Papers by Danilo Mariscalco
Machina DeriveApprodi, 2021
"All’inizio del nuovo millennio la questione del comune è stata al centro di diverse pratiche fil... more "All’inizio del nuovo millennio la questione del comune è stata al centro di diverse pratiche filosofiche, così come dei lessici politici di molti gruppi e movimenti, in opposizione ai dispositivi di governo neoliberale. In questo articolo Pietro Maltese e Danilo Mariscalco – curatori del recente volume «Il senso (del) comune. La radicalità del presente e il suo concetto» (Palermo University Press, 2021) – scavano nella sua genealogia, ripercorrendo e analizzando i tratti essenziali in particolare delle riflessioni di Agamben, Esposito, Negri e Hardt, Dardot e Laval. Attraverso questa rassegna critica e ragionata, i due autori individuano i lineamenti del dibattito sul comune e la sua utilizzabilità per il pensiero radicale contemporaneo".
Redazione di "Machina".
Palermo University Press, 2021
The analysis of the relationship between verbal and visual textualities can find a favored object... more The analysis of the relationship between verbal and visual textualities can find a favored object of study in the comics: an \u201ciconotextual\u201d device characterized by features comparable to other traditional artistic works \u2013 in order to limit ourselves to the \u201cnarration by images\u201d mechanically copied we can think about the \u201cmoral series\u201d by William Hogarth \u2013, it shows, in the comparison between its figurative elaboration and at least a meaningful part of its verbal solutions, some differential specificities: beyond the inscription of the words in the balloon \u2013 with voices and thoughts of the represented subjects \u2013 the writing often attends the images with an evident descriptive intention \u2013 irreducible to the didactic \u201creason\u201d \u2013 in this way configuring as a form of \ue8kphrasis wherein the correspondence with the other medium doesn\u2019t limit itself only to its relationship with an effective or imagined picture \u2013 as in each case of \u201cmodern\u201d \ue8kphrasis (\u201cactual\u201d or \u201cnotional\u201d \ue8kphrasis) \u2013 or to the coincidence between the writer and the visual artist, in other occasions already emerged and found , but it involves also the lead time of the two texts
The Politics of Authenticity
OperaViva Magazine, 2021
Per Bifo, ovvero secondo le ipotesi esposte dall’ancora ventenne Franco Berardi in Scrittura e Mo... more Per Bifo, ovvero secondo le ipotesi esposte dall’ancora ventenne Franco Berardi in Scrittura e Movimento del 1974, il soggetto di un discorso materialistico intorno alle pratiche culturali contemporanee avrebbe dovuto – in una perfetta corrispondenza tra forma di scrittura e contenuto politico – «scrivere» del (e «muovere» dal) fenomeno di inscrizione del lavoro intellettuale nel processo produttivo, dunque, al livello della lotta di classe, dagli atteggiamenti della nuova soggettività operaia e antagonista, produttrice a un tempo di plusvalore e conflitto, emersa nelle pieghe della crisi della società fordista: un soggetto pratico complessivo, dunque, capace di scorgere nell’occupazione di Mirafiori del marzo 1973 la massima emergenza e, insieme, l’arretramento sul piano conflittuale dell’operaio massa a favore di una composizione sociale e politica proletario-cognitiva, dispiegata al di là del regime di fabbrica e, in particolare, del ciclo dell’auto, che esercitava quotidianamente il rifiuto, ormai diffuso, del lavoro.
Il senso (del) comune. La radicalità del presente e il suo concetto, 2021
La questione del comune ha informato tanto la filosofia contemporanea (Negri e i neo-operaisti, E... more La questione del comune ha informato tanto la filosofia contemporanea (Negri e i neo-operaisti, Esposito, Dardot e Laval, Agamben) quanto le pratiche politiche e culturali dei movimenti antagonisti più recenti. Una costante in queste differenti – talora concorrenti – letture e pratiche del comune può essere individuata nell’attenzione al tema della proprietà (o al contrario dell’improprietà) che investe i territori dell’economia, del diritto, della produzione di soggettività, nei quali entrano in contraddizione l’appropriazione privata della natura, da un lato, e la sottrazione (conflittuale) della vita alle logiche di accumulazione, dall’altro. Un’urgenza, quest’ultima, verso la quale i saggi contenuti nel presente volume sono orientati.
