Books by Valeria Deplano
In concomitanza con il rilancio della politica coloniale da parte del regime fascista, dalla prim... more In concomitanza con il rilancio della politica coloniale da parte del regime fascista, dalla prima metà degli anni Venti in Italia aumentò il numero delle testate periodiche che si ponevano l'obiettivo specifico di accrescere le conoscenze coloniali dei propri lettori. Pur raggiungendo un pubblico che il regime giudicò sempre insufficiente, questo genere di pubblicazioni, nate in diversi casi per iniziativa privata ma più spesso edite da enti di cultura semi-pubblici o da strutture ministeriali, contribuirono alla creazione del discorso ufficiale del fascismo attorno all'espansionismo africano. Sulle pagine delle riviste gli elementi di - spesso pretesa - scientificità si intrecciavano con quelli più marcatamente propagandistici, fornendo idee, immagini, argomenti e interpretazioni che poi sarebbero stati ripresi e rimodellati nel discorso pubblico più ampio. Basandosi su fonti archivistiche e sulle stesse riviste, il volume ripercorre la storia dell'editoria coloniale mettendola in relazione con la storia del colonialismo fascista, per ricostruire i nessi tra politica culturale, politica coloniale e progetto totalitario.
Al termine della seconda guerra mondiale la nuova classe dirigente italiana fu chiamata a gestire... more Al termine della seconda guerra mondiale la nuova classe dirigente italiana fu chiamata a gestire la trasformazione dell'Italia da paese colonizzatore a paese post-coloniale. Tra le altre faccende, politici e funzionari dovettero occuparsi della presenza nel paese di un - seppur piccolo - nucleo di persone provenienti dalle ex-colonie, libici, eritrei e somali, in gran parte ex-militari ma anche civili. Si trattava di affrontare nuove richieste di cittadinanza, di trovare un modo per gestire le prime migrazioni, di risolvere tutte quelle questioni legate alla vita quotidiana che la fine dell'impero lasciava aperte: pensioni da erogare, stipendi arretrati, rapporti familiari che coinvolgevano ex-colonizzatori ed ex-colonizzati. Il libro racconta come la classe politica del dopoguerra e i funzionari governativi affrontarono questi problemi, decidendo per la prima volta chi, nel nuovo contesto repubblicano, potesse essere considerato italiano e chi no.
Il colonialismo italiano non ha segnato soltanto la storia delle popolazioni africane, né ha rigu... more Il colonialismo italiano non ha segnato soltanto la storia delle popolazioni africane, né ha riguardato esclusivamente quegli italiani che hanno attraversato il mare per combattere e per lavorare. L'espansione coloniale ha anche portato l'Africa nell'immaginario di chi rimase a casa, condizionandone il modo di pensare sé stesso, l'Italia, e gli altri popoli. Con il fascismo la cosiddetta "coscienza coloniale" della nazione diventa una priorità, fondamentale sia per la realizzazione della politica espansionistica, sia per avvicinare l'intero corpo nazionale ai valori imperiali e, quindi, fascisti. Il volume ricostruisce i meccanismi di organizzazione della propaganda e di diffusione della cultura coloniale nell'Italia fascista, leggendoli non soltanto come parte del progetto espansionistico, ma più in generale come un elemento della storia dell'Italia e della formazione degli italiani come comunità nazionale.
