Guerriglia
La guerriglia (in spagnolo guerrilla) o guerra di guerriglia (in spagnolo guerra de guerrillas) è una particolare modalità di guerra condotta con specifica conoscenza del terreno e delle condizioni ambientali, da parte di formazioni di limitata entità per lo più irregolari, cioè composte da forze definibili come militari irregolari, ribelli, partigiani, paramilitari o civili armati, compresi i bambini soldato. In un contesto di ribellione, conflitto violento, guerra o guerra civile, i guerriglieri possono rivolgere le loro azioni contro le truppe regolari del loro stesso Stato (allo scopo di abbattere il regime costituito o protestare contro di esso), contro le truppe di uno Stato estero (allo scopo di liberare il loro Paese dalle truppe straniere che lo occupano), o contro forze insorte rivali. La guerriglia si sviluppa mediante imboscate, raid, sabotaggi, tattiche mordi e fuggi, attentati, attacchi di sorpresa e conseguenti brevi scontri, generalmente effettuati in zone montane, boscose o impervie, che sono particolarmente favorevoli allo spostamento rapido di piccole formazioni; può esistere anche una guerriglia urbana, effettuata da piccoli gruppi in città, in genere contro le forze di polizia[1][2].
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]Un predecessore della parola "guerriglia" proviene dall'espressione "piccola guerra" (in francese petite guerre), diffusa nel XVIII secolo fra i militari di tutta Europa soprattutto grazie ai successi ottenuti dalle truppe leggere di Maria Teresa durante la Guerra di Successione Austriaca (1741-1748). Tale espressione descriveva le azioni di ricognizione e imboscata eseguite da truppe leggere ad alta mobilità, che conducevano tali azioni con il favore del buio e dell'effetto sorpresa, attaccando il nemico con estrema rapidità per poi ripiegare altrettanto prontamente dal luogo dello scontro. La petite guerre settecentesca fu praticata soprattutto in America del Nord durante la Guerra dei Sette Anni (1756-1763), in India, e da alcune unità militari austriache e russe (panduri, ussari, ulani e cosacchi), venendo fatta oggetto di studio di vari trattati militari contemporanei, come il Traité de la petite guerre di Armand-François de La Croix. Tuttavia, pur avendo tutti gli elementi della guerriglia, essa era intesa per essere condotta da "guerriglieri in uniforme", e come funzionale a una grande battaglia campale risolutiva combattuta fra eserciti regolari, non come una pratica che potesse vincere una battaglia o una guerra autonomamente[3].
Il termine petite guerre venne tradotto nello spagnolo "guerrilla" durante la Guerra d'Indipendenza Spagnola (1808-1814), parte delle Guerre Napoleoniche (1803-1815), la quale fu uno dei primi esempi di guerriglia su vasta scala dell'epoca moderna, perché largamente combattuta da milizie irregolari spagnole – ovvero non formalmente inquadrate nelle forze armate regolari spagnole, portoghesi o inglesi – contro gli invasori francesi napoleonici[4]. Secondo lo storico messicano Guadalupe Jiménez Codinach, il termine apparve per la prima volta sul quotidiano The Times di Londra nel 1808[5]:
«Por primera vez aparece en la prensa internacional la palabra guerrilla en español. El diario The Times de Londres publica el 27 de octubre de 1808: En España están peleando civiles con guerrilla, y entre paréntesis ponen ‘little war’, pequeña guerra. Y explican que es una forma de pelear donde atacan y se retraen, atacan y se retraen… ¡No son ejército, son civiles!»
«Per la prima volta apparve sulla stampa internazionale la parola guerriglia in spagnolo. Il quotidiano The Times di Londra pubblicava il 27 ottobre 1808: In Spagna i civili combattono con la guerriglia, e tra parentesi poneva 'little war', piccola guerra. E spiegava che è una forma di combattimento in cui attaccano e si ritirano, attaccano e si ritirano... Non sono un esercito, sono civili!»
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nell'Antichità
[modifica | modifica wikitesto]Il generale, filosofo e stratega Sun Tzu, nel suo trattato L'arte della guerra del VI secolo a.C., fu uno dei primi sostenitori dell'uso della guerriglia[6][7]. La prima descrizione della guerriglia è una presunta battaglia tra l'imperatore Huang e il popolo Myan (Miao) in Cina[8].
Anche tribù nomadi e migratorie come gli Sciti, i Goti, i Vandali e gli Unni usarono elementi della guerriglia per combattere l'Impero persiano, l'Impero romano e Alessandro Magno[2].
Quinto Fabio Massimo Verrucoso, soprannominato "il Temporeggiatore", ampiamente considerato il "padre della guerriglia" del suo tempo, ideò una strategia che usò con grande efficacia contro l'esercito di Annibale durante la Seconda Guerra Punica (218-202 a.C.) che prevedeva di evitare tutti gli scontri diretti che non fossero strettamente necessari, preferendo fare terra bruciata attorno all'esercito nemico, attaccare le sue vie di approvvigionamento e infliggergli continue perdite che non potevano essere facilmente rimpiazzate[9][10][11].
La guerriglia era usata comunemente dalle varie tribù celtiche, germaniche e africane che i Romani affrontarono nel corso della loro storia. Nel II secolo a.C. il loro primo grande esponente sarebbe stato il capo lusitano Viriato, la cui conoscenza delle tattiche di guerriglia gli valse otto anni di vittorie sugli eserciti romani. Sarebbe morto per tradimento senza essere mai stato sconfitto in modo decisivo sul campo di battaglia[11]. Anche il gallo Vercingetorige favorì la guerra mobile e il taglio delle linee di rifornimento nella sua rivolta contro la Repubblica romana nel 52 a.C., e Arminio dei Cherusci germanici sfruttò il terreno e le formazioni dell'esercito romano imperiale per vincere la battaglia della foresta di Teutoburgo nel 9 d.C.[11]. Anche il condottiero numida Tacfarinas usò la guerriglia, costringendo l'Impero romano ad allearsi con popoli nativi vicini per sconfiggerlo definitivamente[11]. In seguito Carataco, il capo di guerra dei Catuvellauni britannici, impiegò la guerriglia mescolata a occasionali brevi battaglie per otto anni. Sebbene Carataco alla fine fosse stato catturato dai Romani, Tacito scrive che lo rispettavano.
Nel mondo antico classico, questo tipo di guerra era menzionato indirettamente dai Greci nelle storie omeriche, ma era solitamente intesa come insieme di azioni "mordi e fuggi" finalizzate alla ricerca di bottino in territorio nemico, più o meno come la successiva pirateria vichinga. Non ci sono molti esempi di guerriglia nell'antica guerra greca, sebbene gli Etoli ne fecero uso contro Demostene e la sua fanteria pesante oplitica durante la campagna etolica (426 a.C.)[11].