Il senso (del) comune. La radicalità del presente e il suo concetto, 2021
Una lettura di determinate tendenze sociali emerse negli ultimi anni a Palermo e della loro quali... more Una lettura di determinate tendenze sociali emerse negli ultimi anni a Palermo e della loro qualificante relazione con le principali esperienze politiche antagoniste che hanno innervato, all’interno di una rete comunque globale, anche il capoluogo siciliano, almeno sul piano dei linguaggi artistici e in generale della prassi comunicativa e della produzione cosiddetta immateriale.
Biós zwischen Politik, Ökonomie und Ästhetik (unter Mitarbeit von Sieglinde Borvitz, Sainab Sandra Omar und Aurora Rodonò), 2013
Al di là dei limiti della rappresentazione. Letteratura e cultura visuale, 2014
In a blue while, […] once in a blue while Dionne Brand 1. A partire dalla definizione canonica di... more In a blue while, […] once in a blue while Dionne Brand 1. A partire dalla definizione canonica di ékphrasis come strategia retorica messa in atto da un medium espressivo -il linguaggio poetico, secondo la definizione più diffusa -al fine di descrivere l'essenza e la forma di un altro medium, solitamente un'opera visuale, non si può non convenire che, nonostante millenni di riflessione su questo termine, e di conseguenza nonostante le evoluzioni della sua applicazione e interpretazione, ad oggi: L'attuale dibattito concernente l'ékphrasis riguarda come meglio limitare ed espandere il significato della parola per poter continuare a scavare nel lavoro produttivo che scaturisce dall'investigazione della dialettica parola/immagine. Questa dialettica è, oggi più che mai, centrale nella discussione contemporanea che si occupa di teoria dei media. Come Wagner e Heffernan indicano, mentre il problema parola/immagine si dilata, coinvolgendo sempre più discipline, vi è un interesse crescente per i modi in cui l'ékphrasis, un termine antico, possa far parte di una visione moderna 1 .
Quando si parla di Italian Theory ci si riferisce a un canone, a un paradigma, a un contro-canone... more Quando si parla di Italian Theory ci si riferisce a un canone, a un paradigma, a un contro-canone, a uno stile di pensiero? È legittimo l'accostamento di autori tanto diversi e, talora, in polemica opposizione? Ha un fondamento il sospetto secondo cui l'Italian Theory non sarebbe altro che l'ennesimo (e prevedibilmente effimero) trend filosofico condannato al medesimo destino di altre tendenze un tempo altrettanto à la page? Oppure la riapertura del dossier sul pensiero radicale italiano è operazione che consente feconde letture del presente?
I saggi qui raccolti muovono da tali interrogativi e tentano di esplorare le istanze poste dalla differenza italiana sul piano specifico della (bio)politica e delle corrispondenti forme di rappresentazione, proponendo un rinnovato confronto fra le armi della critica e la crisi, a un tempo determinante e determinata, dei modelli.
Il problema resta quello, annoso e antico, del rapporto fra teoria e pratica. Se il pensiero italiano contemporaneo è estroflesso e conflittuale, allora non dovrebbe esso, se non guidare e orientare, quanto meno intrattenere una stretta relazione con il campo della prassi politica?
Contributi di Sandro Chignola, Roberta Coglitore, Michele Cometa, Roberto De Gaetano, Roberto Esposito, Michele Filippini, Dario Gentili, Pietro Maltese, Danilo Mariscalco, Mauro Pala, Ingo Pohn-Lauggas
In Pietro Maltese, Danilo Mariscalco, "Vita, politica, rappresentazione. A partire dall'Italian T... more In Pietro Maltese, Danilo Mariscalco, "Vita, politica, rappresentazione. A partire dall'Italian Theory", Ombre Corte, Verona 2016, pp. 179-190.
