Papers by Fabrizio Melodia
Era cinema fatto bene, non tutto, ma aveva delle perle che il mondo ci invidiava. Era venduto ben... more Era cinema fatto bene, non tutto, ma aveva delle perle che il mondo ci invidiava. Era venduto benissimo in tutto il mondo, poi è successo che: 1. la televisione, cominciarono a trasmettere reti private che tempestavano di film (io sono cresciuto con quelle televisioni); 2. molti cominciavano a fare film brutti credendo che il pubblico fosse idiota; 3. il cinema di genere di oltre oceano stava migliorando la distribuzione ed aumentava la spettacolarità", (Mariano Equizzi, a proposito delle vicende del cinema di genere in Italia, in una intervista rilasciata a Emiliano Farinella per Delos.com). L'Italia è un paese strano, anomalo e particolarmente selvaggio. Spesso, a parziale giustificazione delle problematiche che lo affliggono, si usa ben dire "Siamo in Italia", come a definire tale luogo come la natura stessa di ogni magagna. Anche per quanto riguarda il cinema italiano, la situazione non è di certo diversa, semmai persino drammatica. Il nostro cinema non è di certo come quello statunitense, che già nella madrepatria viene pensato nientemeno che come un ramo dell'industria del paese a stelle e strisce, che impiega molto personale e richiede altissime qualifiche professionali, sostenuto da una distribuzione capillare e da un frastuono pubblicitario normalmente senza precedenti, soprattutto per le grosse produzioni. In Italia, lo dico a malincuore, s'importano l' 80% del prodotto cinematografico e televisivo, il restante, per fortuna, soprattutto in questi ultimi anni, sta avendo un buon apporto con la nascita di alcune società di produzione cinematografica e televisiva (come la romana TAODUE, produttrice anche per il mercato estero, di serie televisive, qui da noi chiamate "fiction", molto quotate ed apprezzate sul mercato estero, una su tutte "Distretto di polizia" e "RIS -Delitti imperfetti"), oltre che a coraggiosi tentativi indipendenti che apportano al nostro prodotto interno una buona dose di adrenalina e speranza. La fantascienza, come spesso asseriva il buon Franco Lucentini, in Italia non aveva mai trovato un buon terreno, purtroppo appare risibile che un disco volante atterri a Lucca, se gli alieni volessero conquistare il mondo, è meglio che si trasferiscano in uno Stato che sulla scacchiera del mondo possa contare qualcosa. Dino Buzzati e Italo Calvino avevano tentato una risposta concreta a questa pesante affermazione ma senza molto successo, la fantascienza in Italia doveva rimanere un genere proprio dei britannici e degli americani, non poteva essere altrimenti. Eppure nonostante tutto, alcuni coraggiosi si cimentarono non solo a livello letterario, con alterne fortune, ma anche a livello cinematografico l'apporto fu maggiore di quanto di potesse anche solo ipotizzare e questi indomiti pionieri della nuova frontiera fantascientifica italiana avrebbero poi aperto il sentiero per arrivare alle realizzazioni del film "Nirvana" (1997) di Gabriele Salvatores, di cui ho già ampiamente parlato in una nota precedente, che avrebbe costituito un buona rampa di lancio per il nuovo cinema italiano fantascientifico degli anni 2000. E' il periodo delle produzioni indipendenti, che si contrappongono ai cinepanettoni e a un certo cinema d'autore italiano di qualità che comunque ben poco regala al cinema di genere. L'evoluzione delle tecnologie informatiche per il montaggio e la post produzione consentono di realizzare scene fantascientifiche anche alle piccole case di produzione o addirittura agli amatori. Mancando tuttavia la capacità di promuovere e distribuire queste opere, i titoli prodotti rimangono relativamente pochi e raramente riescono ad andare oltre il cortometraggio. Tra le produzioni non commerciali, dalla fine degli anni novanta, spiccano quelle di Mariano Equizzi, non prive di influenze cyberpunk. Ecco a tale proposito, cosa pensa di lui Valerio Evangelisti, in una dichiarazione rilasciata in occasione del Future Film Festival di Bologna, nel 2001, quando presentò il film di Mariano Equizzi tratto dal suo romanzo "R.A.C.H.E.": "Oggi Equizzi comincia a essere riconosciuto e stimato quasi quanto merita. Influenzato dalla narrativa cyberpunk, non si è limitato a realizzare film ispirati al filone, sulla scia delle produzioni anglosassoni talora pessime (Tron, Il tagliaerbe) e
Il Re del Terrore non ha mai avuto una vita facile, anche senza prendere in considerazione le sue... more Il Re del Terrore non ha mai avuto una vita facile, anche senza prendere in considerazione le sue vicende cartacee, ma solo la sua vita editoriale. Nato nel 1962 dalla fantasia delle sorelle Giussani, il nostro Eroe in Nero mostrava delle caratteristiche per le quali fu ampiamente perseguito in sede legale, con sequestri direttamente perpetrati alla casa editrice, attività censorie e querele a non finire. Assassino e ladro, ben poco rispettoso della morale dei benpensanti, spietato contro coloro che lo minacciano, Diabolik ama indefessamente la bionda Eva Kant senza essere sposato, ricambiato totalmente da costei, che si rivela una donna colta, intelligentissima al pari suo, altrettanto spietata e determinata nel proteggere il proprio compagno nonché complice di una vita condotta sul filo del rasoio e sempre in fuga, vivendo in quello che la società buona definisce "peccato". Non fu il primo certamente a subire le maglie e le forbici censorie. Nel ventennio fascista, come ho già accennato in altri post, il Ministero della Cultura Popolare del Fascismo, meglio conosciuto come MinCulPop, fece sentire sempre e pesantemente la propria voce, vietando l'importazione di materiale da paesi non allineati e tagliando spesso le gambe agli autori nostrani, come il buon Ugolino Cossu, autore del volitivo "Dick Fulmine", definito dal ministero "impossibile che sia un prodotto italiano". Cossu, in tutta risposta, si recò al MinCulPop e, dinanzi alla sbalordita commissione, disegnò in diretta delle tavole del fumetto incriminato. Per non parlare dell'audace "Pantera bionda", versione femminile di Tarzan tutta italiana, la quale passò i suoi guai censori a causa delle gonnelline tigrate un po' troppo osè, un destino che sarebbe toccato nel nostro Paese anche alla recente aliena "Lamù, la ragazza dello spazio", dai lunghi capelli verdi e dal bikini tigrato, la quale ebbe il non trascurabile privilegio di esibire il primo topless dell'animazione qui in Italia, se si escludono quelli della Fujiko Mine di "Lupin III", peraltro già censurati nella versione originale. Il compianto Aurelio Galleppini, in arte "Galep", storico "papà" grafico del celebre ranger Tex Willer, rammentava come fu costretto dall'autorità scolastica della scuola dove insegnava a strappare pubblicamente davanti agli alunni molti albi a fumetti, alcuni dei quali realizzati da lui in persona. L'altro papà di Tex Willer, Gianluigi Bonelli, ricordava spesso come la censura intervenisse pesantemente sui dialoghi delle storie ritenuti un po' troppo forti. Tutto ciò sempre all'insegna del vecchio e mai sopito adagio che vede il fumetto solo roba per bambini, un mostro culturale che vede i teneri virgulti come anime innocenti prive di ogni capacità di raziocinio, da proteggere da ogni possibile cattiva influenza esterna. E le istituzioni dell'Italia repubblicana e democratica non hanno facilitato una maturazione culturale difficile e necessaria, non mettendo mai mano alle leggi della censura fascista, tuttora in vigore, e solo in tempi recenti, è stata riconosciuta al fumetto la pari dignità della letteratura, in quanto cultura e non semplice "svago". E' pure opinabile lo snobismo con il quale la nostra cattolicissima e contadina cultura guarda al tempo libero dedicato a nutrire e svagare la mente, quasi un "peccato mortale", condannato fin dal medioevo e ricordato molto bene da Umberto Eco nei suoi scritti sulla risata e nel romanzo "Il nome della rosa". Ritornando a noi, la nascita di Diabolik coincide con un bisogno di liberazione perfettamente accolto dal pubblico italiano, per la maggior parte lavoratori pendolari milanesi, che ogni mese prenotavano nelle edicole delle stazioni metropolitane gli albi formato tascabile, unico nel suo genere, che Angela Giussani aveva pensato proprio per il target prefissato, un autentico colpo di genio che si rivelerà vincente. L'onda diabolika avrebbe scatenato altre onde di riflusso, più o meno riuscite, tra queste vorrei ricordare quelle prodotte dalla premiata coppia Max Bunker, al secolo Luciano Secchi, e Roberto Raviola, meglio noto come Magnus, indiscusso maestro del fumetto italiano, di cui in questi giorni a Bologna si tiene una mostra delle sue tavole. Il dinamico duo, dal modo di narrare sanguigno e viscerale che tanto piace oggi a registi quali Quentin Tarantino e Robert Rodriguez, crea il terribile "Kriminal" (1964) e, nel dicembre dello
A volte è strano essere un enciclopedista, soprattutto per quanto riguardo l'immaginario. Come si... more A volte è strano essere un enciclopedista, soprattutto per quanto riguardo l'immaginario. Come si può parlare infatti di "enciclopedia", "sapere concluso", come un orto dove regna solo il principio ordinatore, dove tutto è come un armadio ben ordinato e incasellato, dove le camicie stanno nel loro bellissimo cassettone, i calzini nel cassetto in basso a sinistra, le camicie appese da un lato e le giacche dall'altro, le scarpe in basso a sinistra. In questo ipotetico armadio, chiunque può trovare ciò che gli serve, fare abbinamenti inusuali o rimanere nella sobrietà, oppure stravolgere ogni tipo di vestiario, ma sempre all'insegna dell'ordine, del rigore e della catalogazione. A tale fine, si può paragonare la Cultura a un armadio ben ordinato, esattamente come ordinato e delimitato chiaramente risulta essere quello del linguaggio, un armadio a muro da cui tutti attingono e i vestiti sono a disposizione di tutti ma non di proprietà. L' uso diverso dei capi di vestiario, magari alcuni persino fatti a mano, altri semplicemente prodotti industrialmente, genera quello che noi chiamiamo scambio di parole, ovvero il discorso, il rapporto dialettico con noi stessi (lo specchio) e l'altra persona che riveste se stesso in modo diverso, ma sempre su un registro comune. Persino i gothic, i punk o i metal, si muovono su registri di linguaggio strutturati e condivisi, anche se in modo diverso dal concetto di perfezione, proporzione e chiarezza. Il linguaggio è un armadio che permette di vestirsi in modo diverso ogni giorno senza nemmeno la fatica di spendere denaro, è di tutti, per tutti e ci rende diversi anche nella totale e reciproca comprensione. Ma cosa accadrebbe con una specie che non condivide il medesimo armadio? Non solo che non usa camicie, scarpe, sciarpe, pantaloni o che altro, ma proprio che non usa vestirsi? E' l'esperienza analoga accaduta al capitano Jean Luc Picard, comandante della nave