Edited Books by Valeria Deplano
This monograph addresses mobility and migrations as contributing phenomena in shaping contemporar... more This monograph addresses mobility and migrations as contributing phenomena in shaping contemporary Europe after 1945, in connection with decolonisation and the creation of the European Community. The disappearing of the colonial empires caused a large movement of people (former colonizers as well as formerly colonized people) from the extra-European countries to the "Old continent"; while the European integration project encouraged the movement of the citizens within the Community. The book retraces how, in both cases, migrations and mobility impacted the way national communities, as well as the European one, have been defining themselves and their real and imaginary boundaries
Dopo la seconda guerra mondiale l’Europa occidentale ha affrontato due processi che ne hanno camb... more Dopo la seconda guerra mondiale l’Europa occidentale ha affrontato due processi che ne hanno cambiato volto e natura: la decolonizzazione e la creazione dello spazio comunitario. Nei tre decenni successivi al 1945, tutti gli stati europei che erano giunti al conflitto come potenze coloniali dovettero affrontare la scomparsa degli imperi e ripensare il proprio ruolo nel contesto mondiale. Nello stesso periodo, alcuni di questi stati furono tra i promotori di un processo che spingeva a superare l’idea della sovranità nazionale, per dare vita a un nuovo soggetto sovranazionale. Entrambi i percorsi furono accomunati e caratterizzati dal fenomeno delle migrazioni: la decolonizzazione sollecitò consistenti spostamenti dai contesti extracontinentali verso l’Europa, mentre il processo di unificazione e integrazione europea vide nella libertà di circolazione dei cittadini all’interno del continente uno degli obiettivi e simboli dell’unificazione stessa. Questo volume indaga come la questione migratoria contribuì a definire la storia, le pratiche e le identità nella nuova Europa postbellica, ricostruendo in che modo la questione della mobilità interna sia entrata nelle politiche dei partiti e delle istituzioni europee e affrontando in chiave comparativa la gestione delle «migrazioni di rientro» dalle ex colonie
Il colonialismo ha accompagnato la storia dell'Italia unita dalla sua nascita sino alla seconda g... more Il colonialismo ha accompagnato la storia dell'Italia unita dalla sua nascita sino alla seconda guerra mondiale. Gli italiani coinvolti nei progetti espansionisti dei governi liberali e di quello fascista sono stati centinaia di migliaia, arrivati in Africa dalla fine dell'Ottocento sino alla seconda guerra mondiale per combattere, lavorare, e anche -ma in misura certo minore -per conoscere quei nuovi «lembi d'Italia» di cui parlava la propaganda 1 . La definitiva sconfitta della resistenza anti-italiana in Libia, nel 1931, e l'occupazione dell'Etiopia nel 1936, dopo aver giustificato la mobilitazione di un largo numero di soldati, consentirono al regime fascista di portare avanti con più determinazione i propri progetti di colonizzazione demografica, inviando in Libia e in Africa orientale persone e famiglie provenienti da tutto il territorio nazionale. Accanto a chi attraversava il mare per trasferirsi in colonia in via definitiva, erano numerosissimi coloro che vedevano nell'Africa una meta temporanea, in cui trascorrere un periodo sotto le armi o approfittare della maggiore disponibilità di lavoro per accumulare denaro da reinvestire in Italia. La «prospettiva imperiale» alimentò la mobilità verso i territori coloniali: un fenomeno che, senza raggiungere le cifre auspicate dalla propaganda, fu comunque consistente e capace di coinvolgere in profondità il paese.
Il "posto al sole" ha tracciato solchi profondi nella mente degli italiani. L'occupazione delle c... more Il "posto al sole" ha tracciato solchi profondi nella mente degli italiani. L'occupazione delle colonie e la costruzione dell'impero sono stati resi possibili dalla diffusione di un mito che ha conquistato l'immaginario e la cultura di un popolo, e ne ha influenzato l'agire. "Quel che resta dell'impero" approfondisce tutti gli aspetti di questa costruzione. La propaganda, sicuramente, l'educazione scolastica, ma anche il violento contributo di una scienza asservita alla bugia dell'invenzione delle razze, dell'assurda gerarchia tra uomini, segnata dal sangue e dalla nascita. Come gli italiani, brava gente, abbiano potuto credere a tutto ciò, non è forse più un mistero così fitto. Questo libro, mettendo in evidenza come i caratteri della mentalità coloniale penetrino in profondità nella società e vi permangano nonostante la fine del colonialismo, è un contributo essenziale per dipanarlo.
Articles and Chapters by Valeria Deplano
Interventions, 2023
As European colonialism has had an impact both on the territories and populations that have under... more As European colonialism has had an impact both on the territories and populations that have undergone European occupation, and on Europe itself, decolonization must also be investigated by taking into consideration the so-called “motherland” as well, to verify whether, and in what way, Europeans have come to terms with that past. Studying the presences and the permanencies in the public space which shows signs of the colonial past offers an essential perspective from which to answer these questions. At the same time, conducting this analysis on a local scale allows us to investigate the meanings of these presences and legacies in depth. From this perspective, the essay investigates the case of Sardinia, an Italian island in the Mediterranean that occupies a peripheral position in the Italian state. It aims to understand, on the one hand, the role colonialism played in the island’s “nationalization”. On the other hand, the island has faced its colonial past from the fall of the Italian empire until now. The essay first retraces the position of Sardinia and Sardinians within the colonial project, then analyses the presence of different types of colonial signs (toponymy, commemorative plaques, commercial activities) in the public space. It identifies them not just in space but also in time, historicizing their presence and, therefore, their meaning. The study demonstrates that the island was crossed by an intense process of “colonization”, which ran parallel to the process of urbanization and modernization; at the same time, it has not only not questioned those signs, but in several cases they were presented again, demonstrating the absence not only of material decolonization but also, above all, of cultural decolonization.