Nel Medioevo
[modifica | modifica wikitesto]La guerriglia era praticata dall'Impero bizantino, in particolare durante le sue guerre con il Califfato abbaside. A metà del X secolo queste pratiche furono codificate in un manuale militare noto con la moderna traduzione latina del suo titolo greco, De velitatione bellica. Attribuito all'imperatore Niceforo II Foca, questo manuale descriveva le tattiche impiegate lungo i monti Tauro, la regione di confine tra impero e califfato. Le tattiche si concentravano sul tracciamento degli invasori, limitando i danni che potevano causare attraverso un'attenta sorveglianza e contro-incursioni, per poi attaccarli nei passi di montagna quando erano carichi di bottino e prigionieri. Seguire le forze nemiche senza farsi notare e organizzare imboscate ai loro danni sono i temi principali del testo[12].
Durante l'invasione mongola dell'Europa, la guerriglia e la dura resistenza portata avanti da popolazioni dell'est europeo, in particolare in Croazia e Dzurdzukezia, aiutò a impedire che i mongoli stabilissero una presa permanente sul loro territorio e a scacciarli[13][14]. Nel XV secolo, l'imperatore e generale vietnamita Lê Lợi lanciò una guerra di guerriglia contro i cinesi[15].
Una delle guerre di guerriglia di maggior successo fu condotta da Giorgio Castriota Scanderbeg contro l'Impero ottomano invasore. Nel 1443 Scanderbeg radunò le forze albanesi e scacciò i turchi dalla sua patria. Scanderbeg combatté una guerra di guerriglia contro eserciti invasori fino a 20 volte più grandi del suo, usando il terreno montuoso a suo vantaggio. Molestò il vasto esercito ottomano con piccole unità e azioni "mordi e fuggi", oltre a usare finte ritirate seguite da improvvisi contrattacchi e altre tattiche sconosciute nella guerra fino ad allora. Per 25 anni Scanderbeg impedì ai Turchi di riprendere l'Albania, che a causa della sua vicinanza all'Italia, avrebbe potuto facilmente servire da trampolino di lancio per un'ulteriore avanzata ottomana in Europa[16].
Nel 1462, gli ottomani furono respinti dal principe valacco Vlad III Dracula. Vlad non fu in grado di impedire ai Turchi di entrare in Valacchia, quindi ricorse alla guerriglia, organizzando costantemente piccoli attacchi e imboscate contro i turchi[17]. Durante il Diluvio in Polonia furono applicate tattiche di guerriglia[18]. Nella Guerra dei Cent'anni (1337-1453) tra Inghilterra e Francia, il comandante Bertrand du Guesclin usò tattiche di guerriglia per infastidire gli invasori inglesi. Il signore della guerra e pirata frisone Pier Gerlofs Donia combatté una guerriglia contro Filippo I di Castiglia[19] e con il suo co-comandante Wijerd Jelckama contro Carlo V[20][21].
Durante la rivolta olandese del XVI secolo, i Geuzen intrapresero una guerriglia contro l'Impero spagnolo[22]. Durante la Guerra di Scania (1675-1679), un gruppo di guerriglia filo-danese noto come gli Snapphane combatté contro gli svedesi.
Il maragià Shivaji fu il pioniere dello Shiva sutra o Ganimi Kava (tattiche di guerriglia) contro i Moghul e altre potenze nel 1645, portando alla fondazione dello stato Maratha nel 1674, gettando le fondamenta di quello che sarebbe diventato l'ultimo grande impero indiano, l'Impero Maratha, prima del Raj britannico[23].
Nell'Irlanda del XVII secolo, irregolari irlandesi chiamati Tories e Rapparees usarono la guerriglia nelle Guerre Confederate Irlandesi (1641-1653) e nella Guerra Guglielmita in Irlanda (1689-1691).
Nel XVIII secolo (1700-1815)
[modifica | modifica wikitesto]Guerriglieri finlandesi, detti Sissi, combatterono contro le truppe russe durante la Grande Guerra del Nord (1700-1721).
Guerre coloniali in Nord America
[modifica | modifica wikitesto]Nel Nord America, uno dei primi casi registrati di guerriglia fu la resistenza degli Apalachee agli spagnoli durante la spedizione di Narváez nel 1528 nella Florida spagnola.
A metà del XVII secolo i coloni della Nuova Francia erano in conflitto con la Confederazione irochese. Le forze irochesi usarono tattiche "mordi e fuggi", azioni di disturbo ed evitarono costose battaglie campali. I coloni della Nuova Francia iniziarono a chiamare queste tattiche indiane la petite guerre perché tali tattiche erano pensate per condurre incursioni, in contrapposizione alle tipiche battaglie campali europee. I coloni della Nuova Francia appresero la petite guerre da altri popoli indiani locali, come gli Uroni, gli Wobanaki, gli Algonchini e gli Ottawa, per poi usarla con successo contro gli Irochesi.
Il maggiore Benjamin Church e i coloni del New England appresero le tattiche di guerriglia attraverso la guerra dei nativi, adottando le tattiche di esplorazione e incursione degli indiani sin dalla Guerra di re Filippo (1675). Durante le quattro Guerre franco-indiane (1689-1763), a partire dalla fine del XVII secolo, i Canadiens, la Confederazione Wabanaki e alcuni Acadiani portarono la petite guerre nelle colonie del New England e nella valle dell'Ohio. Nell'attuale Maine, il missionario gesuita francese Sebastian Rale guidò la Confederazione Wabanaki in una petite guerre lungo il confine tra New England e Acadia. Una generazione dopo, in Nuova Scozia, il presbitero francese Jean-Louis Le Loutre guidò i Mi'kmaq e gli Acadiani in una petite guerre dietro le linee anglo-americane in vista dell'ultima Guerra franco-indiana[24].
Durante la guerra franco-indiana la petite guerre salì alla ribalta quando gli indiani della valle dell'Ohio sconfissero la spedizione di Braddock vicino alle biforcazioni dell'Ohio nella battaglia del Monongahela. In Nuova Scozia, l'ufficiale francese Charles Deschamps de Boishébert guidò i Mi'kmaq e gli Acadiani in una guerra di guerriglia mentre gli inglesi espellevano gli Acadiani dalla regione[25]. Nel Nordest, un boscaiolo del New Hampshire, Robert Rogers, iniziò a creare scalpore nell'establishment delle Forze armate britanniche per il suo successo nell'uso delle tattiche della "piccola guerra". I leader militari britannici come Jeffery Amherst, John Forbes e Henry Bouquet capirono che avevano bisogno di imparare e adottare le tattiche della piccola guerra o ne sarebbero stati consumati, come accaduto a Braddock. L'apparato militare britannico iniziò ad adottare alcune delle tattiche di petite guerre come "fanteria leggera"[26].
