazioni internazionali e cybersecurity”, in Documenti
IAI, n. 23|15 (luglio 2023), https://www.iai.it/it/node/17272.
72
Agnieszka de Sousa, “Europe’s New Security Nightmare Is Food Supply”, in Bloomberg, 6
marzo 2024, https://www.bloomberg.com/news/newsletters/2024-03-06/europe-s-new-securitynightmare-is-food-supply.
Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
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Cer, si evidenziano di seguito le principali novità, misure e obblighi introdotti che
dovranno applicarsi ai soggetti critici identificati.
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3.1 Ampliamento dei settori di attuazione
Come precedentemente sottolineato, la direttiva identifica infatti undici settori
(rispetto ai due della già citata direttiva del 2008): energia, trasporti, banche,
infrastrutture dei mercati finanziari, salute, acqua potabile, acque reflue,
infrastrutture digitali, pubblica amministrazione e spazio. Il 25 luglio 2023, a
integrazione della Cer, la Commissione europea ha inoltre adottato il Regolamento
delegato (UE) 2023/245073: quest’ultimo fornisce un elenco “non esaustivo di
servizi essenziali”74 ricompresi nella definizione data dalla direttiva. Il regolamento
stabilisce, inoltre, che l’elenco viene fornito al servizio dalle autorità competenti
per effettuare una valutazione del rischio, e successivamente sarà utilizzato
per individuare i soggetti critici. In questo modo, il regolamento mira a fornire
chiarezza e a supportare gli Stati nell’identificazione non solo dei settori, ma anche
delle sottocategorie di settori rilevanti ai fini della direttiva.
Un’importante precisazione sull’applicazione della normativa riguarda gli enti che
operano nell’ambito della sicurezza e difesa. Considerata la responsabilità degli
Stati membri al riguardo, è prevista l’esclusione dalla direttiva di quegli “enti della
pubblica amministrazione operanti nei settori della sicurezza nazionale, della
pubblica sicurezza, della difesa o dell’attività di contrasto, compresi l’indagine,
l’accertamento e il perseguimento di reati”75. Per quanto riguarda altri soggetti
critici specifici operanti nei suddetti settori, la direttiva lascia la facoltà agli
Stati membri di escluderli dalla applicazione di parte delle misure presenti nella
normativa stessa.
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3.2 Rafforzamento della resilienza
25
Un secondo elemento da sottolineare è il passaggio da un approccio incentrato
sulla protezione (com’era nella direttiva 2008/114/CE) a favore di un focus sulla
resilienza. L’accento sulla resilienza mira a coprire l’intero processo di gestione
delle crisi, dalle prime fasi della risposta al ripristino dell’operatività, con l’obiettivo
di garantire una continuità dell’erogazione dei servizi improntata sulla ridondanza
dei sistemi76 . Per sostenere gli Stati membri nell’identificazione delle misure da
attuare, la direttiva interviene fornendo la seguente definizione di resilienza: “la
capacità di un soggetto critico di prevenire, attenuare, assorbire un incidente, di
proteggersi da esso, di rispondervi, di resistervi, di adattarvisi e di ripristinare le
73
Commissione europea, Regolamento delegato (UE) 2023/2450 del 25 luglio 2023, che integra
la direttiva (UE) 2022/2557 del Parlamento europeo e del Consiglio stabilendo un elenco di servizi
essenziali, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/it/TXT/?uri=celex:32023R2450.
74
Ibid., Art. 1.
75
Ibid., p. 1.
76
Intervista, 8 luglio 2024.
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proprie capacità operative”77.
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3.3 Dall’infrastruttura critica al soggetto critico
Il testo fornisce una definizione di “infrastruttura critica” intesa come un elemento,
un impianto, un’attrezzatura, una rete o un sistema, oppure una parte di un
elemento, di un impianto, di un’attrezzatura, di una rete o di un sistema, necessari
per la fornitura di un servizio essenziale (Art. 2.4). Fermo restando la suddetta
definizione di IC, le misure si rivolgono al cosiddetto soggetto critico, inteso come
l’operatore, pubblico e privato, responsabile della gestione delle infrastrutture
critiche nei settori indicati.
Ai sensi della direttiva, l’obbligo di individuare i “soggetti critici”, ricade sugli Stati
membri, tanto che la direttiva definisce “soggetto critico” “un soggetto pubblico
o privato che è stato individuato da uno Stato membro” (Art. 2.1) e rispondente
ai seguenti criteri fissati all’Art. 6.2: “a) il soggetto fornisce uno o più servizi
essenziali”, laddove per “servizio essenziale” si intende “un servizio fondamentale
per il mantenimento di funzioni vitali della società, di attività economiche, della
salute e della sicurezza pubbliche o dell’ambiente” (Art. 2.5); “b) il soggetto opera,
e la sua infrastruttura critica è situata, sul territorio di tale Stato membro; e c) un
incidente avrebbe effetti negativi rilevanti [..], sulla fornitura da parte del soggetto
di uno o più servizi essenziali, o sulla fornitura di altri servizi essenziali nei settori
[…] che dipendono da tale o tali servizi essenziali”.
Inoltre, soggetti critici di particolare rilevanza “europea” sono definiti come quei
soggetti che erogano servizi a sei o più Stati membri. Un soggetto critico che si
qualifica come soggetto critico europeo, deve comunicare alla autorità competente
nazionale quali servizi fornisce e a quali paesi. Se i paesi interessati confermano di
ricevere servizi di natura essenziale, il soggetto critico deve attenersi agli obblighi
previsti dalla direttiva.
Vengono inoltre introdotte due figure preposte al coordinamento delle azioni per la
resilienza a livello nazionale e verso l’UE: una o più autorità competenti per settore
(Autorità settoriali competenti) e un punto di contatto unico (Pcu), responsabile
del coordinamento fra i soggetti critici e verso l’Unione europea. Spetta infatti alle
autorità competenti, con il supporto degli Stati membri, di effettuare controlli e
vigilare sulla corretta applicazione delle misure adottate dai soggetti critici e di
prevedere l’applicazione di sanzioni in caso di inadempienza.
3.4 Adozione di una strategia nazionale per la resilienza dei soggetti critici
La direttiva introduce l’obbligo per gli Stati membri di sviluppare una strategia
nazionale (entro il 17 gennaio 2026) da aggiornare ogni quattro anni. Nel testo si
forniscono anche gli elementi minimi che devono essere presenti nella strategia
77
26
Parlamento europeo e Consiglio dell’UE, Direttiva (UE) 2022/2557 del 14 dicembre 2022, cit., Art. 2.2.
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(Art. 4), fra questi: una descrizione del processo di individuazione dei soggetti
critici, di obiettivi strategici e priorità volti ad accrescere la resilienza complessiva
dei soggetti critici, unitamente a un piano di governance per la loro realizzazione;
una definizione delle misure necessarie per la resilienza complessiva dei soggetti
critici, inclusa una valutazione del rischio, come illustrato di seguito.