C’è almeno un segmento della cosiddetta Italian Theory, quello che va dalle prime (con)ricerche sulla informazione valorizzante sino alle più recenti esplorazioni del paradigma bioeconomico o capitalismo cognitivo, che ha alimentato e metabolizzato la prassi politica antagonista. È nota, almeno dopo le genealogie offerte da Roberto Esposito e da Dario Gentili, la specificità conflittuale della differenza italiana, la sua capacità – che ne spiegherebbe, almeno in parte, la fortuna internazionale – di indagare i piani della vita, della storia, della politica e di fornire, contestualmente, una “ontologia dell’attualità”. È altresì riconosciuto, come nel caso di Michael Hardt, o del Negri che ritorna, dopo un ventennio, sul suo Marx oltre Marx, il debito del pensiero radicale italiano nei confronti delle lotte politiche degli anni Sessanta e Settanta. Ciò che si intende focalizzare in questa occasione argomentativa è, in particolare, la collocazione teorico-pratica del movimento del ’77, sul piano specifico delle sue emergenze culturali e comunicative, all’interno del Radical Thought, dunque nel suo rapporto con la lettura già operaista del general intellect marxiano, in quel caso sostanziata dal fecondo incontro con alcune categorie del post-strutturalismo francese e da una rinnovata analisi critica delle esperienze delle avanguardie artistiche del Novecento, e successivamente posta a fondamento delle ipotesi, formulate dal post-operaismo, sui dispositivi di sussunzione biopolitica, e sulle linee di fragilità, del vigente regime di produzione post-fordista.
Quando si parla di Italian Theory ci si riferisce a un canone, a un paradigma, a un contro-canone... more Quando si parla di Italian Theory ci si riferisce a un canone, a un paradigma, a un contro-canone, a uno stile di pensiero? È legittimo l’accostamento di autori tanto diversi e, talora, in polemica opposizione? Ha un fondamento il sospetto secondo cui l’Italian Theory non sarebbe altro che l’ennesimo (e prevedibilmente effimero) trend filosofico condannato al medesimo destino di altre tendenze un tempo altrettanto à la page? Oppure la riapertura del dossier sul pensiero radicale italiano è operazione che consente feconde letture del presente?
I saggi qui raccolti muovono da tali interrogativi e tentano di esplorare le istanze poste dalla differenza italiana sui piani specifici della (bio)politica e delle corrispondenti forme di rappresentazione, proponendo un rinnovato confronto fra le armi della critica e la crisi, a un tempo determinante e determinata, dei modelli.
Il problema resta quello, annoso e antico, del rapporto fra teoria e pratica. Se il pensiero italiano contemporaneo è estroflesso e conflittuale, allora non dovrebbe esso, se non guidare e orientare, quanto meno intrattenere una stretta relazione con il campo della prassi politica?
"Palinsesti. Contemporary Italian Art On-line Journal", 4, "The Years of Lead: Italian Aural & Visual Culture in the 1970s", 2014
C’è almeno un aspetto della generale prassi antagonista esercitata dal movimento autonomo italian... more C’è almeno un aspetto della generale prassi antagonista esercitata dal movimento autonomo italiano degli anni settanta che, ancora oggi, meriterebbe un’attenzione critica svincolata dal ricorrente discorso sui cosiddetti anni di piombo, ed è quello relativo alla pratica-teorica maodadaista, sistematizzata nel 1976 dal collettivo bolognese A/traverso. Tale emergenza
culturale riconfigurò i tradizionali modi della comunicazione politica e produsse effetti, oggi relativamente ignorati, anche nella teoria dell’arte. Nelle seguenti pagine, la tematizzazione di alcune forme di autorappresentazione riconducibili al paradigma maodadaista sarà condotta e accompagnata dall’analisi dei concetti nel titolo anticipati, dei loro incontri realizzati e degli sviluppi presenti e possibili.