Rivoluzione americana
[modifica | modifica wikitesto]Sebbene molti degli scontri della Rivoluzione americana fossero convenzionali, la guerriglia fu utilizzata in una certa misura durante questo conflitto dal 1775 al 1783, il che ebbe un impatto significativo. Le tattiche di guerriglia furono utilizzate per la prima volta nelle Battaglie di Lexington e Concord dai Patriots il 19 aprile 1775. George Washington a volte usò metodi non convenzionali per combattere gli inglesi. Durante la Guerra del foraggio, George Washington inviò unità di milizia con un supporto limitato dell'Esercito continentale per lanciare incursioni e imboscate contro distaccamenti dell'Esercito britannico e gruppi incaricati di raccogliere foraggio; la milizia e il supporto dell'Esercito continentale avrebbero effettuato schermaglie contro distaccamenti britannici in battaglie e scontri su piccola scala. Durante la Guerra del foraggio, le vittime britanniche superarono le 900. La Guerra del foraggio sollevò il morale degli americani poiché le loro operazioni di guerriglia contro gli inglesi si dimostrarono efficaci. Diversi famosi ufficiali coloniali americani ebbero successo con tattiche di guerriglia, in particolare William R. Davie, John Stark, David Wooster, Thomas Knowlton, Francis Marion, Israel Putnam, Shadrach Inman, Ethan Allen, Daniel Morgan, i fucilieri del Morgan's Corps of Rangers e gli Overmountain Men. Nella successiva storia degli USA, corpi come i Rangers avrebbero poi svolto operazioni di pulizia etnica ai danni della popolazione nativa indiana, per esempio nel Texas[27]. Durante la Guerra d'indipendenza tutti questi guerriglieri americani fecero la loro parte usando tattiche non convenzionali per combattere gli inglesi e i lealisti. Nathanael Greene usò una strategia di guerriglia molto efficace contro Lord Cornwallis. Innanzitutto, Nathanael Greene continuò a ritirarsi per attirare gli inglesi lontano dalle loro linee di rifornimento, quindi inviò le sue forze a combattere in piccole scaramucce e scontri con distaccamenti britannici per indebolirli. Quindi, combattendo una battaglia convenzionale, Nathanael Greene si scontrò con Lord Cornwallis a Guilford Court House. Sebbene Lord Cornwallis risultò vincitore la sua vittoria fu di Pirro, poiché ebbe troppe perdite che non poteva permettersi. Sebbene la guerriglia venisse spesso usata per evitare battaglie, gli americani combatterono in formazioni lineari convenzionali in battaglie decisive contro gli inglesi, fino alla resa britannica a Yorktown che portò all'indipendenza delle tredici colonie. Molti dei comandanti americani che usarono tattiche e strategie di guerriglia vennero romanticizzati con il passare del tempo, sebbene le forze armate terrestri e navali francesi alleate avessero avuto un ruolo preponderante nella campagna finale[28] e nell'intera guerra.
Controrivoluzione vandeana
[modifica | modifica wikitesto]Dal 1793 al 1796 scoppiò una rivolta contro la Rivoluzione francese da parte dei monarchici cattolici nel dipartimento della Vandea. Questo movimento intendeva opporsi alla persecuzione subita dalla Chiesa cattolica romana nella Francia rivoluzionaria, e in ultima analisi ripristinare la monarchia. Sebbene mal equipaggiata e non addestrata nelle tattiche militari convenzionali, la controrivoluzione vandeana, nota come "Reale esercito cattolico", si affidò molto alle tattiche di guerriglia, sfruttando appieno la loro conoscenza approfondita della campagna paludosa e densamente boscosa. La rivolta in Vandea venne alla fine soppressa dalle truppe governative, ma i suoi successi contro l'esercito repubblicano più grande e meglio equipaggiato furono notevoli.
Guerre coloniali in Australia
[modifica | modifica wikitesto]Le guerre di Hawkesbury e Nepean (1790-1816) – le prime delle guerre che nella storiografia inglese vengono chiamate "Australian frontier wars" – furono una serie di conflitti tra il New South Wales Corps (un reparto militare inglese attivo fra 1789 e 1818) e gli Aborigeni australiani del fiume Hawkesbury e del fiume Nepean a Sydney, in Australia[29]. La popolazione locale dei Darug attaccò le fattorie dei coloni finché il governatore Lachlan Macquarie non inviò truppe dal 46th Regiment of Foot nel 1816. Il popolo Darug fu combattuto usando principalmente tattiche di guerriglia; tuttavia, si verificarono anche diverse battaglie convenzionali. Anche gli Aborigeni australiani guidati da Pemulwuy, un condottiero della resistenza indigena, effettuarono delle incursioni nei pressi di Parramatta, un sobborgo occidentale di Sydney, nel periodo compreso tra il 1795 e il 1802. Questi attacchi portarono il governatore Philip Gidley King a emanare un ordine nel 1801 che autorizzava i coloni a sparare a vista agli Aborigeni australiani nelle aree di Parramatta, Georges River e Prospect. I clan indigeni di Hawkesbury River e Nepean River furono successivamente sconfitti dagli inglesi ed espropriati delle loro terre[30].
Guerre napoleoniche
[modifica | modifica wikitesto]Durante le Guerre napoleoniche (1803-1815) molti degli eserciti vivevano di ciò che produceva la terra su cui sostavano. Ciò spesso portava a una certa resistenza da parte della popolazione locale se l'esercito non pagava prezzi equi per i prodotti che consumava. Di solito, questa resistenza era sporadica e non molto riuscita, quindi non classificabile come guerriglia. Ci furono tuttavia tre eccezioni degne di nota:
Annessione napoleonica del Tirolo
[modifica | modifica wikitesto]Il Tirolo, dopo la sconfitta dell'Austria nella guerra della Terza coalizione (1805-1806), fu annesso alla Baviera a seguito del trattato di Presburgo. La Baviera, alleata della Francia napoleonica, varò una serie di riforme di stampo illuministico, come l'introduzione della coscrizione obbligatoria e la limitazione del potere ecclesiastico, che si scontrarono con antichi privilegi locali (ad esempio, nel Tirolo absburgico vigeva un sistema di difesa senza coscrizione obbligatoria ad opera di milizie territoriali che non potevano essere impiegate al di fuori della regione). Fu soprattutto l’introduzione della coscrizione, unitamente a un decreto che mutava il nome del Tirolo in "Baviera meridionale", a dare inizio a una guerriglia popolare, che tuttavia scoppiò non tanto per fedeltà verso gli Absburgo quanto per difendere tradizioni, anche religiose, minacciate da dominatori stranieri. Nel marzo 1809 tale guerriglia fu guidata dall'oste e mercante di cavalli Andreas Hofer, Speckbacher e Haspinger, ma, dopo alcuni successi iniziali soprattutto nell'area del monte Isel (a sud di Innsbruck), fu repressa nell'ottobre dello stesso anno. Il fallimento della rivolta fu dovuto principalmente a discordie fra i suoi capi e all'insufficiente appoggio dato agli insorti da parte del governo e delle truppe regolari austriache[31][32].