Revue d'histoire culturelle
L’article étudie la relation entre les politiques de commémoration des morts et la construction d... more L’article étudie la relation entre les politiques de commémoration des morts et la construction d’une mémoire coloniale dans l’Italie républicaine à travers l’histoire et l’analyse de la mise en place du Sacrario dei caduti d’Oltremare (Sanctuaire militaire des morts d’outre-mer) à Bari, dans les Pouilles. Ce sanctuaire est un site commémoratif commandé et construit par l’État italien après la Seconde Guerre mondiale pour commémorer les morts de cette dernière et il est toujours utilisé pour la célébration des principales fêtes nationales. Alors que l’historiographie a analysé le thème de la commémoration du colonialisme essentiellement sous l’angle des mémoires associatives, l’histoire du Sacrario de Bari nous permet de reconstituer le rôle joué par l’État italien dans la construction d’une mémoire officielle de l’expérience coloniale. L’article démontre comment le récit dépolitisé des guerres fascistes, élaboré dans l’après-guerre et visant à gérer les mémoires conflictuelles héritées des premiers gouvernements républicains, a permis d’inclure les morts des guerres coloniales dans les pratiques commémoratives ; et comment la normalisation du colonialisme à travers ces pratiques a permis la célébration de la politique expansionniste italienne.
Italia contemporanea, 2022
Con la fine degli imperi coloniali europei, l'afflusso di studenti universitari provenienti dai p... more Con la fine degli imperi coloniali europei, l'afflusso di studenti universitari provenienti dai paesi di nuova indipendenza crebbe da entrambe le parti della Cortina di ferro. Questi si resero protagonisti di attività e mobilitazioni politiche tanto nei paesi del blocco orientale, quanto in Germania occidentale, Francia, Gran Bretagna. Gli studi su questi aspetti sono invece assenti per il caso italiano. Questo articolo intende proporre una prima ricostruzione della geografia dell'attivismo studentesco africano in Italia negli anni Sessanta, ricostruendone le modalità associazionistiche e proponendo una prima mappatura dei legami di tale attivismo con varie organizzazioni italiane, in particolare con alcuni gruppi studenteschi anticoloniali e con l'Ufficio centrale studenti esteri in Italia, di matrice cattolica. L'articolo mostra come, nel corso del decennio, negli interessi dei gruppi africani l'anticolonialismo venga sostituito dall'antimperialismo, e come l'associazionismo africano subisca un processo di radicalizzazione in parte connesso alla similare trasformazione del movimento studentesco italiano, e in parte connesso agli sviluppi della politica africana Parole chiave: anticolonialismo, antimperialismo, terzomondismo, studenti africani, Modern Italy, movimenti studenteschi From anti-colonialism to anti-imperialism: associationism and activism of African students in 1960s Italy After the end of European colonial empires, the presence of students from the newly independent countries increased on both the sides of the Iron curtain. They were involved in political activities both in the Eastern bloc, as well as in Western Germany, France, and Great Britain. Studies on this involvement are missing for the Italian case. This article aims at providing a first reconstruction of African student activism in Italy in the 1960s, retracing the associational modalities and mapping the links of this activism with various Italian organizations, in particular with some anticolonial student organizations and the Catholic Central Office for foreign students. The article shows that, over the decade, anti-colonialism was replaced by anti-imperialism in the interests of African students, and that their Saggio proposto alla redazione il 25 aprile 2021, accettato per la pubblicazione il 20 luglio 2021. * La ricerca su questo tema è stata svolta all'interno del progetto "Narra-mi. Rethinking Minorities National and Local Narratives from Divides to Reconstructions", finanziato dalla Fondazione di Sardegna, annualità 2018.