3.5 Valutazione del rischio da parte degli Stati membri
L’individuazione dei soggetti critici deve derivare, secondo la direttiva, da una
valutazione del rischio a livello nazionale, da svolgersi entro il suddetto termine
del 17 gennaio 2026, e successivamente “ogniqualvolta necessario e almeno ogni
quattro anni” (Art. 5.1). La valutazione del rischio, come descritta dalla direttiva,
deve essere attuata in primis da parte dello Stato membro, e poi dai soggetti critici
sulla base di quanto stabilito a livello statale.
La direttiva prevede che la valutazione del rischio “tenga conto di tutti i rischi
rilevanti naturali e di origine umana che potrebbero causare un incidente, compresi
quelli di natura intersettoriale o transfrontaliera, gli incidenti, le catastrofi naturali,
le emergenze di sanità pubblica, le minacce ibride e altre minacce antagoniste,
inclusi i reati di terrorismo” (Art. 12.2). Alla luce della valutazione del rischio, le
autorità competenti procedono a individuare i soggetti critici per poi supportarli
nell’adottare le misure di resilienza. È importante sottolineare che gli Stati membri
possono elaborare molteplici strumenti al fine di fornire un sostegno aggiuntivo
ai soggetti critici. Fra questi, una mappatura a livello UE dei rischi transfrontalieri
e intersettoriali, oltre che metodologie per la formazione transfrontaliera ed
esercitazioni per testare la resilienza dei soggetti critici (Art. 10).
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3.6 Notifica in caso di incidente
27
Una novità rilevante introdotta dalla direttiva riguarda l’obbligo di notifica in
caso di incidente. Esistono attualmente diverse piattaforme per la segnalazione
di incidenti, ma la direttiva introduce un approccio più dettagliato in un’ottica di
armonizzazione delle procedure fra gli Stati membri. In caso di incidente, il soggetto
critico interessato deve informare l’autorità nazionale competente entro 24 ore. La
notifica deve riportare informazioni sulla natura dell’evento, la causa principale,
le possibili conseguenze e i potenziali impatti transfrontalieri, il numero di utenti
colpiti, la durata dell’interruzione e l’area geografica.
Le informazioni trasmesse con la notifica devono consentire all’autorità
competente di avere un quadro completo dell’incidente e di poter valutare se si sia
verificato o meno un impatto transfrontaliero. In tale caso, l’autorità competente è
tenuta a comunicare l’incidente – nel rispetto della riservatezza – alle autorità degli
Stati interessati e a fornire supporto per un’efficace risposta all’incidente. È inoltre
previsto che i soggetti critici presentino un ulteriore rapporto entro un mese dal
momento in cui sono venuti a conoscenza dell’incidente (Art. 15.1).
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3.7 La relazione con la Nis2 e la collaborazione per l’attuazione della direttiva
28
La direttiva Cer richiede la collaborazione dell’UE con altre agenzie competenti e le
relative iniziative, in particolare per quanto riguarda la direttiva 2022/2555 relativa
a misure per un livello comune elevato di cybersicurezza nell’Unione, conosciuta
come Nis2. Questa collaborazione è fondamentale dato l’aumento dei rischi e delle
sfide per le infrastrutture critiche causato dalla digitalizzazione dei servizi. La
direttiva Nis2 mira ad aumentare il livello di resilienza informatica delle imprese
che operano in tutti i settori rilevanti e a garantire il loro allineamento in termini di
capacità appunto di resilienza. Oltre ai settori già coperti dalla precedente direttiva
Nis (sanità, trasporti, finanza, acqua, energia, servizi e infrastrutture digitali), la
Nis2 amplia l’attenzione a una serie di altre aree, tra le quali spazio, produzione
chimica e farmaceutica, pubblica amministrazione.
L’approccio coordinato con la Nis2 implica anche l’esclusione delle questioni già
disciplinate dalla Cer, con alcune precisazioni. Ovvero, considerata la connessione
e l’importanza del supporto che le infrastrutture digitali danno agli altri soggetti
critici, la Cer prevede che gli Stati membri identifichino, fra le infrastrutture digitali,
quelle che si qualificano come soggetti critici ai sensi della Cer e valutino l’adozione
di misure di resilienza anche nei loro confronti. Le autorità competenti per le due
direttive sono inoltre chiamate a cooperare con lo scambio di informazioni e con
l’intento di attuare le misure delle rispettive normative in maniera complementare.
Una importante misura di collaborazione introdotta dalla Cer è la possibilità
di missioni di consulenza svolte sotto la direzione della Commissione, su sua
iniziativa o su richiesta degli Stati membri e con il consenso del soggetto critico
interessato. Le missioni hanno lo scopo di valutare la conformità delle misure
adottate ai requisiti della direttiva. Inoltre, viene istituito il Gruppo per la resilienza
dei soggetti critici, composto dalle autorità e da esperte ed esperti provenienti dagli
Stati membri coinvolti, che discuterà le disposizioni della direttiva e i suoi effetti
diretti e indiretti, nonché tutte le altre questioni relative alla resilienza delle IC (Art.
19).
4. Un quadro europeo a supporto degli Stati membri
Nel complesso, la direttiva Cer amplia e approfondisce le tendenze sovranazionali
in questo settore, e riflette la direzione generale dell’integrazione europea a
europeizzare ulteriori aree rispetto a quelle già esistenti. Non pregiudica tuttavia la
competenza degli Stati membri e delle rispettive autorità in termini di autonomia
amministrativa, né la loro responsabilità di salvaguardare la sicurezza e la difesa
nazionale o il potere di salvaguardare altre funzioni essenziali dello Stato, in
particolare quelle di sicurezza pubblica e l’integrità territoriale.
La direttiva prevede la messa in atto di meccanismi regolari a livello europeo e
nazionale per garantire un’adeguata comunicazione, nonché il coinvolgimento
di tutti i soggetti interessati e il coordinamento fra le parti interessate a livello
UE, nazionale, regionale, locale e di singole IC. La valutazione del rischio e la sua
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attuazione sono ampiamente trattati nella Cer, che fa un significativo passo avanti
nel fornire criteri comuni per gli Stati membri e illustrare gli elementi chiave al
riguardo. La direttiva fa inoltre un riferimento specifico ai principali strumenti
che devono essere considerati per la valutazione del rischio da parte degli Stati
membri, invitando gli Stati a considerare innanzitutto la decisione n. 1313/2013/
UE su un meccanismo UE di protezione civile78 , essendo il principale strumento
di coordinamento a livello europeo delle emergenze, e altre valutazioni svolte in
conformità con atti settoriali dell’UE.