Invasione napoleonica della Russia
[modifica | modifica wikitesto]Durante l'invasione napoleonica della Russia del 1812 i contadini abbandonarono in massa le terre unendosi alla ritirata dell'Esercito russo, distruggendo i raccolti e facendo resistenza alle truppe francesi mediante la guerriglia[33]. I contadini, dimostrando sincero odio verso il nemico, organizzarono raggruppamenti di partigiani che, guidati da brillanti ufficiali come il tenente colonnello ussaro Denis Davydov, Jermolai Četverikov e Aleksandr Figner[34], inflissero perdite significative alle truppe francesi, soprattutto per quanto riguarda distaccamenti e pattuglie isolate e i convogli di rifornimento, rendendo il territorio e le campagne molto pericolose per i soldati nemici[35]. Queste operazioni resero le truppe francesi incapaci di combattere o persino di muoversi, a causa della carenza di cibo e munizioni, e non solo a causa dell'inverno russo come solitamente si dice. La guerra dei partigiani fu spietata e costellata di crudeltà e distruzioni; a essa i francesi risposero con rappresaglie, processi sommari e fucilazioni che accrebbero l'odio popolare verso l'invasore[36]. Anche l'incendio di Mosca dopo la sua occupazione da parte della Grande Armata di Napoleone, che privò i francesi di un rifugio in città, potrebbe essere associato oltre che alla tattica della terra bruciata anche a un'azione di guerriglia, nella misura in cui era un attacco alle risorse disponibili al nemico piuttosto che un attacco diretto alle sue truppe (e nella misura in cui era un'azione volontaria russa piuttosto che una conseguenza involontaria di truppe del diciannovesimo secolo accampate in una città in gran parte abbandonata di edifici in legno). La guerra di resistenza contro Napoleone è nota in Russia col nome di Guerra Patriottica (in russo Отечественная война?, Otečestvennaja vojna).
Invasione napoleonica della Spagna
[modifica | modifica wikitesto]Durante la Guerra d'Indipendenza Spagnola (1808-1814) i guerriglieri spagnoli e portoghesi bloccarono centinaia di migliaia di truppe dell'Esercito imperiale francese e ne uccisero decine di migliaia. Le continue perdite di truppe spinsero Napoleone a descrivere questo conflitto come la sua "ulcera spagnola". Questa fu una delle guerre partigiane di maggior successo della storia e fu lì che la parola "guerriglia" fu usata per la prima volta in questo contesto. L'Oxford English Dictionary cita Wellington come la più antica fonte conosciuta del termine, il quale parlò di "guerrillas" nel 1809. Il poeta William Wordsworth mostrò una precoce intuizione sulla natura dei metodi di guerriglia nel suo opuscolo del 1809[37] riguardante la Convenzione di Cintra:
«It is manifest that, though a great army may easily defeat or disperse another army, less or greater, yet it is not in a like degree formidable to a determined people, nor efficient in a like degree to subdue them, or to keep them in subjugation–much less if this people, like those of Spain in the present instance, be numerous, and, like them, inhabit a territory extensive and strong by nature. For a great army, and even several great armies, cannot accomplish this by marching about the country, unbroken, but each must split itself into many portions, and the several detachments become weak accordingly, not merely as they are small in size, but because the soldiery, acting thus, necessarily relinquish much of that part of their superiority, which lies in what may be called the engineer of war; and far more, because they lose, in proportion as they are broken, the power of profiting by the military skill of the Commanders, or by their own military habits. The experienced soldier is thus brought down nearer to the plain ground of the inexperienced, man to the level of man: and it is then, that the truly brave man rises, the man of good hopes and purposes; and superiority in moral brings with it superiority in physical power.»
«È evidente che, sebbene un grande esercito possa facilmente sconfiggere o disperdere un altro esercito, più piccolo o più grande, tuttavia non è in egual misura formidabile per un popolo determinato, né efficiente in egual misura nel sottometterlo o nel tenerlo in soggezione, tanto meno se questo popolo, come quelli della Spagna nel caso presente, è numeroso e, come loro, abita un territorio esteso e forte per natura. Perché un grande esercito, e persino diversi grandi eserciti, non possono realizzare questo marciando per il Paese, compatti, ma ognuno deve dividersi in molte porzioni, e i vari distaccamenti diventano deboli di conseguenza, non solo perché sono di piccole dimensioni, ma perché i soldati, agendo in questo modo, necessariamente rinunciano a gran parte di quella parte della loro superiorità, che risiede in quello che può essere chiamato l'ingegneria della guerra; e molto di più, perché perdono, in proporzione a come sono spezzati, il potere di trarre profitto dall'abilità militare dei comandanti, o dalle loro stesse abitudini militari. Il soldato esperto viene così portato più vicino al terreno pianeggiante dell'inesperto, l'uomo al livello dell'uomo: ed è allora che l'uomo veramente coraggioso si eleva, l'uomo di buone speranze e propositi; e la superiorità morale porta con sé la superiorità nella potenza fisica.»
Von Brandt, un ufficiale prussiano che combatteva con i regolari francesi contro i guerriglieri spagnoli, scrisse nel suo diario[38][39]:
«Ovunque arrivassimo, loro scomparivano, ogni volta che ce ne andavamo, loro arrivavano – erano ovunque e da nessuna parte, non avevano un centro tangibile che potesse essere attaccato.»
Questa guerra vide le forze britanniche e portoghesi usare il Portogallo come posizione sicura dalla quale lanciare campagne contro l'Esercito francese, mentre i guerriglieri spagnoli dissanguavano gli occupanti. Lo storico David Gates nota che gran parte dell'Esercito francese «fu reso indisponibile per le operazioni contro Wellington perché innumerevoli contingenti spagnoli continuavano a materializzarsi in tutto il Paese. Nel 1810, ad esempio, quando Massena invase il Portogallo, le forze imperiali nella penisola ammontavano a un totale di 325.000 uomini, ma solo circa un quarto di questi poteva essere risparmiato per l'offensiva: il resto era necessario per contenere gli insorti e i regolari spagnoli. Questo fu il più grande contributo singolo che gli spagnoli avrebbero potuto dare e, senza di esso, Wellington non avrebbe potuto mantenersi a lungo nel continente – per non parlare di uscire vittorioso dal conflitto»[40]. Insieme, le forze alleate regolari e irregolari impedirono ai marescialli di Napoleone di sottomettere le province spagnole ribelli[41].