Ombre Corte (Verona 2014), 2014
Il libro analizza le pratiche comunicative e artistiche del movimento italiano del ’77. I corrisp... more Il libro analizza le pratiche comunicative e artistiche del movimento italiano del ’77. I corrispondenti fatti letterari (riviste, volantini, libri), figurativi (fumetti, fotografie, locandine, dipinti murali) radiofonici e performativi (le azioni dei cosiddetti “indiani metropolitani”) vengono interpretati alla luce di un approccio metodologico in linea con le esperienze dei Cultural Studies internazionali ma con un’impronta italiana che attinge alla tradizione gramsciana e si nutre di alcune recenti elaborazioni del pensiero post-operaista, in particolare di ciò che fonda la nozione di capitalismo cognitivo. È sullo sfondo di queste acquisizioni teoretiche e metodologiche che qui si cercano di rileggere le pratiche culturali del movimento e le loro relazioni con alcuni paradigmi artistici e filosofici del Novecento, ma anche con la diffusone sociale dei mezzi di comunicazione e di produzione intellettuale. La pratica teorica del movimento italiano, già analizzata negli anni della sua affermazione da alcuni studiosi (Eco, Calvesi), è dunque interpretata come un rovesciamento del tradizionale rapporto egemonico che definisce il primato dell’arte e in generale dei “laboratori” intellettuali sulla cultura quotidiana, come una tendenza antagonistica emersa, in piena crisi della società fordista, nella generalizzazione-politicizzazione dell’arte e in forme di “autorappresentazione” successivamente regolate dai dispositivi post-industriali di sussunzione biopolitica del lavoro e del sapere sociale. L’analisi delle pratiche antagoniste del tempo “presente”, verso cui è orientata questa ricerca, intende mostrare gli sviluppi e gli “esiti” delle esperienze intellettuali, politiche e culturali degli anni Settanta e definire – questa la sfida – il loro possibile incontro, o una benjaminiana “intesa segreta”, con l’oggi.
Fintanto che a dettare legge è il capitale cinematografico, non si potrà in generale attribuire a... more Fintanto che a dettare legge è il capitale cinematografico, non si potrà in generale attribuire al cinema odierno un merito rivoluzionario che non sia quello di promuovere una critica rivoluzionaria della nozione tradizionale di arte. Non neghiamo così che il cinema odierno possa poi, in casi particolari, promuovere una critica rivoluzionaria dei rapporti sociali o addirittura degli ordinamenti della proprietà (W. Benjamin)
roots-routes, III, 10 (aprile-giugno 2013), 2013
Ci sono immagini, materialmente supportate e riprodotte, che custodiscono ed esprimono, in una de... more Ci sono immagini, materialmente supportate e riprodotte, che custodiscono ed esprimono, in una determinata prospettiva, la temporalità "balenante" 1 della loro prima epifania. Accade, a volte, che tali oggetti, negli interstizi di stilemi storicamente comprensibili, conservino tracce e frammenti di un evento "tragico", di una collisione tra i limiti del già avvenuto e i contorni del vigente, di una "transizione" 2 . Un'immagine, «ciò in cui quel che è stato si unisce fulmineamente con l'adesso in una costellazione» 3 , capovolge il guscio storicistico della "successione dei fatti" 4 e si offre alla lettura e all'interpretazione nel risveglio, "critico", del presente: «L'immagine letta, vale a dire l'immagine nell'adesso della leggibilità, porta in sommo grado l'impronta di questo momento 1 «L'immagine dialettica è un'immagine balenante. Ciò che è stato va trattenuto così, come un'immagine che balena nell'adesso della conoscibilità» [W. Benjamin, Das Passagenwerk (1927, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1982, (N 9, 7); trad. it. I «passages» di Parigi, Torino, Einaudi, 2002, vol. I, (N 9, 7), traduzione di Giuseppe Russo, p. 531]. 2 «Il tempo della transizione è […] un «tempo tragico»: del nuovo si intravedono i contorni, del vecchio si subiscono i limiti. Tra i due estremi si avanza errando, e laddove ci si sente soli, privi di categorie e di strumenti analitici per capire dove si sta veramente andando, riemergono visi, immagini e affetti ad animare la propria ricerca, la propria lotta» [C. Marazzi, Il posto dei calzini. La svolta linguistica dell'economia e i suoi effetti sulla politica, Casagrande, Bellinzona 1994; ed. Bollati Boringhieri, Torino 1999, p. 8]. 