Raimondo della Torre, divenuto patriarca di Aquileia nel 1273, diede avvio a una riforma della so... more Raimondo della Torre, divenuto patriarca di Aquileia nel 1273, diede avvio a una riforma della società: trasformò in concrete azioni di «buon governo» le idee di Bonaventura sulla servitus vista come innaturale, in controtendenza rispetto al pensiero dominante dell’epoca appoggiato invece da Tommaso e da Alberto Magno. Il patriarca Raimondo non solo promosse la liberazione dei servi di masnada, ma li accolse nella Chiesa di Aquileia dando loro un lavoro e trasformandoli in ministeriali. La riforma della società si accompagnò ad una riforma della Chiesa: convocò un concilio provinciale ad Aquileia (1282) che vide la partecipazione di 14 vescovi suffraganei (o dei loro rappresentanti) provenienti da Veneto, Trentino e Istria. Il concilio promulgò undici canoni riguardanti la disciplina del clero e dei fedeli; ribadì la libertà della Chiesa dalle ingerenze dei laici e sancì pene severe per coloro che fossero coinvolti nel rapimento dei vescovi e dei prelati. L’opera è corredata dall'edizione critica degli atti del concilio di Aquileia, studiati, commentati e messi a confronto con le costituzioni del cardinal legato Latino Malabranca.
Enrico di Castiglia è un caso emblematico di cavaliere e principe alla ricerca di una signoria. D... more Enrico di Castiglia è un caso emblematico di cavaliere e principe alla ricerca di una signoria. Dopo aver guidato senza successo una ribellione nobiliare contro il celebre fratello Alfonso X el Sabio (1252-1284) re di Castiglia, prese la via dell’esilio. Barcellona, Londra e Tunisi furono le mete dei suoi viaggi. In Africa guadagnò grandi onori e ricchezze combattendo con i suoi cavalieri al servizio del sultano di Tunisi, che nel 1258 si era proclamato califfo. Venuto a sapere della spedizione angioina volta alla conquista del regno di Sicilia, il principe castigliano prestò la somma di 40.000 once d’oro a Carlo d’Angiò chiedendo come interesse in caso di vittoria la concessione di una signoria. La vittoria angioina di Benevento tuttavia lo lasciò a mani vuote e, dopo alcuni incontri, infruttuosi, con il papa e con Carlo d’Angiò, Enrico accettò l’elezione a senatore di Roma. Governò il comune capitolino sostenendo il “popolo” contro le aspirazioni nobiliari e angioine. Sottomise all’autorità comunale diversi centri del Patrimonium Beati Petri con la diplomazia o con la forza delle armi. Nel 1267 si schierò dalla parte di Corradino che scendeva in Italia per reclamare l’eredità paterna del regno di Sicilia, e utilizzò l’arma della propaganda politica (poesia di argomento politico, cerimonie pubbliche, laudes regiae) per sostenere la sua causa, denigrare Carlo d’Angiò e trovare nuovi alleati. Nel frattempo anche la corte papale metteva in atto una propaganda contraria al principe Enrico e favorevole a Carlo d’Angiò, in particolare con i sermoni del cardinale francese Odo da Châteauroux, che dipingeva Enrico di Castiglia, Corradino e il sultano di Babilonia come i tre spiriti immondi dell’Apocalisse e presentava invece il fratello del re di Francia come campione e difensore della Chiesa e del popolo cristiano. I due piani si intersecano in occasione della battaglia di Tagliacozzo presentata dalla propaganda di Enrico come una facile vittoria per Corradino e tutti coloro che avessero militato sotto le sue bandiere, e vissuta invece momento per momento dal cardinale francese a causa delle notizie, ora cattive, poi confuse e infine buone, che man mano arrivavano alla corte papale. Giustiziato Corradino nella pubblica piazza, Enrico fu condannato all’ergastolo. Dopo 23 anni di prigionia verrà liberato da Carlo II lo Zoppo e, tornato prima a Tunisi e poi in patria, divenne principe-reggente al trono di Castiglia-Leon per il nipotino Fernando IV.