Guerra anglo-americana
[modifica | modifica wikitesto]Sebbene durante la Guerra anglo-americana (1812-1815) – anche detta Guerra del 1812 per via dell'anno in cui scoppiò – la maggior parte degli scontri furono convenzionali, la guerra non convenzionale fu utilizzata in una certa misura dagli americani nel loro secondo conflitto con l'Impero britannico. Gli americani utilizzarono forme di guerra non convenzionale, come incursioni, attacchi a sorpresa e talvolta imboscate[42]. Alcuni comandanti del Regiment of Riflemen si rivelarono abbastanza competenti in alcuni tipi limitati di guerra non convenzionale contro l'Impero britannico, come Benjamin Forsyth, Daniel Appling e Ludowick Morgan. Altri americani che utilizzarono incursioni "mordi e fuggi" e attacchi a sorpresa furono Duncan MacArthur, Alexander Smyth, Andrew Holmes, Daniel Bissell, John B. Campbell e George McGlassin. Gli USA, tuttavia, avevano anche combattenti "anfibi" che certa storiografia americana considera "guerriglieri del mare": comandanti della Marina degli Stati Uniti o corsari che razziavano le navi mercantili britanniche. Tali corsari americani razziavano le navi britanniche issando bandiere inglesi per sorprendere e catturare le navi britanniche, o camuffando la propria nave come un vascello dall'aspetto innocuo con fucilieri nascosti per tendere un'imboscata o sorprendere le ignare navi britanniche. Questi americani erano Melancthon Taylor Woolsey, Otway Burns, Thomas Boyle, David Porter, Jesse Elliot, John Percival, John Ordronaux e William Josephus Stafford. La milizia americana che era famosa per le sue forme di guerriglia nella Rivoluzione americana non fu usata così efficacemente nella Guerra del 1812. La milizia fu scarsamente utilizzata come truppa convenzionale, scarsamente armata, sottofinanziata e scarsamente addestrata, il che la rese significativamente meno efficace rispetto alla sua controparte della Rivoluzione americana, causando perciò pochi danni. Uno dei pochi comandanti ad aver utilizzato efficacemente le tattiche di guerriglia sarebbe stato Alexander Macomb, le cui azioni sono menzionate nel libro The Battles at Plattsburgh: September 11, 1814 di Keith A. Herkalo[43]. Il libro menziona come Macomb ordinò alla milizia americana di sparare contro gli inglesi da dietro alberi, rocce e cespugli mentre si ritirava o manovrava attorno a loro nei boschi durante la Battaglia di Plattsburgh; si disse che la milizia americana con il suo stile di combattimento da guerriglia giocò un ruolo importante nella vittoria americana in tale battaglia[44]. Alla fine della guerra gli USA ottennero pochissimi risultati favorevoli, come la sconfitta della Confederazione di Tecumseh (una confederazione di popoli nativi indiani nella regione dei Grandi Laghi, in quel periodo alleata degli inglesi). Per quanto riguarda le forze armate regolari britanniche, gli USA poterono combatterle solo fino al punto di conseguire uno stallo o pareggio. È discutibile se una qualsiasi azione di guerriglia da parte americana abbia avuto un impatto sull'esito della guerra, tuttavia tali azioni fornirono alcune lezioni per i futuri comandanti militari e storici americani desiderosi di apprendere i metodi delle tattiche e delle strategie di guerriglia[45].
Nel XIX secolo (1815-1914)
[modifica | modifica wikitesto]Durante le Guerre Mondiali (1914-1945)
[modifica | modifica wikitesto]Durante la Guerra Fredda (1945-1990)
[modifica | modifica wikitesto]Dal 1990 a oggi
[modifica | modifica wikitesto]Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Lo scopo della guerriglia è quello di logorare le forze nemiche, di abbassarne il morale esponendole a rischi continui, obbligandole a consumare mezzi e risorse inutilmente e vanificando i loro sforzi bellici. Mao Tse-tung, grande esperto di questa forma di guerra, parlava della guerriglia come "l'arte di fiaccare il nemico con mille piccole punture di spillo".
Nel campo tattico la guerriglia non si manifesta con azioni di massa, neanche quando ambiente e circostanze particolari favoriscono il concentramento di numerose unità, ma è sempre una lotta episodica, che può aumentare di intensità e in estensione, ma non evadere dal ristretto campo dell'azione minuta contro obiettivi limitati e poco robusti. Può manifestarsi durante un conflitto armato fra due o più belligeranti e in tal caso si svolge di preferenza lontano dalle linee del fronte, ma nelle zone occupate dagli eserciti operanti, immediatamente alle spalle o sulle linee di comunicazione di uno degli avversari oppure, meno spesso, in zone lontane: quasi sempre, però, nei territori che sono stati occupati nel corso delle operazioni di guerra o che sono contesi.
Per condurre con successo una guerra di guerriglia sono necessari alcuni requisiti fondamentali:
- Una rete di comunicazione, comando, controllo e informazione (C3I) sviluppata, adattabile e flessibile. Con la dispersione e il maggior numero di unità aumenta progressivamente la necessità di comunicazioni fra di esse e con i loro comandi. In più aumenta anche la difficoltà delle comunicazioni stesse, che in genere non possono contare su una rete efficiente e sicura.
- Comandanti di unità dotati di ampia autonomia decisionale. La guerriglia non può fermarsi mai (vedi più avanti): non è possibile tenere un esercito guerrigliero fermo ad aspettare, ma è necessario tenerlo costantemente in attività. Poiché gli obiettivi militari della guerriglia sono piccoli e molto numerosi, la pianificazione centralizzata dell'attività bellica non è applicabile: è piuttosto necessario limitarsi a formulare linee d'azione generali e lasciare che siano i singoli comandanti a decidere come metterle in pratica, in base alle loro possibilità e disponibilità.
- Operare in un territorio che permetta alle proprie unità di nascondersi e di sfuggire alla ricerca nemica; come nella guerra partigiana, montagne e foreste si prestano ottimamente, come anche, in modo diverso, le città. Molto meno adatte invece sono le zone prive di ripari naturali: pianure intensamente coltivate, zone costiere o desertiche, steppe e praterie.
- L'appoggio della popolazione locale. Gli abitanti di una regione si accorgono immediatamente della presenza di forze armate estranee, perciò è impossibile nascondersi senza la loro diretta acquiescenza. Notare che è necessario che la popolazione locale sia attivamente a favore della forza guerrigliera: la semplice neutralità o non belligeranza non impedirebbe ai delatori, sempre presenti, di informare il nemico. Inoltre avere delle forze armate tanto disperse rende a dir poco problematico il rifornire le truppe, che quindi devono necessariamente dipendere in parte da rifornimenti locali, che di nuovo è impossibile ottenere senza l'appoggio popolare.
- Truppe fortemente motivate e/o con morale alto; la scarsa coesione delle forze guerrigliere, disperse e nascoste, le rende vulnerabili alle diserzioni o a degenerare in bande armate, con fenomeni di brigantaggio, contrabbando, mercenarismo. Per evitare queste derive è necessario che gli uomini siano intimamente convinti che i loro sforzi e le privazioni che affrontano sono utili e necessari. Questo implica una propaganda costante e dei periodi di inattività il più possibile brevi fra un'azione militare e l'altra.