Sebbene gli Stati membri rimangano in ultima istanza responsabili di garantire
la sicurezza e la fornitura di servizi vitali, e quindi del funzionamento delle IC
nazionali, si può affermare che è visibile un maggiore coordinamento in questo
campo a livello di Unione. Gli sviluppi positivi in materia di sicurezza e resilienza
delle infrastrutture critiche riflettono i miglioramenti nella comprensione, nella
consapevolezza e nella gestione delle sfide da affrontare da parte dei diversi attori
coinvolti.
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5. Sfide in ambito di attuazione
29
Come precedentemente accennato, la direttiva Cer fornisce una cornice unica e
omnicomprensiva ponendosi come obiettivo il raggiungimento di un livello di
“armonizzazione minima” (Art. 3). Armonizzazione necessaria di fronte alla natura
spesso ibrida della minaccia e ad attori malevoli che sfruttano sistematicamente
proprio la frammentazione e le differenze politiche, legislative ed economiche
tra gli Stati membri. Come evidenziato, la Cer dedica attenzione alla natura
intersettoriale, interconnessa e transfrontaliera dei fenomeni che interessano le IC
in Europa, ma allo stesso tempo lascia margine di manovra e autonomia ai singoli
Stati membri, per garantire un approccio sufficientemente flessibile che tenga
conto delle specificità e volontà nazionali e che eviti un’eccessiva rigidità, in linea
con un contesto europeo e globale che è in continuo mutamento e in cui i tempi
dell’emergere di nuove minacce non corrispondono a quelli legislativi.
Una sfida non irrilevante deriva dal raccogliere in una stessa cornice normativa e
decisionale un così alto numero di tipi di soggetti critici diametralmente diversi tra
loro, riuscendo comunque a coglierne le rispettive specificità e le differenti modalità
di funzionamento. La frammentazione che ne potrebbe derivare, nonostante
le misure presenti nella direttiva stessa, rischia di rendere la sua attuazione un
processo lungo e centrifugo, in particolare in quegli Stati membri dove manca un
solido coordinamento tra i vari dicasteri e un approccio sistemico e inter-agenzia.
78
Parlamento europeo e Consiglio dell’UE, Decisione n. 1313/2013/UE del 17 dicembre 2013,
su un meccanismo unionale di protezione civile, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/it/
TXT/?uri=celex:32013D1313.
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Il rischio di frammentazione è di natura molteplice. In primis, riguarda l’approccio
interno allo Stato membro, per l’intrinseca diversità dei soggetti critici da
attenzionare e la loro probabile collocazione decentrata sul territorio nazionale. In
secondo luogo, vi è il rischio di una frammentazione tra singoli Stati membri e
tra questi e la Commissione, che può derivare dalla libertà di interpretazione della
direttiva da parte delle autorità nazionali, ad esempio, nell’individuare i rispettivi
soggetti critici. Gli elementi nella direttiva che descrivono tale individuazione
sono infatti necessariamente generici. In terzo luogo, potrebbe emergere una
divisione tra quei soggetti ritenuti già in precedenza “critici” e quindi con una certa
dimestichezza ed esperienza nell’adattarsi alle nuove disposizioni di legge (come
potrebbero essere alcuni soggetti nel settore energetico o dei trasporti), e quelli
che verranno classificati per la prima volta come critici (come potrebbe essere
anche nel caso di alcuni operatori di infrastrutture digitali) con tutto quello che ciò
comporta: l’ottenimento di nulla osta di sicurezza per il personale dove necessario,
l’adeguamento ex novo a processi, organizzazioni e pratiche che garantiscano la
resilienza ai livelli richiesti.
Tutto ciò porta a prevedere che alcuni di questi soggetti, essendo operatori
privati che devono stare sul mercato, potrebbero non vedere incentivi nell’essere
classificati come “soggetto critico”. Ciò comporta infatti significative responsabilità
a loro carico e maggiori controlli, a fronte di un supporto che dovrebbe essere
fornito dalla Commissione e dallo Stato membro ma che, nei termini descritti nella
direttiva, non sembra sufficiente a compensare la mole di adempimenti, inclusi
quelli burocratici di responsabilità del soggetto critico. Questo rischia di influire,
inoltre, sulla propensione alla notifica di incidenti che per un operatore privato
potrebbe risultare non conveniente. Lo stesso discorso varrebbe per l’adeguamento
delle procedure interne di gestione delle informazioni al fine di garantire la
notifica nella forma e nei tempi previsti, nonché delle attività operative alla luce
della richiesta di una maggiore resilienza e individuazione dei rischi. Per un
operatore privato tutto ciò potrebbe rendere lo svolgimento delle proprie attività
più farraginoso e complesso.
Va evidenziato tuttavia che questi adempimenti andrebbero interpretati non
come un costo, ma come un investimento in sicurezza, considerando che i danni
generati dagli incidenti e attacchi hanno spesso un costo superiore a quello degli
adempimenti, come dimostrano diversi esempi nel settore cyber. Se la direttiva
può quindi contribuire a indirizzare i soggetti critici verso una più elevata “cultura
della sicurezza”, quest’ultima andrebbe sviluppata anche con altri strumenti, per
evitare che lo sforzo di aumentare la resilienza e la sicurezza siano vissuti dai
soggetti critici esclusivamente come costi.
Il potere degli Stati membri di “effettuare ispezioni e controlli, il potere di vigilanza,
il potere di richiedere ai soggetti critici di fornire informazioni e prove riguardanti
le misure adottate per adempiere ai loro obblighi” e di “emettere provvedimenti per
porre rimedio alle violazioni riscontrate” per la corretta applicazione ed esecuzione”
della direttiva, richiederà un adeguamento anche della macchina statale in termini
di formazione e competenze del personale preposto, tempo e risorse necessarie. La
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direttiva suggerisce, in questo senso, che gli Stati membri sviluppino “materiali e
metodologie di orientamento”, contribuiscano “all’organizzazione di esercitazioni
per testare la resilienza dei soggetti critici e fornire consulenza e corsi di
formazione per il personale dei soggetti critici”, prevedendo, dove necessario,
“risorse finanziarie” e di “agevolare la condivisione volontaria di informazioni”79.
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Inoltre, gli Stati membri “dovrebbero sostenere i soggetti critici, compresi quelli
che si qualificano come piccole e medie imprese, nel rafforzamento della loro
resilienza” evitando “oneri amministrativi eccessivi”80. Considerando il contesto
italiano, il rischio di un peso burocratico e amministrativo scaricato sui soggetti
critici, specialmente quelli “nuovi” e di piccole dimensioni, andrebbe attenzionato
fin da subito.