stellare USS Enterprise D, durante una delle sue più difficili missioni diplomatiche (avvenuta nel 1 episodio della quinta stagione della serie televisiva "Star Trek: The Next Generation"). Una razza aliena, meglio nota come "i figli di Tama", ha lanciato un segnale continuo captato dalla Federazione dei Pianeti Uniti, immediatamente viene inviata l' Enterprise per stabilire un incontro con questa specie, già avvenuto un primo tentativo in precedenza andato a vuoto a causa dell'incomprensibilità del linguaggio dei Tamariani. Dove ha fallito l'avanzatissimo software di traduzione, ecco arrivare l'impresa diretta. L'Enterprise stabilisce il contatto e Jean Luc Picard, coadiuvato dai suoi compagni, tenta in tutti i modi di comunciare concretamente con il comandante tamariano, di nome Dathon. Essi hanno una vaga forma rettiloide, ma senza squame e hanno occhi profondi ed espressivi, oltre a dita lunghe alle mani, e vestono molto sobriamente, oltre ad avere un avanzatissimo grado di progresso tecnologico. Al linguaggio articolato degli umani, i Tamariani rispondono con frasi come "Raj e Jiri a Lounga!", "Temark, il fiume, durante l'inverno", "Shaiza, la corte del silenzio", "Mirab, le sue vele spiegate", rimanendo assolutamente incomprensibili e lasciando frustrati gli interlocutori. Alla fine, il comandante Dathon, rivolgendosi al suo primo ufficiale, ha come un'idea, la illustra dicendo: "Darmok e Jalad a Tanagra". Nonostante la fiera opposizione del preoccupatissimo primo ufficiale tamariano, un'onda di teletrasporto trasferisce istantaneamente Picar e Dathon sul pianeta El Adrel, un luogo molto simile alla Terra e particolarmente ricco di vegetazione boschiva e di strane creature. A niente valgono i tentativi del primo ufficiale William Riker di riportare Picard a bordo, in quanto i Tamariani hanno stabilito uno scudo in grado di bloccare i raggi del teletrasporto. Sul pianeta Picard e Dathon devono collaborare fianco a fianco per sopravvivere, contro una creatura fatta di pura energia e particolarmente aggressiva. Durante un primo scontro con la creatura, Dathon dice a Picard: "Uzani, il suo esercito a Laskmir", aggiungendo poi "Uzani, il suo esercito con la mano aperta" e successivamente, indicando la
Alcune cose che so riguardo alla serie televisiva "The Outer Limits" di Fabrizio Astrofilosofo Me... more Alcune cose che so riguardo alla serie televisiva "The Outer Limits" di Fabrizio Astrofilosofo Melodia "Non c'è nulla di rotto nel vostro televisore. Non cercate di aggiustare l'immagine. Noi stiamo controllando la trasmissione... Noi controlleremo il segnale orizzontale. Noi controlleremo il segnale verticale. Possiamo cambiare la messa a fuoco per rendere le immagini soffuse, o farle diventare di una chiarezza cristallina. Per la prossima ora, e noi controlleremo tutto ciò che vedrete e sentirete... State per partecipare a una grande avventura. State per sperimentare il timore e il mistero che vi giungono dalle profondità della mente per arrivare... oltre i limiti", minaccia la scatola parlante, per tutti coloro che il 16 settembre 1963 avessero avuto un apparecchio televisivo sintonizzato. Un'invasione aliena? Un complotto globale? Nessun telespettatore avrebbe mai potuto affermarlo con assoluta certezza, in quanto, con un espediente che avrebbe fatto invidia al George Orwell del "Grande Fratello", sullo schermo si sarebbero alternati gli effetti altalenanti di un oscilloscopio a clip smozzicate, a tratti soffuse, recanti immagini strabilianti, alcune persino sconvolgenti. Era arrivata sugli schermi televisivi delle famiglie americane una serie degnamente ispirata dall'arcinota "Ai confini della realtà", con la differenza di essere maggiormente caratterizzata verso il filone fantascientifico anziché su quello prettamente fantasy e soprannaturale della celeberrima creatura di Rod Serling. Completamente inedita qui in Italia, andata in onda dal 16 settembre 1963 fino al 16 gennaio 1965, per i tipi della rete televisiva ABC, la serie si sarebbe dovuta intitolare "Please stand by" ma, dopo un potente tiramolli tra autori e produzione, il creatore della serie Leslie Stevens optò per il più efficace "The Outer Limits", "Oltre i limiti". Ogni episodio era preceduto dal monologo recitato dalla voce calda dell'attore Vic Perrin, e si concludevano con un altro monologo sempre recitato da lui:"Ora vi restituiamo il controllo del vostro apparecchio televisivo. Fino alla prossima settimana allo stesso orario, quando la voce di controllo vi porterà -Oltre i Limiti ". Oltre al bravo ed eclettico Leslie Stevens come autore e creatore della serie, si possono annoverare tra gli scrittori nientemeno che lo sceneggiatore del film "Psycho" di Alfred Hitchcock", il talentuoso e prolifico Joseph Stefano, il quale fu autore della maggior parte degli episodi della prima stagione. Futuro vincitore del premio Oscar quale migliore sceneggiatura per il film "Chinatown", Robert Towne scrisse l'ultimo episodio della prima stagione intitolato "The chamaleon", mentre la seconda stagione annovera il ragazzo terribile della fantascienza Harlan Hellison, il quale scrisse quelli che sono considerati all'unaminità dai fans i migliori episodi di tutto il serial, ovvero "The demon with the glass hand" e "Soldier", che tanto sarebbe stato plagiato da James Cameron per il suo noto film "Terminator". Ellison, infatti, vista la pellicola di Cameron, non ci pensò due volte a muovergli causa per plagio, vicendola e ottenendo un cospicuo risarcimento. All'inizio "The Outer Limits" oscillò tra episodi di stampo horror e di fantascienza mentre con la seconda stagione puntò decisamente verso la fantascienza, facendo sparire le creature mostruose e spaventose che avevano caratterizzato la prima stagione, soprattutto dopo l'abbandono di Joseph Stefano, il quale aveva fortemente voluto inserire tali creature per generare fascino ed emozioni forti che s'imprimessero a fondo nei telespettatori. "Episodi precedenti nella prima stagione senza creature furono "The Hundred Days of the Dragon" e "The Borderland". Gli episodi della seconda stagione con la presenza di creature sono "Keeper of the Purple Twilight", "The Duplicate Man", e "The Probe"; altri mostri compaiono verso la conclusione della stagione negli episodi "Counterweight", "The Invisible Enemy", e "Cold Hands, Warm Heart". La creatura in "The Architects of Fear", il mostruoso Allen Leighton modificato, fu giudicato da alcune stazioni locali affiliate alla ABC così raccapricciante da indurle a trasmettere una schermata nera durante le sue apparizioni nell'episodio (di fatto censurando la maggior parte del finale della storia). In altre parti degli Stati Uniti le scene furono trasmesse solo dopo un certo orario, in altre ancora non furono trasmesse affatto", scrivono Aleksandr Mickovic, Marcello Rossi
Quattro passi tra le stelle con il filosofo Friedrich W. Nietzche alla luce delle scoperte astron... more Quattro passi tra le stelle con il filosofo Friedrich W. Nietzche alla luce delle scoperte astronomiche del XIX secolo grazie alla guida di Irene Treccani nel suo saggio al profumo di fantascienza di Fabrizio Astrofilosofo Melodia "Credimi, Zarathustra è morto e non è più. Una stella si è estinta nello spazio deserto: ma la sua luce... Una stella si è estinta ed è scomparsa -ma la sua luce è ancora in cammino, e quando finirà di essere in cammino? Sei una stella? Allora devi anche peregrinare ed essere senza patria", scriveva il buon Friedrich W. Nietzsche nei suoi quaderni mentre abbozzava la sua opera più potente, che avrebbe lasciato un segno permanente nella storia dell'umanità. Il filosofo della Morte di Dio usa molto spesso, non solo nello "Zarathustra" ma in tutta la sua opera, in maniera più marcata negli aforismi de "La gaia scienza", dove annuncia la famosa morte di Dio, con altrettante immagini stellari. Irene Treccani, dottore di ricerca in Storia della Filosofia presso l'Università degli studi di Verona, ci accompagna alla scoperta del lato stellare di Nietzsche, attraverso una puntuale analisi storica delle scoperte astronomiche del XIX secolo e della loro influenza sulla filosofia del tempo, con la comparazione delle potenti metafore di cui il filosofo di Rocken fa uso. Passando dal contesto astronomico della seconda metà dell' 800, Irene analizza il concetto della metafora della luce e della gravitazione dei corpi celesti con l'immagine della stella e della filosofia del mattino, di come il profeta diventa stella errante nel cosmo e di come ogni valore perde di significato e l'essere umano permane sperduto in un cosmo senza principio ordinatore. La morte di Dio, ovvero della stella centrale intorno a cui tutto ruotava, diventa il momento della reale rivoluzione copernicana del pensiero, dove l'essere umano decide da solo il senso stesso dell'universo, libero da ogni costrizione ma al tempo stesso atterrito da questa nuova libertà. Ecco dunque come il filosofo mette in luce da una parte le scienze astrologiche da cui poi sarebbe nata la scienza astronomica, con gli aspetti negativi degli intenti morali di cui egli analizza la terribile e storica relatività, in questo arrivando ad anticipare la relatività di Einstein, anche se in modalità completamente diverse. Il dialogo che Nietzsche intreccia con le scienze astronomiche diventa dunque il passo successivo a quella filosofia nuova che porta da una parte l'essere umano ad affrancarsi dal peso delle cose divine e dall'altra a lasciarlo solo davanti al caos dell'universo, quella senzasione già analizzata da Kant ne "La critica della capacità di giudizio", in cui descrive la sensazione di sublime al cospetto del cielo stellato, come precedentemente sottolineato dallo stesso Kant nell'esperienza del cielo stellato sopra di lui e della conseguente legge morale incondizionata di cui la logica ordinatrice si fa profeta. Un concetto completamente ribaltato da Nietzsche, il quale, ben lungi dall'ateismo, consegna all'uomo la necessità del viaggio senza patria, come rappresentato in molte opere di fantascienza con la metafora dell'astronave dispersa nel cosmo e senza possibilità di ritorno. Al senso della perdita e del ritorno, rappresentata dalla nave di Ulisse, ecco che la modernità, figlia della morte del divino, perde letteralmente le stelle per disperdersi nell'astronave Discovery rappresentata dal regista Stanley Kubrick con la complicità dello scrittore Arthur C. Clarke per arrivare all'astronave USS Voyager della Federazione dei Pianeti Uniti, dove solo il sapiente uso dei buchi permette un ritorno che non sarà mai più tale. Se volete immergervi nella filosofia di Nietzsche ecco un ottimo saggio dove la brava Irene Treccani vi accompagnerà con mano sicura e passo fermo: "Nietzsche e l'astronomia del XIX secolo", edizioni Il Poligrafo, 385 pagine, 25 euri. "Frantumi di stelle: da questi frantumi costruii un mondo", ebbe modo di affermare Nietzsche, provare per credere.