Alfonso X el Sabio re di Castiglia e Leon (1252-1284), grande riformatore del diritto e mecenate ... more Alfonso X el Sabio re di Castiglia e Leon (1252-1284), grande riformatore del diritto e mecenate delle scienze e della cultura, è stato uno dei più famosi monarchi dell’età medievale. Da diversi decenni si studia la sua produzione giuridica, letteraria, musicale e artistica. La sua vasta cultura, che lo rendeva degno erede dello zio Federico II di Svevia, lo portò fin dai primi anni del suo regno a cercare un ruolo da protagonista nello scacchiere europeo, prima con il progetto di una grande crociata in Africa settentrionale, poi con il sogno di cingere la corona del Sacro Romano Impero e di raccogliere l’eredità sveva. L’Autore accende i riflettori su un tema tralatizio della storiografia spagnola suggerendo prospettive e interpretazioni innovative del fecho del Imperio. Mentre gran parte degli storici spagnoli vedono nel sogno imperiale del rey Sabio un tentativo di estendere l’egemonia castigliana sugli altri regni iberici, l’Autore coglie il desiderio di universalità del re castigliano ricostruendo passo passo le relazioni diplomatiche con il papa, i monarchi europei, i principi tedeschi e, soprattutto, con i signori e i comuni italiani, che videro in Alfonso imperatore una speranza di riscossa contro il potere angioino nell’Italia centro-settentrionale. In questo saggio si mette in risalto non solo il punto di vista di Alfonso X, ma anche quello di ogni singolo signore, podestà o capo-fazione ricostruendone l’esperienza politica, le ambizioni, le aspettative e le speranze nell’alleanza con Alfonso X. Il re vedeva in essi la via per arrivare alla corona imperiale e per ottenere una solida base di potere in Italia. In questa impresa investì un enorme capitale in risorse finaziarie, militari, umane e di comunicazione politica. L’apparato propagandistico di cui Alfonso si servì fu degno della sua fama: solenni cerimonie feudali, opere pubbliche e artistiche, musica e poesia di argomento politico sono solo alcuni esempi, messi in luce e analizzati nell’opera. La ricerca, che vuol portare un contributo su un tema dibattuto, è stata condotta utilizzando un’ampia gamma di fonti storiche di diversa natura e documenti editi e inediti provenienti da diversi archivi italiani e spagnoli.
Oggi è impensabile vivere nella società senza curare la propria immagine nelle relazioni con gli ... more Oggi è impensabile vivere nella società senza curare la propria immagine nelle relazioni con gli altri. Ne sono consapevoli i politici che fanno della costruzione d’immagine e della comunicazione gli strumenti chiave per l’ascesa al potere. Queste tecniche, unite a un linguaggio codificato di simboli, sono spesso in relazione ai mass media, alla pubblicità, al marketing. Non sono tuttavia invenzioni dei nostri giorni: esistevano già nel medioevo. Certo non c’erano internet, televisione o radio e l’apparato simbolico era diverso rispetto al nostro, ma lo scopo era lo stesso. L’Autore, dopo un’accurata ricerca, presenta in quest’opera la figura di Raimondo della Torre, milanese del XIII secolo, e le strategie comunicative che mette in atto per affermare il suo potere di principe e patriarca di Aquileia. Raimondo diventa patriarca nel 1273 e si trova subito a dover risolvere problemi politici ed economici in un territorio nuovo come il Friuli, con soggetti politici differenti rispetto alla Lombardia comunale. Forte dell’esperienza politica e diplomatica maturata al servizio della sua famiglia, i della Torre, signori di Milano prima dei Visconti, Raimondo unisce a concrete azioni di “buon governo” una solida comunicazione politica: crea un’efficiente cancelleria, dà più visibilità alle cerimonie feudali e religiose, utilizza una simbologia ispirata alle Sacre Scritture, governa senza scindere la politica dalla fede religiosa, compie numerosi viaggi con un apparato sfarzoso e si serve di collaboratori fidati spesso milanesi e lombardi. Costruisce nuovi palazzi, torri, vie, piazze, chiese; si serve di monete, affreschi, opere tessili, della poesia e del teatro per diffondere il suo messaggio politico. La sua comunicazione non tralascia nessuno: si interessa degli umili come dei ricchi, dei nobili, dei signori, re e principi confinanti. Questo gli permette di governare saldamente il principato aquileiese e di creare una solida immagine di sé come principe.