Nonostante la direttiva indichi che la Commissione dovrebbe sostenere, “ove lo
ritenga opportuno”, le autorità competenti e i soggetti critici “allo scopo di agevolare
l’adempimento dei loro rispettivi obblighi”, non è chiaro se questo prevederà delle
risorse finanziarie ad hoc che possano sostenere l’adeguamento e, in generale, il
supporto che fornirà la Commissione è formulato in maniera piuttosto generica. La
suddetta istituzione di un Gruppo per la resilienza dei soggetti critici per agevolare
la cooperazione tra Stati membri è senz’altro un punto di partenza.
Un ulteriore elemento di criticità riguarda il rischio di un doppio binario tra
l’attuazione della direttiva Nis2 sulla cybersicurezza e della Cer. Ciò può e deve essere
evitato, in quanto è fondamentale che ci sia coordinamento e complementarità
nell’attuazione delle due normative: in molti casi le vulnerabilità cyber possono
avere un impatto negativo sull’integrità fisica dell’infrastruttura in oggetto e
viceversa, rendendo queste due dimensioni della resilienza – cyber e materiale –
non separabili.
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Per una piena ed efficace attuazione della direttiva è necessario uno scambio di
informazioni sistematico e aperto tra soggetti critici, autorità competenti degli
Stati membri e Commissione europea, in particolare ma non solo per quello che
riguarda le missioni di consulenza. L’invito allo scambio di informazioni è presente
in molti passaggi della direttiva, ma questa pratica potrebbe risultare problematica
e di non facile attuazione, se si considera la sensibilità dei tipi di IC coinvolti e le
esperienze in altri ambiti contigui.
Da ultimo, la Cer si rivolge a dei soggetti specifici e sembra affrontare il tema della
resilienza ancora come materia per pochi addetti ai lavori. I grandi cambiamenti
e le tendenze del contesto internazionale legati alla resilienza delle IC mostrano
invece come ci sia un terzo soggetto che non può più essere trascurato, la
popolazione. La mancanza di disposizioni relative alla diffusione di una maggiore
consapevolezza sulla resilienza delle IC da parte di cittadine e cittadini europei
79
80
31
Parlamento europeo e Consiglio dell’UE, Direttiva (UE) 2022/2557 del 14 dicembre 2022, cit., punto 25.
Ibid.
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appare come un’occasione persa. Ciò è particolarmente il caso in paesi dove
manca la cultura della sicurezza e in cui gran parte della popolazione non conosce
i soggetti che garantiscono i servizi alla base del funzionamento della loro società.
I temi legati al settore della difesa possono essere ancora divisivi a causa delle
diverse percezioni delle minacce da parte dei cittadini europei, ma le questioni
relative alla resilienza delle IC sono tradizionalmente parte di una sfera legata
alla sicurezza interna, meno divisiva e sulla quale verosimilmente c’è maggiore
convergenza delle opinioni pubbliche, in quanto tutta la società fa affidamento
su determinati servizi. In un momento in cui le IC sono obiettivo sistematico di
attacchi e sono esposte a rischi crescenti, la responsabilizzazione, declinata come
maggiore consapevolezza, dei cittadini, oltre che degli Stati membri e dei soggetti
critici, sarebbe stata un’aggiunta opportuna.
6. La dimensione italiana: il recepimento della direttiva 2022/2557
e l’attuazione a livello nazionale. Sfide e opportunità
6.1 Rischi e minacce alle infrastrutture critiche: contesto e documenti strategici
L’Italia è soggetta a rischi sia naturali che antropici, in particolare eventi geofisici
come i terremoti, i rischi meteo-idrogeologici o derivanti dall’attività vulcanica. Tra
i recenti avvenimenti che hanno seriamente compromesso la fornitura dei servizi
in Italia, va ricordata l’interruzione di corrente del 28 settembre 2003 derivata
dalla caduta di un albero su un tratto di rete elettrica in Svizzera, causata da forte
vento, che ha innescato una catena di eventi che hanno portato a un blackout
totale in Italia per diverse ore81 . Negli ultimi anni, si assiste con sempre maggior
frequenza al verificarsi di danni causati da eventi naturali estremi. Secondo uno
studio pubblicato dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente e Unipol, nel 2023
gli eventi meteorologici estremi sono cresciuti del 22 per cento rispetto al 2022. Fra
i casi più tragici degli ultimi anni, si ricordano il terremoto in Abruzzo nel 2009 e
più recentemente l’alluvione in Emilia-Romagna, quest’ultima con una stima di
danni alle infrastrutture pubbliche e private di circa 8 miliardi di euro82 .
L’emergenza in Emilia-Romagna ha dimostrato la rilevanza dell’interdipendenza
fra alcuni settori di IC, e gli effetti “a cascata” che possono derivare dall’interruzione
della fornitura di un servizio connesso con altri servizi. L’alluvione ha infatti
messo in evidenza come a partire dalla mancanza di alimentazione elettrica si
sono verificati malfunzionamenti nelle reti di comunicazione, e di conseguenza
nell’organizzazione delle operazioni di intervento. Il ripristino dell’energia è stato
81
“Il 28 settembre 2003 ci fu il più grande blackout elettrico della storia d’Italia”, in SkyTG24, 28
settembre 2023, https://tg24.sky.it/cronaca/2023/09/28/blackout-italia-2003.
82
Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile, Alluvione. Oltre 8,8 miliardi di euro:
è la stima provvisoria dei danni, di cui 1,8 per interventi necessari a fare fronte all’emergenza, 15
giugno 2023, https://protezionecivile.regione.emilia-romagna.it/notizie/2023/giugno/alluvioneoltre-8-8-miliardi-di-euro-la-stima-provvisoria-dei-danni-di-cui-1-8-per-interventi-necessari-afare-fronte-emergenza.
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inoltre messo in difficoltà dalle condizioni delle vie di trasporto che hanno reso
inaccessibili le aree che necessitavano di intervento.
33
Inoltre, per la sua collocazione nel Mediterraneo, l’Italia si trova in una posizione
strategica sia dal punto di vista geografico, sia per quanto riguarda il suo inserimento
in una fitta rete di gasdotti ed elettrodotti la cui tutela è da considerarsi una priorità
per la sicurezza nazionale. Gran parte dell’export italiano inoltre avviene via mare
attraverso il Mediterraneo, dove transita il 20 per cento del traffico marittimo
mondiale, rendendo la sicurezza e stabilità di quest’area vitale per gli interessi
nazionali del paese. La Strategia di sicurezza e difesa per il Mediterraneo 2022 del
Ministero della Difesa si riferisce al concetto di “Mediterraneo allargato” che si
estende dall’Europa continentale al Medio Oriente, fino all’Africa subsahariana e
riconosce che le potenziali minacce in quest’area sono per lo più di natura ibrida83.