Solo estirpando alla radice la consuetudine all'obbedienza e al servilismo, la classe lavoratrice... more Solo estirpando alla radice la consuetudine all'obbedienza e al servilismo, la classe lavoratrice acquisterà la comprensione di una nuova forma di disciplina, l'autodisciplina, originata dal libero consenso", (Rosa Luxemburg, 1918). Buttata in un fosso, come un rifiuto. Vera e propria spazzatura della società, andava uccisa, per evitare che ammorbasse l'aria pulita del nazionalismo e dell'economia capitalista sempre più spinta. Il giorno 15 gennaio 1918, dopo aver partecipato alla Rivoluzione Tedesca iniziata nel novembre dello stesso anno dopo la disfatta della Germania nella Prima Guerra Mondiale, dopo aver contribuito a fondare il Partito Comunista di Germania tra il dicembre 1918 e il gennaio 1919, Rozalia Luksenburg, nata a Zamość il 5 marzo 1871, con il nome di battaglia di Rosa Luxemburg, fu rapita e in seguito assassinata dai soldati dei cosiddetti Freikorps agli ordini del governo del socialdemocratico Friedrich Ebert e di Noske, ministro degli interni. Fu gettata in un fosso, insieme al suo compagno di lotta, Karl Liebknecht. Vera e propria spazzatura rivoluzionaria, recuperata in seguito ma sui cui resti verteva una questione aperta, in quanto Rosa Luxemburg soffriva di una malformazione congenita al femore, afflizione che non appariva nello scheletro recuperato. Solo nel maggio del 2009, il settimanale tedesco "Der Spiegel" ha pubblicato la notizia del ritrovamento da parte del Governo dei veri resti di Rosa Luxemburg, conservati ora presso l'ospedale della Charitè a Berlino. Per il suo impegno nella lotta di classe e i contributi teorici alla filosofia marxista, Rosa Luxemburg ebbe dedicato un monumento, come anche a Karl Liebknecht, ad opera dello scultore Ludwig Mies van der Rohe, distrutto poi in seguito dal regime nazista. Nata da una famiglia ebraica nel Voivodato di Lublino, all'epoca facente parte dell' Impero Russo, fuggì in Svizzera e studiò poi all'Università di Zurigo, dove fece la conoscenza di figure di spicco del socialismo, come Anatolij Lunačarskij e Leo Jogiches. Da sempre avversa al nazionalismo del Partito Operaio Unificato Polacco, fondò nel 1893, assieme a Leo Jogiches e Julian Marchlewski, la rivista "Sprawa Robotnicza" (La causa dei lavoratori). Auspicava che l'indipendenza polacca sarebbe stata possibile solo con una rivoluzione globale in Austria, Germania e Russia, negando sostanzialmente il principio di autodeterminazione delle nazioni, in quanto origine solo di guerre e disaccordi, contrariamente a quanto sostenuto da Lenin, il quale, comunque le inviò una copia del suo libro, "Materialismo ed Empiriocriticismo", recensito da lei nel 1909. Nel 1897 ottenne la cittadinanza tedesca, iscrivendosi al Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD), il più forte partito socialista in Germania fino al 1914, il cui segretario Karl Kautsky era ritenuto il diretto prosecutore ed erede ortodosso di Marx ed Engels. Rosa Luxemburg non si tirò indietro ed iniziò a scrivere e a contribuire all'ortodossia marxista, rivoluzionandola alla base, come il buon Marx auspicava dai suoi compagni. Al riformismo blando, Rosa Luxemburg contrapponeva sempre la parola di una concreta "Rivoluzione", ribadita e sottolineata nel libro "Riforma sociale o rivoluzione?" (1899). Fu una convinta aderente al fronte pacifista all'inizio della prima guerra mondiale. Assieme a Karl Liebknecht, nel 1915, creò il Gruppo Internazionale, che sarebbe diventato in seguito la Lega Spartachista, parte in un primo tempo del Partito Socialdemocratico e poi del Partito Socialdemocratico Indipendente, prima di divenire il nucleo del Partito Comunista di Germania. Numerosi i suoi scritti e fondamentali contribuiti a una diversa visione del marxismo, in modo molto più aderente alla realtà "L'accumulazione del capitale" (1913) rimane il caposaldo della sua visione, fortemente critica rispetto al riformismo. Vedeva nel capitalismo un mostro che divorava se stesso, un leviatano che, per produrre, aveva sempre bisogno di qualcosa all'esterno di se stesso, di cui doveva nutrirsi, fino a scontrarsi con l'inesistenza di altro da se, momento in cui, arrivati al tremendo stallo, la scelta dei popoli sarebbe
Forse non tutti sanno che... "Il ritorno dello Jedi" di Fabrizio Astrofilosofo Melodia Da due set... more Forse non tutti sanno che... "Il ritorno dello Jedi" di Fabrizio Astrofilosofo Melodia Da due settimane, su Paramount Channel, stanno ritrasmettendo per l'ennesima volta la trilogia originaria di "Star Wars", in contemporanea all' uscita su grande schermo del nuovo capitolo intitolato "Rogue One -A Star Wars story", un prequel ambientato poco prima degli avvenimenti del film capostipite del filone cinematografico creato dal bravo George Lucas. Scritto da Chris Weitz e Tony Gilroy da un'idea del supervisore agli effetti speciali John Knoll, "Rogue One" è il primo film della serie "Star Wars Anthology", una collezione di film a sé stanti ambientati nell'universo di "Guerre stellari". Il film è prodotto dalla Lucasfilm e distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures, che a breve acquisterà anche i diritti su Netflix. Molto si è scritto e detto riguardo alla serie originale, qui vorrei soffermarmi su 10 curiosità che forse non tutti conoscono riguardo al capitolo conclusivo della saga, "Il ritorno dello Jedi". Punto Primo: l'abito da schiava di Carrie Fisher alias la principessa Leia Organa è stato creato appositamente dietro richieste dell'attrice, stanca d'indossare gli abiti da monarca castigata. Una scelta ben poco felice, in quanto la costumista Aggie Guerard Rodgers, ispirandosi ai lavori del grande illustratore fantasy Frank Frazetta, creò un outfit alla moda per slave che non poteva essere tenuto incollato al seno dell'attrice, per la gioia della troupe, la quale più di una volta, prima delle riprese, doveva risistemare il reggiseno in legno che, spesso, rivelava un po' troppo. Infatti per le scene dove agisce la controfigura si pensò più pragmaticamente a un materiale più comodo e adattabile quale la gomma, la quale diede i risultati sperati. Il sogno di molti fan era comunque diventato una realtà. Punto Secondo: il bosco della luna boscosa di Endor era in realtà quello di Crescent City, in California. Le riprese furono particolarmente estenuanti per gli interpreti dei pelosissimi e simpaticissimi Ewok, i quali giocarono un brutto scherzo al regista, simulando l'abbandono del set, risoltosi poi in uno strepitoso scherzo. Punto Terzo: la celebre scena dell'inseguimento nel bosco di Endor con le spider bike fu girata con molto ingegno, mandando un operatore con steadycam a spalla a farsi un giro nel suddetto bosco di Crescent City, con la cinepresa che filmava a un fotogramma per secondo, quindi a velocità notevolmente rallentata. Fu sufficiente convertire il passo di registrazione a 24 fotogrammi per secondo per ottenere un fondale perfettamente in vorticoso movimento per le spiderbike del futuro. Punto Quarto: forse non tutti sanno che l'attore David Prowse ha interpretato Darth Vader solo nella prima parte del film, lasciando il resto al bravo stuntman Bob Anderson per le scene di combattimento e all'attore Sebastian Shaw per la commovente scena senza casco. Nella versione in DVD del 2004, nel finale in cui i fantasmi di Darth Vader/Anakin Skywalker, Yoda e Obi Wan Kenobi, fu aggiunta al computer la testa dell'attore Hayden Christensen, interprete di Anakin nella trilogia prequel, al posto di quella di Sebastian Shaw, scatenando non poche proteste dei fan più attempati, non molto felice della redenzione di Darth Vader e del suo posto nel Paradiso della Forza. Punto Quinto: forse non tutti sanno che il nome "Endor" ha un'origine biblica ed è usato anche da Tolkien ne "Il signore degli Anelli", in quanto il continente principale della Terra di Mezzo, a cui Star Wars è palesemente ispirata, viene chiamato Endor in lingua Quenya. Punto Sesto: "È un po' come nella poesia. Sono in rima. Ogni strofa fa rima con la precedente... Si spera che funzioni", affermò George Lucas, ed è un'affermazione corretta. Oltre a ripetere la composizione stilistica dei film in ogni pellicola, Lucas inserisce vari eventi, fatti o frasi che i personaggi ripetono in modo che le due trilogie siano "in rima tra loro", come i poemi di Tolkien o quelli danteschi. Esempio chiaro è quello costituito dalla ripetizione della frase "Ho un brutto presentimento" ("I have a bad feeling about this") da parte di Obi-Wan, che egli enuncia in tutti i film delle due trilogie; tra tutti i prequel, "La vendetta dei Sith" è quello che fa più riferimenti e allusione