3 W. Benjamin, I «passages» di Parigi, cit., vol. I, (N 3, I), traduzione di Giuseppe Russo, p. 518. 4 «Lo storicismo si accontenta di stabilire un nesso causale fra momenti diversi della storia. Ma nessun fatto, perché causa, è perciò storico. Lo diventerà solo dopo, postumamente, in seguito a fatti che possono esserne divisi da millenni. Lo storico che muove da questa constatazione cessa di lasciarsi scorrere tra le dita la successione dei fatti come un rosario. Coglie la costellazione in cui la sua propria epoca è entrata con un'epoca anteriore affatto determinata. E fonda così un concetto del presente come del «tempo attuale», in cui sono sparse schegge di quello messianico» [W. Benjamin, Über den Begriff der Geschichte (1940), in Walter Benjamin zum Gedächtnis,
Enthymema, 7 (2012), 2012
Il cosiddetto movimento del "77, già negli anni della sua emersione ricondotto alle esperienze de... more Il cosiddetto movimento del "77, già negli anni della sua emersione ricondotto alle esperienze delle avanguardie artistiche del primo Novecento, riconfigurò i dispositivi di produzionefruizione della cultura producendo un capovolgimento -orientato verso l"autorappresentazione politica dell"emergente proletariato giovanile -delle tradizionali categorie e mediazioni sociali ancora agenti nella società fordista.
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Papers by Danilo Mariscalco
Redazione di "Machina".
I saggi qui raccolti muovono da tali interrogativi e tentano di esplorare le istanze poste dalla differenza italiana sul piano specifico della (bio)politica e delle corrispondenti forme di rappresentazione, proponendo un rinnovato confronto fra le armi della critica e la crisi, a un tempo determinante e determinata, dei modelli.
Il problema resta quello, annoso e antico, del rapporto fra teoria e pratica. Se il pensiero italiano contemporaneo è estroflesso e conflittuale, allora non dovrebbe esso, se non guidare e orientare, quanto meno intrattenere una stretta relazione con il campo della prassi politica?
Contributi di Sandro Chignola, Roberta Coglitore, Michele Cometa, Roberto De Gaetano, Roberto Esposito, Michele Filippini, Dario Gentili, Pietro Maltese, Danilo Mariscalco, Mauro Pala, Ingo Pohn-Lauggas
C’è almeno un segmento della cosiddetta Italian Theory, quello che va dalle prime (con)ricerche sulla informazione valorizzante sino alle più recenti esplorazioni del paradigma bioeconomico o capitalismo cognitivo, che ha alimentato e metabolizzato la prassi politica antagonista. È nota, almeno dopo le genealogie offerte da Roberto Esposito e da Dario Gentili, la specificità conflittuale della differenza italiana, la sua capacità – che ne spiegherebbe, almeno in parte, la fortuna internazionale – di indagare i piani della vita, della storia, della politica e di fornire, contestualmente, una “ontologia dell’attualità”. È altresì riconosciuto, come nel caso di Michael Hardt, o del Negri che ritorna, dopo un ventennio, sul suo Marx oltre Marx, il debito del pensiero radicale italiano nei confronti delle lotte politiche degli anni Sessanta e Settanta. Ciò che si intende focalizzare in questa occasione argomentativa è, in particolare, la collocazione teorico-pratica del movimento del ’77, sul piano specifico delle sue emergenze culturali e comunicative, all’interno del Radical Thought, dunque nel suo rapporto con la lettura già operaista del general intellect marxiano, in quel caso sostanziata dal fecondo incontro con alcune categorie del post-strutturalismo francese e da una rinnovata analisi critica delle esperienze delle avanguardie artistiche del Novecento, e successivamente posta a fondamento delle ipotesi, formulate dal post-operaismo, sui dispositivi di sussunzione biopolitica, e sulle linee di fragilità, del vigente regime di produzione post-fordista.
I saggi qui raccolti muovono da tali interrogativi e tentano di esplorare le istanze poste dalla differenza italiana sui piani specifici della (bio)politica e delle corrispondenti forme di rappresentazione, proponendo un rinnovato confronto fra le armi della critica e la crisi, a un tempo determinante e determinata, dei modelli.