Per quanto riguarda le IC, la Strategia ricorda che sia il petrolio che il gas per
soddisfare il fabbisogno energetico nazionale vengono importati quasi totalmente
con navi specializzate attraverso il Mediterraneo e che le minacce nell’area
riguardano le vie di comunicazione, l’accesso ai porti, la sicurezza energetica e
quella cibernetica. La natura multidimensionale della minaccia in quest’area ha
portato la “sicurezza domestica e quella internazionale a convergere” e richiede
un approccio sistemico con un coinvolgimento di vari dicasteri e inter-agenzia.
Il documento ricorda l’importanza della stabilità e sicurezza dei paesi fornitori di
energia. A tal proposito, il Piano Mattei, iniziativa di punta del governo Meloni
rivolta all’Africa, menziona tra le sue direttrici sei settori che coincidono con quelli
attenzionati dalla Cer, ovvero la salute, il settore energetico, l’acqua (sia potabile
che processi e impianti di depurazione), lo spazio e le infrastrutture digitali anche
per la cybersicurezza.
Inoltre, Il Piano del mare per il triennio 2023-2025, curato dal Comitato
interministeriale per le politiche del mare, nella sezione Sicurezza si riferisce
alla sicurezza dei terminali portuali, a quella marittima e a quella cibernetica84. Il
Piano indica anche la necessità di proteggere “il complesso sistema produttivo
e di trasporto marittimo, composto dalle linee di comunicazione, dai porti, dagli
interporti, dai centri nodali di smistamento e dal retroterra della catena logistica,
dalla flotta mercantile, crocieristica e peschereccia, dagli oleodotti e gasdotti
sottomarini, dalle navi e piattaforme petrolifere offshore e dai parchi eolici
marini”85 . Il documento pone anche l’attenzione sul mantenimento del controllo
di assetti strategici quali i principali porti italiani, compresi gli scali di Taranto e di
Trieste obiettivo nel recente passato dell’interesse di attori extra-UE.
83
Ministero della Difesa, Strategia di sicurezza e difesa per il Mediterraneo 2022, maggio 2022,
https://ciram.unimc.it/it/focus/diritto-geopolitica-mare/italia-sicurezza-spazi-marittimi/litalia-ela-sicurezza-degli-spazi-marittimi/StrategiaMediterraneo2022.pdf.
84
Comitato interministeriale per le politiche del mare, Piano del mare, 31 luglio 2023, p. 211, https://
www.strutturapolitichemare.gov.it/it/il-piano-del-mare/piano-del-mare-2023-2025.
85
Ibid., p. 215.
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6.2 IC in Italia: identificazione e iniziative nazionali
34
Attualmente, in Italia vi sono numerosi atti normativi relativi a specifici settori
di IC, ma manca un quadro di riferimento univoco che raccolga tutte le misure
nazionali rilevanti per la protezione e resilienza delle IC86 . Nel quadro di riferimento
precedente alla Cer, il decreto di attuazione della direttiva 2008/114/CE si limitava
a riportare alla lettera la definizione data dalla direttiva stessa.
In questo contesto, va notato come esista in Italia un’agenzia per la cybersicurezza
nazionale, mentre al momento è la Presidenza del Consiglio l’ente di coordinamento
per la protezione delle infrastrutture critiche nel caso specifico delle minacce
nella dimensione fisica. Non è stata quindi finora istituita un’autorità dedicata e
competente per il complesso delle IC. Questo aspetto dimostra la grande rilevanza
attribuita nel Paese al settore cibernetico, e più precisamente la maggior attenzione
rivolta alle minacce nel cyberspazio rispetto ad altri ambiti. Ciò è anche sintomo,
secondo alcuni esperti, di un mancato interesse politico in Italia per la tematica
della sicurezza e della protezione fisica. A questo si unisce purtroppo una certa
mancanza di consapevolezza della tematica sia a livello degli stakeholder che del
legislatore, e più in generale una limitata cultura della sicurezza nella società che
porta a una scarsa conoscenza e sensibilità verso le sue molteplici dimensioni87.
Nella prospettiva italiana, la sicurezza nazionale sembra essere imprescindibile
dallo sviluppo tecnologico, come evidenziato dalla relazione annuale del
Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) del 202388 , che si riferisce alla
digitalizzazione come portatrice di crescita economica e allo stesso tempo causa di
maggiore vulnerabilità. Nella relazione, ampia rilevanza viene data alle iniziative e
agli interventi volti alla creazione di una infrastruttura digitale nazionale e, anche
in questo caso, al potenziamento della sicurezza nazionale cibernetica. In relazione
alla protezione delle infrastrutture critiche, il documento dedica una particolare
attenzione alle telecomunicazioni e ai trasporti.
Sullo sfondo del conflitto in Ucraina e della necessità di garantire non solo la sicurezza
energetica ma anche la sostenibilità economica e ambientale, la relazione del Dis
per il 2023 sottolinea anche come sia rilevante garantire una diversificazione delle
importazioni di gas naturale, il che implica la tutela delle infrastrutture esistenti e
l’attuazione dei piani per la realizzazione di infrastrutture aggiuntive. La rilevanza
e il valore critico della dimensione digitale e dei servizi IT e di quelle dei trasporti e
dell’energia sono evidenti di fronte al verificarsi di un aumento di attacchi contro
questo tipo di infrastrutture volti a causare un’interruzione di servizi. Un elemento
di particolare interesse è relativo al profilo degli attori responsabili di tali azioni: si
86
Patrizia Di Micco e Giulia Pascuzzi, “Resilienza, ecco la chiave per proteggere le infrastrutture
critiche”, cit.
87
Intervista, 26 giugno 2024.
88
Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, Relazione annuale 2023, febbraio 2024, https://
www.sicurezzanazionale.gov.it/contenuti/relazione-2023.
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tratta in maggior misura di gruppi statuali o sponsorizzati da Stati, frequentemente
nell’ambito di azioni di spionaggio.
La particolare rilevanza delle reti di comunicazione e di fornitura di energia,
oggetto di recenti atti di sabotaggio a livello internazionale, e la posizione strategica
dell’Italia, rendono necessario guardare con priorità alla dimensione subacquea
nella quale si diffonde la rete articolata di cavi e dotti che circonda il Paese89. Tale
dimensione sta rivestendo sempre maggior rilevanza strategica, come evidenziato
dalle diverse iniziative mirate al monitoraggio delle infrastrutture che si trovano
nei mari adiacenti l’Italia, fra queste l’operazione Fondali Sicuri del Ministero della
Difesa, il memorandum di intesa fra la Marina Militare e l’azienda Sparkle per il
monitoraggio dei cavi di telecomunicazione di quest’ultima e l’istituzione del Polo
nazionale della dimensione subacquea (Pns) a La Spezia.
6.3 Gli strumenti e le strutture responsabili dell’attuazione in Italia
Per quanto riguarda la normativa di attuazione, la direttiva Cer è stata recepita in
Italia con il decreto legislativo n. 134 del 4 settembre 202490. Si presentano di seguito
alcuni degli elementi più significativi che delineano quali saranno le misure per
l’attuazione della Cer, così come descritti nel decreto legislativo.