Segle XX, 2021
Dopo la caduta dell'impero coloniale italiano e del fascismo, il razzismo fu ufficialmente rifiut... more Dopo la caduta dell'impero coloniale italiano e del fascismo, il razzismo fu ufficialmente rifiutato dalla neonata Repubblica italiana. La Costituzione, entrata in vigore nel 1948, affermava che I cittadini sarebbero stati considerati uguali di fronte alla legge "senza distinzione di razza". Questo rifiuto non fu però accompagnato da un dibattito pubblico sull'impatto e le conseguenze della legislazione razzista e antisemita del fascismo, né sul ruolo degli italiani nel portare avanti pratiche discriminatorie. Al contrario, nel dopoguerra si radicò la narrazione del "buon italiano", descritto come non razzista né violento. L'articolo dimostra come il razzismo non sparì, però, dal dibattito del dopoguerra: l'analisi degli interventi dei giornalisti e delle lettere dei lettori pubblicate tra il 1950 e la metà degli anni Sessanta da alcune delle riviste illustrate più popolari mostra come giornalisti e lettori affrontarono la questione dell'antisemitismo e del razzismo contro le persone nere, insieme alla questione della formazione di società multiculturali in Italia e all'estero. Da una parte, l'articolo mette in evidenza le continuità e le rotture nell'approcciare i temi dell'identità e della alterità tra periodo prebellico e Repubblica; dall'altra analizza i meccanismi discorsivi attraverso cui si è affermata, anche sui media, l'idea che gli italiani non fossero razzisti.
After Mussolini’s regime collapsed, Italy rebuilt itself as a nation and a democracy. The Republi... more After Mussolini’s regime collapsed, Italy rebuilt itself as a nation and a democracy. The Republican Constitution approved in 1948 rejected the ideologies of both racism and racial discrimination, which had been strengthened and made harsher by Fascism since the mid-1930s. Yet, despite this, racism and racialisation continued in the post-Fascist years. The article analyses how the presence of former colonial subjects in Italy between the 1940s and 1960s was perceived, represented and managed, and demonstrates that the hegemonic discourse of the post-war period still considered Italy to be a white and ethnically homogeneous nation. It considers the stories of people from Libya and Eritrea who applied for Italian citizenship and the life in Italy of some Somali students in the 1960s. From different perspectives, these case studies show how in republican Italy inclusion and exclusion, as well as concepts of identity and otherness, were the consequence of processes of racialisation and ideas inherited from the previous period.
No race discrimination? Racism in Italian public discourse, 1950s-1960s The hegemonic narrative d... more No race discrimination? Racism in Italian public discourse, 1950s-1960s The hegemonic narrative developed during the postwar period described Italy as an inclusive country, where 'racism' concerned only the relationships between people from the North and the South of Italy. Anti-black racism seemed to (re)emerge at the end of the 20 th century, when Italy was reached by an increasing number of migrants, perceived as a danger by the national community. On the contrary, this article conceives racism as a cultural, deep-rooted construction that does not follow the timing of institutional history. For this reason it states the importance for historians to focus their attention on 'race' in order to discuss the representation of Italians as anti-racist people since 1945. The article reads against the grain some journalistic sources from the 50s to the 70s (sources that contributed to shape and spread the hegemonic discourse), showing the discursive devices used to describe African people, and highlighting how they perpetuated the racialization processes inherited from the colonial period, enforcing social differences and hierarchies of power which forced migrants into a subaltern position. It shows also how the historical narration changes if we include previously ignored events and people, for example African people in postwar Italy, whose stories reached the public opinion only on specific occasions.
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Books by Valeria Deplano
Edited Books by Valeria Deplano
Articles and Chapters by Valeria Deplano
At the same time, because Italy didn’t lost its colonies because a national liberation movement spread out, it was never forced to re-think over its colonial experience and behaviours. During the post-war period Italian scholars, journalists and politicians have never started debating about the meaning of colonialism or its cultural heritage. On the contrary, before the end of the war and during the following years, it has been shaped the stereotype of the “good Italian”, who was supposed to be less cruel than the other colonizers, and not really a racist.
Issues as racism and racial segregation, colonial violence, the supposed supremacy of white people over non-whites reached the Italian public debate in connection with ‘the colonialism of others’: the violence of the decolonization process of the French colonies, the fall of British empire, the apartheid system in South Africa forced for the first time Italians to think of colonialism, its crimes, and its cultural results. In some cases, as in the magazine L'Europeo, readers wrote to the editor expressing their idea about the news.
How have Italy experienced the process of decolonization in Africa and Asia? Has this process ever encouraged a self-criticism, or have it strengthened the idea of a ‘diversity’ of Italy? Furthermore, does the way in which Italian press represented national liberation movements and former colonized people reveal the persistence of a colonial mind-set, or not?
The essay aims to answer these questions analysing newspaper and journals published in Italy from post-war period until 1960 in order to investigate how the process of decolonization has been shown, describe and explained to Italian people.