espanolLa caida de San Juan de Acre indujo a Fidenzio de Padova y a Raimundo Lulio a encontrar un... more espanolLa caida de San Juan de Acre indujo a Fidenzio de Padova y a Raimundo Lulio a encontrar una solucion para la Tierra Santa. Fidenzio en su Liber Recuperationis Terrae Sanctae elaboro un plan estrategico para la reconquista della Ultramar con la nueva figura del soldado cristiano, el pugil Christi, y del comandante-administrador, el "dux", dotado de valor militar y de virtudes cristianas. Raimundo Lulio en su Liber de passagio propuso, por el contrario, una solucion militar menos detallada pero mas incisiva en vista de la conquista de la Tierra Santa, que no se agota en la reconquista misma sino que crea las condiciones adecuadas para la predicacion a los musulmanes y consiente la libre conversion al cristianismo, negada esta ultima en los territorios serracenos. EnglishThe fall of St. John of Acre moved Fidentius of Padua and Ramon Llull to work out a solution for the Holy Land. Fidentius, in his Liber Recuperationis Terrae Sanctae put together a strategic plan for r...
Nel XIII secolo entra in crisi l'istituzione dell'Impero: il potere politico di cui esso ... more Nel XIII secolo entra in crisi l'istituzione dell'Impero: il potere politico di cui esso e depositario si frantuma in poteri limitati e particolari. In questo lavoro voglio mettere a confronto due percorsi di potere locale: da una parte la signoria della famiglia della Torre a Milano, una delle prime in Italia, punto di arrivo della lotta contro l'Impero per le liberta comunali; dall'altra i giudicati della Sardegna, istituzione derivante dalla disso- luzione dell'Impero Bizantino nell'isola. Di tutti e due esamino le modalita dell’acquisizione del potere, il contesto in cui hanno operato, il rapporto tra citta e contado, la funzione del "popolo" nell'attribuzione del potere, la necessita di una legittimazione da parte dell'autorita imperiale. / ENGLISH: In the 13th century the Empire as political institution was in a state of crisis. The Holy Roman German Empire and the Byzantine Empire were reshaped by extensive fragmentation into regional...
Raimondo della Torre, divenuto patriarca di Aquileia nel 1273, diede avvio a una riforma della so... more Raimondo della Torre, divenuto patriarca di Aquileia nel 1273, diede avvio a una riforma della società: trasformò in concrete azioni di «buon governo» le idee di Bonaventura sulla servitus vista come innaturale, in controtendenza rispetto al pensiero dominante dell’epoca appoggiato invece da Tommaso e da Alberto Magno. Il patriarca Raimondo non solo promosse la liberazione dei servi di masnada, ma li accolse nella Chiesa di Aquileia dando loro un lavoro e trasformandoli in ministeriali. La riforma della società si accompagnò ad una riforma della Chiesa: convocò un concilio provinciale ad Aquileia (1282) che vide la partecipazione di 14 vescovi suffraganei (o dei loro rappresentanti) provenienti da Veneto, Trentino e Istria. Il concilio promulgò undici canoni riguardanti la disciplina del clero e dei fedeli; ribadì la libertà della Chiesa dalle ingerenze dei laici e sancì pene severe per coloro che fossero coinvolti nel rapimento dei vescovi e dei prelati. L’opera è corredata dall'edizione critica degli atti del concilio di Aquileia, studiati, commentati e messi a confronto con le costituzioni del cardinal legato Latino Malabranca.