agli altri due prequel e, in particolare, alla trilogia originale. Punto Settimo: E veniamo ad alcune curiosità su Jabba The Hutt, inizialmente gli autori si erano ispirati alle fattezze del celebre attore Sidney Greenstreet nel film "Casablanca", ma poi al pupazzo animatrone fu reso sempre più alieno e quasi buffo, costato quasi cinque milioni di dollari e animato da sei persone, pesante all'incirca 900 kg. Per il linguaggio usato da Jabba, si creò l' Huttese, fortemente ispirato al linguaggio Quechua degli Inca e fu creata da Ben Burtt -ideatore anche del ronzio delle spade laser e dei pigolii di R2-D2 -e Larry Ward, doppiatore di vari personaggi, tra cui lo stesso Jabba. La lingua Huttese è parlata, oltre che da Jabba, da almeno altri sette personaggi nella saga di Star Wars: C-3PO, Luke e Anakin Skywalker, Han Solo, Bib Fortuna, Watto e Padmé Amidala. Punto Ottavo: l'attore Ian McDiarmid impersonò solo fisicamente il terribile imperatore Palpatine, mentre fu doppiato in originale da Clive Revill, con una voce gutturale che fa sembrare la voce di Regan nell'Esorcista tutta rose e fiori. Punto Nono: Nella locandina del "Ritorno dello Jedi", le braccia che tengono la spada laser non sono di Mark Hamill ma proprio di George Lucas, una piccola concessione che si fece per entrare a far parte della leggenda. Punto Decimo e ultimo: all'inizio, il capitolo finale doveva intitolarsi "The revenge of the Jedi", "La vendetta dello Jedi", ma fu scartato in coerenza con la filosofia zen e pacifista dei moderni cavalieri del futuro. Lo dimostra il secondo film di Star Trek, influenzato da tale ambiguità. Dal titolo "The revenge of Khan" fu cambiato in "The wrath of Khan": potere della Forza. Alla prossima con altre curiosità che forse non tutti sanno. Ne approfitto per farvi gli auguri di Buone Feste da parte del vostro Astrofilosofo.
La biblioteca è uno dei luoghi letterari e filmici maggiormente ricorrenti, un simbolo potente ch... more La biblioteca è uno dei luoghi letterari e filmici maggiormente ricorrenti, un simbolo potente che attraversa l'immaginario e l'inconscio collettivo come una sottile linea di carta stampata, per arrivare a inglobare l'universo intero in una pluralità di universi paralleli. "La biblioteca è il mobile, il luogo, la scaffalatura che contiene i libri che consultiamo e che ci insegnano ciò che ignoriamo o che costituiscono se non altro la nostra riserva di sapere, come un tesoro a nostra disposizione. In genere nei sogni la biblioteca allude alle conoscense intellettuali, al sapere libresco. Talvolta incontriamo un vecchio scritto indecifrabile e misterioso, immerso nella luce, ed è il simbolo della conoscenza, nel senso pieno del termine, cioè dell'esperienza vissuta", recita il Dizionario dei Simboli di Jean Chevalier e Alain Gheerbrant. La biblioteca dunque è la custode e l'ordinatrice della coestistenza dei mondi differenti contenuti in essa, ogni scaffale ne contiene più d'uno, come il cosmo contiene le galassie, formate da stelle e pianeti, a loro volta contenuti in ammassi stellari e nebulose. Queste stelle e pianeti non sono altro che i libri, veri simboli della conoscenza:"Il libro è soprattutto, se ci eleviamo di un grado, il simbolo dell'universo: 'L' Universo è un immenso libro', scrive Muhiddin Ibn Al-Arabi. L'espressione Liber Mundi appartiene ai Rosacroce, ma il Libro dell'Apocalisse è al centro del Paradiso, dove s'identifica con l' Albero della Vita: le foglie dell'albero come i caratteri del libro rappresentano la totalità degli esseri ma anche la totalità dei decreti divini", sempre nel Dizionario dei Simboli. La fantascienza non manca all'appello, anche nei suoi meandri possiamo ravvisare la forte presenza delle biblioteche, rappresentate molto spesso dagli inaccessibili database dei computers e dei server, ripetutamente oggetti di tentativi di violazione da parte degli hacker, in nome di una informazione globale ma soprattutto libera da vincoli e censure. Sapere è libertà, la fantascienza lo esprime in modo molto forte, qui lo metterò in luce con un breve excursus cinematografico. Nel film "L'astronave degli esseri perduti" ("Quatermass and the pit") di Roy Ward Baker, le forze del male emergono prepotentemente dagli scavi della metropolitana a Londra, procurando forti disagi psichici. Il mistero è racchiuso in un codice medioevale che il bibliotecario dell'abbazia di Westminster (interpretato da Noel Howlett) riesce a decifrare e a portare alla conoscenza del dottor Quatermass (Andrew Keir) che riuscirà a interrompere il flusso del maligno. Qui si assiste alla presenza del libro nel suo senso più esoterico, ovvero di custode degli antichi saperi che non dovrebbero mai tornare alla luce. Gli alieni non sono altro che le conoscenze che dovrebbero rimanere sepolte per sempre, mai andare a disturbare ciò che la scienza non può in alcun modo controllare. "Battaglia per la Terra" di Roger Christian, tratto dal romanzo omonimo di L. Ron Hubbard prima di diventare Mr. Scientology, presenta due scene molto importanti riguardo alla biblioteca. Nel 3000, la Terra è stata invasa dai terribili e spietati Psychols comandati da Terl (interpretato da un istrionico e simpaticissimo John Travolta) e ridotta in totale schiavitù. Un umano, tale Jonnie Goodboy Tyler viene accompagnato da Terl in quel che rimane della Denver Public Library, lanciandosi poi in un'acida filippica, dicendo che in quel luogo permaneva tutto il sapere raggiunto dagli esseri umani ma che ne a lui ne tantomeno a loro sarebbero mai stato utile. Dentro quel che rimane della Biblioteca del Congresso, Jonnie trova il testo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, dalla cui lettura scaturirà la scintilla per la rivolta contro gli oppressori alieni. Il sapere che rende liberi, considerato inizialmente durante la regressione alla barbarie come qualcosa di assolutamente inutile alla sopravvivenza spicciola, assume i contorni che gli sono propri, in quanto le idee portano avanti la consapevolezza e l'autodeterminazione, rendendo l'essere umano in grado di liberarsi delle proprie catene e di quelle di qualunque oppressore. "Fondare biblioteche è un po' come costruire ancora granai pubblici: ammassare riserve contro
La parola evasione che dà tanto fastidio ai materialisti storici, significa scappare da qualche c... more La parola evasione che dà tanto fastidio ai materialisti storici, significa scappare da qualche cosa; l'avventura è cercare qualche cosa, che può essere bella o pericolosa, ma che vale la pena di vivere...", (Hugo Pratt). Un uomo senza peli sulla lingua, che viveva la propria vita come i suoi personaggi, sempre con grande curiosità e voglia di scoperta, ultimo romantico in un mondo che ormai aveva perso ogni afflato all'avventura. In effetti, Hugo Pratt era un personaggio da romanzo d'appendice, uno spirito liberatario che non amava aver padroni, affetto da una sana antipatia verso le autorità costituite nonostante in gioventù avesse preso altre direzioni. Nato per sbaglio a Rimini il 15 giugno del 1927, secondo una sua intervista rilasciata a Vincenzo Mollica fu uno sbaglio della madre Evelina, figlia del poeta vernacoliere Eugenio Genero, perchè si trovava in villeggiatura invece che essere a Venezia. Hugo Pratt, nonostante abbia vissuto molti anni nell'africa orientale italiana, si sentì sempre molto legato alla sua città, tanto da ambientare molte delle sue storie, quasi tutte verrebbe da dire. Ma andiamo con ordine, altrimenti, come vorrebbe il maestro di Malamocco, ci perdiamo a viaggiare tra le isolette lagunari. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale la famiglia di Pratt si trovava nell'Africa Orientale Italiana dove il padre era stato arruolato nella Polizia dell'Africa Italiana. Nel 1941 alla caduta dell'Africa Orientale Italiana la famiglia Pratt fu internata in campo di concentramento a Dire Dawa dove il padre morì nel 1942. Un anno dopo Pratt poté rientrare in Italia grazie all'intervento a favore dei prigionieri della Croce Rossa e a Città di Castello frequentò fino a settembre un collegio militare. Nel 1943, dopo l'armistizio di Cassibile aderì alla Repubblica Sociale Italiana e fu per breve tempo marò della Xª Flottiglia MAS militando nel Battaglione Lupo finché la nonna lo costrinse a ritornare a casa. Nell'autunno del'44 rischiò invece di essere fucilato dalle SS, che temevano fosse una spia sudafricana. Nel 1945 raggiunse gli angloamericani e fu impiegato da questi come interprete per le armate alleate. Nel 1945 a Venezia, iniziò ad organizzare spettacoli per le truppe della coalizione vincitrice. La vocazione al fumetto si manifestò ben presto, Hugo Pratt voleva raccontare storie che si rifacevano ai suoi eroi d'infanzia, personaggi dei romanzi di
