Fu la governante e l'unica confidente di Proust durante gli otto anni della sua vita durante i quali scriveva il suo libro.
Giorno dopo giorno (anzi, notte dopo notte) ha assistito nella vita, nel suo lavoro, nella sua malattia questo grande malato geniale che si era volontariamente recluso in una stanza dalle pareti rivestite di sughero. Dopo la morte di Proust nel 1922 rifiutò sempre di parlare dei suoi ricordi. A sessantadue anni, dopo aver constatato che altri, meno scrupolosi di lei, avevano raccontato e scritto su Proust cose non sempre vere, decise di adempiere a quest'ultimo dovere verso colui che le aveva sempre detto "Sarete voi che mi chiuderete gli occhi" e che la chiamava sempre "Ma chére Céleste" Cliccando sull'immagine potrete vedere l'ingrandimento del manoscritto Ristabilire la verità sugli ultimi anni di vita di Proust. Ecco lo scopo principale che ha dato origine al libro di ricordi, raccolti e trascritti da Georges Belmont, dal titolo Monsieur Proust ritradotto e ripubblicato in italiano nel 2004 dalla casa editrice SE. |