Le rovine di Seleucia, che ancora oggi coprono un’estensione enorme, di circa 550 ettari, giacciono quasi del tutto inesplorate sulla sponda destra dell’attuale corso del Tigri, a una trentina di km a Sud di Baghdad, ai piedi di un grande rilievo artificiale che si eleva, per ca. 13 m dal suolo, al limite settentrionale della città e ne costituisce il principale accumulo stratigrafico: Tell ‘Omar.
L’attività sul terreno cominciò grazie a una missione archeologica dell'Università del Michigan e dei Musei di Toledo e Cleveland, che tra il 1927 e il 1937, dopo ad aver aperto alcuni saggi in varie parti della città, indagò estensivamente uno degli isolati d’abitazione (Blocco G6), raggiungendo tuttavia solo in parte i livelli seleucidi a causa della falda acquifera che ancora si estende, sotterranea, a Seleucia e nella zona circostante.
Non minore impegno ebbero poi, dopo più di un ventennio, le campagne di rilievo topografico e di scavo con cui il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino inaugurò la sua attività di ricerca sul campo. Gli esiti della prospezione topografica e i rapporti preliminari di quegli scavi vennero pubblicati da G. Gullini, A. Invernizzi, M. M. Negro Ponzi e E. Valtz, sul periodico Mesopotamia, concepito e realizzato proprio per rendere note le ricerche del centro torinese e poi destinato a ospitare i lavori di studiosi a livello internazionale.