I Kriptoniani sono una razza aliena umanoide del tutto simile alla nostra come aspetto, quasi est... more I Kriptoniani sono una razza aliena umanoide del tutto simile alla nostra come aspetto, quasi estinta, dell' universo DC Comics, il suo più noto e per qualche tempo unico superstite è nientemeno che l'alieno Kal-El, meglio noto sul nostro pianeta per la calzamaglia rosso blu e la "S" dorata stilizzata sul petto, con il nome di Superman, dotato appunto di straordinari poteri grazie alla differenza gravitazionale e ambientale del suo pianeta d'origine. Infatti Krypton era un pianeta grande quanto Giove, attorno al quale ruotano le lune Koron, Xenon e Wegthorn. Esso fa parte del sistema solare che ruota attorno a una stella rossa, chiamata Rao, la cui adorazione è parte integrante della religione ufficiale del pianeta. Su Krypton, pianeta dall'ecosistema lussureggiante e armonioso, viveva per l'appunto una razza umanoide molto progredita, i Kriptoniani, presumibilmente risalivano come nascita autoctona a molti eoni, esseri dall'aspetto praticamente identico a quello dell'homo sapiens sviluppatosi sul pianetaTerra, di cui si presume, secondo alcune scoperte fatte proprio da Superman, siano lontanissimi parenti. Il popolo kryptoniano è molto sviluppato sia da un punto di vista tecnologico, che da un punto di vista sociale e politico. Esso dispone di una tecnologia astronavale altamente progredita, anche se da millenni non viaggia nello spazio, di cui dispone una conoscenza antichissima e sconfinata che ha attirato l'interesse di molte altre civiltà vicine che intendevano aprirsi a un'era di colonizzazione spaziale. Grandissimi astroingegneri, essi hanno anche fatto in modo che le loro navette monoposto potessero raggiungere l'iperspazio, come dimostra il viaggio di Kal-El fino alla lontana Terra. In una storia del 1972, si narra che tale popolo è, a sua volta, frutto dell'incontro fortuito tra due naufraghi dello spazio: una donna di nome "KRYP", ed un uomo di nome "TON", ma sembra che questa sia una fonte poco attendibile e ampiamente smentita dopo le vicende della crisi sulle terre infinite. Nei mari sub-tropicali di tale pianeta, si trova l'isola Dei Ladri ("BOKOS"), stato indipendente dal resto del pianeta, dove ogni crimine è legale, tranne uno: rubare la statua del Padre dell'indipendenza dell'isola. Per merito delle geniali ricerche dello scienziato Jor-El, il padre biologico di Superman, essi hanno scoperto e imparato a sfruttare la zona fantasma, una dimensione parallela in cui vengono mandati in esilio i peggiori criminali, nella quale chiunque venga imprigionato resta in una condizione eterna di morte vivente. Nei millenni precedenti, era in preparazione un programma di colonizzazione di molti mondi allora spopolati, Terra compresa; esso comprendeva anche una delicata operazione di "riprogrammazione ecologica" volta a tramutare i mondi scelti esattamente come Krypton. Come centro di attività per tale vasta azione era stata progettata la Fortezza della solitudine. Successivamente, il progetto di colonizzazione fu abbandonato per motivi che non sono mai stati svelati e la Fortezza verrà ritrovata successivamente da Superman, quando da giovane ritroverà il cristallo e la navetta che lo aveva portato in salvo sulla Terra. Seguendo il segnale luminoso, arriverà all'Artide, attivando il sistema che avrebbe portato alla luce l'avveneristico edificio. Oltre alle differenze di massa e gravità del pianeta, i kryptoniani hanno una componente genetica e molecolare unica: se esposti ai raggi di un sole giallo, come quello terrestre, essi acquisiscono straordinarie facoltà fisiche (capacità di volare, elevatissima forza, incredibile velocità, sensi acutissimi e molte altre ancora). Secondo la versione nella minisaga a fumetti di John Byrne, "The Man of Steel", recentemente portata su grande schermo con ampio uso di effetti speciali digitali ma estremamente appassionante, la civiltà kryptoniana era anticamente molto potente, avendo raggiunto l'immortalità grazie al trasferimento mentale degli individui nei propri rispettivi cloni, finché, nella Quarta Era, il gruppo terroristico di Zero Nero scatenò una guerra civile in difesa dei diritti dei cloni, usati e considerati come oggetti funzionali.
Con questo articolo, inizio una mia personale guida turistica nelle galassie dei mondi immaginari... more Con questo articolo, inizio una mia personale guida turistica nelle galassie dei mondi immaginari, portando l'attenzione sulle razze aliene che popolano la nostra fantasia. "Come l'individuo non è assolutamente un essere unico e separato dagli altri, ma è anche un essere sociale, così la psiche umana non è un fenomeno chiuso in sé e meramente individuale, ma è anche un fenomeno collettivo", (Carl Gustav Jung, "La struttura dell'inconscio", in "La psicologia dell'inconscio", traduzioni di Marco Cucchiarelli e Celso Balducci, Newton Compton editori, 1997, p. 110). Gli alieni sono quelle maschere che riconosciamo negli altri, in quell'altro da noi stessi vediamo proiettata la nostra parte più profonda, quella che ci irrita e ci fa sentire totalmente indifesi, il nostro intimo più recondito, il nervo scoperto della pura istintualità non filtrata dall'educazione e dalle leggi sociali. A tale proposito, queste note aliene saranno una seria indagine su queste ombre dalle stelle che tanto appassionano e fanno riflettere ma soprattutto terrorizzano, proprio a causa di questo eterno e inevitabile conflitto, tra psiche personale (l'essere umano nella sua interiorità) e psiche collettiva, ovvero le immagini originarie dell'inconscio collettivo, gli archetipi fondamentali con cui la nostra mente è formata. "In ogni singola persona ci sono, oltre alle reminiscenze personali, le grandi immagini «originarie», come le ha definite appropriatamente Jakob Burckhardt, cioè le possibilità dell'immaginazione umana ereditate, com'è da sempre, nella struttura del cervello. Il dato di fatto di questa eredità spiega anche il fenomeno veramente incredibile che certi materiali e motivi leggendari si presentino in tutto il mondo in forme uguali. Spiega anche come i nostri malati di mente possano riprodurre esattamente le stesse immagini e gli stessi contesti che noi conosciamo dai testi antichi", (Carl Gustav Jung, "La psicologia dei processi inconsci", in "La psicologia dell'inconscio", traduzioni di Marco Cucchiarelli e Celso Balducci, Newton Compton editori, 1997, p. 60). Inizio la redazione di queste note con una tipologia aliena davvero simpatica: i Ferengi. Sono una razza umanoide di struttura corporea media più piccola di quella degli esseri umani, sono caratterizzati da una testa grossa con orecchie enormi, i cui lobi per i maschi sono possenti zone erogene, paragonabili ai testicoli. Infatti, nel loro gergo comune, ricorrono metafore molto chiare, come "non avere i lobi per fare una certa cosa" o anche in modo più diretto "guarda quella donna, è bellissima, con quelle mani farà degli stupendi massaggi ai lobi"). Prensetano denti acuminati in bocca, sono completamente calvi e il colore della pelle si avvicina molto a quello del cuoio. Il loro cervello è diviso in quattro emisferi, fattore questo che impedisce alle razze aliene dotate di facoltà telepatiche, come i vulcaniani e i betazoidi, di leggere nella loro mente. Vivono in media centoventi anni, più o meno. La società Ferengi è caratterizzata dall'ultra capitalismo estremo, dove il raggiungimento del profitto e della prosperità economica individuale è visto come il bene supremo a cui tutti devono tendere. La loro etica è piuttosto rigida, come pure il loro sistema legislativo, in questo aspetto. Arriva ad eccessi quasi comici: sul loro pianeta, nelle loro città, qualunque cosa va pagata, perfino usare l'ascensore o stare in piedi in una sala d'aspetto. Spesso si ricordano di una persona solo per i loro rapporti economici. Il pianeta capitale è Ferenginar e il capo supremo è il Grande Nagus. La vita dei Ferengi è rigidamente determinata dai "Cinque Stadi dell'Acquisizione" (infatuazione, giustificazione, appropriazione, ossessione, rivendita) e dalle 285 Regole dell'Acquisizione, raccolte in un libro sacro. Interessante notare come l'ultra capitalismo abbia portato a una ritualizzazione sacra, ovvero come le regole del profitto e della legge di mercato abbiano bisogno di un avvallo divino, come è interessante notare la profonda caratterizzazione sessista e maschilista della società Ferengi: le donne non possono generare o godere profitto, viaggiare, parlare con gli stranieri e portare vestiti. Inoltre devono ammorbidire il cibo per i maschi, masticandolo.