Enrico di Castiglia è un caso emblematico di cavaliere e principe alla ricerca di una signoria. D... more Enrico di Castiglia è un caso emblematico di cavaliere e principe alla ricerca di una signoria. Dopo aver guidato senza successo una ribellione nobiliare contro il celebre fratello Alfonso X el Sabio (1252-1284) re di Castiglia, prese la via dell’esilio. Barcellona, Londra e Tunisi furono le mete dei suoi viaggi. In Africa guadagnò grandi onori e ricchezze combattendo con i suoi cavalieri al servizio del sultano di Tunisi, che nel 1258 si era proclamato califfo. Venuto a sapere della spedizione angioina volta alla conquista del regno di Sicilia, il principe castigliano prestò la somma di 40.000 once d’oro a Carlo d’Angiò chiedendo come interesse in caso di vittoria la concessione di una signoria. La vittoria angioina di Benevento tuttavia lo lasciò a mani vuote e, dopo alcuni incontri, infruttuosi, con il papa e con Carlo d’Angiò, Enrico accettò l’elezione a senatore di Roma. Governò il comune capitolino sostenendo il “popolo” contro le aspirazioni nobiliari e angioine. Sottomise all’autorità comunale diversi centri del Patrimonium Beati Petri con la diplomazia o con la forza delle armi. Nel 1267 si schierò dalla parte di Corradino che scendeva in Italia per reclamare l’eredità paterna del regno di Sicilia, e utilizzò l’arma della propaganda politica (poesia di argomento politico, cerimonie pubbliche, laudes regiae) per sostenere la sua causa, denigrare Carlo d’Angiò e trovare nuovi alleati. Nel frattempo anche la corte papale metteva in atto una propaganda contraria al principe Enrico e favorevole a Carlo d’Angiò, in particolare con i sermoni del cardinale francese Odo da Châteauroux, che dipingeva Enrico di Castiglia, Corradino e il sultano di Babilonia come i tre spiriti immondi dell’Apocalisse e presentava invece il fratello del re di Francia come campione e difensore della Chiesa e del popolo cristiano. I due piani si intersecano in occasione della battaglia di Tagliacozzo presentata dalla propaganda di Enrico come una facile vittoria per Corradino e tutti coloro che avessero militato sotto le sue bandiere, e vissuta invece momento per momento dal cardinale francese a causa delle notizie, ora cattive, poi confuse e infine buone, che man mano arrivavano alla corte papale. Giustiziato Corradino nella pubblica piazza, Enrico fu condannato all’ergastolo. Dopo 23 anni di prigionia verrà liberato da Carlo II lo Zoppo e, tornato prima a Tunisi e poi in patria, divenne principe-reggente al trono di Castiglia-Leon per il nipotino Fernando IV.