- Un armamento leggero e facilmente trasportabile. Sono escluse dalla guerra di guerriglia le artiglierie pesanti, i mezzi corazzati e l'aviazione: la guerriglia è un'attività essenzialmente di fanteria, supportata al massimo da mortai e artiglieria leggera.
Può manifestarsi in tempo di pace e in tale caso si svolge dove condizioni ambientali e motivi ideologici ne favoriscono lo sviluppo. A preferenza nelle zone di confine, ove più direttamente e più efficacemente può alimentarla l'aiuto esterno.
Organizzazione
[modifica | modifica wikitesto]Perché la guerriglia possa raggiungere i risultati che si propone, deve essere accuratamente organizzata.
Anche se il movimento di resistenza non è sorto per iniziative sporadiche e slegate, sia pure concorrenti allo stesso fine, e le sue basi sono state gettate in precedenza, si tratta pur sempre di un fenomeno che affonda le sue radici nel sentimento popolare; le cui manifestazioni, ora spontanee ora provocate, indubbiamente risentono delle divergenze di pensiero, di giudizi, di criteri, di tendenze che caratterizzano nei tempi moderni la vita di una nazione, specie se politicamente progredita e socialmente irrequieta.
Gli sforzi iniziali perciò tendono a:
- eliminare incomprensioni, fondere le varie correnti, risolvere i contrasti;
- consolidare gli organismi sani e regolarizzarne su basi di onestà e di giustizia la solidarietà con la popolazione civile;
- evitare insorgenza e sviluppo di formazioni feudali o monopolistiche;
- passare gradualmente dal piano dell'improvvisazione a quello della organizzazione su base militare (una disciplina, una bandiera), adattando a poco a poco alla guerriglia tutti i principi che regolano la condotta delle normali operazioni di guerra (addestramento, servizi, collegamenti, norme tattiche d'impiego, ecc.), senza però creare organismi e vincoli ingombranti e per conseguenza dannosi;
- raggruppare le varie formazioni in dipendenza della necessità della lotta (tattica e geografia), evitando di secondare finalità politiche e organizzative che spesso vi contrastano e avvicinando il più possibile le unità guerrigliere a quelle minori dell'esercito regolare, unico mezzo per potenziarne capacità ed efficienza bellica;
- unificare il comando non solo al centro ma anche alla periferia, con la creazione di organismi gerarchici idonei a risolvere in maniera unitaria i problemi operativi, organizzativi e logistici: unico modo per evitare fazioni e dare al movimento carattere nazionale e di legalità;
- fare coincidere con la lotta armata dei guerriglieri l'opera attiva e passiva, non meno sabotatrice, della popolazione nelle città e nelle campagne;
- fare seguire all'opera formativa delle unità quella organizzativa del territorio, accordandosi con gli esponenti locali, epurandoli dagli elementi notoriamente infidi, stabilendovi comitati di controllo, centri informazioni, nuclei armati a difesa delle popolazioni contro violenze e soprusi e assicurandovi nuove fonti di rifornimento;
- estendere sempre più il movimento, ampliando parallelamente zone sotto il controllo guerrigliero.
Ne deriva che, lì dove la guerriglia non è soltanto un'operazione a carattere bellico, si tende sempre ad accentrare in una sola persona la direzione politica e il comando militare. Dove ciò non è possibile sorgono allora Comitati che si sforzano di raggiungere il necessario coordinamento.
Fini e scopi
[modifica | modifica wikitesto]La guerriglia non è mai fine a se stessa, ma è sempre un espediente o un ripiego temporaneo: se la guerriglia è la forma principale di attività bellica per una delle due parti in conflitto, il suo fine è sempre di prendere tempo per acquisire la capacità militare necessaria per dare battaglia in campo aperto, oppure di aumentare tanto il costo delle operazioni militari del nemico da indurlo a desistere dal conflitto. In tempi di guerra: le operazioni di un esercito (il proprio o l'alleato) che attende la battaglia decisiva per la soluzione del conflitto. In tempi di pace: l'azione politica - interna o esterna - che dovrà portare all'insurrezione generale o all'intervento armato straniero, per la conquista del potere o per il diverso assetto dei territori contesi.
Collegata a normali operazioni di guerra, ha lo scopo di:
- ostacolare l'attività dell'avversario, tenendolo costantemente in allarme e infliggendogli continue perdite negli uomini e nei mezzi;
- costringere il nemico a grandi e reiterati spiegamenti di forze, che sono così sottratte alle operazioni sulla fronte e logorate per effetto dei continui spostamenti;
- creare al nemico le più difficili condizioni di vita su un determinato territorio, costringendolo ad abbandonarlo o quanto meno a rinchiudersi nei grandi centri e a rinunciare al conseguimento (in tutto o in parte) dei suoi obiettivi: sfruttamento economico del Paese, annessione o colonizzazione, creazione di basi logistiche per alimentare operazioni belliche in corso, eccetera;
- procacciarsi il maggior numero possibile di informazioni per trasmetterle al comando dell'esercito amico;
- partecipare alle operazioni di quest'ultimo con azione diretta sul tergo del comune avversario o sul suo sistema operativo e logistico.
Organizzata in tempo di pace o in previsione di un prossimo conflitto in determinate zone di territorio nazionale o coloniale, preferibilmente di confine, con il concorso di elementi locali, la guerriglia può tendere a:
- logorare l'organizzazione civile e militare esistente;
- creare una situazione locale atta a giustificare l'intervento armato dello straniero;
- agevolare la penetrazione delle forze di quest'ultimo;
- condurre con il concorso di circostanze favorevoli - indirettamente ma praticamente - alla perdita dei territori considerati.
Organizzata, in pace o in guerra, per provocare la caduta di un determinato regime politico o la sostituzione di questo con un altro - portata cioè sul piano della "guerra civile" - la guerriglia può prefiggersi di:
- minare il morale delle forze regolari, arrecando a esse continua molestia e infliggendo ripetuti scacchi;
- ledere il prestigio del governo, sottraendo alla sua autorità e al controllo delle sue forze armate zone sempre più vaste di territorio nazionale, in modo da potervi costituire un governo di parte, che serva a legalizzare la guerriglia e a darle un carattere nazionale;
- trasformare a poco a poco l'azione isolata ed episodica in vere e proprie operazioni di guerra, dando vita a un esercito di insorti da contrapporre a quello regolare;
- condurre contro forze straniere, eventualmente intervenute a sostegno del governo legittimo, una lotta spietata e implacabile sì da rendere loro impossibile la vita o, perlomeno, tenerle in soggezione;
- estendere e approfondire sempre più il movimento in tutto il territorio nazionale e in tutti gli strati della popolazione, in modo da accelerare il processo di disintegrazione delle forze e dei poteri governativi;
- guadagnare il favore delle masse, sempre disposte a tollerare il più forte e in ultima analisi a proteggerlo e a seguirlo;
- provocare, preparare e condurre l'insurrezione generale.