Eternia è un bel posto davvero per farci una scampagnata, un pianeta completamente diverso da mol... more Eternia è un bel posto davvero per farci una scampagnata, un pianeta completamente diverso da molti altri visti sino ad ora, che mescola magia e tecnologia in modo sapiente, con frequenti spruzzate di medievalità che non guastano. E' posto al centro dell'universo, e per la sua particolare posizione in esso sono presenti tutte le porte per gli "universi alternativi" (in realtà altri mondi) e questo spiegherebbe la forte presenza della magia, che gli abitanti affiancano alla scienza. Questo pianeta è diviso in due parti, una oscura e una luminosa; mentre nella zona luminosa vive la maggior parte delle persone, la parte oscura è esilio e rifugio per ogni sorta di malfattori. In questo mondo vivono poi una grande varietà di animali feroci e/o mostruosi, e di piante gigantesche. Oltre agli esseri umani coabitano anche molte altre specie di esseri intelligenti (Draghi, uominifalco, uomini-ape, uomini-serpente, scarafaggi senzienti, uomini marini, ecc.). Il passato del pianeta prende il nome di "Preternia". In questa fase preistorica il pianeta era piuttosto differente: gli esseri umani erano una presenza minoritaria, e la maggior parte di loro erano primitivi uomini delle caverne; alcune popolazioni isolate avevano tuttavia sviluppato un'elevata tecnologia. Erano presenti giganti e dinosauri di ogni dimensione, alcuni dei quali, dalle misteriose origini, biomeccanici. Gli uomini-serpente erano molto più numerosi e pericolosi. Nelle mitologie del pianeta, soprattutto nel suo recente passato, figurano le vicende dell'umano principe Adam, erede al trono del suo mondo e della sua controparte eroica, l'uomo più forte dell'universo, He Man. Il principe Adam è il classico perdigiorno e scansafatiche, sempre a spasso in compagnia della sua tigre fifona Cringer, motivo di ben poco orgoglio da parte di suo padre Re Randor e della regale consorte, la regina Marlena. Inoltre è deriso dal capitano delle guardie, nonché sua amica d'infanzia, la prode e valorosa Teela, che gli rimprovera duramente di pensare solo allo svago e di eclissarsi ogni volta vi sia un'occasione per mostrare il suo valore in difesa di Eternia. Nessuno sa che in realtà egli può trasformarsi nel possente He Man, l'uomo più forte e potente dell'univero intero, grazie alla magia insita nella Spada del Potere, manufatto antico, donatogli dalla strega mutaforma Sorceress, depositaria degli antichi segreti del Castello di Grayskull. Accompagnato in battaglia dalla possente bestia Battle-Cat (la tigre Cringer trasformata), He Man è impegnato a contrastare le mira di conquista da parte delle orde del malvagio tiranno Skeletor, coadiuvato dai suoi sgherri Evil-Lyn, Beast Man, Mer-Man e Tri-Klops. Nelle sue innumerevoli avventure, He Man viaggerà per mondi paralleli e sconfiggerà nemici di inaudita potenza, aiutato da Sorceress e dagli ignari Teela e dal maestro di armi e padre di lei, il prode Man-at-Arms. In una di esse, dovrà salvare il mondo confinante di Etheria dalla furia degli Horde, guidati dal bieco tiranno Hordak, salvando al contempo la sorella Adora, di cui ignorava l'esistenza. Infatti gli Horde, in passato, avevano invaso Etheria, distruggendola con furia cieca. Alla conquista del pianeta fu fondamentale una bambina di nome Adora, che viene rapita e cresciuta da Hordak, diventando così il capitano del suo esercito di mutanti e robot. Complice di Hordak è la Tessitrice d'Ombre, che con la sua magia nera riesce a manipolare la mente di Adora. Un giorno Adora conosce He-Man e scopre che gli Horde sono malvagi. Malgrado tutti gli sforzi per convertire Adora, He-Man viene catturato, colpito a tradimento proprio da lei, ma la Maga di Grayskull contatta Adora tramite la gemma nella spada della protezione e le svela che fu tolta dai suoi genitori appena nata e che ha anche un fratello gemello: He-Man. Adora impara la formula magica e, alzando la sua spada dicendo "Per l'onore di Grayskull", in una esplosione magica si trasforma in She-Ra la Principessa del Potere. He-Man viene liberato e successivamente Adora torna sul suo pianeta natale, Eternia, dove conosce i suoi genitori; presto però decide di ritornare ad Etheria e combattere gli Horde finché il pianeta non sarà liberato. Adora entra nella Grande Ribellione, un gruppo di guerrieri che combattono per la
Si, è decisamente dura la vita del supereroe, anche in tempi di relativa tranquillità. Smessi i p... more Si, è decisamente dura la vita del supereroe, anche in tempi di relativa tranquillità. Smessi i panni di Paperinik, dopo l'ultima trionfale impresa, il suo ritorno alle origini e la riconquista di Villa Rosa e la sconfitta dell' ispettore Pinko detto il Pallino, Paolino Paperino accetta, non senza brontolare, un incarico di tutto riposo da parte dello zio Paperone. Dovrà semplicemente fare da custode alla Ducklair Tower, un gigantesco grattacielo situato in piena Paperopoli, appertenuto a un genio multimiliardario meglio noto come Everett Ducklair, ora scomparso misteriosamente. Zio Paperone, al solito, ha fiutato l'affarone, ma ha bisogno che il palazzo sia semplicemente sorvegliato per iniziare con calma l'esplorazione del medesimo. Paperino s'insedia stabilmente nel grattacielo, notando pure che esiste un piano in più, rispetto a quelli effettivamente dichiarati. Ripromettendosi di verificare, si dedica al pattugliamento della città nelle vesti di Paperinik, ma ecco che avviene uno strano incontro. Due strane creature, dall'aspetto di paperi, ma dalla corporatura tozza e la testa incassata nelle spalle, recanti uno stemma strano, una "V" incastonata in un cerchio, stanno seminando terrore per le vie della tranquilla metropoli. A nulla valgono gli sforzi di Paperinik, anche le sue armi più potenti non sortiscono alcun effetto, ed è solo la sua lunga esperienza di giustiziere ad aiutarlo nell'avere la meglio contro questi strambi avversari, che se la danno a gambe levate a bordo di uno strano vettore piatto volante. Estremamente confuso e sfiduciato, Paperinik porta a termine la sua intenzione d'esplorare il piano segreto della Ducklair Tower, scoprendo un passaggio segreto al deposito segreto di Everett Ducklair. Qui, fa la conoscenza del vero guardiano del grattacielo, la potentissima intelligenza artificiale che comanda tutto, il computer senziente Uno. Paperinik scopre a tale proposito che in realtà Everett Ducklair si è ritirato in spontaneo esilio meditativo in un lontano monastero buddista, per controllare la sua naturale ossessione per la produzione di armi ad alto potere distruttivo. Paperinik e Uno si coalizzano per scoprire il mistero delle creature e alla fine della prima avventura PK riesce a sconfiggerli e a farli momentaneamente desistere dalle loro brame di conquista. Pazientemente, durante tutta la serie a fumetti della Disney meglio conosciuta come "PKNA -PaperiniK New Adventures", si scoprirà gradualmente il mistero di questa tremenda razza aliena, meglio conosciuta come Evroniani, entità dal comportamente parassita, che si cibano delle energie emotive e cerebrali delle razze intelligenti presenti nella galassia. Stranamente, sulla Terra, non morirebbero di fame. Il loro mondo è costituito da un gigantesco pianeta astronave chiamato Evron, il loro capo supremo è l' Imperatore Evron, entità antichissima almeno quanto il loro mondo. Il simbolo dell'impero è uno stemma costituito da una "V" inscritta in un cerchio. Gli Evroniani comuni hanno l'aspetto di paperi umanoidi magri, solitamente di colore viola, molto alti secondo gli standard umani, dalla schiena curva. Non hanno collo ma la testa -su cui spiccano due occhi completamente azzurri -poggia direttamente tra le magre spalle. Il loro becco è dotato di denti (a differenza degli altri personaggi paperiformi) e in certi casi produce saliva, anche se il suo scopo non è noto (dato che gli evroniani non ingeriscono cibo, se non allo stato larvale). Nella rubrica della posta in "PKNA #0/2", un lettore avanza l'ipotesi che gli Evroniani possano essere ispirati alle creature dei film della serie "Alien", ma la redazione non conferma né smentisce. Un riferimento ad "Alien" è comunque presente in "PKNA #5". La società evroniana è rigidamente divisa in tre caste chiuse: casta alta, casta mediana e casta bassa; i membri di una casta sono destinati ad appartenervi fin dalla nascita, e in condizioni normali non possono in alcun modo disobbedire ad ordini provenienti da membri di una casta superiore; gli unici
No, non sto dando i numeri e tantomeno sono in preda a una crisi mistica. Gli angeli esistono e s... more No, non sto dando i numeri e tantomeno sono in preda a una crisi mistica. Gli angeli esistono e sono in mezzo a noi, anche se i media, in combutta con il Governo, tentano d'occultare la Verità al popolo, tanto per cambiare. Non saprei nemmeno dargli torto, sotto alcuni aspetti. Troppo spesso il panico di massa non ha fatto altro che generare confusione, distruzione e morte, la bestia umana lasciata libera d'agire in branco si comporta in modo assai nocivo per il suo prossimo e tutto l'ambiente circostante. In questo caso, gli angeli in questione non sono altro che alieni. Li ritroviamo in una delle serie animate più avvincenti e ben realizzate degli ultimi anni, ad opera dello Studio Gainax, che già molto aveva dato all'animazione nipponica. Li ritroviamo in "Neon Genesis Evangelion" (新世紀エヴァンゲリオン Shin seiki Evangerion, "Il vangelo del nuovo secolo"), anche noto semplicemente come "Evangelion", una serie animata di 26 episodi del 1995 creato dallo Studio Gainax, sceneggiato e diretto da Hideaki Anno. È uno dei maggior successi, sia di pubblico sia di critica dell'animazione giapponese. Parallelamente alla serie televisiva è stato ideato un adattamento manga per opera di Yoshiyuki Sadamoto (il character designer della serie), che presenta alcune differenze nello sviluppo della sceneggiatura. Nel corso degli anni, sono stati inoltre pubblicati da altri autori cinque manga spinoff della serie animata, da uno dei quali, "Petit Eva -Evangelion@School", è stato tratto un ONA. Come è intuibile dal titolo, l'anime è permeato di riferimenti filosofici, con particolare