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Per quanto riguarda l’ambito di applicazione, è previsto che siano individuati
specifici soggetti critici che svolgono attività principalmente nei settori della
pubblica sicurezza, della protezione civile, della difesa o dell’attività di contrasto
compresi l’indagine, l’accertamento e il perseguimento di reati al fine di escluderli
dall’ambito di applicazione della direttiva Cer91 .
35
In base al decreto attuativo della direttiva, le misure di resilienza da adottare
comprendono misure tecniche, di sicurezza e di organizzazione. Queste
includono le azioni necessarie a evitare il verificarsi dei rischi, facendo specifico
riferimento a catastrofi naturali e collegate ai cambiamenti climatici, oltre a misure
volte a contrastare e mitigare le conseguenze di eventuali incidenti e garantire la
continuità operativa. A ciò si aggiungono interventi di realizzazione di protezione
fisica (barriere, controllo degli accessi, impianti di rilevamento) e a favore della
sicurezza del personale. Quest’ultima dovrebbe prevedere l’individuazione di
personale con funzioni critiche per garantire il rispetto delle misure, nonché
adeguata e continua informazione e formazione tramite corsi ed esercitazioni.
89
Elio Calcagno e Alessandro Marrone (a cura di), “The Underwater Environment and Europe’s
Defence and Security”, in Documenti IAI, n. 23|13 (giugno 2023), https://www.iai.it/it/node/17225.
90
Decreto legislativo n. 134 del 4 settembre 2024: Attuazione della direttiva (UE) 2022/2557 del
Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 dicembre 2022, relativa alla resilienza dei soggetti critici…,
https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2024-09-04;134.
91
Ibid., Art. 1.
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La responsabilità dell’attuazione della direttiva è del Presidente del Consiglio
dei ministri. In particolare, l’Art. 3 del decreto specifica che il Presidente ha l’alta
direzione e la responsabilità delle politiche di resilienza nonché dell’adozione della
strategia nazionale per la resilienza. In aggiunta, è prevista l’istituzione di enti e
organi ad hoc: il Punto di contatto unico (Pcu), le Autorità settoriali competenti
(Asc), il Comitato interministeriale per la resilienza (Cir) e la Conferenza per la
resilienza dei soggetti critici (Crsc).
Il Punto di contatto unico sarà istituito presso la Presidenza del Consiglio dei
ministri (Pcm), mentre le Asc saranno corrispondenti ai Ministeri competenti
per gli 11 settori. Il Pcu, in coordinamento con le Asc, sarà responsabile per la
valutazione del rischio a livello nazionale. Entrambi avranno inoltre un ruolo di
sostegno ai soggetti critici, con i quali condivideranno linee guida e metodologie di
analisi, e supporto tramite attività di formazione ed esercitazioni. I rappresentanti
del Pcu potranno partecipare alle attività del suddetto Gruppo per la resilienza dei
soggetti critici, istituito a supporto della Commissione europea e a sostegno alla
cooperazione fra gli Stati.
Le Asc avranno il compito di individuare i soggetti ritenuti critici, entro il 17
gennaio 2026, ciascuna per i rispettivi settori e sottosettori di competenza. Alla
base dell’identificazione dei soggetti critici, le Asc dovranno considerare, come
previsto dall’Art. 8 del decreto legislativo: (i) la valutazione del rischio effettuata
dallo Stato; (ii) la strategia nazionale per la resilienza; (iii) il carattere ‘essenziale’
del servizio fornito; (iv) la collocazione o operatività nel territorio nazionale; (v)
gli effetti negativi rilevanti sull’erogazione dei servizi di un eventuale incidente.
Saranno poi i soggetti critici stessi a svolgere una successiva valutazione del rischio
sulla cui base adottare le misure tecniche di resilienza. La direttiva fornisce quindi
gli elementi chiave di cui sopra a supporto degli Stati membri per l’identificazione
dei soggetti critici, ma l’individuazione di criteri specifici è rimandata a livello
nazionale. Rimane una sfida l’impostazione di una procedura di identificazione
basata su una metodologia che sia funzionale e che bilanci realismo (e quindi
la selezione di un numero di soggetti non superiore alle capacità istituzionali di
gestione, anche amministrativa) e completezza (che riesca quindi a individuare
quei soggetti che sembrano secondari ma che possono acquisire una rilevanza
“critica” in determinati scenari caratterizzati da effetti a cascata imprevisti).
Un altro ente previsto presso la Pcm è il Cir, Comitato interministeriale per
la resilienza, con compiti di proposta di politiche di resilienza, sorveglianza
sull’attuazione della relativa strategia, e promozione di misure di rafforzamento
della resilienza e di collaborazione fra i soggetti istituzionali e critici (Art. 4). Il
Comitato avrà una composizione essenzialmente politica, in quanto riunisce,
sotto coordinamento della Pcm, i ministri competenti per i settori di riferimento
dei soggetti critici. È tuttavia previsto che possano parteciparvi anche gli operatori
stessi dei soggetti critici, oltre che il Presidente della Agenzia per la cybersicurezza
nazionale.
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Presso la Presidenza del Consiglio dei ministri verrà istituita inoltre la Conferenza
per la resilienza dei soggetti critici (Crsc), coordinata dal Pcu e composta
principalmente da: un rappresentante per ciascuna delle autorità settoriali; un
rappresentante del Ministero dell’Interno; uno del Dipartimento della Protezione
civile e uno dell’Acn92 . La Conferenza rappresenterà un momento di condivisione
fra gli attori coinvolti e dovrebbe, grazie alla sua composizione, agevolare lo
scambio di informazioni e di misure per il rafforzamento della resilienza.
Il termine di 18 mesi per il recepimento nazionale è ritenuto, da alcuni esperti,
stringente rispetto alla complessità dei meccanismi dell’attuazione a livello
italiano93. L’Italia, tuttavia, è attualmente in linea con i termini. Ha inoltre anticipato
alcune delle scadenze definite dalla direttiva, come evidenziato da alcuni esperti
del settore94. Nello schema nazionale, ad esempio, l’adozione della strategia
nazionale per la resilienza dei soggetti critici e della analisi del rischio necessaria
alla ricognizione, da parte delle autorità settoriali, dei soggetti critici è prevista con
sei mesi di anticipo rispetto a quanto previsto dalla Cer (il termine indicato nella
direttiva è il 17 gennaio 2026, il decreto legislativo italiano lo anticipa al 17 luglio
2025)95 .
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Sotto il profilo della governance, è stato evidenziato in modo positivo
l’accentramento nella Presidenza del Consiglio in quanto autorità designata alla
supervisione dell’attuazione della direttiva, e l’istituzione della Crsc. Viene infatti
evidenziato il coordinamento così garantito a livello orizzontale alle autorità
competenti per gli specifici settori, sia nell’eventualità di un attacco fisico sia con
Acn per la materia cyber e per eventuali impatti nella dimensione digitale96 .