Alfonso X el Sabio re di Castiglia e Leon (1252-1284), grande riformatore del diritto e mecenate ... more Alfonso X el Sabio re di Castiglia e Leon (1252-1284), grande riformatore del diritto e mecenate delle scienze e della cultura, è stato uno dei più famosi monarchi dell’età medievale. Da diversi decenni si studia la sua produzione giuridica, letteraria, musicale e artistica. La sua vasta cultura, che lo rendeva degno erede dello zio Federico II di Svevia, lo portò fin dai primi anni del suo regno a cercare un ruolo da protagonista nello scacchiere europeo, prima con il progetto di una grande crociata in Africa settentrionale, poi con il sogno di cingere la corona del Sacro Romano Impero e di raccogliere l’eredità sveva. L’Autore accende i riflettori su un tema tralatizio della storiografia spagnola suggerendo prospettive e interpretazioni innovative del fecho del Imperio. Mentre gran parte degli storici spagnoli vedono nel sogno imperiale del rey Sabio un tentativo di estendere l’egemonia castigliana sugli altri regni iberici, l’Autore coglie il desiderio di universalità del re castigliano ricostruendo passo passo le relazioni diplomatiche con il papa, i monarchi europei, i principi tedeschi e, soprattutto, con i signori e i comuni italiani, che videro in Alfonso imperatore una speranza di riscossa contro il potere angioino nell’Italia centro-settentrionale. In questo saggio si mette in risalto non solo il punto di vista di Alfonso X, ma anche quello di ogni singolo signore, podestà o capo-fazione ricostruendone l’esperienza politica, le ambizioni, le aspettative e le speranze nell’alleanza con Alfonso X. Il re vedeva in essi la via per arrivare alla corona imperiale e per ottenere una solida base di potere in Italia. In questa impresa investì un enorme capitale in risorse finaziarie, militari, umane e di comunicazione politica. L’apparato propagandistico di cui Alfonso si servì fu degno della sua fama: solenni cerimonie feudali, opere pubbliche e artistiche, musica e poesia di argomento politico sono solo alcuni esempi, messi in luce e analizzati nell’opera. La ricerca, che vuol portare un contributo su un tema dibattuto, è stata condotta utilizzando un’ampia gamma di fonti storiche di diversa natura e documenti editi e inediti provenienti da diversi archivi italiani e spagnoli.
Oggi è impensabile vivere nella società senza curare la propria immagine nelle relazioni con gli ... more Oggi è impensabile vivere nella società senza curare la propria immagine nelle relazioni con gli altri. Ne sono consapevoli i politici che fanno della costruzione d’immagine e della comunicazione gli strumenti chiave per l’ascesa al potere. Queste tecniche, unite a un linguaggio codificato di simboli, sono spesso in relazione ai mass media, alla pubblicità, al marketing. Non sono tuttavia invenzioni dei nostri giorni: esistevano già nel medioevo. Certo non c’erano internet, televisione o radio e l’apparato simbolico era diverso rispetto al nostro, ma lo scopo era lo stesso. L’Autore, dopo un’accurata ricerca, presenta in quest’opera la figura di Raimondo della Torre, milanese del XIII secolo, e le strategie comunicative che mette in atto per affermare il suo potere di principe e patriarca di Aquileia. Raimondo diventa patriarca nel 1273 e si trova subito a dover risolvere problemi politici ed economici in un territorio nuovo come il Friuli, con soggetti politici differenti rispetto alla Lombardia comunale. Forte dell’esperienza politica e diplomatica maturata al servizio della sua famiglia, i della Torre, signori di Milano prima dei Visconti, Raimondo unisce a concrete azioni di “buon governo” una solida comunicazione politica: crea un’efficiente cancelleria, dà più visibilità alle cerimonie feudali e religiose, utilizza una simbologia ispirata alle Sacre Scritture, governa senza scindere la politica dalla fede religiosa, compie numerosi viaggi con un apparato sfarzoso e si serve di collaboratori fidati spesso milanesi e lombardi. Costruisce nuovi palazzi, torri, vie, piazze, chiese; si serve di monete, affreschi, opere tessili, della poesia e del teatro per diffondere il suo messaggio politico. La sua comunicazione non tralascia nessuno: si interessa degli umili come dei ricchi, dei nobili, dei signori, re e principi confinanti. Questo gli permette di governare saldamente il principato aquileiese e di creare una solida immagine di sé come principe.