attenzione alla metafisica, in particolare sono ricorrenti pensieri cabalistici, ebraici, e biblici. Gli ultimi episodi della serie sono inoltre caratterizzati dalla profonda introspezione psicologica dei protagonisti, e da una maggiore drammaticità nei combattimenti fra i mecha. L'edizione italiana di Evangelion è stata curata dalla Dynamic Italia in 13 VHS uscite fra il 1997 ed il 2001. A questa prima edizione ne sono seguite due in DVD ad opera di Dynamic e successivamente Dynit nel 2002 e nel 2008. L'edizione del 2008 è denominata "Platinum Edition". L'anime inoltre è stato trasmesso in tv da MTV: i primi due episodi sono comparsi nella maratona "Robothon" del 12 dicembre 2000, mentre la serie è stata trasmessa integralmente dal 2 ottobre 2001 e replicata più volte. Con le repliche è stata trasmessa anche la "Platinum Edition". "Neon Genesis Evangelion" è stato anche il primo anime ad essere trasmesso in streaming su internet gratuitamente con doppiaggio italiano. A partire dal 26 aprile 2010 ogni lunedì è stato pubblicato sul canale di YouTube della Dynit un nuovo episodio, disponibile per due settimane. In seguito, dal 20 dicembre 2010 gli episodi sono stati pubblicati senza limiti di tempo sulla web tv "Popcorn TV". Ma torniamo agli Angeli, questi buontemponi. Arrivano sulla Terra in modo assolutamente improvviso, e si scoprirà più tardi, anche se implicitamente, in modo non casuale. Nell'anno 2000 un gigantesco cataclisma sconvolge la Terra: un'enorme esplosione avviene nell'Antartide, provocandone la disgregazione e lo scioglimento dei ghiacci. Le fonti ufficiali delle Nazioni Unite parlano dell'improvviso impatto di un meteorite di notevoli dimensioni, ma questo passa in secondo piano rispetto alle conseguenze della catastrofe, e cioè l'innalzamento dei mari, lo sconvolgimento climatico (dovuto anche ad una leggera modifica dell'inclinazione dell'asse terrestre) e delle guerre scoppiate fra le nazioni per accaparrarsi i territori rimanenti. La popolazione viene decimata scendendo a tre miliardi di individui; l'umanità si trova ora dinanzi il difficile obiettivo di ricominciare da capo e ricostruire la propria civiltà gravemente danneggiata. Nella memoria di tutti, a ogni modo, il cataclisma rimarrà per sempre conosciuto come "Second Impact". Anno 2015: l'equilibrio climatico si sta gradualmente riassestando e le nazioni del mondo stanno lentamente ricostruendo ciò che avevano perduto. Shinji Ikari, un introverso e chiuso quattordicenne giapponese che vive fin da tenera età con un
Che cosa sia, Dio solo lo sa. In termini di materia suppongo che la cosa sia un gas, ma obbedient... more Che cosa sia, Dio solo lo sa. In termini di materia suppongo che la cosa sia un gas, ma obbediente a leggi che non sono quelle del nostro cosmo; non è il frutto dei pianeti o dei soli che splendono nei telescopi […] non è un soffio dei cieli di cui i nostri astronomi misurano i moti e le dimensioni […] era soltanto un colore venuto dallo spazio, messaggero spaventoso degli informi reami dell'infinito, al di là della natura che conosciamo", (Howard Phillips Lovecraft, "Il colore venuto dallo spazio",1927). Una tipologia aliena davvero singolare, quella riferita dal Solitario di Providence, un uomo assolutamente reietto per i suoi tempi anche dalle riviste pulp specializzate come "Weird Tales", per il suo carattere aristocratico e per le storie non proprio edificanti che andava a narrare. Profeta dell'abisso che guarda dentro alla tua anima, Howard Phillips Lovecraft ci riporta un tipo di alieno dalla consistenza di un colore. La voce narrante è quella di un tecnico che si trova a fare dei sopralluoghi in una vallata del New England che verrà presto inondata a causa della messa in servizio di una nuova diga. La zona si è spopolata da qualche tempo, e circolano strane storie, soprattutto in merito a una zona della valle, detta "la landa folgorata": cinque acri di desolazione, neanche un filo d'erba che cresce, e uno spesso strato di polvere e cenere grigia che il vento e le piogge sembrano incapaci di disperdere. In questa solitudine piangente, molti anziani borbottano nei riguardi dello straniero di certi giorni terribili in cui una famiglia venne massacrata in modo orribile, ma qualcuno ne sa più di altri, un vecchietto strano di nome Ammi Pierce, ma è totalmente matto, quindi non si può fare molto affidamento sulle sue parole. Eppure il narratore si reca da tal Ammi Pierce, fermandosi a lungo, a chiacchierare con lui della landa folgorata e dei giorni terribili, per uscirne fuori dopo parecchie ore completamente sconvolto. Infatti fa le valigie di gran carriera, si reca alla sua compagnia, consegna il rapporto unitamente alle sue dimissioni, ripromettendosi di non tornare mai più in quei luoghi e nemmeno di bere l'acqua proveniente da quella diga. Dal racconto del vecchio Ammi Pierce era venuta alla luce una folle verità e tutto ebbe inizio con l'arrivo di un meteorite dal cielo, che si conficcò nel terreno vicino al pozzo della fattoria di Nahum Gardner, una bella e bianca casetta circondata da fertili frutteti, situata al centro di quella che sarebbe poi diventata la terra folgorata. La notizia rimbalzò su tutti i giornali e dopo poco arrivarono tre professori dall'università per esaminare il visitatore dagli spazi interstellari. La meteorite era ancora calda, e gli abitanti della fattoria dissero agli scienziati che di notte emetteva una debole luminescenza, e dissero anche che la pietra sembrava essersi rimpicciolita dal giorno della caduta. Gli scienziati prelevarono un piccolo campione che, come in preda a qualche strana forma di una combustione, in poco tempo svanì completamente. L'eccitazione aumentava, venne prelevato un frammento più grosso che, fino a che non evaporò del tutto, resistette a ogni analisi e attacco chimico -qualche caratteristica comunque lo fece classificare fra i metalli e l'osservazione con lo spettroscopio rivelò tracce di elementi sconosciuti e strane proprietà ottiche. Ma purtroppo tutto il materiale meteoritico era destinato a scomparire, e in capo a pochi giorni non ne restò più neanche un frammento. Il caso venne archiviato dai ricercatori, ma al successivo raccolto le pere e le mele arrivarono a dimensioni eccezionali. Che quel meteorite alla fine avesse pure strane proprietà di concime fu chiaro non molto tempo dopo, non senza qualche preoccupazione. Infatti le mele e le pere avevano un gusto insano, estremamente amaro e disgustoso, mentre strani avvenimenti lanciavano segnali preoccupanti: impronte di animali mai visti prima, fioritura prepotentemente prematura di piante mai viste e dai colori indescrivibili. Tornati sul posto di gran carriera, gli scienziati concordarono nel dire che forse alcuni minerali presenti nel meteorite si erano sciolti nel terreno inquinandolo, ma che le piogge presto avrebbero
Ci sono razze aliene da cui è decisamente consigliabile tenersi a debita distanza, ma non per sch... more Ci sono razze aliene da cui è decisamente consigliabile tenersi a debita distanza, ma non per scherzo, non tanto per bramosie di conquista ma semplicemente perchè sono dei predatori come ne esistono molti in natura. Ne sa qualcosa l'equipaggio della nave da commercio "Nostromo", incappata sventuratamente in una di queste forme di vita violente e aggressive per loro natura, mentre era di ritorno dal pianeta Thedus con un carico di minerali, e il suo equipaggio era in stato d'ibernazione. Tutto ha inizio con un messaggio di soccorso proveniente da un planetoide nelle vicinanze alla rotta della "Nostromo" e il computer di bordo "Mother" risveglia in automatico gli occupanti. Si tratta di cinque uomini e due donne ossia il capitano Dallas, il vice Kane, l'ufficiale scientifico Ash, il capo-tecnico Parker, il suo collega Brett, più l'ufficiale Ripley e la navigatrice Lambert. Con loro una mascotte, il gatto tigrato Jones. L'equipaggio non è per niente contento del contrattempo, ma non possono contravvenire alla procedura programmata, pena la perdita dei dividendi di tutto il lavoro di mesi. Dallas, Kane e Lambert si dirigono con una navicella sul planetoide, l'atterraggio non è dei migliori e il mezzo subisce diversi danni. Mentre la fase di riparazione ha inizio, Dallas e Kane si dirigono verso l'origine del segnale, un relitto di una gigantesca nave aliena. Ellen Ripley, intanto, analizza la trasmissione, scoprendo che la modulazione d'onda usata dalla nave aliena è in realtà un segnale d'allerta massima. Dentro la nave, Kane e Dallas scoprono lo scheletro di un gigantesco alieno che presenta il torace orrendamente squarciato, come se fosse esploso da dentro. Vicino a quel terribile sudario, rinvengono inoltre degli strani bacelli a forma di uova, probabilmente il carico che stava trasportando. Nell'esaminarli da vicino, Kane incautamente si avvicina troppo e improvvisamente una delle uova si schiude, proiettando contro di lui una strana creatura che gli si attacca sul viso, perforando il casco. Riportato prontamente a bordo, Ellen Ripley vorrebbe rispettare alla lettera il protocollo di quarantena che si applica in questi casi per non mettere in pericolo l'intero equipaggio, ma la situazione d'emergenza, le insistenze del preoccupatissimo comandante Dallas e le strane pressioni dell'ufficiale scientifico Ash hanno la meglio sul regolamento e sul buon senso. A bordo, Kane viene posto sul letto medico, con la creatura ancora attaccata al viso, la quale lo mantiene in come, come se si stesse nutrendo di lui. A niente valgono i tentativi di staccarla, essa genera un acido che corrode e aggredisce ogni cosa, in più la sua struttura esterna sembra mutare in polimeri cristallini, permettendo all'inusuale organismo di sopravvivere in condizioni estreme e alle più brutali pressioni. Dopo non molto, il parassita si distacca da solo e apparentemente sembra essere morto. Kane si risveglia, apparentemente incolume, ma durante un ultimo pasto prima di ibernarsi nuovamente, ha un violentissimo attacco di convulsioni, fino a quando una creatura aliena esce letteralmente dal suo petto, uccidendolo sul colpo. La creatura fugge nei meandri labirintici dell'astronave, facendo perdere le proprie tracce. L'equipaggio inizia cosi una caccia serrata, non comprendendo di essere ormai preda della nuova entità che si aggira indisturbata per i corridoi e i cunicoli della nave. Brett, alla ricerca del gatto Jones, viene assalito dal mostruoso alieno che nel frattempo ha avuto una crescita abnorme. Dallas entra coraggiosamente nei condotti per spingere il mostro nella camera di compensazione ed espellerlo nel cosmo, ma anche egli soccombe. Terrorizzata, Lambert implora il resto dell'equipaggio di far esplodere la nave e fuggire con la scialuppa di salvataggio, ma Ripley, ora al comando, ordina di rimandare dal momento che essa non può ospitare quattro persone. Ellen Ripley scopre una verità sconcertante, scorrendo i file contenuti nel sistema del computer "Mother". La Compagnia ha inserito nel sistema una procedura standard per quanto riguarda