Quali che possano essere gli scopi della guerriglia e le circostanze e l'ambiente in cui essa si svolge, le azioni veramente efficaci sono quelle coordinate tra loro e con l'attività operativa o politica di un esercito o di una nazione amica. Per cui gli sforzi degli organizzatori tendono sempre a:
- realizzare un comando unico di tutte le forze partecipanti alla guerriglia;
- mantenere uno stretto e costante collegamento fra il comando di queste e quello dell'esercito amico.
Ciò nonostante, la guerriglia ha scarse probabilità di successo se perde il consenso delle popolazioni in mezzo alle quali deve operare. Particolare cura è posta da parte di tutti i guerriglieri - capi e gregari - specie quando sono costretti ad agire in zone diverse dalle loro basi, a non alienarsi la simpatia e l'appoggio delle popolazioni locali, con manifestazioni di intolleranza, prepotenza e disonestà. Più che dalle armi del nemico la guerriglia potrebbe essere stroncata dalla diffidenza e dalla ostilità delle popolazioni; le quali, dopo tutto, sono proprio quelle che sopportano di questo genere di guerra i danni maggiori. Su di esse il nemico, costretto a sospettare di tutti, reagisce quasi sempre indiscriminatamente.
Allorché la guerriglia crede di potere fare a meno del favore delle popolazioni, essa può vincerne l'ostilità soltanto con il terrore e lo sterminio. Si entra quindi nel caso della "guerra civile", condotta da stranieri o da traditori al soldo dello straniero, costretti ad agire allo scoperto. Il che può rendere più agevole il compito delle truppe regolari impegnate nella controguerriglia.
La guerriglia deve inoltre operare con scopi precisi, concentrando le azioni su obiettivi redditizi e importanti, evitando atti di scarso interesse. Ciò richiede la conoscenza perfetta dell'ambiente, presupposto quindi in ogni attività guerrigliera è il funzionamento di un accurato servizio informazioni.
Legami con il terrorismo
[modifica | modifica wikitesto]Spesso giornali e mezzi di informazione confondono questi due fenomeni, in sé molto diversi. La guerriglia è diretta innanzitutto contro obiettivi militari: installazioni, strutture, depositi, presidi, vie di rifornimento, forze isolate e vulnerabili. Il terrorismo invece non ha un obiettivo tattico immediato, ma si limita a colpire a caso cercando specificamente di uccidere e ferire quanti più civili possibile, per indurre un clima di insicurezza e portare la popolazione in uno stato di malcontento tale da essere disposta ad accettare misure drastiche pur di porre fine a tale stato di cose.
Nelle città la guerriglia prende spesso di mira obiettivi (alti ufficiali e funzionari, caserme, uffici, circoli, sabotaggio di industrie e infrastrutture) che la portano ad azioni non dissimili da quelle terroristiche e che spesso provocano vittime anche fra civili. La differenza con il terrorismo in questi casi diventa più sfumata e si possono verificare casi di contiguità fra terroristi e forze guerrigliere. Anche in questo caso però le azioni di guerriglia restano dirette verso obiettivi precisi e ben definiti, la cui eliminazione è funzionale alla sconfitta finale del nemico; le azioni terroristiche invece prendono di mira per lo più obiettivi simbolici (o date storiche, oppure anniversari e ricorrenze) e colpiscono in modo da creare il massimo allarme e la massima sensazione possibile, generalmente con un gesto crudele e militarmente insensato.
Fondamenti dell'azione
[modifica | modifica wikitesto]L'intensità della guerriglia non è mai costante. Essa fa seguire a periodi di attività, periodi di attesa e di preparazione.
I periodi di attesa sono nella maggior parte dei casi imposti da condizioni climatiche avverse oppure, durante un conflitto, da necessità strategiche, per le quali il comando dell'esercito amico può ordinare la sospensione della guerriglia in tutto il territorio interessato o in una parte limitata di esso.
La preparazione è necessaria specie quando da un'organizzazione embrionale, quale può essere quella che caratterizza il movimento spontaneo della popolazione di un Paese occupato, si debba passare alla creazione di formazioni consistenti, non solo atte a rappresentare un peso notevole nella lotta ingaggiata, ma anche necessarie a evitare lo sfasciamento delle unità e la dispersione di energie insufficientemente convogliate e sfruttate.
Attese e preparazioni, però non possono essere lunghe. Il peggior nemico della guerriglia è il tempo. Stasi lunghe sono fonte di dubbi, scoraggiamenti, stanchezze, defezioni; che per essere combattuti hanno bisogno di un'azione di propaganda continua, insistente, appropriata. E nei periodi di attesa le forze della guerriglia non possono smobilitare.
La guerriglia giustifica la sua esistenza con la continuità delle sue azioni. Se la sua attività si arresta, essa ha finito di esistere; tutto il lavoro compiuto è disperso e grandi diventano per l'avversario le probabilità di averne completamente ragione.
I guerriglieri, d'altro canto, non possono deporre le armi sia pure con l'intenzione di radunarsi in tempi migliori e combattere ancora. A casa, li attenderebbe, con molta probabilità, l'arresto e la morte. Ma talvolta l'attesa è inevitabile, specie in montagna ove può essere imposta da sole ragioni climatiche.
Se la montagna è abitata, le formazioni si diluiscono su larghi spazi, ottenendo o imponendo l'ospitalità presso le popolazioni, cercando di mantenere il più che sia possibile i vincoli organici delle minori unità.
Se la montagna non offre alcuna possibilità di alloggiamento e di vita, s'impone il dilemma del trasferimento altrove delle formazioni (sempre che sia possibile) o lo scioglimento temporaneo di queste ultime.
Il trasferimento di zona, quando è possibile, non è sempre conveniente soprattutto perché viene a mancare l'intima collaborazione e la profonda solidarietà che devono esistere fra le forze della guerriglia e le popolazioni locali.
Lo scioglimento temporaneo delle unità è una soluzione alla quale gli organizzatori della guerriglia ricorrono in casi estremi, poiché essa richiede molte provvidenze per mantenere inalterata nei guerriglieri la volontà di combattere e per sostenerne l'esistenza nei casi di particolare disagio economico. Il problema dell'accantonamento e della conservazione delle armi non è semplice, data la difficoltà di costituire depositi presso i civili (timori di rappresaglie, delazioni) e l'indubbio parallelo intensificarsi dell'azione persuasiva e repressiva da parte delle forze regolari o occupanti.