espanolLa caida de San Juan de Acre indujo a Fidenzio de Padova y a Raimundo Lulio a encontrar un... more espanolLa caida de San Juan de Acre indujo a Fidenzio de Padova y a Raimundo Lulio a encontrar una solucion para la Tierra Santa. Fidenzio en su Liber Recuperationis Terrae Sanctae elaboro un plan estrategico para la reconquista della Ultramar con la nueva figura del soldado cristiano, el pugil Christi, y del comandante-administrador, el "dux", dotado de valor militar y de virtudes cristianas. Raimundo Lulio en su Liber de passagio propuso, por el contrario, una solucion militar menos detallada pero mas incisiva en vista de la conquista de la Tierra Santa, que no se agota en la reconquista misma sino que crea las condiciones adecuadas para la predicacion a los musulmanes y consiente la libre conversion al cristianismo, negada esta ultima en los territorios serracenos. EnglishThe fall of St. John of Acre moved Fidentius of Padua and Ramon Llull to work out a solution for the Holy Land. Fidentius, in his Liber Recuperationis Terrae Sanctae put together a strategic plan for r...
Nel XIII secolo entra in crisi l'istituzione dell'Impero: il potere politico di cui esso ... more Nel XIII secolo entra in crisi l'istituzione dell'Impero: il potere politico di cui esso e depositario si frantuma in poteri limitati e particolari. In questo lavoro voglio mettere a confronto due percorsi di potere locale: da una parte la signoria della famiglia della Torre a Milano, una delle prime in Italia, punto di arrivo della lotta contro l'Impero per le liberta comunali; dall'altra i giudicati della Sardegna, istituzione derivante dalla disso- luzione dell'Impero Bizantino nell'isola. Di tutti e due esamino le modalita dell’acquisizione del potere, il contesto in cui hanno operato, il rapporto tra citta e contado, la funzione del "popolo" nell'attribuzione del potere, la necessita di una legittimazione da parte dell'autorita imperiale. / ENGLISH: In the 13th century the Empire as political institution was in a state of crisis. The Holy Roman German Empire and the Byzantine Empire were reshaped by extensive fragmentation into regional...
espanolConstanza di Saluzzo, proveniente de una antigua familia senorial subalpina y emparentada ... more espanolConstanza di Saluzzo, proveniente de una antigua familia senorial subalpina y emparentada con el Rey de Aragon, se desposaba alla por el 1328 con Pedro, heredero del trono del reino-juzgado de Arborea. Su gobierno fue un gobierno de paz, en el que se dedicaron con empeno al mejoramiento del reino. Fundaron un monasterio de Clarisas en el 1343 para el que obtuvieron diversos privilegios de los Papas. A traves de la documentacion existente, editada e inedita, se ha querido sacar a la luz, las diversas fases de la fundacion de aquel monasterio que vio la comunidad clariana residente, primero en la Iglesia de San Vicente y posteriormente, una vez finalizados los trabajos, en aquella que fue de la de Santa Clara. La fundacion del monasterio procuraba no solo un posible lugar de retiro para los reyes, sino que, ademas, garantizaba la oracion de las Clarisas, a la cual se le daba un valor civil y politico muy importante: su oracion a favor de la real pareja y de la salvacion del rei...
Raimondo della Torre, divenuto patriarca di Aquileia nel 1273, diede avvio a una riforma della so... more Raimondo della Torre, divenuto patriarca di Aquileia nel 1273, diede avvio a una riforma della societa: trasformo in concrete azioni di «buon governo» le idee di Bonaventura sulla servitus vista come innaturale, in controtendenza rispetto al pensiero dominante dell’epoca appoggiato invece da Tommaso e da Alberto Magno. Il patriarca Raimondo non solo promosse la liberazione dei servi di masnada, ma li accolse nella Chiesa di Aquileia dando loro un lavoro e trasformandoli in ministeriali. La riforma della societa si accompagno ad una riforma della Chiesa: convoco un concilio provinciale ad Aquileia (1282) che vide la partecipazione di 14 vescovi suffraganei (o dei loro rappresentanti) provenienti da Veneto, Trentino e Istria. Il concilio promulgo undici canoni riguardanti la disciplina del clero e dei fedeli; ribadi la liberta della Chiesa dalle ingerenze dei laici e sanci pene severe per coloro che fossero coinvolti nel rapimento dei vescovi e dei prelati. L’opera e corredata dall...
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