Alcuni esperti hanno evidenziato come nella Cer venga ancora mantenuto
un approccio settoriale e in un certo senso individualistico, che potrebbe non
garantire la giusta attenzione agli aspetti di interdipendenza. In questo contesto,
risulta quindi centrale ed essenziale la collaborazione fra i vari ministeri coinvolti e
le autorità competenti, e la partecipazione al Comitato per la resilienza dei soggetti
critici, sotto il forte coordinamento della Presidenza del Consiglio.
La partecipazione degli operatori al Crsc è un importante elemento che permette
di concretizzare il confronto tra settore pubblico e privato nonché un raccordo
con la parte cibernetica. Come sottolineato da alcuni esperti, la collaborazione
pubblico-privato implica la necessità di stabilire rapporti di fiducia reciproca e di
condivisione. Alcuni buoni esempi e pratiche di successo sono dati dai sopracitati
accordi di cooperazione tra la Marina Militare e Sparkle nell’ambito delle IC
subacquee.
92
93
94
95
96
37
Ibid., Art. 11.3.
Intervista, 26 giugno 2024.
Intervista, 8 luglio 2024.
Decreto legislativo n. 134 del 4 settembre 2024, cit., Art. 6.1.
Intervista, 8 luglio 2024.
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Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
nel contesto italiano ed europeo
In questo contesto, i grandi operatori del settore possiedono un’attenzione e
una cultura della sicurezza più approfondita, che permette loro di agire con
consapevolezza nei confronti delle minacce e delle misure di resilienza da attuare97.
Diversamente, i piccoli e medi operatori attivi su scala regionale o in ambiti settoriali
non tradizionalmente identificati come IC – è il caso ad esempio dei servizi per le
acque reflue o della fornitura alimentare – è probabile debbano ancora sviluppare
o potenziare tale cultura. È importante, quindi, agire affinché tutti gli operatori
raggiungano maggiore consapevolezza del loro ruolo e del contributo che possono
dare alla sicurezza nazionale, a supporto e in coordinamento con le istituzioni.
7. Conclusioni e raccomandazioni
7.1 Contesto europeo
Nell’introdurre alcune conclusioni e raccomandazioni, è bene sottolineare
nuovamente che l’adozione della direttiva Cer amplia e approfondisce la tendenza
ad affrontare un crescente numero di aspetti della sicurezza con un approccio
comune a livello europeo, compreso il settore delle infrastrutture critiche. La
direttiva lascia margine di manovra e autonomia ai singoli Stati membri, per
garantire un approccio sufficientemente flessibile che tenga conto delle specificità
e volontà nazionali e che eviti un’eccessiva rigidità, in linea con un contesto
europeo e globale che è in continuo mutamento e in cui i tempi dell’emergere di
nuove minacce non corrispondono a quelli legislativi.
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La sinergia con altri strumenti Ue
L’approccio multi-rischio introdotto dalla Cer dovrebbe facilitare l’adozione di
azioni che tengano conto della diversità e trasversalità delle minacce. Questo
include anche altri strumenti messi a disposizione dall’Ue che, a vario titolo, mirano
ad assicurare una maggiore resilienza e protezione delle IC, come ad esempio il
meccanismo di screening degli investimenti diretti esteri, attualmente in fase
di miglioramento e revisione. Il meccanismo può essere utilizzato a beneficio di
diverse aree oggetto della Cer, essendo quindi complementare alla direttiva nel
garantire una protezione olistica dei soggetti critici in Europa. Lo stesso può valere
per strumenti, strategie e linee guida relativi a una specifica categoria di IC, come
ad esempio la Strategia portuale europea globale (Comprehensive European Port
Strategy), che dovrebbe essere approvata entro la fine del 2024.
La frammentazione da evitare
In passato, livelli e metodi di trasposizione diversi della precedente direttiva
nei sistemi nazionali hanno generato un certo grado di frammentazione. È
importante che quest’ultima venga evitata, andando oltre un approccio settoriale
e individualistico, che potrebbe non garantire la giusta attenzione agli aspetti di
97
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Intervista, 8 luglio 2024.
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nel contesto italiano ed europeo
interdipendenza. Centrale sarà il supporto previsto dalla Commissione e dallo
Stato membro che dovrà tenere conto della mole di adempimenti, inclusi quelli
burocratici di responsabilità del soggetto critico. L’individuazione, secondo la
direttiva, dei soggetti considerati “critici”, porterà gli Stati membri non solo a dover
predisporre, in raccordo con i soggetti interessati, una protezione appropriata e
misure per aumentare la resilienza, ma anche di disporre di un adeguato livello
di situational awareness che sia transettoriale e cross-domain, includendo anche
la dimensione subacquea. Questo dovrebbe portare ad avere quello che in gergo
militare viene definito come common operational picture che potrà essere
raggiunto solo attraverso un approccio inter-agenzia e interministeriale e con la
partecipazione delle Autorità settoriali competenti (Asc). Allo stesso tempo, una
volta identificati i soggetti critici a livello nazionale in linea con quanto richiesto
dalla Cer, questi ultimi andrebbero mappati in relazione ai domini operativi e
ne andrebbero mappate anche le relative catene di approvvigionamento (supply
chain) necessarie per il loro funzionamento.
Il rischio di frammentazione va affrontato non solo per quel che riguarda
l’implementazione della direttiva negli Stati membri, ma anche nella gestione
organica e integrata da parte dell’UE del dossier della resilienza e protezione delle
IC, che oggi ricade sotto più direzioni generali della Commissione (ad esempio
Affari interni, Protezione civile e operazioni di aiuto umanitario, Energia) in base
ai settori coinvolti.
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Il vicinato dell’UE e la natura transfrontaliera della minaccia
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Vista la natura transfrontaliera dei rischi e minacce alla sicurezza ai quali sono
esposte le IC che riguardano anche paesi extra-Ue del vicinato, i progressi e le
lezioni apprese di cui gli Stati membri beneficeranno nell’attuazione della Cer
andrebbero condivisi ad esempio con i Paesi dei Balcani occidentali. Questi ultimi,
se lo ritengono utile e vista la prospettiva della loro adesione, potrebbero mutuare
degli elementi nello spirito di armonizzazione minima presente nella direttiva. Ciò
potrebbe riguardare ad esempio elementi come l’approccio alla valutazione del
rischio o la creazione di una strategia di resilienza indicati dalla Cer. Paesi come
l’Albania, la Bosnia Erzegovina, la Macedonia del Nord, la Moldavia, il Montenegro,
la Serbia, nonché la Norvegia, la Turchia e l’Ucraina partecipano già in parte a
una risposta condivisa UE di fronte a crisi e emergenze, come nel caso della loro
adesione al meccanismo di protezione civile dell’Unione98 .