In campagna e in città l'unità organica delle formazioni può essere mantenuta con un maggiore disseminamento e una più accurata mimetizzazione di queste fra le popolazioni locali; è sempre esclusa l'idea di stabilirsi a forze riunite in località da apprestare a difesa (sorta di "isole difensive") essendo questa soluzione deleteria ai fini del movimento di resistenza. I guerriglieri non sono fatti per difendersi: essi sarebbero certamente schiacciati.
Contrariamente alle normali operazioni di guerra, nelle quali i belligeranti avanzano lungo determinate direttrici strategiche e tattiche, la guerriglia conquista a sé nuovi territori e nuovi adepti espandendosi come una macchia d'olio. Ciò per la naturale tendenza che hanno le bande ad allargare sempre il loro campo d'azione, cercando sicurezza e protezione nello spazio, e per la naturale simpatia che essa provoca nelle popolazioni che avvicina, specie quando il movente ideale che la sospinge è intensamente sentito.
Ambienti operativi
[modifica | modifica wikitesto]La guerriglia può svolgersi in qualunque ambiente geografico. Tuttavia l'ambiente ideale è quello che:
- offre sicuro asilo e sufficienti risorse alle unità che la svolgono;
- permette di beneficiare del favore delle popolazioni tra le quali può scegliere con facilità gli elementi adatti - per particolare mentalità e attitudini - a rinforzare le sue file;
- consente di sviluppare moventi ideologici e correnti tradizionali di ostilità locali verso le forze occupanti o le autorità governative;
- favorisce le azioni delle piccole unità guerrigliere, ostacolando nel contempo, per insufficienza di strade e di risorse, la vita, il movimento e la manovra di grosse unità avversarie, specie le motorizzate;
- consente di usufruire di una buona copertura all'osservazione aerea;
- rende gravosa, per deficiente rete di comunicazioni e vastità di territorio, I'alimentazione delle forze nemiche.
Ciò impone un adeguato funzionamento di comandi, collegamenti, mezzi di trasporto, ecc., che solo un'accurata organizzazione centrale e periferica, tecnicamente perfetta, può consentire. Impone inoltre la presenza di comandanti minori idonei e un affiatamento perfetto con la popolazione locale. In città e nelle zone densamente popolate la guerriglia cambia totalmente di fisionomia; essa perde la sua caratteristica operativa per limitare la sua azione al ristretto campo dell'attentato e del sabotaggio.
Conflitti di guerriglia
[modifica | modifica wikitesto]Alcuni esempi di conflitti dove si è svolta attività di guerriglia:
- Rivoluzione cubana
- Guerra del Vietnam
- Conflitti arabo-israeliani
- Seconda guerra cecena
- Guerra in Afghanistan
- Conflitto del Darfur
- Conflitto armato colombiano
- Guerra in Iraq
- Insurrezione islamica nelle Filippine
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Guerriglia - Vocabolario on line, su treccani.it, Treccani (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2024).
- ^ a b (EN) Robert Brown Asprey, guerrilla warfare, su britannica.com, Encyclopædia Britannica (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2024).
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- ^ Breccia, op. cit.
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- ^ Breccia, op. cit., pp. 26 - 29.
- ^ (EN) Thomas M. Leonard, Encyclopedia of the Developing World, New York City, Routledge, 2006, p. 728.«One of the earliest proponents of guerrilla war tactics is the Chinese master of warfare, Sun Tzu.»
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- ^ Ezio Cecchini, Storia della guerriglia, Milano, Gruppo Ugo Mursia Editore, 1990, p. 21, ISBN 978-8842507536.
- ^ (EN) Joseph J. Ellis, His Excellency, Vintage Books, 2004, pp. 92 - 109, ISBN 1-4000-3253-9.
- ^ a b c d e (EN) Walter Laqueur, Guerrilla Warfare: A Historical & Critical Study, Transaction Publishers, 1976, p. 7, ISBN 978-0-7658-0406-8.
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- ^ (HR) Vjekoslav Klaić, Povijest Hrvata: Knjiga Prva, Druga, Treća, Četvrta i Peta [Storia dei croati: libro uno, due, tre, quattro e cinque], Zagreb, Matice hrvatske, 1982.
- ^ (EN) Le Loi and the Le Dynasty, su facultystaff.richmond.edu, University of Richmond. URL consultato il 21 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 21 febbraio 2015).
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- ^ (EN) Battle of Plattsburgh: Summary, su britannica.com, Encyclopædia Britannica (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2020).
- ^ (EN) War of 1812 Facts, su battlefields.org, American Battlefield Trust, 30 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 22 aprile 2020).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- AA.VV., In caso di Golpe. Manuale teorico-pratico per il cittadino di resistenza totale e di guerra di popolo, di guerriglia e di controguerriglia, Savelli, Roma, 1975
- AA.VV., La guerriglia in Italia. Documenti della resistenza militare italiana, Feltrinelli, Milano, 1969
- Alberto Bayo, Teoria e pratica della guerra di guerriglia. 150 consigli ai guerriglieri del maestro militare di Castro, Pgreco, Milano, 2019
- Col. a. s.SM Fabrizio Fiorita. Documenti - Pubblicazione SGE-G-001 della Scuola di Guerra dell'Esercito, Civitavecchia 1995, Doc. n. 6 - "La Guerriglia".
- Ernesto 'Che' Guevara (traduzione di Adele Faccio), Guerrilla, Mondadori, Milano, 1996
- Thomas Edward Lawrence (a cura di Marco Dotti e Simonetta Franceschetti), Guerriglia-Guerrilla, Stampa Alternativa, Roma, 2002 (voce "Guerrilla" scritta per l'Encyclopaedia Britannica MCMXXIX)
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Battaglia
- Bomba Molotov
- Combattimento
- Combattimento corpo a corpo
- Controguerriglia
- Forza armata irregolare
- Guerra
- Guerra di logoramento
- Guerra non convenzionale
- Imboscata
- In caso di golpe
- La guerra di guerriglia
- L'insurrezione armata
- Ordigno esplosivo improvvisato
- Piccolo manuale della guerriglia urbana
- Rastrellamento
- Sabotaggio
- TM 31-210 Improvised Munitions Handbook
- Tubo bomba
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni sulla guerriglia
- Wikizionario contiene il lemma di dizionario «guerriglia»
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla guerriglia
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- guerriglia, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Robert Brown Asprey, guerrilla warfare, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere riguardanti Guerriglia, su Open Library, Internet Archive.
- Carlos Marighella, Piccolo manuale della guerriglia urbana, PDF
- Wu Ming 4, Sui fiumi di Babilonia. Appunti sulla teoria della guerriglia di T.E. Lawrence
- Võ Nguyên Giáp, Guerra del popolo, esercito del popolo, 1961
Controllo di autorità | Thesaurus BNCF 6577 · LCCN (EN) sh85057695 · GND (DE) 4022462-4 · BNF (FR) cb11954119j (data) · J9U (EN, HE) 987007543470305171 · NDL (EN, JA) 00562419 |
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