Il problema resta quello, annoso e antico, del rapporto fra teoria e pratica. Se il pensiero italiano contemporaneo è estroflesso e conflittuale, allora non dovrebbe esso, se non guidare e orientare, quanto meno intrattenere una stretta relazione con il campo della prassi politica?
culturale riconfigurò i tradizionali modi della comunicazione politica e produsse effetti, oggi relativamente ignorati, anche nella teoria dell’arte. Nelle seguenti pagine, la tematizzazione di alcune forme di autorappresentazione riconducibili al paradigma maodadaista sarà condotta e accompagnata dall’analisi dei concetti nel titolo anticipati, dei loro incontri realizzati e degli sviluppi presenti e possibili.
Redazione di "Machina".
I saggi qui raccolti muovono da tali interrogativi e tentano di esplorare le istanze poste dalla differenza italiana sul piano specifico della (bio)politica e delle corrispondenti forme di rappresentazione, proponendo un rinnovato confronto fra le armi della critica e la crisi, a un tempo determinante e determinata, dei modelli.
Il problema resta quello, annoso e antico, del rapporto fra teoria e pratica. Se il pensiero italiano contemporaneo è estroflesso e conflittuale, allora non dovrebbe esso, se non guidare e orientare, quanto meno intrattenere una stretta relazione con il campo della prassi politica?
Contributi di Sandro Chignola, Roberta Coglitore, Michele Cometa, Roberto De Gaetano, Roberto Esposito, Michele Filippini, Dario Gentili, Pietro Maltese, Danilo Mariscalco, Mauro Pala, Ingo Pohn-Lauggas
C’è almeno un segmento della cosiddetta Italian Theory, quello che va dalle prime (con)ricerche sulla informazione valorizzante sino alle più recenti esplorazioni del paradigma bioeconomico o capitalismo cognitivo, che ha alimentato e metabolizzato la prassi politica antagonista. È nota, almeno dopo le genealogie offerte da Roberto Esposito e da Dario Gentili, la specificità conflittuale della differenza italiana, la sua capacità – che ne spiegherebbe, almeno in parte, la fortuna internazionale – di indagare i piani della vita, della storia, della politica e di fornire, contestualmente, una “ontologia dell’attualità”. È altresì riconosciuto, come nel caso di Michael Hardt, o del Negri che ritorna, dopo un ventennio, sul suo Marx oltre Marx, il debito del pensiero radicale italiano nei confronti delle lotte politiche degli anni Sessanta e Settanta. Ciò che si intende focalizzare in questa occasione argomentativa è, in particolare, la collocazione teorico-pratica del movimento del ’77, sul piano specifico delle sue emergenze culturali e comunicative, all’interno del Radical Thought, dunque nel suo rapporto con la lettura già operaista del general intellect marxiano, in quel caso sostanziata dal fecondo incontro con alcune categorie del post-strutturalismo francese e da una rinnovata analisi critica delle esperienze delle avanguardie artistiche del Novecento, e successivamente posta a fondamento delle ipotesi, formulate dal post-operaismo, sui dispositivi di sussunzione biopolitica, e sulle linee di fragilità, del vigente regime di produzione post-fordista.
I saggi qui raccolti muovono da tali interrogativi e tentano di esplorare le istanze poste dalla differenza italiana sui piani specifici della (bio)politica e delle corrispondenti forme di rappresentazione, proponendo un rinnovato confronto fra le armi della critica e la crisi, a un tempo determinante e determinata, dei modelli.
Il problema resta quello, annoso e antico, del rapporto fra teoria e pratica. Se il pensiero italiano contemporaneo è estroflesso e conflittuale, allora non dovrebbe esso, se non guidare e orientare, quanto meno intrattenere una stretta relazione con il campo della prassi politica?
culturale riconfigurò i tradizionali modi della comunicazione politica e produsse effetti, oggi relativamente ignorati, anche nella teoria dell’arte. Nelle seguenti pagine, la tematizzazione di alcune forme di autorappresentazione riconducibili al paradigma maodadaista sarà condotta e accompagnata dall’analisi dei concetti nel titolo anticipati, dei loro incontri realizzati e degli sviluppi presenti e possibili.