PARTE PRIMA LA ZONA DEL CREPUSCOLO Dove si tenta di esprimere la quiddità dell' Essere parmenideo... more PARTE PRIMA LA ZONA DEL CREPUSCOLO Dove si tenta di esprimere la quiddità dell' Essere parmenideo Cadrò nella divinità silenziosa dove non c' è opera nè immagine. Umberto Eco, Il nome della Rosa, pag. 503 I.1.Il Nome della Rosa ( Il senso dell' Essere)
Purtroppo si sa, fare il cineasta in Italia è cosa dura. Purtroppo si ha spesso a che fare con bu... more Purtroppo si sa, fare il cineasta in Italia è cosa dura. Purtroppo si ha spesso a che fare con budget ridotti all'osso nel migliore dei casi e nel peggiore di autoproduzioni, pur di pregio, che non avranno mai un rientro economico soddisfacente. Come sopravvivere dunque se sei una persona di talento e senti che la fantascienza è la tua strada, e che, pur con tutta la buona volontà, il tuo cuore batte solo quando sente parlare di alieni, astronavi e velocità di curvatura? Come hanno fatto alcuni, si emigra in luoghi più ospitali e meglio organizzati, come Vincenzo Natali, regista del riuscitissimo e claustrofobico "The cube". Oppure ci si adatta e si aguzza l'ingegno per trarne fuori pellicole che, pur risentendo di un formato artigianale sono comunque non solo dignitose ma che tracciano una strada che altri percorreranno. Tra questi pionieri coraggiosi, che si scontrano non solo con le difficoltà elencate, ma anche con la poca ricettività del pubblico italiano (come non ricordare la necessità per Sergio Leone di adottare uno pseudonimo anglosassone e con lui tutta la troupe altrimenti il film non avrebbe attirato) vorrei ricordare Antonio Margheriti. Nato a Roma il 19 dicembre 1930, Margheriti fu uno dei più affermati registi italiani di "genere", esplorando senza remore il genere avventuroso, spaghetti-western, horror, cannibal movie, giallo, guerra e fantascienza, distinguendosi in particolare per quest'ultimo. Anche lui, al pari di Sergio Leone, non adottò quasi mai il suo nome, firmandosi quasi sempre come Anthony M. Dawson, tranne che per il film "Space men", dove figura come Anthony Daisies e per il melodrammatico "Io ti amo" (1968) dove figura per la prima e unica volta con il suo vero nome. Non accreditato, ha collaborato come regista della seconda unità e ideatore degli effetti speciali con Paul Morrissey, della factory di Andy Warhol, nella realizzazione dei cult movie "Il mostro è in tavola... barone Frankenstein" (1973) e "Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete!!!" (1974). Nel 1987 diresse, seguendo fedelmente un progetto dello scomparso Renato Castellani, lo sceneggiato televisivo "L'isola del tesoro", una tra le più costose produzioni televisive italiane, il primo kolossal interamente prodotto dalla RAI. La fama di Margheriti nell'ambito della fantascienza è legata in particolare al suo ciclo cinematografico di "Gamma Uno", della metà degli anni sessanta. Quattro diverse trame condividono l'ambientazione comune della stazione spaziale "Gamma Uno" e i protagonisti dei primi due film cambiano nei successivi. La serie comprende quattro pellicole a basso costo, "Il pianeta errante", "I diafanoidi vengono da Marte", "I criminali della galassia" e "La morte viene dal pianeta Aytin", (1966) girate contemporaneamente nel giro di 12 settimane, sfruttando gli stessi scenografie e cast. Pur essendo state concepite per il mercato televisivo statunitense, la MGM decise di distribuire le pellicole prima nel mercato cinematografico. Nella pellicola "Il pianeta errante", il gruppo di astronauti della base spaziale di "Gamma 1" è impegnato nella ricerca delle cause di misteriosi terremoti che si verificano sul pianeta Terra. Nel corso della vicenda si trovano a contatto con un minuscolo pianeta rosso vivo e pulsante, uscito dalla sua orbita, che si 'ciba' di asteroidi attirandoli col gas e ingrossandoli gradualmente. Saranno impegnati ad evitare la collisione con il corpo celeste. Nella pellicola "I diafanoidi vengono da Marte", strani corpuscoli colpiscono l'astronave degli scienziati partiti dalla base di "Gamma Uno", che si rivelano essere delle forme di vita aliena alla ricerca di un nuovo mondo da colonizzare per la propria sopravvivenza. Gli scienziati riescono nel tentativo di isolarli e studiarli, ma non riuscendo a stabilire un contatto, si prende atto all'operazione di ricerca e distruzione della loro origine. «Uno scienziato pericoloso nella sua folle genialità, donne misteriose che circuiscono le vittime designate, umanoidi dotati di quattro braccia: sono questi alcuni degli ingredienti che Margheriti impiega per rilanciare la fantascienza all'italiana ed esportarla sul mercato americano. Il film,
DON'T PANIC, PLEASE! DIO NON ESISTE! OK, PANIC! Alcune considerazioni su Douglas Adams e la prova... more DON'T PANIC, PLEASE! DIO NON ESISTE! OK, PANIC! Alcune considerazioni su Douglas Adams e la prova dell'esistenza divina ontologicamente non dimostrata di Fabrizio Astrofilosofo Melodia «In molte delle civiltà meno formaliste dell'Orlo Esterno Est della Galassia, la Guida galattica per gli autostoppisti ha già soppiantato la grande Enciclopedia galattica, diventando la depositaria di tutto il sapere e di tutta la scienza, perché nonostante presenti alcune lacune e contenga molte notizie spurie, o se non altro alquanto imprecise, ha due importanti vantaggi rispetto alla più vecchia e più accademica Enciclopedia: Uno, costa un po' meno; Due, ha stampate in copertina, a grandi caratteri che ispirano fiducia, le parole "NON FATEVI PRENDERE DAL PANICO". [...] E, nel caso che ci fosse un'inesattezza tra quanto riportato nella Guida e la Vita, ricordate che in realtà è la vita ad essere inesatta"(Douglas Adams, in "Guida galattica per gli autostoppisti"). Conobbi Douglas Adams in maniera alquanto rocambolesca, se non a dirla tutta casuale, al tempo in cui frequentavo l'università Cà Foscari a Venezia e mia tappa preferenziale per studiare, soprattutto in tempo d'estate, era la dogana e la riva delle Zattere, nelle afose giornate veneziane, era una libreria specializzata in fantascienza, cosa che mi attirava puntualmente le risate e lo scherno di molti miei compagni di studio, che mi reputavano un originale, quando andava bene, e un matto senza basi di logica quando andava male. In una di quelle giornate in cui prendeva piede il secondo caso, partivo per le mie passeggiate filosofiche insieme a un mio vecchio compagno di studi che doveva farsi prete, quindi si discuteva dell'argomento principale della nostra facoltà, la prova ontologica, ottenuta dunque con il solo uso della Ragione e non per un mero atto di Fede, riguardo all'esistenza di Dio. Per la verità, essendo la facoltà di filosofia, che all'epoca risiedeva a San Sebastiano, presso l'imbarcadero di San Basilio, il problema s'incentrava tutto sullo scontro tra il Dio dei nostri padri, il Dio dei Matematici e l'Essere di Parmenide, quello più incrollabile, in quanto è e non può non essere, per definizione di pensiero, pena cadere nel baratro della contraddizione, una brutta subroutine paragonabile alla violazione, per un robot positronico, della Prima Legge della Robotica del buon Asimov, con conseguente frittura del cervello. Fatto sta che, come al solito, discutevo e argomentavo con questo mio compagno di sventura, le ombrose calli veneziane ospitavano le nostre peripatetiche (più patetiche che altro) passeggiate filosofiche, che puntualmente si risolvevano con una bella cicchettata (termine veneziano con cui si suole indicare un bacaro, osteria del luogo, in cui si pranzava con ottimi spuntini e si beveva dell'ottimo vino) e una visita alle librerie veneziane, con conseguente brontolio da parte sua per la mia quotidiana visita alla libreria "Solaris", luogo di perdizione fantastica dal sentiero augusto della logica filosofica. Mentre ero intento a perdermi tra fumetti e libri, cadde, non so come, sul mio zainetto, un libro dalla copertina colorata e dalle dimensioni contenute, di quelli che possono abitare le tasche degli abiti senza far trapelare nulla all'esterno. Rigirai quello strano oggetto tra le mani, il titolo era assolutamente risibile, "Guida galattica per autostoppisti", di un certo Douglas Noel Adams, scrittore britannico, come appresi dal risvolto di copertina, nato a Cambridge in data 11 marzo 1952 e che quel libro era l'adattamento dell'omonima trasmissione radiofonica in sette puntate più altre andata in onda la prima volta sulla BBC Radio nel 1978, dando così inizio alla fantascienza umoristica. Dal risvolto appresi inoltre che Douglas Adams aveva un curriculum di tutto rispetto e una mente decisamente aperta ad ogni avventura, a quel tempo non avevo ancora coniato il termine, come avrebbe detto il suo investigatore olistico Dirk Gently, ma è grazie alla profonda ammirazione che ho imparato a nutrire negli anni e nelle letture che fissai il termine "Astrofilosofo", cosa che immaginai avrebbe potuto piacergli parecchio, al posto di "autostoppista". Fu cosi che, nell'introduzione alla mia tesi di laurea in filosofia politica, scrissi nel titolo dell'introduzione:"Guida galattica per Astrofilosofi". Questa fu per lui, lo ammetto. Una persona davvero vulcanica ed esplosiva, aperta al futuro e ai nuovi mezzi di comunicazione,
Breve storia, filosofia e abnegazione della "Goldrake Invasion" dal 1978 a oggi.
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Papers by Fabrizio Melodia