7.2 Contesto italiano
Rapporto pubblico-privato e civile-militare
A livello nazionale l’accentramento nella Presidenza del Consiglio in quanto
autorità designata alla supervisione dell’attuazione della direttiva è un elemento
98
Sito della Direzione generale per la Protezione civile e le operazioni di aiuto umanitario europee:
Meccanismo di protezione civile dell’UE, https://civil-protection-humanitarian-aid.ec.europa.eu/
node/584_it.
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positivo che può garantire il coordinamento a livello orizzontale alle autorità
competenti per gli specifici settori. La partecipazione degli operatori privati alle
iniziative e ai forum istituiti ad hoc è un importante elemento che permette di
concretizzare il confronto tra settore pubblico e privato, nonché un raccordo con
la parte cibernetica rappresentata dalla direttiva Nis2.
L’aumento delle categorie rilevanti per la Cer intensificherà e renderà ancora più
urgente un buon coordinamento tra attori pubblici e privati, tanto in ciascun Stato
membro quanto a livello europeo. Alla luce di questa moltiplicazione, serviranno
una struttura e dei meccanismi decisionali e di risposta sufficientemente flessibili,
rapidi ed efficaci. Aumentare la resilienza di una così vasta gamma di soggetti critici
richiede un grado di flessibilità e tempestività e un coinvolgimento attivo di tutti i
soggetti interessati. Tale coinvolgimento richiede di costruire una base di fiducia
reciproca e di condivisione tra Stato e soggetti critici, per garantire un maggiore
e reciproco scambio di informazioni e delle lezioni apprese dal momento che i
soggetti critici, inclusi gli operatori di IC, possono essere reticenti a condividere
informazioni sugli attacchi subiti per non mostrare le proprie vulnerabilità e non
danneggiare la propria immagine.
DOCUMENTI IAI 24 | 11 - OTTOBRE 2024
A livello nazionale, poiché il numero dei settori cui ci si rivolge è passato da due a
11, nella mappatura e nell’identificazione dei soggetti sarà importante tener conto
della diffusione e dispersione dei vari tipi di IC sul territorio nazionale, attraverso i
cinque domini operativi (terrestre, marittimo, aereo, spaziale e cibernetico) e nella
dimensione subacquea. Si dovrà tener conto anche della complessa catena logistica
e di approvvigionamento dietro le IC che comprende spesso sub-componenti,
soggetti secondari ma imprescindibili di una supply chain che sovente, per alcuni
tipi di soggetti critici, è per natura transnazionale.
40
Per questo motivo, oltre a un’efficace rapporto pubblico-privato, va migliorata,
approfondita e resa più sistematica la cooperazione tra dimensione civile e
militare. Gran parte dei rischi e delle minacce cui sono esposte le IC si trovano oggi
all’intersezione tra queste due dimensioni, intersezione che viene sistematicamente
sfruttata da avversari statali, come dimostrato dal caso ucraino o dalla strategia
adottata dalla Cina.
Investimenti in formazione e ricerca
Le misure di resilienza non possono prescindere dall’individuazione di aree
di investimento prioritarie. Questo riguarda sia un’adeguata formazione e
preparazione del personale, inclusi operatori pubblici e privati, sia lo sviluppo
di soluzioni volte a rafforzare la resilienza fisica dei soggetti critici, quali misure
di protezione e sorveglianza. La necessità di una risposta rapida di fronte a
un possibile incidente da una parte va di pari passo con processi di ricerca,
sviluppo e innovazione (R&S&I) sufficientemente rapidi, e dall’altra necessita
dell’individuazione di aree di investimento su filoni tecnologici trasversali.
Fondamentale è il continuo sostegno da parte dell’Unione europea verso i Paesi
membri e verso gli enti attivi in R&S&I tramite, ad esempio, il prossimo Programma
di finanziamento alla ricerca Framework Programme 10, il Forum strategico per
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nel contesto italiano ed europeo
importanti progetti di comune interesse europeo, e il Fondo per la sicurezza interna
(Internal Security Fund) della Direzione generale Affari interni.
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La popolazione
In un momento in cui le IC sono obiettivo sistematico di attacchi e sono esposte
a rischi crescenti, e di fronte all’evidenza che tutta la società fa affidamento
su determinati servizi, la responsabilizzazione, declinata come maggiore
consapevolezza, dei cittadini, oltre che degli Stati membri e dei soggetti critici,
dovrebbe essere valorizzata. Ciò specialmente in Paesi come l’Italia dove è carente
la cultura della sicurezza e in cui gran parte della popolazione non conosce i
soggetti che garantiscono i servizi alla base del funzionamento della loro società,
anche attraverso campagne di sensibilizzazione e adeguate linee guida per la
cittadinanza. Nel fare questo, si potrebbe guardare ad alcune iniziative verso la
cittadinanza intraprese in paesi come la Finlandia e l’Estonia, che applicano un
concetto di resilienza basato su una maggiore commistione tra dimensione civile e
militare e la cui cittadinanza è preparata ad avere un ruolo più attivo e consapevole
in caso di crisi e conosce i comportamenti da adottare. Si tratta di paesi che non
possono essere paragonati all’Italia in termini di popolazione, ma ciò non vuol dire
che alcune idee non possono essere mutuate o osservate per trarne insegnamenti
di cui fare tesoro in vista di una sensibilizzazione a livello nazionale.
DOCUMENTI IAI 24 | 11 - OTTOBRE 2024
aggiornato 11 ottobre 2024
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Resilienza e sicurezza delle infrastrutture critiche
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Istituto Affari Internazionali (IAI)
L’Istituto Affari Internazionali (IAI) è un think tank indipendente, privato e non-profit,
fondato nel 1965 su iniziativa di Altiero Spinelli. Lo IAI mira a promuovere la conoscenza
della politica internazionale e a contribuire all’avanzamento dell’integrazione europea e
della cooperazione multilaterale. Si occupa di temi internazionali di rilevanza strategica
quali: integrazione europea, sicurezza e difesa, economia internazionale e governance
globale, energia e clima, politica estera italiana; e delle dinamiche di cooperazione e conflitto
nelle principali aree geopolitiche come Mediterraneo e Medioriente, Asia, Eurasia, Africa
e Americhe. Lo IAI pubblica una rivista trimestrale in lingua inglese (The International
Spectator), una online in italiano (AffarInternazionali), due collane di libri (Trends and
Perspectives in International Politics e IAI Research Studies) e varie collane di paper legati
ai progetti di ricerca (Documenti IAI, IAI Papers, ecc.).
Via dei Montecatini, 17 - I-00186 Roma, Italia
T +39 06 6976831
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DOCUMENTI IAI 24 | 11 - OTTOBRE 2024
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